Crowdfunding e arte contemporanea: BeArt

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CROWDFUNDING E ARTE CONTEMPORANEA: BEART Secondo

l’ultimo

rapporto

dell’equipe

di

ricerca Massolution

le

piattaforme

di crowdfunding nel 2014 erano 1250 - di cui 600 in Europa e 375 in Nord America - e hanno registrato un volume di raccolta complessivo di 16,2 miliardi di dollari con un incremento del 167% rispetto al 2013. Classificando i settori per volume di raccolta, l’arte si posiziona all’ottavo posto su dieci (1,68%), dopo business and entrepreneurship (6,7 miliardi di dollari, 41,3%), campagne per cause sociali (18,85%), produzioni culturali e cinematografiche (12,13%), promozione e produzione musicale (4,45%) e dietro al settore science & tech (4,36%). Nonostante nel mondo dell’arte il sistema del crowdfunding non sia ancora diventato, quindi, il metodo comune per reperire i fondi, vi sono margini ampi e sicuri di crescita e di sviluppo. Per queste ragioni tre giovani professionisti italiani - Mauro Mattei, Giorgio Bartoli e Jessica Tanghetti - hanno deciso di fondare BeArt.

I tre fondatori di BeArt: da sinistra Jessica Tanghetti (economista con una carriera accademica), Mauro Mattei (fiscalista iternazionale ed esperto di trust), Giorgio Bartoli (esperto in comunicazione)

BeArt, prima piattaforma online esclusivamente dedicata all’arte contemporanea, si rivolge ad artisti, istituzioni e professionisti dell’arte che vogliono coinvolgere i propri stakeholders in modo innovativo e coinvolgente. La piattaforma consente, infatti, di porre in contatto coloro che producono arte e cultura (creators) con la community di

riferimento (backers) che, in cambio del sostegno economico ai progetti, riceverà rewards, beni o servizi unici ed esclusivi strutturati come “ricompensa”, proponendo un modello di crowdfunding innovativo orientato al web e ai social media. Abbiamo approfondito le caratteristiche di BeArt con Jessica Tanghetti, una delle ideatrici della piattaforma. Quali sono state le ragioni che vi hanno portato a scegliere di dedicare la piattaforma BeArt esclusivamente al crowdfunding di arte contemporanea? BeArt nasce dall’incontro tra una forte passione per il mondo dell’arte contemporanea, nutrita da me come dagli altri soci fondatori, e l’osservazione del mercato in cui tale settore si trova ad operare, attualmente caratterizzato da una esigenza strutturale di ricorrere a nuovi strumenti di finanziamento. Tale necessità risulta essere trasversale in tutta la filiera dei players del contemporaneo: dall’artista emergente alla ricerca di risorse per produrre i propri lavori sino all’ente museale alla prese con budget sempre più ridotti per il supporto delle proprie attività istituzionali passando per i curatori, i galleristi, gli spazi no-profit e gli editori di settore. Abbiamo quindi fatto ricerca per capire quale fosse la soluzione più adatta per superare tale gap, e, alla luce degli strumenti offerti dal contesto attuale, abbiamo potuto constatare come il crowdfunding on line, tra le opportunità web più dirompenti degli ultimi tempi e destinato a diventare un vero e proprio strumento di finanza alternativa, potesse essere adatto per realizzare nuove idee anche nel campo dell’arte contemporanea, per mezzo di una modalità di raccolta fondi del tutto innovativa e social-media friendly. Quali sono i creators che promuovono progetti tramite la vostra piattaforma? La categoria dei creators è connotata dall’eterogeneità ed è composta da tutti coloro che nel campo dell’arte contemporanea abbiano necessità di ottenere i fondi necessari a realizzare un progetto. Non vi è un vero limite alla platea di soggetti che possano essere interessati a proporre una campagna: con BeArt è possibile finanziare la produzione di opere d’arte, performances, mostre, progetti didattici, progetti di conservazione o restauro, progetti di valorizzazione o riallestimento di collezioni, nuove pubblicazioni e ricerche scientifiche. I progetti live sulla piattaforma BeArt sono la rappresentazione di tale eterogeneità: nei primi sei mesi di operatività, infatti, abbiamo offerto uno strumento per la raccolta fondi ad artisti emergenti come ad artisti affermati, a istituzioni museali come ad artists run spaces, collettive di artisti, fondazioni d’arte, gallerie e spazi indipendenti.

