Eros e Decadenza

Share Embed


Descrição do Produto

EROS E DECADENZA

Se dovessi ricostruire la genesi di questo pensiero - attorno all’esperienza erotico- sessuale - si potrebbe iniziare dalla prima consapevolezza affiorata. Azzardavo qualcosa senza poterlo mostrare, tanto che all’inizio mi sembrò di dimorare nel regno personale e privato del mio essere: era un sentire che non riuscivo bene a formulare. L’idea di fondo, con cui potrei cercare di tradurre quel sentire, è che il modo di fare l’amore di due esseri umani - la fenomenologia e il contesto psicofisico dell’atto sessuale sia, in caso di concepimento, fra gli elementi che danno forma/determinano/originano il modo di essere del futuro individuo. Come è possibile, mi chiedevo, che le infinite possibilità esperienziali, l’infinita gamma di stati corporeo- emozional- affettivi in cui potenzialmente può svolgersi l’atto, non abbia un ruolo, un senso e un valore rispetto al primo incontro generatore di una nuova unità? Due soggetti creano la forma di un percorso, un contatto, una relazione. L’idea ha trovato nutrimento incrociando un altro sentiero. All’incirca nello stesso periodo riflettevo su un limite dell’analisi psicofisiologica della struttura dell’Io: quello di trattare la fenomenologia sessuale quasi esclusivamente dal punto di vista fisiologico, e di non porre perciò abbastanza attenzione alle relazioni che questa dimensione tesse con i processi psicofisiologici fondamentali (cognitivi, immaginativi, emozionali). Questa riflessione era nata a sua volta dal constatare come, nel lavoro per la messa in scena delle Baccanti, non facessimo mai riferimento alla tensione erotica quale componente nucleare della dimensione bacchica. Durante il viaggio in Germania, osservando un ragazzo musicista- poeta- sognatore schiavo della libertà, notai il pattern frantumato dei suoi abbracci e mi sembrò lampante che la gestualità erotico- amorosa presentasse e condensasse le tematiche portanti dell’Io e raccontasse la storia dell’esperienza della coscienza. Per me è ormai evidente come la fenomenologia dell’atto sessuale non sia solo frutto di circostanze determinate (che pure agiscono) e del particolare incontro (l’unicità dell’altro essere che non rende mai uguale l’esperienza). Essa è, in parte, determinata da schemi (patterns) gestuali e di azione che preesistono all’esperienza e sono espressione del modo del soggetto di entrare in contatto con l’alterità (interna- esterna). Il modo di abbracciare, accogliere, penetrare, stare nell’intimità, racconta le tessiture dell’Io. Nel contesto di una identità rigida (o inconsistente), coartata o inibita, questi schemi o

moduli (ad ogni azione corrisponde una rappresentazione dell’azione a livello centrale) tenderebbero a cronicizzarsi nel tempo, impedendo variazioni sul tema e, per questo, riprendendo un’immagine teatrale, rendendo l’esperienza meccanica e non autentica, artificiosa e non efficace. I patterns di azione sono punti di riferimento per qualsiasi attività, ma la loro peculiarità nell’essere umano è la processualità: continuamente si ridefiniscono, sono una forma aperta che l’esperienza riscrive. Ma se l’Io perde il rapporto vitale stabilità- mutamento è sulla via dello schematismo, della meccanicità, della rigidità e della cronicizzazione degli atteggiamenti esistenziali e delle rappresentazioni. Il rapporto stabilità- mutamento è al cuore del movimento dialettico proprio dell’esperienza del soggetto e del suo essere vivente. La psicoanalisi e la psicologia moderna hanno mostrato l’importanza delle esperienze primarie per lo sviluppo maturativo dell’individuo. Il modo di essere dell’Io adulto è condizionato dalle esperienze nucleari dell’infanzia: già il modo in cui la madre tiene in braccio il bambino evoca una certa organizzazione delle tensioni corporee: l’esperienza diventa un modulo di organizzazione dell’esperienza stessa. Si è scoperta, per la strutturazione dell’identità, l’importanza e il valore delle esperienze più antiche e originarie della storia del soggetto. Le ricerche sullo stato prenatale mostrano che i mesi della gestazione contribuiscono a determinare condizioni di sviluppo più o meno favorevoli. Il nascituro risente dei comportamenti alimentari della madre, degli stati emotivi e delle attività che ella svolge. Il sapere ha quindi già ampiamente riconosciuto un ruolo e un valore all’esperienza del soggetto antecedente la sua coscienza e la sua memoria cognitiva (nel ventre materno, nei primi anni di vita). La consapevolezza conoscitiva rende allora legittimo risalire alla particolare e irripetibile forma dell’incontro da cui ha inizio (in un certo senso) la vita del neonato. Quel futuro bambino, già condizionato dal modo della gestazione, ha iniziato a generarsi nel momento in cui lo spermatozoo ha incontrato l’ovulo: insieme hanno potenzialmente dato vita a un nuovo essere (ma la creazione è complessa: occorre un contesto adeguato ad accogliere quella fecondazione, un luogo e un tempo di sviluppo). L’incompiutezza della forma è la sua forza. L’ovulo e lo spermatozoo, in sé, non possono compiere una fecondazione: devono incontrarsi e per questo occorre l’atto. Questo atto è un’esperienza interumana vivente, psicofisica non solo fisiologica, con una sua fenomenologia, un contesto, un modo di essere, di attuarsi, frutto dell’incontro con l’alterità (interna- esterna). Lo spermatozoo e l’ovulo portano con sé un patrimonio genetico antico che il bambino erediterà da entrambi, in cui è scritta la storia della

