Fra tenebrismo veneto e naturalismo ferrarese,

September 2, 2017 | Autor: Cecilia Vicentini | Categoria: Art History, History of Collections, Collecting and Collections
Share Embed


Descrição do Produto

Cecilia Vicentini

158

1. Antonio Domenico Beverense, La Giustizia abbraccia la Pace alla presenza di Aurora. Brescia, Musei Civici di Arte e Storia, Pinacoteca Tosio Martinengo.

Cecilia Vicentini Fra tenebrismo veneto e naturalismo ferrarese, la collezione Bozza “letta” da Giacomo Parolini

Nel Fondo Notarile dell’Archivio di Stato di Ferrara, datato al 30 ottobre 1726, si conserva l’inventario dei beni della famiglia Bozza fra i quali spicca una ricca quadreria di gran pregio1. In questa sede si intende semplicemente presentare il documento, trascritto nella sola sezione relativa all’inventario delle pitture, corredato da qualche riflessione sulla formazione della raccolta e la sua presenza a Ferrara all’inizio del XVIII secolo, finora sconosciuta. Si rimanda ad altra sede una più attenta considerazione delle singole opere nel tentativo di comprenderne altresì, dove possibile, le rotte della dispersione. La valutazione dei dipinti venne affidata al pittore Giacomo Parolini che, a giudicare dalle descrizioni e dalle attribuzioni espresse, pare abbia condotto la perizia con buona accuratezza e abilità, d’altra parte egli non era nuovo a questo tipo di commissioni avendo già esaminato alcune delle gallerie più illustri in città a cavallo fra i due secoli2: tuttavia la chiosa tradisce qualche perplessità. Si esplicita infatti che «tutti li quadri» del marchese Angelo Bozza sono stati «stimati secondo la maestreria et arte con la quale sono stati dipinti, mantenuti, et ornati con sue cornici e senza alcun riguardo al nome delli autori nè alla scola d’onde derivano che come cosa incerta e di niun fondamento sì dichiariamo non aver avuto alcuna considerazione ma solo al puro dipinto e stato nel quale si trovano». La scelta di non curarsi degli autori per fornire una stima in denaro, nonostante le attribuzioni siano espresse per la maggior parte dei quadri, suggerisce che Parolini non stesse valutando i pezzi sulla base della propria capacità di riconoscimento in fatto di scuole e maniere ma che abbia misurato via via pareri suggeriti da altre fonti. Per un compito delicato come quello della quotazione dei dipinti, per cui le loro caratteristiche intrinseche andavano a combinarsi con una serie di variabili secondarie come il rapporto del perito

con il “cliente” o la finalità stessa della stima, era assai diffusa la pratica di sottoscrivere semplicemente cataloghi già “confezionati”, spesso ad arte, dalla famiglia proprietaria. Parolini si trovò quasi certamente a confrontare l’assetto settecentesco della collezione ferrarese sulla traccia di un vecchio inventario di casa, con tutta probabilità secentesco e veneziano, da completare con l’aggiunta delle componenti di ambito ferrarese. Non mancò tuttavia di esprimere in calce la sua perplessità, forse da considerare limitata ai nomi “forestieri” propostigli, essendo invece assai ferrato nell’individuare lo stile dei più importanti suoi predecessori della scuola locale. Forte del principio, ormai all’epoca diffuso, secondo cui, come asserisce con forza Algarotti seguito da Zanetti, a curarsi esclusivamente degli autori si corre il rischio di «ammirar» ottusamente «soltanto i nomi»3, Parolini si tolse dall’impiccio puntando l’attenzione sulla pregevolezza della fattura artistica. D’altro canto era noto quanto un buon perito di pitture non dovesse soltanto eccellere nel «fondamento dell’Arte» ma dovesse disporre in primis di «una grandissima pratica»4 che assicurasse una profonda conoscenza dei mezzi pittorici: e a Giacomo, questa proprio non mancava. Attivissimo pittore e decoratore a Ferrara fra gli ultimi decenni del Seicento e i primi del secolo successivo, si distinse anche per una singolare attività di restauratore5 che evidentemente gli garantì quella pragmatica competenza con le tecniche da sfoggiare in occasioni come questa. Egli puntualizza infatti, in chiosa al documento inventariale, che, oltre alla buona fattura dei dipinti, un valido parametro di valutazione era stata la loro situazione conservativa, stimata da occhi esperti. La diffusa tendenza ad avvalersi di pittori per la perizia di beni artistici, sia da parte di ricchi collezionisti impegnati in questioni ereditarie, che dei tribunali o del Monte di Pietà, li rese anche a Ferrara figure difficil-

