La dictadura perfecta. Il Messico contemporaneo nell\'opera di Luis Estrada

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Scuola di Scienze della Mediazione Linguistica e Culturale

Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale

La dictadura perfecta. Il Messico contemporaneo nell'opera di Luis Estrada

Relatore: Prof. Maria Matilde BENZONI

Elaborato finale di Anna Marta MARINI Matricola N. 820363

Anno Accademico 2014-2015

Indice

Introduzione........................................................................................................................1

Cap. I - Passato: La ley de Herodes e l'assolutismo del PRI ............................................7 1. Rivoluzione, tra realtà e strumentalizzazione ..............................................9 2. Nascita e sviluppo del regime priista ..........................................................14 3. Crisi del partito ufficiale: le elezioni presidenziali del 1994 ….................21

Cap. II - Presente: Un mundo maravilloso e il fallimento del neoliberismo ...............27 1. Neoliberismo e disincanto ….........................................................................29 2. Cambio al potere e Foxilandia …..................................................................37 3. Storie di povertà: le insurrezioni in Chiapas …..........................................43

Cap. III - Futuro: El infierno e il potere dei narcos …...................................................49 1. Mito del narco …..............................................................................................51 2. Narcotraffico e autorità …..............................................................................56 3. Spaventosa normalità: i fatti di Iguala ….....................................................62

Cap. IV - Cambio di prospettiva: La dictadura perfecta …............................................69

Conclusioni........................................................................................................................80

Bibliografia.........................................................................................................................83 Materiali multimediali e filmografia..............................................................................91 Appendici...........................................................................................................................93

Introduzione

L'obiettivo principale di questa analisi è quello di tracciare una possibile traiettoria della storia del Messico contemporaneo, dalla Rivoluzione sino al presente, adottando una posizione critica davanti alle strutture e alle azioni del potere politico, indipendentemente da ideologie e valori personali. Si è scelto di affrontare il percorso utilizzando come punto di partenza la lettura proposta dal regista Luis Estrada e, in modo particolare, attraverso i suoi film più recenti, che offrono una visione lucida e una critica sufficientemente neutra della politica contemporanea messicana. Luis Estrada Rodríguez (Ciudad de México, 1962), figlio d'arte del regista José Estrada, cominciò a frequentare gli Estudios Churubuscos sin dall'infanzia. Si formò come assistente alla regia del padre, per poi frequentare in contemporanea la facoltà di Lettere e Filosofia e il CUEC (Centro Universitario de Estudios Cinematográficos / UNAM). I suoi primi lavori non ottennero grande visibilità di pubblico, nonostante Ámbar (1994) vinse diversi premi1; fu con La ley de Herodes nel 1999 che cominciò ad essere conosciuto dagli spettatori messicani, e con El infierno nel 2010 che approdò per la prima volta al pubblico straniero, seppur in maniera ridotta, distribuendo il suo film anche negli USA. Negli ultimi anni il regista si è guadagnato la fama di cineasta provocatorio e controverso 2. I suoi ultimi quattro film, a partire proprio da La ley de Herodes, sono stati un successo di pubblico, e hanno rappresentato una spina nel fianco per la classe politica; la satira che soggiace alla sua opera è pungente ed efficace, coinvolgente, raffinata ma comprensibile al pubblico.

“En esta historia todos los nombres son ficticios, los hechos sospechosamente verdaderos, cualquier parecido con la realidad no es mera coincidencia.” 3

1 Fonte: escritores.cinemexicano.unam.mx/ 2 Cano, 2014. 3 Avvertenza con la quale si apre il film La dictadura perfecta. 1

Effettivamente, non è difficile collegare l'opera di Luis Estrada con la realtà storica e politica del Messico contemporaneo. Attraverso lo sguardo del regista e dei suoi collaboratori, si distinguono ambientazioni plausibili, situazioni realistiche e allusioni più o meno esplicite a fatti reali (si pensi ad esempio allo scandalo che apre La dictadura perfecta, esplicito riferimento ad una clamorosa gaffe commessa dal presidente Fox) 4. La struttura della trilogia, composta da La ley de Herodes (1999), Un mundo maravilloso (2006) e El infierno (2010), e coronata da La dictadura perfecta (2014), è un'analisi dell'essenza del potere che governa la politica e la vita dei cittadini, effettuata rappresentando periodi e mutamenti fondamentali nella storia post-rivoluzionaria del Messico.

Estrada dei suoi film è regista, sceneggiatore, produttore, montatore, e a volte anche progettista del suono. Collabora quasi invariabilmente con le stesse persone, in primis lo sceneggiatore Jaime Sampietro e l'attore Damián Alcázar. In continuità con la tradizione muralista messicana, egli concepisce i suoi film come fossero un affresco in cui tutti vengono

rappresentati,

e

in

cui

alcuni

emergeranno

mentre

altri

resteranno

inevitabilmente nascosti5. Il cinema di Estrada si configura come un teatro delle marionette in cui la realtà viene raccontata anche attraverso caricature e archetipi, permettendo allo spettatore rispecchiarsi in una realtà conosciuta. Nel suo lavoro, l'obiettivo estetico e quello politico risultano indissolubili: per sua stessa ammissione, il regista ritiene che il cinema sia sempre e

comunque dotato di uno sfondo ideologico e, di conseguenza,

politico6. La critica politica è sicuramente il fulcro attorno al quale si sviluppano i film di Estrada, e il motore che stravolge la vita dei suoi personaggi, attraverso i suoi meccanismi ripetitivi e, apparentemente, inarrestabili.

Esaminando le implicazioni storiche, politiche e sociali che permeano l'opera del regista, è importante tracciarne anche una breve analisi cinematografica. In questo modo si possono 4 Con il presunto fine di riconoscere gli sforzi degli emigranti messicani, in sede ufficiale Vicente Fox disse che questi “están haciendo trabajos que ni siquiera los negros quieren hacer”, 13/05/2005. 5 Estrada, 2007. 6 Estrada e Monge, 2014. 2

mettere in rilievo, proprio attraverso le scelte artistiche operate da Estrada, alcuni riferimenti relativi alla cultura e alla storia del popolo messicano.

Nei film di Luis Estrada c'è una sublimazione estetica della realtà del Messico che viene in essi rappresentata. Personaggi, luoghi, architetture, oggetti, sono creati e curati in dettaglio, strutturando lo stile personale del regista e offrendo al suo pubblico la possibilità di comprenderli con chiarezza. Nei film di Estrada sono così descritte situazioni e persone riconoscibili, con le loro problematiche quotidiane, familiari e presenti nella vita del cittadino messicano. Non si tratta di caricature ridicole o esagerate nei tratti; nonostante il sarcasmo e l'occasionale enfasi satirica, il regista semplicemente riproduce ciò in cui i suoi simili si identificano e riconoscono. Si possono perciò ravvisare ad esempio, e in special modo ne El infierno, gli stili di consumo e di comportamento tipici dei narcotrafficanti e delle loro vite di eccessi: dagli automezzi a cui chiunque li collega, agli abiti appariscenti, sombreros e stivali. Si tratta di una sorta di divisa in cui gli spettatori si aspettano di vederli 7. Dal punto di vista linguistico, si nota ad esempio che il nome del protagonista de Un mundo maravilloso, Juan Pérez, suona ironicamente improbabile all'orecchio messicano, in quanto popolarmente (anche se di fatto erroneamente) è considerata una delle combinazioni più comuni e banali del paese.

Luis Estrada si rapporta in modo chiaro con la cultura cinematografica popolare, strizzando un occhio a film e personaggi celebri che fanno parte del bagaglio culturale del popolo messicano, attraversando le barriere della stratificazione sociale. La sua reinterpretazione dei valori e di tale bagaglio tuttavia si tinge spesso di toni beffardi, talora più o meno esplicitamente critici dei motivi soggiacenti a determinate scelte stilistiche dei suoi predecessori. È necessario sottolineare che la maggior parte del materiale a cui il regista si riconnette appartiene alla cosiddetta época de oro del cinema messicano, periodo convenzionalmente compreso tra il 1936 e il 1959 e in cui il paese assurse a fulcro della 7 Cfr. Capitolo 3. 3

produzione cinematografica ispanofona8. Nell'opera di Estrada si evidenziano innanzitutto riferimenti all'estetica dei film della coppia artistica composta da Fernández (regista) e Figueroa (fotografo), reinterpretata in maniera ironica nell'uso di piani che mostrano incantevoli paesaggi della provincia messicana. Se Figueroa intendeva riprendere la bellezza della natura messicana, con le sue sfumature attraenti e i suoi vibranti chiaroscuri, con i suoi cieli tersi e le sue nubi spettacolari, Estrada offre piuttosto ai suoi spettatori una successione di paesaggi brulli, desolati e inospitali. Il regista evoca quindi gli stessi luoghi, mettendo però in discussione l'idealismo e l'ingenuità delle rappresentazioni della campagna e degli indigeni, tipiche dell'opera di Fernández. Si rintracciano inoltre molti riferimenti cinematografici ad altri film messicani dell'epoca, specialmente a quelli diretti da Ismael Rodríguez, che secondo lo stesso Estrada “dan la idea de que México no ha cambiado nada en más de 60 años, que deja ver que pareciera que

estamos

condenados

a

repetir

nuestra

historia”9.

