ESTRATTO NEW PRESS COMO 2016

June 5, 2017 | Autor: Marina De Marchi | Categoria: Archeologia medievale, Necropoli Longobarde
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RIVISTA ARCHEOLOGICA DELL’ANTICA

PROVINCIA E DIOCESI DI COMO

PERIODICO ANNUALE DI ANTICHITA` E D’ARTE DELLA SOCIETA` ARCHEOLOGICA COMENSE

VOLUME N. 197 - ANNO 2015

ESTRATTO

NEW PRESS COMO 2016

INDICE

Atti del Convegno ‘‘Luoghi, Funzioni, Trasformazioni tra Tardoantico e Primo Medioevo nel territorio dell’Antica Diocesi e Provincia di Como’’, Como 24-25 ottobre 2014 Il mosaico di via Perti a Como ROBERTA FLAMINIO

p.

5

Le sepolture altomedievali nell’area delle terme di Como STEFANIA JORIO

»

26

Ceti sociali a Como nella produzione epigrafica di V e VI secolo MARCO SANNAZARO

»

34

Diluvi ed esondazioni a Como in eta` romana FULVIA BUTTI RONCHETTI

»

45

I maestri Commacini/Comacini fra V e VI secolo: problemi e certezze ANDREA SPIRITI

»

58

Recenti indagini in edifici di culto e presidi militari d’area varesina tra V e VIII secolo BARBARA GRASSI - ROBERTO MELLA PARIANI

»

64

Tracce di tarda antichita` ad Arsago Seprio GRAZIA FACCHINETTI

»

75

La necropoli ‘‘longobarda’’ di Arsago Seprio: le strutture funerarie PAOLA MARINA DE MARCHI

»

84

Lo scavo della cisterna altomedievale di Laino ISABELLA NOBILE DE AGOSTINI

»

98

Romani, Ostrogoti e Bizantini a Laino e le loro monete ERMANNO A. ARSLAN

» 102

Modelli insediativi e infrastrutture viarie in Valtellina e Valchiavenna tra tardoantico e Medioevo (VI-XII secolo) PAOLO DE VINGO

» 110

I cimiteri altomedievali a sud delle Alpi Svizzere: topografia funeraria e organizzazione. I primi dati antropologici AIXA ANDREETTA

» 118

Scultura medievale per l’arredo liturgico a Como. Note a margine del catalogo MARIA LETIZIA CASATI

» 128

4

Indice

Altri contributi Bulgarograsso e l’Abbazia cistercense dell’Acquafredda di Lenno: le tracce materiali della Grancia MARCO BIRAGHI

» 134

Nuovi studi riguardo gli elementi difensivi nel territorio brianteo fra X e XIII secolo ANDREA MARIANI

» 161

Recensioni Scultura medievale per l’arredo liturgico a Como, a cura di MARIA LETIZIA CASATI (Alberto Rovi) Verbale dell’Assemblea Generale della Societa` Archeologica Comense del 2015

» 183 » 185

LA NECROPOLI ‘‘LONGOBARDA’’ DI ARSAGO SEPRIO: LE STRUTTURE FUNERARIE Paola Marina De Marchi *

1. INTRODUZIONE La necropoli di Arsago Seprio, solo parzialmente scavata (26 sepolture) (fig. 1), in piu` momenti successivi e con tombe in parte rinvenute gia` violate in antico e prive di scheletri 1, e` stata oggetto di studi che hanno affrontato soprattutto: a) i metodi di indagine, il catalogo dei materiali dei corredi conservati 2, b) il ruolo territoriale che Arsago doveva svolgere tra tardo antico e alto Medioevo, nel IV e V secolo come centro di culto, poi pievano, grazie ad una posizione geografica ‘‘centrale’’ nella maglia viaria, fluvio-lacuale e terrestre, di collegamento tra pianura, pedemonte, valichi alpini diretti alle valli del Rodano e del Reno 3 e regioni centromeridionali della penisola. Un aspetto poco approfondito riguarda, invece, le strutture tombali, che distinguono il settore centrale del cimitero (8 sepolture) (fig. 2) caratterizzate da coperture monumentali, monolitiche a doppio spiovente, o leggermente bombate, talvolta completate da lastre litiche lisce, con unico confronto lombardo a Trezzo sull’Adda (via delle Racche) 4, dove quattro tombe su cinque, che si distinguono per l’elevata qualita` dei corredi e dei doni funerari di cultura longobarda e bizantina, sono state attribuite all’arco di anni posto tra gli ultimi decenni del VI secolo e la prima meta` del VII 5. Ad Arsago alcune sepolture del settore nord della necropoli hanno, invece, muretti in pietra con copertura a doppia lastra liscia accostata,

mentre sono in nuda terra le 9 tombe del settore sud (fig. 3). Tale differenza, pur in un contesto parziale, indica l’organizzazione della necropoli in gruppi di diverso status sociale: a parte veniva sepolta la classe aristocratica dominante e, attorno, quanti, in diverso modo, costituivano la comunita` di riferimento. Questo carattere abbinato all’antecedenza cronologica delle tombe del settore sud e`, pero`, verificabile una volta che sia stato completato lo scavo dell’intera necropoli. Nei corredi delle tombe del settore meridionale prevalgono oggetti degli ultimi decenni del VI secolo, mentre nel nucleo centrale reperti della prima meta` del VII secolo (x 2). La necropoli aveva carattere famigliare, con tombe femminili, soprattutto nella parte cimiteriale distrutta dalle ruspe, disposte in posizione marginale, riconoscibili soprattutto da monili, (tt. 2 e 11, con vaghi di collana in pasta vitrea, t. 6, molto dubbia, t. 12, con fusaiola, le sepolture di bambino sono state individuate per la modesta dimensione della fossa, tt. 3, 14, 21. Il prevalere delle armi, o degli accessori relativi, accentua, oggi, il carattere ‘‘guerriero’’ della necropoli, ma non e` da escludere che esistesse una separazione tra sepolture femminili e maschili, sulle attuali conoscenze tutto e` da dimostrare.

