Federico Caffè

July 16, 2017 | Autor: Scarano Alfonso | Categoria: Economics, Financial Economics, Political Economy
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Gruppo di lavoro:  Daniele Castelnuovo  Socio AIAF dal 1999  ([email protected])    Alfonso Scarano  Socio AIAF dal 1997, Diplomato CEFA,  Analista Finanziario indipendente  A.D. Finanalitica srl Milano  ([email protected])  

Gruppo di lavoro AIAF:   I Maestri: Ricerca e divulgazione della  cultura e dell’esempio di vita di  personaggi italiani nel campo  economico finanziario e bancario  Consigliere Referente:   Alfonso Scarano 

 

indice Prefazione di Daniele Castelnuovo e Alfonso Scarano

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Introduzione di Alfonso Scarano

Attualità del pensiero di Caffé, sintesi della vita e delle idee

1

di Daniele Castelnuovo

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Il mercato come mezzo per raggiungere gli obbiettivi della politica

5

L'intervento pubblico nell'economia: necessario sussidio del mercato e non panacea

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La crescita economica è finalizzata alla piena occupazione e una vita dignitosa

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Caffé tra Pigou e Keynes

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Il mondo di Caffè

14

Conclusioni

18

Il contenuto del presente studio esprime l’opinione degli autori

Introduzione

 

Prefazione

carenze legislative. Si tratta di una constatazione originata dalla persistenza di Daniele Castelnuovo e evidente, nell'ambito delle sovrastrutture Alfonso Scarano finanziario-borsistiche, di un capitalismo aggressivo e violento, che non sembra Chi furono Toeplitz, Menichella, aver nulla in comune con lo "spirito di Mattioli, Caffè, Labini, e tanti altri responsabilità pubblica" rilevabile come personaggi della cultura economico componente di una moderna strategia finanziaria imprenditoriale e bancaria oligopolistica nell'ambito dell'attività Introduzione italiana? produttiva industriale. Oggi, come è ben di Alfonso Scarano Purtroppo abbiamo avuto modo di noto, non soltanto il creatore d'industria constatare che pochi analisti finanziari rozzo e brutale, ma persino il creatore ricordano il loro insegnamento o per da "Una economia in ritardo" F. Caffè, ed Boringhieri d'industria provvidenziale e paternalistico averne avuto esperienza o per risultano incompatibili con concezioni non occasione di studio. Rattrista, CAPITOLO PRIMO obsolete della vita industriale. Al soprattutto, il rischio esistente che si ECONOMIA DI MERCATO E contrario, esercita tuttora un possa interrompere un passaggio di SOCIALIZZAZIONE DELLE anacronistico fascino (e ha, soprattutto, testimonianza e di esperienza verso le SOVRASTRUTTURE FINANZIARIE deleterie possibilità di azione) il nuove generazioni di colleghi, che si manipolatore spregiudicato di titoli di potrebbero dunque trovare in balia di .... "Da tempo sono convinto che la varia specie sui mercati finanziari interni fatti ed eventi, come nell'attuale sovrastruttura finanziario-borsistica, con ed internazionali. Si tratta di una periodo di grave crisi economicole caratteristiche che presenta nei paesi smagliatura logica, il cui esame presenta finanziaria ed anche morale, capitalisticamente avanzati, favorisca non un interesse non minore delle raffinate scarsamente supportati dall'utile già il vigore competitivo, ma un gioco analisi intorno alla composizione ottimale messaggio culturale interspregiudicato di tipo predatorio che del portafoglio in condizioni varie di generazionale di testimonianze opera sistematicamente a danno di incertezza. Indubbiamente il campo di storiche e di esempi illustri. categorie innumerevoli e sprovvedute di indagine non si presta a ricerche che La miniera cui attingiamo le risorse risparmiatori, in un quadro istituzionale portino a risultati formalmente eleganti e intellettuali testimoniate da tali autori che, di fatto, consente e legittima la precisi. Ma occorre confortarsi appare inesauribile, affascinante ed ricorrente decurtazione o il pratico ricordando che può essere preferibile attualissima. spossessamento dei loro peculi. "aver ragione in termini vaghi, anziché Il presente quaderno affronta la Esiste una evidente incoerenza tra i sbagliare con tutta precisione". complessa figura di scienziato della condizionamenti di ogni genere – politica economica italiana del legislativi, sindacali, sociali – che Queste frasi del Prof. Caffè mi hanno maestro Federico Caffè. vincolano l'attività produttiva "reale" nei profondamente colpito e stimolato ad Il prossimo riguarderà la figura vari settori agricolo, industriale, di un atteggiamento critico e non dell'indimenticabile banchiere Raffaele intermediazione commerciale, e la genuflesso a quella stereotipata Mattioli, il gattopardo della finanza concreta "licenza di espropriare l'altrui rappresentazione della realtà che ci italiana. risparmio" che esiste nei mercati viene troppo spesso offerta dalla Invitiamo chi fosse interessato a finanziari. Un rilievo del genere non trae stampa, dalla televisione e, non di collaborare a questo progetto a motivo da fatti episodici o da rado, perfino da studi o ricerche. Se la contattare gli autori. insufficienze istituzionali attribuibili a ripetitiva banalità dei commenti dei 1

Attualità del pensiero di Caffé, sintesi della vita e delle idee 

 

media manca di senso etico ed è perciò fuorviante oltre che irrilevante ed irritante, spetta a noi fare uno sforzo supplementare per dare al pubblico informato gli strumenti di giudizio teoricamente più adeguati e operativamente più chiari. Gli scritti del maestro Caffè sono una inesauribile miniera di buoni ed utili ammonimenti e ragionamenti. Il caro professore esplora questioni attualissime e di grande rilievo: è una "viva voce" che continua a parlarci e stimolarci.

Attualità del pensiero di Caffé, sintesi della vita e delle idee di Daniele Castelnuovo

rendere omaggio a Federico Caffè e ricordare i suoi principali insegnamenti, cercando di stabilire in che modo ci possono aiutare ad interpretare l’attuale situazione di grave difficoltà del sistema finanziario ed economico internazionale. Con un po’ di riluttanza e molta modestia proveremo anche ad immaginare quelle che sarebbero state le sue indicazioni per rimediarvi, in modo che si soddisfino “sia l’aspetto dell’efficienza produttiva, sia quello dell’equità distributiva”.1 Non si cercherà di fare ciò con una trasposizione o estrapolazione di idee e opinioni ma, piuttosto, ricordando i contenuti del suo insegnamento e incoraggiando il lettore a farsi un’idea nel merito. Chi è stato Federico Spartaco Caffè? A noi piace vederlo come un economista professionista, seguace della visione di Gaetano Salvemini e di Ernesto Rossi2, anche

se in un modo e con uno stile del tutto suoi.“Federico Caffè – scrive Guido Rey3- nato a Pescara il 6.1.1914, si è laureato con lode in Scienze Economiche e Commerciali presso l'Università di Roma nel 1936. […] [E’ stato] professore ordinario di Politica economica e finanziaria presso la facoltà di Economia e Commercio […]. Alla sua lunga e intensa carriera universitaria si è affiancata un'altrettanto lunga e importante carriera pubblica […]. Era piccolo di statura, riservato, mite ma capace di terribili sfuriate, lettore instancabile, amante della musica, erudito, storico del pensiero economico italiano […]. Federico Caffè è scomparso nella notte fra il 14 ed il 15 aprile 1987”. E’ molto interessante anche l’intervento del Presidente Ciampi in occasione della commemorazione del Prof. Federico Caffè all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, il 24 maggio del 2001: "Federico Caffè era uomo di straordinarie qualità, di indole solitaria ma estremamente disponibile al dialogo, accoppiava orgoglio e modestia. In lui dominava il rigore morale che esercitava in primo luogo verso se stesso e che si manifestava nel rispetto profondo, sostanziale e formale, nei confronti del prossimo, soprattutto il prossimo minore, materialmente o intellettualmente bisognoso".

Lo scopo di questo lavoro è di                                                              1 […]“Vorrei tentare di immaginare, per illustrare la figura di Federico Caffè, estrapolazione ed analogia, come avrebbe maestro italiano di politica economica, reagito Federico Caffé ai grandi mutamenti che attivo in un periodo di profonda sono accaduti nel tempo del suo silenzio” […] trasformazione dell’economia e della […] è un tentativo che lo stesso Caffé forse società intorno alla metà del 1900. Ne non avrebbe approvato : lo possiamo inferire vogliamo ricordare la vita, per analogia da un’affermazione che si legge nel l’insegnamento e la scienza, saggio Keynes oggi dove ‘il chiedersi “cosa quest’ultima da lui intesa non come direbbe Keynes” di fronte ai problemi odierni ‘ erudizione ma come impegno di è definite “una deludente fatica”[…]. M. ricerca e intervento in difesa di chi Bovero, Una certa idea di riforma. Giustizia e vive onestamente del proprio lavoro. Stato nell’opera di Caffè, in A. Esposto e M.                                                                   Tiberi, Federico Caffè, Realtà e critica del E, così facendo, s’impegna a rivista ispirata, tra gli altri, da Giuseppe capitalismo storico, Meridiana libri, Service combattere, con fatica e tenacia, le Dossetti che diventerà sacerdote nel 1959, da editoriale di Donzelli, Roma, Catanzaro 1995 minacce dei mali sociali più gravi dei Amintore Fanfani, Giuseppe Lazzati e Giorgio p.4 . nostri giorni: la disoccupazione, la La Pira. 2 Si vedano le acute osservazioni sulle idee di povertà materiale, intellettuale e 3 Guido Rey, Federico Caffè: profilo di un politica economica dei “salveminiani” in psicologica e la privazione della maestro. Discorso per l'intitolazione della G.Pecora, Introduzione a Ernesto Rossi, Elogio libertà, troppo spesso legata nella Facoltà di Economia nell’Università degli Studi della galera, Lettere 1930-1943, Il Mondo 3 Roma Tre a Federico Caffè, in occasione nostra società, all’ipocrisia e alla Edizioni, Roma 1997 p.14 e seguenti. Dal punto dell'inaugurazione dell'anno accademico 1993corruzione dei media e 94 (18 gennaio 1994) in all’asservimento al potere delle classi di vista filosofico notevole fu il richiamo esercitato su Caffèo della corrente Dossettiana http://host.uniroma3.it/facolta/economia/federic intellettuali. Ci proponiamo anche di della Democrazia Cristiana e di Critiche Sociali, ocaffe.asp 2

 

