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May 23, 2017 | Autor: Anna D'ascenzio | Categoria: Neoliberalism, Railway History--18th and early 19th Centuries, Privatization, Trade Policy
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MaTriX Proposte per un approccio interdisciplinare allo studio delle istituzioni A cura di: Giuseppe Ambrosino e Loris De Nardi

Contributi di: Giuseppe Ambrosino, Alessandro Arienzo, Simona Berhe, Alessandro Buono, Anna D’Ascenzio, Giacomo Demarchi, Loris De Nardi, Francesco Di Chiara, Simona Fazio, Elisabetta Fiocchi Malaspina, Enrico Gargiulo, Alessandro Giovanazzi, Filippo Gorla, Javier López Alós, Andrea Mariuzzo, Salvatore Mura, Massimiliano Paniga, Belinda Rodríguez Arrocha, Beatrice Saletti.

Comitato dei referees: Marcella Aglietti, Livio Antonielli, José Manuel de Bernardo Ares, Maria Luisa Betri, Pierre Bonin, Francesco Bonini, Cinzia Cremonini, Federico Cresti, Francesco Di Donato, Javier García Martín, Germano Maifreda, Stefano Mannoni, Roberto Martucci, Guido Melis, Emanuele Pagano, Salvatore Palidda, Beatrice Pasciuta, Andrea Romano, Pietro Saitta, Francesco Soddu, Marco Soresina, Giovanni Tessitore, Antonio Trampus, Alessandro Vanoli, Gian Maria Varanini, José Luis Villacañas Berlanga.

QuiEdit Verona 2015

Il presente volume fa parte delle attività scientifiche ed editoriali dell’Associazione «MaTriX. Laboratorio di Storia, Sociologia e Scienza delle Istituzioni» con sede in Via Giovanni XXIII 13\C, 20866 Carnate (MB), codice fiscale 94058130157. Comitato scientifico: Giuseppe Ambrosino (coordinatore), Loris De Nardi (coordinatore), Simona Berhe, Alessandro Buono, Giacomo Demarchi, Francesco Di Chiara, Simona Fazio, Salvatore Mura. ‫٭‬ I contributi pubblicati in questo volume sono stati sottoposti a un duplice processo di valutazione. Ogni articolo sottoposto per la pubblicazione è stato valutato dapprima dai curatori, che ne hanno giudicato la congruità scientifica rispetto ai fini del progetto MaTriX e, in seguito all’esito positivo, è stato sottoposto alla valutazione anonima da parte di peer reviewers, scelti all’interno del comitato dei referees in base all’argomento dell’articolo. Ogni articolo è corredato di: un abstract in inglese, parole chiave in inglese, un breve profilo biografico di ciascun autore in italiano. ‫٭‬ Il presente volume è stato pubblicato grazie al contributo dell’Associazione «MaTriX. Laboratorio di Storia, Sociologia e Scienza delle Istituzioni» e degli studiosi che aderiscono al progetto MaTriX, fra i quali figurano tutti gli autori degli articoli raccolti in questa sede. ‫٭‬ Copyright© by QuiEdit s.n.c. Verona, via S. Francesco, 7- Bolzano, piazza Duomo 3 - Italy www.quiedit.it e-mail: [email protected] Edizione I - Anno 2015. Finito di stampare nel mese di giugno 2015 ISBN: 978-88-6464-320-5 Immagine di copertina: Colori primari La riproduzione per uso personale, conformemente alla convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie ed artistiche, è consentita esclusivamente nei limiti del 15%.

Indice del volume Ringraziamenti .......................................................................................... 9 INTRODUZIONE Progetto MaTriX. Numero 0 di Giuseppe Ambrosino e Loris De Nardi .................................................. 11 PARTE I STRATEGIE POLITICHE E GOVERNANCE DELLE ISTITUZIONI Ragion di stato democratica e governance delle emergenze di Alessandro Arienzo ............................................................................... 17 «Mandalo incontinente a pigliare et fagli dare quattro tracti di corda». Qualche osservazione sui rapporti tra i duchi e l’amministrazione estense nel tardo Quattrocento, a partire dal Caleffini di Beatrice Saletti ....................................................................................... 35 Il governo straordinario e la “pazienza dei vassalli”. Riflessioni attorno alla “crisi politica generale” del Seicento di Alessandro Buono .................................................................................. 57 La costruzione del consenso come strategia politica e strumento di governo: Francisco de Benavides de la Cueva, conte di Santo Stefano, viceré di Sicilia (1679-1687) di Loris De Nardi ..................................................................................... 77

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Governare la transizione. La monarchia francese durante la reggenza di Philippe d’Orléans (1715-1723) di Giuseppe Ambrosino .............................................................................. 99 I consigli di prefettura del Regno d’Italia napoleonico. I multiformi ordinamenti civili italiani all’incontro con l’uniformità del modello francese di Alessandro Giovanazzi ........................................................................ 121 Istituzioni filantropiche ed amministrazione dei luoghi di pena nel Regno delle Due Sicilie. L’esperienza palermitana e la Deputazione di Santa Maria di Visita Carceri (1827-1838) di Simona Fazio....................................................................................... 139 Politiche universitarie e selezione pubblica della comunità scientifica. Forme e funzioni del reclutamento accademico dall’Unità alla Seconda guerra mondiale di Andrea Mariuzzo ................................................................................ 159 Cessione di un ramo d’amianto. La strategia di privatizzazione delle FF. SS. di Anna D’Ascenzio ................................................................................ 177 Amministrare nell’ombra. Discrezionalità e opacità nella gestione della sicurezza di Enrico Gargiulo ................................................................................... 195