2. CARATTERI DELLA NECROPOLI La necropoli si estende in una vallecola distante 200 m ca. dall’ odierno centro storico, che sorge

*Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio 1 Il cimitero, situato in via Vanoni, e` stato oggetto di un intervento d’emergenza nel 1973, derivato dalla scoperta di tre tombe asportate nel corso di lavori edili, condotti per ampliare le scuole medie locali; nel 1983 e nel 1994 sono riprese le indagini. Nel 1994 rilevamenti georadar pre-scavo hanno evidenziato che tutta l’area a meridione dell’edificio scolastico e` interessata dal cimitero, del quale sono state scavate solo 11 tombe. E` probabile che la necropoli, di cui non conosciamo i limiti, si estendesse anche a N/O oltre il piazzale della scuola, cfr. MASTORGIO 1976-78, pp. 69-93, PITCHER 1986, pp. 1-16, MARIOTTI 1994, pp. 120-122; DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004, pp. 101-168, cui si rimanda per il catalogo, le fotografie e i rilievi grafici degli oggetti relativi ai corredi. 2 Il recupero e l’indagine, condotti nel corso di circa un ventennio, da mani e per ragioni diverse, hanno prodotto difformita` nella raccolta dati e lacune nelle informazioni. 3 DE MARCHI 2013, pp. 15-44. 4 ROFFIA 1986, tt. 1, 2, 3, 5, tavv. 1, 7, 15, 38. 5 VON HESSEN 1986, pp. 163-166; RUPP 1996, p. 55. RAC 197 (2015), pp. 84-97

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sulla prima fascia di colline moreniche, che separano la bassa e la media pianura, e 500 m, via aria, dalla pieve romanica di S. Vittore, che nella parte absidale insiste su un’area cimiteriale e su un edificio di culto databili al IV-V secolo 6. La sepolture sono disposte su filari N/S, orientate E/O, con pianta rettangolare o trapezoidale, talvolta irregolare, adeguata alla posa di coperture gia` pronte, al suo interno si distinguono tre gruppi di tombe distribuite in due settori, oggi separati fra loro. Il gruppo centro-settentrionale ha, salvo eccezioni, sepolture con struttura molto curata (x 1) e i pochi oggetti, sopravvissuti alla violazione, costituiscono evidenti indicatori di condizione sociale elevata. La t. 8, ad esempio, conteneva un puntale in argento monogrammato (fig. 4), la t. 7, fili aurei da broccato, un frammento di granato almandino, le tt. 4 e 5, guarnizioni da cintura ageminate e/o niellate 7. A Nord di questo gruppo ‘‘privilegiato’’, solo la t. 13 conservava un porta-stendardo, guarnizioni ageminate da cintura multipla, una punta di freccia, un boccale in ceramica decorata a stampo, manufatti, sopravvissuti alla spoliazione, da attribuirsi alla prima meta` del VII secolo o poco oltre 8. Le tombe 7 e 8 hanno sepoltura monumentale, l’abbinamento tra oggetti di pregio e carattere della struttura funeraria e` pero` costante. Nel settore meridionale 9 solo due sepolture, prossime al nucleo centrale, hanno struttura a lastre litiche: la t. 16 con copertura a doppio spiovente, la t. 17 con pareti a lastre, ma priva di copertura. Le tombe, poste nel settore sud, meglio conservate, sono invece in nuda terra (fig. 3), con

risega per la posa della bara lignea (tt. 18-26), contengono corredi d’arme con guarnizioni da cintura multipla in ferro (tt. 19, 20, 26), ma, ad eccezione della t. 19 (croce aurea liscia) e della t. 26 (uno sperone ageminato), mancano oggetti di pregio indicatori di alto stato sociale, anche se sono presenti tombe con buon armamento (tt. 19, 20, 26) 10. La t. 19, con croce, spada e sax (e foderi), guarnizioni da cintura multipla in ferro, una freccia si puo` datare ai primi anni del VII secolo, la t. 20, con spada, scudo, un solo sperone ageminato, guarnizioni da cinture multiple in ferro e bronzo, una freccia e un sax corto (cm 33, 7) negli ultimi decenni del VI secolo 11, la t. 26 con spada, scudo, uno sperone, guarnizioni da cintura e` da porsi negli anni a cavallo del 600. In tutte le tombe i defunti erano deposti entro bare di legno, composte di assi tenute insieme da elementi di connessione metallici (t. 2, chiodi, t. 3, 8 angolari, t. 6, 1 angolare, t. 9, 3 angolari, t. 10, 5 angolari) 12, di tradizione tardoromana (IVV secolo), che si diffondono in ambito germanico soprattutto nel VII secolo 13. Nel settore nord due sepolture (tt. 7, 8) contenevano resti carboniosi, frammenti di ceramica forse relativi al banchetto, e semi (t. 7) 14, deposti ritualmente 15.

3. LE STRUTTURE FUNERARIE Le caratteristiche qualificanti del cimitero sono: a) le coperture a lastre litiche in granito a dop-

6 CASTIGLIONI, MARIOTTI 1991, pp. 130-133; per la revisione dei dati e per una nuova proposta cronologica dell’edificio, scavato presso l’area absidale dell’odierna basilica di S.Vittore, si rinvia a Facchinetti, in questo volume. 7 Tt. 7, 8, PITCHER 1986, pp. 3-7. La t. 4 conteneva, inoltre, una punta di lancia e borchie da scudo da parata, la 5 una crocetta in lamina aurea liscia e una freccia, MASTORGIO 1976-78, pp. 79-82. 8 GIOSTRA 2000, pp. 66, 83-84, 86-87, (tt. 3 e 13), p. 94 (t. 13); DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004, pp. 158-169; TOBIAS 2011, pp. 151-188, part. p. 57, Abb. 2/9. 9 DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004. 10 Astolfo (749-756), che norma, quasi cent’anni dopo i sepolti di Arsago, lo standard d’armi del guerriero libero, Le leggi 1992, c. 2, stabilisce che: l’armamento debba essere proporzionato alle ricchezze possedute: i piu` ricchi (proprietari di terre e corti) dovevano essere armati di tutto punto e garantire cavalli, il ceto di poco inferiore doveva portare un cavallo, scudo e lancia, i minores almeno frecce e arco. In MELUCCO VACCARO 1978, pp. 29-31, sintesi delle diverse ipotesi formulate dagli studiosi, relative agli obblighi militari: la spada e` la base per i ricchi possidenti, il sax per i piccoli proprietari di terre, la lancia per i non liberi; secondo altri: i proprietari terrieri avevano spada e sax, i non liberi arco e frecce. Il quadro e` ancora da mettere a punto sulle differenti realta` peninsulari. Cfr. CHRISTLEIN 1973, pp. 147-180 (necropoli transalpine). 11 GIOSTRA 2012, p. 224. 12 MASTORGIO 1976-78, pp. 77-78, 83, PITCHER 1986, tavv. 10, 11, 14; MENGARELLI 1902, cc. 160-175, 249, fig. 113, t. 65, ROFFIA 1986, pp. 46, 56, tavv. 6 (t. 1), 20-21 (t. 3), 34-37 (t. 4), 48-50 (t. 5), ricostruzione in MASPERO 1986, pp. 256, 262. 13 Cfr. cimiteri di Kaiseraugst, MARTIN 1991, pp. 185-220, e di Castel Trosino (337 tombe), frequentata dal 590 al 650 circa, PAROLI 1995, pp. 202-204. 14 PITCHER 1986, pp. 3-7. 15 Semi in tombe panoniche, BONA 1990, p. 16; Trezzo d’Adda, DI MARTINO 2012, pp. 160-175; Cividale San Mauro, LOPREATO 2010, pp. 13-18, Cividale Santo Stefano in Pertica, AHUMADA SILVA 2001, p. 31, con bibliografia di confronto. Nella necropoli merovingia di Oberflact in numerose sepolture sono state deposte noci, nocciole e leguminose, SCHIEK 1992, pp. 128-166.

