Matematica e scienze naturali

September 2, 2017 | Autor: Elena Canadelli | Categoria: History of Science, History of Library and Information Science, History of architecture
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Atlante della Biblioteca

Matematica e scienze naturali

Elena Canadelli

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Nel 1914, nel volume realizzato dal Circolo filologico Le biblioteche milanesi, l’ingegnere Ugo Monneret De Villard riferiva che la biblioteca del Collegio degli ingegneri e architetti di Milano possedeva poche opere di storia delle dottrine matematiche, di matematica pura e di scienze in generale, a vantaggio invece di lavori riguardanti vari rami dell’ingegneria. Sfogliando i cataloghi della biblioteca e i relativi aggiornamenti, pubblicati tra il 1904 e il 1920, ci si accorge in effetti della centralità delle sezioni d’idraulica, meccanica industriale, ingegneria civile, edilizia, comunicazioni stradali e ferroviarie, e col tempo anche di elettrotecnica, incrementate in relazione alle esigenze del Collegio e alla vivace attività di consulenza professionale svolta in questi anni, per esempio attraverso la costituzione di commissioni destinate allo studio di questioni come la copertura della fossa interna dei Navigli o il nuovo regolamento edilizio di Milano. Se in effetti, rispetto ad altre, le raccolte di volumi di matematica e fisica erano, come scriveva De Villard, “assai povere”, per dare il giusto peso a questa affermazione si deve tenere presente che il nuovo Collegio risorgeva e operava nel ricco contesto istituzionale postunitario, beneficiando in primo luogo della feconda sinergia con il Politecnico, al tempo Regio Istituto tecnico superiore, che inizialmente lo ospitò, mettendo a disposizione dei collegiati anche libri e riviste della propria biblioteca. Oltre al Politecnico, fondato nel 1863, tra Ottocento e Novecento operavano a Milano anche altre importanti istituzioni di carattere tecnico-scientifico, dotate a loro volta di fondi librari tematici e impegnate nella formazione di livello universitario, specialistico o professionale, nella ricerca e nella diffusione della scienza; istituzioni con cui il Collegio instaurò certamente una rete di sinergie, legami e collaborazioni, in anni in cui a Milano non esisteva ancora un’università statale, inaugurata nel 1924. Tra le numerose realtà che affiancavano il Collegio e che potevano colmare i “vuoti bibliografici” della sua biblioteca, penso in particolare alla Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri (Siam) e al Museo civico di storia naturale, entrambi risalenti al 1838; alla Scuola superiore di agricoltura, fondata nel 1870, e a quella di veterinaria, del 1791; all’Osservatorio astronomico di Brera e al Regio Istituto lombardo di scienze e lettere, inaugurati nel 1764, il primo, e nel 1797, il secondo. Senza contare le associazioni scientifiche attive nel capoluogo lombardo, caratterizzate da una vita più o meno longeva, dalla Società italiana di scienze naturali (Sisn), nata nel 1856, alla Società chimica di Milano, sorta nel 1895; dall’Accademia fisiomedico-statistica, voluta nel 1844, alla sezione milanese del Club alpino 131

Antonio Cagnoli, Trigonometria piana e sferica, Paris 1786: frontespizio; Trigonometria fig. 1 a 27; fig. 28 a 42; fig. 43 a 57

italiano (Cai), inaugurata nel 1873; dalla Società di esplorazione commerciale in Africa, avviata nel 1879, alla Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche (Fast), fondata nel 1897. Se da una parte la biblioteca del nuovo Collegio si incrementava secondo una logica di complementarietà rispetto a quelle degli altri istituti scientifici di Milano, dall’altra essa rispecchiava la produzione di una comunità stratificata e complessa, che tra Ottocento e Novecento seppe sviluppare legami di collaborazione e scambi tra persone e istituzioni. Spesso, infatti, gli stessi studiosi erano impegnati su più fronti, dalla didattica all’associazionismo, non trascurando l’impegno sul versante editoriale, che vedeva in prima linea Ulrico Hoepli, l’editore simbolo di questa stagione culturale. Tra i libri che entrarono nella biblioteca del Collegio tra il 1868 e il 1926 troviamo quindi molti lavori firmati da personalità di primo piano della scienza milanese di quegli anni, stretta intorno al Politecnico e agli altri istituti tecnico-scientifici della città, come il Museo civico di storia naturale e la Scuola superiore di agricoltura, che con il Politecnico intrattenevano profondi legami di collaborazione. Tra gli scaffali incontriamo così i lavori dell’abate geologo Antonio Stoppani, professore di geologia al Politecnico e direttore negli anni ottanta dell’Ottocento del Museo civico di storia naturale, quelli dell’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio astronomico di Brera dal 1862, professore di geodesia al Politecnico negli stessi anni e protagonista della famosa disputa sui canali di Marte originata dalle sue osservazioni del pianeta rosso, quelli dei fisici Oreste Murani, professore di fisica al Politecnico, noto per i suoi studi sui raggi X, e Rinaldo Ferrini, docente di fisica tecnologica al Politecnico, tra i collaboratori di Giuseppe Colombo per il lancio dell’elettrotecnica a Mila132

