Kenotismo Teotanasia e Smembramento Mistico

June 2, 2017 | Autor: F. Lunaria | Categoria: Teología
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Nota di Lunaria: un mio vecchio scritto del 2012. Lo riporto aggiungendo anche degli stralci interessanti tratti da Cox & Hamilton che originariamente feci uscire a parte.

Altre considerazioni e spunti legati alla Teologia di stampo Esistenzialista e Kenotica! :D Le cose che riporto sono prese da un bellissimo libro, "Teologia Cristiana" di Alister E. McGrath, che con linguaggio semplice riporta un sacco di concetti interessanti sugli aspetti del Cristianesimo.

Insomma, un libro davvero da leggere, per chiunque si faccia domande su Dio e voglia anche darsi risposte da solo :) A fine articolo, riporterò una cosa interessante, legata allo Smembramento mistico, che ho trovato su un dizionario di simboli religiosi, così si può fare un paragone tra la dottrina cristiana e quella dei culti antichi :D 1

Avevo già trattato brevemente la Morte di Dio, e devo dire che questo libro di McGrath, è quello che riporta gli approfondimenti maggiori :) Del resto, non credo che le opere dei Teologi della Morte di Dio siano state tradotte in italiano :D Leggendo questo libro di McGrath, vengo a sapere una cosa nuova! Che il dibattito sullo "svuotamento della divinità di Cristo" (Kenosis) che pensavo fosse un argomento teologico del '900, ha invece radici profonde nel 1600! Riporto qualcosa al riguardo, per poi fare dei collegamenti con i Teologi della Morte di Dio del '900! :D

Per prima cosa, una definizione per capire cosa si intende con "Kenotismo": "Una forma di cristologia che pone grande importanza sul fatto che Cristo, al momento dell'incarnazione, ha "messo da parte" alcuni attributi divini, oppure si è "svuotato" almeno di alcuni attributi divini, in particolare quelli dell'onniscenza e dell'onnipotenza."

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Nel corso della prima parte del Seicento, si sviluppò una controversia fra teologi luterani incentrata nelle Università di Giessen e d Tubinga. Secondo i vangeli, Cristo non utilizzerebbe mai tutti i suoi attributi divini (come, per esempio, l'onniscienza) nel corso del suo ministero terreno. Come si può spiegare un fatto del genere? O Cristo utilizzava i suoi poteri divini in segreto, oppure si era astenuto del tutto 2

dall'utilizzarli. La prima opzione, conosciuta come Krypsis (Nascondimento) fu sostenuta con decisione a Tubinga; la seconda, conosciuta come Kenosis (Svuotamento), venne difesa con vigore a Giessen. [...] Nel suo libro "Person una Werk Christi" ("La persona e l'opera di Cristo" 1852-61) Gottfried Thomasius sostiene che l'incarnazione implica la Kenosis, il deliberato abbandono di tutti gli attributi divini, così che, in uno stato di umiliazione, Cristo ha abbandonato volontariamente tutti i privilegi della divinità. è quindi del tutto corretto sottolineare la sua umanità, specialmente l'importanza delle sue sofferenze come essere umano. L'approccio di Thomasius alla cristologia fu molto più radicale di quello dei precedenti kenoticisti. L'incarnazione implica l'abbandono da parte di Cristo degli attributi della divinità. Essi sono accantonati per tutto il periodo che va dalla nascita di Cristo alla sua risurrezione. Basandosi su Filippesi 2,6-8, Thomasius sosteneva che nell'incarnazione, la seconda persona della Trinità riducesse totalmente se stessa al livello dell'umanità [nella condizione maschile, però]. Una sottolineatura teologica e spirituale dell'umanità di Cristo era dunque del tutto giustificata. Questo approccio alla cristologia venne criticato da Isaak August Dorner (1809-1884), in base alla considerazione che introduceva un cambiamento in Dio stesso. La dottrina dell'immutabilità di Dio -così sosteneva Dorner- era compromessa dall'approccio di Thomasius. è interessante notare che questa intuizione ha molto di vero, e può essere considerata un'anticipazione del dibattito del Novecento sul problema della "sofferenza di Dio", cui abbiamo già accennato. Questo approccio venne accolto con grande interesse anche in 3

