Poeti estemporanei e cultura di massa

June 23, 2017 | Autor: Pietro Meloni | Categoria: Folklore, Popular Culture, Mass Communication
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L'ALBICOCCO E LA ruGAGLIA UN RITRATTO DEL POETA REAIDO TONTI

A cura di Pietro Clemente e Antonio Fanelli

Interventi di: Maurizio Agamennone, Fabio Dei, Andrea Fantacci, Maria Elena Giusti,

Antonio Melis, Pietro Meloni, Fabio Mugnaini, Grazia Tiezzi, Monica Toui

o

65ne,a

INDICE

Antonio Melis, Realdo e il senso buono della parola

11

Ptologo L'albicocco e la rigagha

15

1.

Realdo Tonti poeta di Agliana

19

Antonio Fanelli e Realdo Tonti, La storia di Realdo.lnteruista

21

Pietro Clemente, Fabio Mugnaini,ll poeta e I'aquilone. Per Realdo Tonti Antonio Fanelli, Tra "letargo" e "reaiuà|". Un poeta nella "carnpagna

109

urbaniruata" toscana eMonicaToui, Amici a contrasto, Altamante e Realdo

r53

Andrea Fantacci

163

Appendice:

Istituto Ernesto de Manino

-

Fondo Andrea Masini: Realdo Tonti e

Altamante LogÌi, Panzano, 1999 - Greve in Chianti, 2005 2.

Improuuisazione

e

Impruneta,2006

patrimonio

171

223

FabioDei, Realdo Tonti e il.popolare underground", per saluare I'ottaua

rima dall'Unesco

11<

Pietro Meloni, Poeti estemporanei e cultura di massa

239

3. Ripensando la poesia

259

Maria Eìena Giusti,

improuuiwta toscana e oralità nell'ottaua toscana

kùttura

26r

GruiaTiezzi, L'improuuisazione del contrasto in ottaua rima incatenata

in Toscana: "dono di natura" o etica del conflitto?

291

Postfazione

313

Maurizio Agamennone, Una canzone a contrasto. L'ottaua e la Nannini

315

Note bio-bibliografiche dei curatori e degli autori

)))

Elenco e referenze delle fotografie

335

POETI ESTEMPORANEI E CULTURA DI MASSA di Pietro Meloni

La prima uolta

Un Sabato,3l gennaio 2009, si tiene a Castelnuovo Berardenga la presentazione di un libro dedicato al poeta estemporaneo Altamante Logli, Altamante. Una uita all'intprouuiso, cùrato da Andrea Fantacci e Monica Tozzi, che spesso hanno accompagnato il poeta. La presentazione si svolge al Museo del Paesaggio, luogo piccolo e accogliente. Partecipano alcuni professori universitari, Fabio Mugnaini e Antonio Melis che presentano i1libro, Pietro Clemente come spettatore. Sono stati invitati anche due poeti estemporanei, Realdo Tonti ed Enrico Rustici, poi i musicisti, alri poeti estemporanei, alcuni parenti di Altamante che messi insieme fanno probabilmente un numero maggiore dei semplici spettatori, quelli cioè spinti solo dalla curiosità o dalla passione, e non presenti per interessi scientifici o di lavoro, o ancora perché amici o familiari. Ambiente intimo, anche perché assai costretto, ci si stringe intorno a una cattedra, dove si ascoltano prima i docenti universitari e poi i poeti.

2t)