no. E ancora, quelli del chimico Guglielmo Körner, direttore dal 1899 della Scuola superiore di agricoltura dove insegnava chimica organica, quelli del mineralogista Ettore Artini, direttore del Museo civico di storia naturale dal 1912 al 1928 e al contempo docente di mineralogia al Politecnico, o quelli di Luigi Gabba, docente di chimica tecnologica al Politecnico, tra i promotori della sezione milanese del Cai. Oltre alla numerosa trattatistica e ai manuali a firma di questi autori, come i tre volumi delle Note ad un corso annuale di geologia dettate per uso degli ingegneri allievi del Reale Istituto tecnico superiore di Milano (1866-1870) di Antonio Stoppani o le Note del corso di fisica tecnologica nel R. Istituto Tecnico superiore in Milano 1864-65 di Giovanni Codazza, che nel 1868 lasciò Milano per il Museo industriale di Torino, in alcuni casi sono presenti perfino le dispense delle lezioni raccolte e pubblicate dagli studenti del Politecnico, come per le lezioni di geometria descrittiva di Antonio Sayno dell’anno accademico 1889-1890 o quelle di chimica organica di Körner del 1911-1912. Per comprendere la presenza di titoli scientifici nella biblioteca del Collegio, non si deve trascurare un altro importante fattore d’incremento: quello delle donazioni. In una biblioteca di natura composita come questa, che si alimentò non solo di acquisti e di cambi tra le istituzioni, ma soprattutto grazie a doni e lasciti dei collegiati, un nucleo consistente di opere di argomento scientifico e naturalistico si deve infatti alla donazione, nel 1879, della corposa raccolta libraria dell’ingegnere idraulico Elia Lombardini, uno dei protagonisti della scienza lombarda dell’Ottocento, importante studioso di respiro internazionale e dai vasti interessi, amico di Carlo Cattaneo, collaboratore della rivista “Il Politecnico”, in contatto con 133

Pietro Cossali, Origine, Trasporto in Italia, primi progressi in essa dell’Algebra. Storia critica di nuove disquisizioni analitiche e metafisiche, vol. I, Parma 1797: frontespizio

numerosi scienziati e naturalisti del tempo. Alcune sezioni della biblioteca, per esempio quelle di geologia, scienze naturali e geografia, si devono in effetti in maniera consistente, quando non esclusivamente, proprio a questo legato, come sottolineava, ancora nel 1914, il De Villard nel volume sulle biblioteche milanesi. Come riferiva l’allora presidente del Collegio Luigi Tatti commemorando Lombardini, questo fondo librario comprendeva 1247 opere per un totale di 3841 volumi, di cui una parte, la seconda, nell’ordinamento dato dal bibliotecario Pirovano Visconti, era riservata proprio alle scienze, ovvero alla matematica, alla meccanica razionale, alla geodesia, all’astronomia, alla fisica, alla storia naturale, alla geologia e alla meteorologia, oltre a varie opere di agricoltura, geografia e viaggi, presenti nella quinta sezione. I 1247 libri appartenuti a questa importante figura di scienziato restituiscono un interessante spaccato della cultura scientifica tardo settecentesca e ottocentesca italiana ed europea, mostrando al contempo, grazie agli opuscoli di cui veniva omaggiato, la rete di legami intrecciata da Lombardini nel corso della sua attività, come emerge dagli estratti che gli vennero inviati dall’astronomo Schiaparelli o dai fratelli Antonio e Giovanni Battista Villa, geologi e naturalisti, tra i promotori negli anni cinquanta dell’Ottocento della Società italiana di scienze naturali. Se il fondo librario dell’ingegnere Carlo Pesaro, arrivato in Collegio nel 1896, era poco significativo per quanto riguardava i titoli di scienze, salvo qualche interessante eccezione per la fisica e le sue applicazioni in campo elettrotecnico, più consistente fu invece il contributo dato nel 1915 dai libri dell’ingegnere collegiato Carlo Barzanò. Tra le 3875 opere, in maggioranza d’ingegneria industriale, elettrotecnica e meccanica, molte si occupavano infatti di matematica e fisica, arricchendo in maniera significativa queste sezioni, giudicate incomplete solo un anno prima nel volume sulle biblioteche milanesi. Nel legato mancavano invece quasi del tutto le scienze naturali, la geologia e l’astronomia. In generale, quindi, questi fondi librari privati non raccontano solo qualcosa degli studi, degli interessi e dei percorsi delle personalità che li hanno creati, ma anche di come nel tempo sia cambiata la formazione e la professione dell’ingegnere, soprattutto in un’area come quella lombarda particolarmente attenta allo sviluppo industriale. Dalle letture, aperte alla geologia e alla meteorologia, di un ingegnere che privilegia l’indirizzo civile e agronomico di stampo ottocentesco à la Lombardini si passa così alle letture di un ingegnere di stampo novecentesco à la Barzanò, attento alle applicazioni industriali della fisica, della meccanica e della chimica, in una Milano belle époque caratterizzata 134

da un’industria in espansione, con un Politecnico ormai ben avviato, anche grazie all’apertura al suo interno di scuole come l’Istituzione elettrotecnica italiana Carlo Erba. Se in una biblioteca dal taglio marcatamente ingegneristico, influenzata dalle finalità e dai compiti istituzionali del neocostituito Collegio, le sezioni di matematica, fisica, astronomia, meteorologia, scienze naturali, geologia e mineralogia sono certamente meno consistenti rispetto a quelle di altri settori, non per questo sono meno interessanti e significative. Grazie al legato Lombardini arrivarono in Collegio alcuni classici del Sylvestre François Lacroix, Élémens de Géométrie, à l’usage de l’École Centrale des Quatre-Nations, Paris 1802: tav. VI; tav. VII