Inghilterra. Charles Gore, nelle sue "Bampton Lectures" all'Università di Oxford del 1889, sostenne che Cristo nell'incarnazione si era svuotato degli attributi divini, in particolare dell'onniscienza. Questo provocò la reazione di un leader dei tradizionalisti, Darwell Stone, il quale accusò Gore di contraddire "l'insegnamento praticamente unanime dei padri" (non oso immaginare cosa avrebbe detto Darwell Stone di fronte ad un approccio "femminista" alla cristologia... nota di Lunaria) e di essere "in contraddizione con l'immutabilità della natura divina" (eh già, Darwell Stone era uno che per affermare tutto questo, con tutta questa verve, aveva sicuramente già visto Dio...nota di Lunaria). Ancora una volta, commenti di questo genere dimostrano lo stretto rapporto esistente fra cristologia e teologia, e indicano l'importanza delle considerazioni cristologiche per lo sviluppo della dottrina di un "Dio sofferente".

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La Morte di Dio? Se Dio può soffrire, può anche morire? Oppure, ora Dio è morto? Queste domande esigono di essere prese in considerazione come parte di ogni discussione sulla sofferenza di Dio in Cristo. Gli inni, come gran parte dei libri di testo teologici, rendono testimonianza a ciò che il cristianesimo crede. Un certo numero di inni significativi della chiesa cristiana fanno riferimento alla morte di Dio, esultando nel paradosso che il Dio immortale debba morire in croce. Forse 4

l'esempio più celebre è l'inno settecentesco di Charles Wesley "Come può essere?", che dice queste parole: "Amore, che mi riempie di stupore! Come può essere che tu, mio Dio, hai dovuto morire per me?" Queste parole esprimono l'idea del Dio immortale che viene consegnato alla morte come espressione d'amore e d'impegno. Questo pensiero viene anche espresso altrove nello stesso inno, con le parole: "è un mistero assoluto! Muore l'immortale! Chi può investigare il suo disegno singolare?" Ma, ci si chiede, come si può parlare di un Dio che "muore"? (*) Per qualche settimana, nel 1965, la teologia occupò i titoli di prima pagina dei giornali più importanti negli Stati Uniti. Il settimanale "Time" aprì un numero con la notizia che Dio era morto. Slogan del tipo "Dio è morto" e "La morte di Dio" suscitarono un vasto interesse. Il numero del 16 febbraio 1966 del più seguito settimanale religioso americano "Christian Century", con una trovata spiritosa, metteva a disposizione dei lettori una scheda di iscrizione per il "Club della Morte di Dio". Nei settimanali più qualificati cominciarono ad apparire nuove espressioni: "Teotanasia", "Teotanatologia" e "Teotanatopsia" (niente male come termini!!! Nota di Lunaria :D ) ; diventarono parole dal ronzio fastidioso, prima di cadere fortunatamente nell'oscurità totale pienamente meritata. Si possono individuare due diverse linee di interpretazione dietro la frase "Dio è morto": 5

1) La convinzione, espressa in particolare dal filosofo tedesco del XIX Nietzsche, che la civiltà umana abbia raggiunto un punto tale da poter fare a meno della nozione di Dio. La crisi della fede dell'Ottocento, specialmente in Europa, è giunta finalmente a maturazione. La dichiarazione di Nietzsche (in "La Gaia Scienza" 1882) (e prima di lui, nel '700, da Jean Paul, nota di Lunaria) che, "Dio è morto! E noi l'abbiamo ucciso!" esprime perciò l'atmosfera culturale generale che non trova spazio per Dio. Questa impostazione secolare viene ben analizzata da Gabriel Vahanian in "Death of God: The Culture of our Post Christian Era" ("La Morte di Dio: la cultura della nostra era post cristiana, 1961). William Hamilton esprime questo sentimento con le seguenti parole: "Non stiamo parlando dell'assenza dell'esperienza di Dio, ma dell'esperienza dell'assenza di Dio [...] La morte di Dio deve essere affermata; la fiducia con la quale pensavamo di poter parlare di Dio è perduta" [...] Rimane un senso di non avere, di non credere, di aver perduto, non soltanto gli idoli o gli dèi della religione, ma Dio stesso. E questa è un'esperienza che non è peculiare ai pochi nevrotici, nemmeno è privata o interiore. La morte di Dio è un avvenimento pubblico nella nostra storia." (Nota di Lunaria: Hamilton ha senz'altro colto il problema, ma la domanda, a mio parere, non è "Gli uomini del '900 hanno ucciso Dio?" ma "Gli uomini del '900 quale Dio hanno ucciso?" è questo il punto. Abbiamo ucciso la vecchia concezione di Dio -un dio padre padrone, adirato, punitore, sanguinario, castigatore, sessista, intollerante, trasceso impassibile nell'alto dei cieli- e la vecchia concezione di "popolo di questo Dio", 6

