Thewitchonabike: quando l\'arte contemporanea è femmina, tecnologica ed ecosostenibile.

October 11, 2017 | Autor: Elisa Giacovelli | Categoria: Contemporary Art, Women Artists, Women and Culture, Art Gallery, ecoART
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Thewitchonabike: quando l'arte contemporanea è femmina, tecnologica ed ecosostenibile.

Elisa Giacovelli

In maniera discreta, propria di chi non ha bisogno di grandi presentazioni perchè è forte di un buon progetto, inaugura a Lecce un piccolo contenitore dal nome programmatico e dalle ambizioni di gran respiro, Thewitchonabike: pittura, scultura, fotografia e arredo ecofriendly, lo sguardo teso all'innovazione utile, e perlopiù, tutte donne. E questo non è un caso.

Se dovessimo, infatti, individuare alcuni marcatori tematici per l'anno che si è appena concluso, certamente il femminile sarebbe uno di questi. E' stato un anno sotto il segno della donna, declinato sempre in maniera alternativa, nell'intento di ridefinire, attraverso l'arte, il ruolo di questa nel panorama sociale contemporaneo. Due esperienze ci restituiscono il polso della situazione: il lavoro della giovane romana Chiara Fumai e la mostra “Ladies for human Rights” di Marcello Reboani. La prima vinceva nel mese di gennaio, tra mille polemiche, il Premio della Fondazione Furla con un'opera dalle spiccate velleità misantropiche: la video installazione Chiara Fumai legge Valerie Solanas, durante la quale l'artista siede ad un tavolo dietro cui campeggia il murale "A male artist is a contradiction in terms", e rilegge interpretandolo "SCUM  Manifesto", testo della scrittrice/attivista Valerie Solanas, personaggio del femminismo americano nota anche per gli spari che ridussero in fin di vita Andy Wharol. Nell'opera di Reboani la donna diviene, invece, musa inconsapevole poichè non è il valore estetico la principale ragione d'ispirazione per l'artista, bensì la bellezza dell'azione su cui le donne ritratte hanno incardinato la propria vita, ovvero la difesa dei diritti umani. Entrambe meritano un debito approfondimento sia al livello della poetica, sia al livello del linguaggio, ma in questa sede ci limiteremo ad un'assimilazione sul piano contenutistico, al livello del significato. Spostiamo quindi il focus a tutt'altre latitudini geografiche ed artistiche, conservando lo stesso principio ispiratore e torniamo al neonato progetto Thewitchonabike, associazione nata a giugno del 2013, che il 14 di dicembre ha aperto al pubblico le porte dello spazio espositivo sito a Lecce presso Corte dei Chiaromonte, presentandosi con la mostra dal titolo "Il nesso illogico". Una passione, quella della titolare della galleria, l'ex bancaria di origini casertane Giovanna Maccariello, che prende corpo in un edificio d'epoca finemente recuperato - operazione niente affatto scontata in questi tempi in cui è sempre più ricorrente la pratica di un restauro che antepone esigenze di razionalità strutturale e utilità alla conservazione dei valori architettonici. Il punto di tangenza, che è più l'incastro di una tessera all'interno del mosaico che qui cerchiamo di costruire, ci sovviene davanti agli occhi appena dopo l'ingresso: è una poltrona di design, ecosostenibile in tutte le sue componenti perchè realizzata interamente in cartone

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Thewitchonabike: quando l'arte contemporanea è femmina, tecnologica ed ecosostenibile.

alveolare, prodotto dell'azienda Oltre il giardino, che cura tutto l'arredo della galleria. Ma rilevanza ancor maggiore ha il simbolo: la stessa poltrona è stata l'unico elemento in scena durante tutta la conferenza internazionale TEDx tenutasi a Lecce lo scorso 25 ottobre, come a rappresentare la presenza, il "Posto occupato" della campagna nazionale di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Una precisa dichiarazione d'indentità che ci piace assumere come tale, cui fanno eco gli intenti programmatici del gruppo secondo le parole della portavoce, curare principalmente esperienze artistiche femminili, nella fattispecie quando queste sono esito di drammi biografici. L'opera che accoglie e cattura lo sguardo è della fotografa Daniella Pusset, un fotocollage composto da 616 immagini floreali di piccolo formato affini alla tecnica lomografica, accostate fisicamente per formare un'esplosiva parete cromatica. Tutt'intorno la presenza affermativa delle opere di Monica Righi - che con la prima condivide il progetto del Lab Blablabla - al confine (superato da tempo e a pieni voti) tra artigianato artistico ed opera d'arte: i manufatti progettati e modellati nel laboratorio leccese risultano fortemente caratterizzati e singolari per il gioco di rimandi culturali di cui sono il frutto, intrecci di matrice orientale che respirano secoli di storia mediterranea e assumono forme e colori del luogo in cui vengono prodotti per diventare sculture dalle fattezze antropomorfe, oggettistica d'uso quotidiano, o fichi d'india cristallizzati sotto smalti dai vividi colori. Accanto alle donne, spazio anche per uno dei guerrieri armati di Vittorio Tapparini, Hidalgo che rimanda al catalano nobile d'arme per filiazione -, parte del complesso delle tredici sculture di tre metri per uno e mezzo circa, modellate in una struttura essenziale con materiali ferrosi i quali, evocando l'irreprensibilità materica e lo stesso processo generativo della forgiatura, divengono il medium principale della poetica dell'opera dell'artista salentino. A stabilire “il nesso illogico” tra le opere citato nel titolo di questa prima esposizione, ed a chiudere il cerchio, è il fotografo Pablo Péron e il suo sguardo ammirato sull'universo femminile nelle sue rappresentazioni, dalla mimetica resa di corpi e volumi chiaroscurali, o volto ad indagare la donna nell'atto di celarsi o mostrare solo una parte di sé.

 

Mostra visitata il 14 dicembre 2013

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