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P.M. De Marchi, La necropoli ‘‘lombarda’’ di Arsago Seprio: le strutture funerarie

pio spiovente, o massicce e leggermente bombate a simulare uno spiovente (dimensioni l. da cm 237 a cm 222, la. da cm 126 a cm 122, sp. della base al colmo mediamente cm 17), con superfici rifinite, o a lastre piane (fig. 2), l’utilizzo di bare lignee, anche nelle sepolture in nuda terra, che trova numerosi confronti, ad esempio a Castel Trosino e a Trezzo sull’Adda/via delle Racche. Nel settore settentrionale della necropoli i recinti esterni in pietra, che circondano alcune sepolture (tt. 7, 8, 9, dubitativamente la 10) dovevano servire ad appoggiare e sostenere le lastre di copertura, che probabilmente erano a vista. Nel settore meridionale (nuda terra) sono stati individuati tre buchi di palo esterni alle tt. 20, 22, 24 (fig. 5), utilizzati per sostenere pali lignei, le ‘‘pertiche’’, che individuavano la tomba, secondo una tradizione pannonica 16. 3.1 Coperture monolitiche in granito a doppio spiovente, o con superficie a vista ‘‘bombata’’ (fig. 2) Nel settore settentrionale (scavi 1973, 1984), in base alle relazioni scritte inedite e pubblicate, su 15 tombe scavate 7 hanno coperture a lastra monolitica in granito a doppio spiovente (tt. 1, 4, 5, 6, 7, 8, 9), in due casi completate da una lastra leggermente bombata (tt. 4, 5). Nel settore meridionale della necropoli solo la t. 16, confinante con il nucleo monumentale del cimitero, di cui doveva far parte, ha la stessa copertura, muretti e fondo a lastre litiche, la t. 17 e` stata trovata priva di copertura e ha pareti laterali a lastre litiche. La cronologia delle tombe di Trezzo rientra tra la fine del VI secolo e la prima meta` del VII 17, i corredi sono ricchi e preziosi, aristocratici e cosmopoliti, con decori misti cristiano-bizantini e germanici 18, similmente a cio` che resta dei corredi delle sepolture monumentali di Arsago (x 1). Queste preziose coperture, variamente sagomate, sono ben attestate nelle odierne Francia, Svizzera, Renania, in tombe della nobilta`, dell’alta aristocrazia, rege. In area franca sono stati, inoltre,

rilevati particolari addensamenti geografici. Per questa ragione E. Salin le ritiene provenienti da un deposito di sarcofagi romani con relativi coperchi, predisposti all’uso nel VI secolo e riutilizzati in seguito a lungo 19. Nel bacino territoriale della Somme la concentrazione di coperture a lastre di vario tipo, abbinate spesso a sarcofagi, ha indotto a pensare ad una distanza limitata tra localita` di approvvigionamento della pietra e localita` di produzione di lastre e sarcofagi, prodotti da maestranze specializzate. Nel caso dei sarcofagi si e`, inoltre, notato che la massima densita` si verifica lungo la via tra Autun ad Auxerre, con una distanza massima tra centri abitati non superiore ai 40 Km. Nel territorio del Seprio, caratterizzato da coperture monolitiche 20, e attorno ad Arsago, non mancano tuttora massi erratici di granito. La materia prima e`, quindi, a portata di mano. Il confronto tra Trezzo ed Arsago, due centri di potere, e` testimonianza della presenza di maestranze itineranti, chiamate ad operare sul posto dall’aristocrazia del tempo. 3.2 Le coperture a lastre piane (fig. 2, 3) Le coperture a doppia lastra litica piana (tt. 2, 3, 9, 12?, Mariotti t. 17), sono molto diffuse: ad esempio a Trezzo t. 4, a Campione d’Italia tt. 10, 11 (lastra in pietra verde), 18, a Garlate t. 25 (in calcare), tutti esempi posti in Lombardia occidentale 21, dove abbondano massi erratici, banchi affioranti, cave. Ampliando il quadro geografico i confronti sono, pero`, variamente distribuiti in territori precocemente cristianizzati, con edifici di culto, talvolta sedi vescovili. A Kaiseraugst, poco distante dalla sede episcopale di Basilea 22, le coperture a lastre piane coprono tombe, interne al mausoleo funerario tardoromano della necropoli e alla chiesa cimiteriale altomedievale, a segnare la continuita` d’uso 23. Ad Augsburg, precoce sede vescovile, nell’area dell’edificio di culto paleocristiano/altomedievale di S.