ovvero una chiesa piena di privilegi, dispensatrice di ingiustizie, fallocentrismo, iniquità? Sì, abbiamo ucciso questo Dio, non [il bisogno di] un Dio amorevole, compassionevole, solidale con tutti [donne, gay, transessuali, giovani che usano il preservativo...]. Io credo anzi, che il bisogno di una libera spiritualità sia forte, nel 2013. Una spiritualità non dogmatica, che rifugge il dio proposto dalla chiesa, per un colloquio a tu per tu con un Dio dalla parte dell'essere umano; va da sé che la chiesa dogmatica non veda di buon occhio un approccio personale al Divino...ma possiamo davvero considerarci scellerati deicidi se uccidiamo il dio proposto da gente come i Testimoni di Geova, i fondamentalisti, la chiesa clericale, padre Livio di RadioMaria? O piuttosto, uccidendo quel dio -un dio anti umano- per proporre un Dio dalla parte dell'essere umano a 360°, non stiamo davvero difendendo un Dio che ci ha creato a sua immagine e somiglianza, essendo questo Dio immagine speculare dell'essere umano, nelle sue infinite varianti?) Questa evoluzione ha avuto importanti conseguenze per quei teologi cristiani che hanno trattato la loro ispirazione dagli sviluppi culturali. Nel suo "Secular Meaning of the Gospel" ("Il Significato secolare dell'evangelo", 1963), Paul van Buren, sostenendo che la parola "Dio" aveva cessato di avere qualunque significato, cercò di accertare se fosse possibile presentare l'evangelo in termini puramente ateologici. La fede in un Dio trascendente fu sostituita da un impegno verso un' "etica di Gesù" che ha il suo centro nel rispetto dello stile di vita di Gesù. Thomas J.J Altizer,

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con il suo libro "Gospel of Christian Atheism" ("L'evangelo dell'ateismo cristiano", 1966) mise meglio a fuoco il problema sostenendo che, mentre non sarebbe stato più accettabile parlare di Gesù come se fosse Dio, si sarebbe ancora potuto parlare di Dio come se fosse Gesù - dando quindi un'autorità morale alle parole e all'opera di Gesù, pur non essendo più possibile mantenere una fede in Dio. 2) Una seconda linea di interpretazione del tutto diversa sostiene che Gesù Cristo abbia un livello di identificazione con Dio così elevato da rendere possibile parlare di un Dio "che muore" in Cristo. Come Dio soffre in Cristo, così si può parlare di Dio che sperimenta la morte o la deteriorabilità (Eberhard Jungel). Questo approccio è molto meno interessante, dal punto di vista culturale, per quanto sia probabilmente molto più significativo teologicamente. In parte come reazione agli sviluppi negli Stati d'Uniti, specialmente per la grande diffusione data allo slogan "Dio è morto", Eberhard Jungel 8