"Persona generosa, animato da un profondo anelito sociale, spendeva se stesso senza limiti, salvo poi a ritrarsi con subitanea freddezza se avvertiva nel suo interlocutore insincerità d'accento". "Privilegiava il rapporto con i giovani, i quali, pur sapendolo insegnante severo, ne subivano il fascino. Apprezzavano in lui il grande economista; sentivano in lui lo spessore umano, che ne faceva uno straordinario educatore". "Se, come è vero, educare significa trasmettere la propria persona, chiunque, coetaneo o più giovane, abbia avuto con Federico Caffè occasione di dialogo, sente che qualcosa di lui oggi è parte viva di se stesso". Una felice sintesi del pensiero di Caffè è stata offerta dal presidente della Camera dei deputati Fausto Bertinotti che lo ha ricordato durante il convegno che si è svolto al Teatro Massimo “[Il] Prof. Federico Caffè, ex allievo del Tito Acerbo, maestro di economia e di vita”, organizzato dall’istituto tecnico commerciale che fu frequentato da Caffè, scomparso nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1987:” […] Il suo pensiero[può essere riassunto in] tre punti fermi dai quali non derogava: “la critica all’autosufficienza del mercato, lo stato sociale perennemente investito da uno stato di riforme e l’idea che la società sia minacciata più dalla disoccupazione che dall’inflazione”[…]. Dal punto di vista della dottrina economica ci sembra opportuno riportare quanto scritto da Giuseppe Abbracciavento. “ […] Gran parte della filosofia economica e sociale di Caffè proviene in linea diretta dall’eredità intellettuale del riformismo anglosassone del secondo dopoguerra, che in grandi economisti come Sidgwick, Marshall, Pigou, Beveridge trovò i cantori di una moderna cultura del welfare State

poco disposta a lasciarsi irretire dalle persuasioni retoriche dello «Stato minimo».[…]”4 Il mondo finanziario ed economico internazionale si trovano oggi a fronteggiare gli effetti congiunti di molte sfide che, sovrapposte l’una all’altra, rischiano di far cadere l’economia internazionale in uno stato di prolungata recessione se non di vera e propria depressione. Tanto da fare temere a qualcuno una riedizione, magari in forma più blanda, della condizione socio-economica che si è prodotta all’indomani della crisi del 19295. Quali sono i dati attuali? Nei primi anni 2000, terminata la fase di “esuberanza irrazionale” dei mercati azionari, le Autorità cercavano di controllare gli effetti d’instabilità economica dovuti all’inaudita intensità delle fluttuazioni nei mercati finanziari con prudenti provvedimenti di politica economica. Nel fare ciò esse sembravano voler segnalare, anche con la politica monetaria meno permissiva, la necessità di ridare ordine alla tumultuosa “evoluzione creatrice” 6 della nuova economia

                                                             4

in

http://www.italianieuropei.net/content/view/803/1/ 5 A questo proposito si veda F. Caffè, Scritti quotidiani, Manifestolibri, Roma 2007 p. 123 e seguenti nel quale si mette in evidenza che la crisi del 1929 fu, in primo luogo, una crisi industriale e solo successivamente finanziaria. 6 Ci sembra che il Clintoniano “it’s the economy, stupid “sia stato anticipato poco meno di un secolo prima da Bergson. «(…).» Et, le plus souvent, quand l'expérience a fini par nous montrer comment la vie s'y prend pour obtenir un certain résultat, nous trouvons que sa manière d'opérer est précisément celle à laquelle nous n'aurions jamais pensé. (…)». Henri Bergson, L'évolution créatrice, Felix Alcan Paris, 1907, Introduction in: http://classiques.uqac.ca/classiques/bergson_hen ri/evolution_creatrice/evolution_creatrice_intr o.html

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della fine degli anni 1990. Poi, gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 hanno evidenziato la vulnerabilità del sistema di sicurezza americano ed internazionale inducendo i Responsabili ad adottare risposte militari su ampia scala mentre cercavano di sostenere la fiducia della popolazione anche attraverso politiche monetarie espansive. Certo è che i programmi dell’Amministrazione Bush Jr. sulla ‘casa per tutti’ e il sostegno a Fannie Mae e Freddy Mac sono state una componente della speculazione immobiliare e finanziaria che si è innescata ed ha trovato sbocco nella crisi del 2008. Il suo carattere inizialmente consolatorio e compensativo delle frustrazioni riguardo alla middle class americana avrebbe potuto rappresentare anche uno stimolo congiunturale positivo vista l’importanza del settore delle costruzioni in ogni economia. Ma, a parte i noti eccessi speculativi immobiliari e finanziari, la stessa lotta al terrorismo ha coinvolto l’Amministrazione americana in una serie di campagne militari di costo molto elevato, sospingendo il deficit federale e inducendo una forte ripresa economica con effetti inflazionistici. L’ampio deficit “gemello” di parte corrente americana e il suo finanziamento attraverso gli afflussi d’investimenti finanziari dai Paesi eccedentari (tipicamente la Cina) hanno contribuito: • Da un lato alla diffusione della forte ripresa economica a molte aree del mondo, particolarmente nei Paesi Emergenti (BRIC), favorita dall’alto ritmo delle esportazioni verso gli USA e gli altri Paesi ad alta crescita; • Dall’altro lato ad un’espansione dell’attività creditizia degli intermediari finanziari a livello

 

globale che ha alimentato la formazione di catene di attività finanziarie di natura speculativa, con un processo moltiplicativo7 di strumenti finanziari, soprattutto derivati forse mai visto dopo l’esperienza del mercato dell’Eurodollaro negli anni 1960/70.8 La ripresa economica mondiale diffusasi a macchia d’olio ha provocato un aumento della domanda di materie prime, in particolare petrolifere, con aumenti di prezzi paragonabili forse solo a quelli registratisi durante le crisi internazionali negli anni 1973 e 1980. In passato, in una situazione di alto deficit federale di origine militare, forte congiuntura, rischi d’inflazione e tendenza al potente aumento del prezzo delle materie prime, la crisi dei mercati finanziari ha portato a conseguenze di rilevante portata storica. Per esempio la crisi del mercato dell’Eurodollaro terminò – in piena guerra del Vietnam - con la dichiarazione d’inconvertibilità in oro della valuta americana9. Ci chiediamo

oggi, in presenza di una situazione di background per certi versi simile, se la crisi finanziaria che si è manifestata partendo con il crollo del mercato della carta riferita ai mutui “subprime” (e altri contratti future) possa essere comparata in qualche modo alla situazione di allora. In sostanza l’alto deficit pubblico ha creato un eccesso di domanda da parte dei residenti che si è trasferita al settore immobiliare e dei beni di consumo10, occasionando

la corsa alla creazione di credito attraverso i metodi di moltiplicazione delle attività (eventualmente offbalance sheet) a cui non corrispondevano adeguati mezzi propri o attivi di bilancio. Naturalmente la peculiarità dell’attuale crisi deve essere colta nel fatto che la privatizzazione dell’economia e la globalizzazione dei mercati hanno provocato uno spostamento del rischio di default dallo Stato (americano o altri) alle                                                                   Banche e altri intermediari finanziari commenti di accademici si veda per esempio: A USA e internazionali11. History of Public Aid During Crises By Sarebbe bastata per evitare lo scoppio NELSON D. SCHWARTZ in http://topics.nytimes.com/top/reference/timesto della “bolla immobiliare” una politica pics/people/s/nelson_d_schwartz/index.html?inli economica più oculata da parte dei ne=nyt-per; in essa si nota la minore gravità della situazione attuale per il valore assoluto del Paesi in forte crescita (USA, BRICS etc.), accompagnata magari da una valore a rischio rispetto al PIL. D’altra parte, il peggioramento del merito di credito da parte di politica di tassi d’interesse agenzie di natura governativa segnala piuttosto aggressivamente alti, eventualmente un aggravamento del contesto finanziario. assortiti con un inasprimento dei 10 […]” This decrease in corporate wealth [due controlli sulle attività degli to direct and indirect effects of the war] implies intermediari coinvolti? In futuro, sarà that consumption was lower than it otherwise would have been, again weakening the quindi adottata una politica monetaria economy. The Federal Reserve sought, of che ricalca la ricetta Volcker invece course, to offset the adverse effects of the che quella Greenspan12? La prossima war[…]. It kept interest rates lower than they

otherwise might have been and looked the other way as lending standards were lowered(nostro P. Savona ,"La Liquidita' Internazionale", Il corsivo) –thereby encouraging households to Mulino, Bologna 1972 (con Michele Fratianni) borrow more- and spend more.[…] The low che segue di poco il famoso studio di Carli sulla initial interest rates allowed households to c.d. paper pyramid. Un accenno in questo senso borrow more against their houses, enabling si trova anche in M. De Cecco, W il mercato America to consume well beyond its ma con i soldi dello Stato, La Repubblica Affari means”.[…].[…]”Just as the country paid a e Finanza, 8 settembre 2008. heavy price for President Lyndon B. Johnson 8 Questo mercato, come si ricorderà, aveva (Presidente tra il 1963 e il 1969, nostra nota) avuto origine all’epoca dell’invasione sovietica guns-and-butter policies during the Vietnam War long after the war was over - in the form dell’Ungheria nel 1956 quando l’Unione Sovietica ha temuto il congelamento dei propri of inflation in the 1970s – so it is paying a heavy price for America’s gun-and-butter policies depositi presso le Banche americane. today, and will be doing so for years to 9 come.[…]. J. E. Stiglitz and L.J Bilmes, The In data 15 agosto 1971 il presidente Three Trillion Dollar War, W.W. Norton & statunitense Richard Nixon annuncia che Company Inc. (paperback edition) New York nemmeno i dollari degli stranieri sono più 2008 p.125 e seguenti. D’altra parte, oggi convertibili in oro. La soppressione della suona ironico il commento dell’Economist convertibilità totale del dollaro in oro è per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta. […]”Indeed, what is remarkable is how small a http://it.wikipedia.org/wiki/Dollaro_statunitense macroeconomic price America has paid for its . Per una interessante ricostruzione giornalistica adventure. Not only has the war been financed delle recenti crisi finanziarie USA, gli interventi by borrowing rather than taxes, but also the di salvataggio compiuti dalle Autorità ed alcuni owing has been dirt cheap.”[…] Invading Iraq,

                                                             7

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                                                                  Eyeing the wages of war, The Economist Mar 13th 2008 in http://www.economist.com/books/displaystory. cfm?story_id=10843030&CFID=14736538&CF TOKEN=ff37fd15c7cf6c81-AF3614C9-B27CBB00-0129934BDF2C1870 11

Per un diverso e pure valido tentativo di spiegare le origini della crisi attuale si veda per esempio When fortune frowned, The Economist, October 11th 2008, A special reprt on the world economy, p.4 e seguenti 12

(…)The main philosophical difference between Mr. Volcker, a Democrat, and Mr. Greenspan, a Republican, appears to be in their views of the structure and regulation of the banking system. Mr. Volcker has tended to resist deregulation of banks while Mr. Greenspan is more favorably disposed to it (…).Volcker out after 8 years as Federal Reserve Chief; Reagan Chooses Greenspan Published: June 3, 1987 By Robert D. Hershey Jr., Special to the New York Times in

Il mercato come mezzo per raggiungere gli obbiettivi della politica  

 

Amministrazione riordinerà la spesa pubblica e militare aumentando le imposte o riducendo gli impegni di bilancio? Quale potrà essere l’effetto congiunto a livello internazionale, e sul dollaro in particolare, delle diverse combinazioni di politica monetaria e fiscale? Altre domande ci vengono alla mente. A livello italiano, appaiono adeguate le misure di politica economica prese dai Governi e dalle Autorità monetarie (BCE in particolare) per evitare una prolungata stagnazione, un impoverimento delle classi meno agiate e una mortificazione delle loro speranze di progresso nell’educazione, nella formazione tecnico-scientifica, nella salute, nell’avanzamento sociale e nel benessere in senso generale? Come conciliare la flessibilità del lavoro con il benessere sociale? La diminuzione e abolizione selettiva dell’ICI, la Robin Hood tax, i sussidi alle famiglie disagiate etc. sono efficaci ed equi? Abbastanza è stato fatto per la conservazione delle risorse naturali? Queste potrebbero essere le domande che faremmo oggi al maestro se fosse ancora tra noi. Ci sembra opportuno ripercorrere in sintesi il pensiero più che la vita e la psicologia13 di Federico Caffè, non tanto per cercare di intuire quali potrebbero essere state le sue risposte in concreto di fronte ai problemi attuali, ma piuttosto per ritrovare il filo della sua impostazione per aiutarci nell’interpretazione di fatti recenti.

