(with K. Douramani) Tempio e mensa

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RdT 32 (1991) 279-300

VINCENZO R U G G I E R I S.L - K A T H E R I N E DOURAMANI

Tempio e Mensa* Una delle cerimonie più antiche, esistenti nella chiesa d'oriente e d'occidente, è quella che le fonti antiche riportano col nome di « consacrazione di una chiesa ». In Italia, precipuamente nelle regioni meridionali di questa, si è avuto per secoli — ora in forma molto più ridotta — una coesistenza di riti, cioè del latino e di quello bizantino. Anche se di tempo ne è passato, molto ancora resta da studiare su quello che è il sottofondo culturale dell'Italia Meridionale insistendo sui documenti greci che, puntigliosamente, evidenziano aspetti che un occhio attento vede ancora esistenti, sebbene camuffati, oggi. La nostra speranza nel proporre questa cerimonia è, dunque, quella di presentare anzitutto del materiale di riflessione, e di offrire inoltre degli spunti critici per un'ulteriore lettura. Vogliono essere queste pagine, allora, un contributo alla conoscenza del cuore di quella ricchezza teologica tradita dai grandi centri bizantini dell'Italia Meridionale.

1. Il manoscritto Il Gamma-beta 1 è un eucologio1 bizantino, patriarcale 2 , databile al tardo XI-inizi del X I I secolo. Dalle note manoscritte inserite nel codice si possono conoscere alcuni elementi propri alla storia del

* Ordinamento usato per la consacrazione di un tempio e per l'erezione in esso della santa mensa secondo il codice di Bessarione (Gamma-beta 1). Il testo è riportato a p. 287. 1 « Euchologion: collectionem orationum Ecclesiasticarum, benedictionumque seriem esse... possit quoque Rituale, Manuale, Sacerdotale Ecclesiae Graecae intelligi». Cf J. GOAR, Euchologion sive Rituale Graecorum (Venezia, 1730), p. XV. 2 Un eucologio si dice patriarcale quando le cerimonie ed і riti ivi riportati sono indicati come condotti non da un semplice vescovo, ma dal patriarca; nel nostro caso dal patriarca di Costantinopoli. Cf A. ROCCHI, Codices Cryptenses seu Abbatiae Cryptae Ferratae in Tusculano digesti et illustrati (Tusculani, 1883) 244.

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manoscritto stesso. « Istum librum donavit mihi Juliano S. Sabinae Presbytern Cardinali presbyter Georgius Vari de Candia »: la donazione del manoscritto è stata fatta a Firenze da un certo sacerdote di nome Giovanni Vari, cretese, al Cardinale Giuliano Cesarmi (1398-1444) 3 . Il manoscritto, infatti, sappiamo da un'altra nota nel codice, è un « euchologium patriarchale quo usi sunt in Concilio Generali Oecumenico Fiorentino» (1432). L'ultima informazione, ancora dal codice, ci dice che «quem librum idem Julianus Card. Caesarinus donavit Rmo. Card. Bessarioni, qui cum Cryptae-ferratae factus est abb. Commend, istum eidem Monasterio post obitum legavit asservandum » 4 . Bessarione, da cui anche il nome che spesso si dà al manoscritto, lo regala nel 1462 ai monaci di Grottaferrata; nella biblioteca di questa abbazia il manoscritto è a tutt'oggi ancora conservato. Anche se tecnicamente questo manoscritto non è italo-greco, abbiamo scelto questo testo perché rappresenta una fedele tradizione costantinopolitana; tradizione che per secoli ha rinsaldato e fortificato la fede di molte comunità ecclesiali e religiose d'Italia, e di quella Meridionale in particolare5.

2. La cerimonia 2.1. La

consacrazione

Già documentata nel quinto secolo è Γ intelligenza e la prassi della chiesa antica a riguardo degli edifici pubblici da utilizzare per 3 Su questo Cardinale, cf J. GILL, Personalities of the Council of ¥ lorence (Oxford, 1964) 95-103. 4 Sul Cardinale Bessarione, ecclesiastico di spicco a Firenze (nato a Trabisonda, sul Mar Nero, il 2 Gen. 1402 e morto nel 1468), cf. J. GILL, op. cit., 45-54; M. PETTA, 'L'Eucologio ed altri cimeli del Cardinale Bessarione nell'Abbazia di Grottaferrata', in Miscellanea Francescana 73 (1973) 367-370. 5 II manoscritto, per quanto riguarda la nostra cerimonia è stato usato dal Goar, op. cit. spec. 655-664; A. DMITRIEVSKIJ, Opisanie liturgiceskich rukopisei, II, Euchologia (Kiev, 1901) 1054-7; cf P.N. TREMPELAS, Mikron Eucbologion, II (Atene, 1955) 119-146 per le concordanze coi manoscritti ateniesi; K.I. GEORGIUOU, «He akolouthia tôn engainiôn tou naou... » (Atene ?) 166-180. La trascrizione del manoscritto, non sempre corretta, è stata fatta da G. Stassi come dissertazione ad lauream nel 1982 al Pont. Istituto Orientale di Roma: la nostra cerimonia

alle pp. 68-82.

