Cannabis e sesso

May 30, 2017 | Autor: Giacomo Oliva | Categoria: Medicine, Cannabinoids, Fisiologia, Phisiology, Medical Cannabis, Sexual Function
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Cannabis e sesso di Giacomo Oliva, originalmente pubblicato sulla rivista Cannabis #11, Nautilus Edizioni, Torino, giugno 2002. Nel clima di persecuzione totale della cannabis caratteristico della fine degli anni ‘30 il consumatore/trice è stato tradizionalmente dipinto in diversi contesti come un essere spiritato in preda dei suoi istinti più bassi, ai “vizi”, con frequenti riferimenti più o meno morbosi ad ipotetici scenari di laida lussuria, sessualità possessiva, generando un inmmaginario costituito da contesti di oblio orgiastico & consumo di cannabinoidi. Questo quadro assai poco credibile ci ha fatto crescere il DESIDERIO di indagare sui diversi aspetti che riguardano il consumo di cannabinoidi ed il sesso. Comportamento Sessuale Il comportamento sessuale è costituito da una serie di fenomeni di natura volontaria e involontaria riguardanti una sequenza di eventi fisiologici e comportamentali che coinvolgono aspetti ormonali, circolatori, secretori e psichico-comportamentali. Il comportamento sessuale è regolato fisiologicamente dal nostro sistema nervoso centrale attraverso una serie di equilibri che riguardano diversi neuromendiatori: per primi analizziamo serotonina e dopamina. Queste due molecole biologiche prodotte all’interno dei nostri neuroni sono le responsabili dell’innesco dei vari meccanismi che regolano il comportamento sessuale. Questo tipo di comportamento è attivato da una diminuzione dell’attività della serotonina ed ad un aumento dell’attività della dopamina. L’area del cervello associata al comportamento sessuale è il sistema limbico sul quale si trovano ben distribuiti anche i recettori per i cannabinoidi. Il corredo ormonale è costituito una serie di biomolecole distinte genericamente in base al sesso in ormoni androgeni (maschili) e estrogeni (femminili) la cui funzione principale in entrambi i sessi è mediare tutti gli eventi fisiologici che portano alla produzione e maturazione di spermatozoi nell’uomo e dell’ovulo nella donna, agendo direttamente sui tessuti delle ghiandole genitali. L’attivazione del comportamento sessuale può partire da stimoli visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili o immaginativi, che andando ad eccitare i centri “erotici” del cervello (il sistema limbico, una struttura cerebrale coinvolta in tutti i fenomeni emotivo-affettivi e la ghiandola pituitaria la cui azione promuove la sintesi ed il rilascio di diversi ormoni). Questi stimoli scatenano una serie di impulsi che si diffondono attraverso la colonna vertebrale fino alle vertebre sacrale e toracolombare, da qui dipartono fibre che innervano l’apparato genitale causando l’erezione nell’uomo e un aumento del turgore e della secrezione delle mucose vaginali nella donna. E’ ormai un dato di fatto che questi fenomeni sono mediati psicogenicamente dalla serie di stimoli prima elencata e riflessogenicamente nel caso della stimolazione diretta dei genitali. Nello studio del comportamento sessuale bisogna tristemente evidenziare una netta sproporzione numerica tra gli studi dedicati ai problemi dell’erettilità maschile rispetto a quelli dedicati ai meccanismi di attivazione sessuale del corpo femminile. L’erezione Riassumendo brevemente il fenomeno dell’erezione è così descritto: all’arrivo dello stimolo le arterie pudendali destra e sinistra iniziano a pompare sangue nei corpi cavernosi (due cavità simmetriche all’interno del pene maschile) e nel tessuto spugnoso (una struttura vascolare altamente ramificata), dai corpi cavernosi il sangue è selettivamente pompato nelle zone in cui il tessuto vascolare è più flaccido, andando a generare un turgore progressivo di tutto l’organo; una successiva contrazione di questi vasi impedisce il deflusso del sangue. L’ultima fase è l’eiaculazione che può essere schematizzata in tre momenti: 1) contrazione della muscolatura liscia ghiandole genitali per portare il seme nell’uretra (il condotto che porta all’esterno urina e spermatozoi) questo processo è detto EMISSIONE 2) contrazione dello sfintere uretrale: serve ad impedire il reflusso dello sperma nei testicoli