prima volta che assisto a un contrasto in ottava rima o, almeno, è 1a prima volta che assisto a un evento de1 genere con la consapevolezza dt quello che sono andato a vedere. In precedenza avevo forse assistito a una performance di poeti a braccio, come li chiama unamta amica di Allumiere, ma non ho memoria di quella giornata, perché penso di esserci andato per 1a sagra della castagna, o della "ciccia". Ho però alla memoria i contrasti tra Benigni e Guccini - una memoria rinfrescata anche da1le molte repliche e dalla passione per 1'attore toscano e il cantautore emiliano - su Tele Vacca e, di recente, nella visione di un video sul Festival dell'ottava nma tenutosi a Grosseto nel 7997 e di Agliana ne1 2008, quest'ultimo, ta i vari poeti presenti, vedeva esibirsi Realdo Tonti ed Enrico Rustici, che adesso ho l'occasione di vedere in versione Liue al Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga. Sono un profano che scopre l'ottava rima per caso - o si rende conto che esiste come prutica al di là degli spettacoli televisivi e delle performance di grandi attori - e, come ogni neofita, ne rimane affascinato, ma non di meno perplesso e dubbioso. Quando ho visto i video sul festival di Grosseto e di Agliana, invitato come spettatore auna lezione tenuta da Fabio Mugnaini - con la partecip azione di altri docenti - all'Università di Siena, sono sprofondato in una noia difficile da contenere, quasi mi avessero cosffetto a vedere la Corazzata Potèmkin la sera de11a finale di coppa del Mondo, come accade a Fantozzi in uno dei suoi film. Come Fantozzi,Ta tentazione di aTzarmi in piedi e gridare "Lottava rima è una cacata pazzesca!" è stata forte, ma dubito

È

1a

256

che in quell'ambiente avrei riscosso r47 minutidi applausi che invece riesce a strappare Fantozzi nel suo film. Resta il fatto che ho trovato il filmato assai noioso, difficile da seguire e da capire, monotono, molto diverso da Benigni,

per fare un paragone non del tutto appropriato. In particolare mi sono indignato quando i poeti hanno iniziato a contrastare sulla pace nel mondo... la pace ne1 mondo? Nel1a mia ingenuità non riuscivo a capire che relazione potesse esserci trala poesia popolare - perché di questo sitratta- con un tema cosmopolita creato da11a cultura di massa come Ia pace nel mondo. Per deviazione professiona1e, ho subito osservato che un tema de1 genere doveva essere identificato come kitsch, fasullo, di una poesia deteriore che cede aIle suggestioni e ai facili riconoscimenti della cultura di massa. La "vera" poesia popolare, quella pura e genuina, ho pensato, non ha niente a che vedere con 1a pace nel mondo, a meno che non si ffatti di un contrasto in cui i due poeti sono Gandhi da una parte e il Papa dall'altra. A parte f ingenuità di una simile osservazione (per quanto sul kitsch della pace nel mondo tornerò in seguito), mi sono reso conto di esser stato colto da una improi,visa regressione disciplinare, per 1a quale impror,visamente sono diventato uno di quegli intellettuali del popolarismo romantico che vanno alla ricerca dello spirito genuino e autentico del popolo, che tanto mi piace criticare. Questo però non cambia di molto 7a mra prima impressione, potendo sconsiglierei a chiunque - fatta eccezione per g1i studiosi de1 settore - di vedere 7'ottava rrma in video. I1 rischio è di morire di noia ma, per fortuna, è 257

sempre possibile spegnere il video o togliere l'audio e fare qualcosa di altro. Con questo spirito sono andato a vedere la presentazione a Castelnuovo Berardenga, motivato più che altro dal1a proposta di scrivere un pezzo sull'ottava rima, forse meno dalla curiosità di scoprirne 1'essenza. Realdo Tonti e Enrico Rustici hanno dato inizio alla loro performance, 1a gente si è fatta attenta, anche io mi sono incuriosito. Dal video allo spettacolo Liue il passaggio è incommensurabile, tanto che la ritrosia rntziale è sparita subito per lasciare spazio a un coinvolgimento emotivo di grande intensità. I due poeti hanno "contrastato" tra loro discutendo di marijuana e di vino, dove il giovane Rustici difendeva l'erba proibita, mentre ii "vecchio" Tonti la ricusava, conmapponendo a essa le migliori virtù del vino e non nascondendo un certo disagio verso una gioventù corruttibile. Al1a fine hanno preso parte aTTaperformance altri tre poeti estemporanei, tra i quali un nipote di Altamante e il tutto è stato ancora più coinvolgente e divertente. Ammetto con un certo pudore, che l'effervescenza scaturita dall'ottava rima si è protratta fino a casa, vedendo Ia mtafrdanzata e to improwisare goffamente in ottava irma durante la cena. Mi sono ricordato dei giochi in rima - senza ottava che si facevano nel mio paese in Sardegn atra amicr, o delle parodie di canzonifamose - performance queste ma le più comuni, credo, tra i giovani. Dal vivo qualcosa è cambiato, quel senso di partecipazione all'evento, tipico della festa popolare e assente ne11o spettacolo di massa, ha completamente stravolto 7a mia 2t8

