Architettura. Poetica e politica (2010)

September 11, 2017 | Autor: Dina Nencini | Categoria: Architecture, Theory Of Architecture
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cura e ideazione di dina NENCINI mostra marzo - luglio 2010 inaugurata il 26 marzo 2010 Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma sede di Valle Giulia* lezioni Dottorato di ricerca in Architettura e Costruzione Scuola di Dottorato in Scienze dell’Architettura S D S A comitato scientifico piero ostilio ROSSI direttore Dipartimento Architettura e Progetto

benedetto TODARO direttore Scuola di Dottorato in Scienze dell’Architettura

franco PURINI professore ordinario Facoltà di Architettura Sapienza Roma

dina NENCINI ricercatrice Facoltà di Architettura Sapienza Roma

© 2012 Prospettive Edizioni Editrice dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia Direttore Arch. Claudio Presta Piazza Manfredo Fanti, 47 - 00185 Roma tel. 06/97604531 - 06/6875230 [email protected] - www.prospettivedizioni.it

Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni.

ISBN 978-88-89400-71-5

comitato organizzatore grafica impaginazione catalogo e mostra dina NENCINI, laura FABRIANI, sante SIMONE *al momento dell’organizzazione della mostra e dello svolgimento delle lezioni la Facoltà di Architettura era ancora distinta nelle due Facoltà di Architettura: Ludovico Quaroni e Valle Giulia

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I N N O VA Z I O N E T R A D I Z I O N E osservatorio sulla ricerca in architettura in italia. architetti, scuole di architettura, ricerche

a cura di dina NENCINI con la collaborazione di laura FABRIANI e sante SIMONE

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benedetto TODARO Studiare costruire insegnare. La ricerca in architettura

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franco PURINI Un’interpretazione operante

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dina NENCINI Le ragioni dell’elenco

CONTRIBUTI 25

stefano GUIDARINI Fuori luogo

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massimo FERRARI Tipo e costruzione

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tomaso MONESTIROLI Memoria come Analogia

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silvia MALCOVATI «Tradizione» o «innovazione»? Sulla «ri-costruzione» del castello di Berlino

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nicola BRAGHIERI Teoria e tecniche della progettazione architettonica

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alfonso CENDRON N-ex-t. Tradizione nell’innovazione

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esther GIANI Manovre di inerzia dinamica. Il caso di Porto Marghera

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marialaura POLIGNANO La costruzione del carattere

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giovanni CORBELLINI Scarto

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dario COSTI Architettura e memoria dell’acqua

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matteo AGNOLETTO Che cosa significa essere contemporanei?

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antonello STELLA Alla ricerca della materia parlante. Una riflessione sul rapporto tra scrittura e architettura

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marco D’ANNUNTIIS Oltre il moderno

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massimo FAIFERRI Nuovi paesaggi urbani. New urban landscapes

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lorenzo DALL’OLIO Sull’abitare contemporaneo. Learning from students

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federico DE MATTEIS In interiore homine habitat architectura

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alfonso GIANCOTTI Il senso del proprio lavoro

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dina NENCINI Innovazione/tradizione. Poetica e politica

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luca REALE Tradizione, innovazione e processo creativo

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donatella SCATENA Educare all’ascolto

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nilda VALENTIN L’oscillazione compatibile della cultura italiana tra razionalismo e organicismo

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massimo ZAMMERINI Linguaggio dell’architettura e nuove tradizioni

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lorenzo CAPOBIANCO Strada per la città

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renato CAPOZZI, federica VISCONTI Globale (tradizione)_locale (innovazione): declinazioni del tipo a corte

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giuseppe FALLACARA Verso una progettazione stereotomica

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francesco MESSINA Recuperare il linguaggio

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antonello RUSSO L’edificio della ricerca

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marina TORNATORA Sporogenesi dell’esistente e biodiversità architettoniche

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isotta CORTESI Inventare il contemporaneo dell’Architettura Italiana

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maurizio ODDO Architettura al limite. Interventi marginali e discorso critico

205

emanuela DAVÌ Il progetto di restauro fra le stratificazioni dell’architettura

211

gianfranco GIANFRIDDO Il contesto

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laura FABRIANI, sante SIMONE L’ellisse

PROGETTI in MOSTRA 221

dina NENCINI, laura FABRIANI, sante SIMONE I progetti in mostra: il codice a barre

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SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA “VALLE GIULIA”

dina NENCINI, francesco MENEGATTI ampliamento della biblioteca municipale stoccolma (svezia)

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dina NENCINI Innovazione/tradizione. Poetica e politica

Una fondamentale accuratezza d’espressione è il solo e unico principio morale della scrittura. Ezra Pound