Hist. Lang., V, 34. VON HESSEN 1986; RUPP 1996. 18 ROFFIA 1986. 19 SALIN 1973, pp. 103-115, fig. 55 (confronto significativo, ma non unico, in una copertura a doppio spiovente da Leze´ville, datata al VI secolo). 20 DE MARCHI 2005, pp. 11-24. 21 ROFFIA 1986, Tavv. 22, 39; BLOCKLEY et alii 2005, pp. 89-95; BROGIOLO 2002, p. 47. 22 MARTIN 1991, pp. 214-220, Abb. 13/3-4, segnala come nella prima meta` del VII secolo Basilea fosse al centro della vita economica e religiosa, a 40 km si trovavano il forte burgundo e il chiostro di Luxeil. Ragnacar nel 630 e` vescovo di Kaiseraugst e Basilea, Eustasio dal 610 al 629, allievo di Waldebertus (629-630), di Luxeuil, situato nel Giura, ca. 30 Km a sud di Basilea, vicino al monastero di Moutier-Grandval. L’a. sottolinea la frequenza di sepolture nobiliari presso chiese di fondazione antica. 23 MARTIN 1991. 16 17

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Afra, sorto presso un martyrium, numerose sepolture tardoromane e altomedievali, hanno ‘‘sarcofagi’’ a lastre di pietra, monolitiche o a piu` pezzi accostati, per i ricchi corredi sono state datate alla prima meta`/meta` del VII secolo 24. Sia nei cimiteri di Kaiseraugst che di Augsburg sono presenti epigrafi funerarie di personalita` influenti con nomi germanici, nel primo caso abbiamo Radoara e Baudoald, nel secondo di vescovi, per lungo arco di tempo 25. In un’area geografica circoscritta e rurale del Belgio settentrionale (Engelmanshoven/Limburg), tombe con pareti e copertura a lastre di pietra, sono frequenti, in oratori e chiese, sorte in aree gia` insediate in eta` gallo-romana, poste all’interno dell’edificio (coro, abside e navata) e nell’area circostante. Queste sepolture hanno corredi ricchi (armi, guarnizioni di cintura ageminate, recipienti in vetro), datati dal VI secolo al VII inoltrato. Nei pressi della chiesa di Grobbendonk, lo scavo ha messo in luce, in un fase attribuita ad eta` merovingia, l’epigrafe funeraria di un sacerdote di nome Wizo 26. Molte sepolture a lastre di pietra, rinvenute presso chiese di fondazione paleocristiana e primo altomedievale, sono da riferirsi a membri dell’aristocrazia, per Augsburg si e` parlato di Adalingi, l’aristocrazia piu` alta, per il micro-bacino rurale belga di classe sociale agiata, che deliberatamente si faceva seppellire in gruppo e separatamente dagli altri. Constatazione che vale per le sepolture presso la cappella funeraria di Kaiseraugst, per le chiese/mausoleo di Campione, di Garlate, di Castel Trosino, e per analogia anche di Arsago Seprio e di Trezzo d’Adda, non collegati, finora, ad edifici di culto, ma vicini a centri urbani e a castelli 27, posti in territori fiscali, dipendenti dalla corte pavese

e dalla sede vescovile milanese, alle quali le alte aristocrazie dovevano fare riferimento culturale, religioso e politico. Uno sguardo alle sepolture rege transalpine (ad esempio Saint-Denis, Colonia) attesta che la cura posta nella costruzione della struttura funeraria dipende da modelli diffusi, che si sono sviluppati a scala europea, in regioni cristianizzate piu` o meno precocemente, presso corti, importanti centri religiosi e vescovili 28. Considerata l‘estensione dei confronti occorre sottolineare la circolazione di tradizioni e costumi, influenzati dalla cultura romana-cristiana. 3.3 Le pareti delle sepolture Nel settore settentrionale della necropoli, le pareti di alcune tombe sono costituite o da muretti in pezzature di pietra (fig. 2), in qualche caso miste a frammenti di laterizi legati con malta (tt. 1, 2, 3, 4, 6), o da lastre monolitiche (tt. 5, 7, 8, 9, 11, 12, con riutilizzo di un’epigrafe romana Maxa 29), o con conci di pietra posti agli angoli o lungo di essi (tt. 13, 14, 15) 30. Tombe con pareti realizzate in materiali misti (pietre, laterizi, legati con malta), sono frequenti nella necropoli di Castel Trosino, con un buon numero di varianti costruttive 31, a Trezzo d’Adda sia nelle sepolture aristocratiche di via delle Racche (tt. 1, 4, 5) 32, sia nell’area cimiteriale nobiliare di cascina S. Martino, dove si conservano spesso solo resti di muri 33. In terra abduana tombe altomedievali con muretti in pietre e laterizi caratterizzano: il cimitero di vicus Sallianense presso la chiesa di S. Michele (tt. 2, 3 34), distante da Trezzo circa 2 Km; in Piemonte alcune tombe di Mombello Monferrato (tt. 9, 10, 12, 24) 35, ma i confronti sono molto numerosi 36.

24 Ad esempio la t. 4, con sax e guarnizioni da cintura, la t. 8 (di religioso deposto abbigliato, con stivali in cuoio, pastorale in legno, sax, cintura in cuoio con fibbia reliquiario in bronzo), la t. 9 (di religioso abbigliato, con ascia, sax e relativo fodero, fibbia reliquiario, pettine, sperone, coltello), WERNER 1977, pp. 142-182, Taff. 14, 19, 22, 28, 41 (struttura funeraria), Taff. 23-26, 29-39, 42-48 (corredi). 25 MARTIN 1991, WERNER 1977, Taff. 80-84 (vescovi Uodolmann, 830-833, Witgar, 861-887, Adalberos, 887-909). 26 MERTENS 1976, pp. 5-55. 27 Nel caso di Arsago: Milano, Pavia, Castelseprio e Angera, in quello di Trezzo d’Adda, Milano, Madonna della Rocchetta, Como, Lodi, Milano e Pavia. 28 PERIN 2009. 29 Dall’area delle prime tombe messe in luce (scavo 1973), e subito distrutte, provengono altre due epigrafi romane (tt. 1 e 2 ?), MASTORGIO 1976-78, pp. 69-93. SARTORI 2009, pp. 21-23, data l’epigrafe di Maxa tra fine I secolo a.C. e inizi I secolo d.C., al II-III secolo d.C. le epigrafi di Valerio e Quintiniano, prive di associazione, rinvenute nell’area delle tre sepolture distrutte. 30 MASTORGIO 1976-78; PITCHER 1986. 31 Castel Trosino, MENGARELLI 1902, cc. 17-31, fig. 21, 22, PAROLI 1995, pp. 199-212, t. 5, tavv. 38-39. 32 ROFFIA 1986, Tavv. 22, 39. 33 LUSUARDI 2012, pp. 90-108; GIOSTRA 2012, pp. 152-201. 34 GIOSTRA 2012, pp. 590-607, figg. 8-9. 35 Mombello Monferrato, tt. 1, 4, 6, 8, 9, 10, 12, GIOSTRA 2007, pp. 99-127, con disamina delle tipologie funerarie, quadro cronologico e confronti. A Mombello abbiamo anche sepolture in nuda terra, es. tt. 2 e 3. 36 Indicativamente si vedano la ricca tomba di cavaliere di S. Germano a Borgo d’Ale di VII secolo, BRECCIAROLI TABORELLI 1982, pp. 103-123, quelle tarde di Calvisano/loc. Mezzana, e di Santi di Sopra e Prati del Giogo, di datazione

