Contra Iudaeos. \'Pogrom\' in Sicilia tra tardo medioevo e prima età moderna

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UnIvERsItà dI MEssIna dIPaRtIMEntO dI cIvILtà antIchE E MOdERnE

PELORO rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche I, 2 - 2016

ISSN 2499-8923

DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Fera (Messina) COMITATO SCIENTIFICO Giorgio Forni (Messina), Giuseppe Ucciardello (Messina), Teresa Martínez Manzano (Salamanca), Florian Mehltretter (München), Gioacchino Francesco La Torre (Messina), Elena Caliri (Messina), Johnatan Prag (Oxford), François de Catallaÿ (Brussel), Elena Maria Giovanna Di Blasi (Messina), Petros Petsimeris (Sorbonne), Antonio Baglio (Messina), László Csorba (Budapest) COMITATO DI REDAZIONE Alessandro Arangio (Messina), Antonio Baglio (Messina), Rossana Barcellona (Catania), Salvatore Bottari (Messina), Elena Caliri (Messina), Maria Caltabiano (Messina), Lorenzo Campagna (Messina), Maria Rosa Cannatà (Messina), Giuseppe Caridi (Messina), Dario Caroniti (Messina), Eligio Daniele Castrizio (Messina), Paola Colace (Messina), Renato Corona (Messina), Giovanni Cupaiuolo (Messina), Giovanna D’Amico (Messina), Paola de Capua (Messina), Pasquale De Meo (Messina), Elena Maria Giovanna Di Blasi (Messina), Anita Di Stefano (Messina), Carlo Donà (Messina), Matteo Durante (Messina), Santi Fedele (Messina), Pasquale Fornaro (Messina), Giorgio Forni (Messina), Daniela Gionta (Messina), Roberto Guarneri (Messina), Saverio Guida (Messina), Caterina Ingoglia (Messina), Gioacchino Francesco La Torre (Messina), Caterina Malta (Messina), Stella Mangiapane (Messina), Raffaele Manduca (Messina), Paola Megna (Messina), Claudio Meliadò (Messina), Fabrizio Mollo (Messina), Mariangela Monaca (Messina), Marina Montesano (Messina), Rosario Pintaudi (Messina), Antonino Pinzone (Messina), Sergio Piraro (Messina), Corradina Polto (Messina), Francesco Vincenzo Pomponio (Messina), Mariangela Puglisi (Messina), Giuseppe Restifo (Messina), Antonio Rollo (Napoli), Fabio Rossi (Messina), Elena Santagati (Messina), Alessandra Tramontana (Messina), Giuseppe Ucciardello (Messina), Anna Maria Urso (Messina), Susanna Villari (Messina) COMITATO TECNICO Nunzio Femminò (Messina-SBA), Dario Orselli (Messina-SBA) GESTIONE EDITORIALE Daniela Gionta (Messina), Pasquale De Meo (Messina) CURATORE DI GRAFICA Giusy Algeri (Messina)

Contatto principale: [email protected] Sito web: http://cab.unime.it/journals/index.php/peloro

© PELO RO . Rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche

I, 2 - 2016

PELO RO I, 2 - 2016

ISSN 2499-8923 DOI: 10.6092/2499-8923/2016/1/1351

SOMMARIO

ANNUNZIATO MODAFFERI, Tra scienza e mito. Le isole di Filostrato maior (Im. II 17)

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MAURO MORMINO, Alcune osservazioni sul ruolo e il significato del sacerdozio nella Vita Ignatii (BHG 817) di Niceta David il Paflagone

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MIChELE GIUSEPPE MANICONE, La tassazione diretta nel Regno di Napoli tra la fine del XIII e la metà del XV secolo: la Basilicata angioina e aragonese in una prospettiva comparativa

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GIUSEPPE CAMPAGNA, Contra Iudaeos. ‘Pogrom’ in Sicilia fra tardo medioevo e prima età moderna

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RAPhAEL MERIDA, Note a due vocabolari pascoliani

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FRANCESCO GALATà, Esercizi di traduzione a casa Pascoli: Gallus moriens

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Pelo ro I, 2 - 2016

iSSn 2499-8923 doi: 10.6092/2499-8923/2016/1/1348

GiuSePPe caMPaGna contra iudaeoS. ‘PoGroM’ in Sicilia tra tardo Medioevo e PriMa età Moderna

il 31 marzo del 1492 Ferdinando d’aragona e isabella di castiglia, nella città di Granada da poco conquistata, posero le loro firme sul decreto di espulsione degli ebrei da tutti i loro domini. in Sicilia, a seguito dell’entrata in vigore di quel provvedimento, si chiuse circa un millennio di convivenza, spesso difficile, ma mai messa in questione prima di allora, fra gli ebrei e le altre componenti della popolazione isolana. nel tardo Medioevo gli ebrei siciliani erano circa 25.000, più della metà di tutti quelli presenti in italia. l’editto di espulsione venne ‘importato’ in Sicilia e qui i suoi risultati, quali che fossero quelli sperati per la penisola iberica, risultarono del tutto differenti. infatti, durante il periodo in cui gli ebrei vissero sull’isola, si mantenne uno standard (sia pure ridotto) di ‘convivenza’ tra la minoranza ebraica e la vasta maggioranza che li circondava. Gli ebrei e gli altri abitanti vissero in stretta prossimità e ciò riguardava spesso anche i rispettivi luoghi di culto. il fenomeno, iniziato in età tardoantica e proseguito e ampliato sotto il dominio islamico, si consolidò e stabilizzò con la costituzione e il rafforzamento della monarchia normanno-sveva. Solo in particolari occasioni questo equilibrio venne spezzato conducendo ad atti di violenze antigiudaiche. la storiografia che si è occupata del problema per la Sicilia ha messo in relazione questi ‘pogrom’ con periodi di crisi economica, politica e sociale ma soprattutto con la predicazione antigiudaica e conversionistica degli ordini mendicanti1. G. Modica Scala, Le comunità ebraiche nella contea di Modica, Modica 1978; i. Peri, Restaurazione e pacifico stato in Sicilia. 1377-1501, roma - Bari 1988; G. 1

