Da Oklo a Giza, cosa insegna la natura

May 29, 2017 | Autor: Michele Manher | Categoria: Ancient History
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Da Oklo a Giza, cosa insegna la natura





di Michele Manher







I manuali di fisica e di tecnica ci insegnano che per costruire una
centrale nucleare sono necessarie sofisticate tecnologie, grandi quantità
di energia elettrica, specifiche e complesse competenze sia tecniche sia
scientifiche e che una cosa simile può farla soltanto una civiltà avanzata.
Niente di più sbagliato ed ecco perché.
Nell'estate del 1972 alcuni scienziati francesi, durante un controllo
in una miniera di uranio a cielo aperto, situata nelle vicinanze di un
affluente del fiume Ogooué nel Gabon, il fiume Oklo, da cui prende il nome
la miniera stessa, scoprirono che tra le rocce d'alcuni filoni uraniferi
c'erano percentuali anomale d'isotopi come neodimio (142Nd e 143Nd) e
rutenio (99Ru e 100Ru), tipici prodotti di fissione nucleare, assieme ad
una significativa abbondanza di elementi leggeri, imprigionati nelle rocce.

Questi isotopi potevano essere stati generati soltanto da una fissione
naturale di nuclei pesanti durata centinaia di migliaia d'anni.
Altri isotopi, come quelli dello xeno, furono trovati più a valle
imprigionati in grani di fosfato d'alluminio. I precursori dello xeno,
infatti, cioè tellurio e iodio, avendo un tempo di dimezzamento più lungo
ed essendo idrosolubili, erano stati dilavati dai noccioli dei reattori da
una consistente falda freatica che li "lavava" in continuazione e che, al
contempo, innescava l'accensione dei reattori.
I neutroni emessi naturalmente dell'uranio-235, infatti, quando
arrivava l'acqua venivano riflessi e, tornando indietro, erano catturati
dall'uranio-238, che diventava così 239U. Questo isotopo è soggetto a
decadimento beta, cosicché l'uranio-239 appena formato, emettendo due
elettroni, decadeva prima in nettunio-239 e poi in plutonio-239.
Il continuo bombardamento di neutroni creava plutonio
ininterrottamente. L'aumento vertiginoso della popolazione di neutroni
avrebbe innescato una catastrofica reazione a catena se l'acqua,
surriscaldandosi, non si fosse trasformata, inevitabilmente, in vapore. Il
vapore, che non riflette i neutroni, bloccava in questo modo il processo di
arricchimento.
Se il plutonio-239 fosse stato esposto a un bombardamento di neutroni
per un tempo maggiore sarebbe diventato 240Pu, un isotopo estremamente
fissile che, raggiungendo una data massa critica, esplode con una
violentissima reazione a catena. Nell'industria nucleare odierna, quando si
procede all'irraggiamento di 238U, proprio per evitare la formazione di
plutonio-240 non si superano mai tempi prefissati di esposizione e il 239Pu
è separato prima che se ne formi troppo. Dunque i processi di fissione nei
reattori nucleari naturali di Oklo non superarono mai determinati limiti di
tempo, altrimenti al posto di quella miniera, oggi, ci sarebbe una gran
bella voragine. [1]
Secondo Meshik i reattori di Oklo restavano accesi per 30 minuti e poi
spenti per due ore e mezzo con un andamento analogo a quello dei geyser.
Dunque ad Oklo, tra i due milioni ed i 200.000 anni fa, in pieno
Pleistocene, la natura aveva "costruito", messo in funzione e persino
tenuto sotto controllo nientemeno che 16 reattori nucleari.
Oggi questi reattori, o per meglio dire i loro resti, sono del tutto
innocui. Nella Fig. 1 possiamo vedere un tecnico posare la mano nuda sul
nocciolo di uno di essi (quello identificato nella zona denominata Oklo 15.
Da "le Scienze", n. 449, gennaio 2006), ormai completamente inoffensivo
perché privo di qualsiasi residuo radioattivo (a parte la naturale
radioattività della roccia, ovviamente, che di regola è contenuta ben al di
sotto del livello di guardia dei 1000 Bq/g).




