59 - Servire a Palazzo. Nuove testimonianze di officiales Augustorum da Roma

September 29, 2017 | Autor: Silvio Panciera | Categoria: Roman History, Latin Epigraphy, Storia antica ed epigrafia latina
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II,54 - SERVIRE A PALAZZO NUOVE TESTIMONIANZE DI OFFICIALES AUGUSTORUM DA ROMA

Le numerose ricerche dedicate negli ultimi decenni alla crescita e allo sviluppo della Corte imperiale romana, intesa come nuova struttura di potere e di governo, che fin dall’inizio viene ad affiancarsi a quella tradizionale repubblicana, ha fra l’altro determinato una ripresa d’interesse per quella familia Caesaris che della Corte stessa fu una componente essenziale, beninteso con quella dei parenti, degli amici, dei compagni e dei consiglieri del principe1. Interessa vedere, in particolare, come quello che era in origine un apparato domestico, certo più grande, ma sostanzialmente non diverso da quello di altre famiglie aristocratiche romane, si sia trovato ad assumere progressivamente rilevanza pubblica, sia a livello politico (per la vicinanza alla famiglia imperiale ed agli altri elementi costitutivi della Corte), sia a livello amministrativo (con l’assunzione di funzioni sempre più specializzate e articolate fino alla creazione di un vero e proprio sistema burocratico quale lo Stato repubblicano non aveva mai avuto). Interessa anche la particolare, privilegiata, posizione in cui vengono a trovarsi gli schiavi ed i liberti imperiali utilizzati per i vari incarichi a Palazzo, nelle segreterie centrali e negli uffici distaccati in Italia e nelle province, sicché essi risultano nettamente al di sopra, non solo degli altri schiavi e liberti, ma anche, più in generale, al di sopra del loro stesso status, all’interno di una nuova gerarchia sociale non più fondata solo sul rango, ma anche, appunto, sull’appartenenza alla Corte, ossia sulla vicinanza al Principe. Infine interessa verificare come, alla nascita e allo sviluppo di un sistema amministrativo complesso, si accompagnino, da un lato l’idea che una qualche specializzazione sia, non solo opportuna ma necessaria, dall’altro la formazione di una coscienza e di una ideologia di servizio che certo non possono prescindere dalla dipendenza personale dal Principe, ma nelle quali anche il ‘pubblico’ viene ad assumere progressivamente una qualche rilevanza2.

* Der Alltag der römischen Administration in der Hohen Kairsezeit (Kolloquium zu Ehren von Werner Eck, Köln 2005), c.s. 1 Per citare soltanto alcuni lavori (ivi altra bibliografia): R. TURCAN, Vivre à la Cour des Césars d’Auguste à Dioclétien (IIer-IIIe siècles apr. J.-C.), Paris 1987; A. WALLACE-HADRILL, The Imperial Court, in Cambridge Ancient History, X2, Cambridge 1996, pp. 283-308; A. WINTERLING, Hof ohne ‘Staat’, in Zwischen ‘Haus’ und ‘Staat’. Antike Höfe im Vergleich, München 1997, pp. 91-112 (trad. francese in Rome, les Césars et la Ville aux deux premiers siècles de notre ère, Rennes 2001, pp. 185-206); ID., Aula Caesaris, Studien zur Institutionalisierung des Römischen Kaiserhofes in der Zeit von Augustus bis Commodus (31 v. Chr.-192 n. Chr.), München 1999; ID., ‘Staat’, ‘Gesellschaft’ und politische Inte-

gration in der Römischen Kaiserzeit, in Klio, 83, 2000, pp. 93-112; E. LO CASCIO, Il Principe e il suo Impero. Studi di storia amministrativa e finanziaria romana, Bari 2000, pp. 70-79; F. HURLET, Le centre du pouvoir: Rome et la Cour impériale aux deux premiers siècles de notre ère, in Rome, les Césars et la Ville, cit. pp. 159-183; M. PANI, La Corte dei Cesari fra Augusto e Nerone, Roma-Bari 2003. 2 G. LOTITO, Il tipo etico del liberto funzionario di Corte, in Dial. Arch., 8, 1974-75, pp. 275-283; PANI, op. cit. (nt. 1), pp. 32 e 69; M. PANI, Dibattendo l’Alto Principato, in Quad. Storia, 58, 2003, pp. 173-184; I. MARINO, I ‘liberti’ di Claudio, in Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità romane, 7, Bari 2004, pp. 257-263; M. PANI, Collaborare con il Principe, ibid., pp. 265-278.

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Va riconsiderata da questi punti di vista tutta la vasta documentazione già raccolta ed analizzata in alcuni classici lavori degli anni ‘60 e ‘703 ed altra ne va cercata e pubblicata. Purtroppo i nuovi documenti relativi al I ed alla prima metà del II sec., che particolarmente interessano, non sono molti, neppure a Roma, che pure, sulla carta, più di ogni altro luogo potrebbe fornirne. Per questo dopo le anticipazioni date per lo più da miei allievi, ma anche da altri, in pubblicazioni diverse4, non sono in grado di offrirne in questa occasione più di altre nove. E non si tratta per lo più di documenti che abbiano molto da dire rispetto alle grandi questioni appena accennate; tutti però hanno a che fare in qualche modo con quell’amministrazione al quotidiano, anche minuta, che il nostro Colloquio si propone d’indagare. Poiché, d’altronde, l’amico al quale esso è dedicato si è più volte posto il problema dell’imperatore come produttore (insieme con altri organi di governo centrali) di documenti (informativi, normativi e

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H. CHANTRAINE, Freigelassene und Sklaven im Dienst der römischen Kaiser, Wiesbaden 1967; G. BOULVERT, Esclaves et affranchis impériaux sous le Haut-Empire romain. Rôle politique et administratif administratif, Napoli 1970; P.R.C. WEAVER, Familia Caesaris, Cambridge 1972; G. BOULVERT, Domestique et fonctionnaire sous le Haut-Empire romain. La condition de l’affranchi et de l’esclave du Prince, Paris 1974. Alcuni contributi successivi: G.P. BURTON, Slaves, Freedmen and Monarchy, in Journ. Rom. Stud., 67, 1977, pp. 162-166; W. ECK, Sozialstruktur und kaiserlicher Dienst, in Struktur und Gehalt, München 1983, pp. 5-24 (ried. in ID., Die Verwaltung des Römischen Reiches in der Hohen Kaiserzeit, II, Basel 1997, pp. 219-244, in part. 233-237). H. PAVIS DʼESCURAC, La familia Caesaris et les affaires publiques: “discretam domum et rem publicam”, in Le système palatial en Orient, en Grèce et à Rome, Leiden 1987, pp. 393-410; W. ECK, Die staatliche Administration des Römischen Reiches in der Hohen Kaiserzeit. Ihre strukturellen Komponenten, in Hundert Jahre neue Gymnasium Nürnberg, Donauwörth 1989, pp. 204-224 (ried. in ID., Die Verwaltung des Römischen Reiches in der der Hohen Kaiserzeit, I, Basel 1995, pp. 1-28, in part. pp. 6-12, 24-28); G. FABRE, Mobilité et stratification: le cas des serviteurs impériaux, in La mobilité sociale dans le monde romain, Strasbourg 1993, pp. 123-159; H. LEPPIN, Totum te Caesari debes: Selbstdarstellung und Mentalität einflußreicher kaiserlicher Freigelassener im frühen Principat, in Laverna, 7, 1996, pp. 149-156; P.R.C. WEAVER, P. Oxy. 3312 and Joining the Household of Caesar, in Zeitschr. Pap. Ep., 149, 2004, pp. 196-204; un’ampia raccolta di documenti pertinenti curata dal Weaver è stata messa in rete dopo la morte del suo autore e può essere consultata all’indirizzo: http://www.uni-koeln.de/phil-fak/ifa/altg/eck/ weaver.htm. 4 Ricordo i documenti romani pertinenti pubblicati nell’ultimo ventennio: a) Tituli, 6, 1987, pp. 75 sg. nr. 24 (S. GENTILI; manca in AE AE): [Feli?]x Caesaris ser(vus) Ingenuinus, a regionibus urbis qui fuit sub cura Donati, is fuit decurio