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P.M. De Marchi, La necropoli ‘‘lombarda’’ di Arsago Seprio: le strutture funerarie

L’utilizzo di lastre litiche per recingere la fossa e proteggere la cassa di legno e` anch’esso ben documentato, come dimostrano i casi di: Trezzo/ via delle Racche (tt. 2, 3) 37, Garlate (Le), utilizzate nelle sepolture del mausoleo funerario e del primo oratorio della chiesa di S. Stefano (fasi I e II, da meta` V a fine X) 38; Campione d’Italia, tt. 10 e 11, interne all’oratorio/mausoleo di San Zenone, fondato dai Totonidi negli ultimi decenni del VII secolo e ricordato in un documento piu` tardo (777) 39. A Stabio (Ch) pareti a lastre di pietra coprivano una delle due sepolture presso la chiesa di SS. Pietro e Paolo e la tomba di cavaliere scoperta in localita` Barico (1999) 40. Forse e` interessante ricordare, in questa sede, che una donazione del 756 41, operata da una certa Walderada, appartenente alla famiglia mercantile dei Totonidi, mette in contatto Campione con Arsago, due localita` ad alta vocazione mercantile, in quanto ben connesse dalla maglia viaria. Arsago era, infatti, prossimo alla Milano/ Verbano e agli scali lacuali del lago Maggiore, nonche´ alle vie delle valli. 3.4 La pavimentazione delle sepolture (fig. 1, 3) Nei due settori della necropoli, il fondo e` generalmente in nuda terra (tt. 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 nel settore centro-settentrionale, tt. 1 e 2 in quello centro meridionale, tt. 18-26 nel settore sud). Nel settore settentrionale tre tombe (1, 2, 3, distrutte) hanno fondo in laterizi, pietre o lastre

di pietra, legate da poca malta, in un solo caso in mattoni romani di reimpiego (t. 9), con confronto a: Trezzo/via delle Racche (tt. 4, sesquipedali, 5 tavelloni, frammenti di laterizi, ciottoli e una piastrella) 42; Trezzo/cascina S. Martino tt. 13 (tavelloni frantumati in precedenza) 43, 25 (tavelloni, frammenti di laterizi, ciottoli e una piastrella), 29 (laterizi legati da argilla); Vico Sallianense t. 2 44; Stabio, tombe/chiesa dei SS. Pietro e Lucia; Campione d’Italia t. 10 (tegole romane), mentre le sepolture 11 e 12 avevano pavimentazione in cocciopesto; Garlate tt. 21 e 22 (lastre, materiali di reimpiego e laterizi) 45. Anche ad Augsburg, preso come esempio indicativo, il fondo di alcune sepolture era in laterizi romani di reimpiego 46. 3.5 Tombe in nuda terra Le sepolture in nuda terra (figg. 3, 5) sono molto diffuse e ad Arsago qualificano il solo settore meridionale della necropoli, in altri casi, invece, si trovano spesso mescolate alle tombe con struttura in pietra e laterizi. Esse sono documentate a Nocera Umbra (post 572-620/630), a Trezzo/S. Martino (VI-inizi VII secolo), a Leno/Porzano (post 568-ultimi decenni del VII secolo) 47, a Collegno (ultimi decenni del VI-VII inoltrato) 48, risultano, quindi, antecedenti alle sepolture con strutture in pietra 49, salvo le eccezioni proposte da Paroli (1995) a Castel Trosino 50. Si puo`, quindi, ragionevolmente pensare che ad Arsago le tombe in nuda

precedente (VI-VII secolo), DE MARCHI 1996, pp. 383-393; hanno muretti con pietre a secco le sepolture della necropoli di S. Stefano in Pertica a Cividale del Friuli, MUTINELLI 1960-61, pp. 11-15, t. 33, AHUMADA SILVA 1990, p. 84. Nella necropoli di Leno/Porzano le sepolture a cassa in muratura distinguono l’ultima fase di frequentazione e sono marginali, le sepolture piu` antiche (fase di migrazione) sono in nuda terra, in 15 casi con strutture lignee, GIOSTRA 2012, pp. 590607; a Collegno le tombe a muretti distinguono la seconda fase della necropoli (seconda meta` del VII secolo), mentre la prima fase (570-primi decenni del VII secolo) si caratterizza per fosse rettangolari in nuda terra, con riseghe interne alla fossa e tombe a camera lignea, PEJRANI BARICCO 2004, pp. 17-48, figg. 18, 21-22, 24 (bara in tronco d’albero, I fase), 25, figg. 28-29 (II fase). 37 ROFFIA 1986, tavv. 7, 15. 38 BROGIOLO 2002, pp. 44-60, figg. 17, 18, 22-30, talvolta coperte con lastre e pavimentate con una o piu` lastre di pietra. 39 Carte di famiglia 2005, pp. 323-327, donazione ?, Milano, 777, marzo 8. Campione d’Italia: t. 11, attribuita agli ultimi decenni del VII secolo per una moneta di Pertarido (661-688), ARSLAN 2005, pp. 113-119, infissa nella malta di una parete della tomba. Questa attribuzione cronologica si accorda con i preziosi gioielli e i fili aurei da broccato e da reticella per capelli (t. 10, fili aurei e amuleto in pietra, t. 11, fili aurei, orecchini e anello aureo). La t. 18, anch’essa a lastre di pietra, e` di VIII secolo, BLOCKLEY et alii 2005, pp. 89-95. 40 Stabio 2006, pp. 105-110. 41 Carte di famiglia 2005, pp. 315-317, 756, ottobre 25, Campione; DE MARCHI 2013. 42 ROFFIA 1986, tavv. 7, 15, 22, 38 (con lastre di pietra). 43 GIOSTRA 2012, pp. 171, 193, 199. 44 GIOSTRA 2012, pp. 594-598, figg. 8-9. 45 BROGIOLO 2002, pp. 48-49. Stabio, cortese informazione R. Cardani Vergani, che si ringrazia. 46 WERNER 1977, Abb. 17, 18, 19/31. 47 GIOSTRA 2011, pp. 253-272. 48 PEJRANI BARICCO 2004, pp. 30-45, il cimitero continua nell’VIII secolo. 49 Nocera Umbra, PASQUI, PARIBENI 1918 e RUPP 1996, alla descrizione delle singole sepolture; Collegno, ad es. tt. 41, 28, 46, PEJRANI BARICCO 2004, figg. 21-22, 27. 50 PAROLI 1995, pp. 199-212.

