Il pensiero moderno e contemporaneo secondo J. Maritain

May 23, 2017 | Autor: Samuele Pinna | Categoria: History, Philosophy, Metaphysics, Jacques Maritain
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RTM (2013)178, 263-271

SAMUELE PINNA

Il pensiero moderno e contemporaneo secondo J. Maritain

IL

PENSIERO MODERNO

Si rimane stupiti dinnanzi a questo primo agile volume1 di Piero Viotto – già docente di pedagogia all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato scientifico dell’Institut International Jacques Maritain – nel quale viene proposta una storia della filosofia, a partire dalle opere di J. Maritain, sulla genesi e sulla crisi della modernità. L’A., nell’Avvertenza preliminare, ricorda che ha lavorato sui 65 volumi dell’Opera Omnia del filosofo francese («che raccoglie libri, articoli, saggi, conferenze e recensioni che vanno dal 1913 al 1973»)2 e precisa che ha usato questi materiali a prescindere dalla cronologia della loro pubblicazione. Nel filosofo francese, infatti, il pensiero procede con continui approfondimenti senza soluzione di continuità e senza contraddizioni. La qualità di questo libro consiste nella fusione tra l’acribia ermeneutica di Viotto e ciò che intende esprimere Maritain nei suoi scritti, che l’A. conosce così in profondità da ripresentarli in modo chiaro ed efficace. «Non si tratta dunque di una mia storia della filosofia – commenta –, ma di una storia della filosofia secondo Maritain, costruita sulla base di tutti gli scritti del filosofo».3 AlSamuele Pinna, teologo, sacerdote dell’Arcidiocesi di Milano. 1 P. VIOTTO, Il pensiero moderno secondo J. Maritain, Città Nuova, Roma 2011, pp. 266. 2 Ibid., 7. 3 Ibid., 11.

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cuni pensatori – come R. Cartesio, G. Berkeley, B. Spinoza, D. Hume, G.W. Leibniz o J.-J. Rousseau, per non citarne che alcuni – sono studiati più di altri da Maritain.4 Viotto riconsegna con fedeltà questo dato e, benché debba cedere a qualche semplificazione, riesce a non creare disomogeneità nel volume. La struttura del volume

L’A. inizia nella sua trattazione non dai primi filosofi moderni, bensì traccia sinteticamente una storia della filosofia antica e medievale. Nell’Introduzione, dopo avere parlato della genesi del sapere filosofico – dai presocratici al neoplatonismo – considera l’impatto del cristianesimo sulla cultura, tracciando schematicamente i capisaldi della fede a partire dalla Scrittura e dalla Tradizione, sino ai commenti di alcuni Padri e agli scritti di diversi autori medievali. La presentazione del periodo storico antecedente al moderno risulta un aspetto imprescindibile del libro, senza il quale si faticherebbe a comprenderne il senso. Il motivo della scelta, infatti, è rintracciabile nelle opere di Maritain che, nell’analisi della modernità, espone e propone continui rimandi alla metafisica classica e al Medioevo, dove riferimenti irrinunciabili sono Aristotele e Tommaso d’Aquino. «D’altra parte – spiega Viotto – Maritain giudica e valuta i protagonisti della storia della filosofia proprio sulla base di Aristotele e di san Tommaso e vuole, con loro, ristabilire un’armonia tra le scienze e le saggezze, come nelle Somme medievali, contro la dissoluzione del sapere operata nell’Enciclopedia di Diderot e d’Alambert, che i mezzi attuali di comunicazione elettronica polverizzano ulteriormente».5 Così Viotto, nella Premessa, contro la dissoluzione del sapere, rileva la differenza tra scienza e saggezza. Si tratta di uno snodo de-

4 A tale proposito, scrive Maritain: «Passai molto tempo ad apprendere ciò che scrissero. Cartesio è un avversario che mi appassionò, Berkeley mi incantò, fui sul punto di essere conquistato da Spinoza, ammirai l’implacabile amarezza di Hume e il genio, un po’ troppo facile, di Leibniz» (cf. Le paysan de la Garonne, Desclée de Brouwer, Paris 1966, 802). 5 VIOTTO, Il pensiero moderno secondo J. Maritain, 11.