mente inquadrabili professionalmente, a metà strada fra mercanti, connaisseurs e intermediari, sovente dal dubbio profilo etico. La mancanza altresì di organismi istituzionali, preposti da una parte a regolarne le effettive mansioni e dall’altra a vigilare su un onesto servizio, non fece altro che favorire questo continuo “adattarsi” alle contingenze, mettendo in campo sapere ed esperienza utili a trarre sempre nuovi benefici. Le Accademie erano ancora lontane da venire ma un anticipo si può scorgere in quella cosiddetta “Accademia del Disegno del Nudo” istituita nel 1704 proprio “nella stanza” di Giacomo Parolini che in città doveva quindi ricoprire un ruolo di tutto rispetto6. Fu forse per questa chiara fama che i Bozza lo scelsero per stimare la prestigiosa quadreria del marchese Angelo che, a giudicare dall’inventario, costituisce un unicum nel panorama ferrarese del primo Settecento. Si tratta infatti di una galleria di circa centosettanta pezzi la cui parte prevalente, derivante dalla collezione del ramo veneziano della famiglia, è costituita da preziosi dipinti di scuola veneta cinque e secentesca. A questo ricco sostrato si unì un più esiguo, ma altrettanto rilevante in termini di valore artistico, gruppo di quadri di pittura locale, rappresentata soprattutto dai due maggiori artisti del XVII secolo: Carlo Bononi e Scarsellino. Una sorta di “isola lagunare”, quindi, in un contesto cittadino in cui le maggiori quadrerie contavano al massimo qualche pezzo dei Bassano o del Veronese, più spesso evocati con copie di buona fattura per l’effettiva difficoltà di reperire gli originali. Anche nelle principali collezioni note della prima metà del secolo a Ferrara, quella di Giovanni Leccioli, del conte Ercole Antonio Riminaldi e del cardinale Girolamo Crispi, particolarmente aperte a un’ampia varietà di scuole, si evidenzia una preponderante componente romana o bolognese legata a logiche vicinanze territoriali o alla biografia dei proprietari che ne assem-

159

Cecilia Vicentini

160

blarono successivi nuclei peregrinando per diverse città7. Dato l’effettivo prezzo che il mercato assegnava agli autori veneziani, e ai maestri del Cinquecento in primo luogo, la quadreria Bozza sembra davvero brillare per un potenziale inestimabile, se solo Parolini si fosse espresso sulla base di un effettivo riconoscimento dell’autografia dei dipinti in rapporto a una ormai consacrata tendenza: gli altissimi costi della piazza lagunare spinti dalla rigidità dell’offerta in rapporto a una impazienza della domanda8. Tuttavia è possibile ricostruire con maggior attendibilità il nucleo veneto della collezione avvalendosi dell’inventario del 1680 relativo ai beni di Angelo Bozza, mercante di Bergamo, conservati nel palazzo, già Morosini, sulla fondamenta delle Erbe a Santa Marina, oggi distrutto: probabilmente il documento che Parolini aveva sottomano al momento della stima nel 1726 e già pubblicato in studi ormai datati9. L’albero genealogico della famiglia non è ben chiaro per cui non conosciamo i rapporti di parentela fra l’Angelo, morto nel 1680 a Venezia e l’Angelo morto nel 1726 a Ferrara, figlio di Alessandro del quale è nota invece qualche informazione in più. In alcune carte notarili degli anni Quaranta viene citato come «cittadino e mercante veneziano e cittadino di Ferrara», sposo di Lavinia Bonafè, figlia di Nicola e Anna Maria Ferragali. Dalla famiglia Bentivoglio, da cui in un primo momento acquisì un vasto corpo di terreno chiamato la Selva sotto la podesteria di Crespino, comprò nel 1627 il palazzo in cui vissero sia lui che il figlio e dove era allestita la collezione quando venne valutata. Si tratta del Casamento nel complesso di via Savonarola, «nella contrada di San Francesco in faccia alla chiesa di San Girolamo», alienato dalla marchesa Anna Strozzi ed Enzo Bentivoglio, di lei suocero, con l’assenso del figlio Cornelio per la somma di tremila scudi10. A rimarcare il costante e sempre vivo collegamento fra i due centri che caratterizzò la vita della famiglia Bozza è il fatto che, benché Alessandro avesse investito e acquistato casa a Ferrara, rogò testamento a Venezia nel 167811 probabilmente proprio nel palazzo da cui mosse, non sappiamo

