Marco Mastromauro

July 7, 2017 | Autor: F. Lunaria | Categoria: Poesia
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Riscrivo qualche verso di Marco Mastromauro, tratti da "Memorie di un pianeta" (1997). La particolarità di queste poesie è che sono dedicate ad eventi di sterminio, di macerie, stupri di guerra, ma anche atmosfere esotiche ed arabeggianti rese, a mio parere, con efficacia... Mi pare un autore autoprodotto (io l'ho trovato per caso in biblioteca a Castellanza).

STA IN AGGUATO In questo luogo d'ombre i colori dell'iride a tratti frugano tra il tempo e il sangue le impronte vive di un giorno ostile 1

le sue ferite sottili come il volto assente nella memoria c'è qualche digiuno di troppo in questo cerchio d'ombra dove i padroni non hanno carne dietro gli occhiali a specchio e i desideri diventano lividi come notai. ... Dovunque pareti d'amianto ciglia di corallo strisciano nell'abisso consueto che separa il tempo della verità.

SANGUE Il Sangue sul corpo della donna, il machete. Ancora cola sul braccio che s'alza, colpisce. I soldati oltrepassano il rogo del silenzio. Avanza l'eco dei tamburi, entra nei villaggi, scuote (ogni respiro s'arresta, impazzisce).

1917 Questa trincea sta franando sotto 2

Morte rabbiosa bava di fango. Memorie ristagnano fredde nella nebbia. Qui, contorte, le dita, segnano la fronte, lo sguardo attento, già vuoto di sangue. (Qualcuno chiamerà vile, rovinoso disordine, quel che oggi è inutile massacro fra Isonzo e Tagliamento)

CIORAKOVO Dietro le macerie della moschea un pezzo di vetro, rapido, penetrava: corpo ansante, fino in fondo, carne dolce, sangue, gola. Violentata da giorni, Almira, (cosce aperte con forza, inerti, viola) tra respiro e non respiro uno sguardo acceso, palpitante.

PAKISTAN Prima delle dieci di sera le danzatrici si affacciano sulla strada. Il fumo dei caffè attraversa il bazaar oltrepassando i rifiuti mentre i venditori ambulanti gridano agli angoli del quartiere: dietro le porte chiuse le ragazze hanno smesso di cantare. 3

Samina ha occhi vaganti che l'uomo tortura ogni notte nella stanza segnata da cicatrici di piacere (come fiore d'ibisco non ha profumo)

SUDAN Da nord a sud, a piedi nudi, su terre senza boschi, ombre innocenti, agnelli senza respiro tra silenzi sempre più foschi, echi di spari, lampi di cometa, dentro la puzza di fumo mescolata al sangue rappreso sui muri sventrati, le case, l'orrore. Strappando frutti acerbi di mango selvatico, oltre le rovine dei villaggi, da letti di rami, e bastoni fuggono senza meta. Popolo erratico, gregge solitario, occhi arrossati nel buio, occhi che rallentano lo sguardo prima di sfinire: nulla di nulla, niente che ci si aspetti, miglia e miglia di polvere e calura, fronde agitate dal vento finché un taglio il fruscio della notte farà morire.

GUERRA Al fruscio delle betulle sollevai le palpebre: un'arida luce, un tuono d'ombre all'orizzonte. I fili del ragno 4

argentato brillavano di tremule gocce, tra foglie brune, solitarie. Nessun riparo: fragore di nubi, saliva da colline già brulle da villaggi annientati.

PRAGA (bellissima... *.* nota di Lunaria) Nel cimitero ebraico il silenzio è un muro segregato spezzato in pietre che ancora si sgretolano, inesorabili. Sotto le lapidi il buio albeggia opaco, disperde nebbie marmoree tra i viali di Praga Sopra piazza Venceslao si levano grida, pugni in alto, bagliori di fiamme e croci, risuonano passi cadenzati.

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ATTORNO ALLA MOSCHEA BLU Camminano ridestandosi dentro cerchi d'ipnotismi coranici entrano lasciano il proprio volto a correnti d'acqua grigia, al fango delle terrificanti sottomissioni. Scivolano nel nulla che i mortai hanno sollevato dalle rovine attorno alla Moschea Blu, invisibili, cupe, sfuggono il vibrare dell'agguato, il lampo degli spari, il destino ritornato per uccidere e di nuovo svanire. In cambio un panorama infittito da trame sottili, sconnesse barricate di sguardi galvanici, un corpo reincarnato nel ricordo angosciante di teneri abbandoni, brevi vicinanze, indugi, futili capricci. Così innavvertitamente, dietro i loro passi, si chiudono le porte, le labbra, tace oggi suono.

11.4.1996 (meravigliosa poesia... nota di Lunaria) (incursione di aerei israeliani a sud del Libano. Bombardamenti nella "fascia di sicurezza" e nei sobborghi di Beirut) Sotto un cielo tetro, ventoso, specchiato da pozze e di fango, in immagini deformi si compiono le Sacre Scritture: ecco stormi d'elicotteri abbacinati, furiosi, ecco l'orgasmo di fuoco, l'agonia 6

d'ogni colpa, miasma che si diffonde nelle case sventrate dagli scoppi, nel vuoto. Ora il martirio è un fumo sanguinante che rantola tra le macerie d'orrida luce. Acque di Tiberiade, presto, sommergete dentro diluvi d'amnesie questi echi pulsanti, i bisbigli della Città Santa, i corpi bruciati, fottuti, ansimanti, quest'odio atroce che grida nel sonno e strazia ogni misera pace. Ancora si sgrana il rosario di tuoni nella notte che oscura si offre, seduce.

POTOSI (BOLIVIA) Questa è la montagna che il Demoi ha ereditato dall'immenso altipiano. Disperse nel labirinto delle gallerie, cavità senza fine avvampano di riflessi. Svaniscono, tremule ombre dell'Inferno. I picconi spezzano il buio nelle viscere aperte della notte: nascere è una ferita nel vuoto eterno, un destino sovrano masticato con la coca, una rabbia sfinita da ossessioni ogni giorno taciute, 7

uno scoppio che devasta il respiro, ancora sanguina, geme, invoca.

KATHEHONG, 29 GENNAIO 1992 (SUDAFRICA) Con dodici colpi hanno sfasciato la porta. Dodici grugniti rabbiosi hanno usurato la luce del mattino. Gridava, maestra-occhi-di-terrore, fanciulla bianca, mentre il fuoco le scioglieva i capelli. I bambini, figli di negri, bocche spalancate, sono fuggiti dall'aula: mandria sventurata, s'è dispersa nelle strade di città sterminate, nelle fiamme che il vento ingrossa con lacrime spesse di benzina scura.

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