A PROPOSITO DI HAYEK E KEYNES

June 6, 2017 | Autor: Sandro Scoppa | Categoria: Liberalismo
Share Embed


Descrição do Produto



A PROPOSITO DI HAYEK E KEYNES



di Sandro Scoppa Quando nel 1929 Lionel Robbins divenne direttore del dipartimento di Economia della

London School of Economics, inserì tra i suoi propositi da realizzare a breve termine quello di chiamare Friedrich A. von Hayek, del quale conosceva l’attività e il valore, soprattutto a seguito della pubblicazione di Gibt es einen Widersinn des Sparens (tradotto poi in inglese col titolo di The paradox of Saving). Invitò così Hayek a tenere una serie di lezioni nella medesima università londinese, le quali, come ha ricordato lo stesso Robbins nella sua autobiografia, «ebbero allora un effetto sensazionale, in parte perché esse rivelarono un aspetto della teoria monetaria classica che per molti anni era stata dimenticata, in parte perché svilupparono modelli di elementare struttura dell'economia capitalistica finalizzati a mostrare l'influenza sulla produzione e sui prezzi relativi dei mutamenti nelle proporzioni di spesa assegnata rispettivamente al consumo e all'investimento. Le lezioni furono nello stesso tempo difficili ed eccitanti, e produssero una tale impressione di conoscenza e di creatività analitica che quando, con mia grande sorpresa, Beveridge chiese se avessimo voluto invitare Hayek a unirsi a noi in via permanente come titolare della Took Chair of Economic Science and Statistics, che era stata a lungo senza un titolare, ci fu un voto unanime in suo favore». Hayek accettò la proposta e si trasferì a Londra alla London School of Economics, dove rimase finché non fu chiamato dall’Università di Chicago nel 1950. Vienna e l'Austria non avrebbero potuto in quel momento offrirgli nulla di meglio. Lo scopo perseguito da Robbins era quello di opporre un contrappeso intellettuale alle teorie di John Maynard Keynes e di altri suoi seguaci dell’Università di Cambridge, che era allora il quartier generale dei keynesiani. Hayek conosceva già Cambridge. Qualche anno prima, aveva tenuto un seminario ai membri della Marshall Society, durante il quale non aveva esitato a sostenere pubblicamente che Keynes si sbagliava, che la caduta improvvisa era dovuta a sovra-investimento e che la cura consisteva nell’aumentare i risparmi. Risale invece al 1928 a Londra, in occasione di un convegno di alcuni istituti di ricerca sul ciclo economico, la sua conoscenza personale di Keynes, di 16 anni più anziano, con il quale, come ricordato dallo stesso Hayek, ci fu una buona amicizia, «con molti interessi in comune, anche se raramente […] d’accordo sulle questioni economiche».

Nei confronti di Keynes e delle sue teorie, Hayek mosse critiche pertinenti e profonde, a iniziare dalla lunga recensione critica al Trattato sulla moneta di Keynes, pubblicata nel numero dell' agosto 1931 di “Economica”. Tra le altre cose, Hayek ha nel tempo addebitato all’economista inglese di aver dato avvio allo sviluppo di una macroeconomia sostanzialmente priva di fondamenta microeconomiche, di aver alimentato l’illusione che fosse possibile finanziare la crescita con l’inflazione, nonché, e soprattutto, l’idea che l’economia di mercato non fosse in grado, senza alcun intervento, di auto-regolamentarsi: la qual cosa ha finito per diventare la giustificazione teorica per l’ampliamento smisurato della sfera di intervento dello Stato e per l’abbandono del principio di responsabilità fiscale, con la costruzione di quella che James M. Buchanan e Richard Wagner hanno poi definito la “democrazia in deficit”. Pur ammirando Keynes, che considerava «nella sua generazione, uno degli inglesi di maggior rilievo», Hayek lo riteneva incoerente e pensava che fondamentalmente non fosse uno studioso né un bravo economista, «ma piuttosto un grande appassionato in molti campi del sapere e delle arti» e che «la grandezza della sua influenza come economista fosse probabilmente dovuta più all’importanza dell’uomo, all’universalità dei suoi interessi e al potere e al fascino persuasivo della sua personalità che all’originalità e alla solidità teorica del suo contributo alle scienze economiche». Dello stesso avviso è stata persino Beatrice Webb, secondo la quale: «Keynes non è serio sui problemi economici: ci gioca a scacchi nel suo tempo libero», e altri che hanno avuto modo di conoscerlo. La grande querelle tra Hayek e Keynes, e i rilievi espressi più volte dal primo, mostrano che Keynes non è stato un liberale né un difensore della società libera (ha persino manifestato simpatie verso il sistema sovietico e gli altri Stati totalitari) e che la c.d. “rivoluzione keynesiana” si è risolta in realtà in un pervasivo statalismo interventista, le cui conseguenze nefaste sono anche oggi sotto gli occhi di tutti. [email protected]

Lihat lebih banyak...

Comentários

Copyright © 2017 DADOSPDF Inc.