specie e quella particolare dei soggetti. Ciò è un affascinante e complesso oggetto di ricerca. Ma lo spermatozoo e l’ovulo possiedono anche un’attività, determinata dal contesto interno ed esterno dei soggetti. La scienza oggi ricrea l’incontro, artificialmente. L’atto sessuale viene meno, il contesto esperienziale dell’atto si modifica profondamente in questa forma di incontro. Lo spermatozoo e l’ovulo si incontrano ugualmente ma al di fuori dell’esperienza di contatto tra soggetti. Che cosa viene meno, in ultima istanza, venendo meno l’atto sessuale? L’esperienza dell’alterità, con soggetti-attori e una soggettività, un modo di essere da cui l’esperienza sorge e di cui è espressione. Nell’umano l’atto sessuale non mostra mai solo il lato biologico e fisiologico: l’esperienza è, per il soggetto, portatrice, generatrice e autogeneratrice di significati (di cui può essere o meno consapevole). Eliminando l’atto sessuale che cosa si sta eliminando? Qual è il significato della fecondazione artificiale o dell’ingegneria genetica nella storia dell’esperienza della coscienza? L’atto sessuale è sempre e comunque un atto del soggetto, carico di soggettività, portatore di un vissuto, di una esperienza e di una memoria che non è solo biologica. Oggi vi è la possibilità di concepire prescindendo dall’atto psicofisico tra due esseri viventi. Allora in fondo accade che una strada incontri un’altra ed entrambe riconoscano di far parte di un percorso più ampio in cui confluiscono. Da una parte non facevo altro che notare come il modo di vivere l’amore nella sua parte psicofisica più intima (sessualità) fosse legato in senso immanente al modo di essere del soggetto, da cui era determinato e di cui era espressione, come nella fenomenologia erotico- sessuale si incontrassero i molteplici piani, livelli e dimensioni costitutive dell’Io, e come perciò si rivelasse un campo di osservazione straordinariamente eloquente per comprendere il modo di essere del soggetto singolo e collettivo, l’identità di un individuo quanto quella di un popolo storico. In altre parole, cominciava per me a chiarirsi il significato spirituale della sessualità. I danni più gravi sono in atto proprio in questo campo, pur passando sotto silenzio. Apparentemente della sessualità umana si conosce tutto, ma solo in relazione a una visione biologica e fisiologica, una visione che non considera la soggettività e la verità del contesto. Dall’altra parte, mi sembrava che il modo di vivere l’esperienza avesse una diretta influenza sul modo di essere del futuro individuo. Ciò che si presenta alla mia immaginazione è l’incubo di una umanità concepita meccanicamente, con esperienze sessuali non vitali,

squallide, ridotte a puro evento fisiologico, scisse dall’affettività e dall’emozionalità, e di esseri pseudoumani creati in laboratorio secondo categorie predeterminate. Tutto questo assieme alla corruzione degli elementi e alle mutazioni genetiche. Parallelamente mi sembrava che una parte della bellezza e della verità di certe figure della storia umana fosse stata determinata da esperienze di incontro eccezionali, che un tempo chiamavamo “divine”. La ierogamia, unione sacra tra due divinità, rappresentata ampiamente nei miti di tutti i tempi, fu anche, presso popoli antichi come i Sumeri, un rito individuale e sociale: l’unione del re di una città- stato con la sacerdotessa di Inanna, unione praticata anche dai sudditi. Se confrontiamo questi fenomeni con le moderne manifestazioni della sessualità individuale e sociale – ad es. le orge moderne nei festini – riconosciamo quanto il modo di vivere la sessualità e il modo di essere al mondo della coscienza si rischiarano e si compenetrano reciprocamente.

Sento levarsi un grido di protesta e di sdegno da parte di coloro che, giustamente, osservano come vi siano nascite originate da rapporti di violenza, abuso, prevaricazione, odio, che danno vita ad individui straordinari da un punto di vista umano. Il fatto è che, di nuovo, non dobbiamo perdere l'interezza e cadere nell'unilateralità del pensiero intellettualistico: la fenomenologia dell’atto sessuale – il contesto psicofisico – è solo uno dei tanti fili che compongono la tessitura dell'unità vivente. Riconoscendone l'importanza, il senso e il valore, non dobbiamo per questo perdere di vista o dimenticare l'intero, che non è mai l'effetto di una sola causa ma una tessitura mobile e aperta in cui si intrecciano una molteplicità di elementi, livelli e dimensioni costitutive, una forma aperta che continuamente muta, si ridefinisce e si riscrive pur rimanendo se stessa. Pensare la vita significa sopportare la contraddizione, non annullarla1.

Marianna Adilardi [email protected]

1

Un ruolo fondamentale nella genesi di questo scritto e, più in generale, nella mia formazione intellettuale,

spetta alla filosofia hegeliana - in particolare alla Fenomenologia dello spirito o scienza dell’esperienza della coscienza - e alla psicofisiologia clinica contemporanea di Vezio Ruggieri, entrambe incontrate, conosciute e amate negli anni universitari.

Lihat lebih banyak...

Comentários

Copyright © 2017 DADOSPDF Inc.