Fig. 1
Che potesse verificarsi un fenomeno simile, del resto, era stato
previsto già in sede teorica quando, nel 1953, scienziati statunitensi
avevano immaginato che potessero esistere reattori nucleari naturali.
L'ingegnere chimico Paul K. Kuroda, dell'Università dell'Arkansas, calcolò
anche a quali condizioni si sarebbe potuto verificare il fenomeno
dell'arricchimento dell'uranio-238. Queste condizioni, secondo Kuroda,
dovevano essere almeno tre:
1. le dimensioni del deposito dovevano superare i 33 cm di spessore
affinché i neutroni, emessi dai nuclei di 235U, potessero essere
assorbiti dai nuclei, più abbondanti, di 238U;
2. l'isotopo fissile 235U doveva trovarsi nel deposito con una
concentrazione vicina al 3%, un livello simile a quello che si
trova nel combustibile delle attuali centrali nucleari;
3. l'acqua, infine, doveva essere presente in una quantità tale da
poter riflettere i neutroni emessi dall'uranio fissile che, così
respinti, sarebbero stati assorbiti dai nuclei di 238U.
Bisogna aggiungere, per quanto riguarda l'acqua di un reattore FBR
(acronimo inglese che sta per Reattore Autofertilizzante Veloce), che
questa deve avere ben definite caratteristiche chimiche: deve essere cioè
priva di sostanze che, come ad esempio il boro ed il litio, assorbono i
neutroni, rendendo così impossibile il processo di arricchimento
dell'uranio e, quindi, la formazione di plutonio. Ci vuole, insomma,
l'acqua giusta e sembra che l'acqua piovana di allora lo fosse.
Ad Oklo queste condizioni c'erano tutte.
Secondo gli ingegneri chimici statunitensi Gregg Wilson ed Erica
Miller, e l'ngegnere meccanico Sean Sloan, [2] la Camera Superiore della
Grande Piramide è strutturata come un perfetto FBR (la forma è funzione,
recita un classico assunto dell'ingegneria) che, quando la struttura era
ancora integra, era in grado di riprodurre artificialmente le condizioni
naturali stabilite da Kuroda.
Questi tecnici, che avevano lavorato nello storico impianto nucleare
militare statunitense di Hanford, grazie alla loro esperienza non ebbero
dubbi nel notare la perfetta analogia della Camera Superiore della Grande
Piramide con un FBR.
In effetti la cassa di granito posta nella camera (il "sarcofago") ha
proprio le dimensioni previste da Kuroda. L'interno della cassa, infatti,
sembra progettato per contenere la giusta quantità di biossido di uranio
(uraninite, reperibile così com'è in natura e utilizzabile direttamente per
il processo di arricchimento).
Considerando che il volume interno della cassa di granito è di poco
superiore al metro cubo, per riempirla ci volevano 19 tonnellate circa di
uranio. Se consideriamo il fatto che la massa critica alla quale il
plutonio-240 innesca una completa detonazione è quella di una sfera di 16
chili (che esplodendo libera una energia di quasi 300 chilotoni) sarebbe
stato sufficiente mettere in funzione l'impianto una sola volta per
ottenere una quantità di plutonio sufficiente per costruire un vero
arsenale di bombe atomiche. Certo, il 240Pu doveva essere separato subito
prima che questo raggiungesse la massa critica e per questo il reattore,
dopo essere rimasto acceso per 30 minuti, doveva essere spento rapidamente.
Questo avveniva attraverso il rapido svuotamento dell'acqua della piscina
con l'apertura delle saracinesche di granito.
L'obiezione che molti fanno è: come la mettiamo con la radioattività
residua? Dove sono le tracce?
Verso la metà degli anni '80 il fisico canadese Charles Till realizzò
nell'Argonne National Laboratory (University of Chicago, Illinois) il
progetto per la costruzione dell'Experimental Breeder Reactor II (Reattore
Autofertilizzante Sperimentale, EBR II). Quando venne messo in funzione, al
termine del suo ciclo produttivo restò una minima quantità di residui
radioattivi classificati allo stesso livello di quelli, ad esempio, degli
ospedali e quindi stoccati in depositi dove possono rimanere per circa 300
anni.
Certo la piana di Giza era stata scelta apposta per la costruzione di
quell'edificio in quanto era un altopiano brullo ed isolato, ed è probabile
che alle prime dinastie egizie gli "dei" ne abbiano interdetto l'uso perché
ancora off limits a causa di radioattività residua. Certo che
l'antropizzazione della piana "esplose" improvvisamente durante la quarta
dinastia, ma non possiamo pensare che l'uso originario della Grande
Piramide sia avvenuto durante la prima dinastia egizia.
Sono i pluviali, infatti, a darci la data del periodo in cui fu
costruito quell'edificio: tra i 9.000 ed i 7.000 anni fa. Anche se, secondo
quello che ci è dato saperne, a Giza non ci furono mai esplosioni atomiche
sul tipo di quella avvenuta nella bassa valle del Giordano (dove sembra che
esista ancora inquinamento radioattivo del terreno e delle falde
acquifere), il sito di Giza fu interdetto all'uso umano per 2.500-4.500
anni. Un periodo, direi, di estrema sicurezza.