3) contrazione muscolare dell’uretra posteriore ed emissione del seme dal meato uretrale. Nei testicoli e dalla prostata viene prodotto un liquidi, lo smegma, che funge da veicolo per l’espulsione degli spermatozoi: una matrice viscosa ad alto contenuto acquoso. La fase di emissione inizia quando lo stimolo sale oltre una certa intensità: le fibre della colonna vertebrale iniziano a scaricare ritmicamente causando contrazioni intermittenti di tutta la muscolatura liscia del tratto uretrale. Per quanto possa sembrare assurdo non esistono studi specifici sulla neurofisiologia della risposta sessuale nel organismo femminile umano. L’innervazione di base è la stessa in entrambi i sessi, le risposte nella donna si manifestano con l’erezione clitoridea e attivazione della secrezione vaginale come fenomeni dell’eccitazione nella donna. L’ orgasmo femminile avviene come quello maschile sotto controllo di fibre del sistema simpatico e motorio, il suo significato biologico è quello di favorire attraverso le contrazioni della muscolatura vaginale ed uterina, il raggiungimento dell’ovulo da parte degli spermatozoi. Generalità Il principio attivo più importante per l’attività della marijuana è il THC (delta9-tetraidrocannabinolo) la sua emivita (il tempo di dimezzamento nel sangue di una dose somministrata) è di 72 ore, osservazioni su modelli animali hanno mostrato che una dose di 5,0/10,0 mg è rilevabile nell’animale fino a 14 giorni dopo la somministrazione. Come è tristemente noto a coloro che hanno avuto problemi giudiziari per detenzione e/o consumo di cannabinoidi con l’ obbligo di analisi periodiche delle urine, nell’uomo il tempo di eliminazione dalle urine del cannabinolo si aggira intorno ai 28/30 giorni. Qualsiasi assunzione in una frequenza più breve dei 28 30 giorni renderà il soggetto positivo ai test sulle urine. Effetti generali della cannabis sulla funzione sessuale I cannabinoidi come evidenziato anche dalla scoperta di recettori specifici costituiscono una classe farmacologica se stante. Da vari studi si è potuto dedurre che la cannabis produce sulla sessualità effetti contrastanti positivi e negativi in base al dosaggio di somministrazione. Gli studi più importanti sull’argomento sono stati condotti in India negli anni ’70 dove per i casi di abuso cronico intensivo si sono potuti registrare diminuzione della libido ed inabilità alla performance sessuale da parte dei maschi trattati con THC. In studi effettuati negli Stati Uniti nei primi anni ’80, a dosi più moderate di quelle dei tests effettuati in India, si è osservato al contrario che i cannabinoidi favoriscono la funzione sessuale: Il 68% dei maschi e il 40% delle femmine coinvolti nel test ha dichiarato che l’intensità dell’orgasmo era innalzata dagli effetti dei cannabinoidi, il 39% e solo il 13% delle femmine ha dichiarato che la durata del rapporto era aumentata e soprattutto, il 70% dei maschi e ben il 90% delle femmine dichiarava che la percezione del piacere e la soddisfazione sessuale aumentavano con l’uso di marijuana. Il meccanismo d’azione dei cannabinoidi sul sesso tuttora non è chiaro. Osservazioni sui ratti hanno mostrato che la somministrazione di bassi dosaggi di THC per via orale causavano un rapido e sostenuto aumento di testosterone della durata di circa un’ora, con la somministrazione di dosaggi più alti il livello di testosterone dopo un iniziale aumento, mostrava un crollo al di sotto dei valori di soglia; anche se non esiste una correlazione chiara tra i livelli ematici di testosterone e l’eccitazione sessuale negli umani, questo meccanismo potrebbe spiegare perché basse dosi di THC abbiano un effetto pro-sessuale mentre dosaggi più alti inibiscono tale funzione. In parte il meccanismo che implementa la funzione sessuale può anche essere attribuito all’aumento di intensità dell’esperienza sensoriale indotta dai cannabinoidi, questo innalzamento della consapevolezza sensoriale potrebbe essere la base di partenza per lo sviluppo di tecniche di esercizio per quei pazienti che hanno difficoltà di risposta a stimoli non genitali, un disturbo per il