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terra precedano, anche se di pochi anni, le tombe in muratura e a cassa litica, come indicano alcuni reperti e un rituale funerario tradizionale germanico, ma resta aperto il problema dell’incompletezza dello scavo della necropoli (x 2). 3.6. Bare e altri sistemi di supporto Le bare lignee, attestate da bandelle di ferro, aventi dimensioni e forma variabili come a Trezzo/via delle Racche, ad Arsago sono attestate in 7 sepolture del settore Nord (tt. 1, 3, 6, 9, 10, 11, 15), mentre in altre si trovavano chiodi e resti di legno (tt. 2, 8, 9, 13, 14). Le bare erano stabilizzate dalla posa su quattro pietre angolari, poste sul fondo della fossa in ambedue i settori (tt. 10, 13, 19, 20, 22, 23, 24). Nel settore Sud, nelle fosse in sola nuda terra la stessa funzione era svolta da riseghe. Dalla descrizione dello scavo dovuta a C. Mastorgio risulta che nella t. 2 (distrutta), per le modeste dimensioni (m 1,810,10) ritenuta di bambino, gli 8 angolari erano disposti 2 al centro di ogni lato lungo della cassa, a connettere le assi che formavano le pareti della bara al fondo, mentre i restanti probabilmente fissavano le assi agli angoli 51. Il numero di angolari, associati a grappe e chiodi, rinvenuti a Trezzo varia a seconda che le pareti lunghe siano realizzate con un unico asse o usando piu` assi 52, o a seconda delle dimensioni della bara. La ricostruzione proposta per la t. 3 di Trezzo, che ha restituito 16 bandelle, prevede l’uso di 4 tavole, con la fibra del legno disposta orizzontale, connesse con un giunto di testa e con 4 coppie di bandelle applicate lungo gli spigoli, mentre le altre 4 fissavano il fondo alle fiancate 53. A Trezzo l’analisi delle fibre di legno, conservate sulle bandelle, indica il prevalente utilizzo del castagno nella fabbricazione delle bare, a Trezzo/cascina S. Martino, poco distante, dove la t. 13 ha assi connesse solo da chiodi, e` invece usato il frassino 54, ad Arsago i resti organici non sono stati analizzati. A Castel Trosino le deposizioni in cassa lignea con connessioni in

89 metallo distinguono l’intera necropoli 55. A Nocera Umbra i numerosi resti lignei indicano la loro diffusione, ma mancano bandelle e grappe, la connessione, quindi, poteva essere ottenuta a incastro. A Civezzano, in Trentino, le assi della bara di un appartenente all’alta aristocrazia erano connesse con bandelle e chiodi 56. A Mombello Monferrato solo una bara (t. 21) aveva gli angolari 57. In area merovingia bare in legno sono diffuse in numerosi cimiteri, distinguendo spesso sepolture di aristocratici, religiosi e sovrani; esempi di notevole pregnanza sociale sono costituiti dalle bare lignee di S. Vittore di Xanten, delle cripta del Duomo di Colonia, di Saint-Denis, delle chiese piu` antiche di S. Afra ad Augsburg e di S. Lorenzo ad Epfach, due localita` poste lungo la direttrice che si dirige verso il Danubio 58. 3.7 Arsago – La copertura sporadica di sarcofago con croce scolpita (fig. 6) Benche` priva di provenienza 59, si inserisce qui per l’eccezionalita` che richiama le coperture a doppio spiovente della necropoli, la copertura monolitica decorata da una croce latina, con terminazione a piu` bracci, ottenuta a bassorilievo abbassando il piano di fondo. La copertura appartiene ad una tipologia frequente, sebbene con varianti, nel territorio del Seprio e nella vicina giudicaria di Pombia. Nel Seprio le coperture con croci scolpite sono attualmente documentate soprattutto lungo la fascia delle colline moreniche e nei territori vicini: un esemplare e` noto dal monastero longobardo di Cairate, presso l’oratorio monastico di eta` longobarda, sorto su un insediamento tardoantico con preesistenze, almeno quattro lastre caratterizzano Castelseprio, una Stabio (odierno Canton Ticino), sede di un insediamento aristocratico longobardo, una copertura a croce complessa e` stata rinvenuta a Castelnovate (oratorio di S. Eusebio). Abbiamo, quindi, un monastero, due castra tardoromani e longobardi, dotati di edifici di culto pub-

MASTORGIO 1976-78, p. 78, la t. 2 ha confronto dimensionale nella t. 21 del settore meridionale del cimitero. ROFFIA 1986, pp. 24-25 (con riferimento alle tt. 2, 3, 4, 5), tavv. 20-21, 34-36, 48-49. L’a. ritiene che i chiodi fossero utilizzati soprattutto per fissare il coperchi, le grappe per connettere le assi, e segnala numerosi confronti italiani e transalpini. 53 MASPERO 1986, pp. 262-264, con numerosi confronti in ambito merovingio e germanico, fig. 47. 54 MASPERO 1986; ROTTOLI, CASTIGLIONI 2012, pp. 309-301, fig. 2. 55 Nella t. 65 di Castel Trosino sono presenti bandelle, MENGARELLI 1902, cc. 105-106; a Nocera Umbra si conservano soprattutto residui del legno, PASQUI, PARIBENI 1918, c. 346. Civezzano, CAMPI 1886, Taf. I; Mombello t. 21, GIOSTRA 2007, p. 125, Fig. 84 (meta` del VII secolo); Trezzo/cascina S. Martino t. 13, GIOSTRA 2012, pp. 218-234, Fig. 1, ROTTOLI, CASTIGLIONI 2012, pp. 309-320, Fig. 2. 56 CAMPI 1886, pp. 3-34, tav. I. 57 GIOSTRA 2007, p. 125. 58 WERNER 1977, pp. 142-182, Taf. 5, p. 29, datata all’XI secolo; S. Vittore di Xanten, BADER 1985, con confronti. Ad Epfach, oltre alle tombe gote e alamanne, e` stata scavata una sepoltura in cassa lignea, con corredo d’armi, di tardo VII secolo, WERNER 1977. 59 Conservata nel Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio. 51 52