                                                                  http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res= 9B0DEEDA1339F930A35755C0A961948260 13

Per esempio E. Rea, L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè scomparso e mai più ritrovato, Einaudi, Torino, 2000 ne offre un quadro penetrante

Il mercato come mezzo per raggiungere gli obbiettivi della politica Caffè è stato uno studioso, un insegnante e un praticante dell’economa del benessere.14 In quanto tale, credeva da un lato che il mercato conduca ad una migliore allocazione delle risorse che non un potere decisionale unico e dittatoriale; dall’altro,però, che lo Stato debba intervenire sia per rimediare alle imperfezioni del mercato sia per assicurarsi che il reddito – ma anche l’occupazione e gli altri principi sociali (salute, educazione etc.) – siano distribuiti in maniera sufficientemente equa. Non era quindi un collettivista in economia – né un comunista in politica - ma, secondo una sua definizione, un “riformista”.15 La sua posizione di economista si trova oggi rappresentata in molti Centri Universitari da molti studiosi di vari Paesi tra i quali ve ne sono di noti in Italia nel Dipartimento di Economia Pubblica della “Sapienza” a Roma16, - ma anche in Banca d’Italia e alla LUMSA - in Danimarca presso

                                                            

14 Per una storia del concetto filosofico del welfare – da cui discende l’idea economica di benessere principalmente dovuta Pigou - da Aristotele ad oggi si veda per esempio la Standford Encyclopedia of Philosophy. http://plato.stanford.edu/entries/well-being/#1 15

F. Caffè,Scritti quotidiani op.cit. p.81 e seguenti

l’Università di Roskilde.17 e, negli Stati Uniti, all’Università di California, a Berkley.18 Ricapitoliamo in breve il problema dell’economia del benessere per collocare il punto di vista di Caffè nelle dottrine economiche. Ricordiamo che la concorrenza perfetta è un ottimo sociale in senso paretiano. Esso è un regime caratterizzato sia nel lato della domanda sia dell’offerta da: 1. 2. 3. 4.

omogeneità dei beni; ampia numerosità dei soggetti; assenza di intese e accordi tra essi; libertà di entrata e uscita dal mercato; 5. perfetta informazione. Il prezzo dei beni è considerato come dato (price taking) e viene formato dal mercato e basta, quindi dall’incontro di domanda e offerta, senza che influiscano fattori quali la disomogeneità dei beni, gli accordi tra i soggetti, ecc. La completezza dei mercati implica l’assenza di esternalità, ovvero di vantaggi o svantaggi che un operatore produce su un altro operatore e che quest’ultimo non riceve o non paga (quindi vantaggi o svantaggi che non sono oggetto di scambio, es. l’inquinamento). L’equilibrio walrasiano di concorrenza perfetta è la situazione nella quale esiste un vettore di prezzi tale che l’eccesso di domanda è nullo. Condizione perché ciò avvenga è l’assenza di rendimenti crescenti di scala: se esistessero, il costo medio di lungo periodo sarebbe bassissimo, ciò porterebbe le imprese esistenti ad

16                                                              Si veda per esempio da ultimo il Rapporto 17 http://www.ruc.dk/federico/ e per esempio sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, http://www.ruc.dk/upload/application/pdf/f51d6 Maurizio Franzini,Luciano Marcello Milone, 748/Amoroso_lezione_in_italiano.pdf Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi in 18 R. B. Reich, Supercapitalismo, ed. italiana Fazi http://www.unisi.it/criss/download/poverta_disu editore, Roma 2008 guaglianze.pdf

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accrescere le proprie dimensioni sino a saturare il mercato, e ciò impedirebbe l’ingresso della molteplicità d’imprese necessarie perché vi sia concorrenza. La portata propositiva del teorema è alquanto limitata per la difficoltà di soddisfare nelle condizioni economiche concrete l’esistenza e la stabilità di un equilibrio di concorrenza perfetta (limiti della “mano invisibile”).19 L’ottimo paretiano inoltre, per come è definito, può essere raggiunto anche in regimi schiavistici e con una distribuzione iniqua delle risorse.20 21

                                                             19

Le rigorose ed eleganti esposizioni matematiche sono tali da celare, spesso,gli aspetti più controvertibili di questa visione. “Let Q and P be n-dimensional vectors of outputs and prices. Let Q=D(P) be the demand functions for the outputs. Let Q = S(P) be the supply functions for the outputs. If suppliers expect a set of prices given by P then they will be on the market the outputs given by Q = S(P). When this vector of outputs is put on the market the prices which will prevail is P* = D1 Q = D-1(S(P)). An equilibrium set of prices is one such that P* is the same as P. In other words, an equilibrium prices are such that P=H(P) where H() = D-1(S())”.in http://www.sjsu.edu/faculty/watkins/fixed.htm 20

http://www.scienzaeconomica.splinder.com/pos t/12014528/IL+PRIMO+TEOREMA+DELL%27E CONOMIA 21 Nel 1897 Pareto, studiando la distribuzione dei redditi, dimostrò che in una data regione solo pochi individui possedevano la maggior parte della ricchezza. Questa osservazione ispirò la cosiddetta "legge 80/20", una legge empirica che fu formulata da Joseph M. Juran, ma che è nota anche con il nome di principio di Pareto, e che è sintetizzabile nell'affermazione: la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause (considerando grandi numeri). http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_Pareto

Per analizzare le deficienze 2) «Modificando adeguatamente la nell’allocazione delle risorse e distribuzione iniziale delle risorse nell’equità sociale dei mercati non – tra gli individui e lasciando poi perfettamente – concorrenziali gli all'operare del mercato la economisti hanno preso in esame un realizzazione dell'allocazione insieme di analisi e rimedi che vanno efficiente delle risorse, è possibile sotto il nome di economia del raggiungere una diversa situazione benessere22. In sintesi si possono di ottimo rispetto a quella realizzata con l'iniziale ricordare i due teoremi fondamentali distribuzione delle risorse.»24 dell’economia del benessere: 1) «Un sistema di mercato I temi di discussione e di intervento perfettamente concorrenziale è in sono quindi di due ordini: grado di realizzare un'allocazione 23 1) il sistema di mercato è ottimo-paretiana». perfettamente concorrenziale?                                                              2) quale distribuzione delle risorse è 22 da considerarsi equa? L'Economia del benessere, che prende il nome dal titolo di un celebre libro dell'economista inglese Arthur Cecil Pigou, The Economics of Welfare, è una disciplina dell'economia che studia le ragioni e le regole di fenomeni sociali al fine di formulare soluzioni tali da tendere ad una situazione di ottimo sociale. In http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_del_benes sere 23 Prendendo spunto dal teorema di Arrow, il premio Nobel per l'economia Amartya Sen ha dimostrato che, in uno stato che voglia far rispettare contemporaneamente efficienza paretiana e libertà (quest'ultima intesa come la presenza di uno spazio in cui le sole preferenze dell'individuo determinano la scelta), possono crearsi delle situazioni in cui al più un individuo ha garanzia dei suoi diritti. Egli dimostra dunque matematicamente l'inesistenza dell'ottimo paretiano nel liberismo paretiano. Il paradosso è analogo a quello di Arrow sulla democrazia. Come per quest'ultimo, sono possibili alternative sociali che non ne sono soggette, ma richiedono l'abbandono dell'una o dell'altra assunzione. Sen ha ricevuto il Nobel proprio per aver sviluppato una teoria sociale scevra dal suo paradosso in Sen, A. K. "The Impossibility of a Paretian Liberal", Journal of Political Economy, n. 78, 1970, pp 152-157. In http://it.wikipedia.org/wiki/Ottimo_paretiano#L .27argomentazione_di_Amartya_Sen. E’ da notare che, per certi versi, questi risultati sono

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Il primo tema ha una natura che potremmo chiamare oggettiva e consiste nel verificare se, nel mercato, ci sono le condizioni di concorrenzialità. Il secondo ha un carattere più soggettivo che richiede un giudizio di tipo politico, su ciò che i singoli e la collettività ritengono essere una equa distribuzione delle risorse.

                                                                  stati anticipati da Enrico Barone. Si veda per esempio http://en.wikipedia.org/wiki/Enrico_Barone

24 Per un approfondimento si veda per esempio: M. D’Antoni, Richiami di economia del benessere in R. Artoni, Elementi di Scienza delle Finanze, Il Mulino, Bologna 1999 p 331e seguenti

L'intervento pubblico nell'economia: necessario sussidio del mercato e non panacea

 

L'intervento pubblico nell'economia: necessario sussidio del mercato e non panacea La giustificazione teorica dell’intervento dello Stato nell’economia si presenta quindi assai complesso a partire dal tema degli interventi volti a tutelare il regime di mercato di concorrenza tra produttori e che difficilmente – probabilmente mai – potrà essere “perfetta”. La legislazione antitrust è uno dei mezzi che lo Stato può impiegare per rimediare a questa “imperfezione del mercato”.25 Se dal punto di vista teorico la soluzione del problema può essere affrontato con la metodologia del “second best”26, viceversa, dal punto

                                                            

25 […] We both agree that the ultimate purpose of our respective intervention in the market-place should be to ensure that consumer welfare is not harmed[…] in Mario Monti European Commissioner for Competition Policy Convergence in EU-US antitrust policy regarding mergers and acquisitions : an EU perspective UCLA Law First Annual Institute on US an EU Antitrust Aspects of Mergers and Acquisitions Los Angeles, 28 February 2004 in http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?r eference=SPEECH/04/107&format=HTML&age d=1&language=EN&guiLanguage=en

di vista della prassi politica economica il tema è certamente molto più complesso e sfumato. Da questo punto di vista, per esempio la Robin Hood tax, recentemente introdotta dal Governo italiano, potrebbe essere considerata una giusta imposta sul(l’extra) profitto monopolistico.27 E come tale avrebbe potuto riscuotere l’approvazione di Caffè. Più in generale, Caffè era interessato alla teoria microeconomica della struttura dei mercati, ma, come d’abitudine per lui, non per una generica denuncia ma per uno spunto volto a trovare soluzioni e rimedi di politica economica (Lezioni, cap. 5 e in particolare p. 107). La sintonia in questo campo con Joan Robinson, testimoniata nel necrologio scritto per il “manifesto” 28, potrebbe riflettere anche l’ammirazione per il coraggio, l’indipendenza e l’onestà intellettuale e poi il parallelismo con l’importanza che la “rivoluzione keynesiana” ha avuto per entrambi e, non ultimo, la comune indifferenza per gli onori e i fasti accademici. Forse si può affermare che gli interessi principali di Caffè si indirizzavano verso l’equilibrio

                                                                  whole system could then assume and the associated values that all the nonconstrained variables must assume to produce this state: call this the second-best.