quale il paziente non riesce ad essere stimolato sessualmente se non dietro stimolazione meccanica dei genitali 1. Problemi nella ricerca Nello studio delle interrelazioni tra cannabis e sesso sono stati identificati una serie di problemi significativi per la comprensione delle effettive azioni del THC sulla sfera sessuale spesso esagerate o confuse sia dai detrattori della marijuana che dai consumatori: 1) Ripercussioni dovute ad uso frequente e ripetuto (alti livelli di uso). 2) Pressione sociale all’interno del proprio gruppo all’uso di cannabinoidi. 3) Creazione tra i consumatori di veri e propri miti che attestano alla marijuana la capacità di aumentare la percezione delle sensazioni e delle prestazioni sessuali. 4) Aspettative positive sugli effetti della sostanza e difficoltà a distinguere tra gli effetti reali e quelli attesi (effetto placebo). 5) Problemi metodologici della ricerca (per esempio difficoltà per la determinazione del un vasto numero di variabili che si incontrano nello studio dei consumatori abituali, l’impossibilità di determinare i quantitativi esatti di THC che vengono auto-somministrati dal consumatore). 6) Poliassunzione: utilizzo di alcolici e/o altre sostanze da parte dei consumatori di cannabis. 7) Necessità di distinguere gli effetti biologici da quelli comportamentali. 8) Il divieto di sperimentare la somministrazione in stati di gravidanza che tuttora impedisce di comprendere l’entità negli umani di pericoli di teratogenicità o mutagenicità sul feto. 9)Percezioni alterate del tempo, delle sensazioni tattili e ritardi dell’eiaculazione2. Dati comportamentali La marijuana spesso è stata usata come afrodisiaco per produrre i seguenti effetti: 1) Aumento della sensualità e sensibilità erotica 2) Aumento della ricettività ed interesse verso l’attività erotica 3) Orgasmi più prolungati e piacevoli 4) Aumento dell’intensità delle contrazioni muscolari orgasmiche 5) Alterazione della percezione del tempo e della sensibilità tattile 6) Disinibizione e perdita delle limitazioni comportamentali auto-imposte 7) Pensieri sessuali stimolanti Il THC sembra combinare in forma leggera gli effetti disinibenti dell’alcol con blandi effetti di stimolazione sessuale di sostanze eccitanti come la cocaina3, in realtà anche avendo la percezione di effetti pro-sessuali la prestazione in alcuni soggetti (soprattutto delle fasce di età più avanzate e con lunghe ed intense storie di consumo) può essere alterata o addirittura impedita dall’instaurarsi di sonnolenza dovuta al rilassamento fisico, il che non è lo stato ideale per l’attività sessuale. Due medici statunitensi Masters e Johnson nei primi anni ‘80, in una ricerca durata 5 anni su un campione di consumatori abituali costituito da 800 maschi e 500 femmine tra i 18 e 30 anni hanno rilevato che l’81 e l’83% rispettivamente dei maschi e delle femmine affermava che la marijuana intensificava il godimento sessuale, ma con domande più approfondite gli intervistati dichiaravano che: 1) La maggior parte degli uomini negava che l’uso di cannabis aumentasse il turgore o l’erezione maschile 2) I cannabinoidi non facilitavano l’erezione 3) Il controllo sull’eiaculazione e l’intensità orgasmica non era necessariamente aumentata 4) La maggior parte delle femmine dichiarava che la marijuana non aumentava il loro desiderio, interesse o eccitazione sessuale 1 Buffum 1982: Pharmacosexology The effecs of drugs on the sexual function. Journal of Psichoactive Drugs vol 14: 533 2 Kolodny 1979: Textbook for sexual medicine, Little Brown Boston 3 Ochsner 1981: Effects of smoking on libido in: Medical aspects of human Sexuality vol 15:1

