Giuda sintetica al Libro Rosso

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GUIDA ALLA LETTURA DEL LIBRO ROSSO DI C G JUNG









Akmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco VecchiettiAkmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco Vecchietti
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*Lo spirito di questo tempo consiste nel dominare ciò che in noi è umano, ossia ciò che da un punto di vista psicologico potremmo chiamare Io, lo spirito di questo tempo è determinato dall'utilità, il valore e la giustificazione. Per dirla in termini non utilizzati nel Liber novus, non è un discorso che si impone arbitrariamente, ma una Parola che indirizza il nostro sguardo al di là delle parole. Una caratteristica fondamentale di questo tempo è la desacralizzazione che l'uomo contemporaneo vive come un sintomo di scissione della coscienza, perché ciò che si conosce e ciò che si crede sono cose distinte: la separazione tra fede e conoscenza è un sintomo di quella scissione della coscienza che contrassegna lo stato spirituale turbato dei tempi nuovi. E' come se due persone rendessero testimonianza sullo stesso stato di fatto, ma ognuna dal suo punto di vista particolare; oppure come se la stessa persona tracciasse un'immagine della sua esperienza in due stati spirituali differenti. Il problema specifico di questo tempo è la scissione, che esige da parte di ognuno di noi un enorme lavoro di redenzione, di unificazione degli opposti, pena la catastrofe.
Lo spirito è un'inclinazione, una tendenza di origine e natura sentimentali, che agisce su basi inconsce esercitando una suggestione prepotente sugli spiriti più deboli e trascinandoli con sé. Se noi fossimo coscienti dello spirito del tempo, sapremmo bene che tendiamo a cercare una realtà fisica la spiegazione delle cose solo perché prima tale spiegazione si era cercata troppo nella sola realtà spirituale.
Il Liber novus afferma che c'è un altro spirito che domina la profondità dei nostri tempi, che è lo *spirito del profondo che toglie a Jung la fiducia nella scienza e negli ideali della nostra epoca e lo conduce alle cose ultime e più semplici. Il compimento dell'annuncio fondamentale dello spirito del profondo, ossia il senso superiore, richiederà l'apertura verso il mondo simbolico che si dà spontaneamente nella psiche. Lo spirito del profondo toglie all'Io la fiducia nella scienza e negli ideali di questo tempo. Ritirando la propria energia psichica da questi ideali, l'Io ripiega inevitabilmente sulle cose semplici, le cose ultime. Le due idee sono collegate, poiché l'energia psichica si riversa sul soggetto stesso e se l'Io assume l'atteggiamento corretto – di accettazione, di resa – l'energia psichica anima la profondità della psiche, il Sé, se vogliamo. Per questo sarà necessario andare nel deserto del Sé dove si ha un movimento inesorabile di spoliazione, nell'aridità interiore fin quando tutto rinverdirà.
Lo spirito del profondo mostra allo spirito di questo tempo che è necessario comprendere, non spiegare: la comprensione è possibilità di ritornare sulla via del senso superiore, mentre la spiegazione è arbitrio e assassinio. Il comprendere si riferisce a una comprensione "sintetica" – "olistica", e pertanto si applica a esperienze e intenzioni di oggettivazione, mentre lo spiegare comporta una comprensione di relazioni e cause e opera per via di analisi e astrazione. Dedicarsi alla spiegazione di qualcosa che si può solo comprendere significa uscire dalla sua comprensione.
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*il senso superiore (Ubersinn) è l'immagine di Dio che si scopre nel movimento, nella tensione e sintesi fra senso e assurdo. Nella teoria junghiana l'imago dei, l'immagine di Dio è simbolo del Sé. Ma questo non deve farci pensare che il Sé sia una realtà psichica di facile accesso, poiché, pur accettando questa idea, il nostro Io è una parte del Sé, sebbene non ne sia sempre consapevole. Dato che il senso superiore è la fusione degli opposti, ci ritroviamo davanti al paradosso che la sua Ombra, il nonsenso, è il suo opposto ma ne è anche una parte. Lo stesso paradosso, rispetto al Sé, venne formulato da Jung nella sua opera teorica: la totalità dell'anima, cioè il Sé, rappresenta una composizione di opposti. Anche il Sé non è reale senza un'Ombra. Nel suo correlato teologico, se Cristo è un parallelo del fenomeno psichico del Sé, l'Anticristo corrisponde all'Ombra del Sé, ossia alla metà oscura della totalità umana. Ma l'uomo totale riunisce entrambi gli opposti in un'unità paradossale. Ciò permette di capire come lo spirito di questo tempo possa riconoscere la grandezza e l'ampiezza del senso superiore, ma non la sua piccolezza. Per questo l'Io dovette bere la pozione amara di ciò che è ripugnante e piccolo, dell'assurdo dei valori riconosciuti di grandezza ed eroicità.