in conlegio (!) Aug«u»staes (!); b) Tituli, 6, 1987, pp. 7779 nr. 25 (E. IJSEWIJN; manca in AE): AE Diadumeni Aug. lib. a rationibus; c) Tituli, 6, 1987, pp. 79-84 nr. 26 (E. IJSEWIJN; manca in AE): AE Epap[h]roditi Aug. l. a ration(ibus); d) Tituli, 6, 1987, pp. 84 sgg. nr. 27 (L. LA FOLLETTE; manca in AE Gemino Aug. l. tabular(io) castr(ensi), Victor Aug. l. AE): tabular(ius) castr(ensis); e) Tituli, 6, 1987, pp. 86 sg. nr. 28 (C. LO GIUDICE; manca in AE): AE Ti. Claudius Aug. l(ibertus) Aesius a memoria, accensus et procurator aedium sacrarum locorumq(ue) publicorum; f) Tituli, 6, 1987, p. 88 nr. 29 (G.L. GREGORI; manca in AE): AE Hegumenus Aug. lib. tabu(larius); g) AE 1993, 123 cfr. CIL, VI 8934a, 37759 e APARCAI, Pisa 1982, p. 735 (J. KOLENDO): Ti. Claudius Ianuarius Gratianus, nomenclat(or) Augusti; M. Ulpius Aug. l., tabularius menso(rum) aedificiorum; M. Ulpius Aug. l. Ascanius, a comment(ariis) rat(ionis) hereditat(um); h) AE 1993, 313 (H. SOLIN): P. Aeli Aug. lib. Primi, ministratori item supproc(uratori) ad XX hereditatum; j) AE 1995, 179 (S. PANCIERA): Verecundus [Caes(aris) servus] ministrator; k) AE 1996, 185 (T.A.J. MC GINN – P. TASSINI): [---c]ubicular(---): i) AE 1996, 186 (M.S. DURANTE): O[lymp?]icus ex tabellaris LV; l) AE 1996, 187 (C. LO GIUDICE): [---] tabul(ar---) [---] comm(entar---); m) AE 1996, 188 (M. GIOVINAZZO): [---t]hensau[rorum a bibliothec]a Latina; n) AE 1997, 161 (S. FRASCATI): [---]us Aug. l[ib. ---nomen]clato[r ---]; o) AE 1999, 288 cfr. AE 1978, 42 e CIL, VI 1878, 3280 (K. DIETZ): [L. Pompeius] Aug(ustae) lib. Fortunatus [nomenclator] a censibus; p) AE 2001, 213 cfr. AE 1925, 21 (R. BARBERA): P. Aelio Quieto, a vinis Aug(usti) lib(erto); q) AE 2001, 258 (M. MANGANARO); M. Ulpio Aug. lib. [He]rmae a cognit(ionibus; r) AE 2001, 259 (C. GROSSO): L. Iulio Quir(ina) Philino medico Caesaris Augusti et Augustae; s) AE 2001, 260 (L. QUAGLIARINI): Phoebus Caesar[is s(ervus)] tabularius; t) Libitina, 3, 2004, p. 180 nr. 4 (R. FRIGGERI): Ti. Claudius Aug. lib. Eudaemon, decurio cubic(ulariorum); u) Libitina, 3, 2004, p. 182 nr. 5 (R. FRIGGERI): P. Aelius Aug. l. Pyramus praep(ositus) ostiar(iorum).

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d’altra natura) che dovevano essere scritti e trasmessi a chi li aveva sollecitati, o comunque a chi doveva conoscerli e tenerne conto5, comincio da un gruppetto d’iscrizioni riguardante il personale usato per queste mansioni. Ne facevano parte tra gli altri, a livello apparentemente assai modesto, gli a manu o amanuenses, il cui compito essenziale era di scrivere sotto dettatura, lettere soprattutto, ma verosimilmente anche altro6. È chiaro che per far ciò dovevano avere un’adeguata istruzione, comprendente fra l’altro la conoscenza di quelle notae che erano necessarie per una scrittura veloce. Svetonio racconta che Tito, che era anche un abile stenografo, si divertiva ad organizzare gare di velocità con i suoi amanuenses7. Schiavi per lo più8, si direbbe che non dovessero avere molta importanza, ma non si deve dimenticare che, per il loro lavoro, si trovavano da un lato ad essere in costante contatto diretto con il Principe, dall’altro a venire a conoscenza di notizie molto riservate. Non meraviglia così di apprendere che ad uno di essi, Philemon, ci si era rivolti una volta che si era deciso di avvelenare Cesare (quest’ultimo, nella sua ‘magnanimità’, una volta scopertolo partecipe della congiura, non volle poi che fosse punito gravius quam simplici morte9) e che un altro, che si chiamava Thallus, sia stato indotto con 500 denari a rivelare il contenuto di una lettera di Augusto (per questo gli furono spezzate le gambe, punizione considerata anche in questo caso assai, se non troppo, mite)10. Schiavi dunque, ma elevati al di sopra della loro condizione dalla facilità d’accesso al Principe e dall’esser a conoscenza di segrete cose del potere. È in questo quadro che va inserita anche la figura del nuovo a manu, che ci è fatta conoscere dall’iscrizione seguente. 1.- Lastra marmorea per affissione, a rettangolo posato con pseudoanse e solcature divergenti al loro interno; il campo epigrafico, definito da cornice a doppio solco rettilineo, è bipartito da un tirso ornato da bende. 15,5 x 34 x 2; lett. 2. Provenienza ignota. Già parte della grande collezione di Evan Gorga11, si conserva ora nel mag. epigr. del Mus. Naz. Rom. (inv. 257013). Schedata e fotografata negli anni ’70 (neg. Univ. 13200), è stata rivista nel 2005. Soltanto lo specchio epigrafico di destra è scritto (fig. 1): Donúsa, Aucti Caesaris Aug(usti) (scil. servi)

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ECK, Administration, cit. (nt. 3), ID., Verwaltung, I, cit. (nt. 3), pp. 6-12; ID., Zur Durchsetzung von Anordnungen und Entscheidungen in der Hohen Kaiserzeit. Die administrative Informationsstruktur, in Stud. It. Filol. Class., s. III, 10, 1992, pp. 915-939 (ried. in ID., Verwaltungs, I, cit. (nt. 3), pp. 55-79; in ital.: ID., Il sistema di trasmissione delle comunicazioni d’ufficio in età imperiale, in Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità romane, 4, Bari 1996, pp. 331-352). 6 FORCELLINI, Lexicon, I, 1858, p. 224; V, 1868, p. 49; OLCOTT, Thes. Ling. Lat. Epigr., I, 1906, p. 273; Thes. Ling. Lat., VIII, 1938, coll. 362-365; vd. anche W. KROLL, in RE, XIV, 1928, col. 136. 7 SUET. Tit., 3: Notis quoque excipere velocissime solitum cum amanuensibus suis per ludum iocumque certantem. 8 Elenco non privo di dimenticanze ed imprecisioni (vd.

sotto nt. 15): J.-L. MOURGUES, Forme diplomatique et pratique institutionnelle des commentarii Augustorum, in La mémoire perdue. Recherches sur l’administration romaine, Rome 1998, pp. 188-192. 9 SUET. Iul., 74: Philemonem a manu servum, qui necem suam per venenum inimicis promiserat, non gravius quam simplici morte puniit. 10 SUET. Aug., 67, 2: Thallo a manu quod pro epistula prodita denariis quigentos accepisset, crura ei fregit. 11 Se ne fa sommaria menzione in Collezioni Gorga. Raccolte archeologiche ed antiche, I, Roma 1948, p. 58. Su questa collezione si veda ora M. BARBERA (ed.) La collezione Gorga, Milano 1999, con, in particolare, per le iscrizioni, il contributo di R. FRIGGERI alle pp. 159-169.

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á manu (scil. contubernalis), v(ixit) a(nnis) XVIII.

Un Auctus, Caesaris Aug(usti) (scil. servus) a manu vi è menzionato come contubernale di una schiava, verosimilmente conserva, di nome Donusa12. La formula Caesaris Augusti servus, creata in origine per indicare gli schiavi di Augusto, non si esaurì con loro, ma si conservò almeno sino ai Flavii, anche se il suo maggior uso si riscontra tra i principati di Augusto e Tiberio13. Alla prima metà del I sec. rinviano anche la tipologia della tabella, l’assenza di Dis Manibus, l’uso del nominativo per il nome della defunta e gli apici14. In questo periodo conoscevamo finora cinque a manu: il già ricordato Thallus, e inoltre Bathyllus ed Hyblaeus, con Augusto; Staphylus ed Acceptus con Tiberio15. Entra ora a far parte del gruppo anche il nostro Auctus16. Naturalmente avere un servus a manu non era, entro la Corte, prerogativa esclusiva dell’Imperatore. Potevano averne anche, non solo l’Imperatrice ed altri familiari17, ma addirittura alcuni liberti imperiali che dovettero verosimilmente servirsene, non tanto per le proprie necessità, quanto come aiutanti nell’adempimento dei compiti loro assegnati18. Un nuovo caso di a manu di un liberto imperiale è offerto dall’iscrizione che segue. 2. - Lastra marmorea a rettangolo posato con cornice modanata in due frammenti (a-b) ricomponibili; retro grossolanamente sbozzato. 31 x 51 x 3-5; lett. 2-4. Già parte di collezione epigrafica costituita lungo il muro di cinta del villino Marignoli all’angolo tra via Po e corso d’Italia, verosimilmente con materiali provenienti dalla sottostante e circostante area sepolcrale, su cui: Carta Archeologica di Roma, II, Firenze 1964, p. 162, nr. 119, fig. 1 (Urbs 27Q). I due frammenti sono stati visti e schedati separatamente nel deposito delle Olearie dopo che la collezione, su mia notifica, nel 1971 fu acquisita dalla Soprintendenza (i miei ricordi al riguardo sono stati confermati dalla Dott.ssa Luigia Attilia, che ringrazio, sulla base del fascicolo 8, faldone 294 dell’Archivio storico di Palazzo Altemps) (inv. 255345 (a), 255343 (b); negg. Univ. 13007 (a), 12993 (b)). Collegati e rivisti nel 2005 nel mag. epigr. del Mus. Naz. Rom. ove attualmente si trovano (fig. 2). 12