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blici e oratori privati altomedievali 60. Altre coperture cruciformi si registrano a Pombia, castrum tardoantico-altomedievale posto sulla sponda piemontese del Ticino, in continuita` geografica con Castelnovate, e a Fontaneto d’Agogna, non lontano dall’Isola di S. Giulio d’Orta 61. La distribuzione e` in collegamento con: a) percorsi stradali di tradizione romana, le vie Milano/Sottoceneri, Como/Novara, Pavia/Gallie, b) insediamenti di maggior rilievo territoriale, c) edifici di culto d’origine paleocristiana (V-VI secolo), incardinati nelle gerarchie ecclesiastiche urbane 62. Oltralpe i confronti, spesso con attribuzioni cronologiche dubbie e, comunque, di lunga durata, sono collegati ad edifici di culto sorti nel IV-V secolo: a Kaiseraugst, nell’area del cimitero tardoromano/altomedievale, una copertura con croce astile, e` attribuita al VI secolo 63, ad Augsburg una copertura di sarcofago simile e` riutilizzata in un plinto della chiesa ottoniana di S. Afra, mentre una sepoltura monumentale con croce semplice (t. 284), priva di corredo, e` impiantata nella necropoli primo altomedievale di Mainz, senza apparente collegamento con edifici religiosi 64. Considerata la distribuzione delle lastre crucifere e la frequenza in edifici di culto, e` molto probabile che la copertura di Arsago rimandi ad una chiesa tardoantica (il primo S. Vittore, S. Siro/S. Rocco?). La complessita` di alcune croci a piu` bracci, decorate con Chrismon e simboli simili a clessidre, deriva dalla circolazione di modelli di cultura cristiano-mediterranea e copta, dove le stele spesso sono decorate da Chrismon di forme molto allungate e quasi deformate 65.

4. CORREDI Nella necropoli di Arsago il settore centro-settentrionale della necropoli si distingue, per quanto oggi conservato, per manufatti di corredo e doni da attribuire alla prima meta`/secondo trentennio del VII secolo, che documentano deposizioni abbigliate con abiti in broccato e oggetti di ‘‘lusso’’ di cultura cristiano-bizantina (puntale in argento, croci auree), oltre a guarnizioni da cintura multipla reggiarmi in ferro ageminato e pochi elementi da cintura in bronzo di VII secolo (x 2). Piu` precisamente si attribuisce alla prima meta` del VII secolo il puntale in lamina d’argento della t. 8, derivante dal press model di Antalia, Asia Minore, che e` finora l’unico confronto (fig. 4c). Il puntale argenteo di Arsago e` uno scatolato, composto di due facce montate, che reca: al recto una Vittoria alata, realizzata a sbalzo, che regge un monogramma greco, al rovescio un cane che insegue una lepre, separati da un medaglione con monogramma latino, realizzato a punzone. Recentemente il nome contenuto nel monogramma greco, confrontato con quello del press model di Antalia, e` stato sciolto in Antonius, considerato il nome di un patrizio che operava per l’impero. B(u)italianus e` stata invece la lettura proposta per il monogramma latino 66. Entro la prima meta` del VII, o poco oltre, si attribuiscono gli elementi da cintura reggiarmi in ferro ageminato con decorazioni spiraliformi di tradizione bizantina (giglio entro pelta, t. 13 67) e in II stile zoomorfo armonioso (t. 5), nonche´ l’unico sperone conservato nella t. 26 (settore sud) con stanghe ad agemina ornate da una successione ir-

60 LUSUARDI SIENA, SESINO 1987-88, pp. 97-129; SURACE 2002, pp. 59-81; PIZZO 2013, p. 406. Stabio 2006, pp. 99-111; MOTTO 2014, pp. 507-509, Tav. VI, Tb. 26/06. 61 A Fontaneto d’Agogna (No), presso la chiesa di S. Sebastiano, un’unica tomba maggiormente elaborata, rispetto ad altre, coperta da una lastra in scisto decorata con una croce a rilievo, suggerisce un uso funerario del sito gia` in eta` longobarda avanzata (VII-VIII secolo), da parte di un gruppo familiare elitario, deposto presso la chiesa, www.turismonovara.it/it. 62 DE MARCHI 2005, pp. 11-24. 63 MARTIN 1991, pp. 185-220, Abb. 108-118, con cfr. in due frammenti di lastre murate nell’abside meridionale della basilica romanica di S. Maria, sorta su chiese precedenti, di Lomello, DE MARCHI, MARCORA 2014, p. 37, fig. 2; BROGIOLO 2014, figg. 18-19; WERNER 1977, Taf. 5/b. 64 WERNER 1977, Taf. 5/b; KOCH 2011, Taf. 98. 65 Cfr. stele del Museo Copto del Cairo W.E. Krum, Catalogue general des Antiquites egyptiennes du Musee du Caire, Coptic Monuments, Osnabruuck 1975. La circolazione di simboli e stilemi dall’Egitto e dall’Asia Minore all’Europa occidentale e` stata sottolineata gia` da A.M. Romanini, Problemi di scultura e plastica altomedievale, in Artigianato e tecnica nella societa` dell’Alto Medioevo occidentale (Settimane Cisam, XVIII), Spoleto, 1991, pp. 425-467. 66 DE MARCHI 1989, pp. 119-136, con confronti dalla Turchia e dalle necropoli dell’Italia centromeridionale (soprattutto Nocera Umbra e Castel Trosino); SCHULZE-DO¨RRLAMM 2009, pp. 304-307, Abb. 122/1-2; TOBIAS 2011, pp. 150-188, Abb. 2/9, i due autori attribuiscono il puntale di Arsago alla prima meta` del VII secolo; press model di guarnizioni da cintura bizantine sono note dagli scavi della Crypta Balbi, RICCI 2001 pp. 331-431. 67 Per Arsago un primo inquadramento cronologico e` in GIOSTRA 2000, pp. 83-84, Tav. 89 (Arsago t. 4), p. 94 (Arsago t. 5, meta` del VII secolo), pp. 82-84, 86-87, Tavv. 88-89. Cfr. DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004. Ad esempio la t. 90 di Castel Trosino, relativa ad un cavaliere sepolto riccamente, e` attribuita al primo quarto del VII secolo, RICCI 1995, pp. 217-236, Fig. 175.