Procedura per inserire un progetto in piattaforma

Chi sono i backers “ideali” di BeArt? Il

segreto

del crowdfunding sta

proprio

nel

non

avere

dei backers ideali:

in

un’ottica crowd, infatti, il successo di una campagna è dato dal contributo di tanti soggetti che, seppur con caratteristiche diverse, hanno il comune intento di volere contribuire al successo di una campagna. Il crowdfunding infatti consente di far convogliare sullo stesso progetto al tempo stesso amici e parenti del creator con un contributo motivato dalla volontà di supportare l’artista come anche collezionisti abbienti o appassionati d’arte mossi dalla volontà di acquistare opere esclusive, a riprova della democraticità del crowdfunding. Nei soli primi sei mesi di operatività si è sviluppata una vera e propria community composta da utenti di natura eterogenea: art lovers, professionisti dell’arte, collezionisti, istituzioni e soggetti interessati a uno specifico creator/progetto o semplicemente al fenomeno del crowdfunding. In tale contesto abbiamo potuto inoltre apprezzare la forza del vero e proprio key factor del crowdfunding, rappresentato dal viral loop: più di un backer infatti ha finanziato più di un vari progetto e più di un creator è stato allettato dall’idea di proporre un progetto sulla piattaforma alla luce dell’esperienza di un altro creator. La piattaforma permette, inoltre, di costruire un’interazione tra pubblico e privato, spesso difficile da instaurare, ma vincente nel contesto attuale di sempre maggiori tagli cui è assoggettata la cultura in Europa. Le istituzioni pubbliche, infatti, sono sempre più interessate alla diversificazione delle fonti di finanziamento e, grazie al crowdfunding, il privato può contribuire alla realizzazione o sostenimento di opere/attività pubbliche sentendosi così parte del progetto pubblico, ottenendo inoltre una ricompensa per il contributo erogato.

Rewards

In

BeArt

avete

scelto

di

coinvolgere

attivamente

i

sostenitori

attraverso rewards (materiali e immateriali). Quali le motivazioni della scelta di questo modello? Vi sono altri due grandi player del mercato che hanno adottato il modello reward - Kickstarter e Indiegogo -; per quale ragione artisti, istituzioni e supporters dovrebbero scegliere voi e non altre piattaforme di crowdfunding già presenti online? I rewards rappresentano la chiave del crowdfunding on line: i backers hanno infatti la possibilità di ricevere, in cambio del supporto offerto, diverse tipologie di ricompense, materiali o immateriali, così da sentirsi parte attiva del processo creativo e consapevoli che il loro contributo, anche se piccolo, può fare la differenza. Il contributo può essere modesto (la donazione minima è di 2 euro) ma risultare comunque significativo in un’ottica “crowd”; il crowdfunding, infatti, deve il suo successo a tanti sostenitori che supportano un progetto con un importo che può essere anche non particolarmente rilevante. A seconda del contributo offerto un backer può ottenere diverse tipologie di ricompense quali, ad esempio, cartoline, cataloghi, libri d’artista, edizioni limitate, opere uniche e prove d’artista ma anche esperienze speciali come una studio visit, l’invito a una private view, un invito a una conferenza o una visita privata in un museo. Non vi è limite alla tipologia di ricompense che si possono mettere a disposizione per supportare un progetto; in particolare, dato il nostro focus sull’arte, noi crediamo che la scelta e la creazione delle ricompense rappresenti una creazione d’arte essa stessa, impreziosita dal connotato dell’esclusività data la difficoltà a trovare gli stessi beni/esperienze altrove sul mercato. E’assolutamente vero che BeArt non rappresenta la prima piattaforma di crowdfunding al mondo ma è la prima dedicata esclusivamente all’arte contemporanea, in tutte le sue forme.