quando ma sicuramente dopo il 1680, la quadreria. È da lì che giunsero nella città legatizia dipinti dei Palma, di Tiziano, dei Bassano, del Padovanino, del Tintoretto e di Andrea Schiavone, “nomi” necessari ad appagare l’ansia di emulazione verso le più tradizionali gallerie “dogali” del ricco ceto borghese veneziano di cui i Bozza, mercanti bergamaschi giunti in Laguna alla metà del Cinquecento, facevano parte. Ridolfi nel 1648 ricorda anche che nella residenza di Santa Marina faceva bella vista un mirabile soffitto affrescato dal Meldolla con Titone, Aurora, Bacco e altri dei, a suggerire un allestimento dei dipinti in un contesto particolarmente legato alla tradizione, in linea con quanto accadeva ai patrizi di antico lignaggio12. Va tuttavia rilevato come uno dei tratti distintivi della collezione Bozza durante il XVII secolo fosse derivato da una moderna sensibilità artistica dei proprietari pronti a collocare, accanto ai vecchi maestri, le opere della giovane scuola veneta che giunsero quindi a Ferrara tramite l’eredità di Angelo, forse per la prima volta. Come gli homines novi più intraprendenti, quali i Correggio, i Gozzi o i Bonfadini, spinti dal fervore di un rinnovamento del gusto, anche i Bozza aprirono le porte della loro galleria di recente formazione a tele di Antonio Zanchi, Sebastiano

2. Giovanni Battista Langetti, Flagellazione di Cristo. Mercato antiquario milanese (già).

Mazzoni, Matteo Ponzone, Pietro della Vecchia o Antonio Domenico Beverense. Ma non solo. Aggiornate e approfondite indagini sul collezionismo veneto hanno evidenziato come essi subirono con particolare intensità il fascino della moderna corrente dei tenebrosi dopo che dal 1665, grazie a un prolungato soggiorno di Luca Giordano in Laguna, conobbe una singolare fortuna13. In casa Bozza si registra infatti una notevole concentrazione di dipinti di questo genere rappresentato dai suoi massimi interpreti quali Salvator Rosa, Giovan Battista Langetti e Carl Loth, tutti facilmente identificabili nella residenza ferrarese. Parolini, nato a Ferrara ma formatosi a Bologna presso il Cignani, al momento della stima non ne dimostrò grande familiarità. Benché Baruffaldi documenti un breve soggiorno a Venezia nei primi anni ottanta del Seicento durante il quale Giacomo ebbe modo di conoscere i brani più alti del Rinascimento locale e distinguersi «per parlare con fondamento e dare un retto giudizio delle opere che vedeva», non dovette essere aggiornato su questo tipo di pittura14. Se infatti tendenzialmente cataloga questi dipinti come «di autori moderni di scuola veneziana», altre volte evita pure di ricondurli a un qualsiasi ambito di provenienza territoriale limitandosi ad an-

Fra tenebrismo veneto e naturalismo ferrarese, la collezione Bozza “letta” da Giacomo Parolini

notarne iconografie e dimensioni. È questo il caso del Beverense il quale, evidentemente molto apprezzato dai Bozza veneziani che ne contavano circa un decina di dipinti15, non viene mai individuato dal perito pittore, forse ancora impreparato a queste primizie artistiche. Nella loro nuova collocazione i quadri vennero distribuiti in tutti i locali del palazzo in San Francesco, dalla grande galleria ai mezzani, combinandosi con un gruppo di opere della prima maniera locale: diversi immancabili quadretti di Ippolito Scarsella e più rari dipinti per la devozione di Carlo Bononi. A questi si aggiunga una piccola rappresentanza della scuola cinquecentesca fra quadri di Bastarolo e Bastianino, anch’essi assai rari nelle abitazioni private in epoca legatizia. Isolati ma assai poco credibili, spiccano un Cosmè Tura e un Leonardo da Vinci. Una certa consapevolezza collezionistica dei proprietari consigliò evidentemente di esibire in continuità le opere affini, soprattutto nella galleria dove campeggiano i pezzi migliori, mantenendo, nei locali secondari, la coesione di elementi definiti da Parolini “compagni”. Così nella sala risultano esposti solo quadri veneti e nella prima camera in capo alla galleria si raccolgono esclusivamente i quattro della “scola di Paolo”, tutti con soggetti tratti dall’Antico Testamento, mentre venti dipinti di selvaggina e armi da caccia decorano le pareti della “camera da foco”. Interessante notare come le pitture della galleria si alternassero a sculture di bronzo o alabastro sorrette da piedistalli in finto ebano intarsiato e marmo rosso, ma soprattutto che il mobilio di questo ambiente si limitasse a qualche scranno ricoperto di tessuti preziosi, un clavicembalo e una spinetta, forse a suggerire la vicinanza di Angelo Bozza al mondo musicale.