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PARTE II IDEE NUOVE E POLITICHE INNOVATIVE Le corti sovrane della prima età moderna e la dottrina giuridica: centri di produzione ed interpretazione del diritto. Il caso siciliano di Francesco Di Chiara ............................................................................ 221 Conflictos jurisdiccionales entre la Iglesia y la justicia secular en la monarquía española: la doctrina jurídica de los siglos XVI y XVII di Belinda Rodríguez Arrocha .................................................................. 241 Modelli di traduzione e transfert nella storia del diritto internazionale: alcune osservazioni preliminari di Elisabetta Fiocchi Malaspina ............................................................... 261 ¿Por qué fue abolida asì la Inquisición? Regalismo y nacionalización de la censura social en la Revolución liberal española di Javier López Alós ................................................................................ 279 Il funzionario pubblico nella Spagna fra Otto e Novecento. Logiche corporative e istituzionali fra tecnica e politica (18981936) di Giacomo Demarchi ............................................................................... 297 Le commissioni del dopoguerra e la questione coloniale: il caso libico di Simona Berhe ....................................................................................... 317

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Per un’evoluzione del concetto di fascismo come totalitarismo imperfetto. Il rapporto tra élite istituzionale e popolo nel Dizionario di politica (1940) di Filippo Gorla ....................................................................................... 335 Assistenza e partiti politici. La Dc e la sinistra nel Parlamento repubblicano (1946-1953) di Massimiliano Paniga ............................................................................ 351 Ipotesi per un approccio interdisciplinare allo studio della storia della legislazione di Salvatore Mura .................................................................................... 375 CONCLUSIONI Prospettive di interdisciplinarità di Giuseppe Ambrosino e Loris De Nardi ............................................... 393 English summaries and keywords ...................................................... 403 Notizie sugli autori ............................................................................... 421 Notizie sui referees ............................................................................... 427

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Cessione di un ramo d’amianto La strategia di privatizzazione delle FF. SS. Anna D’Ascenzio

Introduzione Il sottoscritto nei primi mesi del 1971 veniva assunto dall’Ente Ferrovie dello Stato [FF.SS.] con la qualifica di operaio, […] adibito a svolgere la relativa mansione presso il sito di Officine Grandi Riparazioni [OGR] di Torino, presso le quali egli ha continuato a svolgere la sua attività lavorativa fino alla metà del 1978 per essere poi trasferito presso l’officina della stazione ferroviaria di Campo di Marte in Firenze. […] Nelle Grandi Officine Riparazioni di Torino […] faceva parte di una squadra che si occupava di rimontare tutta la pannellatura, che veniva incastonata in una struttura in amianto1, per poi essere ulteriormente spruzzata in amianto. […] Ha svolto queste mansioni per circa 7 anni e mezzo. […] Successivamente a metà del 1978, […] venne trasferito a Firenze. Nell’attività a Firenze […] si occupava di piccole riparazioni, anche qui con esposizione ad amianto, ancorché inferiore2.

L’amianto utilizzato presso i reparti delle OGR delle FF.SS. era di tipo crocidolite. La crocidolite è una miscela di riebekite e di asbesto, un anfibolo composto da fibre lineari e flessibili. Il minerale, il cui punto di fusione è 1190 gradi, è particolarmente resistente a stress meccanici e chimici. E’ stato impiegato nell’edilizia e nella meccanica. È comunemente conosciuto come amianto azzurro o amianto del capo. All’oggi, è certa la correlazione tra crocidolite e mesotelioma [CORLIANÒ 2012]. 2 Atto di esposto del Sig. Grimaldi Vincenzo, Osservatorio Nazionale sull’Amianto Onlus, Roma, 18 marzo del 2013, p. 1. 1

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Quanto qui riportato è l’estratto dell’esposto di un ex operaio ammalato di asbestosi presso le OGR di Torino e Firenze. L’esposto, nel suo essere verità giuridica, è stato uno strumento prezioso nella ricostruzione della vicenda amianto presso le OGR. Questo perché, all’oggi, non esistono dati ufficiali in merito al numero di ammalati e di patologie correlate, «finora si conoscono solo i numeri dei decessi dei lavoratori emiliano romagnoli, «[…] il 20 per cento del totale: oltre 200 persone»3. Nella schizofrenia del capitale non esiste la statistica di una malattia situata «nell’apparato stesso dello Stato» [DELEUZE/GUATTARI 1972, p. 288]. La statistica, in merito ai danni provocati alla salute umana dall’asbesto, è stata usata dalle FF.SS. come pratica di governo nel processo di indirizzo delle condotte individuali e collettive all’interno delle officine. Le FF.SS., in qualità di ente statale, hanno esercitato sulla popolazione operaia un potere discrezionale capace di negoziare «di volta in volta quello che compete […] e quello che non gli compete, quello che è pubblico e quello che è privato, che è statale e non lo è» [FOUCAULT 1978, p. 29]. Una tecnica di governo tardo-liberale in cui la posta in gioco è stata «l’introduzione dell’economia all’interno» [FOUCAULT 2004, p. 76] dello spazio dei diritti sindacali. Nel presente articolo, attraverso una genealogia4 della lotta all’amianto presso le OGR, si tenterà di decostruire le strategie delle FF.SS. nella