Ci

sono

vari

aspetti

che

ci

differenziano

da

piattaforme

generaliste

quali Kickstarter e Indiegogo. Innanzitutto, al fine di garantire la credibilità della piattaforma agli occhi sia degli operatori dell’arte che dei fruitori della stessa, Bert effettua una selezione

curatoriale dei progetti che andranno live: viene valutato il CV del professionista dell’arte o dell’artista, o la rilevanza nel caso di istituzione, la qualità e credibilità del progetto proposto nonché il grado di coerenza nell’ottica del crowdfunding, in termini di funding goal e ricompense offerte. Un ulteriore aspetto che prendiamo in considerazione è quello etico che si esplica nella promozione di giovani artisti talentuosi (al momento abbiamo live due progetti proposti da studenti dell’Accademia – Tripla e Chunk2) o nel supporto a spazi espositivi che altrimenti rischierebbero di cessare la propria attività procurando una perdita alla comunità (come ad esempio nel caso del crowdfunding di successo di MARS Milano che ha assicurato la sopravvivenza dello spazio per un ulteriore biennio).

Progetto Mars M

La nostra ambizione è quella di offrire uno strumento “verticale” che “parli la stessa lingua” degli operatori e degli appassionati d’arte anche nell’ottica di creare una vera e propria art community web based, un punto di incontro tra professionisti dell’arte e art lovers. Avete pensato a modalità grazie alle quali mettere in relazione i progetti artistici nati dal crowdfunding e il valore dell’opera così realizzata? Sulla nostra piattaforma attualmente non c’è una relazione diretta tra progetti nati dal crowdfunding e il valore dell’opera ottenuta in quanto ad oggi BeArt rappresenta un mero

strumento di raccolta fondi e l’importo da finanziare tramite la piattaforma è funzione del valore complessivo del progetto. Abbiamo però riflettuto su questo aspetto e, sebbene BeArt nasca come

piattaforma

di crowdfunding

reward

based, abbiamo

inserito

a business

plan l’attivazione di una sezione di equity crowdfunding nei prossimi anni che consentirà a chi contribuisce di ottenere una percentuale in caso di vendita dell’opera d’arte proporzionale all’importo della stessa finanziato, come se si fossero acquistate delle “azioni” sul progetto sostenuto. Quali i vantaggi di aver aperto la sede principale del vostro progetto a Londra, sia in termini di mercato sia in termini economico-giuridici? Londra rappresenta attualmente la capitale mondiale dell’arte contemporanea, sia dal punto di vista della qualità dell’espressione artistica che da quello del volume d’affari prodotto da tale business. Abbiamo quindi ritenuto che Londra potesse essere il punto dal quale partire per la nostra espansione a livello europeo, seppur mantenendo una grande attenzione nei confronti delle nostre origini che si riflettono, ad esempio, nella prevalenza attuale di progetti italiani sulla piattaforma. Londra, oltre ad essere capitale europea dell’arte contemporanea lo è anche del crowdfunding, e, oltre a ciò, rappresenta il place to be per tutte le start-up web: noi siamo attualmente basati nella zona della “East London Tech City”, denominata anche silicon roundabout a fronte dell’intensa concentrazione di realtà innovative ad alto contenuto tecnologico. Infine Londra è particolarmente interessante anche per la raccolta di capitali grazie a modelli, quali il SEIS, che consentono di limitare il rischio nell’investimento in startup attraverso un credito di imposta del 50% dell’investimento effettuato e la diffusione di modelli di investimento diffuso quale l’equity crowdfunding. A questo proposito segnalo che tra pochi giorni inizierà la nostra raccolta di capitali tramite la piattaforma di equity crowdfunding Seedrs. A partire dal 9 maggio l’iniziativa di raccolta dei fondi sarà aperta in “forma privata”, su invito. Successivamente, dopo circa quindici giorni, vi sarà la pubblicazione della campagna di equity crowdfunding per ulteriori 60 giorni. Partendo da una valutazione pre-money di £ 1.300.000 stiamo cercando un investimento pari a £ 75.000 (equity offerta del 5,45%). Valutiamo però anche un overfunding fino ad un massimo di £ 200.000 (corrispondente al 15% di equity). Quanto è stato produttivo per voi essere presenti ad una fiera come Miart2016? Quali le motivazioni della scelta di essere presente, con uno spazio, in diverse fiere