Dina Nencini (1969). Si laurea presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1999. Dottore di ricerca in Composizione architettonica presso lo IUAV. Nel 2004 è titolare di un assegno di ricerca presso la Facoltà di Architettura “Valle Giulia” dove dal 2001 svolge attività didattica con Franco Purini. Dal 2006 è Ricercatrice presso la stessa Facoltà nella quale tiene il Laboratorio di Progettazione architettonica del primo anno. Fa parte del collegio docenti del Dottorato di ricerca in Architettura e Costruzione. Pubblica saggi e articoli su varie riviste nazionali. Dal 2000 svolge attività progettuale nello studio cofondato Menegatti_Nencini, indagando soprattutto attraverso i concorsi il rapporto architettura/città declinato all’interno dell’analisi delle città di nuova fondazione, nell’esperienza architettonica della modernità in Italia, e infine, nel rapporto tra prospettive di innovazione e modalità della tradizione nella costruzione dell’architettura. Sia nella ricerca teorica che nella pratica progettuale questi temi assumono un particolare significato: relativo all’identità dell’oggetto architettonico come elemento finito che innesca con il contesto un rapporto fortemente discontinuo. La scrittura architettonica pratica la via della disgiunzione dal reale attraverso l’astrazione come condizione imprescindibile di ogni pratica artistica nella contemporaneità.

La riflessione che intendo proporvi riguarda il ruolo che innovazione e tradizione hanno nell’invenzione di un’opera. Ma devo precisare che il binomio è da me inteso come una configurazione di contrasto. Nella cultura architettonica del nostro Paese innovazione e tradizione hanno delineato un percorso carsico, sotterraneo e riaffiorante, alternandosi nell’essere motivo di un predominio culturale. Tuttavia vorrei tralasciare questo aspetto riducendo al minimo l’interesse per l’intensità semantica dei due termini, spesso enfatizzata dalla nostra storia. E vorrei anche ridurne il carattere strumentale, cioè escluderne l’identificazione con altrettante chiavi di lettura per interpretare epoche, correnti, movimenti. Mi pare indiscutibile che sempre gli architetti, gli artisti, si pongano la questione del nuovo. E allo stesso tempo, proprio poiché è teoricamente impensabile il contrario, si rivolgono a ciò che è già stato fatto. Le ragioni di rilevanza di queste considerazioni risiedono da un lato nella imprescindibilità di tale riflessione nell’invenzione di un’opera, dall’altra nella continua messa in crisi della dimensione poetica nell’agire artistico da parte della riflessione politica. Intendo dire che la dimensione poetica concerne soprattutto il momento dell’invenzione ma anche che nessun’opera risiede esclusivamente nella sfera poetica. La dimensione poetica pur trovando la propria ratio solo nell’autoriflessione e nella pratica autoanalitica, è l’esito di un agire nel tempo. Henry Focillon racconta che Giovanni Battista Piranesi picchiò il proprio maestro, convinto del fatto che gli negasse l’insegnamento della tecnica del chiaroscuro nell’incisione. Quella tecnica risiedeva nell’immaginazione di Piranesi. Reale e presente. Il nuovo è tale per l’architetto soprattutto nell’intenzione del nuovo e allo stesso tempo lo è in maniera diversa per la società in cui l’opera che ne detiene l’istanza, si manifesta sia che la accolga o che la contrasti e la rifiuti. Questa riflessione è fondativa per un discorso sulla poetica, sull’invenzione e le tecniche necessarie a metterla in atto. L’opera artistica attraverso la poetica rappresenta una visione del mondo e allo stesso tempo secondo una circolarità virtuosa, gli appartiene. La visione dell’architetto che si manifesta nella singolarità dell’opera, costruisce un paesaggio mentale essenzialmente sincronico e sintetico. Cioè riguarda un tempo simultaneo, nel quale non vi è distinzione tra prima e dopo, in uno spazio che è eteronomo: contemporaneamente spazio immaginato e luogo di elaborazione e affermazione di un pensiero sulle cose, ma anche spazio concreto dotato di dimensioni fisiche e di caratteri materiali, abitato e vissuto. In questo senso è comprensibile che l’innovazione e la tradizione, il nuovo e ciò che è da mantenere, stiano in una relazione organica con la poetica dell’architetto. Va precisato che non vi è nulla di “aereo”, di estemporaneo e di casuale, né di furioso e istintivo in tutto ciò. Nel saggio La filosofia della composizione (1846), Edgar Allan Poe espone il proprio modus operandi, nel componimento del poema The Raven, affermando che ciò che intende dimostrare è che nulla è frutto del caso, che tutto concorre all’esattezza di un teorema. Le scelte singolari del processo compositivo di Poe ricadono e dipendono da un sistema ferreo, per tappe successive strutturate da quattro momenti costitutivi di cui si avvale la sua poetica: il primo relativo alla definizione dell’ampiezza del testo, il dimensionamento. Il secondo che ne stabilisce il dominio, ovvero l’appartenenza. Il terzo momento fondativo ri-