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a mio parere a queste motivazioni deve aggiungersi lo sviluppo nel più ampio contesto europeo dei secoli Xv e Xvi di un nuovo tipo di approccio – maggiormente intollerante – verso coloro che trovavano fuori dalla grande communitas Christianorum, fossero essi ebrei o eretici. Per tutto il Medioevo, il pensiero di agostino, dominò i rapporti tra cristiani ed ebrei, precisando che i giudei che uccisero il cristo non vollero credere che erano ineluttabili la sua morte e risurrezione, sottoposti dai romani alla strage più desolante, costretti al completo ad emigrare dal regno, in cui dominavano già re stranieri, e dispersi per il mondo, giacché non mancano in nessuna parte, mediante i loro libri della Bibbia, ci sono di prova che noi non abbiamo inventato nulla sul cristo. [...] quindi sebbene non credono alla nostra Bibbia, si avvera in essi la loro perché la leggono da ciechi. qualcuno potrebbe dire che i cristiani hanno inventato quelle profezie sul cristo che si allegano col nome della Sibilla e di altri, se ve ne sono di quelle che non appartengono alla razza dei Giudei. a noi in verità bastano quelle che vengono allegate dal testo dei nostri avversari che riconosciamo per la prova che, sebbene a malincuore, ci offrono ritenendo e conservando il medesimo testo, che anche esso, cioè, è divulgato fra tutti i popoli, per ogni dove si diffonde la chiesa. Sul fatto è stata fatta precedere una profezia nei Salmi, che essi leggono in questo passo: «Mio dio, la sua bontà mi verrà in aiuto. il mio dio me lo ha mostrato nei miei nemici. non ucciderli, affinché non dimentichino la tua legge, nella tua bontà falli andare in vari luoghi». dunque dio ha mostrato alla chiesa mediante i Giudei, suoi avversari, il favore della sua bontà perché, come dice l’apostolo, «il loro delitto è la salvezza per i pagani». [...] Perciò non bastava dire: «non ucciderli affinché non dimentichino la tua legge», se non aggiungeva: «Falli andare in vari luoghi» perché se con questa attestazione a favore della Scrittura fossero rimasti soltanto nel proprio paese, non ovunque la chiesa, che è in Giarrizzo, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, in v. d’aleSSandro, G. Giarrizzo, La Sicilia dal Vespro all’Unità d’Italia, torino 1989, 111; M. Bevilacqua KraSner, Re, Regine, Francescani, Domenicani ed Ebrei in Sicilia nel XIV e XV secolo. Potere politico, potere religioso e comunità ebraiche in Sicilia, «arch. stor. siciliano», 24 (1998), 61-91; G. PalerMo, New Evidence About the Slaughter of the Jews in Modica, Noto and Elsewhere in Sicily (1474), «Henoch», 12 (2000), 247317; H. BreSc, Arabi per lingua Ebrei per religione. L’evoluzione dell’ebraismo siciliano in ambiente latino dal XII al XV secolo, Messina 2001; S. SiMonSoHn, Tra Scilla e Cariddi. Storia degli ebrei in Sicilia, roma 2011. 130

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ogni parte del mondo, poteva servirsene fra tutti i popoli come testimoni di quelle profezie che sono state preannunziate del cristo2.

la presenza del popolo ebraico in «una società dove l’unico sigillo di appartenenza sociale era il battesimo»3 fu permessa come testimonianza dell’avverarsi delle profezie sull’avvento messianico e sulla veridicità della fede cristiana. analizzerò adesso alcuni casi che testimoniano momenti di rottura della pacifica convivenza tra la maggioranza cristiana e la minoranza ebraica siciliana, che ci vengono in larga parte tramandate dalle fonti della cancelleria del regno edite nelle raccolte documentarie dei fratelli Giuseppe e Bartolomeo lagumina e di Shlomo Simonsohn4. Sant’aGoStino, La Città di Dio, introd. e note d. Gentili, a. traPè, trad. d. Gentili, roma 1988, ii, 742-45: «iudaei autem, qui eum occiderunt et in eum credere noluerunt, quia oportebat eum mori et resurgere, vastati infelicius a romanis funditusque a suo regno, ubi iam eis alienigenae dominabantur, eradicati dispersique per terras (quando quidem ubique non desunt) per Scripturas suas testimonio nobis sunt prophetias nos non finxisse de christo. [...] Proinde cum Scripturis nostris non credunt, complentur in eis suae, quas caeci legunt. nisi forte quis dixerit illas prophetias christianos finxisse de christo, quae Sibyllae nomine proferuntur vel aliorum, si quae sunt, quae non pertinent ad populum iudaeorum. nobis quidem illae sufficiunt, quae de nostrorum inimicorum codicibus proferuntur, quos agnoscimus propter hoc testimonium, quod nobis inviti perhibent eosdem codices habendo atque servando, per omnes gentes etiam ipsos esse dispersos, quaqua versum christi ecclesia dilatatur. nam prophetia in Psalmis, quos legunt etiam, de hac re praemissa est, ubi scriptum est: ‘deus meus, misericordia eius praeveniet me; deus meus demonstravit mihi in inimicis meis, ne occideris eos, ne quando obliviscantur legem tuam; disperge eos in virtute tua’. demonstravit ergo deus ecclesiae in eius inimicis iudaeis gratiam misericordiae suae, quoniam, sicut dicit apostolus, ‘delictum illorum salus gentibus’. [...] ideo parum fuit, ut diceret: ‘ne occideris eos, ne quando obliviscantur legem tuam’, nisi adderet etiam: ‘disperge eos’; quoniam si cum isto testimonio Scripturarum in sua tantummodo terra, non ubique essent, profecto ecclesia, quae ubique est, eos prophetiarum, quae de christo praemissae sunt, testes in omnibus gentibus habere non possent». 3 a. ProSPeri, Il seme dell’intolleranza. Ebrei, eretici, selvaggi: Granada 1492, roma-Bari 2011, 27. 4 B. e G. laGuMina, Codice Diplomatico dei Giudei di Sicilia, 3 voll., Palermo 1884-1895; S. SiMonSoHn, The Jews in Sicily, 18 voll., leiden - new York - Köln Boston 1997-2010. in merito all’utilizzazione delle fonti non mi sono discostato dalle edizioni sopra citate, segnalando eventuali errori esclusivamente quando lo abbia richiesto la comprensione dei testi. 2

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Ricorrenze religiose e violenze antigiudaiche Spesso furono le ricorrenze religiose, legate alla nascita o alla passione del cristo, alla celebrazione della vergine o di alcuni santi, a divenire momenti critici della convivenza: il clima di esaltazione, suscitato e fomentato dalle omelie del clero regolare, e soprattutto degli ordini mendicanti, favorì assai sovente lo scatenarsi di aggressioni antigiudaiche. il ricordo della morte cruenta di cristo, causata, secondo la chiesa, dall’odio dei ‘perfidi giudei’, divenne il momento di maggiore tensione, come sottolineato da adriano Prosperi: le folle cristiane assorbivano un messaggio di violenza e di vendetta dalla voce dei predicatori, che nella Settimana Santa li muovevano a piangere le sofferenze del cristo piagato e sofferente della Passione, dipinto nei grandi retabli delle chiese. nasceva allora l’impulso vendicativo contro i responsabili di quel martirio: gli ebrei eredi del popolo di Gerusalemme che aveva voluto la crocefissione del Figlio di dio. […] la fanatica volontà di snidare l’eretico e di conquistare le folle fece leva sull’immagine del cristo della Passione come veicolo di un patetismo religioso che assimilava il peccatore e il miscredente agli ebrei deicidi. Sull’ebreo calava lo stereotipo diabolico della negazione della fede e della sacrilega ostinazione nell’offesa a cristo5.