Il senso superiore non può essere spiegato, ma può essere compreso, perché è con la totalità della vita che lo si comprende. Ne consegue che gli uomini chiamati al senso superiore, potranno accedervi solo per mezzo del sacrificio, poiché solo il sacrificio rompe le catene di ferro dello spirito di questo tempo. Il sacrificio consiste nel viaggio nel deserto, ma non il deserto inteso in senso spaziale come fu per gli antichi, bensì il deserto interiore. E' lo spirito del profondo a governare la profondità degli eventi del mondo.
*Senso (Sinn): si intendono i valori e i principi vigenti. Ad esempio il senso è la ragione e ciò che è razionale.
*Assurdo (Widersinn): si intende l'opposto ai principi e ai valori vigenti. L'assurdo è l'opposto del senso, ovvero sarà tutto ciò che non è razionale (irrazionale).
*il Nonsenso (Unsinn) nasce quando il soggetto diventa unilaterale, sia nel senso che nell'assurdo.
Se il Dio è stato concepito soprattutto come razionale, bello e buono, il non razionale, brutto e cattivo sarà l'assurdo (Widersinn) e il senso superiore (Ubersinn) sarà il Dio buono-cattivo e bello-brutto, la sua immagine più completa.
Akmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco VecchiettiAkmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco VecchiettiSe nell'antichità Dio o il trascendente erano concepiti come realtà concrete e oggi, a causa di un crescente processo di astrazione, queste realtà sono svanite e hanno perso peso spirituale, la rinascita del divino deve attuarsi a livello intermedio della realtà animica, nella psiche. Ne consegue che il senso superiore può trascendere ciò che è psichico, ma sempre a partire da una presa di coscienza dl suo recupero.
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*Elia/Pensiero/Razionale: il prepensare/pensiero è veggente e impotente. Elia (il vecchio profeta) è il simbolo del prepensare e rappresenta il Logos poiché è un principio che significa comprensione, intuizione, previsione, ordinamento, saggezza. Il profeta non solo prevede, ma comprende e realizza ciò che prevede.
*Salomè/Sentimento/Razionale: il piacere/sentimento è potente e cieco. Salomè (il giovane) è il simbolo del piacere e rappresenta l'eros, pur contenendo in sé tutte le attività della psiche, è molto diverso, perché mentre il Logos dà forma, è il recipiente, l'eros è il vino che vi viene versato ed è ciò che riempie la forma, metaforicamente parlando. L'eros si manifesta come bramosia, desiderio, vigore, esuberanza, piacere, passione. Il fatto che Salomè sia cieca indica la sua incompletezza, poiché la cecità non dipende dalla sua condizione di eros, ma è dovuta a una mancanza nella costellazione psichica di Jung, in particolare negli uomini di scienza. L'individuo si sente ammaliato e sottomesso alla provocante immagine di Salomè.
Il piacere e il prepensare nell'uomo sono separati e hanno bisogno di essere congiunti. Oltre a Elia e a Salomè compare un terzo principio che è il serpente.
*Sensazione inferiore/serpente: il serpente è al tempo stesso estraneo e collegato al piacere e al prepensare. Il serpente esprime la natura ctonia che affluisce all'uomo dalla Madre Terra che lo nutre. Il serpente è inquietante e rappresenta tutto ciò che di malvagio e oscuro è tipico tanto del Logos quanto dell'eros. La psiche o "vita psichica" è come un serpente, inafferrabile, mutevole, fondamento di tutte le funzioni, in definitiva il tòpos da cui tutto nasce e in cui tutto si dissolve.
Jung osserva che sembrerebbe il serpente a indurre l'uomo all'unilateralità e a diventare schiavo di un principio, il prepensare, o dell'altro il piacere. E' evidente che, così come non è possibile vivere con un solo principio, poiché abbiamo bisogno di entrambi, non si può neppure stare in entrambi contemporaneamente. I vecchi e i filosofi sono coloro che si affidano al pensiero a scapito del sentimento, i giovani e i ciechi sono coloro che si affidano al sentimento a scapito del pensiero. Ma il testo di Jung fa osservare che la vita ha la natura del serpente e perciò non è solo un avversario, ma anche un ponte che collega destra (pensiero) e sinistra (sentimento).
Elia e Salomè vivono in un luogo insieme oscuro e chiaro; la parte oscura appartiene al prepensiero e chi lo abita ha bisogno di vedere; invece chi dimora nella parte del piacere non ha bisogno della vista e della luce.
Il pensatore deve cercare di concepire il piacere come l'inizio della via che deve percorrere e colui che sente deve fare altrettanto con il pensare. Jung osserva che, essendo orientato al pensiero, il suo principio avverso era il piacere e gli è apparso nella figura di Salomè.
E' attraverso la sua *Intuizione superiore, il pensare, rappresentato da Elia, che Jung può accedere al proprio piacere indifferenziato e compiere la propria trasformazione. E' fondamentale comprendere che a fornirgli la chiave è stato Elia e si tratta forse della chiave di tutto il processo descritto nel Libro rosso: "la riconoscerai dal suo amore". Sarà l'amore a permettergli di trasformare il sentimento ed elevarlo oltre il piacere.
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*La spiritualità è femminile, concepisce e accoglie
La spiritualità dell'uomo è più celeste e procede verso ciò che è grande
La spiritualità della donna è più terrena e procede verso ciò che è piccolo