Del Bello L., L’amianto uccide ancora, in «www.sottobosco.info», 8 dicembre 2011. I dati utilizzati per la stesura del saggio sono stati raccolti in una ricerca sul biocidio da amianto. I dati sono stati raccolti insieme al gruppo di ricerca a cui appartengo cioè URIT (Unità di Ricerca di topografie sociali) Università Suor Orsola Benincasa di Napoli negli anni tra il 2011 e il 2013. Nella ricostruzione del fenomeno sono stati raccolti articoli di quotidiani locali e nazionale (l’Unità, La Repubblica e Il Corriere della Sera dal 1977 al 2006), atti amministrativi dal 1977 al 2010, vertenze sindacali in materia di amianto contro le FF.SS., dossier sull’amianto prodotti da Officine Grandi Riparazioni, la I° sentenza Eternit prodotta dal tribunale di Torino, le querele e gli esposti di parte degli ex operai OGR e dell’Isochimica. Sono state infine effettuale interviste a operai ed ex operai delle FF.SS., a politici e sindacalisti in qualità di testimoni privilegiati. 3 4

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vertenza per il diritto alla salute5. L’ipotesi è che, nella pratica di governo della contaminazione da asbesto, le FF.SS. abbiano sperimentato una “perimetrazione di morte” [MBEMBE 2003] attraverso la de-territorializzazione dello Stato sociale [BOURDIEU 2007]. Le FF.SS., facendo proprie le tecniche di gestione economica, hanno agito sulla «fame»6 da lavoro e il «costo»7 della salute, come pezzi di discorso nel controllo dei diritti dei lavoratori. Gli effetti di tale gestione sono stati: l’indebolimento della struttura sindacale e la riorganizzazione del trasporto pubblico con l’esternalizzazione di attività produttiva presso imprese terze.

Cronache di vittime d’amianto L’esposto di Vincenzo non è il solo; nella battaglia giudiziaria contro le FF.SS. sono spesso coinvolti interi nuclei familiari. Le polveri hanno contaminato intere famiglie, vivendo «una condizione che era la medesima anche degli altri dipendenti delle Ferrovie»8, producendo una prolificazione di «vittime dell’amianto»9. Nel caso di Angela Bonfiglioli, la contaminazione è diventata uno status giuridico ereditato durante la battaglia legale [BONANNI 2008] in seguito alla morte del genitore. Angela è la figlia di Bruno, un ex manutentore delle OGR di Bologna. Il padre «è rimasto ammalato per un anno e mezzo circa, […] ma prima di morire si è impegnato con forza nel processo penale contro nove fra dirigenti e funzionari delle Ferrovie. Lo ha fatto Atto di esposto del Sig. Grimaldi Vincenzo, op. cit., p. 2. Ibidem. 7 Dossier Amianto O.G.R. Bologna 1950-1996, in Alberelli A., Bonifiche dell’amianto presente sul materiale rotabile. Cronistoria di una costante crescita della consapevolezza del rischio attraverso il concreto contributo dei lavoratori, p. 3, Conferenza Nazionale sull’Amianto, Roma 1-5 marzo 1999. Consultabile al sito «www.Cgil.it». 8 Ibidem. 9 Atto di esposto del Sig. Grimaldi Vincenzo, op. cit., p. 1. 5 6

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[…] perché gli risultava inaccettabile pensare di essersi ammalato lavorando»10. Bruno è morto nel 2005, l’esposto presentava una diagnosi di mesotelioma pleurico. Ha ottenuto «un risarcimento imponente»11: 750 mila euro, una misura riparativa disposta dal Tribunale del lavoro di Bologna a carico di Ferrovie dello Stato12, perché la malattia era stata contratta nel processo tecnico-manutentivo. Dal 1962 al 1980, Bruno aveva respirato amianto. Tutti i giorni, la polvere del cantiere entrava nei polmoni. Egli resisteva cercando di «portare a casa lo stipendio»13. L’operaio resisteva al potere «concreto e preciso» [FOUCAULT 1997, p. 26] di una sostanza che nel tempo ha prodotto effetti di verità stratificata «molteplice e differenziata» [FOUCAULT 1997, p. 26]. Nel governo della verità14 le FF.SS. hanno a lungo prodotto anche sapere «stragiudiziale»15. La soluzione stragiudiziale è stata usata come strumento di compensazione economica e come pratica di censura. Ai giornalisti e ai sindacalisti presenti presso il tribunale di Bologna nel giorno della sentenza, Angela chiede contro questa tecnica di verità: «passi per il mio babbo che alle Officine materiale rotabile era stato assunto nel 1962. Ma quell’uomo, Annibale Doninelli, aveva iniziato a lavorare nelle OGR nel 1975: è impossibile che nessuno sapesse ancora niente sui terriGentile G., «La battaglia di mio padre, morto d’amianto», in «l’Unità», 28 giugno 2006. 11 Ibidem. 12 La legge n. 259 del 15 giugno 1905 istituì l’Amministrazione autonoma delle FF.SS. sotto la direzione del Ministero dei Lavori Pubblici. La denominazione di Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato, utilizzata de facto fino al 1950, fu formalizzata nel 1958 con l'ordine di servizio n. 85 del 1958. La legge del 17 maggio 1985 n. 210 trasformò l’azienda statale in Ente Ferrovie dello Stato, creando una controllata dal Ministero del Tesoro. La delibera del 12 agosto del 1992 trasformò l’Ente Ferrovie dello Stato in Ferrovie dello Stato ‒ Società di Trasporti e Servizi per azioni, sancendo l’inizio del processo di privatizzazione delle ferrovie. Tale processo si concluderà nel 2011. 13 Gentile G., «La battaglia di mio padre, morto d’amianto», op.cit.. 14 Amianto, morto un altro tecnico Ogr. Voleva denunciare le Officine, in «il Resto del Carlino», 7 febbraio 2014. 15 Ibidem. 10