SOLIN, Personennamen2, p. 623 (5 testimonianze, tutte tra Augusto e Nerone). Il Solin vi vede il nome della piccola isola presso Paros, ma vd. J. CURBERA, in Epigraphica, 67, 2005, p. 564, che suggerisce participio di donéo (agitare, turbare). 13 CHANTRAINE, op. cit. (nt. 3), pp. 189-192; WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 50 sg. 14 Per la tipologia della tabella e della sua decorazione si vedano ad esempio, M.L. CALDELLI – C. RICCI, Monumentum familiae Statiliorum. Un riesame, Roma 1999, figg. 123, 124, 201205 cfr. pp. 49 e 55 sg. (datazione orientativa entro il 40 d.C.) e Suppl. It. – Imagines, Roma 1, pp. 642 sgg., passim (prima metà I sec. d.C.). Sulla particolare fortuna degli apices nel I sec. d.C.: GORDON – GORDON, Contributions, pp. 148 sg., 214. 15 CIL, VI 8885: Bathylli Caesaris ser(vi) qui proxime a manum Caesaris est; 8887 cfr. 14399, 33754 e p. 3515: [Hy]blaeo divi Augusti a manu; 8409: Staphylo Aug(usti) (scil. servo) a manu vernae Capr Capr¢ensiÜ (ricordato insieme con un Antemus Ti. Caesaris Augusti libertus a rationibus, accensus delatus ab Augusto); AE 1975, 97: Acceptus Ti. Caesaris

Augusti a manu. Nell’elenco di Mourgues citato sopra (nt. 8) va tolto Ismarus (CIL, VI 3980) che non è a manu di Augusto, ma di Livia (CHANTRAINE, op. cit. [nt. 3], pp. 61 e nt. 4, 74 nt. 53, 318; vd. anche E. BERTOLOTTO – F. CANALI DE ROSSI, in Misc. Gr. Rom., 7, 1992, p. 220, tav. XIX, fig. 67) e va aggiunto l’Acceptus di AE 1975. 16 Comunissimo nome servile a Roma tra Augusto e Nerone; 22 testimonianze in SOLIN, Sklavennamen, pp. 173 sg. 17 Vd. ad esempio, per Livia: S. TREGGIARI, Jobs in the Household of Livia, in Pap. Brit. Sch. Rome, 43, 1975, pp. 50 e 74. Particolarmente famosa Antonia Caenis, a manu della madre di Claudio e poi contubernale di Vespasiano (SUET. Vesp., 3). 18 Lo stesso vale per alcuni schiavi particolarmente importanti: quando Musicus Ti. Caesaris Augusti (scil. servus) Scurranus, disp(ensator) ad fiscum Gallicum prov(inciae) Lugd(unensis), muore a Roma, tra i servi vicarii che sono al suo seguito ci sono ben tre a manu (CIL, VI 5197 cfr. p. 3850 = ILS 1514.

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D(is) M( M anibus). Callisto, T T(iti) Flavi Chrysanthi Aug(usti) lib(erti) servo, ab manú; vix(it) ann(is) XXV; Hermes frater et Iulia Epagatho coniunx pientissima bene mer(enti) fec(erunt) et sibi.

Il liberto, evidentemente di uno degli imperatori flavi, si chiama T. Flavius Chrysanthus; lo schiavo a manu, di nome Callistus, morto all’età di 25 anni, ha per fratello un altro schiavo di nome Hermes e per moglie, una liberta a quanto pare, di nome Iulia Epagatho19. Purtroppo del padrone Chrysanthus non sono indicate le funzioni, né è possibile ricavarle da altra fonte. La necessità di disporre di un a manu depone comunque per compiti di qualche responsabilità nella burocrazia imperiale20. Seguiva la necessità di un adeguato ed affidabile servizio per il recapito di una corrispondenza che era numerosa e doveva raggiungere ogni parte dell’Impero. Eventuale ricorso a personale militare a parte (all’opera dei frumentarii soprattutto), tale compito era affidato essenzialmente ai tabellarii21. Si trattava per lo più, anche in questo caso, di schiavi imperiali. Non sempre però, come mostrano, non solo alcuni casi di tabellarii liberti appartenenti ai livelli più alti del servizio (quello dei tesserarii, optiones o praepositi), ma anche altri tabellarii semplici e cionondimeno di rango libertino22. Tra questi si può forse collocare anche il Ti. Claudius Aug(usti) lib(ertus) Herma che compare come dedicante nella seguente iscrizione sepolcrale per la sua liberta, e verosimilmente moglie o concubina, Claudia Euterpe23. 3. - Lastra marmorea rettangolare a sviluppo verticale mancante dell’angolo inferiore destro, che superiormente dovette essere fissata a parete con chiodi di cui restano i fori e le capocchie. Linee incise che delimitano il riquadro originariamente pensato per la scrittura, che però continua anche sotto. 50 x 21 x 5; lett. 2,5. Proveniente dal sepolcreto di Porta Maggiore (16 maggio 1956; inv. Ant. Com. 7506; Urbs 23R-S). Schedata e fotografata alla fine degli anni ’60, traendola dalla cassa nr. 198 di materiale archeologico che si conservava nei sotterranei del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, ora trasferita con le altre al Museo della Civiltà Romana all’EUR. La pubblico dalla scheda e dalla foto; neg. Univ. 7523 (fig. 3):

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Callistus, Chrysanthus, Hermes sono comuni nomi servili e libertini a Roma (SOLIN, Personennamen2, pp. 725, 174 sg., 368); meno diffuso Epagatho (SOLIN, Personennamen2, p. 52). Nessuna probabilità di identificazione con personaggi già noti. Da notare l’unione tra lo schiavo di un liberto imperiale ed una libera/liberta; su queste unioni miste ed i loro effetti: P.R.C. WEAVER, The Status of Children in Mixed Marriages, in The Family in Ancient Rome. New Perspectives, London-Sidney 1986, pp. 145-169. 20 Un caso analogo in AE 1984, 90: Epaphroditus Primi Aug(usti) lib(erti) verna a manu. 21 Sui tabellarii: BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), pp. 185-

187; WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 7, 229 sg.; ECK, Administration, cit. (nt. 3) = ID., Verwaltung, I, cit. (nt. 3), p. 7; ID., Durchsetzung, cit. (nt. 5) = ID., Verwaltung, I, cit. (nt. 3), pp. 68-70; ID., Sistemi, cit. (nt. 5), pp. 343 sg. Vd. anche J. NICHOLSON, The Delivery and Confidentiality of Cicero’s Letters, in Class. Journ., 90, 1994-95, pp. 33-63. 22 Vd. ad es. CIL, VI 8526, cfr. p. 3890 = ILS 1704 = ILMN, I, pp. 91 sg. nr. 102 con foto: Ti. Claudius Aug(usti) lib(ertus) Phylargyrus, tabellar(ius) castrensis. 23 Su Herma ed Euterpe: SOLIN, Personennamen2, pp. 368380 e 423 sg.; ci sono omonimi che non possono però essere identificati con questi.

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Ti(berius) Claudius Aug(usti) lib(ertus) Herma, tabella(rius?) fecit Claudiae Euterpe lib(ertae) suae bene merenti et sibi posterisque suis.

