\"Sulla natura o sul non essere\", Gorgia

May 21, 2017 | Autor: Valeria Meazza | Categoria: Rhetoric, Ancient Greek Philosophy, Ancient Greek Language, Gorgias, Sofística, Sofistas
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Περί τοῦ μή ὂντος ή περί φύσεως
Gorgia (da Gorgia. Testimonianze e frammenti, a cura di R. Ioli, Carocci Editore, Roma, 2013)

Data di composizione: forse 84esima Olimpiade, 444 – 441 a.C. (Olimpiodoro), probabilmente composto tra 440 a.C. e 430 a.C. per la padronanza degli argomenti eleatici di Zenone e Melisso oltre ai riferimenti alla dottrina di Leucippo, che quindi dovevano già ampiamente circolare in opere affermate.

Benché Gorgia per definizione non sia "filosofo della natura" nel PTMO è impegnato al pari degli altri presocratici in una riflessione sull'essere, in provocatoria eppur coerente continuità con gli autori di trattati sulla natura.

MXG

Gorgia afferma che nulla è e se è, è inconoscibile e se anche è ed è conoscibile, tuttavia non può essere mostrato ad altri

L'obiettivo di Gorgia non sembra essere una semplice riflessione ontologica sfociante nel nichilismo bensì una provocatoria analisi del rapporto tra logos, realtà e conoscenza attraverso il polemico confronto con dottrine soprattutto eleatiche

I. Nulla è
a. dimostrazione sintetica
Tra coloro che si sono occupati dell'essere, alcuni hanno sostenuto che è uno e non molti, altri che è molti e non uno, alcuni che è ingenerato, altri che è generato le dottrine dichiarano tesi opposte le une alle altre ma se l'essere fosse qualcosa, sarebbe necessariamente l'uno o l'altro

nulla è
b. dimostrazione propria
(attenzione all'indebito passaggio da copulativo a esistenziale di essere!)

il non-essere è non-essere così come l'essere è essere

se essere è opposto a non-essere, che è, l'essere non è se sono identici, l'essere è non-essere
Gorgia sembra concentrarsi sulla possibilità di predicare di ogni nostra esperienza che è o che non è e sulla conseguente indistinzione tra i due piani dell'essere e del non essere - indistinzione linguistica ma che si ripercuote anche sul piano ontologico esattamente come in Parmenide. Partendo dunque dalle aporie implicite in un uso assertorio del linguaggio il sofista estende la sua riflessione alla realtà fenomenica tutta, percepita, pensata e comunicata.

Confutazione dell'Anomimo

L'anonimo usa Gorgia contro Gorgia mostrando come l'asserzione "nulla è" non segua dall'argomentazione e, anzi, essa permetta di dare esito all'asserzione opposta, che "tutto è".

a.(2). Dimostrazione sintetica

1. Generato/Ingenerato
Ammesso che qualcosa sia, è necessario che sia o ingenerato o generato. Se queste alternative sono entrambe impossibili è impossibile anche che qualcosa sia.

Se è ingenerato è anche infinito (Melisso) l'infinito però non può essere in nessun luogo: se potesse, vi sarebbero due infiniti - un contenuto ed un contenente.
Ma Zenone nell'argomento dello spazio dice che ciò che non è in alcun luogo non è nulla.

Per questo non è né generato né ingenerato nulla può generarsi da ciò che è o da ciò che non è

Se ciò che è si modificasse, non sarebbe più tale – se ciò che non è nascesse, smetterebbe di non essere: e del resto, come potrebbe generarsi qualcosa dal niente?

2. Uno/Molti
Se è, è uno o più, ma se non è nè uno nè molti, nulla sarà.

Non è uno se fosse uno, sarebbe senza corpo

Ma ciò che è senza corpo non avendo grandezza non è nulla (Zenone)
Se non è uno, però, non potrà essere nulla, perchè non essendoci unità non ci può essere nemmeno molteplicità
Se fosse uno, non potrebbe essere mosso non sarebbe più l'uno che è , cambiando

Inoltre, se si muovesse, sarebbe per traslazione: smetterebbe di essere uno,
venendo diviso in quanto diviso mancherebbe di essere (Leucippo : essere diviso = vuoto)

II. Se anche qualcosa fosse, sarebbe inconoscibile
(assenza di un criterio veritativo in campo epistemico)
1. Il falso/l'immaginario
Le cose pensate devono essere e ciò che non è non deve essere pensato

Se così fosse, non potrebbe esserci nulla di falso controesempio dei carri che corrono sul mare

2. Isostenia pensiero-percezione
Vedere è epistemicamente dall'udire raccontare entrambe sono però rappresentazioni pensate

Equivalenza epistemica: poichè le cose pensate sono, vedere = udire = rappresentarsi con la mente

Non è dato di sapere quali cose siano vere, perchè sono tutte equivalenti: tutto è inconoscibile

III. Se anche qualcosa fosse conoscibile, non potrebbe essere mostrato ad altri

a. argomento categoriale (separatezza tra sensi ed incomunicabilità col pensiero)
vista eventi, colori
Chi non ha un concetto di una certa cosa, come potrebbe formarselo
udito suoni da altri attraverso un segno cosa stessa?

b. argomento intersoggettivo
Il parlante conosce, ma come potrebbe l'ascoltatore concepire la stessa cosa?

La medesima cosa non può essere in più soggetti separati al tempo stesso: sarebbe due e non più una
(nella riflessione sofistica l'identità è di tipo numerico prima che qualitativo)

Se anche lo fosse, essendo diversi i due soggetti, essa non apparirebbe loro uguale: essi sarebbero uno


c. argomento intrasoggettivo
neppure lo stesso individuo percepisce in sè le medesime cose

nello stesso tempo in tempi diversi
sensi diversi: vista, udito diverse le percezioni e le valutazioni

Come potrebbe allora uno percepire la stessa cosa di un altro?

Se anche qualcosa fosse conoscibile, nessuno potrebbe mostrarlo ad altri perchè cose discorsi e nessuno può concepire lo stesso pensiero di un altro.

Gorgia sostiene l'incommensurabilità tra parole e cose perché per sua intrinseca natura il parlare non può comunicare la realtà ma solo la parola. In questo modo si apre una frattura insanabile nella corrispondenza eleatica tra essere e dire, in cui dire era sempre dire ciò che è, ma viene anche respinta l'idea antistenica del discorso come ciò che propriamente mostra l'essenza di una cosa: oggetto, evento, parola diversi dalla cosa significata non ne possono mostrare l'essenza e con ciò viene meno la possibilità di un discorso inteso come mediazione e rivelazione della realtà significata

Il sofista non nega la comunicazione: nega invece la corrispondenza tra le rappresentazioni create dal linguaggio e le nostre personali percezioni della realtà

Assoluta eterogeneità λόγος – πράγμα: come verbalizzare l'esperienza vissuta?

L'individuo percepisce, si forma un sapere e deve tradurlo in parole, ma perchè ciò di cui sta parlando sia (ri)conosciuto anche il suo interlocutore deve aver compiuto quella medesima esperienza

A fallire è la funzione dialogica della parola nel suo rapporto con la realtà e con gli altri

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