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bili effetti dell’amianto»16. Va detto che la pericolosità dell’amianto era stata riconosciuta dai dirigenti delle OGR fin dal 1972, ma il rischio era narrato come inferiore a «bere un bicchiere di vino»17. Il sapere stragiudiziale ha accompagnato un legame governativo «di tipo sintetico» [FOUCAULT 1978, p. 15] instauratosi tra le FF.SS. e le organizzazioni sindacali di settore. Un legame meccanico che, in quanto tale, ha sempre avvertito minacce esterne e conflitti interni, le cui conseguenze presentano due aspetti: «si tratterà di individuare i pericoli […] e in secondo luogo, di sviluppare l’arte di manipolare i rapporti di forza che permetteranno» [FOUCAULT 1978, p. 15] all’ente statale di fare in modo che l’azienda conservi un legame di sovranità sui suoi dipendenti e il suo territorio. In quest’ottica il consiglio d’amministrazione (cda) delle FF.SS. – in collaborazione con le principali organizzazioni sindacali di settore: Sindacato ferrovieri italiani (SFI); Sindacati Autonomo Unificato Ferrovieri Italiani (SAUFI) e Sindacato Italiano Unitario Ferrovieri (SIUF) – approvò, nell’estate del ’72, un piano per la sicurezza nei reparti. Le rivendicazioni sindacali si concentrarono sulla richiesta di riduzione del rischio in avvolgeria e in manutenzione. Durante la trattativa sindacale fu approvato il monitoraggio delle polveri prevedendo la presenza del medico d’impianto e del tecnico di rilevazioni ambientali e stabilendo che le attività ambientali sarebbero state «concordate con le organizzazioni sindacali»18. In quel momento storico i sindacati erano alle prese con un altro investimento, e cioè l’ammodernamento per 2.000 miliardi di lire19, della rete al fine di potenziare la capacità di trasporto [MAGGIO 2013, p. 95].

Gentile G., «La battaglia di mio padre, morto d’amianto», op.cit.. La lunga storia della sconfitta contro l’amianto e c’erano una volta…le grandi officine riparazioni FS, in «www.controappuntoblog.org», 8 settembre 2012. 18 Dossier Amianto O.G.R. Bologna 1950-1996, in A. Alberelli, op. cit., p. 3. 19 Il piano integrativo fu ri-finanziato nel febbraio 1981 per un importo di 12.450 miliardi di lire. 16 17

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Le organizzazioni confederali, facendo proprio il discorso economico liberale, trasformarono il diritto alla salute in un costo sociale. La richiesta di nuovi aumenti salariali fu scambiata con la salute della popolazione delle OGR. La rinuncia a qualsiasi azione preventiva da parte dei sindacati fu usata dalle FF.SS. come: legittimazione del rischio e del pericolo nell’esistenza individuale, presumibilmente con il duplice obiettivo di promuovere la responsabilità e autocontrollo nel soggetto al contempo esonerando e sgravando le agenzie statali da compiti infinitamente più onerosi. Là dove non arriva la sicurezza, si spera infatti che arrivi la cultura del pericolo; e tuttavia, in un movimento a spirale, là dove c’è cultura del pericolo c’è domanda (e offerta discrezionale, per non dire arbitraria) di sicurezza, e si danno nuovi giochi tra sicurezza (prevenzione, disciplina, controllo non sono variazioni sul tema) e libertà [STANGHERLIN 2006, p. 135].

Questo fino al 1975, quando il cda decise che «i rotabili di nuova costruzione non dovevano essere più coibentati con amianto spruzzato»20: le notizie relative alla nocività dell’amianto erano ormai di dominio pubblico21. Ne seguì che i vertici delle FF.SS. «non negavaIvo, Marco e Sergio di Ancona, Le vedove dei ferrovieri di Foligno, in «Lotta Continua», 15 e 16 luglio 1979. 21 L’uso del minerale nelle FF.SS. è in realtà documentato fin dagli anni Quaranta. Le fibre furono utilizzate nella composizione di pannelli e fasce per le locomotive. Lo stesso materiale fu, in seguito a un incendio negli anni Cinquanta, utilizzato fino alla fine degli anni Settanta nella coibentazione delle carrozze viaggiatori [DIVERTITO 2009]. Della pericolosità dell’amianto e della necessità di tutelare i lavoratori le grandi multinazionali del settore erano consapevoli sin dall’emanazione del Regio Decreto n. 442 del 14 giugno 1909. Il regio decreto inserì la manipolazione dell’asbesto tra i lavori insalubri, pericolosi, vietati o sottoposti a speciali cautele. Tra questi anche i processi di filatura e tessitura. Sin dal 1943, gli enti preposti alla sorveglianza e alla tutela sul posto di lavoro, furono consapevoli del danno progresso da asbesto. In tal senso, la legge n. 455 estese l’assicurazione obbligatoria alle malattie professionali da asbesto e silicosi. Il dispositivo giuridico sancì l’obbligo per i datori di lavoro di denunciare all’Inail i casi di malattia professionale e le correlazioni con lavorazioni che potessero causare tali patologia. Nel 1960 l’International Agency for Cancer Research (Iarc) 20

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no la pericolosità della situazione»22 ma, di concerto con le organizzazioni sindacali, «ritenevano sufficiente dotare i lavoratori di protezioni adeguate»23. All’apparato statale non interessava negare il rischio insito nel processo produttivo, ma esercitare attraverso la verità «una sorte di pressione, un potere di costrizione» [FOUCAULT 2004, p. 9] sull’azione discorsiva dei sindacati. La strategia di governo cambiò quando la metà «dei lavoratori era già morta o ammalata»24. «Gli operai cominciarono a essere un problema»25, poiché attraverso lo sciopero invocavano una nuova «distribuzione istituzionale di verità» [FOUCAULT 2004, p. 9].

