Canadassimo. Dispense dell’arte contemporanea

July 6, 2017 | Autor: Tiziana Migliore | Categoria: Semiotics, Art History, Design, Art Theory, Contemporary Art, History of Exhibitions
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Canadassimo. Dispense dell'arte contemporanea

L'infranto, le rovine, la catastrofe, che Benjamin vedeva
nell'Angelus Novus (1920) di Klee, li troviamo tutti alla
Biennale di Enwezor. Anche l'altro leitmotiv del curatore, il
Capitale di Marx, trasposto dagli artisti – Isaac Julien, Olaf
Nicolai e Manuel Reinartz, Hans Haacke, Samson Kambalu… – o
recitato al Padiglione centrale, ha la sua ancora di
salvataggio nel passato. Ma il progresso, la tempesta che
spira, dov'è? Dove sono gli All the World's Futures? In Klee
il futuro che attrae l'angelo sta nel punto di fuga del
quadro, coincide con la profondità dell'immagine. Qui di
futuri se ne godono pochi, la profondità è fosca.
Va di moda il documento. È la demagogia vincente nel sistema
dell'arte. L'estetizzazione dell'archivio, ormai divenuto un
feticcio, ne ha appiattito lo spessore simbolico. Come
riconoscerne le derive? Facile, dalla vetrina linda, funerea,
tono serioso. Sotto non c'è niente. Schiere di teche
contenenti memorie si espongono al visitatore senza dargli da
ricordare. Rispetto a queste pratiche, la lingua artistica
neutra (Roland Barthes) è una contromisura inefficace. Per
fortuna c'è la terapia del riso.
Jasmin Bilodeau, Sebastien Giguère e Nicolas Laverdière,
collettivo del Quebec con l'acronimo di BGL, sono fra i rari
artisti non esistenziali di questa Biennale. Ci fanno ridere.
Non nel modo infimo di Sarah Lucas, beninteso. Il visitatore,
percorse sale austere e padiglioni demoralizzanti, si imbatte
in un verosimile minimarket, un dépanneur. L'ingresso a
Canadassimo e il riso istintivo, contagioso, partecipato con
estranei, è già un ristoro. "Una cosa si muove meglio quando è
sottoposta a un forte stimolo […], si ride quando si è toccati
al diaframma" (ps.Aristotele). BGL pensa il capitalismo e i
futuri del mondo con il corpo, divertendo. Porta a galla una
realtà latente, effetto del consumismo, che storna in una
farsa carica di humour.
Canadassimo è lo storico padiglione offerto al Canada dopo la
seconda guerra mondiale, progettato nel 1958 dallo Studio di
architetti italiani BBPR e trasformato da BGL in un
alimentari, nel cui retro abita il suo negoziante. Massima
aspirazione di BBPR era di "infondere l'anima" nel padiglione.
Ed eccone l'anima per BGL. L'edificio appare una stazione di
servizio fra i due monumentali padiglioni vicini, Germania e
Gran Bretagna. La scala umana, tipica di uno chalet, si
prestava a questa modifica.
Un'impalcatura cela l'antico palazzo. In fase di preparazione
dell'opera, lo stato di abbandono del padiglione – all'ombra
della kermesse della Biennale – ha suggerito al collettivo
l'idea dell'immobile in restauro. "Decrepito, si vedevano
dettagli di cui non ci si accorge in tempo di Biennale" (dal
catalogo della mostra, con copertina in carta da imballaggio).
Torna in mente Giardini, il video di Steve McQueen per la Gran
Bretagna nel 2009. Alterare la natura architettonica e
nazionale dei padiglioni è un altro trend del momento. Ma
anche in questo ci vuole sensibilità critica.
Fuori, la simulazione è prodigiosa. Sulla porta abbondano i
segni di un alimentari: gli orari, le carte di credito
accettate, le ultime vincite al Lotto, annunci di concorsi a
premi, perfino una scopa per il marciapiede. Nel tappetino
calpestato dagli avventori si legge: "Bienvenue. Merci de
votre confiance". Una volta dentro, l'occhio resta preda
dell'inganno: sui ripiani poggiano patatine, surgelati,
scatolame, spezie, caffè, "ritagli d'ostia"… – e non manca
l'addetto alla cassa. Il sospetto arriva con l'odore di
stantio. Quei beni di consumo hanno la patina. Sono raccatti,
oggetti riciclati, l'arte da Duchamp in poi. A contare è
l'azione espositiva, per l'installazione, la presentazione e
la sintassi dei vari ready-made. Così, un maneki neko, il
portafortuna cinese del "gatto del denaro", infonde la sua
anima nei contigui biglietti della lotteria; il posto dei
piatti di plastica è accanto ai set di scopa e paletta;
risalta il contrasto fra una Hellmann's con il claim "Real-
vraie Mayonnaise" e una con il claim "Olive Oil, Huile d'Olive
Mayonnaise" (qual è l'ingrediente della "maionese reale" se ce
n'è un'altra all'olio d'oliva?); le riviste di divulgazione
scientifica, in particolare un numero di Sciences & Vie sugli
incubi – "Cauchemars enfin expliqués! D'où ils viennent. Ce
qu'ils disent de nous" – affiancano dolciumi e snack. Gli
unici prodotti contraffatti sono i cibi ultracalorici, con le
immagini dei packaging sfocate. Indicano lo statuto
simulacrale di questi oggetti, "fantasmi al futuro" (Fabbri),
proiezioni immaginarie del volere altrui per esercitare un
potere. Nel market l'arte finge di essere merce.
Di qui si accede al "privato" del negoziante, un habitat
gremito di chincaglierie di ogni sorta, raggruppate per tipi:
orologi, statuine, conchiglie, valige, souvenir. L'iperbole
dell'accumulo, con l'aura dell'usura. Ma il retrobottega è
anche un atelier e la coincidenza casa-studio rivela una
curiosa dispensa. Vi si affollano copie in plastica di
terrecotte non ancora dipinte (irrinunciabile il maneki neko
del market!), pennelli ed ex cibi in scatola che gocciolano
pittura. Merce che finge di essere arte.
Si giunge infine, lungo una scala, a una terrazza eretta già
per Biennale architettura, fra i padiglioni canadese e
tedesco, e ora rimotivata. Ospita un ingranaggio metallico
attivato dal visitatore che, su istruzione, vi inserisce una
moneta valuta Euro. Il meccanismo convoglia le monete verso
grandi pannelli in plexiglass trapuntati, sculture sonanti in
corso d'opera. In un intervento di BGL del 2008, uguale e
contrario, Artistic Feeling II, una macchina emetteva dollari
canadesi, suscitando il desiderio di possesso. A Canadassimo,
ibrido italo-canadese anima della cultura occidentale, nulla
si crea e nulla si distrugge, ma tutto si conserva e si
trasforma, complice il visitatore-fruitore. Un percorso
narrativo della veridizione ed epistemico ci guida dalla
menzogna – l'arte, sorniona, finge di essere merce e fa
credere nel proprio valore – al segreto – dietro il negoziante
si nasconde l'artista – al falso – scambiamo la cineseria per
arte – all'amara verità – in questa teologia della ri-
produzione l'opera futura e l'unica energia rinnovabile è un
cloisonné di denaro.
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