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Georges Cuvier, Discours sur les Revolutions de la Surface du Globe, et sur les Changements qu’elles ont produits dans le regne animal, ed. VI, Paris 1830: frontespizio. tav. I, Scheletro umano trovato a Guadalupa; tav. IV, Scheletro di Ibis, appartenente a una mummia ritrovata a Tebe in Egitto; tav. V, Numenius Ibis

Memoires de l’Institut national des sciences et arts. Sciences mathematiques et physiques, tomo I, Paris 1805: tav. I, Euphoria ramboutan-akè Antonio Stoppani, Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia, Milano 1858: copertina

prattutto della produzione scientifica coeva al periodo di riapertura del Collegio, dal 1868 al 1926, rispecchiando il fermento scientifico e istituzionale che si respirava in questi anni. Oltre ai lavori di autori che facevano parte del panorama scientifico milanese e italiano, vi troviamo rappresentate anche alcune personalità cardine della storia del pensiero scientifico d’inizio Novecento, come i matematici e filosofi della scienza francesi Pierre Duhem (Recherches sur l’hydrodynamique, 1903; Recherches sur l’élasticité, 1906), Henri Poincaré (La théorie de Maxwell et les oscillations Hertziennes. La télégraphie sans fil, 1907) e Jacques Hadamard (Leçons sur la propagation des ondes et les équations de l’hydrodynamique, 1903), o la scienziata polacca, premio Nobel per la fisica insieme al marito Pierre nel 1903 e per la chimica nel 1911, Marie Sklodowska Curie (Recherches

pensiero scientifico di tutti i tempi, come i Philosophiae naturalis principia matematica di Isaac Newton (1686), la Naturalis historia di Plinio il Vecchio (1548), le Opere di Galileo Galilei (1656) e la Geografia della terra di Tolomeo (1598), insieme a libri che tra Settecento e Ottocento segnarono il corso moderno di alcune discipline, dal fondamentale Discours sur les révolutions du globe (1830) di Georges Cuvier, per la geologia, al Traité de mécanique céleste (1805) e all’Exposition du système du monde (1827) di Pierre-Simon Laplace, per l’astronomia e la fisica; dal Cosmos. Essai d’une description phisique du monde (1846) e dal Tableaux de la nature (1851) del grande naturalista ed esploratore tedesco Alexander von Humboldt, per le scienze naturali, alla Géographie générale comparée ou étude de la terre dans ses rapports avec la nature et avec l’histoire de l’homme (1837) di Carl Ritter, per la geografia; dalla Théorie générale des équations algébriques (1779) di Étienne Bézout, per la matematica, al Voyages dans les Alpes (1852) di Horace-Bénédicte de Saussure, per i viaggi scientifici. Al legato Barzanò si deve invece l’arrivo in Collegio di testi teorici fondamentali della fisica ottocentesca e primo novecentesca, come Über die Erhaltung der Kraft (1889) del grande fisico tedesco Hermann von Helmholtz, Das Prinzip der Erhaltung der Energie (1887) di Max Planck, tra i protagonisti della fisica del Novecento, o le Populär-wissenschaftliche Vorlesungen (1897) del grande fisico e filosofo della scienza Ernst Mach, professore a Vienna; senza dimenticare alcune raccolte settecentesche in latino, come gli Opuscola mathematica, philosophica et philologica di Newton, o l’Opera del matematico Jacobi Bernoulli, entrambe del 1744. Nel complesso, a eccezione di molti libri provenienti dal legato Lombardini, la biblioteca è rappresentativa so136

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sur les substances radioactives, 1904). Se la maggior parte dei testi scientifici della biblioteca era in italiano, non mancavano quindi lavori in altre lingue, in primo luogo in francese e, per il legato Barzanò, in tedesco; così come, per l’Ottocento, non mancavano le riviste scientifiche. Alcune erano arrivate in Collegio grazie ai vasti interessi di Lombardini, come gli “Atti”, le “Memorie” e i “Rendiconti” di accademie e società scientifiche quali il Regio Istituto lombardo di scienze e lettere, il Regio Istituto veneto di scienze e lettere, la Reale Accademia dei Lincei, la Reale Accademia delle scienze di Torino e la Società italiana delle scienze residente in Modena; mentre altre provenivano probabilmente da cambi o acquisizioni, come le “Memoires de l’Academie Royale des Sciences” e il “Scientific American”; o dal legato Barzanò, come gli “Atti della Società italiana per il progresso delle scienze” (1908-1914). Nella biblioteca, la parte del padrone la faceva, come è ovvio, una scienza per ingegneri, di carattere applicativo, con pubblicazioni che in molti casi miravano a informare e aggiornare gli ingegneri e gli architetti