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cisivo nella prospettiva filosofica di Maritain,6 dove scienza descrive il fenomeno che esamina, mentre saggezza cerca di dare una spiegazione intellegibile di quel medesimo fatto. Maritain rivendica, così, alla saggezza il suo valore scientifico, ma precisa che nel linguaggio moderno, con la negazione della scientificità della filosofia, la parola scienza riguarda solo la conoscenza dei fenomeni. Distingue, inoltre, tra sapere teoretico (conoscere per conoscere, saggezza) e sapere pratico (conoscere per agire, etica, e conoscere per fare, arte). Tale sottolineatura al pensiero di Maritain risulta decisiva appunto per cogliere la portata della sua visione metafisica, che innerva l’analisi del pensiero dei singoli filosofi da lui recensiti. Tenendo tale prospettiva sullo sfondo, l’A. suddivide il volume in tre capitoli. Il primo tratta della nascita della modernità (l’Umanesimo, il Rinascimento e la Riforma, la politica senza morale – nella quale spicca N. Machiavelli – le scienze fisico-matematiche, che hanno come antesignano G. Galilei, la Seconda Scolastica, i grandi commentatori – o continuatori, come li designa Maritain – di san Tommaso, quali il Gaetano e Giovanni di san Tommaso); il secondo sviluppa l’esplodere della modernità e l’ultimo il suo culmine. Del resto, la modernità, preparata dal Rinascimento e maturata nel razionalismo cartesiano, che sfocia nell’Illuminismo e nel travaglio della rivoluzione francese, è un fenomeno complesso con molte sorgenti e molte germinazioni. «Il giudizio conclusivo di Maritain – suggerisce Viotto – sul periodo che va dal rinascimento all’illuminismo non è del tutto negativo e sa recuperare gli elementi positivi perché anche gli errori sono presenti nella storia e il cristiano deve saper discernere».7 Maritain, che è antimoderno per essere ultramoderno, dove – con tale termine – si indica la capacità di «combattere gli errori della modernità, che tutto vuole risolvere nel soggetto, per recuperare l’oggettività del sapere, ma riconoscendo l’apporto del soggetto alla conoscenza dell’oggetto»,8 scrive:

6 Tale dato è già presente nelle tre lezioni su scienza e saggezza tenute a Roma nel 1934. 7 VIOTTO, Il pensiero moderno secondo J. Maritain, 235. 8 Ibid., 14.

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«Se siamo antimoderni non è certo per gusto personale, bensì perché il moderno uscito dalla rivoluzione anticristiana ce ne costringe con il suo spirito, perché esso stesso fa dell’opposizione al patrimonio umano la sua propria specificità, odia e disprezza il passato, adora se stesso, e perché noi aborriamo e disprezziamo quest’odio e questo disprezzo e questa impurità spirituale. Se bisogna però salvare e assimilare tutte le ricchezze d’essere accumulate nei tempi moderni, e amare lo sforzo di coloro che cercano, e desiderano i rinnovamenti, allora noi non desideriamo nulla quanto essere ultramoderni».9