Vediamo

infatti

come

l'ambientazione de Un mundo maravilloso costruita da Estrada richiami la trilogia di Pepe el Toro, e in particolare il film Nosotros los pobres (1948). In entrambi i film, è netto il contrasto tra la vita dei ricchi e quella dei poveri; comune è anche l'archetipo del personaggio di origini povere che ambisce ad entrare a far parte delle classi più abbienti e, di conseguenza si allontana dalla famiglia e dagli amici fedeli, tradendoli. Alcune allusioni inserite da Estrada nel suo lavoro, infine, sono esplicite: dal protagonista de La ley de Herodes, che si presenta mentendo e dichiarando di chiamarsi “Emilio Gabriel Fernández Figueroa” (combinazione di nomi e cognomi della coppia di collaboratori sopracitata), al vagabondo protagonista de Un mundo maravilloso che annovera tra i suoi soprannomi proprio quello di Pepe el Toro. In una scena seguente dello stesso film, effettivamente piuttosto evocativa, uno dei personaggi commenta addirittura che “sembra di essere in Nosotros los pobres”10.

8 Castro-Ricalde, 2014. 9 Estrada, 2006. 10 Scena del processo a Juan Pérez, Un mundo maravilloso. 4

Da un punto di vista forse più tecnico, si può rilevare che la colonna sonora dei film, che Estrada si preoccupa sempre di curare personalmente, viene impiegata per rafforzare l'ironia delle situazioni a cui fa da sottofondo. I brani scelti sono spesso conosciuti temi classici (in un possibile riferimento a Kubrick, l'uso, ad esempio, della Nona sinfonia di Beethoven ne La dictadura perfecta, a sottolineare azioni ben poco edificanti); la musica si trova così ora a potenziare ora a contrastare le immagini, conferendo ulteriore profondità alla critica socio-politica soggiacente all'opera di Estrada. Per quanto riguarda il registro linguistico, le scelte attuate da Estrada e Sampietro nella stesura delle sceneggiature si rivelano molto efficaci; l'uso (e talora l'abuso) di messicanismi, di termini e strutture che rimandano al linguaggio colloquiale e di bruschi cambi di registro, contribuisce al realismo dei dialoghi e favorisce l'immedesimazione dello spettatore. L'umorismo, sia implicito sia esplicito, non risulta mai autocompiaciuto, e punta soprattutto ad inquadrare le problematiche sociali relative ai contesti storico-sociali del Messico. In poche parole, Estrada sceglie di svelare la realtà attraverso l'ironia, in un modo a suo parere (ed evidentemente, a parere del pubblico che lo acclama) più efficace di quanto potrebbe emergere attraverso una visione seria e di genere documentaristico.

“Pinche Filemón, ¿por qué me haces hacer cosas que no quiero?”11

La tetralogia filmografica di Luis Estrada espone i meccanismi e le strutture del tessuto sociale, politico ed economico del paese; mette a nudo il gioco politico nelle sue sfaccettature più reali e sgradevoli, rappresenta sulla scena i suoi intrallazzi, pieni di sotterfugi e coperture, e gli effetti conseguenti, generalmente a scapito dei cittadini. I racconti del regista si sviluppano attorno ad un personaggio centrale, che gradualmente apprende che, per non soccombere al suo ambiente sociale, deve diventare malfattore, astuto ed egocentrico, fino a trasformare i suoi stessi valori, con il risultato di dare spazio 11 Juan Pérez, Un mundo maravilloso. Il dialogo citato ben rappresenta il tema dell'uomo comune

che, per raggiungere il livello di vita che desidera (spesso caratterizzato da un benessere basilare), finisce per attuare in modo illecito o addirittura contro i suoi stessi ideali.

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ad un certo degrado morale. I personaggi che formano il nucleo dei film di Estrada partono perciò sempre con le migliori intenzioni, e approdano alla fine del film lasciandosi dietro una scia di morti, trasportati dall'inerzia delle circostanze; al tempo stesso, essi vengono condotti anche dalle proprie decisioni, che man mano si trasformano anch'esse sino addirittura a scontrarsi con gli intenti iniziali. Si tratta di uomini dapprima ingenui, caratterizzati da ideali abbastanza semplici, che penetrano in un mondo ostile e caotico nel quale evolvono, fino a convertirsi in fantocci del potere vigente nonostante le loro originarie intenzioni. Si mette di fatto in scena il racconto di un destino comune a molti messicani; la lotta per smettere di sopravvivere e riuscire a raggiungere un livello di vita relativamente migliore, spesso li porta a condurre una vita considerata da essi stessi disonorevole e corrotta. Sono perciò ideali reali quelli che danno l'impulso ai protagonisti: avere un impiego considerato sufficientemente buono e una casa, proteggere la propria famiglia, assicurare una sorte migliore alla propria discendenza. Come la maggior parte delle persone che non hanno la possibilità di vivere in maniera dignitosa, e ancor meno di accedere a forme di educazione adeguata, il personaggio-tipo del cinema di Estrada non vede, o non riesce a concepire, altra possibilità che adattarsi alle circostanze e, se necessario, delinquere. In un paese in cui molti non riescono a soddisfare nemmeno le necessità più basilari giorno dopo giorno, è chiaro che cadere nella tentazione di cercare scappatoie illecite diventa una opzione allettante. L'uomo di Luis Estrada, con i suoi desideri, le sue debolezze, la sua umanità, permette allo spettatore di penetrare, immedesimandosi, nella complessa realtà sociale, economica e politica di un paese il cui ultimo secolo è stato segnato, suggerisce Estrada, da una dictadura perfecta.

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Capitolo I PASSATO: La ley de Herodes e l'assolutismo del PRI

¡Él que no transa no avanza!1

I fatti narrati nel primo film analizzato, La ley de Herodes, possono facilmente collocarsi in Messico durante il sessennio presidenziale di Miguel Alemán 2 (1946 – 1952). Il protagonista è Juan Vargas, umile spazzino e sostenitore del PRI, partito nel quale aveva militato in gioventù. Quando l'alcalde del un paesino rurale fittizio di San Pedro de los Saguaros viene ucciso con un colpo di machete, il Segretario di Governo decide di nominare al suo posto proprio Vargas, per evitare eventuali disordini e concorrere senza impedimento alcuno alla carica di governatore dello Stato. Lo convince grazie a un discorso istituzionale decisamente realistico, chiedendogli di farsi portabandiera del progresso e della giustizia sociale, e credendolo sufficientemente ingenuo perché non cada nella corruzione sfrenata che ha portato alla morte il suo predecessore, coinvolto in ricatti e subornazione. Il nuovo presidente municipale scopre ben presto che non potrà contare su alcun finanziamento, e che del progresso promesso non c'è traccia; il paese è misero come miseri e corrotti sono i suoi abitanti, persi in un paesaggio brullo e monotono, caratterizzato da vuoto e mancanza di opportunità. Quando Vargas, intimorito e sconcertato, tornerà a chiedere aiuto al proprio superiore, questi gli spiegherà che bisogna applicare la “ley de Herodes: o te chingas o te jodes” 3 di fronte a qualsiasi richiesta gli avanzino i suoi cittadini. Come sottolineano Estrada e Alcázar, la ley de Herodes è stata applicata regolarmente in Messico fino ai giorni nostri solo per alcuni segmenti sociali: generalmente, la gente comune. 1 Motivo de La ley de Herodes. 2 Miguel Alemán Valdés (1900 – 1983) si formò come avvocato e intraprese la carriera politica, che lo portò a ottenere la carica di governatore di Veracruz (1936 – 1939), e in seguito di Secretario de Gobernación (1940 – 1945). Fu il primo presidente messicano privo di una carriera militare alle spalle, e il primo tra i governanti post-rivoluzionari che non aveva partecipato alle insurrezioni. 3 Espressione difficilmente traducibile, che si riferisce alla necessità di fare qualcosa che piaccia o meno, per il proprio bene. 7

Prevedibilmente, l'inizialmente benintenzionato protagonista imparerà molto velocemente a destreggiarsi nel suo ruolo; spinto da una moglie arrampicatrice e infedele, egli giungerà ad affrontare i suoi cittadini con impudenza e addirittura ricorrendo a minacce e azioni criminose.

Le

tentazioni

intrinseche

all'esercizio

del

potere

lo

trasformeranno

nell'archetipo del politico messicano, conforme all'immaginario collettivo dei cittadini: Juan Vargas, l'uomo comune appropriatosi inaspettatamente del potere istituzionale, alla fine impara a transar4. Il film mette in scena il vecchio stile del governo priista e le sue regole di successione interna, le sue relazioni con l'opposizione, la sua corruzione, le sue collusioni, documentando i meccanismi politici propri del partito che, di fatto, costituì un'entità indissolubile dal governo del Messico ininterrottamente per settant'anni 5. Oltre a indirizzare una critica diretta e frontale alla storia e alle strutture del PRI, attraverso il personaggio del dottor Morales (militante del PAN e antagonista di Juan Vargas), Luis Estrada mette in evidenza anche le posizioni risentite e contraddittorie assunte dal Partido Acción Nacional6 durante i decenni di egemonia del partito post-rivoluzionario. Allo stesso modo, attraverso la figura del prete del villaggio, il regista crea un archetipo che smaschera il potere clericale, con le sue ipocrisie e doppiezze. Accanto al racconto delle dinamiche della politica interna di quel periodo, dai dialoghi tra i personaggi politicamente impegnati con cui si incontra il protagonista emerge un altro tema rilevante: gli altalenanti e controversi rapporti tra il Messico e gli USA. Attraverso anche gli ingannevoli rapporti di Vargas con un cittadino statunitense che si trova a lavorare nel suo villaggio, si delinea la denuncia di Estrada nei confronti dell'atteggiamento di ingerenza politica ed economica degli USA nei confronti del Messico nel secondo dopoguerra. L'amministrazione di Truman (1945 – 1953) tese infatti al consolidamento dell'alleanza 4 Termine ispanoamericano che allude alla capacità di “contrattare”, transigendo e giungendo ad accordi favorevoli a tutte le parti coinvolte. 5 Il partito, formatosi come PNR (Partido Nacional Revolucionario) nel 1928, poi ricreato come PRM (Partido Revolucionario Mexicano) nel 1938, fu rinominato PRI (Partido Revolucionario Institucional) nel 1946. Di fatto, fu l'unico partito che gestì il governo federale ininterrottamente fino al 2000. 6 Il PAN nacque nel 1939. Nel 1946 il PAN vinse le elezioni in un municipio michoacano, e per la prima volta poté esercitare il potere nella prassi. Nonostante la vittoria di elezioni municipali e statali durante tutto il regime del PRI, fu solo nel 2000 che ci fu l'alternanza democratica al potere e il partito riuscì ad salire al governo federale. Dopo due sessenni, il PAN fu scalzato di nuovo dalla presidenza dal PRI nel 2012. 8