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uso cultuale6. Più che nel quarto, è nel quinto e sesto secolo che si costruiscono nuove chiese: un fatto, questo, che lascia ancora perplessi gli storici ed archeologi del mondo bizantino quando si vanno a notare in un'area urbana alquanto ristretta, quasi attaccate Tun l'altra, sei о sette chiese di notevole grandezza. Certamente non tutti sono edifici costruiti ex novo; molte di queste nuove chiese hanno utilizzato ambienti spaziosi — spesso basilicali о religiosi — del tessuto urbano-architettonico pagano. Quest'ultimo aspetto, crediamo, deve essere tenuto in mente quando il lettore va a leggere la cerimonia della consacrazione propriamente detta 7 . Se storicamente la struttura e la sottostante mentalità può essere facilmente compresa, il tessuto teologico presenta un ricco disegno teologico plasmato sul sacramento del battesimo e rivissuto nella linea della più alta mistagogia bizantina 8 . L'azione sacra è sostenuta in un ambiente chiuso: solo il vescovo ed і chierici sono presenti alla consacrazione della chiesa che, stando al dispiegarsi del nostro testo, è da chiamarsi essenzialmente « consacrazione dell'altare» 9 . La cerimonia inizia, a parte la lista degli oggetti e preparativi vari 10 , con la chiusura delle porte della nuova chiesa. Lo sfondo sog6 P. NAUTIN, 'La conversion du Temple de Philae en Eglise chrétienne', Cahiers Arch. 17 (1967) 1-43. 7 Da notare che spesso і testi usano naos ( = tempio) per indicare il nuovo edificio cristiano. Il termine è di conio pagano e designa l'edificio (o parte di esso) sacro antico (cf. Atti 19,24); in età cristiano-bizantina fu il termine largamente usato per indicare la chiesa sia come luogo teologico, sia come edificio. Eviteremo in queste pagine eccessiva bibliografia; il lettore può trovare ampi riferimenti in V. RUGGIERI, « Consacrazione e dedicazione di chiesa, secondo il Barberinianus graecus 336 », Ońentalia Chńst. Periodica 54 (1988) 78-118 [ in seguito citato come RUGGIERI]. 8 Cf R. BORNET, Les commentaires byzantins de la divine liturgie du VIIe au XVe siècle (Paris, 1966). 9 Le fonti storiche e liturgiche, tuttavia, danno sempre nel titolo « consacrazione di una santa chiesa [naos] e dell'altare », binomio che non regge se si considera l'evoluzione del rito: questo ha riversato tutta l'attenzione sull'altare. Per quanto si sa, questo datum ancora non è stato analizzato storicamente dai liturgisti. 10 Tutti gli oggetti sono ampiamenti descritti in DE MEESTER, Studi di Rito bizantino. II. Rituale-Benedizionale bizantino (Roma, 1930) 182 e ss. [in seguito citato come DE MEESTER]. Per una visione generale della cerimonia: I. FOUNTOULES, Encainia, in Trêskeutê hai Hêtikê Enkyklopedeia (Atene, 1964) V, 319-323; K.M. RALLES, Sulla consacrazione delle chiese secondo il diritto della Chiesa Cattolica Orientale [in greco] (Atene, 1913) 8 e ss.

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giacente è di carattere mistico e conviene sottolinearlo per penetrare una delle profondità della mistagogia del pensiero bizantino. Le cose sante ai Santi si proclama nella liturgia eucaristica, e Simeone, arcivescovo di Salonicco, da parte sua riprende: e così le porte son chiuse. E qui si manifesta ( = accade) il cielo e viene la potenza dello Spirito Santo. Perciò solo coloro che sono del cielo, le persone sacre cioè, possono vedere e nessun altro11. Tutta la centralità del rito sarà riversata sull'altare, come vedremo, ma è d'uopo sottolineare, l'ambiente, il Sitz im Leben teologico nel quale l'altare è posto e dal quale esso assumerà la sua funzione primaria. La sfera ontologica è la chiesa, e sottolineamo in questo contesto, precisamente lo spazio (sacro) limitato dalla muratura, l'ambito in cui il mysterìon accade: la chiesa è il terrestre cielo nel quale il celeste Dio abita e cammina, prefigurando sia la crocifissione, sia la tomba, sia la resurrezione di Cristo. Essa è glorificata sulla tenda della testimonianza di Mose, nella quale v'è il propiziatorio e la « sancta sanctorum»12. Questo è l'ambiente del mistero ed in esso solo gli iniziati (le persone sacre) possono presenziare l'evento della consacrazione. L'altare (trapeza/thysiastenon) per il tramite delle invocazioni epicletiche delle preghiere13 e per l'unzione col myron diverrà Y ubi ove Cristo è posto nella tomba; nel quale è mostrato14 il vero e celeste Pane, la mistica ed incruenta offerta sacrificale15. SIMEONE DI SALONICCO, De Sacro Tempio ejus consecratione, Patr. Gr. 155, 312B [in seguito citato come SIMEONE]. 12 N. BORGIA, La Exêgêsis di S. Germano e la versione latina di Anastasio Bibliotecano (Grottaferrata, 1912) 10, 15-21; cf CH. KONSTANTINIDIS, 'L'orcio de la dédicace des Eglises selon le rite byzantin vers la moitié du VIII E siècle', Atti dell'Vili Congr. Bizantino (Atene, 1956) II, 209-211; A.K. FYRILLAS, 'Le rite byzantin de la consécration et dédicace d'une église', Maison Dieu 70 (1962) 132-134. 13 Cf la 2nda parte della preghiera 3 (che riprende la tematica di Germano) e la 2nda parte della preghiera 5; RUGGIERI 108-112; N. CABASILLAS, Explication de la divine Liturgie, ed. S. SALAVILLE, [Source Chr. 4 bis] (Paris, 1967) 188, 17. 14 II verbo prokeimai riprende l'idea di « giacere nella tomba ». 15 SIMEONE 316D è più descrittivo e meno profondo della semplicità di Germano: cf anche F.E. BRIGHTMAN, 'The Historia Mystagogica and other Greek 11

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Il plesso mistico più importante, che il lettore facilmente intuisce nella lettura delle grandi preghiere del nostro primo ordo, è la simbiosi teologica di chiesa-altare. L'altare è lo spazio/luogo santo per eccellenza all'interno del cielo terrestre (chiesa), e questa loro sacralità e inter-relazione è causata dalle formule epicletiche delle preghiere e dall'unzione del myronlG. Questo è il plesso antico del rito; la minuziosa ritualità versata sull'altare è una stratigrafica simbologia che, innestandosi sull'epiclesi-myron, si sviluppa secondo una teologia ed un rituale battesimale all'interno ed in funzione di un ambito teologico più ampio che è la chiesa. Si noti che per comprendere questa relazione bisogna pensare lo spazio come ambito reso ontologicamente differente da ciò che sta «al di fuori» dello spazio dell'edificio (chiesa). Germano ancora una volta ci introduce in questa ontologia: la chiesa è il tempio di Dio, il santo precinto17, casa di preghiera, assemblea di popolo, corpo di Cristo: il suo nome è sposa di Cristo. Con l'acqua del suo battesimo [di Cristo]18 purificata, col suo Sangue aspersa ed adornata nunzialmente; sigillata col myron del Santo Spirito, secondo il detto profetico: «il tuo nome è unguento diffuso » 19 . L'occhio attento riconosce la terminologia battesimale in questo conciso enunciato del patriarca. Le ultime tre sequenze (acqua, sangue, myron) ci riportano al battesimo. Diciamo subito che benché vi sia questa stretta analogia col battesimo20, segnalata da Germano, letta nel nostro ordo e abbondantemente commentata da Simeone, Commentaries on the Byzantine Liturgy', Journal of Theological Studies 9 (1908) 258; CABASILAS, Explication des Rites, in Explication 376, 84-89. 16 Cf la terza invocazione nella preghiera 3 (la synaptê). 17 Germano ha usato naos (tempio; sacrarium in Anastasio Bibliotecario) e temenos (precinto; templum in Anastasio); temenos è preso, credo, da Germano nel senso classico, come « terreno discostato da uso pubblico e dedicato ad un Dio » (LIDDELL-SCOTT).