scrisse un saggio dal titolo "Vom Tod des lebendigen Gottes" ("La morte del Dio vivente", contenuto nel suo libro "Unterwegs zur Sache" 1972), in cui sostenne che, mediante la morte di Cristo, Dio è stato coinvolto nella Vergan-glichkeit una parola tedesca spesso tradotta con "deteriorabilità" (in inglese: "perishability"), ma che forse viene resa meglio con "caducità" o "transitorietà". Jungel, che elaborò queste idee molto approfonditamente in "Gott als Geheimnis der Welt" ("Dio Mistero del mondo", 1977), vede così il tema della "morte di Dio" come un'importante affermazione dell'autoidentificazione di Dio con il mondo transeunte della sofferenza. Sviluppando idee parallele nel suo "Il Dio Crocifisso", Jurgen Moltamann parla della "Morte di Dio" (con un linguaggio un po' enigmatico, in verità). Dio si identifica con tutti coloro che soffrono e muoiono, e così partecipa alla sofferenza e alla morte umane. Questi aspetti della storia umana sono con ciò inglobati nella storia di Dio. "Riconoscere Dio nella croce di Cristo [...] significa riconoscere in Dio la croce, l'inestricabile sofferenza, la morte e il rifiuto senza speranza". Moltmann conferma questa tesi rievocando un drammatico episodio tratto da una famosa pagina del racconto di Elie Wiesel "Night", che descrive un'esecuzione ad Auschwitz. Mentre una piccola folla stava assistendo all'impiccagione di tre persone, qualcuno chiese "Dov'è Dio"? Moltmann utilizza questo episodio per precisare il suo pensiero: mediante la croce di Cristo, Dio conosce la morte e ne è colpito. Dio sa cos'è la morte.

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(*) Concetto non solo cristiano. Anche Tiamat, Odino o Osiride sono Dei sacrificati o morti.

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A tal proposito, sul perché Dio permetta il male, la giustificazione più agghiacciante a mio parere la danno proprio i Testimoni di Geova -che si considerano gli unici veri cristiani...- secondo loro, Dio permette il male proprio per cito letteralmente dal loro libro- "Cosa insegna realmente la Bibbia?", disponibile gratuitamente in download sul loro sito, da pagina 137 in poi: "Per scoprire perché Dio permette le sofferenze, dobbiamo riandare al momento in cui ebbero inizio. Quando Satana indusse Adamo ed Eva a disubbidire a Geova, fu sollevata una questione importante. Satana non mise in discussione la potenza di Geova. Anche lui sa che la potenza di Geova non ha limiti. Piuttosto, mise in dubbio il Suo diritto di governare. Dicendo che Dio è bugiardo e priva i suoi sudditi di ciò che è buono, Satana lo accusò di essere un cattivo governante. (Genesi 3:2-5) Insinuò che l’umanità se la sarebbe cavata meglio senza il governo di Dio. Era un attacco alla sovranità di Geova, al suo diritto di governare. Adamo ed Eva si ribellarono a Geova. è come se avessero detto: “Non abbiamo bisogno che Geova ci governi. Possiamo decidere noi cosa è giusto e cosa è sbagliato”. In che modo Geova poteva risolvere la questione? Come poteva insegnare a tutte le creature intelligenti che i 10

ribelli avevano torto e che il suo modo di governare era il migliore? Qualcuno dirà che avrebbe potuto semplicemente distruggere i ribelli e ricominciare da capo. Ma Geova aveva dichiarato il suo proposito di riempire la terra dei discendenti di Adamo ed Eva e di farli vivere in un ambiente paradisiaco. (Genesi 1:28) Geova realizza sempre i suoi propositi. (Isaia 55:10, 11) Inoltre se si fosse sbarazzato dei ribelli non avrebbe risolto la questione che era stata sollevata riguardo al suo diritto di governare. Facciamo un esempio. Immaginate che un professore spieghi alla classe come risolvere un problema difficile. Uno studente capace ma ribelle sostiene che la soluzione indicata dal professore è sbagliata. Insinuando che il professore non sia qualificato, quel ribelle insiste di conoscere un modo migliore per risolvere il problema. Alcuni studenti pensano che abbia ragione, e si ribellano anche loro. Cosa dovrebbe fare il professore? Se scacciasse i ribelli dalla classe, cosa penserebbero gli altri studenti? Non crederebbero che il loro compagno e quelli che si sono uniti a lui abbiano ragione? L’intera classe potrebbe perdere ogni rispetto per il professore, pensando che abbia paura di essere colto in fallo. Ma supponiamo che il professore permetta al ribelle di dimostrare alla classe come lui risolverebbe il problema.Geova ha agito più o meno come quel professore. Ricordate che i ribelli in Eden non erano i soli a essere coinvolti. Milioni di angeli stavano a guardare.(Giobbe 38:7; Daniele 7:10) Il modo in cui Geova avrebbe risolto la cosa avrebbe influito molto su tutti quegli angeli e in definitiva su tutte le creature intelligenti. Cosa ha dunque fatto Geova Dio? Ha permesso a Satana di dimostrare come avrebbe governato l’umanità. Ha permesso anche all’uomo di governarsi da sé sotto la guida di Satana. Il 11