*La sessualità è maschile ed è il padre terreno
La sessualità dell'uomo è più terrena
La sessualità della donna è più spirituale
Il mondo degli dèi si manifesta nella spiritualità (dèi celesti) e nella sessualità (dèi terreni).
Spiritualità e sessualità non sono proprietà dell'essere umano, ma demoni potenti o manifestazioni degli dèi che possiedono gli uomini. Quando l'uomo invoca la sessualità, il fallo la pone fra l'essere umano e la terra e quando invoca la spiritualità, la madre la pone fra il cielo e la terra.
Se non si considerano la spiritualità e la sessualità come demoni pericolosi e inevitabili, da cui però è necessario differenziarsi, si cade nel pleroma. A causa della debolezza dell'uomo, del suo essere individuo, è necessaria la comunione, che può essere nel segno spirituale della madre o in quello sessuale del fallo. La comunione e l'essere soli sono opposti complementari: la prima è profondità e mantiene e ci dà il calore, la seconda è elevazione, aggiunge e ci dà la luce. La comunione pur proteggendo l'uomo dai demoni, può anche assorbirlo. Per questo l'autentica partecipazione dell'individuo alla comunione si realizza mediante il suo processo di individuazione.
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Il campo del Sé si trova al di sotto del campo archetipico, noi viviamo il Sé non solo come centro della psiche, ma anche come la totalità trasgressiva della personalità, che nella centroversione dirige lo sviluppo dell'Io e l'individuazione e che all'unità tra i processi vitali dell'individuo e il suo confronto col mondo imprime in larga misura la direzione che il destino esige. Il Sé è particolarmente chiarificatore, perché si trova al limite della sfera personale. Con archetipico si intende, ad esempio, un oggetto che richiama e fa pensare a qualcos'altro. Il Sé è il centro dell'individuo, il nucleo specificamente individuale della personalità, la cosa che ci è più propria, e al tempo stesso ha carattere archetipico, cioè appartiene alla realtà extrapersonale ed è, per esempio come simbolo della divinità, simbolo del non-personale. Perciò la divinità è sempre dentro e fuori, e il Sé, come centro della psiche, è in quanto divinità anche il "creatore del mondo".
Il campo del Sé si trova "al di sotto" del campo archetipico, ciò significa che corrisponde figurativamente a uno strato più profondo. Ciò significa che l'onnipresente campo archetipico, mediante il campo del Sé viene unificato in uno schema superiore che esso costruisce in processi ascendenti, per esempio nel cosiddetto sviluppo naturale degli esseri viventi e nella storia evolutiva della coscienza.
In biologia, le specie o il gruppo sono determinati da campi guida che noi chiamiamo istinti e si tratta di campi di conoscenza "estranea" contro i quali si muove l'individuo animale. Il fatto che gli istinti siano relativamente rigidi significa che il campo guida è in se limitato e occupa solo un determinato settore del campo archetipico unitario, in cui non esiste ancora la contrapposizione interno-esterno. Se invece il campo archetipico includesse il campo del Sé (strato ordinatore più profondo), a un mutamento del campo del mondo vi potrebbe essere, come reazione, un corrispondente mutamento del campo psichico-organico.
Nel campo ordinatore più profondo, che chiamiamo campo del Sé, si esplica un'attività ordinatrice creativa e spontanea, ben diversa dall'ordine fisso e rigido rappresentato dal campo guida "istinto" della struttura archetipica in sé.
Quando per esempio, nella sfera psichica, diciamo che l'archetipo ha compensato uno stato cosciente, dovremmo precisare meglio questa affermazione rilevando che il campo archetipico viene diretto, in quanto è dal campo del Sé che parte l'attivazione dell'archetipo compensatore. Cioè la regolazione non proviene dall'archetipo, bensì dal Sé che è conoscenza anonima e acentrata e si presenta come Sé centrato e conoscenza centrata solo in determinate condizioni.
Questo campo del Sé racchiude la conoscenza degli archetipi per loro natura trasgressivi. Il campo del Sé è sovraordinato al campo archetipico e può muoversi, rispetto al rapporto interno-esterno, più liberamente che non il campo ristretto della struttura archetipica, di volta in volta delimitata in sé stessa.
Akmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco VecchiettiAkmé – Copyright 2015 – Luca Martini Marco VecchiettiOgni campo conoscitivo possiede nessi e delimitazioni specifiche: esso si costituisce tra un essere vivente e una porzione di mondo che si presenta come ambiente. La differenza tra popoli primitivi e popoli evoluti, consiste nelle diverse dimensioni di quella parte di mondo che l'esperienza riesce ad abbracciare. Nell'uomo l'elasticità e la capacità di ampliamento sono strettamente connesse alla formazione della coscienza dell'Io, poiché la capacità di adattarsi al mutare del campo del mondo, e quindi avere un'esperienza del mondo variabile ed estensibile, è uno dei presupposti della coscienza ed è proprio ciò che distingue specificatamente l'uomo dagli altri esseri viventi.
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45_AKME_GUIDA ALLA LETTURA DEL LIBRO ROSSO DI C G JUNG

Pag. 2 a 10


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