Collezione del marchese Angelo Bozza, 1726 ASFe, ANA, Notaio Luppi Lorenzo Antonio, matr. 1228, P1 c.1r Stima della quadreria, che si ritrova nel casamento in Ferrara nella strada di san Francesco di contro alla chiesa dei Reverendissimi Padri Carmelitani Scalzi del fu illustrissimo signor marchese Angelo Bozza, che passò da questa a miglior vita li 14 ottobre prossimo passato del corrente anno, fatta da noi periti cioè il signor Giacomo Parolini pittore e me Giovan Battista Benetti perito ad instanza dell’illustrissimo signor conte Antonio Maria Bonacossi come marito dell’illustrissima signora contessa Eugenia Bozza e dell’illustrissimo signor Giovanni Francesco de Mussatti nobile padoano, come marito dell’illustrissima signora Isabella Bozza, ambedue figlie ed eredi del predetto signor marchese Angelo Bozza in vigore del suo testamento rogato il signor Giovan Battista Ruffini notaio….e questa stima vien fatta d’accordo noi periti per inserirla nell’inventario dell’eredità di detto signor marchese Bozza che si va facendo per rogito del signor Lorenzo Lupi notaio e prima: 1-Un quadro bislongo longo palmi dodeci et alto palmi 8 con sua cornice quale si crede di Palma Vecchio con un Cristo morto sostenuto et addorato da angeli, tutte figure del naturale giudichiamo valere scudi sesanta dico…60 2-Un ritratto al naturale d’una mezza figura di una giovane con una testa di morto nella man sinistra con una cornice bianca liscia e di figura della scola del Padoanino, alta palmi 6 per palmi 5 di valore…15 3-Un ritratto d’una mezza figura al naturale che rappresenta un vecchio con tre rame di dissaco con una cornice bianca e si giudica di mano del famoso Tiziani alto palmi 6 per palmi 5…50 4-Un quadro d’autor moderno della scola venetiana di mezza figura al naturale che è di Scisara inchiodato per mano di Sabin con cornice bianca alto palmi 8 per palmi 7…12 5-Un quadro d’autor incerto e moderno con due figure di due buffoni uno al naturale l’altro alterato di contorno con un paese e diversi animali e con cornice d’orata alto palmi 9 per palmi 6…6 6-Un quadro d’autor incerto dipinto con una strega al naturale di una meza figura con diversi instromenti matematici e libri figurati con cornice nera liscia perfilata alta palmi 4 per palmi 6…6 7-Un quadretto della Scola del Signor Carlo Bononi dipinto sull’asse col preseppe o sia Natività di Nostro Signore con cornice bianca alto palmi 2 per 1/2…8 8-Un quadretto in rame con Maria Vergine e suo Bambino con San Giuseppe e San Giovanni con cornice bianca della scola di Tiziano alto palmi 2 per palmi 3…6