il 28 giugno 1392 un atto emanato da Martino i rinnovò la disposizione di Pietro ii che imponeva di promulgare ogni anno a Palermo un bando che vietasse di recare danni agli ebrei. il venerdì Santo del 1339, infatti, un grave tumulto era scoppiato nella capitale siciliana, gli ebrei erano stati inseguiti dai cristiani armati fin dentro le proprie abitazioni, subendo danni corporali e il saccheggio e la distruzione dei beni6. ProSPeri, Il seme dell’intolleranza, 39. laGuMina, Codice, i, 109-10: «in ebdomada sancta proxime elapsa die scilicet veneris in quo commemoracio crucifixi per fideles nostros christicolas urbis ipsius fieri solet nonnulli ex eidem [!] nostris fidelibus, bonum opus illicitis actibus denigrantes, contra iudeos eosdem moti clamoribus ipsos armis prohibitis in domibus propriis existentes insecuti sunt bona et res eorum vertentes in predam, et quod deterius est, ex eis mutilantes». 5 6

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del resto, i sovrani (o i viceré), ai quali appartenevano gli ebrei, in quanto servi regiae camerae, non mancarono mai di ingiungere agli ufficiali delle varie città o terre di proteggerli durante il periodo delle feste pasquali, come avvenne il 12 marzo 1453, quando il viceré lop Ximen d’urrea, «actenendu li altercacioni et dibactiti ki noviter su stati infra li cristiani cum li iudey di la terra di Marsala per li quali dicti iudei dubitanu ne per ventura in la Simana Sancta seu festi di Pasqua proximo sequenti indi li fussi factu alcunu ultraiu»7, inviò il milite Sancho de la Murella col compito di «mectiri publicu bannu da parti di lu signuri re ki nixunu sub pena di la vita et confiscacioni di tutti li soy beni digia in tali simana et festi iniuriari ne offendiri oy fari molestia ne ultraiu alcunu ali dicti iudey in persuna ne in beni»8. lo stesso Sancho de la Murella, il 14 aprile di due anni dopo, venne inviato dall’arcivescovo di Palermo e presidente del regno Simone di Bologna a taormina per affiggere un analogo bando di protezione e procedere a severe punizioni contro i colpevoli delle aggressioni arrecate agli ebrei di quella universitas. durante la Settimana Santa appena trascorsa, infatti, sia laici che ecclesiastici lanciarono pietre contro le case degli ebrei, bruciarono la sinagoga e, inoltre, minacciarono di uccidere i giudei terrorizzandoli a tal punto che ormai evitavano di apparire in pubblico9. la notizia giunse anche ad alfonso, che giudicò lente e prive del dovuto rigore le misure adottate da Simone di Bologna, e ordinò di procedere contro gli aggressori, di punirli e far risarcire gli ebrei, minacciando di multare i funzionari disobbedienti per una somma pari a 5000 fiorini. la lettera di alfonso aggiunge altri particolari sull’irruzione nella sinagoga taorminese: i cristiani profanarono e distrussero i rotoli della Torah e tutti gli ornamenti e le lampade celaGuMina, Codice, i, 520. Ibid. 9 Ibid., 554: «nonnulli de terra tauromenii tam layci quam prelati in hac proxime preterita ebdomada sancta nulla legitima causa precedente eorum domus, portas tectusque et finestras iniectione lapidum terre prostrarunt, nec his contenti Sinagogam eorum fere vulgo mezquitam solo coequarunt, quodque peius est omnes ipsos iudeos gladio interimere conati sunt in tantum quod vix eciam ne ab eis interimantur in publicum comparere audent». 7 8

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rimoniali10. Malgrado gli ordini del re, il presidente del regno continuò a temporeggiare e ordinò, sotto cauzione, il rilascio di alcuni degli accusati. è anche interessante rammentare che, a quanto pare, in questo episodio – come già evidenziato da Simonsohn – fu determinante il clero locale, in conseguenza della «disputa ininterrotta tra il convento dei domenicani e la comunità ebraica sulla rimozione del cimitero e della sinagoga dalle vicinanze del convento»11. nuove violenze si ebbero ad agrigento nel 1462 e il viceré Bernardo de requenses ordinò che venissero processati il vicecapitano del luogo e gli altri responsabili dei fatti accaduti nella Settimana Santa: standu li iudei dicte iudaice reclusi ut est moris in loru casi quista Simana Sancta proxime passata lu vice capitaneu […] pirmitia et consentia scienter esseri dampnificati in loru casi adeo ki multi ausu temerario et non advertendu a lu temuri de la iusticia presumesseru scassarili multi porti cum li cugnati et maczi ponenduli in focu per li finestri et cum bastuni inpulczanduli per li porti et li pertusa12.

altri momenti critici furono il natale e la festa di santo Stefano. a Marsala, ad esempio, in quest’ultima ricorrenza, ex antiqua consuetudine, gli ebrei vennero costretti a recarsi alle funzioni sacre, portando i rotoli della legge, per ascoltare le omelie dei predicatori e, uscendo dalla chiesa, furono tempestati da lanci di sassi e ricoperti d’insulti13. questa ‘sassaiola sacra’ costituì la vendetta dei cristiani SiMonSoHn, The Jews in Sicily, v, leiden - Boston - Köln 2003, 2959-60: «quemadmodum ad nos delatum est diebus superioribus festum Pasce resurrectionis domini nostri iesu christi de proximo preteritis quibus comemorato passionis christi a cristicolis sit precedentibus, aliqui de terra tauromene predicta, […] impetu quodam detestabili in iudaycam terre tauromene irruerunt, iudeos affligentes verberibus cedentes et indebitos actus in eorum personis et rebus, presertim in sinagoga, temerarie, expreta omni correctionem maiori tentantes et comictentes usque eorum tora et illius iocalium, expoliationem lampadum, ac luminarie et cerimoniarum diruptionem, et demum prope ad interitum universam iudaycam adduxerunt». 11 SiMonSoHn, Tra Scilla e Cariddi, 116. 12 laGuMina, Codice, ii, 20. 13 F. lionti, Gli ebrei e la festa di santo Stefano protomartire, «arch. stor. siciliano», 8 (1883), 467: «omnes iudei terre predicte ex antiqua consuetudine, ymmo 10

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contro il popolo che aveva lapidato il Protomartire. nel gennaio 1400, Martino i abrogò tale consuetudine14, ma nel 1406 revocò la decisione, su richiesta della comunità cristiana e previo parere favorevole del suo consiglio e dell’inquisitore domenicano Matteo di catania. rimase dunque stabilito che gli ebrei presenziassero alle funzioni in onore di santo Stefano, ma senza l’obbligo di recare in chiesa il rotolo della legge e fu vietato ai cristiani di molestarli in alcun modo15.