Genealogia della lotta all’amianto nelle Officine Grandi Riparazioni L’impianto discorsivo in merito alle tutele cambiò bruscamente in seguito alla distribuzione di un opuscolo ai cancelli delle OGR di Foligno26. Il documento, redatto dagli attivisti di Medicina Democratica, descriveva uno stato epidemiologico nelle OGR di Foligno allarmante. L’indice tumorale era più alto rispetto alla media cittadina. In alcuni reparti «ci sono più possibilità di morire di cancro che in tutto il resto della città. Il 2,4% in più di probabilità tra il ’65 e il ’74, il 3,4% in più tra il ’74 e il ’77. I reparti più nocivi sono l’avvolgeria (13 morti tra il ’67 e il ’77) con una media annuale organizzò una conferenza internazionale sul rischio amianto. Ancora nel 1964 il New York Times realizzo per edizione domenicale (quella più letta dai lavoratori) un’inchiesta sui danni da uso di asbesto nell’attività di costruzioni immobiliari [ALTOPIEDI/PANELLI 2014]. 22 Maranta F., Le carrozze d’amianto, in «www.globalproject.info», 28 giugno 2013. 23 Ibidem. 24 Romizi G., L’occhio puntato sulle grandi Officine, in «l’Unità», 8 luglio 1979. 25 Del Bello L., La memoria e la ferita delle Officine Grandi Riparazioni di Bologna, in «www.pubblicobene.it», Bologna, 2010. 26 Collettivo di Medicina democratica di Perugia, Grandi Riparazioni delle F.F.S.S.: un’altra fabbrica della morte, Perugia, 1979.

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dell’1,18, media aumentata sempre tra il ’74 e il ’77 (1,75), e le grandi riparazioni»27. SFI, SAUFI, SIUF, in una nota stampa (che trovò spazio anche tra le pagine del quotidiano comunista l’Unità)28, ribadirono la necessità della «socializzazione delle conoscenze e il massimo coinvolgimento dei lavoratori»29 poiché «nel settore degli investimenti produttivi la direzione dell’azienda ha […] dato piena soddisfazione a Cgil, Cisl e Uil»30 attraverso l’«ampliamento delle tecniche di profilassi, la presenza in officina di medici d’impianto e di tecnici per le rilevazioni ambientali»31. I risultati dell’indagine medica furono contestati dal sindacato confederale, ma sulle stesse bacheche aziendali, gli operai scrivevano di sentirsi «destinati a una morte da topo, soffocati ai polmoni»32. Quindi, l’inchiesta generò intorno al discorso amianto un fatto sociale nuovo. Le divergenze spinsero alcuni operai a protestare contro la Cgil33. Tra questi c’era il giovane Giovanni34: Io e i compagni non capivamo più nulla. Lo sciopero era riuscito al cento per cento, ma questa volta non c’era il mio sindacato. Il segretario ci aveva detto che né lui, ne i nostri rappresentanti avrebbero partecipato. Perché? Perché c’erano quelli di Medicina Democratica, gente estranea alla fabbrica. Nelle questioni di salute non ci

Ibidem. Mecucci G., A Foligno l’officina FS che produce cancro, in «l’Unità», 2 settembre 1979. 29 Una commissione accerterà se alle Grandi riparazione F.S. si può morire di cancro, in «l’Unità», 7 settembre 1979. 30 Nuovi investimenti, ma nessuna tutela della salute, in «l’Unità», 6 ottobre 1979. 31 Ivo, Marco e Sergio di Ancona, Le vedove dei ferrovieri di Foligno, op. cit.. 32 Intervista a Giuseppe, 65 anni, ex operaio OGR di Foligno ed ex iscritto Orsa (Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base - Ferrovie), 11 dicembre 2013. 33 Romizi G., L’occhio puntato sulle grandi Officine, in «l’Unità», 8 luglio 1979. 34 Giovanni, ormai un uomo anziano, è andato in pensione nel 2007 perché ammalato di asbestosi. 27 28

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sono estranei. […] Meno male, qualcuno aveva avuto il coraggio di aprirci gli occhi35.

A seguito di ciò si produsse uno scontro tra sindacati. C’era chi inveiva contro «gli attivisti di Medicina Democratica, sabotatori della fabbrica»36 e chi distribuiva «volantini che denunciavano la situazione»37. È Angelo a spiegarmi i motivi dello scontro: Le organizzazioni di base puntavano alla chiusura dei reparti in cui i processi produttivi erano ritenuti pericolosi per la salute umana. I sindacati confederali chiedevano, invece, la “sola” bonifica dei reparti “cancerogeni” e l’ampliamento di nuovi reparti all’interno degli stabilimenti38.