opinione rnrziale, fino ad appassionarmi a quel gioco di rime. Una cosa va detta, nell'ottava nma la rottura della qudlta pdrete è indispensabile perché si possa ancora parlare di una performance popolare.

La zappa e il Computer, la Marijuana e il uino, I'acqua e il uino Perché dovremmo occuparci dell'ottava rima? Nella mia ingenuità pensavo che l'ottava rima si occupasse esclusivamente del mondo contadino, che parlasse di come è duro lavorare la tef ra - magari con i detti "1'orto vò 1'omo morto " e "1a tema è bassa" - de1 fascino della ytta a contatto con la

natura, dei vini e de1 pecorino e, senza quasi rendermene conto, ho in seguito notato che stavo tratteggiando il pro61o del mondo contadino descritto ne1le guide turistiche. 11 sentimentalismo, forse, non è uno dei motivi per i quali dovremmo occuparci di poesia popolare. Sicuramente ci sono molti aspetti che spingono uno studioso di tradizioni popolari ad occuparsi de11'ottava rima, tta ttantt, non è da escludere che 1o studioso in questione tenda a ritenersi il referente privilegiato, quasi naturale, per poter parlare di tutto ciò che riguarda il mondo popolare. In parte forse è vero, poiché gli antropologi de1 parimonio e i demologi sono degli specialisti che si sono formati attraverso anni di studio e di pratica di campo, frequentando il mondo che studiavano intervistando i diretti interessati, recuperando 1e loro storie di vita, dedicandosi alle loro manifestazioni artistiche e, ta1volta, perché provenivano da quel mondo. 2t9

I.iottava rima è certamente una espressione artistica che faparte del mondo contadino e de1la cultura popolare, gli oggetti privilegiati delf indagine demologica. Essa affronta i temi de11a quotidianità, ed è proprio su questo punto, credo, che si può trovare la maggior attrattiva da parte di uno studioso di tradizioni popolari. Nella premessa alla nuova edizione di Cultura popolare e mondo tecnologico, Bausinger riporta una formula del presidente della Repubblica Federale Tedesca Roman Herzog: Laptop uru Lederhose (Computer e Calzom dr Cuoio). Con questa espressione si voleva segnalare l'unione tra tradizione e modernità e f importanza di pensare insieme questi due concetti (Bausinger 7967). I- ottava rima, in quanto poesia popolare centrata sulle tematiche del quotidiano, non può non risentire delf in{Iuenza dei processi di modernrzzazione e della cultura di massa che incessantemente incalza, ed erode, la cultura popolare. Un purista della tradizione, una persona ossessionata dalla ricerca dell'autentico, del "filologicamente corretto" (Palumbo 2003), o semplicemente un nostalgico sentimentalista che si affaccia al popolare aIIa ricerca di un mondo e di un sapore perduto, rischia di rimanere deluso, perché ha "inventato" una tradizione popolare che non comisponde alle sue aspettative. O meglio, rischia di convincersi che i poeti estemporanei siano una sopra\,.vivenza di quel mondo popolare ormai definitivamente perduto e si dispiace quando si accorge che i poeti sanno parlare de1 quotidiano e del mondo che cambraintorno a loro.