Conversioni forzate: Monte San Giuliano. 1392 il 1392 fu per la Sicilia un anno di generale sconvolgimento politico. nel marzo di quell’anno, approdarono a Favignana la regina Maria scortata dal marito Martino il Giovane e dal suocero Martino di Montblanc16. Gli aragonesi iniziarono, così, la riconquista della abusione maligna, in die sancti Stefani, aut in festis nataliciis domini nostri ihesu christi, ad ecclesiam et templum eius divina officia et sollennitates singula audituri, inviti, vique (!) vulgi cetuque omni violabiliter compelluntur, et tandem compulsos, contra generalem ordinationem civitatum et terrarum regni nostri, nec non contra civiles et canonicas sanciones, in exitu templi iactibus lapidum et gravoribus contumeliis undique idem populus eademque turba prosequiriti». 14 lionti, Gli ebrei. 15 Ibid., 473-74: «omnes iudei, in eadem terra Marsalie degentes, et eorum perpetuo successores, qui pro futuris temporibus in eadem terra fuerint quolibet festo dicti sancti Stephani prothomartiris cuiuslibet anni, intus et in eadem matrice ecclesia Sancti thome predicacionem ipsius prothomartiris audituri, et in ea continue moraturi, usque ad finem predicacionis, accedere teneantur, prout retroactis temporibus soliti fuerint se inferre, dum tamen quod iudei ipsi predictam eorum theoram deferre minime obligentur, nam ab ipsius theore apportacione et delacione iudeos ipsos modificando decernimus, et volumus liberari ita tamen quod christiani predicti tractent cum effectu, ut iudei ipsi in eundo, in eadem ecclesiam stando, et ab ea reddeundo, nullam iniuriam a christianis, seu aliquibus, seu ipsorum aliquo paciantur». 16 Sulla spedizione dei Martini vd. r. MoScati, Per una storia della Sicilia nell’età dei Martini. (Appunti e documenti: 1396-1408), Messina 1954; v. d’aleSSandro, Politica e società nella Sicilia aragonese, Palermo 1963; P. corrao, Governare un regno. Potere, società e istituzioni in Sicilia fra Trecento e Quattrocento, napoli 1991; S. Fodale, Martino il Giovane e la soggezione del Regno di Sicilia a quello d’Aragona, in Martí l’Humà. El darrer rei de la dinastia de Barcelona (1396-1410). 135

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Sicilia e si apprestarono a porre fine al lungo periodo di ‘anarchia baronale’ e al quindicennio di regime vicariale delle famiglie alagona, chiaromonte, ventimiglia e Peralta17. la resistenza più vigorosa fu opposta da andrea chiaromonte che, vinto, venne decapitato di fronte al suo palazzo palermitano, lo Steri, il primo giugno dello stesso anno18. i momenti di rottura della normalità, come epidemie, sommovimenti bellici e politici, costituivano sempre un pericolo per le minoranze ‘diverse’, contro le quali era facile incanalare l’irrazionale furia popolare. non fu dunque per caso che, in quel fatidico 1392, un’ondata di tumulti antiebraici si diffuse nell’isola. la prima comunità a fare le spese della rabbia antigiudaica fu quella di trapani. i ‘nuovi’ sovrani, informati dell’invasione e del saccheggio della Giudaica, ordinarono che i responsabili fossero inviati al loro cospetto, per ricevere una severa punizione19. Ma il caso più efferato fu quello che ebbe come teatro Monte San Giuliano. nel giugno del 1392, gli abitanti cristiani del centro, armati di spada, si scagliarono contro gli ebrei obbligandoli ad accettare il battesimo e quanti opposero un rifiuto vennero uccisi senza pietà20. la comunità ebraica palermitana reagì chiedendo, anche a nome delle L’Interregne i el Compromís de Casp, Barcellona, 2015, 711-18. Sulla politica ebraica dei Martini vd. G. coStantino, La politica ebraica di Martino il Giovane: antichi e nuovi strumenti di tutela, in Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneo medievale. Scritti per Salvatore Fodale, a cura di P. Sardina, d. Santoro, M. a. ruSSo, Palermo 2016, 91-103. 17 corrao, Governare un regno, 74-100. 18 F. P. tocco, Il Regno di Sicilia tra Angioini e Aragonesi, Bologna 2008, 44-45. 19 SiMonSoHn, The Jews in Sicily, iii, 1258: «litteram vestram recepimus super invasione et disraubatione que per nonnullos fieri trattabatur de iudaica Montis trapani, cui tenore presentium respondentes dicimus et mandamus vobis quatenus captos quoscumque delatos et inculpatos de predictis, una cum inquisitione per vos contra eos facta premissorum pretextu, ad nos clausam et sigillatam transmittatis confestim, ut super hiis qualem decet iustitia ministretur». 20 laGuMina, Codice, i, 132: «homines terre universitatis Montis Sancti iuliani, fideles nostri, istis diebus proxime elapsis, armata manu cum gladiis evaginatis et tumultu insiluerunt contra iudeos dicte terre, cogendo eos violenter quod omnino deberent recipere baptismum et se facere christianos et diversos ex eis hoc recusantes nequiter occiderunt». 136

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altre comunità isolane, l’intervento dei sovrani. Martino e Maria ordinarono a tutte le autorità secolari ed ecclesiastiche della Sicilia di impedire, sotto pena di gravi sanzioni, che in futuro si ripetessero simili eventi. i monarchi inoltre ricordarono la bolla Sicut Iudaeis, del 2 agosto 1281, con la quale papa Martino iv aveva stabilito che gli ebrei non potessero essere costretti ad accettare il battesimo con la forza, e che quanti di loro fossero stati obbligati a farlo, non erano tenuti a rimanere cristiani21.

L’apice delle violenze. 1474 il caso più noto, il più dibattuto, il più sanguinario, avvenne a Modica il 15 agosto 1474, festa dell’assunzione della vergine e ne siamo informati da una petizione che la comunità cristiana modicana inviava al viceré per supplicarne il perdono: cum sit chi li iorni proximi passati lu populu di Modica oy la mayuri parti di quilla si hagia congregatu cum diversi lignagi di armi zo e spati, lanzi et balestri, et hagi tumultuatu et insultatu li iudei di la dicta terra, occidendu di loru tantu masculi comu fimmini, grandi et pichuli, circa trichenti sissanta, scassanduchi li porti cum violencia et arrobanduli, et dapoy manu harmata hagiano andatu per la terra constringendu li officiali affari marturizzari certi iudey. et defacto fachendu quilli marturiari, et vindignandu li vigni di li dicti iudey, et commictendu altri et diversi delicti […]22.

una strage, dunque, di grandi proporzioni e che, a quanto pare, ha tutte le caratteristiche della premeditazione. inoltre, dal resoconto che alcuni ebrei sopravvissuti fecero a re Giovanni, veniamo a conoscenza degli «altri et diversi delicti» commessi dai cristiani: oltre le case, fu saccheggiata la sinagoga, furono distrutti i rotoli della Torah e, soprattutto, vennero strappati e bruciati i registri notarili dove erano annotati i debiti contratti con gli ebrei23. laGuMina, Codice, i, 131-33. Ibid., ii, 175-76. 23 SiMonSoHn, The Jews in Sicily, vi, 3716. 21 22