Si potrebbe in realtà dubitare se alla r. 3 si debba leggere tabella(rius) o non piuttosto tabella(m). Anzi quest’ultima ipotesi, presupponente la semplice caduta della -m finale e la conseguente lettura tabella(m) fecit, potrebbe sembrare addirittura preferibile. Ma, a parte che questa espressione non compare in alcun’altra iscrizione di CIL, VI24, si deve notare che essa, se anche potrebbe convenire per la sola Claudia Euterpe, meno bene si adatta invece quando la destinazione (del sepolcro, evidentemente, e non semplicemente di una tabella) è allargata anche al dedicante ed ai suoi posteri (è chiaro che, pur estendendosi oltre la cornice, l’iscrizione deve essere considerata unitaria, tanto nella concezione quanto nell’esecuzione). Per questo non crederei che la lettura tabella(rius), solo apparentemente più difficile25, vada del tutto esclusa. L’anomala abbreviazione tabella., invece che tabellar., può d’altronde giustificarsi anche con la mancanza di spazio, avendo il lapicida già superato con parte della A la linea che delimitava lo specchio epigrafico26. Nel caso si accetti la lettura proposta, Herma sarebbe da includere tra i tabellarii di rango libertino del tempo di Claudio o Nerone. Il fatto che alla sua qualifica non segua alcuna specificazione potrebbe intendersi nel senso che non era usato per le comunicazioni di servizio di una particolare branca, o ratio, dell’amministrazione, ma per trasmettere notizie di carattere più generale27. Per il recapito della corrispondenza si disponeva anche di cursores. Poiché, come pare, si muovevano senza l’ausilio di mezzi di trasporto, è verosimile che il loro raggio d’azione fosse più limitato28. Dovevano essere comunque abbastanza numerosi da formare un collegio con decuriones e scribae e da avere, almeno nel II sec., una struttura organizzativa abbastanza complessa con doctores o exercitatores e praepositi29. Riguarda questa categoria di officiales Augusti, come pure quella dei cubicularii, la stele che segue.

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Diversa la situazione in epoca tarda, quando la parola tabula si trova usata nell’epigrafia cristiana di Roma con valore, tanto di lastra iscritta che sigilla la sepoltura, tanto di spazio sepolcrale vd. D. NUZZO, La denominazione della tomba nelle iscrizioni cristiane di Roma, in Vet. Christ., 42, 2005, pp. 123 sg. con rinvio a ICUR 13246, 15549, 17192, 21022, 21657, 21769, 23410, 24174, 26492D, Riv. Arch. Crist., 60, 1984, p. 31; si possono aggiungere almeno (dati ricavati da EDB) 7933, 13702a, 14478, 16965, 21017, 21080, 21416, 25822 A-C. In CIL, VI sono invece frequenti espressioni come titulum constituit, dedit, donavit, fecit, posuit, vd. CIL, VI, Index verbor., pp. 5676 sg. 25 Qualche confronto preso a caso dal materiale epigrafico urbano: CIL, VI 6245 capsa(rius); 2638 e 31143 libra(rius); 3965 ostia(rius); 4417 sacca(rius); AE 1979, 89

plumba(rius). 26 Un buon confronto nell’abbreviazione tabu. (invece che tabul. o tabular.), con la V in parte sovrapposta alla linea di margine, in Tituli, 6, 1987, p. 88 nr. 29, tav. LXVI, 2. 27 Così già ECK, Durchsetzung, cit. (nt. 5) = ID., Verwaltung, I, cit. (nt. 3), p. 69; ID., Sistemi, cit. (nt. 5), p. 343. 28 Di natura scherzosa e chiaramente enfatica il motto riferito da Frontone (Epist., 2, 1, 1, Van den Hout): ... tum, quod cursorem fugitivum ferunt dixisse, “domino sexagena (scil. milia) currebam; mihi centena, ut fugiam, curram”. Circa 50 miglia al giorno poteva essere se mai, la velocità di un tabellarius, vd. NICHOLSON, art. cit. (nt. 21), p. 34. 29 Sui cursores: O. HIRSCHFELD, Die kaiserlichen Verwaltungsbeamten bis auf Diokletian, Berlin 1905, pp. 203 sgg.; G. CICOLINI, Cursor, in Diz. Epigr., II, 1910, 1403 sgg.;

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4. - Stele marmorea rettangolare priva di elementi d’incorniciatura, scheggiata lungo i margini, soprattutto sopra ed a destra. Retro solo grossolanamente sbozzato. Parte in basso, assottigliata forse per agevolare incasso. 62,5 x 20 x 3,5; lett. 2. Trovata nel 1946 poco prima di raggiungere l’Appia Antica a Porta S. Sebastiano, durante l’apertura di una nuova strada parallela alla cinta di Aureliano (Urbs 20Q) destinata a congiungere la via Ostiense con l’Appia Nuova, entro un sepolcreto che ha restituito varie iscrizioni, in particolare di II-III sec.30. Si conserva nell’Aula detta dei Garibaldini del Mus. Naz. Rom., inv. 414043. Vista e fotografata alla fine degli anni ’60 (neg. Univ. 4070) e rivista nel 2005 (fig. 4). D(is) M( M anibus). Secund(ino?), verne (!) ex b(eneficiario) cursore Aug(usti); 5 Saturninus ex cubicula= ris Aug(usti) n¯(ostri), fratri piis= simo fecit, 10 q(ui) v(ixit) annis XX p(lus) m(inus). R. 2: dopo SECVND è visibile un punto. La stele è posta a segnare la sepoltura di, probabilmente, un Secund(inus), vissuto circa venti anni, da parte del fratello Saturninus31. Entrambi sono schiavi imperiali, ma il primo ha fatto parte dei cursores, il secondo dei cubicularii. Si noti inoltre che del defunto si forniscono anche le qualifiche di verna32 e di beneficiarius, quest’ultima espressa mediante la classica abbreviazione costituita dalla B barrata. La trascrizione ex b(eneficiario) cursore Aug(usti) non è in realtà esente da dubbi cosicché ad essa si è arrivati per esclusione. Poiché (se anche la loro esistenza non sembri inammissibile) è da riconoscere che beneficiarii sono fin qui del tutto inattestati nella familia Caesaris, ci si è chiesti, prima, se non vi fossero altre interpretazioni possibili. Si è pensato, ad esempio, ad una lettura come ex b(eneficiorum) (scil. officio) cursore, che però non è sembrata sostenibile, obbligando essa ad ammettere, non solo un’indicazione del tutto anomala dell’ufficio, ma anche un errore in cursore per cursori (da concordare con Secundino)33. Né è sembrata accettabile una lettura come ex b(eneficiarii) o b(eneficiariorum) cursore Aug(usti) perché non si capirebbe di quali beneficiarii sarebbe stato cursor questo schiavo imperiale. E ancora non è sembrato possibile che, sull’esempio del fratello, che è detto ex cubicularis Aug(usti) n(ostri), si potesse leggere ex b(eneficiariis) cursore Aug(usti), laddove, per indicare, come il fratello

BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), p. 185 con nt. 657. Per loro possibili raffigurazioni: W. WEBER, Die Darstellungen einer Wagenfahrt auf römischen Sarkophagdekeln und Loculusplatten des 3. und. 4. Jahrhunderts nach Chr., Roma 1978, pp. 56-59. 30 C. PIETRANGELI, in Fast. Arch., 1, 1946, pp. 229 sg. 31 Su Secundinus e Saturninus, nomi servili a Roma: SOLIN, Sklavennamen, pp. 152 e 25. Per il primo nome invece che per Secundus, depone l’abbreviazione.

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Su vernae Caesaris o Augusti: E. HERRMANN-OTTO, Ex ancilla natus. Untersuchungen zu den ‘hausegeborenen’ Sklaven und Sklavinnen im Westen des Römischen Kaiserzeit, Stuttgart 1994, pp. 131-195. 33 Cfr. CIL, VI 8403 (tabularius ex officio urbanae praefecturae); 8473 cfr. p. 3890 = ILS 1705 (tabellarius ex officio annonaes); per b. = b(eneficiorum) vd. ad es. CIL, VI 33770; AE 1987, 213.

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appunto, l’appartenenza ad una determinata categoria di officiales, si sarebbe dovuto dire piuttosto ex b(eneficiariis) cursoribus o cursorum Aug(usti). Salvo errori od omissioni, non restava dunque che la trascrizione proposta, neppur essa esente peraltro da debolezze. La prima risiedente nel fatto che la costruzione con ex sarebbe usata nella stessa iscrizione con due valori diversi: una volta (Secundinus) per indicare un ufficio che già non era più ricoperto al momento della morte34, un’altra (Saturninus) per significare invece l’appartenenza, ancora in atto, alla categoria dei cubicularii. La seconda nascente dall’età di Secundinus poiché ex cursore, nel senso di cursor ‘a riposo’, sembrerebbe presupporre un’età avanzata, mentre il nostro morì giovanissimo. Ma forse l’uso di ex con due valori diversi non destava alcun problema in chi scriveva e Secundinus era in congedo, nonostante l’età, perché malato. Come che sia, sembrerebbe che anche tra i cursores, come nelle varie specializzazioni dell’esercito, potessero esistere dei beneficiarii35; un altro punto che depone per una struttura analoga a quella militare tanto dei cursores quanto, e più, dei tabellarii. Tra i due fratelli, il più importante non era comunque Secundinus, bensì l’altro, Saturninus. Nella piramide gerarchica degli schiavi e liberti imperiali, mentre infatti i tabellarii ed i cursores si trovavano in basso, i cubicularii occupavano posizioni di vertice36. Ancora una volta la ragione dell’importanza non risiedeva tanto in quello che facevano come addetti al servizio di camera dell’imperatore, quanto nella loro selezione in base alla fedeltà verso il padrone ed alla discrezione che dovevano avere, e soprattutto nell’influenza che potevano esercitare sul Principe, vivendogli continuamente accanto nell’intimità, od anche selezionando le persone da ammettere al suo cospetto. Non si trattava comunque in questo caso del cubicularius capo, o a cubiculo, ma soltanto di uno dei numerosi cubicularii del principe. Per motivi paleografici [B barrata], linguistici [verne], di formulario [Aug(usti) n(ostri); p(lus) m(inus)] riterrei che l’iscrizione, e con essa anche il cursor ed il cubicularius, siano da attribuire al II sec., forse intorno alla metà37. Se così, andrà rivista l’idea del Boulvert che a partire da Domiziano non ci siano più cubicularii schiavi38. Insieme con il servizio di camera, anche se ad un livello inferiore, va considerato quello di guardaroba, che prevedeva personale per la cura dei capi d’abbigliamento che erano necessari per le varie