A questo punto Viotto osserva – e non si può che condividere – che quello di Maritain «non è un tomismo ripetitivo, non è un ritorno alla scolastica, ma negli approcci, nel metodo, nei contenuti, recupera tutti i contributi di novità acquisiti nello sviluppo della storia della filosofia, integrandoli nel realismo della filosofia di san Tommaso, per giungere a un realismo critico, dove l’oggettività del sapere, cara al pensiero antico e medievale, si raccorda col lavoro intellettuale della soggettività, evidenziato dal pensiero moderno».10 La filosofia – ed è merito dell’A. averlo ribadito – non si lascia storicizzare in correnti o movimenti, come si evince dai manuali: esiste e vive la sua oggettività nella soggettività del filosofo, trascendendo il tempo. Non si deve confondere la filosofia nella sua oggettività con la soggettività del filosofare. In realtà, se è autentica filosofia, coincide semplicemente con la verità, come l’individuo la può conoscere. Per Maritain esiste una filosofia perenne, quella della ragione rispettosa delle regole del ragionamento, che approda a conoscere la realtà. Se questa filosofia ha trovato in Aristotele e in san Tommaso una codificazione più coerente ed efficiente è un fatto storico, non un fatto filosofico. Essa, dunque, non è antica o moderna, ma propria dell’essere umano in quanto tale. Così che – sottolinea Viotto – «quando parliamo di razionalismo e di empirismo, di idealismo e di positivismo, di realismo e di fe-

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934.

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J. MARITAIN, Antimoderne, Editions de la Revue des Jeunes, Paris 1925, 933-

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VIOTTO, Il pensiero moderno secondo J. Maritain, 49.

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nomenismo, non parliamo di una data corrente filosofica, anche se questa soluzione del problema filosofico si è definita meglio in un dato momento storico, perché in ogni tempo ci sono stati empiristi e razionalisti, positivisti e idealisti, realisti e fenomenisti. Così, pur facendo i necessari riferimenti alla storia della filosofia, anche in relazione alle cronologie dei manuali, questa Storia del pensiero moderno procede con rimandi che prescindono dal succedersi puramente cronologico dei filosofi e delle loro opere sulla scena della storia».11 Considerazioni conclusive

Il valore del volume non consiste solo nell’avere proposto una storia della filosofia secondo Maritain, ma anche nel proporsi come strumento a coloro che si introducono al filosofare, «affinché possano cogliere la verità ovunque essa si trovi e trovare loro stessi un sistema filosofico di riferimento, convincendosi che anche i sistemi più diversi dal proprio contengono pur sempre qualche traccia di verità».12 Un libro, quello di Viotto, che scandisce una fondamentale tappa per conoscere le opere, la grandezza e il genio del filosofo francese Jacques Maritain, sovente dimenticato e, benché riconosciuto come maestro, non sempre approfondito. IL

PENSIERO CONTEMPORANEO

Il secondo volume13 di Viotto sulla filosofia contemporanea completa e sviluppa il precedente, dedicato al pensiero moderno, costituendo, nel suo insieme, una storia della filosofia tratta dall’Opera Omnia di Maritain. Si deve, innanzi tutto, rilevare – e questo risulta essere un dato di estremo interesse – come siano presentati pensatori, sovente trascurati dalla cultura laica, quali, per ricordarne alcuni, il russo Nikolaj Berdjaev, il francese Étien-

11

Ibid., 12. Ibid., 15. 13 P. VIOTTO, Il pensiero contemporaneo secondo J. Maritain, Città Nuova, Roma 2012, pp. 334. 12

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ne Gilson, il tedesco Peter Wust, il franco-americano Yves René Simon, lo svizzero Charles Journet, le cui opere restano momenti fondamentali nella storia della filosofia, mentre non sono presenti alcuni filosofi che Maritain, per limiti cronologici, non ha avuto modo di conoscere e di studiare. Il testo intende così tracciare una storia della filosofia per quanto possibile completa, annoverando al suo interno, con puntualità, gli autori e le correnti filosofiche. La struttura del volume