professore del nostro esempio sa che il ribelle e gli studenti che parteggiano per lui si sbagliano, ma sa pure che dando loro l’opportunità di sostenere la propria tesi tutta la classe imparerà qualcosa. Quando i ribelli sbaglieranno, tutti gli studenti onesti si renderanno conto che il professore è l’unico idoneo a guidare la classe. Capiranno perchè in seguito tutti i ribelli saranno espulsi. Similmente Geova sa che per tutti gli angeli e gli esseri umani onesti sarà un bene vedere che Satana e gli altri ribelli hanno fallito in pieno e che l’uomo non è in grado di governarsi da sé." "In migliaia di anni di storia, l’uomo ha sperimentato ogni forma di autogoverno. L’umanità ha fatto dei progressi nella scienza e in altri campi, ma in quanto a ingiustizie, miseria, criminalità e guerre è andata di male in peggio. Il governo umano si è dimostrato un fallimento. Secondo, Geova non ha aiutato Satana a governare il mondo. Se per esempio avesse impedito che si commettessero orribili delitti, non avrebbe in effetti aiutato i ribelli a sostenere la loro tesi? Non avrebbe fatto pensare che forse l’uomo può governarsi da sé senza risultati disastrosi? Se Geova avesse agito in questo modo si sarebbe reso complice di una menzogna. Invece “è impossibile che Dio menta”. — Ebrei 6:18." Capito? Noi ribelli soffriamo da secoli e secoli perché c'è una scommessa tra Geova e il Diavolo, proprio al riguardo della capacità di governare di questo Geova. Allora, per dimostrare che senza di lui tutto è un fallimento, questo Dio Geova non fa nulla, ci lascia soffrire, perché se dovesse intervenire, noi umani penseremmo che il governo mondiale di Satana è buono, e allora daremmo ragione a Satana e non a Geova! Eh, 12

Geova ci tiene proprio a vincere la sua scommessa...Mah. Complimenti, Testimoni di Geova! Presentandolo così, a Dio, gli fate fare davvero un figurone, non c'è che dire, un padronelegislatore sdegnato, che crea i burattini per dimostrare che la sua capacità di governo sui suoi sudditi è sacra e inviolabile: davvero un dio da amare e da lodare, non c'è che dire... -__-

Infine, il significato mistico dello Smembramento!

Lo smembramento, dal punto di vista mitologico, indica il simbolismo iniziatico della morte e della rinascita; la necessità della morte del Sé prima della reintegrazione e della rinascita; le due fasi complementari della disintegrazione e della reintegrazione. Simboleggia anche il subentrare della frammentazione all'unità, della molteplicità e disintegrazione nella creazione, i molti che emergono nell'Unico. è strettamente correlato al sacrificio. Lo smembramento e la reintegrazione di Dèi quale Osiride, Zagreo (Dio nato con la testa taurina, da Zeus e Persefone. I Titani, per impedire che Zagreo regni, fanno scempio del corpo di Zagreo, risparmiando il cuore, che viene divorato da Zeus, per custodire in sé il seme del figlio morto. Anche Zagreo resusciterà come figlio di Semele, una fanciulla mortale, amata da Zeus. Era, per gelosia, le tese un tranello; cascando nella trappola, Semele chiese a Zeus di mostrarle tutto il suo splendore, che però, folgorò Semele, che venne annoverata tra gli Dèi dell'Olimpo) e Dioniso rappresentano la molteplicità del mondo manifesto nella creazione e il ritorno finale all'unità primordiale. Lo 13