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È questo normalmente il significato che ex beneficiario / ajpo; Benefikiarivon (una volta anche quondam beneficiarius) ha in ambito militare, dove, non per caso, risulta spesso associato a veteranus (vd. elenco nel corpus citato alla nt. seg., p. 809). 35 Sui beneficiarii nell’esercito: Der römische Weiheberzirk von Osterburken I. Corpus der griechischen und lateinischen Beneficiarier-Inschriften des Römischen Reiches, Stuttgart 1990; J. OTT, Die Beneficiarier. Untersuchungen zu ihrer Stellung innerhalb der Rangordnung des römischen Heeres und ihre Funktion, Stuttgart 1995; J. NELIS-CLÉMENT, Les beneficiarii: militaires et administrateurs au service de l’Empire (IIer s. a. C. - VIe s. p. C.), Bordeaux 2000. 36 Sui cubicularii: M. ROSTOWZEW, A cubiculo, cubicularius, in RE, IV, 2, 1901, coll. 1734-1737; J. MICHIELS, Les cubicularii des empereurs romains d’Auguste à Dioclétien, in Mus. Belg., 6, 1902, pp. 354-387; E. DE RUGGIERO, Cubiculum, in Diz. Epigr., II, 1906, pp. 1280-1288; BOULVERT,

Esclaves, cit. (nt. 3), pp. 30 sg., 241-247, 438-443; WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 229 con nt. 2; BOULVERT, Domestique, cit. (nt. 3), pp. 151-154. 37 Se non sbaglio, la più antica attestazione datata di B barrata per beneficiarius, nel Corpus citato alla nt. 35 (vd. p. 812, tipo BF2 cfr. p. 12) è al nr. 912 (CIL, VI 221 cfr. p. 3755 = ILS 2160 = GORDON – GORDON, Album, II, 174, tav. 75) dell’anno 113. Secondo WEAVER, op. cit. (nt. 3), p. 55, Aug. n. servus non si ha prima di Traiano o meglio Adriano (contra CHANTRAINE, op. cit. [nt. 3], pp. 207 sg.). Nell’epigrafia pagana di Roma, p(lus) m(inus) (57 attestazioni in CIL, VI), compare nel I sec., ed ha una discreta presenza a cavallo con il sec. successivo (ad es. nell’iscrizione di un exactor di Domizia Longina in CIL, VI 8434 = ILS 1523). 38 BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3) p. 242 con nt. 284; vd. del resto a p. 31 nt. 91 un elenco di cubicularii schiavi di data indeterminata.

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circostanze ed anche degli accessori che li accompagnavano. A questo riguardo, il materiale inedito offre due nuove testimonianze, una di un a veste (5) e un’altra di un ab ornamentis (6). 5. - Lastra marmorea con cornice modanata ampiamente lacunosa a destra. Dimensioni ignote. Vista e fotografata nel ’69 per conto dell’Istituto Archeologico Germanico nel giardino di una villa tra piazza Galeno e via Bartolomeo Eustachio (Urbs 27R). Ivi cercata invano nel 2005. La pubblico sulla sola base di quella foto. Neg. Ist. Arch. Germ. 69.2790; Univ. 11380 (fig. 5).

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D(is) [M( M anibus)]. M( T ito) Flavio Aug(usti) li[b(erto) ---, a] T( veste C(aesaris) n(ostri); V[---] fec(it) sibi et Gela[sino (?) fil(io)], lib(ertis) liberta[b(us)q(ue) poster(is)q(ue) eor(um)] ++[---]

R. 3 ex.: V o U; r. 6: îù[em]?. Il defunto, di cui si è perduto il cognomen, fu a veste di rango libertino di uno degli imperatori flavii39. Ha provveduto alla sepoltura di lui, di se stessa, nonché verosimilmente di un figlio40 e forse (oltre a quella dei liberti, delle liberte e dei loro discendenti) di un altro personaggio che poteva essere ricordato all’ultima riga, la moglie, come credo, che potrebbe essere anche un’Ulpia poiché non mancano associazioni di liberti imperiali flavii con Ulpii41. In tal caso la datazione sarebbe da porre nella prima metà del II sec. 6. - Lastra marmorea con cornice modanata, mancante a destra, 24,5 x (41) x 35; lett. 3-2. Provenienza ignota. È esposta nel Dip. Epigr. del Mus. Naz. Rom., piano III (inv. 257032). Già nella Collezione Gorga42. Schedata e fotografata negli anni ’70 (neg. Univ. 13243); rivista nel 2005 (fig. 6).

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D(is) M( M anibus). Threpto Caesarî[s n(ostri)] (scil. servo), ab ornamentis; parenù[i] optimo, benemerenti, fe[cit] Claudia Chione et sibi, libe[rtis] suis posterisö(ue) [eor(um)]. Flavia Marcia fecit sibî [et libertis] libertabusque suî[s posterisq(ue) eor(um)].

L’ab ornamentis è uno schiavo di nome Threptus che riceve sepoltura da una figlia di nome Claudia Chione, mentre un’altra donna di nome Flavia Marcia sembra comproprietaria della tomba43. Chione è evidentemente nata dall’unione (di tipo non infrequente) tra lo schiavo imperiale ed una donna, verosi-

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Sugli a veste: OLCOTT, Thes. Ling. Lat. Epigr., I, 1, 1904, p. 33; BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), p. 176. 40 Il nome Gelasinus (vd. SOLIN, Personennamen2, p. 829), non del tutto sicuro (vd. anche Gelasia, Gelasis, Gelasius, Gelaste, Gelastus), mi sembra però molto probabile per ragioni di spazio. 41 Vd. ad esempio CIL, VI 8970 = ILS 1831 (T. Flavius Aug. lib. Ganymedes / Ulpia Helpis); Eph. Epigr., 7, 1892, 1263 =

ILS 1518 (T. Flavius Aug. lib. Delphicus /Ulpia Euhodiae). 42 Collezioni, cit. (nt. 11), p. 63. 43 Sugli ab ornamentis: OLCOTT, Thes. Ling. Lat. Epigr., I, 1, 1904, p. 32; BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), pp. 30 con nt. 82, 113 nt. 126, 238 con nt. 228bis. Sui nomi Threptus, Chione: SOLIN, Personennamen2, pp. 1044 sg. e 607; per Marcia come nome servile / cognome libertino: SOLIN, Sklavennamen, p. 18 (4 attestazioni).

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milmente di condizione libertina, di nome Claudia, quindi essa stessa collegata direttamente o indirettamente con la familia Caesaris44. Per la paleografia e per la presenza di una Flavia tra i proprietari della tomba45, l’iscrizione non può essere però anteriore all’età flavia e Threptus dovette prestare servizio a Palazzo sotto un imperatore di questa dinastia o, al massimo, nella prima metà del II sec. Un’altra professione che conferiva a chi la esercitava un prestigio ed un potere superiori a quelli generalmente riconosciuti al suo status era quella di chi, come in altro modo i cubicularii, regolava l’accesso all’imperatore, cioè quella degli ab admissione46. Ce ne offre una nuova attestazione il frammento che segue. 7. - Lastra marmorea mancante da tutti i lati, ma con residuo di cornice superiormente. Retro solo sbozzato. (20) x (34) x 3; lett. 2,7-2. Rinvenuto in data imprecisata presso l’Orto già Massimi ai SS. Quattro Coronati (Urbs 23Q)47. Schedata e fotografata alla fine degli anni ’60 nel deposito presso il Sepolcro degli Scipioni; ivi rivista nel 2005. Neg. Univ. 4136 (fig. 7).