L’A., in brevi ma significative battute, spiega come I. Kant (c. I) si trovi al crocevia della filosofia moderna, dove confluiscono l’empirismo, dal quale eredita la convinzione che la conoscenza debba partire dall’esperienza e sia una sintesi cognitiva, e il razionalismo, con il quale giunge alla necessità di costruire l’«a priori». Viotto intravede «nel criticismo kantiano le premesse per la postmodernità e il germe del pensiero debole e considera l’idealismo hegeliano e il positivismo francese le grandi ideologie della modernità».14 Per Maritain – e in questo senso si possono superare le ideologie nate con la filosofia –, «dopo avere sottolineato che nell’insegnare a filosofare non basta esercitare l’intelligenza, ma bisogna soddisfare l’intelligenza, che non si tratta di insegnare a cercare ma di insegnare a trovare la verità, precisa che il maestro è ben lieto in questo cammino di vedersi superare dall’allievo».15 In un secondo capitolo, si esamina l’età delle ideologie con l’idealismo, il sistema hegeliano, l’irrazionalismo di A. Schopenhauer, il nichilismo di F. Nietzsche, l’esistenzialismo di S. Kierkegaard, K. Marx e la sua scuola, lo spiritualismo italiano di A. Rosmini e la critica di V. Gioberti, il positivismo di A. Comte, per giungere alla crisi della modernità (c. III) con la fenomenologia di E. Husserl e di Edith Stein, l’esistenzialismo di M. Heidegger, J.P. Sartre, G. Marcel, Simone Weil, la filosofia dei valori di M.

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Ibid., 7. Ibid., 10.

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Scheler, l’empiriocriticismo e la filosofia della scienza, il neoidealismo italiano di B. Croce e G. Gentile, la psicoanalisi di S. Freud e G. Jung, la filosofia del diritto di C. Schmitt e H. Kelsen. Un ulteriore capitolo (IV) approfondisce lo spiritualismo di M. Blondel e la grande figura del beato J.H. Newman, il pensiero – molto studiato da Maritain – di H. Bergson e quello slavoortodosso di N.A. Berdjaev, il personalismo di E. Mounier e P. Ricoeur e la nuova scolastica rappresentata da E. Gilson e Y. Simon. I protagonisti di questa storia della filosofia sono ripresentati dall’A., a partire dalle riflessioni del filosofo francese, con uno stile conciso e chiaro. Tuttavia – aggiunge Viotto – «non è possibile in questa sede sviluppare dettagliatamente l’analisi della filosofia contemporanea con la diaspora del pensiero debole nel pluralismo delle sue correnti, perché Jacques Maritain (1882-1973) si è appena affacciato su questo mondo multiforme; è possibile, invece, presentare le sue proposte per uscire dalla crisi del relativismo e del nichilismo con il recupero del pensiero scolastico, del realismo di san Tommaso, senza perdere i valori espressi dalla modernità».16 Maritain, in realtà, non utilizza neppure il termine postmodernità, che «rivela il clima di sfiducia nella ragione e nelle grandi ideologie nate dall’illuminismo, che con l’idealismo e il marxismo hanno generato i totalitarismi di destra e di sinistra».17 Al filosofo francese interessa soprattutto analizzare il destrutturarsi della filosofia come ricerca metafisica, iniziatosi con il criticismo kantiano, il ridursi del sapere filosofico ai problemi antropologici del linguaggio e della sociologia. Ha avuto anche modo di percepire il nascere di questo rifiuto della ragione che ha generato il relativismo contemporaneo. «Per Maritain – rileva acutamente l’A. – bisogna superare il relativismo conseguenza del pensiero debole, bisogna considerare il pluralismo non come una filosofia, ove tutte le opinioni sono vere, ma solo una metodologia politica per garantire la libertà di coscienza in una società democratica, senza rinunciare alla verità. Ma soprattutto bisogna ritro-

16 17

Ibid., 7. Ibid., 7-8.