L’effetto dello sciopero fu tale che le vedove degli ex-operai OGR e i militanti dei Comitati di base39 (Cub) obbligarono i Consigli di fabbrica (CdF) a impostare una nuova vertenza in cui «anche una sola fibra di amianto era in grado di provocare il mesotelioma»40. Le richieste furono accolte anche dalla direzione aziendale, attraverso lo stanziamento di due miliardi di lire per la realizzazione di un nuovo reparto avvolgeria e la chiusura del reparto di coibentazione. La sospensione di tutta l’attività manutentiva fu motivata con «l’impossibilità di realizzare apposite aree adibite alla decoibentazione, […] per i notevoli costi e i lunghi tempi di realizzaGiovanni, 70 anni, ex operaio OGR di Santa Maria la Bruna, 4 luglio 2013. Collettivo di Medicina democratica di Perugia, Grandi Riparazioni delle F.F.S.S.: un’altra fabbrica della morte, op. cit.. 37 Ibidem. 38 Intervista ad Angelo, 55 anni, operaio delle FF.SS. e membro della Segretaria Nazionale Orsa (Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base - Ferrovie), 13 novembre 2013. 39 I comitati unitari di base (Cub) sono stati fondati da alcuni gruppi di operai sindacalizzati nella primavera del 1971. La nuova organizzazione sindacale si diffonde rapidamente nelle industrie del Nord, in particolare nelle industrie del triangolo industriale Milano-Torino-Genova intorno alla figura dell’operaio di massa. 40 Maranta F., Le carrozze d’amianto, op. cit.. 35 36

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zione»41. Il provvedimento si trasformò nella «storia della sconfitta»42 poiché, la riorganizzazione della fabbrica attraverso lo smantellamento del sistema manutentivo si tradusse nell’emarginazione degli operai più sindacalizzati e combattivi. Le FF.SS., esternalizzando il reparto di de coibentazione, avviarono «un piano decennale […] che si sarebbe dovuto avvalere […] di sei ditte esterne»43 per bonificare: «516 locomotive elettriche; 1002 mezzi leggeri elettrici; 271 mezzi leggeri termici; 4044 carrozze»44. In termini strettamente operativi, il piano straordinario aumentò i rischi di contagio, questo perché l’appalto, del valore di 70 miliardi l’anno, fu concesso a una ditta non presente nell’elenco dei fornitori manutentivi. Già il 25 novembre del 1983, 348 lavoratori delle OGR di Prato denunciarono le FF.SS. e un’azienda sub-fornitrice, la Isochimica S.p.A.45, all’Unità Sanitaria Locale poiché esistevano «situazioni di rischio nelle cabine di guida di alcuni mezzi di trazione» [NERI 2007, p. 16]. L’affidamento fu concesso «in base a due dichiarazioni di idoneità: la prima di Giovanni Notarangelo, segretario del servizio sanitario delle Ferrovie, finito in carcere per [lo scandalo de] “le lenzuola d’oro”46, l’altra sottoscritta dal dottor Serio, responsabile

Dossier Amianto O.G.R. Bologna 1950-1996, in A. Alberelli, op. cit., p. 3. La lunga storia della sconfitta contro l’amianto e c’erano una volta…le grandi officine riparazioni FS, in «www.controappuntoblog.org», op. cit.. 43 Dossier Amianto O.G.R. Bologna 1950-1996, in A. Alberelli, op. cit.. 44 Ibidem. 45 Sull’argomento cfr: Cipriani A., Appalti a Graziano, ennesima inchiesta, in «l’Unità», 1 dicembre 1988. Nel luglio del 1990, cinque funzionari delle FF.SS., Graziano e il direttore dello stabilimento Isochimica Vincenzo Izzo, furono tutti amnistiati dal reato di «lavorazioni pericolose». Sull’argomento: Sgherri G., Amianto: amnistiati gli imputati, in «l’Unità», 10 luglio 1990. 46 L’appalto Isochimica, del valore di 150 miliardi di lire, fu revocato in seguito allo scandalo delle “lenzuola d’oro”. Il fatto produsse l’azzeramento dei vertici delle Ferrovie dello Stato anticipando Tangentopoli di 10 anni. La guardia di finanza denunciò che le forniture di biancheria avvenivano attraverso una trattativa “al massimo rialzo” per effetto di un sistema di tangenti. Elio Graziano, ingegnere 41 42

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dell’igiene industriale delle FF.SS.». L’impresa Isochimica di Avellino operò in nero47 fino alla fine del 1982. Solo nei primi mesi del 198348, «il Comune di Avellino aveva concesso un’autorizzazione d’igiene per il solo trattamento di materiale ferroso (art 48 del D.P.R. 303/56), mentre l’allora USL4 aveva riconosciuto la regolarità nei processi di smaltimento»49. L’effetto fu la scoibentazione di «20 mila chili di amianto, con la polvere d’amianto versata nel fiume Sabato e nello stesso terreno dello stabilimento»50. Le ditte Isochimica s.p.a e Idaff s.p.a. diventarono note alle cronache giudiziarie dopo lo scandalo de “le lenzuola d’oro”. Lo scandalo fu anche l’occasione per sperimentare una pratica di consenso intorno alla privatizzazione delle FF.SS.. Renato Altissimo51, Segretario del Partito liberale, propose la riduzione dello spazio economico delle FF.SS. in un «alveo più accettabile»52 attraverso la «privatizzazione del set-