5) La marijuana non aumentava il tasso di lubrificazione vaginale, l’intensità o il numero di orgasmi. Altri patterns esplorati da questa ricerca mostravano comunque: aumento della sensibilità tattile, aumento del rilassamento fisico e mentale, e maggiore sincronismo di risposte sessuali tra partners4. Gli effetti psicosomatici della marijuana rendono la componente placebo di importanza critica, la loro componente disinibitoria sembra essere più importante di quella propriamente eccitante. In India la medicina ayurvedica utilizza cannabinoidi per via orale ad alti dosaggi per il controllo di turbe psico sessuali di tipo eccitatorio (priapismo, stati maniacali da iper-eccitazione sessuale, etc.) effetti confermati anche da osservazioni su larga scala effettuate su adolescenti europei che mostrano il consumo di cannabinoidi inibente di comportamenti violenti e sessualmente aggressivi5. Effetti centrali Il THC deprime la secrezione dell’ormone luteinizzante(LH) e follicolo stimolante(FSH), gli ormoni deputati al controllo della funzione ovarica, con diminuzione dei livelli rispettivamente del 56% e del 68%, misurati dopo la somministrazione per via inalatoria di 5mg THC. La riduzione del tasso di LH può arrivare a livelli del 70/80% nelle 12/24 ore dipendentemente dalla dose di somministrazione: ad alte dosi si osservano tempi di inibizione di maggiore durata, effetti reversibili con la sospensione dell’assunzione. Anche gli oppiacei agiscono inibendo l’equilibrio LH/FSH e stimolando la secrezione di prolattina, la cui secrezione al contrario è inibita dai cannabinoidi, questo particolare effetto di inibizione della prolattina si ritrova unicamente nei cannabinoidi6. Recentissimi studi sui recettori degli endocannabinoidi e sui neuromediatori specifici (l’anandamide e il 2-arachidonoil-glicerolo), hanno mostrato nel ratto, che nella ghiandola pituitaria i recettori per i cannabinoidi CB1 regolano in maniera inibitoria il rilascio di GRH(ormone di rilascio delle gonadotropine) nell’ipotalamo, dell’ormone luteinizzante (LH), dell’ormone follicolo stimolante (FSH), prolattina e ormone della crescita(GH) nella ghiandola pituitaria. L’inibizione è massimale nelle prime ore successive alla somministrazione, decrescendo con il passare del tempo, entro il ventesimo giorno la situazione ritorna alla normalità. L’espressione del recettore CB1 nella ghiandola pituitaria è regolato dagli steroidi sessuali sia nei maschi che nelle femmine, inoltre si è osservato che i contenuti di anandamide nell’ipotalamo e nella ghiandola pituitaria anteriore sono regolati dagli ormoni steroidei circolanti7. In un'altra ricerca si è potuto osservare che nei ratti maschi il numero di recettori CB1 è superiore che nelle femmine, inversamente nelle femmine è presente un livello di anandamide superiore a quello misurabile nei ratti maschi sia nella ghiandola pituitaria che nell’ipotalamo. Nelle femmine i tassi di anandamide oscillavano nel corso del ciclo ovulatorio tra ipotalamo e ghiandola pituitaria raggiungendo in questa ultima i livelli massimali nella fase di estro (quando l’ovulo raggiunge la maturazione) e minimali nelle fasi di diestro e proestro (le fasi pre maturazione e di inizio del ciclo), nell’ipotalamo l’andamento dei tassi ormonali è ribaltato. Nessuna differenza di genere è stata riscontrata per la distribuzione del 2-arachidonoil-glicerolo né oscillazioni dei suoi valori nel corso dell’ovulazione8. Il contenuto di anandamide nell’ipotalamo del ratto femmina immediatamente prima della pubertà aumenta fino a livelli di 3 volte quelli delle normali concentrazioni, per regredire a valori normali immediatamente dopo il primo o secondo ciclo ovulatorio e rimanendo poi stabile per l’età adulta con innalzamenti ciclici nel corso delle sequenze