Memorie per servire alla descrizione della carta geologica d’Italia, pubblicate a cura del R. Comitato geologico del Regno, vol. I, Firenze 1871: Cesare D’Ancona, Malacologia terziaria italiana, tav. 1, Strombus coronatus; tav. 3, Specie del genere Murex

collegiati su quanto si stava facendo in diversi settori fuori e dentro l’Italia, in un momento di decisivo incremento e specializzazione del sapere scientifico. Si pensi per esempio allo sviluppo della chimica verso la fine dell’Ottocento, alle nuove applicazioni della fisica nel campo dell’ottica, dell’elettricità e della termodinamica, anche grazie alle teorizzazioni del campo elettromagnetico del fisico scozzese James Clerk Maxwell, o all’importanza della geologia e della cartografia geologica, giustamente definita da Pietro Corsi la prima vera Big Science del mondo occidentale, scienza di governo indispensabile per la conoscenza, l’amministrazione, e l’utilizzo del territorio, che nell’Ottocento visse un vero e proprio boom. Non è un caso, infatti, se nella biblioteca del Collegio si trovavano numerosi studi di argomento geologico, con una particolare attenzione all’area lombarda, ma non solo. Molti provenivano dal legato Lombardini, ricco di volumi di studiosi italiani e francesi della prima metà dell’Ottocento, pochi altri venivano invece dal legato Pesaro, come De’ movimenti avvenuti dopo la deposizione del terreno pliocenico nel suolo della Toscana (1863) del professore di geologia e anatomia all’Università di Pisa, Paolo Savi. Nel legato Lombardini troviamo i lavori del geologo e naturalista Scipione Breislak (Descrizione geologica della provincia di Milano, 1822), del padre barnabita, geologo e mineralogista, delegato alle miniere e professore di storia naturale e chimica al Liceo S. Alessandro, Ermenegildo Pini (Sui sistemi geologici, 1811), del mineralogista francese Alexandre Brongniart (Tableau des terrains qui composent l’écorce du globe, 1838), dei fratelli Villa (Sulla costituzione geologica e geognostica della Brianza, 1844), del geologo dell’École des mines, tra gli autori della carta geologica di Francia, Élie de Beaumont (Leçons de géologie pratique, 1845), di Antonio Stoppani (Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia, 1858), del geologo e mineralogista milanese, poi professore all’Università di Padova, Giovanni Omboni (I ghiacciai antichi ed il terreno erratico di Lombardia, 1861), del cofondatore del Club alpino italiano Bartolomeo Gastaldi (Fram-

Alexander von Humboldt, Tableaux de La Nature, tomo II, Paris 1851: Poste aux lettres de la province de Jaen de Bracamoros, Pérou, Casa de Correos de la provincia de Jaen de Bracamoras, Perú

Jean de Charpentier, Essai sur Les Glaciers et sur Le Terrain Erratique du Bassin du Rhone, Lausanne 1841: tav. VIII, Rappresentazione del ghiacciaio di Rhône, Mr. Lardy

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Giuseppe Mercalli, I vulcani attivi della Terra. Morfologia, dinamismo, prodotti, distribuzione geografica, cause, Milano 1907: copertina

menti di geologia del Piemonte, 1861), del paletnologo francese Gabriel de Mortillet, figura fondamentale per lo sviluppo della paletnologia in Italia (L’époque quaternarie dans la Vallèe du Po, 1864). Altri volumi, invece, si devono ad acquisizioni del Collegio, come nel caso della fondamentale Geologia applicata delle provincie lombarde (1877), accompagnata anche da una carta geologica molto dettagliata, del nobile milanese Giulio Curioni, socio fondatore della Siam e della Sisn, e della Science géologique (1913) di Louis de Launay, professore all’École des mines di Parigi, o dei lavori riguardanti la complessa impresa postunitaria della Carta geologica d’Italia, presente con le Memorie per servire alla descrizione della Carta geologica d’Italia (dal 1871 al 1876), e il Bollettino del R. Comitato Geologico d’Italia (dal 1870 al 1897). A quest’impresa parteciparono i nomi più in vista della geologia italiana della seconda metà dell’Ottocento, come i geologi Antonio Stoppani e Torquato Taramelli (Relazione e progetto di legge presentati alla Commissione per la Carta geologica del Regno, 1880). Per quanto riguarda la mineralogia, una sezione della biblioteca di per sé poco numerosa, i testi presenti in Collegio si occupavano soprattutto di tematiche relative all’industria mineraria e alla presenza sul suolo italiano di risorse come giacimenti petroliferi o miniere per l’estrazione di minerali quali lignite, piombo e ferro. Anche in questo caso alcuni volumi

William Whiston, A new Theory of the Earth, From its Original to the Consummation of All Things, London 1755: antiporta e frontespizio