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lo stesso giorno, o poco dopo, un fatto simile accadde nella vicina noto, dove furono uccisi circa diciotto ebrei, numero assai alto, considerando che le fonti precedenti ci informano che le famiglie ebraiche netine erano in tutto diciotto24. Su questi ultimi avvenimenti una lettera di re Giovanni al tesoriere di Sicilia dichiarò che «en notho se ha fet dels juheus fan gran strage que ne dona, ne vell, ne infant no ha restat»25. dal val di noto i disordini si diffusero in tutta la Sicilia. a Monte San Giuliano fu di nuovo tentata un’aggressione contro gli ebrei, bloccata soltanto grazie all’intervento degli ufficiali26. una situazione simile si verificò anche a Sciacca, dove si stava organizzando un tumulto antiebraico per l’8 settembre, festa della natività della vergine. Ma il viceré lop Ximen d’urrea, informato delle segrete adunanze volte alla preparazione dell’attacco, il 3 settembre ordinò ad onofrio Graffeo barone di Partanna di recarsi nella città per prevenire il crimine e arrestare tanto gli ecclesiastici quanto i laici coinvolti nella faccenda27. anche altre comunità ebraiche furono colpite, ma mentre in alcune i danni furono prevenuti dalla prontezza del viceré, nelle restanti l’intervento fu tardivo, come accadde a caltagirone, dove un ebreo venne ucciso28. Si può notare come le violenze del 1474 siano prevalenteSiMonSoHn, Tra Scilla e Cariddi, 120. id., The Jews in Sicily, 3638. 26 laGuMina, Codice, ii, 157: «non senza gravi molestia et de animo pertubacioni summa havimo intiso lu tumultu novitati et scandali ki alcuni temerari et presuntusi homini di la terra di lu Munti di Santu iulianu temptaru fari in persuni di li iudey de la dicta terra, in modu si non fussi statu lu riparu et bonu ordini di li officiali di la terra predicta havirianu misu ad execucioni et effectu loru iniqua voluntati». 27 Ibid., 160: «non senza grandi pertubacioni di animu et molestia summa havimu intiso alcuni selvagii homini di la terra di Xacca havirisi iactato et dicto voliri moviri tumultu et fari novitati in persuni di li iudey di la dicta terra, fachendu convencticuli secreti di mectiri manu a li dicti iudei lu iornu di la nativitati di nostra donna, chi sarra alli octu di lu presenti. Per tantu vulendu nui di tali gravissimi crimini dari la condigna punicioni et castiyu […], commictimo et comandamo […], digiati, acceptis presentibus, cavalcari et conferirvi personaliter in la dicta terra di Xacca cum quanti homini di cavallo et di pedi vi sarra possibili haviri, et una cum vostru figlu capitaneo di la dicta terra intendiri in prindiri tucti et singuli persuni, tanto ecclesiastici di qualsivoglia ordini, quantu layci di qualunca gradu et condicioni sarranno». 28 SiMonSoHn, The Jews in Sicily, vi, 3688-89. 24 25

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mente legate alle festività mariane e si inquadrino in un nuovo clima che sta spostando l’attenzione dei fedeli sul culto dell’immacolata concezione unita alla notizia della circolazione nell’isola di testi offensivi nei confronti del cristianesimo. Secondo Henri Bresc la loro causa immediata è la scoperta della circolazione nelle biblioteche ebraiche di testi polemici che attentano all’onore di cristo e della vergine. non c’è da sospettare una montatura, perché quest’opera «oscena e diabolica», che si può identificare con i Toledôt Yeshûʹ, è stata già identificata in Sicilia29.

causa immediata, dunque, ma certamente non unica, poiché da tempo i fenomeni di antisemitismo crescevano a vista d’occhio. non è da sottovalutare inoltre l’accentuazione del timore di una conquista turca, che, soprattutto dopo la caduta di costantinopoli nel 1453, dominò gli animi degli europei in generale e dei siciliani in particolare, come sottolineato da Giuseppe Giarrizzo: la crisi del ‘74, se è documento importante del mutato quadro mediterraneo, coinvolge sotto un duplice profilo gli ebrei di Sicilia: per il costituirsi e il radicalizzarsi di un’identità cristiano-cattolica e in risposta alla minaccia turca e come riflesso della reconquista castigliana; e insieme per il nuovo equilibrio mediterraneo quale precipita con la caduta di costantinopoli e l’espansione turca. entrambi i profili concorrono a rendere più precario il rapporto delle comunità ebraiche siciliane con la vita dell’isola30.

non è un caso se quel drammatico 1474 si aprì col feroce assassinio di un mercante ebreo. un tale Sadia si trasferì da Palermo ad agrigento e infine a racalmuto. qui venne ferito da un certo liuni, per poi essere ferocemente finito dalla folla. una lettera del viceré d’urrea ci fornisce raccapriccianti dettagli sui fatti: fu primo locu mortalmenti ferutu da uno liuni, figlastro di mastro raneri, et dapoy alcuni altri di lu dictu casali quasi a tumultu et furia di populu dediru infiniti colpi alu dictu iudeu, non havendu timuri alcuno di iusticia. 29 30

BreSc, Arabi per lingua Ebrei per religione, 293. Giarrizzo, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, 111. 139

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immo, diabolico spiritu ducti, taglaro la lingua et altri membri, et ruppiru li denti, usando in la persuna di lu dictu iudeu multi crudelitati, et demum lu gettaru in una fossa et copersilu di pagla et gictaru foco, petri et terra31.

nonostante la particolare efferatezza delle modalità con cui venne commesso, l’omicidio di Sadia fu ricondotto a una mera rapina e posto in relazione da Simonosohn «con lo stato di anarchia della Sicilia»32 non escludendo qualche «influenza di carattere anti-ebraico»33.

Spunti di riflessione definire le cause, o meglio le concause, che portarono all’aumento sempre crescente di violenze antiebraiche nell’ultimo secolo e mezzo precedente l’espulsione, non è agevole, ma è possibile proporre alcune riflessioni. innanzitutto, va rilevata l’accentuazione dei casi di violenze in periodi di crisi politica ed economica. nel 1392, il caso di Monte San Giuliano coincise con la spedizione siciliana dei legittimi sovrani, che pose fine al regime vicariale e alla gestione del potere da parte delle grandi famiglie baronali. Peraltro, fu periodo difficile per l’intera europa, dilaniata dal Grande Scisma d’occidente e alla ricerca di nuovi, incerti, equilibri politici e religiosi34. le violenze si diffusero in tutto il continente. esemplare fu il caso iberico: già con la diffusione della peste nera, gli ebrei furono accusati di aver propagato il morbo e i quartieri ebraici di Barcellona e di altre città divennero oggetto di violenti assalti35. laGuMina, Codice, ii, 145. SiMonSoHn, Tra Scilla e Cariddi, 118. 33 Ibid. 34 Sullo Scisma d’occidente in Sicilia vd. S. Fodale, Scisma ecclesiastico e potere regio in Sicilia. I. Il duca di Montblanc e l’episcopato tra Roma e Avignone (13921396), Palermo 1979; id., Documenti del pontificato di Bonifacio IX, Palermo-São Paulo 1983; id., Il Clero siciliano tra ribellione e fedeltà ai Martini (1392-1398), Palermo 1983; id., Alunni della perdizione. Chiesa e potere in Sicilia durante in Grande Scisma (1372-1416), roma 2008. 35 d. aBulaFia, Il Grande Mare. Storia del Mediterraneo, Milano 2013, 387. 31 32

