Guerra e pace al tempo di Ramesse

July 23, 2017 | Autor: Alessandro Roccati | Categoria: Ancient Egyptian History
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Guerra e pace al tempo di Ramesse ALESSANDRO ROCCATI

Università di Roma "La Sapienza" La tematizzazione degli eventi, reali o immaginari, si afferma in Egitto nel II millennio a.C, sviluppandosi dalla ritualità delle azioni e delle opere che predomina durante l'Età Menfita per concentrarsi sulla funzionalità dei medesimi. A livello terreno viene elaborata una mitografia della regalità, che trova una delle sue più alte espressioni nell'epopea celebrativa della battaglia combattuta tra Ramesse II e l'esercito hittita. L'impatto della celebrazione della Battaglia di Qadesh non rimase senza eco tra i contemporanei. Un copista della Storia di Sinuhe vissuto al tempo di Ramesse II - lo scriba del celebre Ostracon dell'Ashmolean Museum di Oxford1 - sostituì la città di Qadesh alla meno nota Qedem, dove Sinuhe si diresse durante la fuga. Qadesh era dunque sulle bocche di tutti, e non solo a Tebe ed Abido, dove si sono conservate numerose le riproduzioni monumentali del poema, che del resto era recitato pubblicamente in determinate ricorrenze rituali. Vi son tracce indirette della diffusione di edizioni monumentali anche nel nord. La Battaglia di Qadesh è solo uno dei temi propagandistici che furono ripresi in templi del tempo; essa si accompagna alle stele del matrimonio, così definite per la celebrazione delle nozze del faraone con più di una principessa asiatica, e alla Benedizione di Ptah, esaltazione dei benefici di una situazione pacifica. Un frammento epigrafico della Benedizione di Ptah è stato rinvenuto a Tebtunis2, nel Faium, e non si può escludere che questo testo fosse anche qui accompagnato dagli altri due, celebrativi della Battaglia e degli sponsali. In Nubia è pervenuto intatto il patrimonio decorativo concernente questi temi depositato all'interno del tempio di Abu Simbel. Pure qui non è improbabile l'esistenza di altre copie non conservate. Ad esempio una potrebbe esser stata dedicata nella città di Napata, presso il Gebel Barkal, dove Ramesse II ampliò l'importante tempio di Amon, il cui impianto ricalca i santuari tebani. A Napata il predecessore Thutmosi III non aveva forse dedicato la stele di vittoria, ora conservata nel Museum of Fine Arts a Boston? In questa stele si commemoravano tra le altre le vittorie contro lo stato di Mitanni, avversario dell'Egitto a quel tempo. Una stele simile di Thutmosi III è stata scoperta a Buto3, nell'estremo nord dell'Egitto, e le campagne di questo faraone sono ricordate, come è noto, nella "sala degli annali" all'interno del tempio di Amon a Karnak. Propaganda o letteratura di stato, il Poema di Qadesh e gli altri testi servirono ad unificare sul vastissimo spazio soggetto al faraone l'attenzione di milioni di sudditi, a guisa di una effettiva epopea nazionale, quale non era mai stata attuata in Egitto per l'innanzi, e non insensibile a temi vicino-orientali che facevano oramai parte del bagaglio culturale cosmopolita4. 1

J. Barns, The Ashmolean Ostracon of Sinuhe, Oxford 1952. S. Donadoni, Un frammento di stele ramesside dai Kiman Fares, in ... ir a buscar lena (Studi Lopez), Barcellona 2001, 99-101. 3 Shafia Bedier, Ein Stiftungsdekret Thutmosis' III. aus Buto: Bulletin of the Center of Papyrological Studies, Cairo 20 (1994) 1-23 (36-49). 4 I. Shirun-Grumach, Kadesh Inscription and Königsnovelle, Proceedings of the Seventh International Congress of Egyptologists, Cambridge, 3-9 September 1995 (C.J. Eyre ed.) (OLA 82), Leuven 1998, 1067-1073 1