Quest'acqua è simbolicamente l'acqua del Giordano quando Gesù esce dal fiume (dopo la discesa dello Spirito). Il lettore trova la stessa idea testualmente riprodotta nella preghiera sull'acqua 4. 18

19 20

BORGIA, La Exegesis 10, 1-11. Cf RUGGIERI 108-109; per l'acqua, vedi SIMEONE 313C; M. ARRANZ 'Les

Sacrements de l'ancient Euchologe Constantinopolitain', Ońent. Chr. Periodica 51 (1985) 60-86; 52 (1986) 145-178.

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non si può parlare di identità perché la mistagogia, che pienamente ha impregnato tutta la tradizione manoscritta sull'ordo dall'VIII secolo in poi, si basa, appunto come mistagogia, sul l'ubi, sul luogo, topos dell'evento del mistero. Germano parla di purificazione per l'acqua del battesimo di Cristo, e noi ritroviamo il sottofondo battesimale nella preghiera sull'acqua (n. 4) che servirà per aspergere l'altare la prima volta. La seconda aspersione è fatta col vino profumato Сkollathorí)\ questa non trova riscontro nella liturgia battesimale, soprattutto quando si constata la libagione di vino accompagnata da un salmo penitenziale (Ps. 50). Germano dice «aspersa col suo Sangue», ed in passato s'è pensato che il vino misticamente raffiguri il sangue21. L'idea affascina, ma non sembra rispettare il contesto letterario del passaggio di Germano e lo svolgersi del rito. Altrove22 esprimevo l'opinione che nel contesto pneumatologico della preghiera 4, e dalla dinamica azione-frutto (di stampo paolino) dei versi del Ps. 50 si va a concludere la domanda di « avere uno spirito nuovo » chiesta appunto dai versi del salmo. L'ultimo passaggio è a) l'adornamento nunziale, e b) la sphragis col ту ron20, l'uomo nuovamente rivestito (nel battesimo) — spazio sacro reso tale dal sigillo del dono dello Spirito. Il participio «adornata» si riferisce alla «vestizione» del nuovo altare, oramai reso tipo della tomba di Cristo. La tomba di Cristo richiede tutto un nuovo mondo, ed il suo lavaggio di purificazione, il sigillo di fuoco {туron), la sua fasciatura di nitidezza, tutto testimonia della nuova sfera ontologica a cui questa m e n s a è stata elevata.

2.2. La

dedicazione

La giornata della dedicazione (deposizione delle reliquie ed inaugurazione della nuova chiesa) è un evento che le fonti ci hanno fedel-

21

C. KONSTANTINIDIS, 'L'ordo de la dédicace', 210.

22

RUGGIERI

106.

Per l'uso del myron nel battesimo, cf F.C. CONYBEARE, Rituale Armenorum (Oxford, 1905) 405; in generale, V.-S. JANERAS, L'iniziazione cristiana nella tradizione liturgica orientale (Romae, 1968); I. FOUNTOULES, Encainia, ibid. Sia il battesimo come il nostro ordo è seguito dall'eucaristia. Nota che il myron viene usato ancora nella fase finale della deposizione secondo il Gamma-beta 1. 23

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mente tradito. Da Eusebio24 in poi la dedicazione e festività connesse divennero un fatto acquisito nella storia della liturgia e del costume. Anche se l'idea di S. Giovanni Crisostomo è teologicamente più semplice e profonda25, la prassi posteriore si cristallizza nella deposizione delle reliquie. La chiesa avrà la sua apertura ufficiale allorquando delle sante reliquie sono poste ai pié del suo altare. La cerimonia è semplice: è la translatio reliquiarum dalla chiesa dov'erano poste26 alla nuova che era rimasta chiusa dal tempo della sua consacrazione. Una volta aperte le porte 27 , entra il vescovo, il coro del clero col popolo; fatta la deposizione inizia l'eucaristia. Una nota comune in Occidente come in Oriente è la presenza festosa della gente che prende parte processionalmente alla dedicazione e alla festa che accade in città in questo frangente28. V'era allora un concorso di vescovi, a Bisanzio anche di patriarchi. Nella capitale il Patriarca stava sul carro imperiale sorreggendo le reliquie, e processionalmente ci si avviava per le vie della città verso la nuova chiesa29, in Occidente anche, erat autem sacerdotum ас levitarum in albis vestibus non minus chorus, et civium honoratorum ordo praeclarus, sed et populi sequentis ordinis magnus conventus30. 24 Historia Eccl. X, III-IV, ed. G. BARDY, [Sources Chr. 55] (Paris, 1958) 79 e ss.; accenno su questo anche in De Vita Constantini, ed. I.A. HEIKEL, IV, 45 (Leipzig, 1902) 136, 11 e ss. 25 « E ancora l'altare qualcosa di meraviglioso, poiché di natura litica diventa santo dopo che riceve ( = sostiene) il corpo di Cristo »; In Epist. II ad Corinth., Нот. XX, Patr. Gr. 61, 540. Crisostomo pensa qui alla prima eucaristia. Per la storia delle reliquie: RUGGIERI 112, nota 57. 26 Questa chiesa, secondo il Barberini (RUGGIERI 97) doveva essere vicina alla nuova; in essa si celebrava il vespero e la pannychis la sera precedente. Nel Gammabeta 1 non si fa accenno a questo; il vescovo arriva e dopo la preghiera 7 (di data antica) inizia la processione con le reliquie. 27 Nota come il testo sottolinea della chiusura delle porte della chiesa; la preghiera 8 è assente nel Barberini e si recita anche nell'anniversario della consacrazione. 28 RUGGIERI 81, nota 9 e 112 per le fonti. 29 TEOFANE I, 353 (ediz. Bonn): la dedicazione di S. Irene a Sykas nel settembre 551; MALALAS XVIII, 486. Minuziosa è la descrizione della consacrazionededicazione della chiesa di Pacomio a Pboou (V sec.?): A. VAN LANTSCHOOT, 'Allocution de Timothée d'Alexandrie', Le Muséon 47 (1934) 46 e ss. 30

GREGORIO DI TOURS, De Giona

Confessorum,

Patr. Lat. 842B-843A; « plu-

rimis viis, pluribus turbis... ad te venitur, quippe postquam omnibus tempus futurae

