Breve confronto tra “ Ἒργα καί η͑μέραι” di Esiodo e “Georgica” di Virgilio

June 13, 2017 | Autor: Chiara Bartolucci | Categoria: Greek Literature, Latin Literature, Greek History, Roman History, Ancient Greek History, Roman Empire
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Breve confronto tra " Ἒργα καί η͑μέραι" di Esiodo e "Georgica" di Virgilio.
Virgilio compose le "Georgica" tra il 37/36 e il 29 a.C., periodo in cui iniziò ad affermarsi sulla scena politica dell'Urbe il futuro imperatore Ottaviano. L'opera fu dedicata al suo protettore Mecenate, il quale ne fu l'ispiratore e il suggeritore. Lo scritto, come suggerisce il titolo stesso, è incentrato sulla descrizione della vita dei campi secondo le ispirazioni ideologico-politiche augustee che cercavano di riportare l'amore per la terra sia ai vecchi piccoli proprietari terrieri sia ai nuovi latifondisti dei terreni confiscati. Così facendo si improntava nuovamente la società romana sul lavoro agreste come fondamento della grandezza dell'Italia, valore proprio del "mos maiorum". A tal proposito si era già espresso Catone il Censore, al quale Virgilio guardava anche per la descrizione dei metodi agricoli inseriti nel "De agri cultura" (ca. 160 a.C.).
Le "Georgica" di Virgilio nacquero come poema didascalico, ossia di insegnamento per la collettività. La poesia didascalica si sviluppò già nella Grecia dell'VIII secolo a.C. con la figura dell'ascreo Esiodo, considerato proprio il padre della poesia georgica e l'autore del poema "Ἒργα καί η͑μέραι", al quale Virgilio si ispirò soprattutto nella stesura della prima parte del primo libro delle "Georgica". Una sostanziale differenza è il proemio delle due opere, infatti Esiodo, prestando maggiormente fede alla precedente tradizione epica, di cui comunque fa parte, iniziò "Opere e giorni" con la consueta invocazione alle Muse, mentre Virgilio sostenne di "cantare lui stesso" il testo e riservò l'invocazione alle divinità dell'agricoltura, dell'allevamento e dei boschi solamente come aiuto per i contadini nella vita quotidiana nei campi (si rimanda qui alla concezione del "do ut des" presente nella mentalità romana sin dalle sue origini e parte integrante del mos maiorum). Tra i due autori si diversifica certamente la finalità del poema stesso, in questo Esiodo mirò ad impartire consigli pratici per le attività fondamentali in una società agricola, mentre Virgilio fu più interessato a proporre un testo propagandistico per far risaltare l'importanza della "vita ideale" del contadino italico, ma entrambi inserirono l'esaltazione del mondo agricolo e la sua minuziosa descrizione. Anche l'opera di Esiodo, come quella di Virgilio, presenta una dedica, nel primo caso al fratello Perse mentre nel secondo al sopracitato Mecenate. Proprio questo elemento fa comprendere l'evoluzione della poesia didascalica, in quanto venne modificata la concezione di insegnamento del testo, infatti per Esiodo era necessario dettare uno stile di vita per il fratello Perse, invece in Virgilio tale funzione venne a perdersi dietro al concetto di propaganda politica a favore di Ottaviano. Comunque trattandosi ambedue di poemi, i due poeti utilizzarono come metro di scrittura l'esametro della tradizione epica. L'idea di base su cui si concentrarono i due autori fu l'educazione come conoscenza della tradizione precedente e quindi comune a tutti. L'excursus o digressione, sul quale si concentrarono, fu l'evoluzione dei concetti di fatica e lavoro abbracciando il mito eziologico delle cinque età. Vi era un periodo lontano, l'Aurea Aetas, in cui la terra produceva tutto ciò che serviva all'uomo spontaneamente, perciò l'uomo non era costretto a procurarsi il cibo lavorando. Successivamente, nelle età seguenti, l'uomo cominciò a macchiarsi di empietà e ad attirare su di lui la collera delle divinità fino a quando gli dei, che una volta "avevano in comune le antiche mense e le sedi" con gli uomini, punirono loro per gli errori commessi. La punizione fu proprio lo scatenarsi della fatica e del lavoro ad opera di Zeus in Esiodo o di Giove in Virgilio. Più precisamente nella visione puramente virgiliana va a decadere l'idea di punizione, ampliando il concetto di fatica e di lavoro come progresso per la società e sviluppo dell'ingegno umano, di conseguenza la "punizione" fu vista come un beneficio per l'intera comunità. Proprio grazie al suddetto ingegno che l'uomo riuscì a sviluppare la pastorizia e l'agricoltura in sinergia con i cicli e l'azione della natura. Sono appunto questi i comuni argomenti su cui si snodano i due poemi, anche se, in realtà, Esiodo inserisce sotto un unico poema il trattato sull'agricoltura e sulla pastorizia, sulla navigazione e forse un trattato sul comportamento, come si riscontra nel titolo doppio, mentre Virgilio rimase fedele al concetto di poesia georgica.





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