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Alessandro Roccati La composizione elaborata di testo e immagine è stata messa in evidenza da tempo3, con un effetto simile a quello di un film sonoro. Esso si accompagna effettivamente alla politica linguistica6 per divulgare, con il neoegizio, una lingua comune di comunicazione allargata, che possa anche sostituirsi a quella di minoranze incluse oramai nell'"impero" ramesside. Unica nota diversa in questo contesto omogeneo è l'opposizione/contrasto con il mondo hittita, presente quale avversario nella Battaglia di Qadesh, e come socio nel Trattato di Pace, il quale peraltro entra oramai a far parte dell'orizzonte egiziano. In tale modo l'evento bellico era bilanciato da rapporti pacifici. Questo equilibrio è sancito dalla corrispondenza diplomatica trovata nella capitale hittita e inviata dal faraone, dalla regina e dal principe ereditario ai loro omologhi della corte hittita, secondo un rigido protocollo7: si tratta degli stessi personaggi che sono raffigurati in Egitto nelle statue ufficiali, ad esempio quella famosa nel Museo Egizio di Torino. Il mezzo adottato è qui la strumentazione con tavolette d'argilla incise in scrittura cuneiforme e in lingua accadica, eccezionalmente hittita. Nei testi è però dato spazio inusitato alla trascrizione di titoli egizi - oltre ai nomi regali — o alla loro traduzione precisa, un fatto che non trova precedenti riscontri. Tale momento di confronto conduce a presumere che alla base vi fosse una concezione universale quale è rappresentata dall'accettazione della scrittura cuneiforme e della lingua accadica per comunicare. Il contatto ad alto livello si esplicava egualmente nello scambio di messaggeri, di medici, di idoli8. Le informazioni sulla Battaglia di Qadesh, presenti sia pure con una valutazione diversa negli archivi hittiti, comportano la novità nella documentazione disponibile di avere un evento descritto da punti di vista diversi, indipendenti, o quanto meno sottoposti a distinti ideologie e condizionamenti. Un confronto del genere non è ancora adeguatamente sviluppato tra discipline parallele come l'hittitologia e l'egittologia, e si ravvisa l'opportunità di conciliare una visione storica con una visione politica9. Il faraone è il motore della storia per gli egiziani, secondo le trasformazioni dell'antico dogma che fa dell'Egitto il centro del mondo, ma è chiaro che gli altri popoli, come gli Hittiti, debbono possedere un'altra ragione sulla natura degli eventi, e darne quindi un'interpretazione differente, di qui la necessità di elaborare in antico una soluzione universale. Una simile sostituzione di una cultura innovativa ad un'altra precedente conservativa, dove quella nuova si presenta come assai più diffusa e allargata, trova una corrispondenza in quel periodo soprattutto nello spazio egeo con il subentrare della civiltà micenea e della sua lingua protogreca a quella minoica. Allora non soltanto la documentazione egea fornisce un quadro equivalente, ma sono le fonti egizie che accolgono un concerto di paesi, di popoli, di città stato, di immaginario etnografico più vicino a quanto ci è proposto dall'epos. Anche perché il tipo di società egizia che ci trasmette queste osservazioni è indubbiamente divenuto più simile alla realtà egea osservata. Questi scenari di globalizzazione sarebbero stati 5

R. Tefnin, Image, Ecriture, Récit. A propos des représentations de la bataille de Qadesh: GM 47 (1981)55-76 6 A. Roccati, La lingua diffusa. Politica e lingua nell'Egitto ramesside: PdP 268 (1993) 26-37. 7 E. Edel, Die ägyptisch-hethitische Korrespondenz aus Boghazköi in babylonischer und hethitischer Sprache, Opladen 1994. 8 E. Edel, Ägyptische Ärzte und ägyptische Medizin am hethitischen Königshof, R.W.A.W. Vorträge G 205, Opladen 1976. 9 M.G. Hasel, Domination & Resistance: Egyptian Military Activity in the Southern Levant, 1300-1185 BC, London 1998

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sconvolti di lì a poco dalle migrazioni dei "popoli del mare", delle stirpi doriche, di invasori dell'Anatolia, che avrebbero affermato il concetto di popoli rispetto a quello più antico di territori.

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