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notiamo, quindi, che la diffusione di epidemie divenne spesso occasione di violenze antigiudaiche. Fu a tolone per la prima volta, tra il 13 e il 14 aprile del 1348, che una quarantina di ebrei vennero accusati di aver provocato il contagio e trucidati senza esitazione. da quel momento in poi le violenze si moltiplicarono, a Manosque in Provenza, ad apt, a Forcalquier, ad aix en Provence dove gli ebrei vennero spogliati dei loro beni. a carcassonne e narbona, così come in aragona e catalogna, le minoranze ebraiche furono per la maggior parte trucidate36. dalla Nuova Cronica di Matteo villani siamo informati degli avvenimenti accaduti in Polonia nel 1350; in seguito alla diffusione della pandemia vennero trucidati circa un migliaio di ebrei37. Per la Sicilia, l’unico caso di cui le fonti ci informano risale al 1479. infatti i sospetti di un’epidemia di peste portarono i cristiani di augusta a commettere una serie di atti violenti contro la minoranza ebraica che rivoltasi al viceré ne ottenne la protezione: cum querela ni e statu per parti di la iudeca di quissa terra [espostu] chi alcuni non havendu resguardo a lo timore di la iusticia ne a lo dampno et oppressioni di li dicti iudei, inferixino novitati, violencii et depredacioni a li dicti iudei, maxime ad quilli su di fora, per la supeccioni di la pesti. […] vi dicimo et comandamo digiati a li dicti iudei favoriri et defendiri da omni molestia et vexacioni reali et personali chi la fussi fatta et tentassiro fari38.

riguardo la predicazione del clero, ad esempio nella Spagna meridionale, sul finire del ’300, le omelie dell’arcidiacono di ecija, Ferràn Martínez, fomentarono una profonda ostilità antiebraica, che portò a tentativi di demolizione di sinagoghe e di distruzioni di rotoli 36 F. MandiS, Gli ebrei come capro espiatorio della peste del 1348. L’eccezione Italiana, in Ebrei migranti: le voci della diaspora, a cura di r. SPeelMan, M. JanSen, S. GaiGa, utrecht 2012, 3. 37 Matteo villani, Cronica, in Cronica di Matteo e Filippo Villani, a cura di G. MazzucHelli, Milano 1834, 321: «e in questi tempi occorse una cosa assai degna di nota, che in Pollonia nelle parti confinanti con le terre dell’impero, essendo in esse grandissima quantità di Giudei, gli paesani cominciarono a mormorare dicendo che questa pestilenza loro venia dagli Giudei. […] Ma i popoli furiosi non si poteano quietare, ma correndo straboccatamente tra’ Giudei, e quasi a ultima consumatione, con ferro e con fuoco oltre a diecimila Giudei spensono». 38 laGuMina, Codice, ii, 260.

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della legge e libri ebraici. la corona castigliana non seppe contenere i disordini e nel 1391 – solo un anno prima degli eventi di Monte San Giuliano – Siviglia fu teatro di sommosse popolari che si propagarono in territorio aragonese, portando a un gran numero di uccisioni e conversioni forzate39. importante fattore di destabilizzazione in senso anti-ebraico fu, dunque, la predicazione degli ordini mendicanti, che si colloca in un più ampio contesto di evoluzione della religiosità (specie mariana) in senso ‘patetico’40. ad esempio, in riferimento ai fatti del 1391, basti ricordare che, oltre a quella svolta dal Martínez, un’intensa campagna di proselitismo fu condotta dal domenicano vincente Ferrer, e come sottolineato da Prosperi se è vero che gli scritti del predicatore sono celebri proprio per l’insistenza sulla missione come alternativa pacifica alla crociata, non è detto che le sue immagini fiammeggianti venissero intese nel senso giusto dagli ascoltatori quando parlava di «matar los juheos» con le parole e non col coltello; di fatto la pressione da lui esercitata sugli ebrei perché si battezzassero fu particolarmente forte negli anni più drammatici per le comunità ebraiche spagnole41.

le pressioni verso la conversione erano andate aumentando nel corso del tempo. nel 1313-14 re Ferdinando d’aragona e l’antipapa Benedetto Xiii organizzarono una disputa pubblica fra ebrei e cristiani a tortosa, che non fu «un confronto tra pari, ma […] un’occasione per strappare a diversi capi-comunità ebrei la conversione»42. la Sicilia non rimase estranea alla vasta opera di predicazione degli ordini mendicanti, soprattutto dei Francescani osservanti, che si diffusero nell’isola dalla prima metà del Xv secolo. Ben presto Matteo da Girgenti, discepolo diretto di Bernardino da Siena, divenne il predicatore più efficace e ascoltato degli osservanti siciliani. come già

laGuMina, Codice, ii, 387-88. F. Martino, Il volo notturno delle streghe. Il Sabba della modernità, napoli 2011, 114. 41 ProSPeri, Il seme dell’intolleranza, 38-39. 42 aBulaFia, Il Grande Mare, 387 39

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era successo nel 1427 in catalogna, il 5 febbraio 1428 alfonso il Magnanimo emanò per la Sicilia un editto che obbligava ebrei e saraceni ad ascoltare le omelie con cui il frate ‘esortava’ alla conversione, sotto pena di duemila fiorini per chi non avesse obbedito43. è interessante notare che il provvedimento venne revocato nel 1431 su richiesta del medico di corte, l’ebreo Mosè Bonavoglia di Messina44. come sottolineato da viviana Mulè, la predicazione di Matteo d’agrigento ebbe certamente un ruolo importante nell’approvazione dei nuovi capitoli suntuari di Messina, Palermo e agrigento che, tra l’altro, ribadivano norme discriminatorie nei confronti degli ebrei già emanate da Federico ii di Svevia e da Federico iii45. nel 1467 fra’ Giovanni da Pistoia ottenne dal viceré d’urrea la facoltà di obbligare tutti gli ebrei di Sicilia a presenziare alle sue prediche46. SiMonSoHn, The Jews in Sicily, iv, 2136-37: «caritatis vinculum admonet et regalis officii nos cura sollicitat cunctos nostre dicionis subditos, tam iudeos, quam saracenos, pro posse disponere ut in eorum mentibus verbi divini et celestis doctrine semina germinent, que venerabilis religiosi et dilecti nostri fratris Mathei de agrigento, ordinis minorum, ore fecundo pariter et facundo seruntur et viciorum tribulis extirpatis fideli reducantur et cum eis fructum salutis eterne colligant. vobis igitur et unicuique vestrum dicimus et districte precipiendo mandamus, de certa sciencia expresse, sub nostre ire et indignacionis incursu, penaque duorum mille florinorum auri nostro applicandorum herario, quatenus si, quando et quociens per dictum fratrem Matheum de agrigento fueritis requisiti, omnes et quoscumque iudeos et saracenos vestrorum officialium iurisditionibus submissos, tam mares, quam feminas, debite forciatis et compellatis remediis ac districtionibus, ad conveniendum in locum ubi per dictum fratrem Matheum predicabitur verbum dey et eius predicacionis audiendum». 44 F. rotolo, Il beato Matteo d’Agrigento e la Provincia francescana di Sicilia nella prima metà del sec. XV, Palermo 2006, 147. 45 v. Mulè, Note sulla predicazione del beato Matteo agli ebrei di Sicilia, in Francescanesimo e cultura nella provincia di Agrigento. atti del convegno di studio (agrigento 26-28 ottobre 2006), a cura di i. craParotta, n. GriSanti, Palermo 2009, 206-07. 46 laGuMina, Codice, ii, 59-60: «per presentes publicas licteras nostras vobis et singulis vestrorum dicimus et strictius quo possimus tradimus in mandatis quod compellatis et astringatis quoscumque iudayce pravitatis hebreos, tam mares quam feminas, ad ipsius sacri evangelii auditorium, ubi nichil violencie, nil contumelie sint accepturi et forte sacri verbi fidei veritas et Spiritus sancti gracia eorum mentibus illabetur; caveatis a contrario, si ultra regie ire et indignacionis iacturam penam mille 43