Computer e calzoni di cuoio scrive Bausinger, per segnalare come la cultura di massa peneri nella cultura popolare, ma anche come la cultura di massa viene riplasmaita e recepita nella cultura popolare. Nel 1992 Nicolino Grassi e Libero Vietti conmastano ma loro sultema La za.ppa e

il

computer:

Vietti (il computer) Ti sei rincivilito anche la pelle non devi dire che non stai migliore tu dormivi nel chiaro delle stelle oggi c'hai un letto che l'è un grande amore sinnò racconteresti le novelle il progresso è un successo a ogni datore e quelJa veste che addosso tu hai messo è tutto beneficio di un progresso. Grassi (la zappa) Senza computer si facea 10 stesso ci zappavo le prode e le macie e a volte dal lavoro sottomesso

e ci tiravo ancota tre 'resie'

il mio figlio un avevo compromesso dentro la droga queste un so'bugie meglio la zappa e 'l manico di legno il mondo in quei tempi era più degno. ma

Questo estratto di Vietti e Grassil mette in evidenza quel rapporto tra cultura popolare e moderniz zazione che segnala Bausinger come interesse di studio. Questa parte di contrasto ha in sé, a mio awiso, un carattere fortemente nostalgico e provocatorio, ma non di meno iegato a\la quotidianità. Da una parte troviamo un sostenitore, o comunque un individuo che ha coscienza del progresso e Io accetta come evoluzione dei tempi, da1l'altra parte, invece, troviamo una forte resistenza e diffidenza alla penetrazione della modernizzazione alf interno di un mondo, o anche di una singola vita, che appartiene alla cultura popolare. Su questo tipo di rcIazioni Bausinger individua un ottimo terreno di ricerca per una possibile demologia del presente, e 1o descrive quando propone l'analisi dei miti sorti intorno alla femovia, elareazione che 1o sviluppo tecnologico suscita nella cultura popolare. Il tema dello sviluppo tecnologico, delle scoperte e perfino della pace nel mondo, sono temi di interesse quotidiano e segnalano la compenetrazionetra cultura popolare e cultura di massa. Quando ho pensato al kitsch della pace nel mondo, ho pensato agli elementi intrusivi della cultura di massa all'interno della cultura popolare, senza però prendere in considerazione f ipotesi che i temi della cultura di massa possano essere utlizzati strategicamente alf interno del mondo popolare o che, semplicemente, anche i poeti estemporanei vivono nel nostro tempo. La pace nel mondo mi è parso qualcosa di simile al desiderio che esprimono le aspiranti Miss quando vengono intervistate 1

Riportato dal sito internet lÀ/wv.estemporanearibolla.it.

dal presentatore televisivo, o i politici quando partecipano alle giornate sulla fame nel mondo, e I'analogia è meno peregrina di quanto si possa pensare. In una gtotnata senese dedicata all'ottava rima2, si è osservato che il poeta crea i1 referente nell'atto dell'enunciazione, che esistono delle formule che si ripetono a1le quali i poeti fanno riferimento e che spesso servono da ,,salvagente" nel momento in cui il poeta si mova in difficoltà, Ci sono poi le scorrettezze, cot:,tela rima conclusiva in "ora', o in "esci", che mette uno dei due contrastanti nella posizione di "vincere", poiché è difficilissimo rovare delle rime con 1e quali rispondere. Ecco, la pace nel mondo mi è parso questo, da una parte un salvagente da utiltzzarc net momenti di difficoltà,, dall'altra parte una "scorrettezza,, che cosminge non tanto l'awersario, quanto il pubblico a schierarsi incondizionatamente con il poeta che invoca tale pace. Mi pare che questo sia un tema de1la cultura di massa, che de1 resto fa parte di una certa retorica del kitsch, non dissimile a quella "malattiamoderna" che Clemente ra,u,visava nell'applauso durante i contrasti (spesso nel momento in cui il contrasto non è concluso)r. La pace nel mondo è tema così " alto" da rischiare di divenire banale ogni volta che viene invocato, ed è un tema che ne11a culturu di -urru insegue il sentimentalismo dello spettatore costringendo1o all'applauso - che sia d'accordo o meno, difficilmente qualcuno si metterebbe a fischiare un poeta, un attore, un politico che invoca 1a pace nel mondo. 2

r

Mi riferisco a una lezione tenura da Fabio Mugnaini 1'11 Dicembre 200g. riferimento, anche in quesro caso, è alla lezione di Fabio Mugnaini.