interamericana, promuovendo gli investimenti tesi alla modernizzazione dell'industria in paesi come il Messico, vantaggioso per posizione e offerta di risorse. Il governo statunitense appoggiò anche la stipulazione di trattati come il TIAR (Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca) nel 1947, e la creazione di organizzazioni come l'OEA (Organización de Estados Americanos) nel 19487; si crearono così dei legami tra la potenza statunitense e l'America Latina, e la vicinanza geografica e storica del Messico agli USA8 vincolò i due paesi indissolubilmente.

1. Rivoluzione, tra realtà e strumentalizzazione

La Rivoluzione messicana, o quantomeno la sua versione che è stata riportata nei testi scolastici di storia e simili pubblicazioni, è in gran parte “una costruzione simbolica realizzata al fine di dotare di legittimità i vincitori della serie di conflitti armati” 9 che la interessarono. Come mette in evidenza Alan Knight, nonostante la definizione spesso reificata della Rivoluzione, bisogna dirigere l'attenzione anche alle centinaia di piccoli sollevamenti disseminati in tutto il paese, che contribuirono ai processi rivoluzionari 10. La crisi politica che si trasformò in una guerra civile fu innanzitutto il risultato di una inadeguata transizione al potere, prodotto dell'incapacità di Porfirio Díaz11 di lasciare in eredità la sua posizione. I vecchi meccanismi del porfiriato non potevano adattarsi ad un sistema politico diverso in 7 Stutz Lucca, 2010. 8 Dopo l'annessione del Texas agli USA avvenuta nel 1845, mediante il Trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848, il Messico cedette agli USA il vasto territorio oggi conosciuto come il Southwest statunitense (corrispondente agli attuali stati di California, Nevada, Utah e New Mexico). 9 Schettino, 2009. 10 Knight, 2010. 11 Durante il periodo storico denominato Porfiriato (1876 – 1910) il Messico fu governato dal generale Porfirio Díaz (1830 – 1915), che prese il potere dopo un'estesa carriera militare, nella quale spicca il suo ruolo a capo dell'insurrezione contro Benito Juárez (a seguito delle elezioni presidenziali del 1871) e di quella contro Sebastián Lerdo de Tejada (in vista delle elezioni del 1876). Gli apporti principali dati dal regime all'economia messicana furono la costruzione della rete ferroviaria e l'apertura agli investitori stranieri, che videro l'opportunità di sfruttare le risorse naturali del paese. 9

seguito alla sua uscita di scena, e quelli nuovi, stabiliti dai sonorensi, non riuscirono a funzionare in maniera efficace. Fino alla stabilizzazione realizzata da Lázaro Cárdenas, la Rivoluzione può essere interpretata come un periodo di transizione tra il regime personale (nelle varianti di

Juárez e di Díaz) e il regime corporativista che marcò la politica

messicana per decenni. Il mito della Rivoluzione, così come si consolidò attraverso il regime del PRI, si basa su diverse spiegazioni della mobilitazione popolare che accompagnò il processo di cambio al potere; incarnando l'idea della lotta del popolo per sconfiggere il suo oppressore, si misero in evidenza le presunte cause contadine, proletarie, di opposizione all'imperialismo internazionale e di reazione al regime autoritario obsolescente. Il problema agrario, con riferimento ai regimi di proprietà, utilizzo e sfruttamento delle terre dei villaggi, fu fondamentale solo nello stato di Morelos, con la sollevazione di Emiliano Zapata; il Caudillo del Sur, promotore delle lotte contadine, si mantenne sempre al margine della linea politica principale e fedele ai suoi ideali, spesso addirittura scontrandosi con le politiche di Madero e di Carranza. Gli operai messicani, agli inizi del XX secolo, non risultano essere attori fondamentali nella scena politica, e nemmeno in quella economica, salvo nel caso di alcune specifiche città12. Nonostante lo sfruttamento di cui erano oggetto i lavoratori dell'industria, inoltre, i loro salari e le loro condizioni di lavoro erano comunque migliori rispetto a quelli percepiti nell'ambito di altre opzioni lavorative disponibili 13. Gli scioperi operai al fine di ottenere un miglioramento della loro situazione, più che una partecipazione alla Rivoluzione sono piuttosto un processo parallelo a quello dei conflitti armati. Agli inizi del Novecento, le finanze pubbliche e l'economia in generale si trovavano in condizioni accettabili; il Messico aveva pagato le obbligazioni contratte con le banche inglesi nel 1824, e si era discretamente risolta la questione del debito estero. Diáz aveva saputo consolidare la trasformazione liberale quantomeno in campo economico, anche se la crescita dell'economia messicana era sempre stata accompagnata da disuguaglianza 12 Schettino, 2009. 13 Ibidem. 10

sociale e distribuzione iniqua dei benefici. I conflitti interregionali ebbero basilarmente una pulsione politica, condizionata proprio dagli abusi e dalle disuguaglianze che la burocrazia del Porfiriato e l'iniquo sviluppo economico statale avevano contribuito ad intensificare14. In realtà pertanto, la tappa armata della Rivoluzione si configurò come una serie di conflitti per l'assunzione della successione al potere. Gli oppositori di Díaz, quando egli si mostrò debole e incapace di riproporsi alle elezioni imminenti, cominciarono a scontrarsi, approfittando anche dei contrasti sociali esistenti. La Rivoluzione fu quindi un fenomeno policentrico e convulso, segnato da un evidente regionalismo: vi si avvicendarono differenti fazioni ed eserciti, con richieste e motivazioni sociali e politiche diverse 15. Seguendo il filo del tempo, la rivoluzione guidata dai maderisti nel 1911 consistette in una varietà di disorganizzate ribellioni locali, incapaci di sconfiggere l'esercito porfirista senza ricorrere allo sviluppo di strategie di guerriglia. Spesso i ribelli non seguirono nemmeno i dettami del loro supposto leader, come avvenne nel caso della presa di Ciudad Juárez; quando Madero ordinò loro di spostarsi verso Chihuahua, gli insorti ignorarono tali ordini e presero la città, installandovi forzatamente il governo maderista. I governanti rivoluzionari perpetuarono nondimeno la tradizione messicana della centralizzazione del potere16. Iniziò così a strutturarsi un solido modello politico, tuttora vigente, basato sul presidenzialismo e su di un vasto apparato burocratico caratterizzato da una varietà di imprese, sia statali sia a partecipazione statale. Il modello centralista si radica nella relativamente breve storia del Messico in quanto unità politica, economica e culturale; governare un paese di tali dimensioni e complessità regionali ha significato gestire contrasti tra caudillos e caciques, liberali e conservatori, affrontando costanti lotte interne e questioni socio-economiche molto variegate. L'impegno del governo maderista nel gettare delle nuove basi istituzionali derivò, di fatto, dalla 14 Knight, 2010. 15 Meyer, 1992. 16 La Costituzione del 1917, promulgata dai maderisti, dette la supremazia al potere esecutivo, concentrando così il potere nelle mani del governo federale e in particolare del presidente. 11

necessità di avere gli strumenti per tenere a freno la frammentazione del potere e guadagnare così terreno sulle forze locali17. Tra il 1910 e il 1920 il paese infatti fu flagellato da una guerra civile, nella quale diversi attori politici del momento tentarono di appropriarsi del potere. Nel 1911 Francisco I. Madero vinse le elezioni presidenziali senza difficoltà, essendo di fatto l'unico candidato; eppure, mancò di efficace autorità sin dal primo momento. L'esercito non accettò mai Madero, Emiliano Zapata disconobbe il suo governo attraverso il Plan de Ayala, e Pascual Orozco allo stesso modo proclamò il suo Plan de la Empacadora; nel 1913 l'insurrezione di Félix Díaz e dei suoi sostenitori sfociò nella Decena Trágica, offensiva armata al fine di destituire il presidente e che effettivamente terminò con l'assassinio di Madero stesso. Victoriano Huerta giunse così alla presidenza senza particolari opposizioni, nonostante il suo governo rigido e militarista; l'unico che affrontò pubblicamente il generale nayarita, mettendone in discussione la legittimità, fu il governatore di Coahuila, Venustiano Carranza. Da quel momento fino al 1917, furono un'altra volta le armi e non i voti a determinare chi potesse governare il paese18. La seconda ondata della rivoluzione si concentrò negli stati di Sonora, Chihuahua e Coahuila, mentre nel resto del paese si susseguivano piccole rivolte e conflitti locali. I sonorensi rappresentarono il braccio armato (guidato da Obregón) del costituzionalismo di Carranza, che proclamò la necessità di ristabilire l'ordine costituzionale violato da Huerta e dal suo regime dittatoriale; dall'altro lato Francisco Villa si pose a capo della rivoluzione nello stato di Chihuahua e, anche se in maniera contrastata, la sua División del Norte si alleò con i carranzisti19. Nel 1914 Huerta rinunciò alla presidenza e fuggì dal paese; di conseguenza ebbe luogo la Convención de Aguascalientes, convocata da Carranza ma dominata dai villisti. I maggiori contendenti al potere si rivelarono essere i convenzionalisti (guidati da Francisco Villa) e i costituzionalisti (diretti da Venustiano Carranza); si trattava tuttavia di raggruppamenti molto ampi, senza particolare coerenza al loro interno e definiti spesso da rivalità e interessi locali. I conflitti continuarono con 17 Meyer, 1992. 18 Meyer, 1992. 19 Schettino, 2009. 12