Fig. 2


Quando c'è una esplosione nucleare, invece, molte delle sostanze
liberate nel processo di fissione sono altamente radioattive, come ad
esempio il cesio-137 (3,2 Tbq/g, vale a dire 3.200 miliardi di
disintegrazioni al secondo per grammo), o il tritio (359 Tbq/g), ma i tempi
di dimezzamento sono: 12,3 anni per il tritio e 30 anni per il cesio-137
(come anche per lo stronzio-90). Poiché la radioattività scompare dopo 10
volte il periodo di decadimento, dopo 300 anni la radioattività residua dei
maggiori inquinanti scompare.
C'è un solo isotopo con un tempo di dimezzamento di 15,7 milioni di
anni ed è lo iodio-129. Quando, tra gli anni '60 e '70, le potenze nucleari
facevano esplodere i loro ordigni nell'atmosfera si registrò un picco della
sua presenza nell'atmosfera di tutto il pianeta. Ora, dal momento che lo
iodio-129 non si fissa sulla materia inorganica (rocce, vasellame, ecc…)
bensì su quella organica (ossa e tessuti animali), una cosa che a me
personalmente ha sempre lasciato allibito è il fatto che delle persone
siano andate ad esempio a Mohenjo-daro a cercare col contatore Geiger
radioattività residua tra le pietre ed il vasellame senza trovare,
ovviamente, nulla. Bisognerebbe cercare se lo iodio-129 si trova in
quantità superiori alla norma nelle ossa degli scheletri di Mohenjo-daro,
come si fa col carbonio-14 (qualcuno va a cercare il 14C con il contatore
Geiger?).
Nella miniera di Oklo i tecnici francesi poterono asportare campioni
di roccia ed esaminarli: è possibile fare la stessa cosa con la Camera
Superiore della Grande Piramide? Penso proprio di no. Neanche la sabbia
trovata dietro la parete del corridoio che conduce alla Camera di Mezzo
("della regina") fu possibile esaminare tranquillamente, figuriamoci …
Nella Camera Superiore, tuttavia, esiste un segno ancora ben visibile
a occhio nudo: è la differenza di colore, che si vede chiaramente sulle
pareti della camera, prodotta dalle radiazioni e dalla temperatura di 500°
C che raggiungeva l'acqua durante il processo di fertilizzazione (Fig. 2).
È un segno indelebile (il colore del granito è stato virato) che niente e
nessuno può cancellare. Secondo i tecnici nucleari statunitensi citati in
precedenza il fenomeno del viraggio del colore nel granito può verificarsi
soltanto in caso di esposizione di questo materiale a radiazioni nucleari.
Queste bombe atomiche furono usate? Certo che lo furono. Ci sono le
prove? Certo che ci sono.
Gli effetti dell'inquinamento radioattivo sono descritti con esemplare
ed inequivocabile chiarezza in testi come la Bibbia, la Guerra Giudaica di
Giuseppe Flavio e nel Mahabharata.
Vediamo alcuni passi.