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dina NENCINI, francesco MENEGATTI menoèpiù3 concorso per la progettazione di una scuola materna e asilo nido torrino sud, roma

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guarda il tono, il gradiente espressivo. E infine, il quarto momento può essere considerato la chiave di volta, sulla quale si regge la costruzione poetica. Il trasferimento analogico di questi quattro momenti dalla letteratura all’architettura non è così immediato, ma è fortemente significativo per la comprensione del procedimento compositivo. Mi soffermo in questo scritto su due dei quattro aspetti. Il dominio e il tono. Nell’architettura il dominio riguarda la scelta dell’architetto del tema, potrebbe essere inteso come quella ratio che sottende e tiene insieme tutte le componenti dell’opera architettonica, ciò che consente agli elementi singolari di disporsi secondo una tessitura, un sistema, un insieme. Il dominio è anche ciò che definisce i limiti dell’opera che si manifesta secondo un preciso gradiente espressivo, un tono. Potremmo dire che la scelta del registro espressivo rappresenta il luogo creativo per eccellenza, all’interno del quale risiede la dimensione propriamente soggettiva della composizione. Il dominio del testo architettonico rappresenta parte significativamente costitutiva di quell’ambito tematico all’interno del quale si colloca nel tempo l’opera dell’architetto nel suo insieme, nella sua interezza. Riflettere sull’invenzione, sulle tecniche necessarie alla sua manifestazione, come scrivevano già nel 1970, Laura Thermes e Ezio Bonfanti in due rari scritti sull’argomento significa porsi la questione della poetica dell’architetto in relazione a un agire sempre divaricato all’interno di un circolo inarrestabile tra singolarità e universalità. Lo sdoppiamento generato dalla riflessione su un’opera e sui modi adottati per compierla separa il momento dell’ideazione dall’opera stessa rappresentando l’istanza della modernità ancora non completamente metabolizzata, assimilata. Non è un assunto. È il problema, che pende sul nostro fare, sul progetto. Il luogo di questo dissidio risiede in ciò che proprio la Modernità ha marginalizzato: lo spazio e la forma. Successivamente e tuttora, nel tentativo di superare l’indigesta modernità, intesa come luogo teorico in cui è stata elaborata la scissione tra forma e contenuto, tra la cosa e il suo significato, tra essenza e rappresentazione, si è consumato lo sconfinamento dell’architettura, la sua fuoriuscita dall’alveo delle proprie conoscenze specifiche, il delirio. Che ciò sia bene o sia male non è il punto della questione. Di certo possiamo dire che il delirio ha consumato ciò che pertiene alla dimensione politica, ha logorato il ruolo che la visione dell’architetto aveva nella società, quella capacità previsionale di immaginare il cambiamento, di dare forma alla trasformazione, a ciò che ha da venire, realizzando una nuova immagine del mondo. Riflettere sul ruolo dell’innovazione e della tradizione significa dunque concentrarsi su due momenti essenziali: del poetico e del politico. Problematicamente, ma, nonostante questo, facendo corrispondere precisamente e consapevolmente le rispettive e distinte ragioni, senza confonderli. È una scelta. Nuovamente moderna.

Ampliamento della biblioteca municipale. Stoccolma (Svezia). 2009. Studio Menegatti_Nencini: Francesco Menegatti, Dina Nencini, Laura Fabriani, Simone Dinelli, Lorenzo Isabella. Menoèpiù3. Concorso per la progettazione di una scuola materna e asilo nido Torrino sud, Roma, 2008-2009. prima fase- progetto selezionato : Studio Menegatti_Nencini: Francesco Menegatti, Dina Nencini, Stefano Milani, Laura Fabriani, Simone Dinelli, Lorenzo Isabella, Giancarlo Galassi, Stefano Strika, artista: Licia Galizia, consulente: Paul de Graaf. Seconda fase: Studio Menegatti_Nencini: Francesco Menegatti, Dina Nencini, Stefano Milani, Laura Fabriani, Simone Dinelli, Lorenzo Isabella, Fabio Petrassi, Giorgios Papaevangeliu, Giancarlo Galassi, Stefano Strika, artista: Licia Galizia, consulente: Paul de Graaf.

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