48 - Dedica a Tito

II,43 - DEDICA A TITO*

Tre frammenti di lastra marmorea (a-c), di cui due (b, c) attaccano perfettamente tra loro restituendo una parte a destra del campo iscritto con residuo di cornice, ed il terzo (a) è riconoscibile come pertinente al lato sinistro della medesima lastra per il tipo della | cornice, la forma e la dimensione dell’unica lettera conservata e la lavorazione della superficie (a: 27,5 x 15,3 x 4; lett. 5,5; b+c: 35,5 x 48 x 4; lett. 7-5). Nelle schede inventariali la provenienza è genericamente indicata dal Palatino. Ne ho curato la ricomposizione ed ora i frammenti si conservano nel Magazzino dell’Antiquario Palatino, non però il frammento a, che al momento risulta disperso. Inv. 380250. Neg. Univ. 10382 (fig. 1). Lettura ed integrazione possono essere le seguenti:

5

[Imp(eratori) T( T ito) C]aesa÷[i] [Di]vi vi ff(ilio) V[espasi]æno Aug(usto) [[pleps u]rbana [quae frum]enù[um] [[publicum accipit] [et et tribus XXXV XXXV].

Si tratta di un’iscrizione onoraria posta all’imperatore Tito durante il suo breve regno dopo la morte e divinizzazione del padre. Una sicura guida alla sua restituzione è offerta da altra iscrizione integra47 che, trovata anch’essa sul Palatino48, si conserva ora nel Museo Archeologico di Napoli (inv. 2644) dove è confluita con la Collezione Farnese. Vi si legge (fig. 2; neg. DAI 85.2937): Imp(eratori) T( T ito) Caesari / Divi ff(ilio) / Vespasiano Aug(usto) / pleps urbana / quae frumentum / public(um) accipit / et tribus ·[XXXV]‚. Un esame della foto rivela che, non solo il testo è identico nella parte conservata, ma presenta anche la stessa esatta grafia e impaginazione, così come la lastra mostra lo stesso tipo di cornice e di lavorazione del campo iscritto. Anche le dimensioni sembrano le stesse. Abbiamo dunque due lastre con il medesimo testo eseguite e collocate insieme sul Palatino come parti di un’unica manifestazione d’onore e di riconoscenza verso l’imperatore. Non so quanto sia attendibile il Cittadini quando situa il ritrovamento di CIL, VI 943 prope arcum Titi Vespasiani. La relazione topografica poté anche essergli suggerita dalla comunanza di destinatario. In ogni modo, l’arco stesso, dedicato dopo la morte di Tito49, verosimilmente non esisteva ancora quando le due iscrizioni furono collocate50.

* Iscrizioni greche e latine del Foro Romano e del Palatino a cura di S. Panciera (Tituli, 7), Roma 1996, pp. 151-153, nr. 30. 47 CIL, VI 943 cfr. pp. 3070, 3777. 48 In aedibus Farnesiis, eruta in Palatio prope arcum Titi

Vespasiani (Cittadini); reperta in Palatino nunc apud Farnesios (Idem). 49 CIL, VI 945 = ILS 265. 50 S. DE MARIA, Gli archi onorari di Roma e dell’Italia romana (Bibl. Archaeologica, 7), Roma 1988, pp. 287-289.



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II – URBS ROMA

Non è chiaro perché nell’iscrizione del Museo di Napoli il numero delle tribù sia stato eraso. L’integrazione non sembra comunque dubbia. Come è stato recentemente chiarito51, deve intendersi che alla dedica di CIL, VI 943 parteciparono congiuntamente tanto le trentacinque tribù intese come collettività, quanto i beneficiari del frumento pubblico, questi ultimi non costituendo che una parte della plebe urbana delle 35 tribù. Lo stesso varrà per la nuova iscrizione. Dubbio resta il motivo dell’onore52.

51

C. VIRLOUVET, Tessera frumentaria. Les procédures de la distribution du blé public à Rome (BEFAR, 286), Roma 1995, p. 233; sulle iscrizioni poste agli imperatori dalla ple-

be urbana vd. anche C. NICOLET, in Mél. Éc. Fr. Rome, Ant., 97, 1985, pp. 823-826. 52 Vd. VIRLOUVET, op. cit. (nt. 51), p. 233 nt. 220.

NOTA COMPLEMENTARE – CIL, VI 40453a; AE 1996, 165 – Per l’esemplare del Museo di Napoli (CIL, VI 943) vd. ora anche CIL, VI p. 4308 e Inscr. lat. Mus. Napoli, I, 2000, pp. 68 sg. nr. 23.

1 - Frammenti di lastra con dedica a Tito..

2 - Dedica a Tito conservata al Museo Archeologico di Napoli.