11

263

Se i poeti estemporanei, come ha osservato Fabio Mugnaini durante il suo intervento al Museo del Paesaggio, sulla scia del partito comunista che 1i assorbiva, dedicavano in passato molti conffasti al rapporto ffa Russia e America, essi stavano da una parte inserendo dei temi estranei al loro mondo, suggeriti " dall'a\to" , d'altra pate però, stavano anche facendo propri e discutendo i temi della quotidianità. Sotto questo aspetto, i1 rapporto tra cultura popolare e cultura di massa deve, a mio ar,rziso, essere pensato nei termini di un "grande sincretismo", per usare una espressione di Morin (7962), ossia bisogna osservare e studiare la cultura popolare senza escludere da essa la cultura di

massa.

I1 contrasto tra Realdo ed Enrico, che ha rappresentato, credo, anche la contrapposizione tra due genetaziont a

confronto (ll "ragazzo" Enrico contro l'uomo Realdo), ha visto l'inserimento di un tema di interesse quotidiano che non è disgiunto da1le penet razioni della cultura di massa nel1a cultura popolare. Enrico introduce il tema della maùjuana in una sua ottava, e questa intromissione influenza l'intero contrasto tasformandosi nel tema centrale di discussione. Realdo ricusa la droga e, come Grassi nel contrasto su)7a zappa e il computeq vi vede un male moderno da rifuggire, facendo notare come il vino sia già sufficiente per ricercare quell'euforia e quei momenti di spensieratezza che i giovani vanno cercando. È un tema dei nostri giorni, presente a ondate ne11e televisioni con programmi dedicati e nei telegiornali, dove il problema della droga riguardatutti, e nessuno può dirsene al sicuro, poiché anche 264

il figlio più intelligente

e di sani principi vi può scivolare se abbassa la guardia. La diffidenza di Realdo è quella che Bausinger ritrova ne1 mondo contadino tedesco di fronte agli sviluppi tecnologici, dove il processo di modenizzazione assume talvolta i contorni di una presenza diabolica. La posizione di Enrico è invece differente, trattandosi di un giovane sui trent'anni, che fa propri i temi de11a cultura di massa e li inserisce nel1a sua pratica poetica. Non è banale osservare che 1a marijuana è entrata a far parte del mondo popolare, che non di rado si apprend e Ia notizia in qualche giornale locale di un contadiro, o di un pastore che viene arrestato perché coltiva maijuanain qualche pezzo di terra nascosto. Owiamente, il tema suggerito da Enrico serve soltanto da discussione per animare il contrasto, ed egli conclude in questo modo: io sono come il nostro presidente, le sparo grosse ma poi, non combino niente. Ma i1 contrasto sulla marljuanae il vino tra Realdo Tonti ed Enrico Rustici ricorda anche, a mio awiso, un altro contrasto, tra ATtamante Logli e Realdo Tonti, sull'acqua e il vino. In questo contrasto Altamante elogia il vino, mentre Realdo difende 1'acqua, accusando Altamante di bere

in eccesso. (1) Altamante Logli (Vino) Collega mio mettiti in cammino Lo vedi che i ttema g1i é amivato Si tratta sa dell'acqu a per di il vino Dimmi te a quale cosa se'legato Lo comincia a bere ero un bambino Coll'acqua solo i piedi mi son lavaro 26t

Perché é bella e rispettalla devo Io mi ci lavo i piedi ma un Ia bevo (2) Realdo Tonti (Acqua)

Che tu eri sbiancato e 1o vedevo Io con l'acqua bene sempre stavo Che tu fossi cosi io non credevo Con l'acqua non solamente mi ba- mi lavavo E poi mattina e sera la bevevo Son cresciuto 1o vedi e bene stavo E te co i wino caschi in un tranello Perché subito ti corre al cerveilo