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Molto spesso, però, le autorità frenarono l’ardore dei predicatori, in quanto suscitava nel popolo sentimenti di violenza. così, nel 1487 lo stesso Giovanni da Pistoia fu ammonito dal viceré de Spes che, informato dai proti della Giudaica di Palermo che «pungi et tocca li iudei ultra solitum»47, ordinò al luogotenente della camera reginale «per li inconvenienti potiriano quando cussì fussi succediri vi dicimo et summe incarricamo et astringimo chi per evitarsi futuri inconvenienti et dapni voglati bono modo parlari supra czo cum lo dicto reverendo frati ioanni et provideri a lu quieti et sicuro viviri di li dicti iudei observandoli tucti loro privilegij et gracij»48. lo stesso anno, il medesimo de Spes rivolse dure parole a fra’ Francesco di Bologna che a Sciacca aveva predicato contro gli ebrei: vi haviti tanto allargato et allargati contro li iudei de quissa iudeca per forma chi medianti vostru parlari assai si dubita non hagiati ad commoviri lu populo contro di loro per forma chi medianti vostru non regulatu predicari ni potiria, quod absit, succederi alcuno diservicio di la sacra regia maiestati et disturbo di lo pacifico viviri49.

neanche l’espulsione del 1492 riuscì a fermare la violenza verbale dei predicatori che prese di mira adesso i neofiti, ossia gli ebrei convertiti50. a Palermo, nel 1516, fra’ Girolamo da verona dell’ordine degli eremitani, che teneva i suoi sermoni quaresimali al popolo e al senato della capitale siciliana, si scagliò violentemente contro i nuovi convertiti che ben presto in segreto tornavano ad osservare la legge mosaica. infatti i colpevoli di ‘giudaizzare’ erano stati puniti con l’obragalium auri cupitis non incurrere, quod eciam penam similiter incurrere declaremus iudeos qui ad audiendum evangelii verbum ob suorum privilegiorum non obstantibus ad ipsius evangelii verbum profecturos accessurosque mandamus penamque fisco regio applicandam et inremissibiliter a iudeis ipsis exigendam mandavimus si secus egerint». 47 laGuMina, Codice, ii, 406. 48 Ibid. 49 SiMonSoHn, The Jews in Sicily, vii, 4337-38. 50 Sul neofitismo in Sicilia vd. F. renda, La fine del giudaismo siciliano. Ebrei marrani e Inquisizione spagnola prima, durante e dopo la cacciata del 1492, Palermo 1993; n. zeldeS, «The Former Jews of this Kingdom». Sicilian Converts After the Expulsion, 1492-1516, leiden - Boston 2003. 144

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bligo di indossare il sambenito, un abito penitenziale verde, su cui era cucita una croce rossa. questo scatenò le ire del predicatore, che aizzò il popolo contro i conversi che, a parer suo, non erano degni di portare addosso la croce di cristo. così la plebaglia palermitana si scagliò contro i numerosi neofiti della città, spogliandoli dell’abito incriminato e malmenandoli51. va sottolineato che un altro e non secondario fattore rilevante fu il generalizzarsi e l’acuirsi, in tutta europa, di sentimenti d’intolleranza verso i diversi. Per questo aspetto, la posizione degli ebrei è accostabile a quella di altri soggetti, ritenuti non integrati né integrabili nella comunità e dunque socialmente pericolosi, accusati di vari crimini ai danni della società cristiana. Gli esempi sono molteplici: nel 1321, in Francia, i lebbrosi e gli ebrei furono accusati di un complotto, volto ad avvelenare i cristiani tramite la contaminazione dei pozzi. da carcassonne, dove era nata, la notizia si diffuse in tutto il paese e dappertutto i ‘colpevoli’ vennero scoperti e uccisi. nella sola chinon ebbe luogo il massacro di centosettanta ebrei, mandati al rogo e sepolti in una fossa comune52. nel Xv secolo si diffuse in maniera vertiginosa anche la caccia a un’altra tipologia di diversi, le streghe e gli stregoni, equiparati agli eretici in forza del patto che li legava a Satana53. ovviamente, della nuova setta non potevano non far parte anche gli ebrei. nel 1409 una lettera di papa alessandro v, diretta all’inquisitore francescano Ponce

tHoMae Fazelli […] De rebus siculis decades duae, Panormi 1560, 598-99: «dum haec Hugo [Moncada] parat, Hieronymus veronensis cognomento Barbatus, eremitani ordinis, qui in aede divi Francisci ad senatum et populum quadragesimali quod tunc currebat tempore conciones habebat, proprio ne ingenio an Procerum instinctu incertum, inter concionandum frequentem plebem in Hebraeos, qui nuper sacris christianis initiati rursus ad Moisi legem tacite redierant et ob id a quaestore (quem inquisitorem vocant) veste viridi cruce rubra insuta inter alias poenas mulctati fuerant, ut irruant edita in suggestu voce conclamitat, illos ut cruce qua amicti erant spolient hortatur; nefarium enim esse sacrilegum qui christum cruci addixerant crucem deferre diverso iure affirmans. His dictis incensa plebs repente in Hebraei generis viros foeminasque (quorum ingens eo tempore Panormi erat multitudo) quot quot expleta concione obvios habuit, eos amictu spoliat dilaceratque». 52 c. GinzBurG, Storia notturna. Una decifrazione del Sabba, torino 2008, 5-17. 53 Ibid., 46; Martino, Il volo notturno delle streghe, 115. 51

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Fougeryon, ci informa che «cristiani e perfidi giudei […] hanno fondato nuove sette e compiono riti che sono ripugnanti per la religione cristiana»54. il pontefice li definisce inoltre «cristiani e giudei sortìlegi, divinatori, invocatori di demoni, carminatori, congiuratori, superstiziosi, auguri, praticanti di arti nefaste e proibite»55. d’altronde, tali credenze si desumono anche dalla predicazione di Bernardino da Siena che, nel 1425, dedicò un’intera omelia a maliarde e incantatori e due anni dopo, a roma, si scagliò ripetutamente contro streghe e maghi56. Fu in questo clima, proprio del Xv secolo, che si affermò con prepotenza la credenza nell’omicidio rituale di bambini cristiani da parte degli ebrei nei giorni delle feste della Pesach. ai pochi casi di accuse di questo genere, rilevabili nei secoli precedenti – prima fra tutte la vicenda del 1144 del fantomatico martirio di William di norwich57 – si contrappone un aumento esponenziale nella seconda metà del ’400: fu nel contesto della campagna scatenata dalla predicazione antiebraica che la leggenda del delitto rituale del sangue fu trasformata in un potente fattore di odio, in una leva per scatenare le folle contro l’ebreo sanguinario, accusato di rovesciare il rito cristiano della messa e il sacramento dell’eucarestia in un rito sanguinario al servizio del culto diabolico58.

