Jacques Lipchitz e Philadelphia

May 25, 2017 | Autor: Caterina Bellezza | Categoria: Philadelphia, Jacques Lipchitz
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Jacques Lipchitz e Philadelphia

MACO...SA RIDI?

Avevamo già parlato dell’artista lituano Jacques Lipchitz in un articolo dedicato alla mostra ospitata a Prato presso il Palazzo Comunale; riprendiamo l’argomento per approfondire il rapporto fra lo scultore e la città americana di Philadelphia, che non soltanto conserva oggi molte delle sue opere (sia all’interno dei musei che nella città), ma che fu meta del peregrinare dello stesso artista.

Il buonumore sul sito di OltrePistoia è assicurato! Da chi? Dal nostro vignettista di fiducia: Mauro Colligiani o, in arte, MACO! Buon divertimento!

CURIOSITA' IN PILLOLE

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Jacques Lipchitz (fonte: http://harleyinspiration.blogspot.it/2011/10/jacqueslipchitz.html)

Se l’artista aveva ottenuto un grande successo in Europa con le opere cubiste fatte a Parigi prima della Prima Guerra Mondiale, la consacrazione americana arrivò proprio a Philadelphia, città con la quale egli intrattenne uno stretto rapporto − durato oltre cinquant’anni −, che visitò diverse volte e dove ricevette le maggiori commissioni pubbliche, a cominciare dal 1922, quando Albert C. Barnes gli commissionò i bassorilievi per la sua fondazione, fino ad arrivare al culmine, nel 1976, tre anni prima della morte dell’artista, con la scultura monumentale Governament of the People posta vicino alla City Hall della città. A dimostrazione di questo lungo rapporto, il Philadelphia Museum of Art possiede oggi la più grande collezione al mondo di opere dell’artista dopo quella in Israele, incrementata non molti anni fa dalle donazioni della Fondazione Jacques and Yulla Lipchitz. Come accennavamo, opere di Lipchitz a Philadelphia si possono vedere dentro e fuori il Philadelphia Museum of Art, davanti alla City Hall, lungo le rive del fiume Schuylkill e alla Barnes Foundation a Merion, non lontano dalla città. Il maggior museo di Philadelphia espone oggi numerose opere prettamente cubiste di Lipchitz, che furono create prima dell’arrivo in città della sua prima opera d’arte, commissionatagli da Barnes: ne è un esempio il Marinaio con chitarra del 1914. In opere come questa l’artista spesso lavorava di getto, senza usare disegni preparativi; faceva, cioè, una sorta di “schizzo” in terracotta, ricavando uno stampo per la fusione a cera persa, da cui creava al massimo sette pezzi in bronzo.

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Giacinto Gim

Jacques Lipchitz, Marinaio con chitarra, 1914, Philadelphia Museum of Art (fonte: http://www.barnesfoundation.org/collections/artcollection/object/ 6485/sailor-with-guitar)

Altre opere dello stesso museo rappresentano due fasi diverse dello scultore lituano: se in un primo momento il corpo umano viene espresso in maniera quasi architettonica, ricordando uno dei grattacieli di New York (Mezza figura in piedi, 1915), successivamente egli si stacca dalla statica concezione architettonica della figura umana propria degli anni 1915-16 per riappropiarsi di una lettura più chiara, espressa dalla Bagnante del 1917. Si arriva, così, al 1922, anno in cui a Parigi Lipchitz incontra Barnes, che acquista otto sculture, fra cui Lettore II del 1919, e gli chiede di progettare sette bassorilievi da inserire nelle nicchie della sua casa e galleria d’arte a Merion.

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Jacques Lipchitz, Lettore II, 1919, Philadelphia, The Barnes Foundation (fonte: http://www.barnesfoundation.org/collections/artcollection/object/6972/reader-ii?

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searchTxt=lipchitz&submit=submit&rNo=4)

Lo stretto rapporto intercorso fra Lipchitz e Barnes si interruppe nel 1926, a seguito di un malinteso; nonostante questo (e per fortuna), l’artista era riuscito a terminare in tempo i bassorilievi per la Barnes Foundation, che rappresentano la prima opera dello scultore lituano giunta in America. Ma il rapporto fra Philadelphia e Lipchitz non si interruppe con la fine del legame con Barnes: un altro importante collezionista gli subentrò nel 1942, l’avvocato R. Sturgis Ingersoll, anch’egli di Philadelphia, che comprò numerose opere dell’artista. Nel frattempo, però, lo stile di Lipchitz era completamente cambiato, passando dalla scultura cubista a quella figurativa, intrisa di temi mitologici o giudeo-cristiani, carica di pathos ed espressività gestuale. Era stata influenzata dai turbolenti avvenimenti politici europei di quegli anni, espressi con violenza in opere come Madre e figlio II del 1941.