27 a firm is said to reap monopoly profits when a lack of viable market competition allows it to set its prices above the equilibrium price for a 26 Assume a system with multiple variables. Take the most desirable state the whole system good or service without losing profits to could assume and the associated values that all competitors. Monopoly profit is a type of economic profit, that is, it is a profit greater of the variables must assume to produce this state: call this condition, the first-best state of than the normal profit that is typical in a the system and call the associated values of the perfectly competitive industry. In variables, the first-best values. Now assume http://en.wikipedia.org/wiki/Monopoly_profit that one variable will not (or cannot) assume the value necessary for the first-best state of 28 F. Caffè, Scritti quotidiani, op.cit p.94 e the whole system: call this the constrained seguenti variable. Holding the constrained variable constant, consider the most desirable state the

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macroeconomico, le condizioni per raggiungerlo e i rimedi di politica economica da adottare per ristabilirlo e, soprattutto, emendarlo. Ricordando la definizione più comune che vede l’equilibrio interno rappresentare la situazione di piena occupazione non inflazionistica29 e l’equilibrio esterno corrispondere al pareggio della bilancia di parte corrente con l’estero30, lo studioso di politica economica dovrà concentrarsi sulle condizioni che garantiscono il simultaneo raggiungimento di entrambe (Lezioni, p. 304)31. Naturalmente la classica visione risalente alla tradizione di Frisch e di Tinbergen di indipendenza degli obbiettivi di politica economica e, corrispondentemente, dei suoi strumenti mostra delle evidenti pecche per la nota dipendenza (per esempio dal tasso di cambio o dal livello delle riserve) dell’equilibrio interno ed esterno.32 L’analisi di

                                                             29

A parte cioè la disoccupazione c.d. frizionale o come è conosciuta oggi ‘NAIRU’. 30 Il saldo del valore delle merci, servizi, rimesse e trasferimenti volontari esportati e importati in http://en.wikipedia.org/wiki/Current_account 31 Y=C+I+G+E; Y-C=G+E; S=G+E e, attribuendo risparmi e investimenti pubblici al risparmio nel lato sinistro della relazione, Stot=E, cioè che il risparmio nazionale netto è uguale al saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti. Caffè preferisce esplicitare la formula come uguaglianza tra fonti e usi del reddito scrivendo S+M=I+X cioè la somma di risparmi e importazioni è uguale a investimenti più esportazioni . 32

Harry G. Johnson, Macroeconomics and Monetary Theory, Aldine Pub., Hawthorne, N.Y. 1972; Sulla figura di Harry G. Johnson, studioso che ha creato un modello formale di interdipendenza dei due “equilibri” si veda http://findarticles.com/p/articles/mi_m0254/is_/ ai_79556647

La crescita economica è finalizzata alla piena occupazione e una vita dignitosa

 

questa dipendenza è stata uno dei temi più trattati da Caffè, non dal punto di vista matematico ma piuttosto per quanto riguarda, in concreto, l’utilizzo dei diversi strumenti di politica economica per raggiungere (principalmente alcuni) obiettivi di natura economico-sociale. Naturalmente è chiaro che gli investimenti interni possono essere finanziati o dal risparmio nazionale o dall’estero e, da questo punto di vista, il saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti assume un’importanza segnaletica del tutto particolare (Lezioni, p. 303). Prima di procedere a illustrare le idee di Caffè sui temi della “politica macroeconomica ad un livello intermedio di astrazione”33 ci sembra opportuno dare un’idea – anche se veramente molto approssimata – di un semplicissimo modello dell’economia del benessere. Passiamo adesso quindi a ricapitolare, con una illustrazione ridotta ai minimi termini34, il modello di equilibrio economico generale.35

                                                            

33 G. Palmerio, Il contributo di Caffè alla teoria della politica economica in A. Esposito e M. Tiberi, op.cit. p.43 e seguenti 34 Come ben sappiamo la misurabilità, comparabilità e addizionalità delle utilità individuali pone problemi di grande interesse e difficoltà per lo studioso di economia del benessere. Inoltre la stessa possibilità di tracciare ua ‘curva di trasformazione’ della produzione – in particolare nella forma ‘well behaved’ illustrata nel seguito – richiede assunzioni molto forti. Si veda per esempio I.M.D. Little, A critique of welfare economics, OUP, Oxford 1950-2002

bene importato– e poi di farla spostare verso l’alto– per effetto dell’aumento del reddito reale dovuto alla sostituzione delle importazioni con la produzione interna. Infine è da notare che la stessa forma della curva di trasformazione (concava verso l’alto) potrebbe presentarsi in modo assai diverso in relazione alla funzione di produzione, della struttura del mercato, della disponibilità dei fattori di produzione etc. La massima combinazione possibile di beni e servizi X,Y che dà la massima soddisfazione possibile ai (due) consumatori è quella segnata dai punti XeYe. Ma, cosa succederebbe se i prezzi di X e Y aumentassero per l’inflazione? E cosa se provvedimenti restrittivi – monetari o fiscalidiminuissero il reddito disponibile dei consumatori? Si avrebbe in entrambi i casi una situazione di minore soddisfazione dei bisogni come illustrato dal movimento della tangente alle due curve nello spazio X per Y. Una illustrazione approssimativa di tale nuovo stato sarebbe rappresentata dalla linea sottile che è più spostata in basso a sinistra rispetto alla linea più spessa – quella originaria. D’altra parte, un calo dell’inflazione o provvedimenti espansivi del reddito reale dei consumatori avrebbero l’effetto opposto di far spostare la linea sottile nella posizione della linea spessa.36 Infine un dazio sulle importazioni avrebbe dapprima l’effetto di spostare verso il basso la linea di tangenza –a causa dell’aumento del prezzo del

http://www.luciaparisio.it/materiale%20didattic                                                              o/Corsi/ScFin/Economia%20del%20benessere.p 36 Per la descrizione di diverse ipotesi sulle preferenze dei consumatori e distribuzione del df e anche reddito si rinvia ad un qualsiasi testo recente di http://www.economia.unimore.it/bosi_paolo/Ec economia del benessere e per esempio al onomia%20Pubblica/01_RipassoEB.pdf riferimento di cui alla nota 26 supra 35

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La crescita economica è finalizzata alla piena occupazione e una vita dignitosa Le semplificazioni introdotte in precedenza sono forse il punto fondamentale della critica che Caffè faceva dei luoghi comuni della divulgazione economica prevalente. Certo egli non avrebbe negato che la configurazione dell’equilibrio potrebbe presentarsi come nello schema semplificato; ma avrebbe aggiunto che solo un esame della situazione effettiva dell’economia avrebbe potuto confermare o negare alcuni delle assunzioni dello schema stesso. Sarebbe quindi stato in relazione a questa analisi se una delle alternative di non intervento o intervento –e quale tipo di intervento eventuale – sarebbe stato da preferire37. Tra queste alternative (o meglio: nella gamma di applicazione di rimedi

                                                             37

O meglio, in quale proporzione una delle due alternative sarebbe stata a preferire in concreto; quello che si chiama il trade-off degli obbiettivi e degli strumenti di politica economica

 

diversi), potremmo ricordare le seguenti38: • inflazione vs. disoccupazione. In realtà l’inflazione e la disoccupazione sono due mali che si sommano per sottrarre benessere alla società. Da questo punto di vista Caffè preferisce parlare di “indice di malessere sociale”( Lezioni, p.221) elaborato da Arthur Okun39 e ripreso dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, appunto come somma dei tassi di disoccupazione e inflazione. Ma, di fronte ai programmi di “’convergenza’, […] che spesso implica costi molto elevati in termini di sacrificio della crescita e dell’occupazione”[…]” non fa riscontro una politica economica [e una analisi economica dei post-keynesiani] che si proponga di pervenire ad apprezzabili riduzioni della disoccupazione: sia per i diffusi timori che ciò possa riattivare le tensioni inflazionistiche; sia per la preoccupazione di un rafforzamento delle pressioni sindacali; sia per il ritardo con il quale vengono affrontati i problemi di carattere istituzionale (lavoro a tempo parziale, riduzione della giornata lavorativa, validi programmi di addestramento professionale per i più giovani)”[…]. Insomma, le Autorità preferiscono rischiare

una maggiore disoccupazione che un’inflazione più alta.

• liberismo finanziario/scarsa

trasparenza finanziaria vs. crescita non inflazionistica. L’inflazione è ritenuta da Caffè un fenomeno da ricondursi ad una sostanziale carenza dell’offerta rispetto alla domanda. Naturalmente ci può essere una inflazione ‘da costi’, a loro volta spinti verso l’alto non solo da richieste salariali ma anche dalla “fissazione dei prezzi in base al principio del ‘costo pieno’ […] da prezzi amministrati[…] inflazione da profitti40.[…] inflazione settoriale [e] inflazione importata (Lezioni, p.2 e seguenti). Ma, sono verosimilmente le strozzature dell’offerta rispetto alla domanda i motivi originari dell’inflazione. Essa è quindi da riportare, in ultima istanza, alla scarsità degli investimenti che incrementano la capacità produttiva. In particolare il loro finanziamento appare assai deficiente a ragione dei meccanismi di Borsa.”[A causa della] obsolescenza di istituzioni come la borsa valori. Tutto il sarcasmo di cui Keynes aveva fatto uso , per paragonare il loro funzionamento al ‘gioco dell’uomo nero o delle sedie musicali[….] non è valso a stimolare un impegno progettuale mirante a rendere queste istituzioni, posto che debbano persistere (nostro corsivo), in strumenti effettivamente utili, ai fini dell’accumulazione” (Lezioni, p. 385 e seguente).

                                                            

38 Per un’analisi sintetica ma completa del contributo di Caffè alla visione della politica economica di Caffè si veda per esempio G. Palmerio op cit in nota 37 supra 39

Sulla figura carismatica di Okun e sul suo ‘discomfort index’ si può vedere anche A. Greenspan, The Age of turbulence, Penguin Books, London 2008 p.61

                                                            

40 Per effetto di rincorse salariali imitative nelle industrie a più bassa produttività

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L’imperfezione dei mercati monetari e creditizi evidente nel sistema bancario a motivo degli oligopoli che vi si creano diventa poi estrema nel caso della Borsa conducendo così […] “come Keynes osservava già negli anni trenta, ‘lo sviluppo del capitale di un paese [a] diventa[re]il sottoprodotto delle attività di un casino da gioco” (Lezioni, p.131 e seguente). Le osservazioni suonano, in un certo senso, quasi profetiche. “In linea di principio, i compiti caratteristici dei mercati di borsa valori dovrebbero essere quelli di: fornire mediante l’incrocio quotidiano di domanda e offerta dei vari titoli, indicazioni per l’impiego più conveniente dei mezzi finanziari disponibili; dar modo, agli operatori che vi abbiano disposizione, ad affrontare un tipo particolare di gioco, che si sostanzia nei contratti a premio, cioè posti in essere in vista di differenziate previsioni di rialzo o ribasso delle quotazioni dei titoli; consentire agli operatori di mobilizzare le attività finanziarie di cui dispongono in condizioni che, senza porli al riparo in modo assoluto da possibili perdite al momento della vendita dei titoli posseduti, offrano comunque una salvaguardia per gli operatori stessi.[…]Ora i mercati di borsa, in generale, non rispondono in modo soddisfacente a nessuno di questi compiti caratteristici. In un’economia di oligopoli, quale è quella in cui viviamo, anche i mercati di borsa non sfuggono alla logico dell’oligopolio [Nonostante la regolamentazione del mercato (v. Consob) in Italia le esperienze][….] lasciano [tuttavia] giustificato il dubbio se potranno essere effettivamente