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Description des opérations faites en Angleterre pour determiner les positions respectives des Observatoires de Greenwich et de Paris, traduite de l’anglais par R. Prony, ingénieur en chef de ponts et chaussées, Paris 1791: frontespizio; tav. IV, Plan de l’instrument; Coupe de l’instrument prise sur les axes des microscopos, et dans la direction des axes qui supportent les lunettes; Coupe de l’instrument prise à angle droite sur la precedente, la lunette supérieure et le niveau qu’on y attaché, pour les hauters, sont vus, ici en élévation

provenivano dal legato Lombardini, come il Trattato minerale e chimico sulle miniere del ferro nel dipartimento del Mella, (1807) di Giovanni Battista Brocchi, direttore del Gabinetto di minerali e fossili di Santa Teresa istituito a Milano nel 1809 dal Consiglio delle miniere del Regno italico, altri dal legato Pesaro, come Della presenza del ferro oligisto nei giacimenti afiolitici della Toscana (1868) del professore di geologia dell’Università di Pisa Giuseppe Meneghini, o dal legato Barzanò, come I combustibili nazionali (1893) dell’ingegnere del Corpo delle miniere Nicola Giorgi. Altri ancora arrivavano da acquisizioni indipendenti del Collegio, come le Gite malacologiche e geologiche nella Brianza e nei dintorni di Lecco (1863) di Antonio Villa, le Notizie statistiche sulla industria mineraria in Italia dal 1860 al 1880, a cura del Ministero di agricoltura, industria e commercio, il fondamentale manuale Hoepli, Le rocce. Concetti e nozioni di petrografia (1919), del direttore del Museo di storia naturale di Milano, Ettore Artini, o I vulcani attivi della terra (1907), sempre edito da Hoepli, a firma del noto geologo e vulcanologo italiano Giuseppe Mercalli, tra i pochi testi di scienze naturali a entrare in biblioteca dopo il 1904, insieme a Les tremblements de terre. Géographie séismologique (1906) del geofisico francese Fernand Montessus de Ballore. Rimanendo in campo naturalistico, una sezione esigua della biblioteca rende conto degli studi di scienze naturali applicati all’agricoltura, in un territorio come quello lombardo particolarmente attento all’incremento delle scienze agronomiche. Accanto agli Atti della sesta riunione degli scienziati italiani (1845), resoconto dell’importante evento che si tenne a Milano nel 1844 e al quale partecipò l’intellighenzia della città di quegli anni, proveniente dal legato Lombardini, alle Notizie naturali e civili su la Lombardia (1884) di Carlo Cattaneo, e alle Notizie naturali e chimico-agronomiche sulla Provincia di Pavia (1864), a cura tra gli altri dei naturalisti lombardi Giuseppe Balsamo Crivelli e Pietro Pavesi, non potevano mancare i lavori dei maggiori esponenti delle scienze naturali della Milano dell’Ottocento: dai fratelli Villa (Degli insetti carnivori adoperati a distruggere le specie

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Jérôme La Lande, Compendio di Astronomia, ed. II, Padova 1796: tav. I; tav. III; tav. VII

François Arago, Astronomie Populaire, tomo III, Paris 1856; tav. I, Lunette méridienne de l’Observatoire de Paris

François Arago, Astronomie Populaire, tomo IV, Paris 1857: fig. 301-304, Eclipses de soleil du 24 Juin 1778, 18 Juin 1806, 8 Juillet 1842; 28 Juillet 1851

dannose all’agricoltura, 1845 e Notizie sulle cavallette o locuste, 1867) allo zoologo Emilio Cornalia, alla testa del Museo di storia naturale dal 1866 al 1882, presente con il suo Rapporto intorno alla campagna bacologica del 1863, testimonianza delle numerose inchieste intraprese in quegli anni da varie istituzioni scientifiche di Milano per debellare le malattie del baco da seta, industria all’epoca fiorente in Lombardia; dall’agronomo Gaetano Cantoni, a cui si deve tra l’altro la fondazione della Scuola superiore di agricoltura (Sunto de’ nuovi principj di fisiologia vegetale, 1863), al veterinario Lorenzo Corvini, direttore della Scuola superiore di medicina veterinaria (Influenza de’ parassiti nella produzione delle malattie, 1874). Dal legato Lombardini provengono poi alcune serie periodiche di argomento naturalistico, risalenti alla seconda metà dell’Ottocento, come gli “Atti della Società italiana di scienze naturali” (1859-1871), fondata a Milano e di cui Lombardini fu un attivo promotore e sostenitore, o il “Bollettino della Società geografica italiana” (1868-1878). Altre riviste, invece, entraro142

François Arago, Astronomie Populaire, tomo II, Paris 1855: fig. 130, Équatorial de l’Observatoire de Paris

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Angelo Secchi, Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano, Nuova serie, vol. II, Roma 1863: tav. V, Osservazioni di Giove, Marte e Saturno fatte al Collegio Romano Giovanni Virginio Schiaparelli, Il pianeta Marte ed i moderni telescopi, fasc. XI, Roma 1878: copertina

no in biblioteca probabilmente grazie allo scambio del periodico del Collegio, gli “Atti”, con quello di altre società scientifiche italiane. Ne sono un esempio l’“Esplorazione commerciale in Africa” (1886-1897), il giornale di viaggi e notizie geografiche e naturalistiche fondato a Milano dall’esploratore Manfredo Camperio, “I giardini” (poi “Il giardiniere”) (1872-1882), periodico della Società orticola di Lombardia, con sede a Milano, gli “Atti” e il “Bollettino dell’Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania”, presenti dal 1871; senza dimenticare la terza serie del “Politecnico” di Carlo Cattaneo, presente dal 1860, e dove scrivevano molti naturalisti lombardi attivi per lo più nel Museo di storia naturale. Interessante è la presenza di numerosi studi di meteorologia, una scienza relativamente giovane coltivata inizialmente da fisici e di cui spesso, tra Otto e Novecento, ci si occupava negli osservatori astronomici, che funzioEttore Molinari, Chimica Organica. Trattato di chimica generale ed applicata all’industria, vol. II, Parte I, Milano 1927: antiporta, Ritratto di Ettore Molinari; frontespizio