Jacques Lipchitz, Madre e figlio II, 1941, Philadelphia Museum of Art (fonte: http://www.palazzopretorio.prato.it/pagina26_photogallery.html)

Gli anni che portarono alla Seconda Guerra Mondiale furono caratterizzati anche dalla figura di Prometeo, che l’artista raffigurò numerose volte, poiché per lui rappresentava l’eroe spirituale della sofferenza e del trionfo finale della luce contro le tenebre del nazismo. Egli decise di rappresentarlo anche per la commissione della decorazione del Palais de la Découverte della Fiera Mondiale di Parigi del 1937, opera distrutta, che però venne replicata nel 1952 per l’Esposizione Annuale di Pittura e Scultura al Pennsylvania Academy of the Fine Arts a Philadelphia. Al termine dell’Esposizione, il Philadelphia Museum of Art, nella persona del presidente R. Sturgis Ingersoll, comprò la scultura, che nel 1957 fu posta all’ingresso del museo sul lato est, dove si trova ancor oggi.

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Jacques Lipchitz, Prometeo trionfa sul suo destino, 1953, Philadelphia Museum of Art (fonte: http://www.philart.net/artist.php?id=146)

Nel frattempo l’artista era arrivato a New York, scappando dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Furono anni in cui egli rifletté a lungo sul tema del sacrificio legato all’orrore nazista contro gli ebrei, creando opere come La preghiera del 1943.

Jacques Lipchitz, La preghiera, 1943, Philadelphia Museum of Art (fonte: http://jhom.com/calendar/tishrei/kapparot.html)

Durante gli anni della guerra si interessò anche a temi come il problema di Israele e dei suoi confini territoriali, raffigurando il momento dell’esilio nel deserto di Agar, la schiava di Abramo nella Bibbia. La più grande delle commissioni americane arrivò dopo la guerra, quando nel 1950 Ingersoll intuì la vocazione di Lipchitz per le opere pubbliche di grandi dimensioni e decise di affidargli Lo spirito d’iniziativa, una delle maggiori opere del lituano a Philadelphia, collocata sulla riva del fiume Schuylkill presso il Ellen Phillips Samuel Memorial Sculpture Garden.

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Jacques Lipchitz, Lo spirito d’iniziativa, 1953-54, Philadelphia, Ellen Phillips Samuel Memorial Sculpture Garden (fonte: http://philadelphia.about.com/od/photo_galleries/ig/Schuylkill-RiverFlooding/schuylkill_flood_08.htm)

Il rapporto fra Lipchitz e il suo principale committente, Ingersoll, direttore del Philadelphia Museum of Art, fu sancito anche dal ritratto che l’artista realizzò dell’avvocato nel 1960. Lipchitz si era sempre interessato all’arte del ritratto, caratteristica che gli aveva permesso di sopravvivere della sua arte, poiché la ritrattistica era sempre molto richiesta dai committenti; arrivò ad eseguire i ritratti di artisti, scrittori, politici e intellettuali del tempo, come Jean Cocteau, Gertrude Stein, Coco Chanel, e il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Nel 1967 Lipchitz ricevette la seconda e ancora più importante commissione dalla città di Philadelphia per un’opera pubblica da installare davanti al Municipal Service Building, di fronte al Municipio della città: Il governo del popolo.

Jacques Lipchitz, Il governo del popolo, 1976, Philadelphia, Municipal Services Building Plaza (fonte: http://www.flickr.com/photos/vinizki26/6005017849/)

L’opera venne fusa nel 1976 e rappresenta l’ultima opera realizzata da Lipchitz per gli Stati Uniti. E’ dunque il simbolo di un rapporto lungo e duraturo che l’America e la città di Philadelphia, in particolare, hanno saputo intrattenere con questo scultore lituano così particolare e prolifico nella sua carriera.

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Caterina Bellezza

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