d’arte, penso per esempio al lancio della vostra piattaforma in occasione di Frieze London?

BeArt at Miart!

Miart2016 ha rappresentato la nostra prima presenza istituzionale in una fiera di arte contemporanea ed è stato per noi un grande successo. Tramite la fiera abbiamo avuto la possibilità di presentare il progetto in modo “fisico”, farci conoscere da tutti gli operatori del mercato e mostrare, grazie ai rewards che abbiamo esposto presso il nostro stand, come effettivamente funziona la piattaforma. Considerato che siamo una piattaforma esistente solo a livello web la possibilità di avere avuto questa visibilità fisica è stata impagabile. Dato il successo di questa prima esperienza in fiera, che ha avuto un ruolo di pilot, abbiamo apprezzato l’indispensabilità di questo genere di esperienza e stiamo pianificando la nostra

presenza nelle principali fiere d’arte in Europa nei prossimi mesi, con l’ambizione di sviluppare delle partnership di lungo periodo con le stesse. La piattaforma è online da Ottobre 2015. In una precedente intervista da voi rilasciata avete affermato che il vostro obiettivo è “diventare la piattaforma di crowdfunding di riferimento per tutto il mondo dell’arte contemporanea in Europa entro i prossimi 3 anni”. Come stanno procedono le attività di business development programmate per i primi mesi del 2016? Quali le strategie che state mettendo in atto per ottenere questo obiettivo? L’attività di business development è quella su cui stiamo principalmente investendo ai fini della nostra affermazione sul mercato europeo; dopo l’Italia e Londra il nostro focus è orientato principalmente alle città di Parigi e Berlino. Al fine di promuovere il nostro sviluppo internazionale abbiamo stretto una partnership con un influente art consultant, Matthew Hockley Smith, che, alla luce della sua ventennale esperienza nel settore dell’arte contemporanea (è stato, tra le altre, direttore di istituzioni quali Christie’s e Lisson Gallery London) sta impostando le linee guida per il nostro sviluppo nazionale e internazionale. Oltre a ciò BeArt si avvale di una rete di freelance business developers basati nelle principali capitali europee rilevanti nel panorama dell’arte contemporanea, tra cui Parigi e Berlino.

Concludiamo con qualche numero relativo all’attività di BeArt di questi primi mesi. Ad

oggi

i progetti che

sono

stati live sulla piattaforma sono stati 18, di cui 4 completamente finanziati mentre 6 tuttora in corso. Molti dei progetti conclusi e non

completamente

finanziati

usufruito

della

hanno formula keep

it

all che

ha

comunque consentito a artisti e istituzioni di accedere a una parziale fonte di finanziamento. Le percentuali di successo sono simili Bomb Factory Art Foundation – primo progetto London Based

a quelle delle altre piattaforme

generaliste, con la differenza che noi siamo ancora in fase di startup e di costruzione della nostra community. Ad oggi abbiamo raccolto circa Euro 20.000 e le donazioni effettuate sono state circa 300. Il nostro focus iniziale è stato prevalentemente sul mercato italiano e solo da poche settimane abbiamo lanciato il nostro primo vero e proprio progetto London-based, ovvero quello della Bomb Factory Art Foundation. Per quanto riguarda la selezione curatoriale, ad oggi la percentuale di progetti scartati si aggira al 40%, a riprova del nostro intento a premiare la qualità piuttosto che la quantità, come invece avviene nelle principali piattaforme generaliste.

Courtesy immagini: BeArt

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