avellinese con un passato da chimico presso le OGR di Bologna, era proprietario degli stabilimenti Isochimica s.p.a. e Idaff S.p.A.. 47 Ispettorato provinciale di Avellino, Richiesta notizie sull’ex Stabilimento Isochimica sito in Pianodardine (AV), prot. n. 7616, Avellino, 28 giugno 1995, p. 1. 48 Ordinanza di chiusura della fabbrica Isochimica emessa dal Pretore di Firenze, Beniamino Deidda, 13 dicembre del 1988. Si tenga conto che nel 1981 è già scoppiato lo scandalo Eternit nel comune di Casal Monferrato. Sull’argomento cfr: ALTOPIEDI/PANELLI 2014. 49 Isochimica, in un documento le richieste degli ex operai, in «il Ciariaco», 17 novembre 2011. 50 Intervista a Francesco, 60 anni, medico, vice-Presidente ISDE (Associazione medici per l’ambiente), Salerno, 7 novembre 2013. 51 Renato Altissimo è stato segretario del Partito Liberale Italiano (PLI) dal 1986 al 1993. È stato Ministro della Sanità nel Governo Cossiga I, nei Governi Spadolini I e II, nel Governo Fanfani V. È stato Ministro dell’Industria nel Governo Craxi I. Nel 1993 è stato rinviato a giudizio per una tangente di 200 milioni di lire. In sede di patteggiamento ha ammesso l’illecito, avvenuto attraverso un pagamento in contanti. Sempre nel 1993 fu coinvolto nel processo Enimont per il quale è stato condannato a otto mesi di carcere nel giugno 1998. Nel 2004 è entrato nel nuovo Partito Liberale Italiano (allora gemellato con Forza Italia), con cui si è candidato nel 2006, senza essere eletto. 52 Cipriani A., Gli appalti d’oro delle Ferrovie, partono due nuove inchieste, in «l’Unità», 28 novembre 1988.

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tore»53. La proposta di privatizzazione ebbe l’effetto di occultare la lotta presso le OGR di Santa Maria la Bruna. Gli operai occuparono la fabbrica dopo aver saputo che venti operai erano risultati «positivi al test amianto»54. La denuncia dei reparti «avvelenati dall’amianto»55 trasformò gli operai in «nemici»56 delle FF.SS.. La memoria della «discriminazione aziendale»57 rese necessario l’uso dell’anonimato nelle successive attività di denuncia. Nei primi anni Novanta i giornali rivelarono che la sanificazione «delle carrozze si è dimostrata un fallimento: soltanto 700 carrozze sono state bonificate in tutto o in parte» [VACCARI 1995, p. 2]. La notizia fu confermata da una nota sindacale in cui l’azienda «per porre definitivamente fine alla presenza dell’amianto sul materiale rotabile»58, disponeva un piano di dismissione per «377 rotabili contenenti amianto nelle condotte vapore; 2146 rotabili contenenti amianto come coibente della cassa; 70 rotabili in particolare stato di degrado»59. Ancora in una lettera aziendale nel 22 giugno del 1995 le FF.SS. confermavano che: «i lavori […] effettuati ai rotabili prima del 1990, non offrono piena garanzia circa la completa eliminazione di tutto l’isolamento a base di amianto preesistente nei mezzi ancora circolanti»60. Infine nel 2008 l’amianto nelle carrozze è stato oggetto di un’inchiesta del settimanale Panorama. Nel reportage si denuncia un contratto di compravendita di vagoni infetti con i paesi dell’Europa dell’Est. Nella stessa inchiesta alcuni tecnici di Trenitalia s.p.a. confessarono che: «il processo di bonifica si è concluso definitivamente solo nel 2003»61. In Ibidem. Faenza V., 20 operai su 36 positivi «al test amianto», in «l’Unità», 28 luglio 1989. 55 Acconciamessa M., «Noi avvelenati dall’amianto», in «l’Unità», 28 febbraio 1989. 56 Faenza V., «Nemici dell’amianto? Attenti vi licenziamo», in«l’Unità», 19 settembre 1989. 57 Ibidem. 58 Dossier Amianto O.G.R. Bologna 1950-1996, in A. Alberelli, op. cit., p. 4. 59 Ibidem. 60 Rossito A., È arrivato un treno carico di...amianto, in «Panorama», 2008. 61 Ibidem. 53 54

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sintesi, il processo di dismissione delle carrozze d’amianto fu ultimato solo nel 2008, a 25 anni dalla prima vertenza sindacale, a 12 anni dalla legge che ne vietava l'uso.

L’uso del contagio d’amianto come shock discorsivo Nell’impresa statale la terziarizzazione del settore manutentivo accelerò la crisi del sistema “fordista”; ciò si tradusse nell’indebolimento delle aree più sindacalizzate al Nord e nella definizione di nuove relazioni industriali al Centro e nel Sud Italia. La richiesta di privatizzazione del trasporto pubblico su rotaie determinò la perdita del 40% dei posti di lavoro in ferrovia. Nell’azienda autonoma delle FF.SS. il personale ammontava a 216.310 unità; un primo decremento si ebbe già nel 1988, ma «all'inizio degli anni ’90 si avrà un vero e proprio esodo, proseguito fino alla metà degli anni ’90, che porterà la consistenza del personale FF.SS. a 112.018 unità nel 1999» [MANENTE 2007, p. 7]. I licenziamenti proseguirono anche nei primi anni del 2000, facendo diminuire l’organico dell’azienda fino a circa 100 mila unità nel 2003. La riduzione dello spazio economico dell’azienda si tradusse nel blocco delle assunzioni e in un piano di prepensionamento incentivato per criteri di anzianità. Dati i fatti, l’esternalizzazione dell’attività di de-coibentazione appare un’azione economica volta all’indebolito della rappresentanza sindacale, funzionale anche al più generale processo di riorganizzazione delle FF.SS. con la perdita di 104.292 posti di lavoro. Va detto che il processo di mobilità fu concertato con l’élite sindacale in una pratica di ri-territorializzazione sociale. Un processo economico e produttivo, cominciato negli anni Settanta e concluso nei primi anni Novanta dal Ministero del Tesoro, in cui si individuava la piccola impresa come soluzione economicamente “virtuosa”. L’attività manutentiva delle FF.SS. fu distribuita a ditte esterne, laboratori e fabbriche di piccole dimensioni, attraverso le quali si 189