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regolare di piccole volute, che trova riscontro nella decorazione della sella plicatile posta nella t. 5 di Nocera Umbra, una necropoli di 165 tombe che si interrompe precocemente attorno al 620/ 630 68. Le guarnizioni da cintura di bronzo, uniformemente diffuse nella necropoli, si distinguono per la varieta` tipologica ed esecutiva, che comprende pezzi sciolti del tipo canonico 69, della prima meta` del VII secolo, prodotti da un atelier standardizzato, e oggetti piu` modesti, opera di artigiani attivi per un mercato a carattere ‘‘locale’’, con confronti significativi nella realta` di Calvisano/Santi di Sopra (Bs) e in Toscana 70, diffusi soprattutto nel VII secolo inoltrato. I sax, per lo piu` di media lunghezza 71, si datano alla prima meta` del VII secolo, ad eccezione del sax corto della t. 20 (l. cm 33,7) ancora degli ultimi decenni del VI secolo (x 2). Differenze di tecnica esecutiva, infine, si riscontrano nei diversi manufatti: sbalzo, punzone (puntale argenteo), fusione piena con montaggio dei singoli elementi (guarnizioni da cintura in bronzo di tipo standardizzato), fusione in matrice semplice (guarnizioni da cintura in bronzo prive di borchie), lavorazione ad agemina e a niello 72. Questa varieta` tecnica documenta che ad Arsago circolavano stili, modelli e capacita` in grado di interagire con le principali correnti stilistiche e manifatturiere del tempo, dall’impero bizantino alle regioni transalpine, come gia` evidente dalla diffusione delle coperture monolitiche (fig. 2) e dalla manifattura delle bare lignee 73.

5. CONCLUSIONI I defunti di Arsago Seprio appartenevano, almeno in parte, all’e´lite del regno longobardo, il confronto con Trezzo d’Adda indica che doveva trattarsi di ricchi proprietari terrieri, forse in parte dediti anche al commercio e al controllo della viabilita` (alti funzionari ?), in un territorio la cui vocazione agli scambi con le regioni transalpine ha

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da sempre costituito una peculiarita`, indotta dalla geografia dei luoghi. Come a Trezzo il carattere monumentale di alcune strutture funerarie, rimanda non solo ad uno Status di alta aristocrazia, ma anche all’adozione di tradizioni e rituali funerari, e di cura del corpo dei defunti, ereditati dalla tradizione romano-cristiana, anche senza considerare il carattere ‘‘internazionale’’ di alcuni oggetti dei corredi, che vale per ambedue i siti, la cui posizione territoriale sottolinea i principali assi viari di collegamento tra regioni centromeridionali longobarde e bizantine della penisola e i territori franchi, alamanni, baiuvari, transiti considerati primari per transazioni, scambi culturali, commerciali e umani. Cio` significa che il gruppo aristocratico, sepolto ad Arsago, era acculturato e ben integrato nella circolazione di idee, stili di vita, uomini e modelli artistico-simbolici, di moda e in costante elaborazione, non mancavano i contatti con le altre ‘‘nazioni’’ europee, a comporre una cultura cristianizzata, presso le classi alte ormai in uno stadio avanzato e ampiamente diffusa. Solo un’indagine completa della necropoli di Via Vanoni potra` rispondere agli interrogativi sospesi e colmare i numerosi dubbi, inerenti l’organizzazione sociale e la scansione cronologica delle generazioni longobarde insediate ad Arsago, ma si sottolinea l’esigenza di rileggere i dati raccolti, per numerose necropoli peninsulari, alla luce dei rapporti sociali, culturali e commerciali sia a scala territoriale regionale, sia in un piu` ampio orizzonte che permetta di verificare l’omogeneita` e le differenze culturali presenti in un quadro generale fortemente cristianizzato. Infine, l’abbinamento bare lignee (con bandelle di ferro), tombe con coperture a doppio spiovente in pietra, pareti a muretti e a lastre litiche, l’usura e i rappezzi di alcuni manufatti, fanno pensare alla presenza sul posto, non necessariamente costante, di mano d’opera itinerante, versatile e dotata di buona professionalita`, in continuita` con le tradizioni tardoantiche.

RUPP 1996, pp. 119-126, Fig. 47 (datazione della ricca sepoltura intorno al 600). DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO

2004. 69 VON HESSEN 70 DE MARCHI 71 72 73

1971. 1996, pp. 383-393, Fig. 11; CITTER 1996, pp. 185-211, Fig. p. 93. Cfr. GIOSTRA 2012, p. 230, Fig. 11. DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004. DE MARCHI 1996, pp. 383-393.

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P.M. De Marchi, La necropoli ‘‘lombarda’’ di Arsago Seprio: le strutture funerarie

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SOMMARIO La necropoli di Arsago Seprio e` stata scavata solo in parte; contiene bare in legno e si distingue per tombe con coperture monumentali litiche, che conservano oggetti simbolici di status. Consente di capire gli sviluppi socioculturali delle classi dirigenti ‘‘barbare’’ cristianizzate d’Occidente, nel VII secolo.

SUMMARY The necropolis of Arsago Seprio has been excavated only partially: there were found wooden coffins and it stands out for graves with monumental stone covers, containing status symbol artefacts. These data are sufficient to understand the social and cultural evolution of Germanic Christianized aristocracy that lived in the 7th century BC.

Fig. 1 - Arsago. Necropoli longobarda. Pianta generale con i tre settori (Nord, Centro, Sud, il cerchio segnala l’area delle tt. 1, 2, 3 distrutte, rielaborazione da DE MARCHI, MARIOTTI, MIAZZO 2004)

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Fig. 2 - Arsago. Il settore centrale con le tombe monumentali (Archivio fotografico-Soprintendenza Archeologia della Lombardia)

Fig. 3 - Arsago. Il settore centromeridionale: in primo piano le tt. 16 e 17 a lastre litiche, sullo sfondo le sepolture in nuda terra (Archivio fotografico-Soprintendenza Archeologia della Lombardia)

Fig. 4a - Arsago. t. 8: copertura a doppio spiovente (fotografia di Stefano Tappa)

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Fig. 4b - Arsago. t. 8: puntale in argento monogrammato, recto e verso (Archivio fotografico-Soprintendenza Archeologia della Lombardia),

Fig. 4c - press model da Antalya (SCHULZE DO¨RLAMM 2009)

Fig. 4d - Arsago. t. 8: mosaici della basilica di Qabr Hiram (575 ca.), Libano (DE MARCHI 2012)

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Fig. 5 - Arsago. Buchi di palo delle tt. 20, 22, 24 (Archivio fotografico - Soprintendenza Archeologia della Lombardia)

Fig. 6 - Coperture con croci scolpite: a) Arsago Seprio (Arsago-Civico Museo Archeologico), b) Castelseprio (da DE MARCHI 2005), c) Kaiseraugst (MARTIN 1976)

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