(l) Altamante Te tu staresti bene in un fiumicello

Io ho bevuto i wino dei vigneti Lo vedi ome sono snello Dove fanno il vinsanto per i preti Lo vedi io sono un gran modello Coll'acqua amico mio ti diseti Te l'acqua l'hai beuta nella fossa T'é venuto la pancia troppo grossa (4) Realdo Attento amico nun piglidla scossa Di tutto il vino che tu haitracannato Nun sei capace schizzare pe'la fossa Un tu lo vedi ome se male andato Bevila l'acqua e dattela una mossa Il tuo cervello sard isanato 266

Rihordo una sera da quanto ne bevei Ti riportonno a casa erano in sei,

Questo contrasto4, che in rcaltà non si sviluppa su1la contrappos izione gener azionale che car atterizzava quello tra Realdo ed Enrico, presenta un tema forse più "popolare" e il rapporto ttal'acqua e il vino si caratterizza di nuovo per la dialettica tfa un accusatore e un difensore, come nel caso del conffasto tra marljuana e vino. La conclusione de1 contrasto, in questo caso, porta a una pacific azione tra i due poeti e a77'accettazione del vino (quello buono), dove Realdo ammette di averne bevuro anche lui da giovane, a differenza del contrasto ra Realdo ed Enrico che invece si conclude con I'ammissione di Enrico circa 1o spararle grosse. Questo, mi pare, ci awisa circa il fatto di come mentre il vino è un tema incorporato nella poesia estemporanea che mette d'accordo entrambi i partecipantr,Ia madjuana è invece una intrusione del1a cultura di massa che ancora deve essere addomestic ataper essere accettata come elemento dei contrasti.

Past-Orama. O che ce ne facciamo del patrimonio? Futurama è una invenzione dei cartonista Matt Groening, quello che ha ideato i Simpson per capirci. Siamo nell'anno 3000, e gli abitanti di Futuramahanno trovato un modo molto efficace per conservare la mea

Bjpreso da http://vrvw.geocities.com/-vp agilar/Coitr^sto/AcquaEVino,4rtm.

26/

moria de11e persone importanti: le teste dei personaggi di rilievo vengono conservate dentro una campana con un liquido particolare che le tiene in vita, ed esse possono essere interrogate a proprio piacimento, vengono invitate nei programmi televisivi e ci raccontano di un mondo ormai dimenticato. Esiste anche un museo, Past-oramas (Passatorama, che riprende gli scapes di Appadurai), dove gli abitanti deIl000 possono conoscere e rivivere le emozioni del preistorico secondo millennio. Che fine farà l'ottava rima? Nel lontano museo di Pastotaffra anche l'ottava rima soprawive, vi sono conservate le teste dei più noti poeti estemporanei e studiosi e praticanti di poesia estemporanea del secondo millennio. Si ricorderanno anche quei preistorici personaggi televisivi che si sono tanto dedicati all'ottavarima:Roberto Benigni, Francesco Guccini, David Riondino. E gli antropologi? Nel museo di Past-orama non ci sono le teste degli antropologi che nel lontano secondo millennio si sono occupati di poesia popolare, ma è presente un antropologo studioso di performance orali: Barbara Kirshenblatt-Gimbletr. La Kirshenblatt-Gimblett racconta la storia de11o studio della cultura popolare de1 secondo millennio da un punto di visto particolare: quello degli studi di folklore tedeschi e americani. Ci racconta di come gli studiosi tedeschi fossero arroccati nel loro mondo accademico, non prendendo patte a77a 5