c.1v 9-Un quadretto di Ippolito Scarsellini di Maria Vergine col Bambino, San Giuseppe e San Giovanni alto palmi 2 e palmi 1/2…12 10-Un quadro del medesimo Ipolito Scarselini di Gesù che fa oratione nell’orto con l’Angelo e tre Apostoli altezza palmi 4 per palmi 8…12 11-Un quadro d’autor incerto istoriato Caino et Abele con cornice nera alto palmi 4 per palmi 5…4 12-Un quadro di chiaro e scuro di mezze figure al naturale istoriato il Centurione del signor Carlo Bononi alto palmi 8 e largo palmi 9…10 13-Un quadro istoriato il Tempo con due mezze figure al naturale con cornice bianca alto palmi 6 per palmi 9…8 14-Un quadro istoriato Giacobbe, Isac, e Rachel con cornice bianca alto palmi 6 e longo palmi 8…8 15-Una Santa Maria Maddalena di cornice bianca si crede del Montini alto palmi 6 per 5…7 16-Un quadretto di Maria Vergine, San Giuseppe, San Domenico, San Francesco senza cornice d’Ippolito Scarselini alto palmi 21/2 per palmi 2…12 17-Un quadretto in asse col martirio di san Rasmo originale d’Ipolito Scarselini con cornice d’orata alto palmi 2 per palmi 11/2…9 18-Un quadretto in asse con una Beata Vergine, San Giuseppe et il Bambino con cornice dorata alto palmi 21/2 per palmi 11/2…3 19-Un quadretto in rame con un Ecce Omo d’autor fiamengo con cornice fint’ebben alto palmi 2 e palmi 11/2…3 20-Un quadro istoriato dabo tibi claves, con architettura, aria e angeli con cornice nera di pero perfilata d’oro alto palmi 8 per quadro che si crede del Ghisolfi…50 21-Un quadretto con San Girolamo contemplante il crocifisso con cornice d’orata originale di Ippolito Scarsellini alto palmi 2 per palmi 11/2…8 22-Un San Giovanni dipinto in rame con cornice dorata palmi 2 e palmi 11/2…8 23-Una testa con cornice dorata e intaglio palmi 21/2 per palmi due si crede sia scola del Bononi…1.50 24-Una flagellazione alla colonna che si crede del Langetti di meze figure al naturale con cornice dorata alto palmi 8 e palmi 61/2…24 26-Due quadri uno istoriato Rebecca e l’altro una turbine marittima d’autor incerto alto palmi 4 per palmi 10…14 27-Un San Francesco con cornice intagliata bianca alto palmi 4 per palmi 3…1.50 28-Una Pietà sul asse con cornice dorata alta palmi 3 per palmi 41/2 …6 29-Un San Michele con cornice dorata alto palmi 3 per palmi 2…6 30-Una testa d’un vecchio che è copia con cornice bianca palmi 31/2 per 2…1

161

Cecilia Vicentini

162

c.2r 31-Un ritrattino in asse con cornice adorata d’intaglio si crede di Leonardo da Vinci alto palmi 2 per palmi 11/2 …15 32-San Paolo eremita in rame con cornice dorata d’intaglio alto palmi 11/2 per palmi 1 di valore…1.50 33-Un ritratino d’un filosofo originale di Gosmo Tura con cornice meza dorata e cristalo palmi 1 e palmi 1/2 …2 34-Venere con il cingiale d’Adone con cornice dorata intagliata alta palmi 3 e palmi 4…4 35-Una carità con cornice dorata alta palmi 10 e palmi 6 si figura della Scola Veneziana…15 36-L’istoria della filia di Faraone in cornice d’intaglio dorata alta palmi 10 per palmi 12…16 37-Un Assunta di Maria Vergine con cornice di pero perfilata d’oro alta palmi 3 e palmi 12…6 38-Un ritratto d’un giovine con cornice dorata d’intaglio alto palmi 3 e palmi 5 si crede del Bastaroli…6 39-Un vecchio che pippa del Cremonesi…1 40-Un Dio d’Amor a cavallo d’un giumento con cornice bianca intagliata di Bastian Filippi alto palmi 7 per palmi 5…10 41-La Natività del Bambino Giesù con cornice bianca d’intaglio di Vincenzo Maffei alto palmi 7 e palmi 5…18 42-Un quadro di Mercurio et Argo di figura al naturale alto palmi 7 e palmi 6…24 43-Altro Mercurio con Argo con cornice nera di pero con filetto d’oro alto palmi 10 e palmi 8…12 45-Due quadri compagni si crede ambi di mano di Pietro della Vecchia istoriati l’uno l’istoria di Saule l’altro di Salomone con cornice d’intaglio dorate alti palmi 6 per quadro…24 Qui terminano li quadri della Galeria segue li quadri delle camere da ambi li cappi della medesima Galeria e prima 49-Quatro quadri compagni istoriati uno l’istoria di Mosè, il secondo di Agar e Ismaele il terzo d’Assuero con la regina d’Ester, il quarto il Giudicio di Salomone con cornici d’intaglio dorate alti palmi 6 per quadro si credono della Scola di Paolo c.2v 50-Un quadretto fatto di cimatura di seta con Giesù Giuseppe Maria con cornice bianca alto palmi 21/2 e palmi 3…1 51-Un quadretto in rame ornatto di cornice di ottone dorato con rapporto d’argento, con Giesù Giuseppe Maria e San Giovanni d’un palmo in circa di valore senza cornice e ornamento…2 52-Un quadro con la Natività di Nostro Signore figurato per copia di Giacomo da Bassano con cornice dorata alto palmi 4 per palmi 5…8 53-Un quadretino con una cornice dorata in figura d’un anconetta con Maria Vergine in