 

evitate, o contenute, le degenerazioni speculative (nostro corsivo)” […](Lezioni op.cit., p. 130). Questi giudizi sul funzionamento della borsa valori possono sembrare a tratti esagerati e perfino ingenerosi; ma devono essere visti nel contesto di una valutazione critica del funzionamento dei mercati finanziari e delle Autorità di controllo. Da un lato vi sono alcune considerazioni da fare riguardo alla struttura del mercato borsistico (Caffè, p. 237 e seguenti). Esso è, di fatto, tra i meno concorrenziali. Ciò risulta non solo dalle indagini statistiche compiute negli Stati Uniti ma anche dagli scarsi risultati che l’attività regolatoria del mercato è riuscita ad ottenere in questo senso. Lo stesso tentativo di creare ‘specialisti’ di mercato e ‘fondi’ con particolari garanzie per gli investitori ha portato a sempre maggiori concentrazioni, inefficienze e speculazioni a danno degli investitori. Tanto che ci sembra quasi che Caffè si chieda se per caso lo stesso teorema di Modigliani – Miller41 non sia tale da escludere la necessità di una Borsa in un mercato finanziario perfettamente concorrenziale42. Dall’altro, vi è una tendenza intrinseca ai fenomeni

                                                            

41 Ogni manuale di finanza moderna contiene una discussione su questo teorema. Per esempio A. Poli, Il costo del capitale, Etas Libri, Milano, 1997 p.139 e seguenti . Si può trovare un riferimento agile anche se semplificato in http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Modigli ani-Miller 42

Più precisamente un mercato efficiente dove non ci siano imposte, costi di fallimento e asimmetrie informative. In questa situazione il valore di un’impresa non dipende dalla modalità con cui l’impresa si finanzia.

creditizi – come espressione della loro caratteristica di derivati della creazione di liquidità, attraverso il processo del c.d. moltiplicatore bancario a sua volta una variabile ciclica - alla instabilità e all’andamento esageratamente pro ciclico. Quali i rimedi? Forse due sono possibili: uno più risolutivo e radicale e un altro meno efficace e più moderato. Il primo è A Government Ordinary Share lanciato dall’Economist 2 Maggio 1972 p. 12 che Caffè sintetizza così: “[…]che lo Stato, anziché indebitarsi con titoli a reddito fisso, come accade abitualmente, collochi sul mercato azioni ordinarie, che diano diritto a un dividendo correlato con il reddito nazionale, sia in termini reali che per effetti inflazionistici”43. Rimedio meno utopistico di quanto appaia a prima vista. In effetti, in occasione della attuale crisi finanziaria il governo britannico ha adottato uno schema di salvataggio delle banche che comprende tra l’altro il provvedimento secondo il quale […] the Treasury is prepared to inject up to £ 50 billion ($87 billion) into British banks to buttress the capital they need to support their busniness; in return it will get preference

shares.”[…]44 Il secondo è l’adempimento molto stretto del compito delle Autorità Monetarie di un “controllo” [sul mercato finanziario] […] che si basi su un giudizio discrezionale, e non sull’osservanza di regole meccaniche” “Questo vuol dire che, nel caso in esempio in cui i fattori reali portino all’espansione dell’attività economica, il sistema creditizio tenderà automaticamente ad espandersi; mentre se vi è panico, la domanda di credito potrà diminuire e il sistema tenderà a contarsi”[…] (Lezioni, p.128).

                                                            

                                                            

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F. Caffè, Un’economia in ritardo, op. cit. p. 252. Ai meno giovani di noi questa proposta evoca, alla lontana, il tentativo del Tesoro italiano di indicizzare i titoli di stato all’inflazione con l’emissione di CTR la cui definizione si trova per esempio in http://www.helpfinanza.it/Basilari/Obbligazioni.h tm

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• politica restrittiva/aiuti internazionali vs. sviluppo dei paesi in via di sviluppo – si veda la proposta della Tobin tax-; Non si trova, nel pensiero di Caffè una ricetta di politica commerciale – quote, dazi, tariffe etc. imposte sugli scambi commerciali– valida per tutti i Paesi e per tutti i tempi45. Per quanto riguarda i Paesi sviluppati appare certo che “[…] Il proliferare di nuovi organismi [GATT, UNCTAD, Conferenza tra Nord e Sud] non riesce, tuttavia, a nascondere che, sottostanti, permangono gli antichi contrasti tra un liberismo economico, in genere idealizzato, e un protezionismo generalmente condannato nelle enunciazioni di 44 Rescuing the banks, We have a plan, The Economist, October 11th 2008 p.47

45 La recente attribuzione del Premio Nobel per l’Economia (2008) a Paul Krugman rende giustizia all’importanza dell’argomento e della metodologia di Caffè. Si veda http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/econo mics/laureates/2008/announcement.html

 

principio, ma più o meno surrettiziamente utilizzato nella realtà concreta” (Lezioni, p. 271 e seguenti e in genere il capitolo 13). Nella categoria del “protezionismo amministrativo, permangono procedure insidiose di discriminazione, nella forma di controlli sulla qualità dei prodotti importati o sulle condizioni igienicosanitarie, che in realtà si risolvono in defatiganti intralci burocratici; di sussidi azioni varie che si traducono in forme larvate di vendite sottocosto (dumping); di preferenze accordate ai produttori nazionali nelle gare di appalto e così via”46. La stessa applicazione di dazi non deve essere esclusa in ogni caso ma occorre analizzarne, volta per volta, i vantaggi e i costi. Richiamandosi ad una tradizione che risale a John Stuart Mill e che è stata poi ripresa da molti economisti inglesi del ‘900 e formalizzata per esempio da De Graaf47 occorre rendersi conto degli oneri che i dazi stessi impongono al paese esportatore e importatore in relazione all’elasticità della domanda del prodotto che si registra in quest’ultimo paese. Keynes stesso, pure con tutte le dovute cautele si era del resto spinto a sostenere che i dazi per le importazioni e gli incentivi alle esportazioni possono determinare effetti moltiplicativi sul livello del reddito globale e dell’occupazione (Lezioni, p. 265). Per quanto riguarda invece la politica commerciale dei Paesi sottosviluppati

                                                            

il pensiero di Caffè48 è molto articolato ed è certamente ben tracciata49. “Troppo spesso, nel considerare i vantaggi delle ‘politiche protese verso l’esterno’ (definibili genericamente come liberiste o export-led growth, nostra nota) o i sacrifici imposti ai consumatori dalle politiche protese verso l’interno’ (definibili genericamente come protezioniste almeno su scala regionale, nostra nota), si finisce per postulare implicitamente un assetto ragionevolmente concorrenziale che è ben lungi dal corrispondere a quello esistente nell’odierna ‘società di ineguali’” (Lezioni, p. 278). Di nuovo, il tema non è da risolvere in astratto con argomenti generici riguardo ai vantaggi di un’importazione dei modelli di sviluppo– e di benessere – dai Paesi sviluppati; o, viceversa, favorire il progresso economico e sociale impedendo l’infanticidio delle produzioni locali. La soluzione deve invece essere affrontata con ‘l’ausilio di accurati studi empirici particolareggiati i quali tengano conto delle rilevanti diversità nell’ambito degli stessi paesi sottosviluppati”(Lezioni, ibid). E,

                                                            

48 Ci sembra possibile che Caffè avrebbe in gran parte approvato l’analisi e le proposte di P. Collier, L’ultimo miliardo, ed. italiana Laterza, Roma –Bari, 2008 soprattutto per l’approccio pragmatico ai problemi dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani.

46

Ibid. A completamento dell’informazione 49 Ringrazio Antonino Galloni per la chiara Caffé dà atto degli sforzi compiuti dalla CEE per spiegazione della posizione di Caffè in merito. abolire questo tipo di barriere Per l’opinione sul tema di Galloni stesso si veda 47 per esempio: J. De Graaf, On optimum tariff structure, http://www.nuovoecosistema.it/nino-galloni-daRev. Econ.Stud., vol 17 1949-1950 , citato in bibliografia in Caffè, Lezioni op.cit, p.416 corrado-augias-2.php

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ragionando in concreto, Caffè osservava per esempio che la politica economica internazionale è grandemente manchevole nel promuovere lo sviluppo per le regioni che ne hanno più bisogno. Queste, le cui produzioni si vendono talvolta a prezzi medi più bassi delle produzioni dei primi possono migliorare le loro ragioni di scambio – prezzi medi delle esportazioni in rapporto a quelli delle importazioni – attraverso una saggia politica di dazi e incentivi che, come già ricordato, hanno il vantaggio di proteggere le nascenti industrie nazionali. • libertà dei movimenti di capitale di carattere speculativo/alti tassi di interesse vs. investimenti reali interni Tipicamente il Fondo Monetario Internazionale ha adempiuto con un certo successo il compito di regolare i rapporti tra i Paesi occidentali all’indomani della seconda guerra mondiale, aiutando efficacemente quelli debitori grazie all’intervento di quelli creditori. Ma, una volta svolto questo compito, non è stato più efficace nel promuovere l’equilibrio di più lungo termine tra le aree sviluppate e sottosviluppate. […]“In realtà, la pressione del Fondo, intesa a indurre un paese a modificare la parità, si è dimostrata in genere efficace nei confronti di paesi aventi modesta importanza economica, mentre ha potuto ben poco verso i paesi economicamente più potenti” (Lezioni, p. 318). Mentre la variazione della parità è operazione da attuarsi con efficacia, rapidità, nel modo più funzionale, di fatto, si è addivenuti a decisioni del genere quasi sempre con ritardi dovuti a contrasti e tensioni di carattere politico, generalmente

 

associati a un pregiudizievole intreccio di anticipatrici manovre speculative50 A titolo di esempio vogliamo provare ad immaginare quale sarebbe stato l’atteggiamento di Caffè di fronte ad una notizia di politica economica riguardante la situazione attuale di un Paese in via di sviluppo. Scrive l’Economist51 a proposito dell’Argentina : “[…]Rather than continuing to rely on Mr. Chàvez, Ms. Ferna’ndez quietly began to implement a number of measures that orthodox economists had long suggested would be necessary for Argentina to stabilize its economy and regain market confidence. In recent months, the growth in public-work spending has slowed, while utility tariffs have risen modestly, enabling the government to cut its subsidy bills by around 10%. The central bank has raised interest rates and strengthened the peso. And earlier this month Ms. Ferna’ndez announced that Argentina would pay off its defaulted debt with the Paris Club group of creditor nations.[…]”. Ricordando la premessa fatta in nota 2 supra, ci viene da immaginare che Caffè si sarebbe chiesto in via preliminare se i progetti di investimento pubblico cui si fa riferimento fossero semplicemente misure demagogiche del Governo per attrarre attenzione e voti. Ci piace immaginare che, se fosse stato convinto del contrario – cioè che

                                                             50

Ibid. Ci sembra che il tono un po’ sommesso nasconda una condanna assai severa della speculazione valutaria internazionale, non meno definitiva di quella che Caffè pronuncia – con parole ben più taglienti – riguardo alla disfunzione delle borse valori. 51