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[T. Flaviu]ø Aug(usti) l[ib(ertus) ---] [ab] ædmissione ê[t ---] [De]metria et Va[leria (?)] [Capi]tolina vîvî ëêc(erunt) [sibi et] [------]

R. 1: [T. Flaviu]ø piuttosto che [Ti. Claudiu]ø per ragioni di spazio. Nonostante lo stato lacunoso, l’iscrizione è interessante perché si riferisce ad uno dei titolari più antichi a noi noti dell’ufficio; il primo era finora un liberto di Galba48. La Valeria, se è giusta l’integrazione, legata in qualche modo con un liberto imperiale, potrebbe dovere il suo gentilizio alla famiglia di Messalina49. Esisteva anche un particolare ufficio che si occupava degli intrattenimenti e spettacoli di corte, detto ratio voluptatum o voluptuaria50, la cui istituzione sarebbe dovuta, secondo Svetonio, a Tiberio, che

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Sulla frequenza delle unioni di schiavi imperiali con donne di condizione ingenua o libertina e sulla posizione giuridica dei figli che ne nascevano: WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 112-122; ID., art. cit. (nt. 19). 45 Vd. anche la probabile qualifica di Caesaris n(ostri) (scil. servus) che si diffonde a partire da Vespasiano (WEAVER, op. cit., p. 55). Nessuna attestazione in CIL, VI di Caesaris s(ervus); Caesaris ser(vus), sarebbe troppo lungo, vd. anche CHANTRAINE, Freigelassene, cit. (nt. 3), pp. 174-180. 46 Sugli ab admissione: OLCOTT, Thes. Ling. Lat. Epigr., I, 5, 1906, p. 107; E. DE RUGGIERO, in Diz. Epigr., I, 1895, pp. 92 sg.; BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), p. 181; WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 7, 252. 47 Sull’ubicazione di questi Orti Massimo (poi Altieri, poi Guerrini) vd. R. LANCIANI, Storia degli Scavi di Roma2, V, Roma 1994, pp. 241-243 con fig. 158; vd. S. PASQUALI e S. PANELLA, in Caput Africae, I, Roma 1993, pp. 78-84 con

figg. 21-24 e pp. 91-93. 48 CIL, VI 8699 cfr. p. 3891 = ILS 1691: Ser. Sulpicius Aug. l. Fastus ab admissione. Non del tutto sicuro che si riferisca proprio ad un ab admissione PHILO Leg., 181 (a proposito dell’ambasceria a Caligola degli Ebrei di Alessandria). 49 Per altri Valerii che potrebbero essere liberti di Messalina: CHANTRAINE, Freigelassene, cit. (nt. 3), pp. 80, 313; ID., Freigelassene und Sklaven kaiserlichen Frauen, in Studien zur antiken Sozialgeschichte. Festschrift Friedrich Vittinghoff, Köln-Wien 1980, p. 392 con nt. 77 a p. 409. La Demeghoff tria ricordata subito dopo il liberto imperiale potrebbe essere anch’essa, considerata l’ampiezza della lacuna, una Flavia (moglie?). Su Demetria e Capitolina in ambito servile e libertino a Roma: SOLIN, Sklavennamen, pp. 276 e 33. 50 BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), pp. 83, 165, 175; WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 253, 274; BOULVERT, Domestique, cit. (nt. 3), p. 151.

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vi avrebbe preposto il cavaliere T. Caesonius Priscus51. Solo transitoriamente però perché poi la ratio risulta affidata a procuratores libertini52. Oltre a questi, conosciamo, dell’ufficio, soltanto un pedisequus del tempo di Traiano53. Non potevano mancare però altri officiales, come ad esempio i tabularii, gli a commentariis ed i loro adiutores, che troviamo, o dobbiamo presupporre, praticamente in tutte le rationes per la registrazione e l’archiviazione degli atti d’ufficio. Di fatto dovremmo avere una prima testimonianza di questo personale anche nella ratio voluptatum o voluptuaria nei frammenti che seguono. 8. - Due frammenti di lastra marmorea (a-b) trovati nel 1955 nell’abside dell’aula basilicale della villa detta dei Gordiani sulla Prenestina. (35) x (53,5) x 3,5; lett. 5,4. Registrati in Inv. Ant. Com. 7623 erano alla fine degli anni ’60 nella cassa 235 del Palazzo delle Esposizioni, di dove sono stati tolti, schedati e fotografati separatamente; ora al Museo della Civiltà Romana54. Si pubblicano sulla scorta della scheda e delle foto degli anni ’60. Negg. 7576, 7671, ricomposti al computer (fig. 8). -----[et et M M]aximo Iuliæ[- c.12 -] [f] [f f]ilio eô[rum] [adiuto]÷( ÷ i?) a comò[entariis] ÷( [rat(ionis) vo]ñupt[atum] ------? Lo stato dei frammenti e l’impossibilità di rivederli rendono difficoltosa la loro restituzione, soprattutto per quanto riguarda la parte iniziale. Si può assumere che il punto tra filio ed eorum si trovasse approssimativamente sull’asse centrale rispetto al quale il testo doveva disporsi simmetricamente. La restituzione proposta per le ultime due righe rispetta questa esigenza, testimoniando al tempo stesso, se giusta, che anche nella ratio voluptatum esistevano a commentariis ed adiutores degli stessi55. Superiormente, nella parte perduta, dovevano essere ricordati i genitori dell’officialis (come richiesto da filio eorum): sotto invece, poté essere il nome di colui o di colei (la compagna dell’officialis?) che provvide alla sepoltura di tutti e tre. Ho qualche difficoltà però a trovare uno soluzione soddisfacente per la prima riga conservata, che dovrebbe contenere parte del nome (probabilmente servile) dell’adiutor a commentariis. Mi chiedo se non sarebbe possibile una lettura come [et et M M]aximo Iulia[no Caes(aris) ser(vo)] ipotizzando che l’ufficio sia stato ricoperto da uno schiavo imperiale che era prima stato in proprietà di un Iulius o una Iulia. È vero che in questi casi la struttura del nome di solito è piuttosto del tipo Maximus Caes(aris) ser(vus) Iulianus, ma una posposizione dell’indicazione del padrone non è improponibile56. Quanto ai servi Iuliani, lo Chantraine, che ne a raccolto le testimonianze, ha mostrato, contro il parere di

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SUET. Tib. 42, 2: Novum denique officium instituit a voluptatibus, praeposito equite R(omano) T. Caesonio Prisco. 52 CIL, XIV 2932 = ILS 1569: Paean Aug(usti) lib(ertus), proc(urator) voluptat(um) sembra la testimonianza più antica; vd. anche CIL, VI 8619 cfr. p. 3890 e AE 1930, 96. 53 CIL, VI 252 cfr. p. 3756 = ILS 1824: Corinthus Caesaris n(ostri) Mettianus, pedisecus rationis [vol]uptuariae. 54 Vd. sopra al nr. 3. 55 Ritengo che l’ufficio ricordato qui fosse quello di adiutor e non ad esempio di tabularius perché i tabularii non fanno riferimento ad un superiore, ma alla ratio. Adiutor invece

di adiutori può essere, tanto frutto di mancata concordanza, quanto abbreviazione, per quanto non comune (vd. però un altro caso, qui sotto al nr. 9 h). Sugli a commentariis ed i loro assistenti: MOURGUES, art. cit. (nt. 8), pp. 185-187. 56 Si confrontino ad esempio casi come Philotimus Arc(h)el(aianus) Aug(usti) ser(vus) di CIL, VI 5872 e Antiochus Galbianus Caesaris servus di CIL, VI 38003; frequente la posposizione quando al nome del padrone segue anche la qualifica come in Atticus Agripp(ianus) Caesaris disp(ensator) di CIL, VI 8820 cfr. p. 3891.