Deuteronomio 29, 22:
tutto il suo suolo sarà zolfo, sale, arsura, senza semi né frutti, né
erba di sorta che vi cresca come dopo lo sconvolgimento di Sodoma, di
Gomorra, di Adma e di Seboim, che Iahvé distrusse nella sua collera e nel
suo furore.


Deuteronomio 32, 32-33:
la loro vite proviene dalle viti di Sodoma e dai campi di Gomorra: i
loro acini sono acini di fiele, i loro grappoli amari. Il loro vino è l'ira
dei draghi, lo spietato veleno delle vipere.


Geremia 49, 18:
Ci sarà uno sconvolgimento simile a quello di Sodoma e Gomorra e delle
città vicine non vi rimarrà uomo né vi abiterà più il figlio dell'uomo.


Guerra Giudaica, libro IV, cap. 8:
la regione di Sodoma, un tempo felice per l'abbondanza dei raccolti e
la ricchezza delle città, … adesso è una terra bruciata. […] La cenere si
trova nei frutti, che sembrano esteriormente pronti per essere mangiati, ma
se una mano li coglie si disfano in polvere e cenere.


Mahabharata, XVI, 1-4:
Gurka, volando sul suo veloce e potente Vimana, scagliò contro le tre
città dei Vrsni e degli Andhaka l'arma divina, che aveva con sé tutto il
potere dell'Universo. Una colonna di fumo e di fuoco, splendente come
diecimila soli, salì in tutto il suo fulgore. Era l'arma sconosciuta, la
folgore di ferro, il grande messaggero di morte che ridusse in cenere
l'intera razza dei Vrsni e degli Andhaka. I corpi erano bruciati così da
non essere più riconoscibili. I capelli e le unghie cadevano, il vasellame
si spezzava … i cibi più squisiti erano contaminati. Per sfuggire alla
morte i guerrieri si buttarono nei fiumi e lavarono se stessi e i loro
vestiti.


Quest'ultima frase è veramente incredibile. Lavare se stessi e i
propri vestiti è esattamente quello che fanno oggi coloro i quali hanno
subito una contaminazione radioattiva; dal racconto del Mahabharata veniamo
a sapere che 4000 anni fa c'erano persone che sapevano di dover adottare
questa stessa, precisa misura in casi di questo, preciso, genere.
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[1] Per chi volesse approfondire questo argomento consiglio di evitare il
web, pieno di stupidaggini e dati fasulli, e di leggere:
Cowan, A.G., Un reattore naturale a fissione, in «Le Scienze», n. 99, nov.
1976;
Meshik, A.P., Un antico reattore naturale, in «Le Scienze», n. 449, gen.
2006;
AA..VV., Natural nuclear reactor at Oklo and variation of fundamental
constants: computation of neutronics of a fresh core, Physical Review C74,
2006;
Fujii, Y et al., The nuclear reaction at Oklo 2 billion years ago, Nuclear
Physics, B 573, 2006, pp. 381 sgg.
La quantità totale di 235U consumata dalla fissione nucleare in tutti e 16
i reattori nucleari naturali di Oklo sarebbe stata di 5 tonnellate con una
produzione di 239Pu di oltre 2 tonnellate. Questo plutonio è quasi del
tutto scomparso perché il suo tempo di dimezzamento è di 24.000 anni, ma
una parte di esso subì a quel tempo processi di fissione, a giudicare dalla
presenza dei prodotti tipici di quella reazione.
[2] In Meta Research Bulletin, Vol. 10, n. 3, 15 set. 2001, consultabile
anche sul sito
http://nuclearpyramid.com/great_pyramid.php
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