Argentina, Better late than never, The Economist September 27th-October 3rd 2008 p.59

questi investimenti abbiano un valore economico e sociale rilevante – avrebbe forse iniziato a ragionare per vedere possibili alternative alle misure di politiche fiscali e monetarie restrittive. Dopo essersi chiesto se il rendimento economico sociale di queste spese in conto capitale le giustificasse o, se invece, altri progetti dovessero essere intrapresi al loro posto – per esempio usando l’analisi costi-benefici52 – Caffè probabilmente avrebbe mosso qualche critica agli “orthodox economists”. Si sarebbe forse chiesto se alla politica di restrizioni e sacrifici – per le classi meno agiate in particolare – non si potessero sostituire misure altrettanto efficaci e meno punitive per lo sviluppo del paese. Sarebbe possibile una politica commerciale diversa con l’imposizione di qualche dazio per le importazioni? Non sarebbe stato auspicabile aumentare la pressione fiscale per mantenere in vita i progetti di investimento iniziati? La ‘strozzatura’ dell’offerta aggregata interna non dovrebbe essere trattata piuttosto con una politica dei tassi più benevola che con una restrittiva che penalizza lo sviluppo e la crescita? Non sarebbe stato il caso di lasciare ‘svalutare’ il cambio, piuttosto che tenerlo artificiosamente – a causa dell’alto livello dei tassi d’interesse e della decelerazione dell’economia – alto? E’ logico che il Gruppo dei Dieci e non, per esempio, il Fondo Monetario o la Banca Mondiale siano gli interlocutori del Governo argentino in questo frangente? Un aumento dei Diritti Speciali di Prelievo a disposizione dell’Argentina

                                                             52

non aiuterebbe il Paese a superare le sue difficoltà finanziarie? Caffè aveva una visione della politica economica che abbracciava molti aspetti della teoria e della prassi. Da questo punto di vista sono importanti da ricordare le sue affermazioni secondo cui: 1. il rispetto dei parametri europei, che sono di primaria importanza, possono essere sospesi in presenza di condizioni economiche di difficoltà eccezionale, come previsto dagli stessi Trattati Europei53; 2. è da rigettare il dogmatismo in economia sia in senso liberista che pianificatore e si devono adottare scelte oculate e consapevoli di politica economica e sociale; e che, in parte in conseguenza di ciò; 3. la scuola italiana e nord europea – ben rappresentate dalle analisi per esempio di Marco Fanno, oltre che dai maestri inglesi e scandinavi già citati – deve essere preferita alle astratte formulazioni matematiche, all’empirismo delle osservazioni casuali o, peggio ancora, alla ripetizioni mal digerita di teorie non soggette ad adeguata verifica. A questo punto conviene soffermarsi un po’ più estesamente sull’influenza del pensiero di J.M. Keynes sul pensiero di Caffè. In effetti, l’altro

                                                             53

Si vedano per esempio gli articoli 59 e 88 della Consolidated version of the Treaty establishing the European Community . Del resto l’articolo 104 comma b prevede eccezioni ai criteri del deficit e del debito eccessivo rispetto al PIL, grazie ad un emendamento che Carli fece introdurre agli inizi degli anni 90. A questo proposito si veda

Si veda una bella trattazione del tema nel sito ufficiale inglese in http://eurhttp://www.dfid.gov.uk/pubs/files/edcostanedpap lex.europa.eu/LexUriServ/site/en/oj/2006/ce321 er02.pdf /ce32120061229en00010331.pdf

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Caffé tra Pigou e Keynes

 

filone di ispirazione della prassi sono senza dubbio state le opere del grande economista inglese: Di Keynes egli condivide non soltanto il quadro teorico e le linee di azione pubblica in materia di occupazione, ma più in generale la posizione di eterodosso cresciuto nella “cittadella”, della quale accetta la gran parte del corpo di dottrine economiche. Di Keynes egli condivide, ancora, la “filosofia” sociale, il pensiero sul ruolo dell’economista, nonché l’intimo convincimento che “le idee alla lunga prevalgono sugli interessi costituiti”54.

Caffé tra Pigou e Keynes Ci sembra accettabile l’ipotesi che la tradizione utilitaristica inglese e i tentativi, sempre inglesi, di riconciliare il modello walrasiano con la pratica dell’analisi economica rivolta alla concreta azione di politica economica55 siano stati il fondamento teorico di riferimento per Caffè. Peraltro non ha mai dimenticato le linee tracciate in questa direzione dal pragmatismo della scuola italiana56. Ma, naturalmente, l’esempio più

                                                            

54 Felice Roberto Pizzuti, All'incrocio tra Keynes e l'economia del benessere

in http://www.ilmanifesto.it/pagine/federicocaffe/all-incrocio-tra-keynes-e-l-economia-delbenessere/ 55 Si vedano per esempio le opere di J.R.Hicks. Una utile consultazione si trova in http://www.economyprofessor.com/theorists/jo hnhicks.php 56

G. Becattini, Per Pigou, oltre Pigou. L’economia del benessere nel pensiero di Federico Caffè in A. Esposto e M. Tiberi op cit (v supra nota 1) p.103 e seguenti

evidente e luminoso di come questo progetto possa essere realizzato è dato dalle opere di Keynes. Molto probabilmente Caffè si rendeva conto del maggiore rigore e coerenza del modello di Pigou rispetto a quelle del suo allievo a Cambridge (Lezioni p. 197). Tuttavia si ha l’impressione che nessuno come Keynes sia stato in grado di concepire una estensione di questo modello ibrido, utile per spiegare la realtà concreta e proporre politiche economiche coerenti. Lo schema concettuale di Keynes è presentato da Caffè con dovizia di particolari tra cui le sue caratteristiche di analisi di un’economia chiusa, studiata per variabili aggregate e nel suo comportamento nel breve periodo (Lezioni p.148 e seguenti). A questo proposito maestria di Caffè come studioso e insegnante si rivela forse a pieno nel paragrafo intitolato “Le variazioni del reddito come meccanismo di aggiustamento nel sistema economico”(Lezioni p. 151 e seguenti).

casi di aspettative negative degli imprenditori, la spesa pubblica per investimenti produttivi e che favoriscono l’occupazione (corsivo nostro) – eventualmente finanziati con il deficit del Tesoro – appare come il rimedio adatto. Questi investimenti dovrebbero indirizzarsi nelle “direzioni socialmente utili [che sono] praticamente illimitat[e]”( Lezioni p. 152 e seguenti). In modo molto chiaro poi, Caffè contrappone Keynes alla c.d. Scuola di Chicago giungendo a contestare la “neutralità” della moneta nell’economia reale e la conseguente dicotomia tra il “settore reale” e il “settore monetario” e la validità teorica del real balance effect (o effetto Pigou) costatando le assunzioni estreme che devono essere fatte per dare una dimostrazione del suo operare (Lezioni p. 198 e seguenti )57. In definitiva si rigetta la stessa teoria quantitativa della moneta che vede un legame meccanico tra l’offerta di moneta e il livello generale dei prezzi, pur senza negare che esso può essere teoricamente possibile o, in certe circostanze, effettivamente verificabile. Da questo punto di vista in realtà sarebbe il modello

[…]se le risorse produttive rese libere con la decisione di risparmiare non trovano utilizzo in corrispondenti decisioni di investimento, l’effetto                                                              ultimo è il modificarsi del livello del 57 Tali assunzioni sono quelle di reddito e con esso dell’occupazione. Al “concorrenzialità perfetta, piena flessibilità dei tempo stesso che lo spostarsi del prezzi e quindi riaggiustamento tendenziale al livello del reddito si rivela essere pieno impiego, assenza di incertezza e di l’effettivo meccanismo di aggiustamento aspettative da parte degli operatori economici, operante nel sistema economico, esso inclinazione degli stessi ad effettuare i calcoli di tuttavia può portare a situazioni di convenienza in termini reali, anziché nominali o persistente inutilizzo delle risorse monetari”. Solo così, in periodi di deflazione, le disponibili. Pertanto, “nell’universo eccedenze monetarie in capo ai soggetti keynesiano l’equilibrio può essere economici misurate in termini reali si raggiunto a qualsiasi livello di reddito, tra tradurrebbero, infallibilmente, in un incremento della domanda aggregata. Si segnala l’illuminante quello di sussistenza e il pieno trattazione della teoria di Gurley and Shaw sulla impiego".[…] Una volta constatata l’inefficacia della politica monetaria, soprattutto nei 13

‘outside’ vs ‘inside’ ‘money’ e le conseguenze teoriche ed empiriche di questi strumenti concettuali.

Il mondo di Caffè

 

dell’economia classica che Keynes ascriveva a Pigou un “caso particolare” dello schema di analisi keynesiana. Da ultimo conviene notare che la politica salariale dovrà condursi in modo che “[…]con le consuetudini e con le istituzioni effettive del mondo contemporaneo, è più conveniente mirare ad una politica rigida dei salari piuttosto che a una politica flessibile, rispondente con pronta sensibilità a variazioni dell’ammontare della disoccupazione”(Lezioni p. 180). Questa ricetta, infatti, sembra più adatta a controllare le fluttuazioni della domanda aggregata e del reddito nazionale che dipendono in gran parte dalla divergenza tra prodotto nazionale lordo e PNL potenziale . Il debito intellettuale di Caffè verso Pigou (Caffè, p. 562 e seguenti) è molto importante. Esso ha un carattere di merito e di metodo. Dal primo puto di vista condivide con l’economista inglese il coraggio nei suggerimenti di politica economica, per quanto essi possano apparire controversi ed eterodossi come per esempio ‘il principio dell’indennizzo’58.

                                                             58

http://dep.eco.uniroma1.it/~carlucci/docs/La% 20misurazione%20della%20condizione%20uman a.pdf “Significativi in questo senso sono i contributi di Kaldor (Kaldor N. (1939), “Welfare Propositions and Interpersonal Comparisons of Utility”, in Economic Journal, settembre) e di Hicks (Hicks J. (1939), “The Foundations of Welfare Economics”, in Economic Journal, dicembre ) i quali cercarono di introdurre nella teoria economica l'aspetto della distribuzione del reddito tramite il cosiddetto principio dell'indennizzo, in base al quale un aumento del reddito complessivo di una società migliora sempre il benessere dell'intera società qualora gli individui che ne siano avvantaggiati indennizzino quelli svantaggiati pur conservando, i primi, un vantaggio netto”.

Dal secondo punto di vista, Caffè riconosce la sua funzione integratrice del modello neoclassico con la tradizione pragmatica e riformista dell’utilitarismo inglese. In effetti, il suo atteggiamento nei confronti di Pigou non è solo deferente ma si potrebbe definire quasi amorevole.