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Jacobi Bernoulli, Basileensis, Opera, tomo I, Ginevra 1744: frontespizio; tav. VI, De Gravitate Ætheris, a spiegazione del paragrafo Examen de la machine pour respirer sous l’eau du Sr. J. Alphonse Borelli

navano anche da stazioni meteorologiche. Nella biblioteca del Collegio troviamo in maniera continuata per l’arco cronologico qui esaminato pubblicazioni ufficiali di tipo statistico, con rilevazioni e osservazioni meteorologiche e geofisiche riguardanti Milano compilate annualmente dall’Osservatorio astronomico di Brera, con cui probabilmente il Collegio effettuava cambi di pubblicazioni, e dall’ingegnere Edoardo Pini, segretario della Società italiana di esplorazioni geografiche e coloniali di Milano. Come per la geologia, il legato Lombardini è ricco di questo genere di pubblicazioni (poco presenti invece nel legato Barzanò) a firma di autori italiani e stranieri come il fisico francese Claude Pouillet (Éléments de physique expérimentale et de météorologie, 1836), i fisici Ajsson de Grandsagne e Fouché (Manuel complet de physique et de météorologie, 1836), il matematico francese Jean Guillaume Garnier (Traité de météorologie, ou physique du globe, 1837), il fisico prussiano Heinrich Wilhelm Dove (Klimatologische Beiträge, 1857), il professore di fisica all’Università di Pavia e direttore del Servizio centrale di meteorologia Giovanni Cantoni (Intorno alle osservazioni meteoriche intraprese a Pavia, 1861), il fisico Luigi Magrini (Sulla fondazione di una società meteorologica per la Lombardia, 1862), e il noto astronomo Angelo Secchi (Bullettino meteorologico dell’Osservatorio del Collegio Romano, 1863). Il contributo del legato Lombardini è rilevante anche per quanto riguardava l’esigua sezione astronomica, con la presenza di lavori di carattere divulgativo, come il Compendio di astronomia (1796) di Gerolamo Lalande, direttore dell’Osservatorio di Parigi, o l’Astronomie populaire (1855), opera postuma del noto matematico e fisico francese Dominique-François Arago, membro dell’Académie des sciences e professore di geometria analitica e geodesia all’École polytechnique. Vi erano poi testi di carattere

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Petrus van Musschenbroek, Tentamina experimentorum naturalium captorum in Academia del Cimento et ab ejus Academiae secretario conscriptorum: ex italico in latinum sermonem conversa. Quibus commentarios, nova experimenta, et orationem de methodo instituendi experimenta physica addidit, Viennæ, Pragæ, et Tergesti 1756: frontespizio; tav. I; tav. II; tav. XV

Giuseppe Belli, Corso Elementare di Fisica Sperimentale, vol. II, Milano 1831: frontespizio

teorico come il Traité élémentaire d’astronomie physique (1805) del fisico francese, professore al Collège de France di Parigi, Jean-Babtiste Biot, scopritore nel 1811 del fenomeno della polarizzazione della luce nella rifrazione, o di carattere osservativo, come Sulle cause produttrici delle aurore polari (1872) dell’ingegnere e astronomo Emilio Diamilla Muller, e i lavori di Schiaparelli, da Il pianeta Marte ed i moderni telescopi (1878) alle Notizie intorno alla scoperta del nuovo pianeta Esperia (1861); senza dimenticare alcune annate delle Effemeridi astronomiche di Milano. Se gli studi di astronomia osservativa o teorica non erano molto numerosi, più consistente era invece il numero di volumi dedicati alla geodesia, una disciplina per ingegneri che si occupava della misura e rappresentazione della Terra e dei suoi fenomeni geodinamici, e che all’epoca era insegnata al Politecnico di Milano dagli astronomi della Specola di Brera, dal direttore Schiaparelli e dal suo successore Giovanni Celoria, all’assistente Michele Rajna, che a inizio Novecento andò poi a dirigere l’Osservatorio 146