piedi col Bambino e san Giovanni et altro fanciulletto da piedi dipinto in asse di mano del Faccini detto il Cremonese alto palmi 21/2 per 1…3 59-Sottofinestre numero 6 con cornice nera di sei favole alto palmi 5 per palmi 6…3 66-Soprafinestre numero 7 di altre favole con cornice nera palmi 4 per 51/2 …3 Seguono li quadri della salla et prima 68-Due quadri di scolla Veneziana con figure al naturale uno col’carro di Giove e Deità e l’altro si crede istoria sacra di figure al naturale con cornice nera perfilata d’oro alti palmi 10 per quadro…16 72-Quatro soprausci compagni di scola Veneziana con figure al naturale uno con l’istoria dell’adultera un altro Dalida, il terzo Tobia il quarto la Samaritana con cornici nere segnate d’oro alti palmi 10 per palmi 6…20 74-Due quadri di scola Veneziana uno che rappresenta il Giudicio di Paride l’altro istoria di Noè con suoi fili con cornice nera con segni d’oro di palmi 10 per quadro…16 77-Altri tre quadri di diverse misure uno con una Flora l’altro con una Pace il terzo con Giuditta con sue cornici il tutto 6 Nella camera contigua alla detta salla 78-Un quadro con figure al naturale che rapresenta l’istoria di Tobia il vecchio con cinque figure della scola Veneziana palmi 8 per quadro…10 79-Un quadro istoriato Ercole con la clava al naturale credesi di mano del Cavlier Liberi con cornice nera palmi 8 per quadro…15 Nella camera contigua 84-Cinque quadri di ritrati con due cornici nere e tre dorate…3 c.3r 85-Un quadro di Maria Maddalena al naturale con cornice nera perfilata d’oro palmi 6 per palmi 5…6 86-Una testa al naturale di Maria Vergine con cornice dorata di altezza palmi 2 per palmi 3…2 Seguono li quadri nella camera scura delli armari per andare nel studio e prima 84-Un quadro istoriato al naturale di una Erodiade con una testa di San Giovanni con cornice all’antica alto palmi 6 per palmi 8…4 87-Un quadro con figurine della scuola del Bononi che è una gloria di Maria sempre Vergine con suo Bambino e San Giuseppe et al di sotto San Carlo e san Francesco con cornice nera segnata d’oro di misura palmi 4 per palmi 6…8 89-Due ritrati al naturale un con cornice et altro senza…4 Seguono li quadri ritrovati nella camera da foco delli padroni e studio contiguo e prima 109-Quadri numero 20 di diverse misure dove sono dipinte salvagine, armi con arnesi da caccia…10 115-Sei carte geografice con sue tele legni dipinti e pomoli adorati…12 Nel camerone sopra la strada a man destra

dell’intrata e prima 119-Quatro quadri compagni alle sottofinestre 121-Due quadri grandi istoriati con femine al naturale uno con cornice nera perfilato l’altro accordonato…16 Nell’altro camerone a sinistra della suddetta entratta e prima 122-Un quadro con un Ercole in piedi in atto di idolatrare con diverse figure al naturale si crede del Liberi con cornice nera di palmi 12…24 123-Un altro quadro in detta camera in figura ovatta con deità quasi al naturale con cornice nera palmi n.12 per palmi 9…12 Ne mezani a meza scala 124-Un quadro antico con Maria Vergine Annunciata con cornice di nogara di palmi 3 per palmi 4…2 136-Quadri picioli di diverse misure n.12…3 Ne mezani della servitù e prete 139-Tre quadri compagni uno che rapresenta la Comedia, l’altro l’Astrologia il terzo l’Istoria con cornice verda palmi 4 per palmi 6…2 c.3v 169-Diversi altri quadreti n. 30 di diverse misure…3.30 Sommano tutti li quadri che amobiliano il casamento dove abitava il predetto marchese Angelo Boza tutti stimati secondo la maestreria et arte con la quale sono stati dipinti, mantenuti, et ornati con sue cornici e senza alcun riguardo al nome delli autori nè alla scola d’onde derivano che come cosa incerta e di niun fondamento si dichiariamo non aver avuto alcuna considerazione ma solo al puro dipinto e stato nel quale si trovano e così d’accordo diciamo valere …785.80 scudi Io Giovan Battista Benetti uno delli due periti Io Giacomo Parolini professore perito eletto