Utilizzo I'espressione past-orama - anche se potrebbe ricordare una catena di ristoranti italiani - così come è stata proposta nella raduzione italiana del cartone animato Futurama. 268

vita pubblica de11a cultura e limitandosi a bollare come folklorismo tutto ciò che non era di loro gradimento. Lei, che proponevala formula del folklorista pubblico, un individuo cioè che partecipa attivamente nelle politiche di mediazione culturale e nella promozione del pamimonio, domandava agli studiosi tedeschi come mai, indignati da tanto folklorismo, non facessero sentire la propria voce nei canali mediatici. Uno studioso tedesco (Kaschuba) gli faceva notare che nessuno 1i aveva invitati a dire la loro opinione, e lei, ci racconta, rimase ancora più sorpresa, facendo notare come in America non fosse necessario alcun invito da parte dei canali massmediali per esprimere le proprie opinioni (Kirshenblatt-Gimblett 2000). Kirshenblatt-Gimblett rimprovenva ai tedeschi di essere troppo attenti all'uso che della loro disciplina veniva fatto fuori dall'ambito accademico e inolre troppo legati a un linguaggio specialistico poco digeribile da un pubblico composto di persone normali. Inoltre gli faceva notare che la formula difolclore dell'òffentiche che Bausinger, ne1 lontano secondo Millennio, aveva proposto come possibile traduzione di quanto g1i americani chiamavano Folklorists in Public, sembrava in realtà un rimanere su posizioni esterne alla cultura pubblica e un limitarsi a controllare I'uso che delle proprie categorie viene fatto fuori dall'ambiente accademico. Kirshenblatt-Gimblett non crtava gh italiani, anche se tendeva a sussumere sotto IaVolkskunde tedesca gli studi cultura popolare europea in generale, In realtà i1 caso italiano è sicuramente diverso da quello tedesco. 269

Per usare un termine ripreso da Fabio Dei6, si può dire che, mentre i tedeschi si occupavano di uso pubblico del patrimonio solo da un punto di vista non partecipante, per Barb ar a Kirshenblatt- Gimblett uso pubblico del p atrimonio (o della tradizione folklorica) è in primo luogo una concreta pratica che impegna gli antropologi nel settore della cultura pubblica. Perché parlare di Past-orama? I1 motivo, credo, è molto semplice, perché oggi non possiamo sottrarci alla pressione delle politiche patrimoniali che invadono il nostro settore di ricerca, e non possiamo fingere di ignorare come tali pratiche patrimoniali siano fortemente connesse ad interessi spesso lontani dalla realtà della cultura popolare, e spesso veicolati dalla cultura di massa. Ma non è solo questo, è ormai innegabile che la cultura popolare nel suo complesso si sta gradualmente patrimonialtzzando, con o senza il nostro aiuto, anche in barba alla nosffa resistenza. I1 ruolo degli antropoiogi in questo caso rischia di essere sempre più marginale, soverchiato dalf imponente presenza delf industria del turismo, dei grandi promotori culturali e, probabilmente, dalla Unesco stessa. I motivi di questa costante marginalità sono diversi. Da una parte accade spesso che la nostra presenza sia richiesta a cefiificare una presunta autenticità che di solito noi ricusiamo, guardandoci bene dal diventare come i già citati storici del "filologicamente corretto" di cui parlaPalumbo; da77'altra parte però, 1e politiche di fruizione del 6

La guerra dell'ottaua rima. Qualche considerazione dopo l'armistizio, reperi-

bile su www.Idast.org 270

patrimonio culturale da parte dei comuni, degli enti, del turismo e degli attori sociali che "consumano" i beni patrimoniali, sono improntate spesso alla ricerca dell'autenticità (1a vera Toscana, quella con poggi e cipressi, Iavera cucina tipica,il vero teatro popolare, ecc.). Come gli artisti di avanguardia, gli antropologi sono fin troppo spesso in anticipo coi tempi, superano concetti come l'autenticità e 1a cultura nel momento stesso in cui essi diventano cardine delle politiche culturali del mondo occidentale. O forse, e ciò non porrebbe meno preoccupazioni, sono dei puristi che non si accorgono di come il mondo circostante si interessi a temi della cultura popolare scavalcando e ignorando quanto gli anmopologi hanno prodotto su tali temi. Qualunque possa essere la motivazione, una cosa appare evidente: oggi, come hafatto notare BarbaruKirshenblattGimblett (2001),l'essenzialismo vende, è un marcatore di autenticità, e aggiungerei anche che oggi la cultura popolare è molto trendy. Si stanno diffondendo in Italia (ne ho nottziada una milanese che li ha frequentatl) de1li Aperitiui in cui gruppi di giovani donne si ritrovano in un bar e davanti al loro Spritz fanno Ia maglia come le loro nonne: è una delle mode del momento negli ambienti urbani. Non dovremmo sorprenderci se fra poco tempo sarà up to date poetare in ottava menre si sorseggia un Chianti in un \X/ine Bar con gli amici. E questo va anche olme le posizioni o ie intenzioni di promotori culturali come Riondino, a1 quale, probabilmente, si può imputare il fatto di non averci tenuto in giusta considerazione. 271