astronomico dell’Università di Bologna, e di cui sono presenti numerosi opuscoli nella biblioteca del Collegio. Qui troviamo rappresentate anche personalità che operarono tra Pavia e Milano, come il matematico Antonio Maria Bordoni (Trattato di geodesia elementare, 1843), l’ottico e costruttore di strumenti di misurazione Ignazio Porro (Manuale pratico di geodesia moderna – celerimensura, s.d.) e il suo allievo ed erede Angelo Salmoiraghi (Istrumenti di celerimensura. Descrizione ed uso, 1875), oltre a numerosi opuscoli riguardanti misurazioni e strumenti e alle inchieste promosse nel Novecento dalla Commissione geodetica italiana. La chimica era praticamente assente, a dimostrazione del ritardo italiano in questo settore rispetto a quanto si stava facendo in Germania o in Francia. Essa figura come sezione della biblioteca solo nel catalogo del 1912, con la denominazione di “tecnologie chimiche e meccaniche” insieme alla meccanica industriale, alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e alla merceologia. I pochi lavori presenti risalivano per lo più agli anni dieci del Novecento ed erano firmati soprattutto da studiosi che lavoravano nei laboratori di chimica del Politecnico e della Scuola superiore di agricoltura, come Guglielmo Körner (La determinazione del luogo chimico nei composti così detti aromatici, 1910), Ettore Molinari (Trattato di chimica inorganica generale applicata all’industria, 1911) e Luigi Gabba (Manuale del chimico e dell’industriale, 1907). I rapporti con le istituzioni e le associazioni che a Milano si occupavano di chimica è inoltre attestato dalla presenza di due importanti riviste: l’“Annuario della Società chimica di Milano”, dal 1898, e gli “Atti della Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri di Milano”, per gli anni che vanno dal 1871 al 1882, e dal 1888 in avanti, che però non figuravano più nei supplementi novecenteschi del catalogo, dove troviamo invece l’interessante Catalogo della biblioteca della Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri al 31 dicembre 1910, testimonianza dei saldi legami tra le

Mathias Pouillet, Éléments de Physique expérimentale et de Météorologique, Bruxelles 1836: tav. XXXII, De l’électricité atmosphérique

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Jules Jamin, Cours de Physique de l’École Polytechnique, ed. III, tomo I, Paris 1871: frontespizio

due istituzioni. Si deve però segnalare che nel 1915 la sezione di chimica beneficiò dell’arrivo del lascito Barzanò, che, al di là della cerchia del Politecnico, comprendeva molti testi di chimica organica e inorganica firmati da studiosi italiani come Tullio Brugnatelli, professore all’Università di Pavia (Chimica generale, 1861), e Giacomo Ciamician, assistente di Stanislao Cannizzaro a Roma (I problemi chimici del nuovo secolo, 1903), o stranieri, come il premio Nobel per la chimica Wilhelm Ostwald (Prinzipien der Chemie, 1907) o il professore di biologia generale al Collège de France Jacques Eugène Duclaux (La chimie de la matière vivante, 1910). Se i volumi di chimica scarseggiavano, fatta eccezione per il prezioso contributo del legato Barzanò, quelli di fisica erano invece presenti in forze, anche grazie al contributo dei legati Pesaro e Barzanò, oltre che Lombardini. Mancando grosso modo la produzione “classica” precedente la ricostituzione del Collegio, i titoli presenti nella biblioteca rendevano soprattutto conto di quanto tra Ottocento e Novecento, in Italia e nel resto d’Europa, si stava facendo nel campo della fisica e delle sue applicazioni industriali a proposito di elettricità, trasmissione dell’energia, trasformazione del calore, termodinamica, dopo l’impulso dato dalle concettualizzazioni del principio della conservazione dell’energia del fisico tedesco Hermann von Helmholtz o del campo elettromagnetico del fisico matematico scozzese Maxwell. E proprio di questi studi era ricco il fondo librario di Barzanò, dove abbondavano i lavori di protagonisti internazionali della fisica di quegli anni, come Maxwell, Helmholtz, Poincarè, Duhem, Ludwig Boltzmann, Mach, Planck, Nikola Tesla, oltre ai volumi di fisici italiani di primo piano, come Giovanni Cantoni, Antonio Garbasso, Orso Maria Corbino e Galileo Ferraris, solo per citarne alcuni. Accanto a numerosi libri e manuali per gli addetti ai lavori, non mancavano poi saggi che al tempo ebbero una larga

Gustave Kemmann, Die Berliner Elektrizitätswerke bis ende 1896, BerlinMünchen 1897: frontepizio; Elektrizitätswerk an der Markgrafenstrasse. Maschinenhaus [Impianto di energia elettrica in Markgrafenstrasse]

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Guglielmo Marconi, Luigi Puccianti, Giovanni Polvani, Antonio Pacinotti: la vita e l’opera, a cura della Confederazione nazionale fascista professionisti ed artisti, 1933-1934: Antonio Pacinotti nel 1911. La macchina elettromagnetica che si vede posata sul tavolo è una copia della “macchinetta” originale del 1860; tav. XLVI, La seconda stanza del Museo “A. Pacinotti”