dell’ovulazione. Questi dati ancora pioneristici ed 4 Kolodny Masters & Johnson 1979: Textbook for sexual medicine Boston; Little Brown 5 Tinkleberg & altri 1974 Drug involvement in criminal assaults by adolescents. Archive of General Psichiatry vol 30:685-689 6 Powell & Fuller 1983:Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280) 7 Gonzalez S, Bisogno T, Wenger T, Manzanares J, Milone A, Berrendero F, Di Marzo V, Ramos , Fernandez-Ruiz JJ 2000: Sex steroid influence on cannabinoid CB(1) receptor mRNA and endo-cannabinoid levels in the anterior pituitary gland. Biochem Biophys Res Commun.;270(1):260-6 8 Fride E, Mechoulam R 1996: Developmental aspects of anandamide: ontogeny of response and prenatal exposure. Psychoneuroendocrinology. (2):157-72 Israel

insufficienti fanno capire che l’anandamide ha un ruolo decisivo nelle fasi dello sviluppo sessuale durante la pubertà, saranno necessari ulteriori studi per chiarire meccanismi finora sconosciuti che riguardano le funzioni dei recettori dell’anandamide sull’apparato sessuale riproduttivo9. Effetti del THC sulla spermatogenesi Numerosi studi hanno dimostrato che la somministrazione di marijuana causa una diminuzione della conta degli spermatozoi e nella produzione di sperma, fenomeno denominato oligospermia, parallelamente si sono potuti osservare nei consumatori cronici con lunghe storie d’abuso anche danneggiamenti al materiale genetico dei cromosomi con formazione di spermatozoi aberranti che presentavano delle anomalie morfologiche o addirittura l’assenza totale dell’acrosoma (una formazione sulla testa dello spermatozoo che contiene sostanze acide necessarie per l’attacco della parete dell’ovulo da fecondare)10. Questi cambiamenti sono associati ad una diminuita capacità di assorbire fruttosio (molecola utilizzata dallo spermatozoo per la produzione di energia), diminuzione della sintesi di ATP e inibizione della motilità spermatica. Anche la prostata sembra inibita dall’uso cronico di cannabis mostrando nel ratto una diminuzione di peso evidenziabile dopo esposizioni prolungate al THC, tutti gli effetti descritti finora sono reversibili in meno di una settimana dall’interruzione delle somministrazioni11. Ovulazione e fertilità Studi diversi hanno mostrato che l’effetto dei cannabinoidi sull’ovulazione riguarda l’uso intensivo e prolungato: in un esperimento in cui si sono effettuate tre somministrazioni al giorno per sei mesi su donne fertili, si sono osservati aumenti della presenza di cicli privi di ovulazione di circa il 30% effetti reversibili ed antagonizzabili da somministrazioni ormonali. Questi dati sono stati ottenuti da modelli animali, non sono noti comunque livelli di fertilità anormale o ridotta nella popolazione di consumatori umani di cannabis. Sembra comunque che il THC antagonizzi l’ormone gonadotropico attraverso l’inibizione della sintesi delle prostaglandine, i precursori degli ormoni steroidei, responsabili nella donna della motilità dell’utero e dei canali ovarici e nell’uomo dell’attivazione dei vasi deferenti e dell’epididimo (il sistema tubolare interno ai testicoli da cui parte la produzione degli spermatozoi)12. Riproduzione La somministrazione ripetuta di THC durante le prime fasi di sviluppo fetale è correlata a malformazioni organiche e tossicità fetale, una volta formati gli organi l’esposizione al THC è causa ritardi della crescita13. Uno studio effettuato su scimmie ha rivelato che a dosaggi paragonabili all’uso umano si riducevano sensibilmente le possibilità di portare a termine la gravidanza: nel 44% degli animali trattati si sono osservati aborti spontanei, mortalità fetale, nascite premature e decessi post natali, nel gruppo di controllo non trattato con THC questa percentuale era dell’8%. Studi sui feti umani e di ratto hanno mostrato che durante le prime settimane di gestazione il THC attraversa la barriera placentare e si accumula nel feto in una concentrazione 4 volte maggiore che nella madre.