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vare una ragione forte, capace di confrontarsi con i problemi della metafisica».18 Le fonti utilizzate da Viotto sono, oltre alle opere di Maritain, anche le corrispondenze intercorse tra quest’ultimo e filosofi, teologi, scrittori a lui contemporanei, perché «il pensiero di Maritain – precisa l’A. – non è il pensiero di un uomo solo, ma un pensiero in dialogo, capace di trovare la verità ovunque essa sia, anche nei sistemi più diversi dal proprio, non essendo la verità esclusiva di un sistema filosofico, ma inclusiva di tutti coloro che la cercano».19 Questo aspetto20 mette in evidenza la profonda conoscenza del pensiero di Maritain nella sua totalità, che – nonostante qualche inevitabile schematismo dovuto alla necessità di sintesi – ha in Viotto un interprete sicuro e autorevole. Le conclusioni risultano, infine, di estremo interesse, perché, nonostante il carattere conciso, consentono, «dopo l’ubriacatura delle ideologie di destra con l’hegelismo e di sinistra con il marxismo»,21 di approfondire «le vie di uscita proposte da Maritain».22 Il tentativo – a nostro avviso riuscito – è quello di tracciare, a partire dall’analisi svolta dal filosofo francese, il percorso di questa caduta nel pensiero debole che finisce per negare la filosofia stessa in un relativismo universale dove tutte le opinioni sarebbero vere, e di intravvedere l’inizio di un ritorno alla sorgente. L’A. mette, così, in luce alcuni snodi fondamentali per la riflessione filosofica attuale: il passaggio dal realismo alla fenomenologia, dalla logica formale alla logica strumentale, dalla legge eterna al diritto come intersoggettività, dallo Stato assoluto allo Stato democratico, dall’universo organico al pluriverso casuale. Considerazioni conclusive

La semplice ricognizione di questi movimenti, qui solo evocati, permette di comprendere l’attualità del pensiero contempo18

Ibid., 9-10. Ibid., 10. 20 Cf. ID., Grandi amicizie. I Maritain e i loro contemporanei, Città Nuova, Roma 2008, pp. 479. 21 ID., Il pensiero contemporaneo secondo J. Maritain, 285. 22 Ibid. 19

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raneo di Maritain e di ascrivere l’apprezzamento all’A. per avere tracciato le fila di una storia della filosofia alla luce del pensiero del filosofo francese. Uno studio, questo, inedito e originale, che può aiutare a cogliere un punto di vista semplicemente diverso rispetto ad altre storie della filosofia. L’opera è, inoltre, avvalorata dall’attenzione pedagogica da parte di Viotto, il quale dopo molti anni di insegnamento si è convinto che «ai giovani non bisogna insegnare solo la storia della filosofia, che nel caleidoscopio delle multiformi soluzioni presentate li porterebbe verso un relativismo, e nemmeno solo una data filosofia, fosse pure la migliore, perché se acquisita acriticamente potrebbe inclinarli verso un fondamentalismo intellettuale. Ai giovani bisogna insegnare a filosofare, affinché possano cogliere la verità ovunque essa si trovi».23 Il volume conclude con un auspicio, che è una speranza più che condivisibile: il ritorno alla saggezza, tema molto caro a Maritain, che l’A. di proposito richiama in chiusura, quasi a dire – di nuovo – la sintonia e la fedeltà nell’interpretare il pensiero del filosofo francese. Nell’ultimo articolo di Maritain, Le due grandi Patrie, si legge: «Verrà un giorno in cui questa grande patria che è il mondo, ritroverà in buona parte, in mezzo a mali anch’essi nuovi, secondo la legge della storia del mondo, il fine vero per cui è stata creata; un giorno in cui una nuova civiltà darà agli uomini non certo la felicità perfetta, ma un ordinamento più degno di loro e li renderà più felici sulla terra, poiché io penso che la meravigliosa pazienza di Dio non sia ancora esaurita, e che il giudizio finale non avverrà domani». «L’uomo – chiosa in modo eloquente l’A. – non è estraneo a questo mondo, ma questo mondo non basta all’uomo».24 Il libro di Viotto ha pieno diritto di ambire a elevarsi come punto di riferimento per chi vorrà rileggere la storia della filosofia contemporanea a partire dalle sempre penetranti e profonde analisi di Maritain e ripresentate secondo un’interpretazione corretta, precisa e accurata.

23 ID., 24 ID.,

Il pensiero moderno secondo J. Maritain, 15. Il pensiero contemporaneo secondo J. Maritain, 299.

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