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Un'ultima nota a quanto detto. Nel giorno della dedicazione ed anniversario v'era grande festa in città, non solo religiosa, ma sfociante anche in chaos ed oscenità. La chiesa cominciò subito,già nel VI secolo, a limitare la portata di queste manifestazioni: і canti sconvenienti e le danze oscene sono totalmente da escludere in questa situazione dalle chiese, dai narteci e dagli atri delle stesse chiese31. La celebrazione eucaristica, come segue nel nostro testo, si avrà ogni giorno per una settimana; alla fine si tolgono gli antiminsi32 dall'altare «giacché l'altare è ormai consacrato». Questa chiusa del nostro testo riprende da lontano l'idea del Crisostomo che centrava la consacrazione-dedicazione sul sacrificio eucaristico. Il Gamma-beta 1 attraverso la sua ricca simbologia ha conservato l'idea antica del valore del sacrificio eucaristico come consacrante lo «spazio» dell'altare. Il documento che presentiamo ha un'ulteriore caratteristica: elenca e spiega gli elementi da usarsi durante il rito. Il testo assume così uno speciale valore storico per il cultore della vita quotidiana dei territori bizantini in Italia. Abbiamo cercato di rendere il greco in un accettabile italiano; in parentesi a volte diamo il termine trascritto e la numerazione dei fogli.

dedicationis inclaruit »: SIDONIUS APOLLIN., Epist. IV, 15, ed. W . B . ANDERSON

(London, 1965) 120. In questo giorno si era soliti anche fare delle opere caritative da parte di coloro che custodivano la chiesa: « uolumus ut ad celebrandam dedicationem dare debeas ad erogandum pauperibus in auro solidos decem, uini amphoras triginta, annonas ducentas, olei orcas duas, ueruices duodecim, gallinas centum... »: GREGORIO MAGNO, Epist. I, 54 (anno 591), ed. D. NORBERG, Corpus Christ. Ser. Latina 140 (Turnholt, 1982) 67; per l'Oriente, cf RUGGIERI 114, nota 64. 31 Concilio di Toledo (canone 23, anno 589), e Cabilonensis (Chalon-surSaône, canone 19, anno 644?): J. HEFELE-H. LECLERCQ, Histoire des Conciles (Paris, 1909) 111/1 2 2 8 e 284; cf GREGORIO MAGNO, Нот. in Evang. X I V , Patr. Lat. 76,

1130BC. 32 Questi, come si sa, sono dei panni consacrati dal vescovo ed a volte possono fungere da altare: DE MEESTER 159-164.

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Ordinamento usato per la consacrazione di un tempio e per l'erezione in esso della santa mensa secondo il codice di Bessarione

(Gamma-beta 1)

[VIGILIA] (Fol. 74v) Il giorno antecedente (la cerimonia della consacrazione) lo ieromnemone33 prende cura del tempio in questione (oppure un altro ministro, incaricato del servizio ecclesiastico, al quale è stata affidata la cura della chiesa). Questo incaricato dispone affinché і muratori [lithoxous] sistemino la mensa e la collochino sopra le colonne [che la dovranno sostenere] in modo conveniente. Terminato questo lavoro, sopraggiunge il vescovo recante tre particelle di reliquie di martiri che dovranno essere deposte dopo la cerimonia. Se la mensa poggia su colonne, le reliquie vanno deposte in un loculo preparato come una tomba sulla base dell'altare tra le due colonne che volgono ad oriente; se invece questa poggia su una base [bômos] — che può essere massiccia oppure composta da più blocchi di pietra — (fol. 75) le reliquie vanno deposte in un'apertura, creata appositamente da un operaio ltechnêtês], al centro della base, dal lato

33 Dignitario ecclesiastico incaricato di disporre tutto per il buon andamento della cerimonia. Il termine appare tardi nella letteratura cristiana; non viene usato dai Padri Apostolici, né dagli Apologisti: cf A. WARTELLE, 'Sur le vocabulaire du sacré chez les Pères Apologistes Grecs', Revue des Etudes Grecques 102 (1989) 44; RUGGIERI 102-3. Il soggetto della cerimonia della consacrazione secondo la regola della chiesa sarà sempre il vescovo; occasionalmente, e per incarico del patriarca, può essere un presbitero. Cf Analecta Boll. 16 (1897) 47, 13 e ss. Solo più tardi ed in casi particolari avvenne che un presbitero presenzi la consacrazione. E il caso del protopresbitero Pietro, amministratore della metropolia Russo-Valacca, che riceve il permesso dal patriarca Antonio IV (Maggio 1385) a consacrare chiese: MIKLOSICHMüLLER, Acta Patriarch. Costantinopolitani (Vienna, 1860) II, 242; DE MEESTER 154.

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che guarda il synthronon. Il vescovo mette le tre particelle di reliquie in una cassetta [glôssokomos34] simile ad un'arca [kamptrion]; con essa le reliquie saranno poi deposte. Messa quest'arca su un disco consacrato, e, posto sopra il cosiddetto asterisco, (il vescovo) ricopre tutto con un velo. Tutto questo è portato e deposto (dal vescovo) in una vicina chiesa consacrata dove si celebra anche il vespro, la pannychis e l'orthros.

[FESTA] Il giorno seguente lo ieromnemone, oppure un altro ecclesiastico, a tempo si reca di nuovo nella chiesa e prepara l'ordinamento di quanto è necessario al compimento dei riti. E necessario che tutte le cose ( = oggetti e utensili) siano nuove ed in perfetto stato. Esse sono le seguenti: due savane35, ossia tele bianche; tre fazzoletti, ossia manutergi; tre fasce; un piccolo tappeto ed un cuscino; carta tagliata a metà oppure in tre parti, in quantità sufficiente per le colonne che sostengono l'altare; dello spago; mastice; cera 36 ; polvere di marmo; una pentola; un contenitore per l'acqua calda; una brocca о un imbuto di bronzo о di terra cotta; quattro spugne; del sapone bianco; una lampada (fol. 75v) che si chiama anche lychnos ed il necessario per sostenerla [lampter], un pezzo di sughero galleggiante [molyvis], il lucignolo lthryallis: l'ordine chiaramente dovrebbe essere lampada con thryallis e molyvis sostenuti da un lamptêr]; due vasetti, uno pieno di vino profumato oppure di vino puro, l'altro pieno di myron; e non come alcuni hanno scritto (che occorre) un kollathon37 di myron, perché il kollathon è grande, in quanto contiene la metà di una saites, cioè venticinque sestarii і quali fanno quarantuno litri [Utras] ed otto once 38 . 34 Questo è una cassetta (bara) che poteva essere fatta con metallo prezioso о anche di bronzo, di pietra (marmo) о di legno. 35 Savanon è di per sé una pezza di tela о di lino, ma può significare anche un grembiule (come nel nostro caso), un abito о un asciugamano. 36 II ceromastice che si verrà a creare per fissare l'altare sulle colonne è simbolo cristologico, dell'unione di Cristo con noi fino alla morte: SIMEONE 312CD. 37 Questo è una misura per liquidi che contiene 25 xeste. 38 Saites è il nome di una misura per liquidi che contiene 22 sestarii.