9 Wenger T, Gerendai I, Fezza F, Gonzalez S, Bisogno T, Fernandez-Ruiz J, Di Marzo V 2002: The hypothalamic levels of the endocannabinoid, anandamide, peak immediately before the onset of puberty in female rats. Life Science.;70(12):1407-14 10 Issidores 1979: Observations in Chronic haschish users: Nuclear aberrationns in blood and .in: Marijuana: biological effects sperm and abnormal acrosomes. In: spermatozoa. New York Pergamon Press 11 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280 12 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280 13 Harbison & Mantilla Plata 1972: Prenatal toxicity, maternal distribution and placentar transfer of THC. Journal of Pharmacology & esperimental therapeutics

E’ assolutamente certo che fumare prima della gravidanza non ha alcun effetto negativo sul nascituro, essendo questi effetti soprattutto correlati all’uso regolare durante le prime settimane di gravidanza14. Nel 1995 Sudhansu Dey, un fisiologo dell’università di Kansas City ha scoperto la presenza sulle cellule embrionali di ratto la presenza di recettori per l’anandamide e che questa era rilasciata anche nella cavità uterina. Ancora rimane sconosciuto il significato biologico di tutto ciò, si è però osservato in esperimenti con embrioni di ratto in vitro che concentrazioni efficaci di anandamide causavano degenerazione dell’embrione e che gli effetti degenerativi dell’anandamide erano bloccati dal pre-trattamento con un antagonista dei cannabinoidi, segnale questo che la tossicità dell’anandamide sull’embrione è sicuramente dovuta ad interazioni recettoriali15. Allattamento L’inibizione della prolattina causa una insufficiente produzione di latte nella madre rendendo necessario il ricorso all’allattamento artificiale, il THC inoltre essendo una sostanza altamente liposolubile è secreto nel latte materno passando così dalla madre al poppante nel caso questa faccia uso di cannabinoidi nel periodo dell’allattamento. A causa dell’inibizione dell’ormone della crescita i poppanti figli di consumatrici attive nel corso dell’allattamento subiscono un lieve rallentamento del ritmo di crescita effetto che cesserà alla fine dell’allattamento in maniera reversibile16. Conclusioni I cannabinoidi possono essere utilizzati come disinibenti e facilitatori dell’atto sessuale, paradossalmente l’uso di cannabis per intensificare l’eccitazione sessuale è più diffuso tra giovani, i gruppi di età avanzata, per i quali potrebbero essere maggiormente necessari supporto e implementazione dei comportamenti sessuali, sono meno coinvolti in questo tipo di utilizzo. Non è chiaro se questa dicotomia tra bisogni ed uso esista solo su basi culturali e sociali oppure se nelle fascie di età più avanzata gli effetti inibenti prendano il sopravvento su quelli pro-sessuali. E’ dimostrato che il concepimento sotto l’effetto di bevande alcoliche è fortemente correlato allo sviluppo di sindromi di ritardo mentale, anche se non esistono dati analoghi per i cannabinoidi, sono comunque sconsigliabili i concepimenti sotto l’effetto di THC, per i polydrug abusers di vecchia data che volessero riprodursi sono consigliabili controlli. Ogni uso antecedente alla gravidanza da parte della madre non ha alcun effetto negativo sul futuro concepimento. I cannabinoidi possono avere effetti negativi sulla gravidanza, l’uso in stato interessante può essere pericoloso per il nascituro soprattutto nele prime fasi dello sviluppo embrionale in cui gli organi non sono del tutto differenziati. Nei maschi sia in caso di problemi di fertilità che in procinto di concepire è consigliabile sospendere l’uso di marijuana nei giorni precedenti il concepimento, lo stesso per le donne per tutta la durata della gravidanza e dell’allattamento.

14 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280 15 Sudhansu Dey 1995: Reproduction and Fertility, vol 55, p 756 16 Powell & Fuller 1983: Marijuana and sex: strange bedpartners. Journal of Psichoactive Drugs vol 15: 269-280

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