diffusione quali La teoria del suono nei suoi rapporti colla musica (1875) di Pietro Blaserna, che inaugurava la fortunata collana della Biblioteca scientifica internazionale lanciata sul mercato editoriale dalla casa editrice dei Fratelli Dumolard, o L’unità delle forze fisiche (1874) del direttore dell’Osservatorio del Collegio romano Angelo Secchi. Per il resto, fuori dal legato Barzanò, accanto alle pubblicazioni di docenti del Politecnico, come Giovanni Codazza (Sul principio della conservazione della forza, 1865), Rinaldo Ferrini (Tecnologia del calore, 1903), Oreste Murani (Luce e raggi Röntgen, 1898) e Antonio Sayno (Fisica molecolare, 1890-1891), tra i lavori di fisici italiani presenti nella biblioteca, non poteva certo mancare l’edizione in più volumi a cura dell’Associazione elettrotecnica italiana delle Opere (1902-1904) del brillante ingegnere e fisico matematico Galileo Ferraris, professore al Museo industriale di Torino, scopritore del motore a campo magnetico rotante e padre della moderna elettrotecnica teorica, o i lavori del bolognese Augusto Righi che recepivano le nuove ricerche sulla radioattività (La moderna teoria dei fenomeni fisici. Radioattività, ioni, elettroni, 1904 e Il radio, 1904). Numerosi, poi, erano gli studi di carattere generale e manualistico, come il Corso elementare di fisica sperimentale (1831) del fisico Giuseppe Belli, che insegnò nelle università di Padova e Pavia, il Lehrbuch der Physik (1852) del matematico tedesco Ferdinand Hessler, il Cours de physique (1869-1871) di Jules-Célestin Jamin, professore di fisica all’École polytechnique di Parigi, o il Manuale di elettrotecnica (1902) scritto da Flavio Dessy per la serie dei manuali Hoepli. Come per la fisica, nella biblioteca del Collegio troviamo rappresentata una matematica ad uso di ingegneri e architetti, incentrata su problemi di statica, analisi, aritmetica, trigonometria, geometria descrittiva, calcolo integrale, disegno e teoria delle superfici, oltre a manuali e trattati di carattere generale, pubblicati per la maggior parte nell’arco dell’Ottocento da matematici come Antonio Maria Bordoni, professore a Pavia (Lezioni di calcolo sublime, 1831), Paolo Frisiani, astronomo della Specola di Brera 149

(Uso delle serie ricorrenti nell’analisi delle equazioni algebriche, 1849), e Luigi Cremona, per un periodo docente di statica grafica al Politecnico di Milano. Significativa è anche la presenza degli “Annali di matematica pura ed applicata” (1857-1871), la rivista rilanciata in primis dal grande matematico e ingegnere Francesco Brioschi, a cui nel 1863 si dovette la fondazione del Politecnico di Milano. Anche per la matematica, il contributo del legato Barzanò fu prezioso, non solo per la consistente quantità di volumi, di cui molti rispecchiavano la produzione internazionale di quegli anni, ma anche per l’incremento che diede ai lavori firmati dalla “gloriosa” generazione postunitaria di matematici italiani, che fino al 1915 era stata praticamente assente dagli scaffali della biblioteca del Collegio. Oltre alle dispense dei corsi dei docenti del Politecnico, vi troviamo infatti i volumi di Francesco Brioschi (La teoria dei determinanti e le sue principali applicazioni, 1854), Enrico D’Ovidio (Le proprietà fondamentali delle curve di second’ordine, 1883), Angelo Genocchi (Calcolo differenziale e principi di calcolo integrale, 1884), Luigi Cremona (Le figure reciproche della statica grafica, 1885), Giuseppe Peano (Applicazioni geometriche del calcolo infinitesimale, 1887), Giulio Vivanti (Complementi di matematica, 1903) e Gino Loria (Poliedri, curve e superfici secondo i metodi della geometria descrittiva, 1912), tra i protagonisti di questa vivace stagione della matematica in Italia. Per quanto riguarda le scienze, siamo quindi di fronte a una biblioteca eterogenea per formazione e tematiche, in cui hanno giocato un ruolo fondamentale i legati di ingegneri come Elia Lombardini, a cui si deve buona parte dei testi naturalistici presenti in Collegio, e Carlo Barzanò, fondamentale per i volumi di fisica e matematica. Anche grazie ai contributi di questi ingegneri collegiati, la biblioteca ha saputo aprirsi alla produzione internazionale di quegli anni, rispondendo al contempo alle esigenze della comunità scientifica milanese che ospitò il rinato Collegio, stretta intorno a un Politecnico, che a lungo ha rappresentato un imprescindibile punto di riferimento per la vita culturale della città.

Bibliografia essenziale Bigatti G., Canella M. (a cura di), Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano. Gli archivi e la storia, Milano, FrancoAngeli 2008. Bottazzini U., Va’ pensiero. Immagini della matematica nell’Italia dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino 1994. Brianta D., Laureti L., Cartografia, scienza di governo e territorio nell’Italia liberale, Milano, Unicopli 2006. Canadelli E., Zocchi P. (a cura di), Milano scientifica 1875-1924, 2 vol., Milano, Sironi 2008. Circolo filologico milanese (a cura di), Le Biblioteche milanesi, Milano, Cogliati 1914. Corsi P., La Scuola geologica pisana e i suoi rapporti con Pilla e Scarabelli, in Vai G.B. (a cura di), Il diamante e Scarabelli, Imola, Comi-

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tato promotore per le celebrazioni scarabelliane 2009, pp. 109-116. Lacaita C.G., Silvestri A. (a cura di), Francesco Brioschi e il suo tempo (1824-1897). Saggi, v. 1, Milano, FrancoAngeli 2000. Visconti A., Conoscenza della natura, risorse e tecniche produttive dall’unificazione nazionale alla prima guerra mondiale, in Bigazzi D., Meriggi M. (a cura di), Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Lombardia, Torino, Einaudi 2001, pp. 827-857. Zocchi P., Natura e patria. I congressi della Società italiana di scienze naturali nel processo di costruzione dell’identità nazionale, “Atti Soc. it. Sci. Nat. Museo civ. Stor. nat. Milano”, 2011, 152 (2), pp. 145-178.

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