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chi li riteneva tutti ex schiavi di Cesare, che ve ne sono ancora in età flavia (di Iulia Titi?)57. Nel nostro caso la paleografia indirizza piuttosto verso l’età giulio-claudia, non molto dopo dunque l’istituzione dell’ufficio da parte di Tiberio, quando certo non mancarono Iulii e Iuliae da cui il nostro poté derivare il suo agnomen. Concludo, dopo questi frammenti problematici, con un’iscrizione integra che ha anche il vantaggio di potersi combinare con altre già note da tempo. La gran quantità di persone che vivevano a Palazzo poneva anche problemi di assistenza sanitaria. Conosciamo così un buon numero di medici che vi svolsero la loro attività, sia per curare l’imperatore o determinati membri della sua famiglia, sia per prendersi cura del personale, in generale o di qualche sua sezione specifica58. Non sempre è facile distinguere. Si sostiene per solito che i veri e propri medici di Corte, quelli che si prendevano cura dell’Imperatore e dei suoi congiunti, non erano mai schiavi; al più potevano comprendere qualche liberto; per il resto erano di nascita libera, anche di rango elevato, di cittadinanza romana o peregrini, per lo più provenienti dall’area culturale greca59. È possibile che sia stato così, anche se non ne sarei del tutto sicuro. Ad esempio, quando la nipote Agrippina ha bisogno di assistenza, Augusto le manda, perché se ne serva, uno dei suoi schiavi medici60. Consideriamo ora questo nuovo documento. 9. - Stele marmorea con piccolo timpano ed acroteri a palmetta, di cui quello a sinistra manca per frattura. Nel timpano, figurazione a rilievo di uccello che becca dei frutti. Il campo iscritto, nella parte superiore, è riquadrato da linea incisa; la prima riga è fiancheggiata da due elementi disposti orizzontalmente dei quali si dirà più avanti. 66,5 x 26 x 4,6; lett. 1,4 - 1,2. Trovata in riuso in una tomba alla capuccina addossata a strutture della domus rimessa in luce dagli scavi Pietrogrande (1946/50) in occasione della costruzione del terminale della Metropolitana davanti alla Stazione Termini, in Piazza dei Cinquecento (Urbs 26Q)61. Si conserva nell’Aula detta dei Garibaldini del Mus. Naz. Rom., inv. 376021 = 414047. Vista e fotografata alla fine degli anni ’60, rivista nel 2005. Neg. Univ. 4005 (fig. 9). Lezbio Imp(eratoris) Caesaris Domitiani Aug(usti) Germ(anici) (scil. servo), medico, Atticiano, vix(it) an(nis) XLII;

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CHANTRAINE, Freigelassene, cit. (nt. 3), pp. 318 sg. Sui medici a Roma e la loro condizione: F. KUDLIEN, Der Stellung der Arztes in der römischen Gesellschaft, Stuttgart 1986; J. KORPELA, Das Medizinalpersonal im antiken Rom. Eine Sozialgeschichtliche Untersuchung, Helsinki 1987; J. ANDRÉ, Être médecin à Rome, Paris 1987; G. MARASCO, Trimalcione e la dignità della professione medica, in ID., Fra Repubblica e Impero, Viterbo 1992, p. 61-79; Médecine et morale dans l’Antiquité, Genève 1997 (mondo romano pp. 255-336); M. KOBAYASHI – A. SARTORI, I medici nelle epigrafi, le epigrafi dei medici, in Acme, 52, 1999, pp. 249-258. Sul personale medico di Palazzo: BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), pp. 33, 178 sg.; KORPELA, op. cit. (sopra), pp. 112-113, 58

164 sg. Sui medici degli imperatori e della loro famiglia: G. MARASCO, I medici di Corte nella società imperiale, in Chiron, 28, 1998, pp. 267-285; ID., I medici di Corte nell’Impero romano. Prosopografia e ruolo culturale, in Prometheus, 24, 1998, pp. 243-263. 59 MARASCO, Medici. Prosopografia, cit. (nt. 58). 60 SUET. Cal., 8, 4: mitto praeterea cum eo ex servis meis medicum quem scripsi Germanico si vellet ut retineret. Sui servi medici vd. in particolare KUDLIEN, op. cit. (nt. 58), pp. 92-118 (nella familia Caesaris, pp. 102 sgg.). 61 Su questo scavo, vd. Carta Archeologica di Roma, III, Firenze 1977, pp. 182 sg. (III-G, IV).

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Fructus conser(vus) amico karissimo et Tedia Grapte coniug(i) optumo et Lezbius filius 10 patri dulcissimo et Philetus fratri piissimo. Qui Lesbius, apparentemente medico di Domiziano in quanto detto Imp(eratoris) Caesaris Domitiani Aug(usti) Germ(anici) medicus, si dovrà più correttamente intendere semplicemente (vd. trascrizione) come schiavo di Domiziano e medico62. Nei confronti di chi abbia esercitato la sua arte (certamente a Corte) non è detto. Grazie all’agnomen Atticianus possiamo però stabilire di chi era stato a servizio prima di entrare a far parte nella familia Caesaris. Vanno considerate le seguenti altre iscrizioni: a) CIL, X 6640 = ILS 3338 cfr. D. MODONESI, Museo Maffeiano. Iscrizioni e rilievi sacri latini, Roma 1995, pp. 77 sg. nr. 82 con foto ed H. SOLIN, in Epigraphica, 65, 2003, p. 78. La stessa iscrizione figurerà in CIL, X2, Antium (in preparazione)63: Claudia Attica, / Attici Au¢gÜ(usti) lib(erti) a rationib(us) (scil. uxor), / in sacrario Cereris Antiatinae / deos sua impensa posuit, / sacerdote Iulia Procula, / Imp(eratore) Caesar(e) Domitiano / Aug(usto) Germanic(o) XI co(n)s(ule). b) CIL, VI 8408: D(is) M( M anibus) / Hilarionis, / Abascantus Aug(usti) (scil. servus) / a rat(ionibus) Attic(ianus)64. c) CIL, VI 8410a (fig. 10): Dis Manib(us) / Fortunati, Attici / Aug(usti) lib(erti) a rationib(us) / lib(erti), tabular(i); / Fructus Imp(eratoris) Caesaris / Domitiani Aug(usti) / Germanic(i) / Atticianus tabular(ius) / a rationibus, amico / carissimo65. d) CIL, VI 8451 cfr. p. 3458: Epaphra Aug(usti) l(ibertus) Atticianus, / tabular(ius) Caesar(is) ((vicesimae)) lib(ertatis) et / Herennia Secunda filis suis pientissimis et / Ti. Claudius Ti.f. Priscus / fratri[bus opti]mis fecerunt: / Ti. Claudio Ti. f. Secundo, / vixit annis VII, / mensib(us) X, dieb(us) XXVII, et / Ti. Claudio Ti. f Prisciano, vix(it) an(nis) III, / et Herenniae A.f. Nome optimae et / sanctissimae et sibi et suis, / libertis liberta[busq(ue) p]osterisq(ue) eorum / et Ti. Claudio [Ti.l.] Theodoto66.

62

Elenco di medici di età flavia a Roma in KORPELA, Medizinalpersonal, cit. (nt. 58), pp. 185-190. 63 Ringrazio l’amico Heikki Solin che mi ha inviato copia della sua scheda inedita. 64 Ha ragione CHANTRAINE, Freigelassene, cit. (nt. 3), p. 304 ad escludere (con PIR2, C 767) che questo Abascantus possa identificarsi con il Ti. Claudius Aug. l. Abascantus di CIL, VI 8411 cfr. pp. 3457, 3889 = ILS 1473. Secondo BOULVERT, Esclaves, cit. (nt. 3), p. 98 con nt. 41 la sua qualifica di a rat(ionibus) andrebbe qui intesa come equivalente semplificato di adiutor a rationibus; vd. anche WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 263 sg. 65 Devo la foto che qui pubblico alla cortesia della collega Anna Pasqualini, che ha da tempo in corso uno studio della collezione epigrafica Despuig, di origine urbana, a Maiorca.

Vd. intanto A. PASQUALINI, Interessi eruditi e collezionismo epigrafico del Cardinale Antonio Despuig y Dameto, in Illuminismo e Illustración. Le antichità e i loro protagonisti in Spagna e in Italia nel XVIII secolo, Roma 2003, pp. 295309. Sul dedicante di questa iscrizione vd. anche più avanti a proposito di h. 66 Questo documento è di rilevante interesse per stabilire l’esistenza anche a Roma di un tabularium vicesimae libertatis nella seconda metà del I sec.; su questo punto (contro BOULVERT, Esclaves, cit. nt. 3, pp. 132 e 322): W. ECK, Die Staatliche Organisation Italiens in der hohen Kaiserzeit, München 1979, p. 122 = ID., L’Italia nell’Impero Romano. Stato e amministrazione nell’età imperiale, Bari 1999, pp. 127 sg. Su Epaphra vd. ancora più sotto.