risultati alterni, finché alla fine del 1916 Carranza convocò il Congreso Constituyente; due mesi dopo fu promulgata la sopracitata Costituzione del 1917, e Carranza si appropriò del potere esecutivo facendosi carico della presidenza. Nel 1920 Carranza tentò di nominare un successore, provocando l'insurrezione nello stato di Sonora di Adolfo de la Huerta (appoggiato da Plutarco Elías Calles e Álvaro Obregón), il quale proclamò il Plan de Agua Prieta e disconobbe il governo centrale. Il presidente finì assassinato, de la Huerta fu nominato presidente provvisorio e poco dopo Obregón vinse senza ostacoli le elezioni presidenziali. Ebbe iniziò così il governo sonorense e terminò la tappa armata della Rivoluzione, anche se in Messico i conflitti interni perdurarono (specialmente nelle campagne), senza comunque mettere a rischio il controllo sonorense del potere. Il regime costituito dai vincitori della Rivoluzione non si differenziò significativamente da quello di Díaz; le strutture istituzionali e l'impostazione autoritaria facevano parte della stessa logica, propria dell'apparato amministrativo del Porfiriato 20. Knight identifica la Rivoluzione messicana come una delle grandi rivoluzioni che non produssero modelli ideologici o partiti d'avanguardia, e rafforzarono, più che sovvertire, la maggior parte dei caratteri del regime che soppiantavano21. La Rivoluzione fu nondimeno accompagnata da un importante fenomeno di rivendicazione del passato preispanico messicano e degli ideali democratici; d'altra parte la mitizzazione del processo rivoluzionario diventò uno degli strumenti chiave utilizzati dal sistema monopartitico del PRI al fine di perpetuarsi. La retorica della ricostruzione priista della Rivoluzione servì spesso a legittimare sia l'egemonia, sia le scelte politiche del regime. Come ha sottolineato Vargas Llosa, la rivendicazione della Rivoluzione “ha sido otro de los instrumentos que ha utilizado el sistema dictatorial del PRI para eternizarse, […] otro argumento de esa gran demagogia retórica a lo largo de su historia del PRI que se ha prestado a muchas falsificaciones culturales”22, sfruttato in nome di un nazionalismo costruito dal partito. La nozione di “rivoluzione fatta governo”, nata durante la presidenza

20 Schettino, 2009. 21 Knight, 2010. 22 Vargas Llosa, 1996. 13

del gruppo sonorense23 ed espressa dal presidente Emilio Portes Gil 24, si consolidò nella prassi solo in seguito durante il cardenismo.

2. Nascita e sviluppo del regime priista

Nel 1924 Plutarco Elías Calles fu eletto presidente, dopo anni spesi al fianco di Obregón; durante il suo unico mandato, conosciuto come il Maximato, si focalizzò nella costituzione di uno Stato solido, riorganizzando l'esercito e appoggiandosi ad un impulso populista. Applicando i principi stabiliti dalla Costituzione del 1917, il presidente promulgò inoltre la Ley Calles per ridurre il potere della Chiesa cattolica e la sua partecipazione alla vita civile; la radicalizzazione della posizione dello Stato nei confronti della Chiesa e le pretese di stretto controllo sui ministri del culto provocarono ben presto forti reazioni. Si diffuse così in molte zone del paese un movimento sociale a favore della libertà di culto, autonomo rispetto alle istituzioni episcopali presenti sul territorio, e strettamente legato alla questione agraria25. Il movimento cristero si mise in evidenza, sorprendentemente, come l'unica forza effettivamente controrivoluzionaria e popolare dell'epoca, proponendo un programma alternativo e inglobando efficacemente vari gruppi locali di oppositori al governo sonorense. Nel 1926 scoppiò così la Guerra Cristera, che dopo dei tentativi fallimentari di negoziazione tra la Chiesa e lo Stato, si articolò in una serie di conflitti 23 Anguiano, 2011. 24 Portes Gil affermò che la “Revolución hecha gobierno necesita un órgano de agitación y defensa”, dando così un significato alla fondazione del PNR. 25 Calles cercò di ridurre l'influenza della Chiesa sui cittadini messicani al fine di creare un nuovo tipo di nazionalismo, monopolizzato dallo Stato. Nel 1925 appoggiò pertanto la creazione dell'Iglesia Católica Apostólica Mexicana (ICAM), cattolica ma che non dipendesse dal Vaticano, e si spinse sino a proibire il culto nelle chiese; ciò provocò una divisione all'interno della comunità cattolica messicana, e la nascita della Liga Nacional para la Defensa de la Libertad Religiosa, che spinse i credenti a ribellarsi non pagando le imposte. Frattanto, nel 1926 fu fondato il Banco Nacional de Crédito Agrícola, in un tentativo di risolvere i problemi delle zone rurali, dove si stava diffondendo lo scontento per le condizioni di vita e l'abbandono da parte dello Stato. Al sorgere della questione religiosa, le cause rurali si infiammarono, e in diverse zone del paese cominciarono a scoppiare conflitti armati di entità contenuta, ma che grazie alla strategia di guerriglia “pique y huye” crearono problemi all'esercito, che non riuscì mai di fatto a reprimere gli insorti. 14

armati di carattere soprattutto rurale, che durarono di fatto fino al 193826. Nel 1928 Calles nominò presidente provvisorio Emilio Portes Gil, dopo un tentativo avvicendamento di Obregón fallito a causa dell'assassinio di quest'ultimo. In vista delle conseguenti elezioni presidenziali, Calles promosse la fondazione del PNR (Partido Nacional Revolucionario), sorto da una coalizione di personaggi diversi fra loro, tra cui militari e caudillos di varie provenienze regionali; è da questo partito che, in seguito, si sviluppò il PRI. L'obiettivo principale dei fondatori era senz'altro quello di superare la tappa del caudillismo, lasciandosi alle spalle i deleteri conflitti locali e le conseguenti ripercussioni sulla stabilità del governo; tale soluzione in realtà non rendeva però possibile lo sviluppo di un sistema effettivamente pluripartitico e quindi l'esistenza di competizione politica democratica. Il partito era quindi destinato a divenire un mero strumento nelle mani dell'élite politica, più che il fondamento di uno Stato veramente democratico; nella prassi, mancò anche un'effettiva e ponderata considerazione delle disparità socioeconomiche del paese. Nonostante l'avvicendamento di diversi presidenti dopo di lui, Plutarco Elías Calles mantenne un peso notevole negli sviluppi della politica messicana fino alla sua espulsione dal paese (1936). La sua ingerenza e la sua ubiqua presenza nell'esercizio del potere presidenziale provocarono la rinuncia del suo successore Pascual Ortiz Rubio (1932), per sostituire il quale lo stesso Calles nominò provvisoriamente Abelardo Rodríguez Luján. Nel 1934 propose poi come candidato presidenziale il generale Lázaro Cárdenas del Río, il quale una volta impossessatosi del potere esecutivo si scontrò ripetutamente proprio con Calles, fino a costringerlo a lasciare il paese ad andare in esilio negli USA. Fu così che si aprì la strada al cosiddetto Cardenismo, e all'evoluzione del partito che fu egemone fino alla fine del XX secolo27 28.costringerlo

26 Il presidente Portes Gil nel 1929 permise la ripresa del culto raggiungendo un accordo con i vescovi messicani, ma i cristeros considerarono questi ultimi dei traditori per essere scesi a patti con il governo. Nel 1934 con il Grito de Guadalajara, Calles invocò una serie di riforme del sistema educativo culminate con il progetto di una “educazione socialista”. La tensione tra lo Stato e i cristeros si inasprì e, senza stavolta alcun appoggio da parte della Chiesa, ripresero le insurrezioni locali. Succedendo a Calles, Cárdenas invocò una conciliazione nel 1936 ed entro 1938 le chiese poterono officiare in libertà, nonostante lo Stato non modificò le leggi in merito al culto sino al mandato di Salinas (1988 – 1994). 15