Il mondo di Caffè Se gli schemi di riferimento teorici principali di Caffè possono identificarsi con la scuola inglese tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900, l’oggetto dei suoi studi e interventi sembra riferirsi alla realtà economica internazionale e italiana del secondo dopoguerra. Ma, viene da chiedersi preliminarmente e in breve, come sono stati gli avvenimenti e le persone che hanno contribuito alla sua formazione personale e, soprattutto, professionale prima di questo periodo ? Per quanto riguarda la prima questione basterà forse ricordare l’ambiente familiare semplice, schietto, pieno di sollecitudini per i giovani e, per parte di madre, devoto alla religione cattolica (Caffè, op.cit. p. 883 e seguenti). Questi caratteri formativi sembrano avere avuto un effetto importante sul suo carattere. D’altra parte gli studi superiori evidenziano una piena adesione alla disciplina intellettuale propria degli insegnamenti impartiti all’istituto tecnico per ragionieri, come evidenziato dagli ottimi risultati di profitto dei suoi studi a Pescara (Caffè, p. 977). I professori del periodo dei suoi studi universitari ricordati da Caffè sono 14

stati, tra gli altri (Caffè, p. 405 e seguenti) Riccardo Bachi59, Gustavo Del Vecchio, Guglielmo Masci60 ma una profonda influenza hanno avuto su di lui anche Bruno de Finetti e Giuseppe Ugo Papi ma soprattutto Luigi Einaudi. Dal punto di vista del metodo dell’analisi economica dunque si possono riscontrare i seguenti filoni principali: 1. Sincretismo tra il modello liberista (Einaudi) e l’interventismo finanziario (Papi); 2. Ricerca e trattamento statistico dei dati (Bachi, de Finetti); 3. La tradizione pragmatica degli economisti italiani con l’attenzione concentrata sui temi della metodologia economica e la finanza pubblica (Del Vecchio); 4. L’integrazione di Keynes nel pensiero neoclassico (Masci). Il nostro sguardo nel periodo storico prebellico dell’Italia non può che differire per difetto di esperienza diretta da quello che Caffè ne ebbe per esperienza diretta. Tuttavia si può formulare l’ipotesi che le tematiche di allora non siano state del tutto irrilevanti nella formazione del suo pensiero e della sua azione. Ricordiamo che l’ambiente economico e finanziario degli anni 1930 e 1940 è stato dominato dalle conseguenze della crisi del 1929 prima e della politica ‘imperiale’ e bellicista del fascismo poi. La politica economica

                                                            

59 Ho beneficiato della lettura del manoscritto del Prof. Francesco Cassata La “dura fatica” dei numeri: Riccardo Bachi e la statistica economica dell’Università di Torino per quanto riguarda l’ambiente accademico negli anni in questione 60

suo relatore di tesi di laurea

 

sembra avere cercato di porre rimedio alle ricorrenti crisi finanziarie, alterne vicende congiunturali e cambiamenti strutturali non di rado provocate dalle improvvide direttive politiche usando pragmatico buon senso e consapevolezza economica e spesso coronate da successo. Ne emerge un quadro61 di una politica economica apparentemente ondivaga in materia di cambio della lira, contraddittoria in merito ai controlli sul commercio estero e troppo timida in materia di controllo del debito pubblico; ma che ad un’analisi attenta, rivela la dottrina e la perizia dei responsabili tecnici (Tesoro, Banca d’Italia) in grado di fornire un quadro di riferimento all’attività economica reale del tutto accettabile se non addirittura ottimale nelle circostanze.

acuito la sensibilità di Caffè per l’importanza del finanziamento degli investimenti sia per le prospettive di crescita, occupazione e benessere sia per la sua visione dell’inflazione come fenomeno di ‘difetto di offerta’, più che ‘eccesso di domanda’. È invece più chiaro dalle ‘Carte Caffè’ conservate nell’Archivio Storico della Banca d’Italia che, rientrando e rimanendo al Servizio Studi della Banca d’Italia fino ai primi anni 1960, Caffè tenne i rapporti con i rappresentanti italiani dell’Unione Europea dei Pagamenti, l’OECE, la CEE etc., fornendo loro il materiale necessario a condurre le trattative per la partecipazione dell’Italia a queste Istituzioni. E’ molto probabile che in questo periodo Caffè sia diventato sempre più consapevole delle difficoltà di un Paese in via Non dovette dispiacere quindi a Caffè sviluppo (nel caso dell’Italia di allora di l’inserimento nell’organico della Banca ricostruzione) incontra nei Consessi d’Italia alle dipendenze del Servizio internazionali nel far valere le proprie Studi nel 1937 (Caffè, p.980), dove si giustificate esigenze; gli tornarono occupò di vari argomenti finanziari forse mente quando compiva le sue redigendo verosimilmente ‘prospetti riflessioni scientifiche e didattiche sui informativi’ di prestiti pubblici (Caffè, paesi più poveri. Occorre dire che p. 947). Purtroppo sappiamo ancora l’economia italiana del dopoguerra poco del percorso intellettuale svolto offriva non pochi spunti di riflessione da Caffè in qualità di capo di gabinetto per l’economista62. L’Italia usciva dalla del ministro Meuccio Ruini prima guerra distrutta, con un alto tasso di della fine della guerra al dicastero dei disoccupazione e di inflazione in un lavori pubblici (a parte le evidenze sul ambiente economico e politico suo contributo all’analisi di progetti internazionale fortemente perturbato pubblici); e, dopo, anche in qualità di e sostanzialmente ostile. Fino dal distaccato temporaneo al 1947 la politica monetaria si era fatta Sottocomitato per la Ricostruzione restrittiva con il risultato di un con l’incarico di redigere documenti aumento dei tassi reali di interesse e indispensabili per la partecipazione al una forte decelerazione dello stock Piano Marshall (Caffè, p. 890 e                                                              seguenti). E’ però verosimile che la 62 P. Ciocca, Ricchi per sempre? Bollati scarsità di mezzi finanziari e materiali Boringhieri, Torino, 2007 p. 226 e seguenti T. dell’immediato dopoguerra abbia

nominale di moneta e di prestiti bancari. Ciò implicò anche, quasi inevitabilmente, il conseguente appezzamento della lira e la sua successiva stabilizzazione (Caffè, p. 277 e seguenti). D’altra parte la politica di redistribuzione del reddito fu operata attraverso uno stimolo alla spesa pubblica in presenza di una pressione fiscale sempre molto elevata. Risparmio e investimenti ne furono incoraggiati e costituirono alcuni dei presupposti per il successivo ‘miracolo’ economico. Infine, […]“Dopo la ricostruzione, la svolta monetaria del 1947 costituì il fondamento dello sviluppo senza precedenti sperimentato tra il 1950 e il 1973. Concorsero due scelte strategiche, non meno importanti. La prima consistette nella riapertura dell’economia alle relazione con l’estero[…]. La seconda fu quella della definitiva industrializzazione del paese, estesa al Meridione”63. Le riflessioni di Caffè molti anni più tardi mostrano l’importanza che in quel contesto ebbe la cooperazione internazionale (Caffè, p. 259), considerata contraddittoria ma anche una delle condizioni essenziali alla realizzazione del disegno di sviluppo economico attraverso le garanzie finanziarie (del Fondo e della Banca Mondiale) al finanziamento interno degli investimenti pubblici. Caffè presentò le dimissioni dal Servizio Studi della Banca d’Italia nel 1954 per dedicarsi all’insegnamento universitario e fu nominato consulente economico del governatore presso lo stesso servizio fino al 1969 (Caffè, p. 890). Dal 1965 al 1975 fu direttore dell’Ente per gli

                                                            

                                                            

61

S. La Francesca, La politica economica del fascismo, Laterza, Bari 1972 p. 73 e seguenti

Fanfani,Scelte politiche e fatti economici dal secondo dopoguerra ai nostri giorni, Giappichelli, ristampa aggiornata, Torino 1998, p. 30 e seguenti

15

63 P. Ciocca, Ricchi per sempre ? Bollati Boringhieri, Torino, 2007 p. 236 e seguenti

 

studi monetari bancari e finanziari ‘L. Einaudi’ promuovendo così la ricerca economica in vari modi, tra cui il finanziamento di borse di studio e di perfezionamento di giovani studiosi italiani all’estero (Caffè, p. 848). L’insegnamento universitario a Messina, Bologna e Roma fu in un certo senso una missione umana oltre che scientifica di diffusione della cultura economica […] “Un professore non è un conferenziere, non parla a sconosciuti che con tutta probabilità non vedrà più. Un professore, come tu ben sai, dialoga con i suoi studenti dei quali conosce spesso tutto o quasi tutto: problemi e speranze, capacità e lacune, ansie e incertezze. Li assiste nei loro bisogni. Li segue lungo una strada che può finire il giorno dell’esame ma che può andare avanti fino alla laurea ed oltre[[…]] Temo che non riuscirò a rassegnarmi mai a questa perdita” […] (Caffè, p. 404).

particolarmente allettato da questi argomenti di natura generale, ma rimase sempre concentrato sui temi concreti del benessere dei lavoratori. Come, dalla fine degli anni 1950 al 1962 l’Italia passò dal ‘miracolo economico’e ‘l’oscar per la moneta’ alle preoccupazioni per la ‘congiuntura’, l’inflazione, il saldo di parte corrente e l’esportazione di capitali non è oggetto di analisi in questa sede. E’ comunque probabile che, a parte i cambiamenti politici intervenuti e i nuovi orientamenti di politica economica rivolti al maggiore intervento dello stato nell’economia attraverso la programmazione e la nazionalizzazione delle società elettriche65, a parte ciò la piena capacità produttiva realizzata negli impianti anche riguardo al lavoro – come testimoniato tra l’altro dalle imponenti migrazioni interne dal Meridione al Nord – non poteva che fare aumentare i salari in modo molto veloce e far decelerare i profitti, sebbene in modo moderato. La risposta della politica economica, dal lato monetario, fu assai dura. […] “La Banca d’Italia diretta da Guido Carli – succeduto nel 1960 quale governatore a Menichella – non poté astenersi dall’impiegare l’unico strumento antinflazionistico di cui la politica economica disponeva: la restrizione

monetaria e creditizia”66. D’altra parte la fuga di capitali in cerca di rendimenti più alti e sicuri all’estero poneva già le basi per un rallentamento dell’economia negli anni successivi. Cosa dovette sembrare a Caffè questo scenario? Probabilmente come un ‘Dum Romae consulitur, expugnatur Saguntum’, cioè mentre si discuteva di programmazione e di nazionalizzazioni – vanamente come si vide in seguito per l’esecuzione assai difettosa di entrambi i provvedimenti difettosa certo, anche se non necessariamente per colpa dei loro proponenti – i lavoratori iniziavano a sentire gli effetti del peggioramento congiunturale e si ponevano le basi per nuove strozzature dell’offerta con i suoi corollari, inflazione e disoccupazione. Ci sembra dunque che Caffè comprese che occorreva rafforzare la difesa dei lavoratori, in tutti i modi possibili.

L’interesse e la partecipazione per i Come agì? Lo fece nei due modi per temi del mondo del lavoro lui possibili: informando l’opinione precedettero senza dubbio il pubblica attraverso gli interventi sulla passaggio alla vita accademica (Caffè, stampa e rafforzando la p. 129 e seguenti). Ci piace pensare consapevolezza dei lavoratori della che questo suo coinvolgimento nella situazione attraverso lezioni ai politica economica dell’occupazione, sindacalisti. Quali era la situazione dei salari e del benessere dei italiana tra il 1970 e la metà degli anni lavoratori trovarono più spazio nelle 1980?67 Come la spiegava Caffè ai suoi ricerche e negli interventi di Caffè, allievi e ai lavoratori? una volta che poté dedicarsi allo Un modo canonico di vedere la studio e alla ricerca finalizzati                                                                   situazione creatasi in Italia in quel all’insegnamento universitario. D’altra pubblicato nel 1977 […]Ma poiché, nel documento al quale sto riferendomi [Sintesi del periodo è di considerarla un episodio parte è interessante il fatto che                                                              mentre studiosi di posizioni politiche primo programma economico nazionale del 66 1972 nostra nota] si procede invece con P. Ciocca, Ricchi, op.cit p.259 Sui cordiali a lui prossime si occupavano l’indicazione di tutta una serie di cose rapporti con il governatore Baffi si veda per estesamente dei temi della desiderabili in astratto , ma velleitarie in esempio G. Amari e N. Rocchi, Federico Caffè, programmazione economica (Caffè, p. concreto, non ritengo che che esso possa op.cit. p. 407 e seguenti 41)64. Caffè non sembrò

                                                             64

G. Fuà e P.Sylos-Labini, Idee per la programmazione economica, Laterza, Bari 1963. Nel 1974 Caffè scrisse un articolo, poi

essere di ulteriore ausilio in quanto intendo dire”.