smembramento mistico può essere una caratteristica dell'iniziazione di uno sciamano. Due figure famose di Dèi smembrati sono Osiride e Tiamat. Osiride era il Dio Egizio Patrono dei Morti; ebbe un regno terrestre durante il quale iniziò i suoi sudditi nell'esercizio dell'agricoltura; venne ucciso dal fratello Seth accecato dall'invidia. Ebbe per figlio Horo e il suo corpo, smembrato da Seth in 14 parti, venne ritrovato e ricomposto da Iside, meno il fallo, che era stato divorato da un pesce. Osiride risorse e divenne quindi il patrono della resurrezione. Tiamat invece era il Principio Femminile del Caos, nella mitologia mesopotamica. Fu vinta da Marduk durante un combattimento cosmico; Marduk tagliò in due Tiamat: con metà corpo formò il cielo, con l'altra metà creò la terra; infine creò l'essere umano impastando la terra col sangue di Kingu, figlio di Tiamat.

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Harvey Cox

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"Non lasciatelo al Serpente"

La sindrome della "Morte di Dio" è segno del crollo delle regole statiche e delle categorie fisse con cui gli uomini hanno compreso se stessi in passato. Non si deve mai piangere per un dio morto. Un dio che può morire non merita lacrime. Dobbiamo invece rallegrarci perché, liberati da un altro incubo, possiamo accingerci al compito di modellare un futuro reso possibile non da qualcosa che è, ma da "Colui che viene". "Il cristiano come ribelle" "Nel diciannovesimo secolo l'identificazione di fede e docilità era diventata così assiomatica, che Kierkegaard, Marx e Nietzsche dovettero tutti diventare nemici della cristianità per farsi sentire. Ognuno di loro fu condannato dalla chiesa, ma ognuno a suo modo era nel giusto. Kierkegaard insegnò che l'unico vero peccato era "il disperato rifiuto di essere se stessi"; Marx si scagliò giustamente contro coloro che vedevano la società come un "dato" eterno piuttosto che come qualcosa di cui l'uomo stesso era responsabile; Nietzsche vide giustamente che un Dio vampiro che non permette all'uomo di essere creatore, deve essere ucciso, e disinvoltamente commise egli stesso il deicidio."

William Hamilton 15

"Dio è morto?" (1968)

Che cosa significa, in sostanza, questa espressione, sulle labbra dei teologi della "Morte di Dio"e dei teologi radicali? Può significare che Dio non esiste o che non è mai esistito. Può significare che è esistito in altri tempi un Dio meritevole di essere lodato e adorato, ma che oggi non esiste più. è accaduto qualcosa, e questo qualcosa è appunto ciò che viene indicato come "Morte di Dio". è questo il punto di vista assunto dai teologi radicali o della Morte di Dio. Per "Morte" intendono una scomparsa definitiva, senza attesa di un ritorno, e per "Dio" intendono il Dio Cristiano. Può significare, come sembra sia il caso in alcuni brani delle lettere di Bonhoeffer dal carcere, che Dio c'insegna a vivere senza di lui; che il nostro tempo è il tempo dell'assenza, dell'oscuramento, del silenzio di Dio. Ognuno deve rispondere per conto proprio a questa domanda: in che modo avete sperimentato la Morte di Dio? Se, come diciamo noi, Dio è morto, che cosa gli sostituiamo?.... è l'uomo abbastanza forte per perdere non soltanto la pura dell'Inferno e la consolazione della vita futura, ma al tempo

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stesso la realtà di Dio? (Brani tratti da "La Teologia della Morte di Dio" di Antonio Lova, 1979)

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Un brano di Nicola Abbagnano relativo al movimento filosofico dei Teologi dell' Anti-Dio: "Il mondo non è ordine e razionalità, ma irrazionalità e disordine. Il suo principio non è quindi Dio o la ragione o la materia retta da leggi inflessibili ma una forza o potenza che agisce senza scopo ed a caso. Il suo divenire non è evoluzione o progresso, ma l'eterno ripetersi di una vicenda che muove dal caos e al caos ritorna. L'uomo non è l'essere privilegiato che può giungere a comprendere il mondo e a dominarlo, ma un'ombra o un fantasma della potenza cosmica, dominato da essa e destinato ad esserne travolto. Non ha quindi libertà né dignità propria e la stessa intuizione che può avere della natura autentica del mondo è solo un'esperienza sconvolgente di cui egli non è l'autore e che lo fa giudicare pazzo dai suoi simili."

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