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II. – URBS ROMA

e) CIL, VI 11390: Alexander Caesar(is) / ser(vus) Atticianus / Sextiliae / Priscae contubernali, / cuius heres est, / merenti et / libertis libertabus eius / fecit. f) CIL, VI 16616: Dis Inferis / sacrum. / Cupitus Aug(usti) l(ibertus) / Atticianus. g) CIL, VI 18049: T. Flavius Aug(usti) l(ibertus) Epaenus / Atticianus huius / monumenti partem / dimidiam dexteriorem, / cum aedificio, ollis ossuar(iis), / columbaris, emit sibi et / suis posterisque eorum itum / ambit(um). Non mi pare dubbio che il Fortunatus Attici Aug(usti) lib(erti) a rationib(us) lib(ertus) tabularius di c e tutti gli altri Atticiani menzionati nelle iscrizioni da b a g siano stati per qualche tempo al servizio dell’Atticus che, come risulta da a, nell’85 era liberto imperiale e ricopriva la carica di a rationibus67. Questi, che nell’85 è verosimile avesse una cinquantina d’anni, avrà cominciato la sua attività, come schiavo di Claudio e Nerone prima di essere manomesso, intorno ai trent’anni, da quest’ultimo imperatore68 ed avrà dovuto lavorare un’altra ventina d’anni al servizio dei vari imperatori che si succedettero sul trono prima di pervenire al prestigioso posto di a rationibus, occupato fino all’82/83 dal padre di Claudio Etrusco69. Negli anni tra Claudio e Domiziano egli dispose, a quanto pare, prima di vicarii e poi, dopo la manomissione, di schiavi, parte dei quali già durante la sua vita70 (altri forse dopo la sua morte) dovettero passare dalla proprietà sua a quella imperiale71. Anche il nostro Lesbius Atticianus72 dovette seguire il medesimo percorso. Morto all’età di 42 anni fra l’83 ed il 96 (onomastica di Domiziano)73 e quindi nato tra il 41 ed il 54, è verosimile che sia divenuto servus medicus di Attico poco dopo che questi era stato manomesso (negli ultimi anni di Nerone?). Se poi lo troviamo ad esercitare la professione medica per conto di Domiziano, ciò significa, o che in qualche momento egli fu ceduto all’imperatore dal suo padrone, o che il medico entrò a far parte della familia Caesaris dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta forse non molto dopo l’85. Propenderei per la seconda possibilità. È d’altronde interessante osservare che il Fructus conservus, che provvede alla sepoltura di Lesbius insieme alla moglie (Tedia Grapte), il figlio (Lesbius) ed il fratello (Philetus)74, è certamente lo stesso che compare in c come servus Atticianus, oltre che come tabularius a rationibus di Domiziano: evidentemente i due erano già stati conservi alle dipendenze di Atticus. Conferma l’identificazione l’analogia di concezione, e in parte anche di esecuzione, che presentano le due stele, rispettivamente per Fortunatus, tabularius, con rappresentazione sotto il campo scrittorio delle tabulae e di un astuccio con gli stru-

67

PIR2, A 1336. Dunque il suo nome completo sarà stato Ti. Claudius Aug(usti) lib(ertus) Atticus; notare che anche la moglie è una Claudia e che vari Claudii figurano anche in d (vd. infra). Sull’età in cui normalmente si concedeva la manomissione nella familia Caesaris: WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 97-104. 69 WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 284-294. 70 Ciò vale almeno per Epaphra (d) d) il cui nome completo, d come risulta da quello dei figli, deve essere stato Ti. Claudius Aug. l. Epaphra Atticianus e deve dunque aver ricevuto la libertà da Claudio o Nerone e non, come vari altri, da Domiziano. 71 Poterono far parte delle sue proprietà trasferite all’imperatore anche gli horti Atticiani testimoniati da CIL, VI 8667 cfr. p. 3891 = ILS 1618 in cui un dispensator degli stessi compare con una Domitiae Aug. serva, cioè con una schiava 68

della moglie di Domiziano; su questi horti vd. da ultimo L. CHIOFFI, in Lex. Top. Urb. Rom., III, 1996, p. 54. 72 Lezbius è variante grafica frequente per Lesbius. Su Lesbius/Lesbia, nomi servili particolarmente in uso nel I sec. d.C.: SOLIN, Sklavennamen, pp. 366 sg. 73 Elenco di Imp(eratoris) Domitiani Caesaris Aug(usti) Germanici servi, in CHANTRAINE, Freigelassene, cit. (nt. 3), p. 24. In generale sugli schiavi e liberti di questo imperatore: G. FABRE, Affranchis et esclaves impériaux sous Domitien, in Pallas, 40, 1994, pp. 337-355. 74 Per Lesbius vd. nt. prec.; per Fructus, Grapte, Philetus: SOLIN, Sklavennamen, pp. 162, 544, 458. Non chiara l’origine dell’unione (su cui vd. supra nt. 44) tra lo schiavo medico e la verosimile liberta Grapte estranea alla familia Caesaris (nessun appiglio negli altri Tedii presenti in CIL, VI).

54 - SERVIRE A PALAZZO

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menti per scrivere (fig. 10), e per Lesbius, medicus, ai due lati del nome, ancora di un astuccio e di uno strumento lanceolato ad un’estremità ed arrotondato dall’altra. come un bisturi od uno specillo (fig. 9). Privo di particolari specializzazioni e neppure appartenente, come pare, a qualche scuola medica di grido, Lesbius, morto ancora schiavo, non mancò tuttavia di mezzi sufficienti per procurarsi uno o più servi vicarii, uno dei quali – ritengo – risulta liberto di un imperatore flavio nell’interessante iscrizione che segue. h) CIL, VI 8438 cfr. p. 3457: D(is) M( M anibus). / T. Flavio Aug(usti) lib(erto) Chrysogono / Lesbiano, adiutor(i) tabularior(um) / ration(is) hereditat(um) Caesar(is) n¯(ostri), / Flavia Nice coniunx, cum quo / vixit ann(is) XLV sine ulla offensa, et T. Flavius Aug(usti) lib(ertus) Urbanus fil(ius) b(ene) m(erenti) fecerunt sibi et libertis li/bertabusque suis posterisque eorum / et Maria Tertia Orbio Magno, / filio piissimo, et sibi li/bertis libertabusque posterisque eorum. Credo infatti che questo T. Flavius Aug. lib. Chrysogonus Lesbianus, prima di entrare a far parte della familia Caesaris, sia stato vicarius del nostro Lesbius, a sua volta schiavo di Attico75. Non sappiamo in quale momento Chrysogonus sia diventato schiavo imperiale. Quando morì, doveva essere anziano poiché la moglie Flavia Nice dice di aver vissuto con lui ben 45 anni ed il figlio, verosimilmente nato mentre entrambi i genitori, o almeno la madre, erano schiavi, ha già conseguito la libertà e si proclama anch’egli T. Flavius Aug. lib. D’altronde se, come mi sembra necessario pensare, la famiglia si costituì nell’ambito della casa imperiale e non di quella di Lesbius, ne consegue che il passaggio da vicarius di Lesbius a schiavo imperiale dovette avvenire già all’inizio della dinastia flavia e la morte di Chrysogonus, nonostante la qualifica, che del resto non è obbligante quanto alla cronologia, sarà da porre quando questa era già finita da un pezzo76. Terminato l’esame di questi casi particolari, possiamo tornare, per concludere, a questioni più generali. Se dunque ci chiediamo, ad esempio, come venisse reclutato e formato il personale addetto alle varie rationes, direi che qualche utile indizio, a conferma di una tesi già avanzata dal Weaver77, possa venire proprio dal complesso di documenti considerati per ultimi. Si è detto della carriera di Atticus fra Claudio e Domiziano. È in questi anni che egli acquista ed usa per sé e come propri aiutanti tutta una serie di schiavi che nel tempo lascia, già formati, all’imperatore. Essi risultano poi inseriti nell’amministrazione (adiutor? a rationibus, tabularius a rationibus, tabularius vicesimae libertatis, medicus ed altro), in parte come schiavi, in parte come liberti, e da loro nascono, o sono acquistati e formati, altri schiavi, una parte dei quali pure trova posto nell’amministrazione (adiutor tabulariorum rationis hereditatum). Insomma nel giro di un cinquantennio, oltre ad Attico, troviamo nel servizio imperiale schiavi e liberti suoi e schiavi di questi ultimi. Ciò, da un lato, suggerisce un modello, per così dire, di riproduzione interna del personale, da un altro, poiché la sua dipendenza dall’imperatore sopravviene spesso in seconda battuta e si estende sotto più sovrani, il fenomeno torna a conferma di come, abbastanza presto, rispetto alle funzioni svolte, il rapporto tra il Principe ed i suoi schiavi e liberti abbia potuto diventare sempre meno privato, domestico, patronale e sempre più impersonale, autonomo, funzionale, in altre parole tendenzialmente burocratico.

75 Già proprietà di un Lesbius o di una Lesbia non identifica-

bili per CHANTRAINE, op. cit. (nt. 3), p. 321 nr. 205. 76 Nello stesso senso WEAVER, op. cit. (nt. 3), p. 34.

77

WEAVER, op. cit. (nt. 3), pp. 212-223; vd. ancora recentemente, ID., art. cit. (nt. 3).

NOTA COMPLEMENTARE – Altre iscrizioni di officiales Augustorum figurano tra i materiali del sepolcreto in Vaticano, del cui ritrovamento, durante la costruzione di un nuovo autoparco, è stata data notizia nella seduta di febbraio 2006 della Pontificia Accademia Romana di Archeologia.

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II. – URBS ROMA

1 - Donusa.

2 - Callistus.

3 - Ti. Claudius Herma.

4 - Secundinus.

54 - SERVIRE A PALAZZO

5 - T. Flavius.

7 - [T. Flavius].

6 - Threptus.

8 - Maximus.

557

558

9 - Lezbius.

II. – URBS ROMA

10 - Fortunatus.

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