Se Plutarco Elías Calles, conosciuto anche come Jefe Máximo de la Revolución, fondò il PNR nel 1929 e se ne occupò fino al 1936, il vero eponimo del nuovo ciclo della politica messicana fu piuttosto Lázaro Cárdenas27. Dopo aver creato vari organismi sindacali non ufficiali, decise di dare una svolta alla struttura stessa del partito, e nel 1938 rifondò il PNR trasformandolo in un apparato basato sul corporativismo e chiamandolo Partido de la Revolución Mexicana. Integrò così nella struttura statale operai, contadini, burocrati e militari, rompendo con il retaggio della tradizione politica del Porfiriato. Lázaro Cárdenas fece in modo che il presidente fosse di fatto il capo indiscutibile di un partito che andò ad occupare il potere in modo capillare: dalla presidenza federale al governo dei singoli stati, sino alle municipalità. A partire dal momento della creazione del partito nel 1938, l'opposizione fu progressivamente inglobata nei meccanismi perpetuati dal partito ufficiale, resa debole e impossibilitata a rappresentare un'alternativa reale a tale predominio 28. Il corporativismo messicano ha radici storiche profondissime, che affondano nella società coloniale creata dall'impero di Spagna, che trapiantò una sorta di struttura feudale basata su monopoli commerciali e corporazioni di artigiani. Come vassalli del monarca spagnolo, i sudditi si trovavano privi di individualità sociale e politica a meno che non facessero parte di una corporazione29. Nonostante le costituzioni successive all'Indipendenza si basassero su principi democratici, nella prassi la situazione non cambiò radicalmente, fallendo nel tentativo di sradicare il potere (indissolubilmente legato all'uso della terra e alle suddivisioni territoriali preispaniche) dei pueblos de indios. La Costituzione del 1917, allo stesso modo, promosse sulla carta la consacrazione dei diritti liberali e democratici, ma si trovò a fare concessioni alla tradizione corporativista e aprì il passo alla creazione di organismi sindacali30. Lázaro Cárdenas convertì questi tentativi di gestire le masse 27 Lázaro Cárdenas del Río (1895 – 1970) si unì alle forze rivoluzionarie nel 1913, e ottenne in breve la carica di generale. Fu governatore di Michoacán tra il 1928 e il 1930, dopodiché fu nominato Secretario de Gobernación nel 1931 (nel gabinetto presidenziale di Ortiz Rubio). Dopo il suo mandato presidenziale (1934 – 1940), fu Secretario de la Defensa Nacional dal 1942 al 1945, durante il sessennio del suo successore Ávila Camacho. 28 Nel 1939 nondimeno venne fondato il PAN (cfr. nota 6). 29 Meyer, 1992. 30 Córdova, 1972. 16

messicane creando uno Stato basato su una struttura solida, organizzata in settori destinati a ricevere appoggi specifici e interventi tesi all'efficienza governativa. Con la Costituzione del 1917 lo Stato si era già arrogato il diritto di riconoscere o negare l'esistenza di organizzazioni popolari (art. 123); con il Cardenismo, esso si propose dunque come un organismo in teoria imparziale e al di sopra delle lotte di classe, arrogandosi il ruolo di mediatore nelle relazioni tra i settori corporativi e nelle loro contraddizioni interne. La riforma agraria, che prevedeva l'esproprio e la riassegnazione di terreni a ejidos collettivi31, ebbe un successo politico e sociale più che economico; Cárdenas tentò di sovvertire la tradizione agraria dalle reminiscenze feudali, e di promuovere lo sviluppo dell'iniziativa e della mobilitazione contadina. Si guadagnò in questo modo la fedeltà delle organizzazioni contadine, che si trovarono nell'ambigua posizione di ricevere la protezione dello Stato e, al tempo stesso, soggiacere al suo potere. Con le misure istituzionali prese da Cárdenas, il 1938 segnò l'inizio del regime sorto dall'avvicendamento politico conseguente alla Rivoluzione. In quell'anno, oltre alla riorganizzazione radicale del Partito rivoluzionario, Cárdenas operò la nazionalizzazione dell'industria petrolifera; fino a quel momento e grazie alla Costituzione del 1917, la proprietà del petrolio era sì statale, ma le industrie che si occupavano dell'estrazione erano a capitale straniero. Il presidente si oppose fermamente agli interessi stranieri, e assurse così a figura quasi mitica agli occhi del popolo messicano. Come si è già accennato, le caratteristiche fondamentali del nuovo regime politico creato da Cárdenas sono il presidenzialismo, il partito corporativo di Stato, e il nazionalismo rivoluzionario32. Il presidente assunse il controllo dello Stato e del partito, tenendo sotto controllo tutti gli aspetti della politica nazionale, e si arrogò la facoltà di designare il proprio successore. Ricordiamo che, dalla caduta del Porfiriato, non era ammessa la rielezione alla presidenza; il partito scelse di mantenere tale facciata dall'apparenza democratica, creando un sistema elettorale per cui il candidato nominato potesse assicurarsi la vittoria. Come ben 31 Cooperative agricole che si basavano sull'autogestione dei lavoratori. 32 Schettino, 2009. 17

evidenziato dallo storico Daniel Cosío Villegas, il regime messicano ebbe le caratteristiche di una “monarquía absoluta sexenal y hereditaria en línea transversal” 33. Il potere si concentrò così nell'istituzione presidenziale, indissolubile dal partito, indipendentemente dalla persona che ne prendesse l'incarico. Tra i poteri esclusivi del capo di Stato, c'era anche la subordinazione del Banco de México, la selezione e l'eventuale rimozione dei governatori, la scelta del reggente di Ciudad de México, il controllo della Suprema Corte e, di conseguenza, del potere giudiziario. Il Cardenismo attinse alle tradizioni politiche precedenti, dal caudillismo al populismo, e costruì un sistema in linea con gli svolgimenti storici dell'epoca; il corporativismo assunse, infatti, un ruolo di “terza via”, alternativa politica al capitalismo e al comunismo. La teoria alla base di questo tipo di scelta non era certo originale o innovativa; è difficile non intravedere i tratti comuni ai regimi, emersi durante il decennio 1925-1935, ispirati alla formula corporativista mussoliniana. La struttura settoriale del PRM legò a sé la massa dei cittadini a doppio filo, creando uno spazio di protezione corporativa e al tempo stesso garantendosi l'adesione e la fedeltà dei membri dei vari settori. Schettino, tracciando un interessante parallelismo con le parole dello stesso Luis Estrada34, sostiene che il partito “da sentido al nacionalismo revolucionario: organizando trabajadores, repartiendo tierra, enfrentando al imperialismo, convirtiendo su gobierno en el mural primario, en el que los de Riviera, Orozco y Siqueiros se ven reflejados”35. Il partito ufficiale, che nel 1946 si convertì nell'attuale Partido Revolucionario Institucional (PRI), è stato, utilizzando le parole del politologo Arnaldo Córdova, “claramente un instituto dispuesto para encuadrar a las masas de trabajadores mexicanos”. Il regime postrivoluzionario, a differenza del laissez faire porfiriano, creò un sistema nel quale tutte le classi sociali potessero promuovere i propri interessi, attraverso gruppi giuridicamente riconosciuti e in un equilibrio mediato dal potere istituzionale36. 33 Cosío Villegas, 1972. 34 Cfr. Introduzione. 35 Schettino, 2009. 36 Córdova, 1972. 18

Nel 1940 il PRM designò Manuel Ávila Camacho come candidato presidenziale ideale, con il quale il paese si mantenne in un clima di generale stabilità politica e sociale. La politica cardenista venne a grandi linee perseguita, sebbene la riforma agraria fosse stata presto accantonata e, in generale, l'approccio di Ávila Camacho fosse di stampo più conservatore. Durante la seconda guerra mondiale, in seguito all'affondamento di una nave della marina messicana da parte della Germania, il Messico si schierò al fianco degli alleati, rimanendo comunque in secondo piano ed evitando di subire gravi danni bellici. Nel 1946, all'avvento della campagna presidenziale, il partito fu rinominato PRI (Partido Revolucionario Institucional). Il candidato designato fu Miguel Alemán Valdés, poi eletto presidente. Fu proprio questi (soprannominato celebremente il “cachorro de la Revolución” dal sindacalista Vicente Lombardo Toledano) il primo presidente della cosiddetta “generación institucional”, rappresentata da personaggi il cui comune denominatore era la difesa dell'egemonia del sistema politico di cui facevano parte. Gli anni '40 furono segnati dal sorgere di un'industria sostitutiva delle importazioni e da una conseguente chiusura del mercato, orientato quasi esclusivamente verso l'interno; di pari passo, nonostante lo sviluppo del PAN a partire dal 1943, lo Stato attuò una limitazione sistematica delle possibilità di una politica democratica e pluralista. Fino al 1968, il Messico fu protagonista di una tappa di crescita economica, con l'estensione e il miglioramento delle infrastrutture e lo sviluppo dell'impresa privata; è in questo periodo che fiorì la cultura popolare, e che la musica e il cinema messicani furono esportati all'estero. La crescita rapida delle città maggiori, grazie alle ampie e variegate possibilità lavorative, cominciò però ad incrementare il divario di sviluppo socioeconomico tra aree urbane e campagna. Il mito del progresso ancora una volta andò a scapito della realtà della sterminata campagna messicana e dei suoi lavoratori, negletti dallo Stato e lasciati di fatto nell'arretratezza37. Sull'onda del processo di industrializzazione e modernizzazione previste dal partito, alla presidenza si successero Ruiz Cortines (1952 – 1958), López Mateos (1958 – 1964) e Díaz Ordaz Bolaños (1964 – 1970). Fu durante il mandato di quest'ultimo che iniziò a rivelarsi 37 Schettino, 2007. 19