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[Ultimi preparativi] L'incaricato responsabile a preparare queste cose ordina per tempo che la cera dopo essere stata riscaldata nella pentola venga fusa. Così, dopo aver aggiunto il mastice, si mette insieme la giusta quantità di polvere di marmo (il tutto ancora in proporzione) al numero e alla larghezza delle colonne. Indi ordina di rimuovere dalla chiesa tutto quanto è possibile muovere (tutta la suppellettile) e di non accendere lampada alcuna (ovviamente qui si parla di una chiesa già arredata). Quando arriva il vescovo, la mensa (dell'altare) viene rimossa dalle colonne e appoggiata ad una parete. Ogni laico viene allontanato e rimangono così nella chiesa solamente і sacerdoti (tra questi il vescovo chiaramente), il resto del clero, і ministranti della chiesa e quelle persone che saranno utili (durante la procedura) della consacrazione ( = gli operai). Dopo che tutte le porte sono perfettamente chiuse39, (fol. 76) il vescovo indossa і suoi paramenti sacri e lo stesso fanno gli altri vescovi presenti — se ve ne sono — ed anche і sacerdoti e і ministranti sacri. Il vescovo celebrante indossa sopra і suoi paramenti il savanon, che scende sul davanti dal petto ai piedi, mentre posteriormente ha due estremità che passano sotto le ascelle e si uniscono sul dorso; la vita viene cinta da una fascia. Attorno a ciascun braccio gli si avvolgono dei tovaglioli stretti con delle fasce. Così vestito, (il vescovo) col suo seguito si reca nel santuario. Ad un suo ordine degli incaricati prendono la carta e la tagliano in parti sufficienti, sì che ognuna delle colonne dell'altare sia ben avvolta, facendo in modo che la carta che sta sulla parte superiore della colonna sia doppia, (ciò si ottiene) ripiegandola verso l'interno, mentre la parte inferiore conserva un solo strato. Questo si fa perché (su questo lembo doppio di carta) sarà versato il ceromastice bollente (fol. 76v) e bisogna, allora, che la carta sia doppia per poterlo contenere. E necessario ancora che l'altezza di questo pezzo di carta sporgente sia superiore di un dito all'altezza della colonna in modo che il ceromastice non fuoriesca. In seguito, dopo che, come detto, ogni colonna è stata 39 Le porte chiuse, come detto, escludono dal profano la venuta dello Spirito. Tale il senso posteriore di SIMEONE 312B, che è corroborato da un testo di molto anteriore (VII sec.), in cui è l'angelo del Signore che viene in sogno: Vita et Trans ία tio S. Olympiadis, Analecta boll 15 (1986) 417, 21-22.

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avvolta dalla carta, (la colonna) viene stretta esternamente con lo spago che si gira tre volte nella parte superiore e tre volte nella parte inferiore in modo tale, però, che il congiungimento delle estremità dello spago formi nel mezzo della colonna e sulla sua parte frontale, tra il legame di sopra e quello di sotto, una croce. Dopo viene versata della polvere di marmo sul bordo superiore della carta di ciascuna colonna, contro le pieghe sporgenti della carta in modo da impedire la fuoriuscita del ceromastice da qualche piccolo buco. Portata quindi la pentola, il ceromastice viene versato sulle colonne fino a riempire tutte le cavità della carta; dopo si lascia raffreddare un po' perché questo è bollente. Il vescovo prega così (fol. 77). 1 - Signore Dio e Salvatore nostro, che fai e disponi tutto per la salvezza del genere umano, accetta la preghiera di noi indegni tuoi servi, e rendici atti in questa ora presente di portare a compimento, senza peccato, la consacrazione40 di questo tempio che per la tua gloria è stato costruito sotto il nome del santo NN., ed in esso di erigere la mensa. Poiché a te si deve tutta la gloria, l'onore, l'adorazione, al Padre, al Figlio e al Santo Spirito. Dopo Vamen, il vescovo insieme ai presenti (sacerdoti) e con qualche operaio (technêtês), se necessario, (solleva) e depone la mensa sulle colonne. Durante questa operazione si canta il salmo 144, per tre volte (: «Ti esalterò Signore, mio Re»), fino alla fine, e così dice poi il Gloria. Il ceromastice colato fuori viene raschiato, e si puliscono anche le parti (sulle colonne) dov'è colato; nel mentre si canta il salmo 22 (: «Il Signore è il mio pastore»). Completato il salmo, si dice il Gloria ed il vescovo dice: Benedetto sia sempre il nostro Dio, ora e sempre e per і secoli eterni. Così (tutti і presenti) premono lentamente la (tavola della) mensa con le mani per farla bene aderire (fol. 77v) alle colonne e sia così ben fissa.

40

II testo legge enkainismon.

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Questa è la prassi nel caso di una mensa sorretta da una о più colonne; se invece Faltare è composto da un blocco quadrato ed anche la mensa è quadrata, il ceromastice viene versato sui quattro angoli dell'altare e così si fa la consacrazione. Nel caso, invece, che (la mensa) è composta da diverse lastre di marmo, il ceromastice viene usato solo per il pezzo centrale, mentre un operaio fissa le altre parti, e non viene usata né la carta, né tutto il resto (sopra descritto). Dopo che è stata fissata la mensa, si dispongono il tappetino ed il cuscino davanti alle porte del santuario. L'arcidiacono dice: Inginocchiamoci, ed il vescovo, inginocchiato su questo (cuscino), così prega: 2 - О Dio senza inizio e senza fine, che dal nulla conducesti all'essere tutte le cose, abitante una luce inavvicinabile, avente il cielo come scanno e la terra come tuo sgabello, tu che hai dato a Mose і comandamenti ed il modello, ed hai riempito Beseleel di spirito, rendendoli così capaci di costruire la tenda della Testimonianza, lì ove era la Legge, immagine (fol. 78) ed adombramento della verità; tu che hai donato a Salomone larghezza e ricchezza di cuore, e per suo mezzo innalzasti l'antico tempio, mentre ai santi e gloriosi tuoi apostoli hai aperto l'adorazione in spirito e la grazia della vera Tenda e per mezzo loro piantasti su tutta la terra le tue sante chiese ed altari, Signore delle potenze, perché a te si portino і sacrifici spirituali ed incruenti. Tu, che ora ti sei compiaciuto di questo tempio costruito nel nome di san NN, per la gloria tua e dell'Unigenito tuo Figlio e del Santo Spirito, Tu, immortale e munifico Re, ricordati della tua grazia e della tua misericordia, poiché esse sono eterne. Non respingere noi, macchiati da una sì grande moltitudine di peccati, non ritrarre la tua alleanza a causa della nostra impurità, ma guarda ora і nostri erbori, dacci forza e soccorrici, per la grazia e la visitazione del santo e vivificante tuo Spirito, a completare serenamente (fol. 78v) la dedicazione di questo tempio e la consacrazione del tuo altare, per benedire in esso Te con salmi, cantici e liturgie mistiche e per sempre magnificare la tua misericordia. Sì, Sovrano Signore, Dio nostro Salvatore, speranza dei confini della terra, ascoltaci, peccatori qual siamo, nel pregarti, e manda il tuo santo ed adorabile Spirito: santifica questo luogo. Riempilo di luce invisibile, eleggilo come tua sede, rendilo abitazione della tua gloria, adornalo coi