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sperimentarono pratiche manageriali flessibili con l’eliminazione di gerarchie professionali e l’introduzione di procedure burocratiche snelle. In realtà, la sub-fornitura pubblica decollò grazie alla concessione di prestiti bancari a tassi contenuti e con l’introduzione di benefici fiscali da parte dello Stato. Nel gioco della contrattazione politica, gli enti di seconda dimensione (comuni e province) si esercitarono in un’intensa attività di concertazione con l’autorità centrale e il mondo del lavoro. In questo gioco, le piccole e medie imprese (PMI) diventarono oggetto di un’intensa promozione pubblica, alimentando un accordo sociale di cui si avvantaggiarono apparentemente anche i lavoratori delle comunità locali. In verità, fin dalla nascita le PMI manifestarono il carattere di “compromesso produttivo” tra la grande e la piccola impresa. L’accordo produttivo, i cui effetti economici hanno carattere sistemico, si regge ancora oggi su due aspetti essenziali: l’esonero fiscale attraverso pratiche di economia sommersa e la disapplicazione di tutte le norme a tutela della sicurezza sul lavoro. Il patto fiscale tra Stato e PMI fu necessario alla ri-perimetrazione di tutto lo stato sociale. Il ridimensionamento dello spazio sociale avvenne attraverso una tecnica di governo nota come fallimento dell’azione statale [WIESBROD 1988]; gli effetti furono la costruzione di una sovranità pubblica “al ribasso” e la riduzione dell’intervento pubblico nel welfare state. In questo senso, la sovranità statale – omologandosi alle tecniche di governo degli stati europei – aveva pianificato anche la dismissione dell’intervento pubblico dall’economia. Nella storia dell’amianto, la ri-perimetrazione della sovranità economica ha avuto effetti parossistici sulle OGR. L’esternalizzazione dell’attività manutentiva contribuì alla sottrazione di «potere del lavoro organizzato» [KUMAR 2000, p. 56]. Nel governo del processo di terziarizzazione, il cda esibì la stessa spregiudicatezza capitalistica dell’imprenditore delle grandi fabbriche del Nord, decentralizzando «la produzione e ricorrendo massicciamente

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al subappalto» poiché nell’attività di esternalizzazione le FF.SS. hanno intercettato «la minaccia dello Statuto dei lavoratori» [KUMAR 2000, p. 56]. Questo perché l’attore pubblico visse la legge 300 del 1970 (Statuto dei lavoratori), e in particolare le tutele alla salute contenute nell’articolo 962, come una minaccia alla produzione di profitto. In questo senso, la trasformazione discorsiva del rischio amianto in narrazione pandemica ha avvantaggiato il cda delle ferrovie e indebolito l’azione delle organizzazioni sindacali. L’azienda di trasporto ha saputo costruire un’azione discorsiva attraverso la contrapposizione tra rischio di lavoro e rischio d’amianto. Le diverse narrazione del rischio ha prodotto un controllo biopolitico sulla popolazione operaia generando un conflitto tra sindacati nella gestione della vertenza amianto. La stessa retorica è stata usata nella produzione di uno stato di soggezione anche nei confronti dell’impresa subfornitrice, posto che proprio la stessa «impresa subfornitrice si trova in una situazione di dipendenza economica esclusiva […] le cui decisioni possono determinare non solo il numero dei lavoratori, ma anche le politiche di formazione e dell’organizzazione del lavoro» [SUPIOT 2006, p. 35].

Conclusioni In sintesi, attraverso l’esternalizzazione le FF.SS. pianificarono una strategia industriale volta a controllare ed emarginare il potere sociale ed economico della forza lavoro. Tale strategia ha richiesto un processo di ri-territorializzazione della produzione di vita e di morte tra luoghi interni e luoghi esterni [MBEMBE 2003]. Articolo 9 dello Statuto dei lavoratori: «I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica». 62

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Sostenere che le FF.SS. abbiano esercitato una sovranità biopolitica, in cui sono state sperimentate tecniche discorsive per il controllo della vita e della morte della popolazione nelle OGR, significa restituire «la minuzia del sapere, un gran numero di materiali accumulati e pazienza» [FOUCAULT 1977, p. 29]. In una vicenda in cui l’anti-eroe è un attore statale, le vittime sono i viventi che diventano ostaggio della sovranità. Nella metamorfosi governamentale «buona parte del diritto del lavoro diviene inoperante» [SUPIOT 2006, p. 35], i confini diventano impalpabili nella definizione di «strutture di rappresentanza, confronto e negazione» [SUPIOT 2006, p. 35], l’attore pubblico in qualità di «interlocutore principale» [SUPIOT 2006, p. 35] dismette lo spazio pubblico sancendo la fine dello stato sociale [CASTEL 2007].

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