l'impossibilità di superare efficacemente il sottosviluppo industriale del paese, basandosi solamente su di un mercato protetto dallo Stato, ma caratterizzato da grandi lacune nella politica economica e affiancato da un settore agricolo arrancante. La durezza nell'affrontare i movimenti sociali fu il marchio del sessennio di Díaz Ordaz; il massacro di Tlatelolco (1968) marcò la storia del Messico contemporaneo indelebilmente. La violenta repressione dei movimenti studenteschi, a pochi giorni dall'inizio dei Giochi Olimpici di Ciudad de México, fu pianificata e compiuta congiuntamente dall'esercito federale, dalla DFS (Dirección Federal de Seguridad) e da un gruppo paramilitare creato appositamente. I suoi successori, Echeverría Álvarez (1970 – 1976) e López Portillo (1976 – 1982), ritrovatisi ad affrontare una crescente crisi economica, tentarono la strada del populismo di stampo cardenista, senza molto successo. Il sessennio di Echeverría Álvarez fu flagellato dall'incremento della spesa pubblica e dai tentativi del presidente di prendere le distanze dalla repressione avvenuta nella Plaza de las Tres Culturas di Tlatelolco nel periodo in cui era segretario governativo. Ciononostante, fu durante il suo mandato che in Messico si raggiunse l'apice della Guerra Sucia di repressione dell'opposizione politica38. López Portillo, dopo una di ripresa dello sviluppo economico, si trovò ad affrontare la prima grande crisi del mercato messicano dalla fondazione del regime priista; la svalutazione del peso raggiunse livelli disastrosi. Il suo mandato fu caratterizzato inoltre dagli eccessi personali, e dalla penetrazione sempre più infestante di corruzione e nepotismo nel sistema. La promessa alemanista di sicurezza economica e progresso sembrava quanto mai lontana dalla realtà, e la legittimità del regime cominciava a dare segni di profonda crisi. Cárdenas aveva passato ai suoi successori un impianto politico social populista, un regime di stampo paternalista e autoritario, in cui lo Stato costituiva il fulcro dello sviluppo del paese39; se da un lato tale organizzazione statale garantiva una certa stabilità politica e 38 La definizione di Guerra Sucia messicana fa riferimento ad una serie di conflitti a bassa intensità, avvenuti durante un periodo che va dal 1960 alla fine degli anni '70. La repressione da parte delle autorità federali di movimenti sociali di varia estrazione, in particolar modo legati al partito comunista e alle mobilitazioni studentesche, culminò con il massacro di Tlatelolco del 1968. 39 Córdova, 1972. 20

sociale, dall'altro essa perpetuò un sistema basato su meccanismi politici restii alla modernizzazione, caratterizzati da corruzione, insabbiamento, disuguaglianza sociale e abuso di potere40. Di rivoluzionario, il partito già alla nascita conservava praticamente solo il nome. La linea di demarcazione fra partito e governo si era fatta necessariamente confusa, e gli obiettivi originali del movimento rivoluzionario (democrazia politica e sociale, sovranità dello Stato e indipendenza nei confronti specialmente degli USA) si erano altrettanto sbiaditi da tempo.

3. Crisi del partito ufficiale: le elezioni presidenziali del 1994

La conclamata vittoria di Miguel de la Madrid (1982), frutto di un'inusuale partecipazione da parte degli elettori, fu dovuta principalmente alla costruzione della figura del candidato stesso, e al programma proposto, che sembrò a molti l'unica alternativa accettabile. D'altro canto, il PRI soffriva già di una crisi elettorale che si riflesse in una perdita considerevole di voti a favore di deputati e senatori 41. Il governo di de la Madrid fu chiamato “ de la renovación moral”, ma di fatto non vi fu alcun cambio in direzione di una rinnovata democrazia; si assistette pertanto al sorgere di una corrente critica e di opposizione, nata in seno allo stesso PRI e guidata da Cuauhtémoc Cárdenas 42. La presidenza di de la Madrid corrispose con l'avvento del neoliberismo in Messico, con conseguenti cambiamenti economici e conseguenze sociali che segnarono la vita dei cittadini in maniera irrimediabile43. Ancora una volta, come in diversi sessenni precedenti (ricordiamo i casi di Díaz Ordaz e Portillo, i cui temi di campagna elettorale vennero 40 Córdova, 1972. 41 Krauze E., 1997. 42 Cuauhtémoc Lázaro Cárdenas Solórzano (1934) iniziò la sua carriera politica nel PRI nel 1954, mantenendosi nella corrente democratica del partito. Nel 1988 abbandonò il PRI in seguito a contrasti insanabili, perse le elezioni alla guida di una coalizione di sinistra, e fondò il PRD l'anno seguente. Fu eletto governatore del D.F. (1997 – 1999) e, dal 2012, è Coordinador de asuntos internacionales del governo a tutt'oggi perredista del Distrito Federal. 43 Cfr. Capitolo 2. 21

presto messi da parte nella pratica), riecheggiarono promesse di rinnovamento politico strutturale senza effettivo contenuto né attuazione alcuna. Per le seguenti elezioni, il PRI scelse come candidato di punta Carlos Salinas de Gortari 44; la sua campagna elettorale ottenne però risultati decisamente deludenti, ottenendo risultati inferiori alle aspettative, nonostante il dispiego di risorse. Per la prima volta il partito si trovò a dover competere con un candidato che, inaspettatamente, stava guadagnando crescente popolarità; lo stesso Cuauhtémoc Cárdenas, figlio del generale Lázaro Cárdenas, che aveva criticato il governo precedente sino a lasciare il partito, si proponeva a capo di una coalizione di piccoli partiti di sinistra. L'apparato statale priista decise quindi di manipolare le elezioni, dichiarando ritardi nel computo dei voti a causa di un malfunzionamento nel sistema elettronico, e infine aggiudicando la vittoria al proprio candidato 45. Prove tangibili della manipolazione si sommarono, sorsero addirittura incongruenze tra numero effettivo di votanti e risultati in favore del PRI. L'ambiguità e l'atteggiamento dismissivo del partito culminarono con l'incendio che distrusse opportunamente tutto il materiale elettorale archiviato 46. Lo stesso de la Madrid accennò, nella sua autobiografia e in alcune interviste, allo spoglio dei voti irregolare e ai dubbi ritardi nella pubblicazione dei risultati 47. Cárdenas lottò invano perché l'usurpazione fosse denunciata, e in seguito fondò un nuovo partito di opposizione di sinistra, il Partido de la Revolución Democrática (PRD). Nonostante si fosse circondato di tecnici brillanti, creando una potenziale squadra di riformatori la cui finalità era la riabilitazione del sistema politico messicano 48 e necessariamente, di conseguenza, una riforma del partito, Salinas de Gortari fallì. Il suo sessennio ruppe con i paradigmi della Rivoluzione a cui si erano attenute le generazioni precedenti. Il governo operò, infatti, diversi cambiamenti significativi (tra cui modifiche 44 Carlos Salinas de Gortari (1948) fu scelto come candidato del PRI nel 1987, dopo una fruttuosa carriera accademica nel campo dell'economia. La politica del suo governo (1988 – 1994) proseguì nel solco della trasformazione intrapresa dal suo predecessore, smantellando la struttura corporativista dello Stato, e aprendo sempre più il mercato verso l'esterno. 45 Krauze E., 1997. 46 Ibidem. 47 Thompson, 2004. 48 Krauze E., 1997. 22

alla formula dell'ejido49, rinnovate relazioni con la Chiesa 50 e con gli USA51, limitazioni ai poteri sindacali), ma mancò l'obiettivo fondamentale della riforma politica52. La popolarità del presidente, che già durante la campagna elettorale aveva goduto di poca fiducia, decresceva ancora; alla volta delle elezioni successive, il PRI si trovò a gestire la necessità di dare legittimità alla successione presidenziale, destreggiandosi tra il mantenimento della sua egemonia e l'urgenza di dimostrare imparzialità nella gestione del processo elettorale. La situazione politica in Chiapas, flagellato dagli scontri tra EZLN e governo, sembrava non avere soluzione; la questione della terra e delle popolazioni indigene tornava con forza al centro dell'attenzione nazionale. La crisi di credibilità del governo si fece evidente, e la richiesta di modernizzazione del sistema premeva sul partito. Il candidato designato da Salinas per la successione era Luis Donaldo Colosio Murrieta, scelto per il suo carisma pacato, la sua abilità oratoria e la predilezione per la conciliazione al posto del conflitto53. Durante la sua campagna elettorale, Colosio prese le distanze dallo stesso sistema politico priista che lo sosteneva, arrivando a dire, della possibile nomina presidenziale, “juro por mis hijos que prefiero no llegar, a llegar a través de un fraude” 54. Il 6 marzo 1994, in occasione del sessantacinquesimo anniversario del PRI, Colosio tenne un discorso emblematico prendendo posizione in merito alle politiche del presidente Salinas, davanti alla folla riunita nella grande piazza del Monumento a la Revolución. Il candidato alla presidenza riconobbe il ruolo del partito nella costruzione di istituzioni fondamentali del paese, denunciandone allo stesso tempo le pratiche illecite che lo caratterizzavano. Fermamente contrario al meccanismo di trasmissione del potere all'interno del PRI, dichiarò che l'eredità del partito “debe ser fuente de exigencia, no de complacencia, ni de 49 L'istituzione dell'ejido prevedeva la distribuzione della terra direttamente agli agricoltori, ed era destinata soprattutto all'autoconsumo da parte della comunità che coltivava collettivamente l'appezzamento assegnato. 50 Fu attuata una riforma legislativa in favore della libertà di culto e del potere temporale delle chiese presenti sul territorio statale (cfr. Capitolo 3). 51 Il governo salinista cominciò, nel 1990, le trattative che portarono alla stipulazione del TLCAN. 52 Krauze E., 11/2009. 53 Krauze E., 1997. 54 Krauze, Enrique. “La mirada de Colosio”. Reforma, México. 26/03/1995. 23