1

ASFe, Archivio Notarile Antico, Luppi Lorenzo Antonio, matr. 228, P1, 1726, la quadreria viene stimata il 6 novembre 1726. Ringrazio Andrea Faoro per avermi gentilmente segnalato il documento. 2 Fra le tante, quella del dottore in legge Maurelio dalla Pellegrina nel 1706 e del vescovo Girolamo Crispi nel 1746. Per comprendere il contesto collezionistico ferrarese attraverso un repertorio di diversi documenti inventariali si segnala il volume L. Scardino e A. Faoro (a cura di), Quadri da stimarsi. Documenti per una storia del collezionismo d’arte a Ferrara nel Settecento, Ferrara 1996, in cui sono riportate le trascrizioni anche delle succitate quadrerie. 3 Opere del conte Francesco Algarotti, presso Carlo Palese, 1794, VI p. 33; A. M. Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de veneziani maestri libri cinque, Venezia 1771, p. VIII. 4 Sono le parole dell’agente toscano a Venezia Paolo del Sera riportate da Isabella Cecchini nel suo contributo I modi della circolazione dei dipinti in S. Mason, L. Borean (a cura di), Il collezionismo d’ar-

Fra tenebrismo veneto e naturalismo ferrarese, la collezione Bozza “letta” da Giacomo Parolini

te a Venezia. Il Seicento, Venezia 2007, pp. 141165. 5 Nel giugno del 1717 intervenne sul San Rocco di Guercino per il Comune di Ferrara. Cfr. N. Baruffaldi, Annali di Ferrara dal 1660 sino al 1720, 2 voll., BCAFe, Manoscritto Coll. Antonelli, 594, II, c. 260. 6 N. Baruffaldi, Annali di Ferrara dal 1660 sino al 1720, 2 voll., BCAFe, Manoscritto Coll. Antonelli, 594, II, c. 87. 7 Per queste collezioni si rimanda nuovamente a Quadri da stimarsi… cit., e precisamente alle pp. 74-87; 150-160; 87-124. 8 Per un’ampia e accurata trattazione di questi temi si vedano i volumi curati da Stefania Mason e Lin-

da Borean sul collezionismo a Venezia fra Cinque e Settecento. 9 Il documento si trova pubblicato in C. A. Levi, Le collezioni veneziane d’arte e di antichità dal secolo XIV ai nostri giorni, Venezia 1900, II pp. 64-66, poi ripreso in S. Savini Branca, Il collezionismo veneziano del Seicento, Padova 1964, pp. 155-157. 10 Sulle vicende del palazzo si rimanda a P. D. Ruo, Gli oratori della Casa della Missione e del Luogo Pio Degli Esposti nell’ex Palazzo Strozzi di Ferrara, in “Bollettino della Ferrariae Decus” 18, 2001, pp. 728. La residenza di Ferrara, come quella di Venezia in Santa Marina, viene lasciata in eredità ad Angelo Bozza insieme ad altri palazzi, uno a Chioggia, uno ad Adria e uno a Padova «quasi dirimpetto al

Santo al presente affittata». ASFe, Archivio Notarile Antivo, Luppi Lorenzo Antonio, matr. 228, P1, 1726. 12 C. Ridolfi, Le maraviglie dell’arte overo le vite degl’illustri pittori veneti e dello Stato, Venezia 1648, I p. 237. 13 S. Mason, Dallo studiolo al “camaron” dei quadri. Un itinerario per dipinti, disegni e stampe e qualche curiosità nelle collezioni della Venezia barocca, in Il collezionismo a Venezia… cit., p. 23. 14 G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi, 1697-1730, ed. Ferrara 1844-1846, II p. 319. 15 Per il Beverense, si veda il più recente contributo di D. Ton, Aggiornamento su Antonio Domenico Beverense, in “Arte Veneta” 66, 2009, pp. 154-161. 11

163

Lihat lebih banyak...

Comentários

Copyright © 2017 DADOSPDF Inc.