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divini e celesti tuoi doni, rendilo porto per chi s'imbatte in tempeste, medicamento per la sofferenza, rifugio da malattie, fortezza contro і demoni, (luogo) in cui giorno e notte і tuoi occhi sono aperti e le tue orecchie attente alla preghiera di chi entra nel timore e nella riverenza di Te, ed invoca il tuo santo ed adorabile Nome (fol. 79), e ciò che ti si chiede, Tu, nella tua altezza, ascolta e concedi. Rendi incrollabile questo luogo per sempre e manifesta l'altare posto in esso quale santo dei santi per mezzo della potenza e forza del santissimo tuo Spirito. Glorifica quest'altare più del propiziatorio della Legge, sì che і divini misteri svolti su di esso possano accedere al tuo santo e celeste e razionale altare ed arrecarci la grazia della tua immacolata protezione. Non poniamo, infatti, fiducia nell'opera delle nostre mani, ma nella tua indicibile bontà. Alla fine ci si alza, e l'arcidiacono dice: 3 - Soccorri, salva, abbi pietà, solleva e proteggici Signore. Per la pace che viene dall'alto e per la salvezza (delle nostre anime). Per la pace di tutto il mondo [, per la stabilità delle sante chiese di Dio e la loro unità, preghiamo il Signore]. Per la santificazione di questa casa e dell'altare che c'è in essa, per mezzo della visitazione, forza ed energia del Santo Spirito, preghiamo il Signore. Per і nostri piissimi [Re, per tutto il palazzo imperiale, per il loro esercito,] preghiamo il Signore. Per questa città [per ogni città e circondario, e per tutti quelli che, nella fede di Cristo, le abitano, preghiamo il Signore]. Perché siamo liberati [da ogni afflizione, ira, pericolo e necessità, preghiamo il Signore]. Per l'intercessione della tutta santa, immacolata, tutta gloriosa e benedetta nostra Signora, Madre di Dio [e sempre Vergine Maria, dei santi e gloriosi apostoli, di san NN. a cui si dedica questo tempio]. (fol. 79v.) Acclamazione: Poiché santo sei Tu, Dio nostro, e riposi fra і santi e venerabili martiri che per te hanno combattuto: a Te volgiamo la gloria [Padre, Figlio e Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli eterni, Amen].

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Dopo Vamen, il vescovo entra nel santuario e, stando di fronte alla santa mensa, prende il sapone bianco e forma su questo tre croci, una nel mezzo e due sui lati. Dopo, si versa dall'apposito vaso l'acqua calda (con l'aiuto di) un catino о un imbuto (che viene presentato al vescovo). Il vescovo con il capo inclinato prega: 4 - О Signore, nostro Dio, che hai santificato le onde del Giordano con la tua salutare manifestazione, manda ora la grazia del tuo Santo Spirito e benedici quest'acqua per la santificazione e perfezione di questo tuo altare41. Perché sei benedetto per і secoli dei secoli. Amen. Dopo questa preghiera versa tre volte l'acqua calda sull'altare42 dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il vescovo, quindi, e gli altri sacerdoti о vescovi (se sono presenti) passano le spugne sull'altare e sulle colonne pulendo poi con sapone; poi asciugano con panni di lino puliti simili a quelli usati il giovedì santo (fol. 80) per l'abluzione dell'altare — oppure si usano gli antiminsi, se ci sono, dopo averli bagnati con altra acqua calda. Durante queste operazioni si recita il salmo 83 (: « Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti»). Finita l'abluzione e l'astersione, il vescovo dice: Gloria al nostro Dio per і secoli (eterni). I sacerdoti che stanno di presso il vescovo hanno nel frattempo deposto da qualche parte gli antiminsi; il vescovo, quindi, prende il vasetto pieno di vino profumato о di vino puro e lo versa per tre volte sull'alAltare come thysiasteńon nel testo. II calore dell'acqua (acqua tiepida = chitaron ydôr) iconizza quello dello Spirito, e la sua effusione quella della Trinità: SIMEONE 313C. Il concetto di calore applicato all'acqua (acqua calda = zéon y dôr - l'aggettivo è cambiato) è simbolo dello Spirito: N. CABASILAS, Explications des ornements sacrés, ed. R. BORNET, in N. 41 42

CABASILAS, Explication,

376, 89 e ss.

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tare, formando il segno della croce, dicendo: Aspergimi con issopo e sarò puro, lavami e sarò più bianco della neve. Fammi udire gioia ed allegria, ed esulteranno le ossa fiaccate. Questo dice per tre volte; poi recita il salmo fino alla fine e dopo il Gloria dice: Benedetto sia sempre il nostro Dio, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Poi il vescovo preso il vasetto pieno di myron puro, о raramente di myron mescolato con olio — mentre Г arcidiacono dice — Attenzione —, ne versa sull'altare in forma di croce creando tre croci, una nel mezzo ed una su ciascuno dei due lati, come nel battesimo, dicendo tre volte: Alleluia43. Poi rende il vasetto (fol. 80v) ad un sacerdote che gli sta vicino e spalma tutto l'altare con il myron tracciando su ciascuna colonnina tre croci, una nel mezzo ed una su ambo і lati. Quando і sacerdoti riportano gli antiminsi sull'altare, il vescovo versa su di essi il rimanente vino puro о profumato e myron sufficiente, mentre si canta fino alla fine il salmo 132 («Come è bello e giocondo»). Detto il Gloria, il vescovo dice: Gloria a te, Santa Trinità, nostro Dio per і secoli. Con gli antiminsi si asterge l'altare; subito dopo gli antiminsi vengono messi da parte dai sacerdoti. Il vescovo prende il cosiddetto katasarka, che è una tovaglia nuova о del lino puro, che reca attaccati ai quattro angoli dei piccoli cordoncini. Questi cordoncini, una volta sistemato il katasarka sull'altare, vengono legati о in forma di croce sotto l'altare, oppure alle colonnine. Sopra il katasarka si dispongono gli antiL'unzione col myron ed il canto dell'Alleluia è un binomio battesimale, e la tradizione bizantina lo presenta anche in questo contesto. Per le varianti, cf RUG43