inmovilismo. Sólo los partidos autoritarios pretenden fundar su legitimidad en su herencia. Los partidos democráticos la ganamos diariamente” 55. Ne contestò dunque apertamente la legittimità, sottolineando la necessità di dimostrarla nella prassi e attraverso un programma basato sui principi di democrazia, libertà e giustizia, ispirati alla Rivoluzione. Denunciò con fermezza le pratiche illecite che corrompevano il sistema dall'interno, riconoscendo davanti ai suoi occhi “un México de gente agraviada por las distorsiones que imponen a la ley quienes deberían de servirla. De mujeres y hombres afligidos por abuso de las autoridades o por la arrogancia de las oficinas gubernamentales”56; si spinse fino ad affermare apertamente la necessità della lotta contro la corruzione e l'impunità. Colosio non dimenticò di affrontare anche alla questione chiapaneca, rivolgendosi al Messico delle comunità indigene, le cui esigenze di giustizia, dignità e progresso, erano per lui rilevanti quanto i bisogni delle altre categorie sociali presenti nel paese. Si permise perfino di contestare apertamente l'impianto presidenzialista fondato dal PRI, dichiarando il suo impegno al fine di “reformar el poder, para democratizarlo y para acabar con cualquier vestigio de autoritarismo. Sabemos que el origen de muchos de nuestros males se encuentra en una excesiva concentración del poder. [...] Reformar el poder significa un presidencialismo sujeto estrictamente a los límites constitucionales”57. Colosio puntò il dito su monopolio di iniziativa, abusi di potere e decisioni sbagliate. La sua presa di posizione critica nei confronti del partito e dello stesso Salinas fu evidente. Il 23 marzo raggiunse Tijuana, portando la sua campagna elettorale nello Stato della Baja California dove l'opposizione era in netto vantaggio; la scelta del luogo per il suo discorso ricadde su Lomas Taurinas, una colonia dal profilo socioeconomico basso che beneficiava di opere della SEDESOL (Secretaría de Desarrollo Social) e manifestava un solido appoggio al PRI. Il suo discorso evidenziava i suoi obiettivi riguardo alle necessità del popolo, all'intento di essere vicino alla gente e di comprendere i problemi di aree come quella in cui si trovava; 55 Colosio, L. Discurso completo, 06/03/1994. Cfr. Appendice 1.1. 56 Ibidem. 57 Ibidem. 24

le sue promesse puntavano alla salute pubblica e a un'economia al servizio del popolo, invocando la presa di responsabilità del partito e dello Stato58. Terminato il discorso, Colosio si diresse verso il veicolo del partito, attraversando una folla fitta che lo acclamava e spingeva in cerca di contatto; improvvisamente, un colpo di arma da fuoco lo colpì alla testa, seguito da un secondo sparo ravvicinato al torso. Nella confusione generale, il candidato fu trasportato all'ospedale, dove morì per la gravità delle ferite riportate; nel frattempo, la polizia trattenne un certo Mario Aburto, accusato di essere l'autore dell'omicidio. La gestione delle indagini in merito all'attentato in cui morì Colosio fu quantomeno nebulosa e contraddittoria. Il caso venne aperto quattro volte, per poi chiudersi con la conclusione che si era trattato di un unico esecutore, che agì su propria iniziativa sia intellettualmente sia materialmente59; l'ipotesi finale fu supportata anche dal presunto ritrovamento di deliranti documenti redatti dall'assassino. Le analisi balistiche furono varie e in contrasto le une con le altre; l'analisi dei video evidenziò una dinamica che suggeriva premeditazione accurata e partecipazione di diversi complici. Aburto si dichiarò colpevole, e i presunti complici, dopo essere stati sottoposti a tortura e incarcerazione, furono assolti per mancanza di prove. Gli stessi procuratori incaricati delle indagini (in particolare il primo, Montes) fecero dichiarazioni in seguito ritrattate; il direttore della sicurezza pubblica di Tijuana, che sviluppò una linea alternativa di indagine, morì crivellato di colpi un mese dopo. La sua non fu l'unica morte violenta che colpì vari ufficiali di polizia coinvolti nelle indagini; la teoria di un possibile complotto fu sollevata dal popolo stesso, incredulo davanti alle spiegazioni fornite dalle autorità. Ancora oggi, l'opinione più diffusa in merito è quella della cospirazione interna al partito. Dopo il suo discorso del 6 marzo 1994, in molti credettero che il PRI avrebbe quantomeno sostituito il candidato, con qualcuno le cui idee e affermazioni pubbliche fossero più consone alla tradizione del partito. Nella sua breve campagna elettorale, Colosio ebbe modo di raccogliere consensi popolari e 58 Trascrizione del discorso di Luis Donaldo Colosio a Tijuana, 23/03/1994. Cfr Appendice 1.2. 59 El caso Colosio, 2012. 25

guadagnarsi la fiducia di molti potenziali elettori, presentandosi con un programma realista che, come emerge dall'analisi del discorso stesso, denunciava quelle falle istituzionali perpetrate dal PRI e che piagano tuttora il sistema statale messicano. Il coraggio di esprimere posizioni apertamente in contrasto con il presidente uscente, e con le tradizioni che avevano garantito la stabilità del PRI, fu una novità anche rispetto all'opposizione; nonostante tutto, in campo elettorale gli oppositori del partito statale esprimevano critiche simili, ma senza l'efficacia che ebbe Colosio. Tralasciando le cospirazioni ipotetiche, si può affermare che questo episodio fu l'inizio della fine per l'egemonia del PRI, già messa fortemente in discussione dopo la frode elettorale che fece vacillare il sessennio precedente. Gli scontri accesi tra il candidato e Salinas, e all'interno del partito stesso, a causa della direzione che la sua campagna stava prendendo, sono conosciuti e documentati. Di tutti i candidati precedenti (e successivi), Colosio fu forse l'unico a porre delle basi teoriche che potessero esaudire le promesse di un cambiamento reale, attraverso una critica del sistema lucida e promettente. Il PRI che vinse le elezione del 1994 “ya no era PRI” 60, e gettò le basi per la sua realtà politica attuale: un partito tra gli altri partiti. La modernizzazione della politica messicana non ebbe dunque possibilità di essere attuata e il PRI, con il sostituto candidato Zedillo, si mantenne fondamentalmente immutato nelle sue posizioni obsolete; il cambio promesso dall'opposizione, come si vedrà, finì per essere ugualmente illusorio 61.

60 Villagómez Rodríguez, 2006. 61 Sul fallimento dei governi dell'alternanza al potere, cfr. Capitolo 2.

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Capitolo II PRESENTE: Un mundo maravilloso e il fallimento del neoliberismo

“¿Porqué crees que tú y tu familia son pobres?” “La verdad señor, hace unos años creía que era la voluntad de Dios, luego pensé que era por mala suerte... pero ahora, estoy bien segura que es culpa de éste gobierno, ¡y de todos los otros hijos de la chingada que estuvieron antes que usted!” 1

Con registro favolistico, nel secondo film della trilogia al centro dell'analisi del presente elaborato finale, Luis Estrada mette in scena un racconto distopico che rappresenta con sarcasmo mordace il contrasto tra le utopie, proprie del discorso politico ufficiale, e la drammatica realtà del Messico contemporaneo. In un futuro indefinito (che potrebbe essere allo stesso tempo il presente) e in un'ipotetica metropoli dominata dai dettami neoliberali, il protagonista Juan Pérez è un vagabondo qualsiasi che vive alla giornata, con la speranza, nondimeno, di trovare qualche tipo di impiego e potersi così sposare. La sua quotidianità è caratterizzata dalla mancanza di risorse basilari: insieme ai suoi migliori amici, egli girovaga alla ricerca di cibo e rifugio nelle fogne della città. Pérez viene inoltre continuamente respinto dal padre della sua fidanzata, il quale ritiene di saper sopravvivere in maniera “più rispettabile” seppur versando comunque nella miseria. Parallelamente, lo sguardo del regista penetra nelle stanze del potere, dove il problema della povertà si converte in una fastidiosa seccatura da insabbiare e di cui fingere pubblicamente l'estirpazione. Estrada mette a nudo senza pudore il tema della corruzione del suo paese e dei suoi meccanismi, caratteristici della rappresentazione istituzionale per la quale si investe molto di più nelle apparenze che in interventi effettivi. Ancora una volta vediamo come nel cinema del regista un uomo comune ambisce a far parte di una classe sociale più avvantaggiata; in questo caso, i bisogni che spingono il protagonista sono talmente urgenti che lo porteranno ad allontanarsi dal suo ambiente 1 Dialogo tra Lascurain (ministro dell'economia) e la sua cameriera, Un mundo maravilloso. 27