Se, cosa ormai abbastanza nota, f indusffia culturale tende a tasformare gli eventi del popolare in pseudoeventi spettacolari, e i suoi rappresentanti in fenomeni dabaraccone, il ruolo degli antropologi forse, non può limitarsi a quello dei "cani da guardra dellatradizione". Cosa ci dicono e cosa comportan o Ie rugazze che fanno 7a maglia-aperitiuo o i possibili poeti estemporanei da bar? Certamente li potemmo definire kitsch, perché magafl estetizzano un valore della cultura popolare, ma non di meno loro imparano pratiche di un mondo che non hanno vissuto e 1o "desactalizzano" trasformandolo in uno dei tanti pseudo-eventi della cultura di massa. Sotto questo aspetto dovremmo prestare attenzione alle strategie di promozione sociale, attuate dai singoli gruppi, dalle grandi guide turistiche e dalle politiche locali e inrernazionali. Resta owiamente inevasa la questione de1 come lavorare al fianco di queste istituzioni. Questo pone un problema difficile: siamo esperti di cosa? Di certo non del1e aurenticità - semmai potremmo essere degli esperti del1e politiche di autenticazione che i diversi attori sociali mettono in atto nella promozione dei propri parimoni culturali. Allora mi sembra indispensabile capire che tipo di rapporto l'antropologia può avere con l'Unesco, con 1e istituzioni e i promotori culturali, quali pericoli si corrono, quali limitazioni gli antropologi incontrano, su quali punti è impossiblle negoziare. A questo si aggiunga una cosa, a mio ar,rziso ormai fin troppo evidente: 1o scarso potere politico fa sì che l'antropologo sia una figura pleonastica e 272

l'antropolo gia una pralica "esoterica" che tutti possiedono, facendo de1 nostro sapere uno dei più saccheggiati e citati di questi ultimi anni. Ma,va da sé, se non siamo in grado di sviluppare nuove strategie, non tanto di ricerca, quanto di partecip azione al mondo della cultura di massa, il "saccheggio" dei nostri saperi e le politich e estetizzafiti avranno sempre la meglio. Su questo punto persone come Riondino o altri che si sono occupati di ottava rima, hanno già vinto, non sono soltanto studiosi di poesia popolare, ma sono anche persone che la frequentano, capaci di metterla in scena nei loro spettacoli. Inoltre, elemento di non poco conto, hanno accesso a un sistema di comunicazione cui gli antropologi del patrimonio non partecipano: nel museo di Past-orama loro ci safanno sicuramente, noi potremmo non esserci. Ma questo, forse, non riguarda dar,ryero l'ottava nma che, come prattcaculturale che si inserisce nella vita quotidrana degli individui, rischia di soprawivere ai promotori culturali e agli antropologi, senza il bisogno da parte dei primi di creare apposite Accademie e spettacoli televisivi per promuoverla socialmente, e senza il bisogno da parte dei secondi di conservarne la memoria attraverso 1e etnografre. Magari I'ottava rima che si conserverà nel museo di Past-orama non sarà quella che conosciamo oggi7, ma anche questo fa parte di un processo di commistione tra cultura popolare e cultura di massa.

7

Potrebbe comparirvi, a esempio, la raccolta di ottave contro Bedusconi animata su www.Otravablog. ir. 273

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t961

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