Sono esemplari i casi dei processi di trento, celebrato dal principe vescovo Giovanni Hinderbach nel 1484, e quello spagnolo di avila del 1490-91. in entrambi i casi l’accusa dell’uccisione di bambini cristiani, Simonino a trento e il Niño de La Guardia in Spagna, portarono a processi, nei quali testimonianze ottenute con la tortura (come peraltro era norma costante e generale dell’epoca) condussero alla punizione degli ebrei e alla venerazione come martiri delle presunte vittime59.

M. MonteSano, Caccia alle streghe, roma 2012, 64. Ibid. 56 GinzBurG, Storia notturna, 277-78. 57 a. toaFF, Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, Bologna 2007, 95. 58 ProSPeri, Il seme dell’intolleranza, 50. 59 Ibid., 50-51. 54 55

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Per la Sicilia, non si hanno notizie di processi per infanticidio rituale, tranne che a Messina e in un periodo precedente. un racconto riportato dall’erudito gesuita Placido Samperi nel 1644, è riferito al 1347 e, forse non a caso, viene collocato al tempo del vescovato del catalano raimondo de Puyolis60, che aveva diviso in fazioni la città peloritana e aveva causato l’esplosione di gravi fenomeni di violenza61. a tal proposito enrico Pispisa precisava che «non sappiamo quanto credito si possa attribuire alla leggenda, che tuttavia ci dà piena misura della precaria sicurezza degli ebrei in una città che pure li trattava umanamente»62. questi i fatti, ambientati, ovviamente, in un venerdì Santo: eravi un fanciullo, che mandato dai suoi genitori a comprare nel mercato le cose necessarie al vitto, passava verso la sera dalla strada de’ giudei, cantando come sogliono i ragazzi, alcuna canzone; egli pure salutava ad alta voce la beata vergine in belle note, con l’antifona Salve Regina. uno di quei giudei, innanzi alla cui porta passava, non potendo tollerare che il ragazzino lodasse in quel modo la Madre di dio, lo sgridò, e lo minacciò insieme che se per l’innanzi cantasse più quivi quella canzone, gli haverebbe dato un buon castigo. questi non si atterrì punto, e non curando le minacce del giudeo, anzi disprezzandolo, seguiva pur a dispetto a cantar la Salve Regina. non si dava pace quegli fin tanto che con occulte insidie una sera lo fa prigione, turandogli la bocca, acciò non si facesse sentire. era appunto il tempo della Settimana Santa giorno di venerdì, e congregati alcuni giudei insieme 60 Su raimondo de Puyolis chiamato de Pizzolis nei documenti siciliani vd. P. Sardina, Raimondo de Puyolis, un arcivescovo catalano a Messina nel Trecento, e d. Santoro, L’arcivescovo e l’ospedale. Raimondo de Puyolis contro i gerosolimitani di Messina (1344), entrambi in Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneo medievale, 47-73 e 75-89. 61 alla morte dell’arcivescovo Guidotto de abbiatis nel 1333 seguì un lungo periodo di sede vacante, protrattosi fino al 1341, quando il capitolo della cattedrale elesse Federico de Guerciis alla carica episcopale. la decisione divise il clero messinese, i detrattori del de Guerciis diedero la loro disponibilità al pontefice, che, volendo riaffermare le proprie prerogative sulla città peloritana, nominò arcivescovo nel 1342 il valenzano raimondo de Puyolis, senza tenere in alcun conto le decisioni dei canonici. la lotta tra le fazioni continuò tra alterne vicende, fin quando la peste nera non uccise gran parte dei protagonisti. vd. c. Salvo, Una realtà urbana nella Sicilia Medievale. La società messinese dal Vespro ai Martini, roma 1997, 179-84. 62 e. PiSPiSa, Messina nel Trecento, Messina 1980, 136.

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fecero di quel fanciullo crudelissimo scempio, tormentandolo con flagelli e poi con chiodi conficcandolo in una croce, rinnovando nella persona di quell’innocente, quanto nella persona di christo haveano eseguito i loro maggiori. e dopo di havere compitamente alla loro fiera rabbia e crudeltà sodisfatto, acciò quella scelerataggine non venisse a manifestarsi, gettarono in un pozzo il cadavero63.

il racconto prosegue con il ritrovamento miracoloso del corpo e si chiude con la punizione degli ebrei. la narrazione riprende molti dei caratteri tipologici dello stereotipo dell’omicidio rituale e certamente uno studio approfondito volto a rilevarne il contesto storico di elaborazione, probabilmente successivo all’espulsione ebraica, potrebbe fornire nuovi e interessanti spunti di riflessione. da questa rapida e sommaria esposizione, è possibile ipotizzare che in Sicilia, come nel più ampio contesto europeo, dalla seconda metà del Xiv secolo in avanti, periodi di crisi, carestie e pestilenze, in combinazione con le pressioni dei predicatori e con l’affermazione di un nuovo tipo di religiosità patetica che «rispecchiava il complessivo processo di destrutturazione della Società bassomedievale»64, insieme alla diffusione di sentimenti di intolleranza verso eretici, diversi ed esclusi – propiziati anche dal nuovo equilibrio mediterraneo creatosi in seguito alla caduta di costantinopoli e all’espansione turca65 – condussero a un acuirsi di violenze contro gli ebrei, sui quali pesavano le accuse di riti contrari al cristianesimo e il possesso di testi polemici nei confronti del credo cattolico. le violenze peraltro proseguirono anche dopo l’espulsione del 1492 con la caccia ai ‘marrani’, i neofiti falsamente convertiti, equiparati totalmente agli eretici, che divennero le vittime predilette dell’inquisizione isolana durante il primo quarantennio del secolo Xvi.

63 P. SaMPeri, Iconologia della gloriosa Vergine madre di Dio Maria protettrice di Messina, Messina 1644, rist. anast. Messina 1991, 469. 64 Martino, Il volo notturno delle streghe, 114. 65 Giarrizzo, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, 111.

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il secolo e mezzo che precedette l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia vide un accentuarsi dei fenomeni di violenza antigiudaica. le cause principali sono legate ai periodi di crisi economica, politica e sociale, allo sviluppo di un nuovo tipo di religiosità propiziato dalla predicazione degli ordini mendicanti e da una nuova visione del ‘diverso’ nella società europea.

The century and a half preceding the expulsion of Jews from Sicily registered an increasing of the anti-Jewish violence phenomena. The main causes are related to periods of economic, political and social crisis and to the development of a new type of religious attitudes spread by the preaching of mendicant orders and a new vision of the ‘other’ in European society.

articolo presentato nell’agosto 2016. Pubblicato online a dicembre 2016. © 2013 dall’autore/i; licenziatario Peloro. rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche, Messina, italia questo articolo è un articolo ad accesso aperto, distribuito con licenza creative commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 3.0 Peloro. rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche, anno i, 2 - 2016 doi: 10.6092/2499-8923/2016/1/1348

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