GIERI 1 0 6 - 7 ; SIMEONE 3 1 6 B C - 3 1 7 C D ; CABASILAS, Explication ЗІВ,

85-88.

des ornements

sacrés

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minsi consacrati. Mentre si fa questo si recita il salmo 131 (: «Ricordati, Signore, di Davide e delle sue pene »), una о due volte, e quando finiscono questa operazione si dice il (fol. 81) Glona. Il vescovo poi dice: Gloria al nostro Dio per і secoli eterni. Dopo di ciò il vescovo si lava le mani e se le asciuga con un tovagliolo nuovo; prende poi Y aploma, cioè il rivestimento dell'altare, e mentre lo dispiega sull'altare si recita il salmo 92 (: «Il Signore regna, si ammanta di maestà»), una, due о tre volte; poi si dice il Gloria. Dopo Vamen, si porge al vescovo l'incensiere, e questi allora incensa l'altare, il santuario e tutta la chiesa mentre si recita il salmo 25 (: «Fammi giustizia, Signore»), una о più volte. Uno dei sacerdoti presenti, oppure uno dei vescovi, segue il vescovo consacrante portando il vaso del santo myron e traccia con esso delle croci su ognuna delle colonne e dei pilastri della chiesa. Alla fine dell'incensazione e della recita del salmo, dicono il Gloria. Il diacono recita la solita litania, e dopo Y Assisti, e durante la commemorazione della Vergine aggiunge il nome del santo al quale è dedicata la chiesa. Il Vescovo stando di fronte all'altare, senza inginocchiarsi, prega così: 5 - Signore del cielo e della terra, che con indicibile sapienza hai fondato la tua chiesa (fol. 8 lv) e stabilito l'ordinamento dei sacri ministeri sulla terra quale antitipo delle liturgie angeliche dei cieli: Tu, ora, Sovrano munifico, accetta noi che ti preghiamo, noi indegni di chiedere cose tanto grandi, affinché, l'abbondanza della tua misericordia sia manifesta. Tu non hai cessato di beneficare in vari modi il genere umano, e quale apice dei tuoi favori ci hai donato la presenza nella carne dell'unigenito tuo Figlio. Egli, apparso sulla terra, illuminò coloro che erano nelle tenebre, lume di salvezza, offrì se stesso quale sacrificio per noi e divenne propiziatorio per il mondo intero col renderci partecipi della sua resurrezione. Asceso al cielo, investì і suoi discepoli ed apostoli, come aveva promesso, della potenza dall'alto, lo Spirito Santo, l'adorabile ed onnipotente, che procede da te, Dio e Padre. Per mezzo dello Spirito, divenuti forti in parole ed opere, trasmisero il battesimo della figliolanza,

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innalzarono "le chiese, costruirono altari, (fol. 82) posero le leggi ed і dettami per il sacerdozio. Nel ricevere da essi la tradizione, noi peccatori ci prostriamo davanti a Te, vero Dio e ti preghiamo, о Clemente: riempi della tua gloria questo tempio costruito per la tua lode e manifesta l'altare in esso eretto come santo dei santi, sì che noi, stando innanzi ad esso, come davanti al trono tremendo del tuo regno, ti adoriamo senza rimprovero elevando preghiere per noi e per tutto il popolo ed offrendo l'incruento sacrificio della tua bontà, per il perdono dei peccati volontari ed involontari, per la guida della nostra vita, per la rettitudine di una buona condotta, per il compimento di ogni giustizia. Perché benedetto è il tuo santissimo Nome, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ora e sempre. Dopo Yamen, dice Pace a tutti. Dopo che il diacono recita: Inchiniamoci,

il vescovo prega così:

6 - Ti ringraziamo, Signore, Dio delle potenze, in quanto effusa la grazia sui tuoi santi apostoli e sui nostri beati padri ti sei degnato, per il tuo grande amore (fol. 82v) verso gli uomini, di estenderla fino a noi peccatori ed indegni tuoi servi. Per questo ti preghiamo: riempi, pietoso Sovrano, di gloria, di santificazione, di grazia questo tuo altare, affinché і sacrifici incruenti ed a Te offerti si trasformino nell'immacolato corpo e prezioso sangue del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, l'Unigenito Figlio tuo, per la salvezza di tutto il popolo e della nostra indegnità. Acclamazione: Tu sei infatti il nostro Dio, о Dio di misericordia e di salvezza: a Te si elevi la gloria. Dopo Vamen, il diacono dice: Procediamo in pace. Così si completa tutta l'acolutia.

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Di poi si porta al vescovo una lampada nuova, un pezzo di sughero galleggiante ed il lucignolo; egli, dopo aver riempito con le proprie mani la lampada di olio, accende il lucignolo e la depone nel santuario. Dopo questo, il vescovo depone il grembiule, і fazzoletti e і suoi paramenti sacri ed ordina ai ministranti ecclesiastici di riportare nella chiesa le lampade, le candele e tutto il rimanente ornamento [ = cioè ciò che prima si era asportato dalla chiesa ancora non consacrata]: mentre si fa questo, (fol. 83) egli riposa un poco. Se è possibile completare la consacrazione in questo stesso giorno, il vescovo si riveste con tutti і paramenti sacri e si reca con tutti і sacerdoti, con gli altri clerici e con il popolo nell'altra chiesa dove erano state deposte le reliquie. Se invece è impossibile completare la cerimonia nella stesso giorno, il vescovo si ritira, e nella chiesa dove sono state deposte le reliquie dei martiri si celebra il vespro, la pannychis e l'orthros.