65 T. Fanfani, Scelte politiche op cit. p.124 e seguenti

16

67

Si veda la ricostruzione interpretativa e l’utile cronologia in S. Rossi, La politica economica italiana, Laterza, Roma-Bari 2008 p. 183 3 seguenti

 

di dis-equibrio interno ed esterno di tipo inflazionistico con associata svalutazione della moneta. Dal punto di vista della politica economica si agì su tre fronti: moderare le richieste salariali aiutando la redistribuzione del reddito con un aumento della spesa pubblica sociale, maggiore rigore della politica monetaria e tentativo di imbrigliamento delle cause della svalutazione della lira e dell’inflazione interna con il progressivo avvicinamento al ‘serpente monetario europeo’, cioè un accordo internazionale a livello europeo per una fluttuazione limitata dei cambi. Già nel 1969 la distribuzione del reddito stava andando nel senso di un aumento dei redditi dei lavoratori sia in termini di pensioni (5 febbraio sciopero per la riforma delle pensioni) sia in termini di retribuzioni (11 settembre sciopero nazionale dei metalmeccanici e inizio dell’”autunno caldo”) con un contratto (firmato il 21 e 22 dicembre) fortemente premiante per i lavoratori sia in termini retributivi che normativi. Nel 1970 la tendenza sembra continuare con l’approvazione della legge detta Statuto dei Lavoratori (14 maggio) e nel 1971 il sindacato si riorganizza in fabbrica, introducendo delegati, consigli di fabbrica e di zona. All’inizio del 1973 si verifica la chiusura del mercato dei cambi e la svalutazione della lira (13 febbraio) pur aderendo in regime di fluttuazione libero allo SME e verso la fine dell’anno (22 a 24 dicembre) l’OPEC decide, all’indomani della Guerra del Kippur (6 a 22 ottobre) e della riduzione delle forniture del 5% (17 ottobre), di aumentare in modo molto forte il prezzo del greggio. Nel 1974 il trend prosegue con l’approvazione riforma sanitaria (31 luglio) e nel 1975 sindacati e Confindustria approvano il

‘punto unico di contingenza’ (25 gennaio) mentre il partito comunista riporterà un forte progresso elettorale (15 e 16 giugno). Solo nel 1976 il governo approverà un ‘piano di austerità’ economica (8 ottobre). A ciò farà seguito nel 1978 (14 febbraio) un piano di rigore economico proposto e approvato dai tre sindacati confederali. Sarà solo nel 1983 (22 gennaio) che il governo riuscirà ad ottenere l’accordo dei sindacati con il piano della Confindustria sulla riduzione del punto di contingenza e sul blocco della contrattazione salariale per 18 mesi. Il referendum abrogativo del decreto sulla scala mobile proposto nel 1984 (27 luglio) dal partito comunista italiano verrà rigettato nel 1985 (10 giugno). Il terrorismo, che ha imperversato in tutti questi anni, si rivela ancora una volta in quell’anno (27 marzo) con l’assassinio di Enzo Tarantelli, uno degli allievi prediletti da Caffè, sostenitore del ‘no’ al quesito referendario. Una interpretazione ‘autentica’ del pensiero di Caffè su come si sarebbe dovuto agire in quegli anni si ritrova forse nell’opera di Tarantelli stesso. Anche se la posizione di Caffè su questo tema è stata, come vedremo, più sfumata e complessa più per ragioni di ordine politico che di ordine economico. […]“[Qui si] propone una teoria dell’inflazione e delle aspettative inflazionistiche, del reddito e della sua distribuzione in cui c’è un ruolo del sindacato e, più in generale, dei sistemi di relazioni industriali.[…].[…]Nel corso di questi anni lo stesso materiale [di questa ricerca] è stato discusso in un seminario dell’Istituto di Politica Economica diretto da Federico Caffè 17

(Caffè, op.cit. p. 150 e seguenti) […][…]. Ho tentato di applicare le implicazioni della teoria sviluppata in questo lavoro all’economia italiana con una proposta sulla ‘predeterminazione’ o programmazione dell’inflazione e della scala mobile[…].[…] Su questa proposta si divise, purtroppo, in due tronconi la linea politica dei tre maggiori sindacati italiani. Poi si ruppe anche formalmente la Confederazione Unitaria del Sindacato[…]. (Caffè, p. 611 e seguenti)68 Una menzione particolare deve essere fatta della denuncia dei mali della classe politica come contrapposta alla pazienza della società civile: […]“Così, “il nodo energetico”, “il programma per la casa”, “il Mezzogiorno”, “la lotta contro l’evasione fiscale”, “i problemi dell’industria pubblica e privata”, “il rilancio dell’agricoltura” sono temi ricorrenti delle “strategie di medio e lungo periodo” prospettate nelle dichiarazioni programmatiche enunciate nel succedersi dei vari

                                                            

68 In effetti la posizione di Caffè fu più sfumata e almeno apparentemente contraddittoria. Infatti egli dichiara il proprio voto per il sì al referendum abrogativo della norma che riduceva l’indicizzazione dei salari per opporsi all’’opzione involutiva [che il referendum stesso, come quello sulla ‘legge truffa’, sottintendeva].” F. Caffè, Scritti quotidiani, op.cit. p. 112. Ma, circa nello stesso periodo di tempo, incalzato da Valentino Parlato in un’intervista sul ‘conflitto ammaestrabile’ afferma:” […] Nella teoria economica e in politica economica il conflitto può essere guidato, nel senso di essere assoggettato a leggi e istituzioni preesistenti e non inventate al momento. Ma c’è di più; lo sforzo di Tarantelli è stato quello di rendere il conflitto riguardante il lavoro, un elemento endogeno dell’analisi economica.[…] Ibid. p. 144

Conclusioni

 

governi, con una iterazione evocatrice dei “pericoli e sfide degli anni Ottanta”; impegnata a ricercare “la pace sociale”, senza indulgere a “un facile assistenzialismo”;garante della “ricerca di regole di giustizia come permessa alla solidarietà richiesta per superare i difficili passaggi che ci attendono (1979). Ma l’impegno ad affrontare “il problema energetico con decisione e priorità assoluta”; la constatazione “della estrema gravità del problema della casa”, con conseguente impegno governativo a presentare “un insieme di regole organiche finalizzate al finanziamento del settore”; la prospettata adozione di “misure e interventi aventi come obiettivo centrale la riduzione del deficit agroalimentare”, l’individuazione particolareggiata dei problemi non risolti del Mezzogiorno si riscontrano nel documento programmatico più recente (luglio 1981); confermando, appunto, quella impressione di intenzionalità incapace i significativi avanzamenti nelle pur valide direttive di volta in volta tracciate. E’ un procedere che, con un richiamo robertsoniano,ad Alice nel paese delle meraviglie, può paragonarsi al modo di agire di chi “perseguiva sostenendo ora una parte ora l’altro del dialogo, in una animata discussione tra sé e sé”[…] (Caffè, p. 338 e seguente).

che non hanno gli strumenti analitici adatti per ribattere alla cultura economica dominante e al conformismo della pubblicistica più o meno specializzata. A questo proposito ci sembra opportuno citare un tentativo di sintesi. “In due secoli [l’economia di mercato] è stata capace, si, di moltiplicare per dieci il reddito medio di una popolazione mondiale salita da 1,5 a 6 miliari di persone. Ma ciò è avvenuto al costo di una instabilità radicata, forse inestirpabile: inflazione e deflazione, bolle finanziarie, recessioni e disoccupazione, per Caffè il massimo dei mali[…] l’uno per cento più benestante dei cittadini del mondo (circa 50 milioni di persone) percepisce redditi complessivamente superiori a quelli della metà più povera (3 miliardi di persone) dell’intero genere umano”.70

Conclusioni

Abbiamo visto che il punto fondamentale del pensiero di Caffè è l’operare per il benessere dei meno privilegiati nella società, attraverso una politica economica di lungo termine volta a favorire gli investimenti. Inoltre, si deve agire nel breve termine con provvedimenti ad La rivolta morale che Caffè provò nei hoc per rimediare al meglio le disuguaglianze economiche e sociali confronti delle ricette del “[…] implicite nel liberismo economico keynesismo inteso in termini di assoluto. In effetti la recessione e la medicina militare; per qualsiasi malattia si dà l’olio di ricino, così per depressione, come del resto 71 qualsiasi malessere dell’economia si dà l’inflazione e l’iperinflazione, sono in 69 una botta, un freno alla domanda” si primo luogo eventi dell’economia espresse, come di consueto, in un                                                              fattivo intervento in aiuto di coloro 70 P. Ciocca, Introduzione a F. Caffè, Scritti

                                                             69

F. Caffé, Scritti quotidiani, op.cit p. 127

quotidiani, op.cit. p.8 71

F. Caffé, Scritti quotidiani, op.cit p. 34

18

reale dovuti allo squilibrio più o meno intenso tra la domanda e l’offerta aggregata. I fenomeni monetari hanno importanza nel garantire il quadro di riferimento entro il quale la crescita e la distribuzione del reddito possono realizzarsi in modo fluido. D’altra parte, la Borsa, molto spesso, viene meno al suo compito di finanziare progetti di investimento economicamente validi e si riduce a un gioco di speculazione. Non di rado i governi e i loro tecnici agiscono da ignoranti e demagoghi, dimenticando la situazione dei più deboli, cioè di coloro i quali, con i loro salari e stipendi, non arrivano alla fine del mese; e privilegiando invece le facili ricette anti-inflazionistiche derivanti dalle mode monetariste. E’ da rigettare quindi la fede irragionevole nella capacità del libero mercato di autoregolarsi sempre e comunque. L’interesse di tutti si traduce nella applicazione meccanica della teoria quantitativa della moneta e dei prezzi per cui l’unico compito delle autorità consiste nel mantenere costante (o al più dosare) la moneta immessa nell’economia nella credenza che ciò garantirà l’equilibrio interno ed esterno del sistema economico. Come abbiamo visto, a Caffè piaceva molto l’affermazione keynesiana che, a lungo andare, le idee prevalgono sugli interessi. Dal nostro punto di vista niente potrebbe descrivere meglio il suo anti-materialismo - che sia materialismo naturalistico di tipo leopardiano o storico-dialettico sul modello marxiano. Non possiamo sfuggire all’idea che questa opinione si ricollegasse in Caffè al Vangelo di Giovanni “In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus

 

erat Verbum”72. E ci chiediamo se questa non è stata la radice ultima del suo pensiero e il motivo del fatto che “[…]non era triste o pessimista nelle sue visioni come potrebbe apparire ad un’analisi superficiale dei suoi scritti”[…]73. Forse, tornando indietro con la mente nel tempo e nel pensiero cercò una fine non traumatica e il più possibile serena per se e per i suoi cari nella tradizione delle più grandi figure dell’umanità74.

• (riproduzione riservata)

                                                            

72 Giovanni, I,1 Si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Prologo_del_Vangel o_secondo_Giovanni 73

V. supra nota 35

74

Deuteronomio 34,5-7 ”Mosè, servo del Signore, morì là nel paese di Moav, secondo il volere del Signore. Lo seppellì nella valle , nel paese di Moav, davanti a Beth Pe’or e nessuno conobbe mai il luogo della sua sepoltura fino ad oggi. Mosè aveva centoventi anni quando morì, ma il suo occhio non era velato né la sua freschezza era venuta meno”. Si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Mos%C3%A8

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