[INAUGURAZIONE DELLA CHIESA CONSACRATA] Il giorno seguente, il vescovo con tutto il clero ed il popolo si reca lì [ = nella chiesa dove erano state deposte le reliquie]; il diacono recita la preghiera del trisagion, ed il vescovo poi così prega: 7 - Signore nostro Dio, fedele alle tue parole e veritiero nelle tue promesse, che concedesti ai tuoi santi martiri di combattere la buona battaglia, perseguire la via della virtù e serbare la fede della vera confessione, Tu, santissimo Sovrano, porgi l'orecchio alle loro preghiere e concedi a noi, indegni tuoi servi, di avere parte ed eredità con essi, affinché divenuti loro imitatori (fol. 83ν), siamo fatti degni dei beni per essi serbati. Acclamazione: Per la misericordia e la filantropia del tuo Unigenito Figlio, col quale sei benedetto. Dopo Vamen dice ad alta voce: Pace a tutti. Mentre il diacono dice: Inchiniamoci,

il vescovo così prega:

Signore nostro Dio, per la intercessione della nostra Signora, la

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Madre di Dio, e di tutti і tuoi Santi, dirigi le opere delle nostre mani, di noi indegni tuoi servi, e concedi che in ogni cosa siamo bene accetti alla Tua Bontà. Dopo Y amen, il vescovo prende il santo disco con le reliquie e lo alza sopra la sua testa; seguito dagli altri sacerdoti о vescovi e da tutto il clero ed il popolo (si dirige fuori della chiesa), mentre і cantori intonano nel terzo tono il tropario. Tu che hai costruito la chiesa sulla roccia della fede, о Buono, dirigi in essa le nostre preghiere, ed accetta il popolo che ti invoca nella fede: salvaci, о Dio nostro, salvaci. Mentre si avvicinano alla (nuova) chiesa consacrata, (i cantori) cantano: Gloria a te, Cristo Dio, gloria degli Apostoli. Appena giunti alla porta centrale della chiesa che era stata chiusa, (fol. 84) il vescovo esclama: Benedetto sei sempre tu, Cristo nostro Dio, ora e sempre e nei secoli dei secoli e depone il disco sopra un tavolo appositamente preparato; і cantori — secondo lo schema della cerimonia dell'inaugurazione [encenia] — cantano: Aprite le porte. Il vescovo recita, prima della solita preghiera d'introito, la seguente preghiera: 8 - О Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, tu che sei benedetto nei secoli, che per il velo della sua carne hai inaugurato per noi la chiesa dei primi nati, l'entrata di coloro che sono scritti nei cieli, (chiesa) che è la casa dei celebranti e la voce di letizia: Tu, Signore, guarda verso noi peccatori ed indegni tuoi servi festeggianti l'inaugurazione del venerando tempio del

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santo NN come tipo della sua santa chiesa, cioè del nostro tabernacolo, chiamato dall'apostolo ed esimio Paolo tempio tuo e membra del tuo Cristo. Rendi (questo tempio) stabile fino alla fine dei tempi e risuoni in esso la tua gloria; rendici degni (fol. 84v) di condurre in esso le lodi innocenti e gli inni alla tua gloria e del tuo Unigenito Figlio, Signore nostro Gesù Cristo e del santo tuo Spirito in conoscenza e piena percezione. Adorando Te in timore, rendici degni della tua misericordia e con la tua bontà rendi queste nostre preghiere bene accette, preghiere che innalziamo alla tua benignità per noi e per il tuo popolo. Per Γ intercessione dell'illibata nostra Signora Madre di Dio e sempre Vergine Maria. Acclamazione: Poiché santo sei Tu, nostro Dio, e riposi nei tuoi santi, ed a Te dobbiamo la gloria, [al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli eterni]. Questa preghiera si recita anche nel giorno dell'anniversario della consacrazione di ogni santa chiesa, (leggermente modificata in quanto) il vescovo anziché dire: «festeggiamo l'inaugurazione di questa santa chiesa», dice: «festeggiamo la memoria dell'inaugurazione di questa santa chiesa », e questa preghiera si recita anche durante la cerimonia della consacrazione di una chiesa (dedicata) alla Theotokos, modificata anche qui perché il vescovo anziché dire: « la santa chiesa di questa Santo NN », dice « la santa chiesa della Santa e tutta Vergine Theotokos Maria». Dopo Vamen, il vescovo recita (fol. 85) la solita preghiera d'introito, che è la seguente: 9 - Signore Dio nostro, che hai posto nei cieli le schiere e gli eserciti degli Angeli e degli Arcangeli per il servizio della tua gloria, fa che col nostro ingresso accada l'ingresso dei santi Angeli officianti con noi, e glorificanti la tua Bontà. Poiché a Te si deve tutta la gloria, l'onore e l'adorazione. Subito dopo questo, il vescovo ripone sul suo capo il disco con le reliquie, e, mentre le porte in precedenza chiuse si aprono, entra con tutto il clero ed і fedeli mentre і cantori cantano: Come hai manifestato il decoro dell'alto firmamento, e la bel-

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lezza del santo tabernacolo terreno della tua gloria, Signore, conferma questo per l'eternità, ed accetta in esso le nostre continue preghiere, rivolte a te, per l'intercessione della Theotokos [Maria]. О Vita e Resurrezione di tutti. Mentre si canta questo, la teca preparata con le sante relique viene deposta dal vescovo nell'apposito luogo che si trova sulla base dell'altare in mezzo alle colonnine che guardano ad oriente, se la mensa è sorretta da colonnine, o, se la mensa è sorretta da una base massiccia, nel mezzo di questa base e dal lato del synthronon. Quindi il vescovo, dopo aver versato sopra del myron, chiude con un coperchio il buco e assicura la perfetta chiusura di tutte le giunture con il ceromastice, о col gesso, oppure col piombo. Quindi fra sé il vescovo recita la seguente preghiera (fol. 85ν): 10 - Signore Dio nostro, tu hai concesso questa gloria ai santi martiri, che per te hanno combattuto, di disseminare le loro reliquie su tutta la terra, nelle tue sante case, e produrre così frutti di guarigione: Tu, Sovrano, largitore di ciò che è buono, per l'intercessione dei santi di cui ti sei degnato di accettare la deposizione delle reliquie in questo augusto luogo, permettici che, puri, ti offriamo in esso il sacrificio senza sangue e concedici ciò che ti si chiede per la nostra salvezza; elargisci come ricompensa, a coloro che per il tuo Nome hanno combattuto, di fare per la nostra salvezza meraviglie per mezzo loro. Perché tuo è 11 regno e la gloria. I cantori dicono il Gloria e cantano il trasagion e si compie così tutta la sacra mistagogia secondo l'acolutia dell'inaugurazione. Per sette giorni consecutivi, ogni giorno viene celebrata la liturgia in questa chiesa, e gli antiminsi rimangono sotto la tovaglia [aploma] dell'altare. Dopo il settimo giorno gli antiminsi si portano via ed in seguito si celebrano і santi misteri (fol. 86) anche senza gli antiminsi giacché l'altare è oramai consacrato. Gli antiminsi, prima della consacrazione, si possono tagliare, cucire e lavare; dopo la consacrazione niente di tutto questo si può più fare, ma essi vengono firmati (dal vescovo con questa formula): altare del Santo NN, consacrato dal metropolita о vescovo NN della città, nel mese ..., nell'anno ...

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