originario, tradendo i suoi amici e i suoi valori, in cambio di un benessere fittizio e molto relativo. Attraverso diversi dettagli cinematografici, il film strizza l'occhio alle faccende e alle sventure di Pepe el Toro2 e dei suoi vicini, di modo che il messaggio di Luis Estrada risulta chiaro: dopo più di mezzo secolo di politiche sociali ed economiche, la situazione in merito è in Messico essenzialmente rimasta la stessa3. Secondo Julieta Campos4, la povertà è “la condición que existe cuanto la gente carece de medios para satisfacer sus necesidades básicas”, anche se non è facile determinare con esattezza i limiti dell'essenziale e i parametri dei bisogni. In generale, la povertà riguarda la carenza o l'insufficienza di alimenti, abitazione, servizi, salute e educazione. Il Messico rientra tra i paesi ad alto indice di sviluppo umano, tuttavia la disuguaglianza tra i livelli di sviluppo all'interno dello Stato federale rimane impressionante. Secondo i dati elaborati dalla Banca Mondiale, confermati anche da organizzazioni internazionali come l'UNICEF, circa il 44% della popolazione messicana vive sotto la soglia di povertà nazionale, e i suoi ingressi non bastano per soddisfare le necessità basilari 5. Si registrano anche violazioni dei diritti umani relative a questa situazione, che includono condizioni di lavoro illegali e sfruttamento di manodopera infantile6. Lottando per acquisire le risorse sufficienti per vivere una vita decente, secondo UNICEF le persone tendono così a sperimentare anche insicurezza, bassa autostima, esasperante competizione lavorativa e malattie relazionabili allo stress. Un mundo maravilloso mette bene in evidenza anche l'abissale contrasto tra la vita della popolazione più povera e quella più abbiente, riflettendo la realtà in cui si trova il Messico agli inizi del terzo millennio. La situazione si è aggravata durante i sessenni che corrono dal 2000, in cui il cambio di 2 Trilogia cinematografica di genere melodrammatico urbano, interpretata da Pedro Infante nel ruolo del protagonista e diretta da Ismael Rodríguez tra il 1948 e il 1952. Le storie che vi si intrecciano, nonostante la loro varietà, si concentrano sulla disgrazia quotidiana della povertà. 3 Estrada e Caballero, 2006. 4 Julieta Campos. “¿Qué hacemos con los pobres? La reiterada querella por la nación”. México: Aguilar, 1995, p. 95. 5 II Foro Internacional UNICEF – CONEVAL sobre el impacto de la crisis económica en la infancia y adolescencia, 2010. 6 Dati UNICEF México, 2009. 28

partito al potere ha assegnato la presidenza al PAN, con governi che non sono stati in grado di invertire l'andamento economico e sociale rovinoso che aveva flagellato il PRI uscente. I risultati delle politiche economiche neoliberiste, spinte da organismi internazionali come il FMI e applicate alla lettera sul sistema messicano (che aveva mantenuto un'impronta intervenzionista sino agli anni '80), sono stati disastrosi7. Luis Estrada tenta di offrire una lettura lucida del passaggio ad un sistema economico, approssimativo e fallimentare, che ha depauperato il paese. La sua opera, ed in particolare proprio il film Un mundo maravilloso, propone una critica rivolta specialmente alla grande considerazione data alle cifre macroeconomiche a scapito di una realtà nella quale cui milioni di messicani lottano ogni giorno contro la povertà.

1. Neoliberismo e disincanto

In Messico il problema della povertà ha radici storico-politiche molto profonde. Durante il Porfiriato la questione non venne mai affrontata dato che, come ha segnalato giustamente Cosío Villegas, era molto in voga un'attitudine positivista, secondo la quale lo Stato doveva promuovere le azioni dei privati che facessero progredire coloro i quali le intraprendevano. La Rivoluzione mise in evidenza la necessità di prendere in considerazione le richieste del popolo, che avevano contribuito in gran parte a provocare una tale mobilitazione popolare durante le insurrezioni8. La Costituzione del 1917 di fatto prevedeva di garantire i cosiddetti “diritti sociali”, concernenti condizioni di lavoro e di vita, impiego e proprietà. Da quel momento, i governi si preoccuparono di creare istituzioni apposite e di occuparsi 7 Per un'analisi dei trent'anni di neoliberismo messicano e delle sue conseguenze negative sulla vita quotidiana della popolazione, si veda anche Batres Guadarrama, El gran fracaso. Las cifras del desastre neoliberal mexicano. México: 2013. 8 Schettino, 2007. 29

dell'educazione pubblica, cercando di cambiare l'immagine tradizionalmente diffusa che vedeva i poveri come tali a causa della loro supposta cattiva indole9. Nel secondo dopoguerra, lo Stato, retto dal regime del PRI, sviluppò un approccio paternalista, nonostante la miseria del paese fosse così grande da necessitare la coesistenza tanto di politiche assistenziali, quanto di politiche di sicurezza sociale. Ebbe inizio anche la tradizione (perpetuata fino al giorno d'oggi) per cui le mogli di presidenti federali e governatori si arrogano il ruolo di promotrici di qualche diritto sociale, senza esperienze pregresse o obiettivi ben definiti 10. Generalmente, le mogli dei mandatari creano nuove organizzazioni al di fuori delle strutture governative, promuovendo campagne, collette di denaro e opere di assistenza, senza curarsi di programmi e istituzioni antecedenti11

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. Ha teso così a svilupparsi una visione della

giustizia sociale come una forma di carità e, contestualmente, una concezione della miseria popolare come di una questione sanabile mediante programmi di aiuti temporanei, senza misure di prevenzione né azioni che risolvano alla radice e a lungo termine i problemi 13. Il regime, con le sue politiche economiche rivolte verso l'interno del paese e i suoi settori industriale e agricolo arretrati, ma in qualche modo sufficienti al sostentamento, era riuscito fino agli anni '80 del secolo scorso a barcamenarsi nonostante gli svariati problemi sociali. Nei momenti critici, infatti, la struttura corporativa era riuscita a tamponare le crisi e a promuovere comunque un accettabile indice di crescita; a cavallo dei sessenni di Echeverría (1979 – 1976) e López Portillo (1976 – 1982) la situazione già critica culminò in una crisi economico-finanziaria, che obbligò il Messico a sottoporsi ai dettami degli 9 Sefchovich, 2012. 10 Zavala Saeb, Paola. “La 'primera dama' es un peligro para México”. AnimalPolítico, 04/07/2012. 11 Sefchovich, 2012. 12 Ad esempio, il Sistema Nacional para el Desarrollo Integral de la Familia (DIF) fu istituito dalla moglie di López Portillo (presidente del Messico, 1976 – 1982) nel 1977. Da allora, la direzione nazionale dell'istituzione è assegnata tradizionalmente alla moglie del mandatario in carica, e in molti casi le sezioni statali sono dirette dalle mogli dei governatori. Tale assegnazione è spesso oggetto di controversie e critiche, in quanto non avviene in base ad alcun merito o conoscenza delle problematiche legate all'infanzia, all'assistenza sociale e ai parametri di benessere socio-economico delle famiglie. 13 Le fondazioni filantropiche, di cui le consorti dei presidenti si fanno portabandiera, sono spesso incorse anche in casi mediatici a causa della gestione poco trasparente dei fondi stessi. Per citare un esempio, nel 2004 la fondazione Vamos México, creata da Marta Sahagún (moglie dell'allora presidente Fox), è stata denunciata dal Financial Times (attraverso un esteso reportage di Sara Silver, al'epoca corrispondente del quotidiano in Messico) proprio per gravi anomalie rilevate nei conti della fondazione. 30

organismi internazionali al fine di non arrivare al collasso economico. Con Miguel de la Madrid alla presidenza (1982 – 1988) si inaugurò in Messico il neoliberismo economico14; pressato dalla comunità internazionale, il governo abbandonò l'idea di uno Stato interventista, diagnosticò la profondità del problema dell'inflazione e cercò di creare un sistema più snello ed efficiente 15. Il presidente stesso era sempre stato un ammiratore della teoria liberista e studioso di diritto costituzionale; sin dal principio la sua campagna elettorale egli aveva proposto piani che aprissero il passo ad una democrazia effettiva e a un federalismo funzionale, mediante processi di decentralizzazione, riforma politica e limitazione del potere esecutivo16. Quando de la Madrid assunse il potere, la situazione economica del Messico era drammatica in molti settori; la maggior parte delle imprese pubbliche create tra il 1970 e il 1982 si trovavano in bancarotta17. Il paese, desideroso di inserirsi nel mercato mondiale, aveva bisogno di aprire la sua economia polarizzando gli scambi di mercato verso l'esterno, e tralasciando quasi completamente i complessi problemi interni; il Messico stipulò perciò il GATT (General Agreement on Tarifs and Trade) ed in seguito al Trattato di Libero Commercio con gli USA e il Canada. Il Messico passò così da una politica diretta verso il mercato interno ad una considerevole dipendenza estera, la cui manifestazione più grave fu l'elevato debito esterno. Nelle sue relazioni ufficiali sul lavoro del governo, il presidente ostentò sempre risultati positivi sospetti, poiché collegati a cifre obiettivamente esagerate riguardo ai supposti beneficiari dei sistemi di assistenza sociale. Tali rapporti omettevano di specificare quale fossero in realtà le fasce di popolazione a cui apparteneva la maggior parte dei bisognosi (agricoltori e lavoratori del settore informale), ai quali in realtà non arrivò mai nessun tipo di assistenza. Allo stesso modo, l'eredità del suo governo 14 Sefchovich, 2012. 15 Lo snellimento dell'apparato statale messicano consistette principalmente nella scorporazione di molte imprese parastatali, che entro il 1992 con Salinas vennero in gran parte privatizzate. A conseguenza delle politiche neoliberiste, vi fu anche una notevole diminuzione dell'interventismo dello Stato nell'economia nazionale. Per quanto riguarda invece la riduzione delle istituzioni statali e della burocrazia ad esse legata, non fu operato alcun cambiamento sostanziale e, se possibile, ad oggi l'apparato burocratico statale è persino più nutrito e variegato di quanto non lo fosse durante il regime priista. 16 Krauze E., 1997. 17 Ibidem. 31

includeva un debito esorbitante, una significativa caduta del potere d'acquisto dei salari, una crescita quasi nulla dell'economia e una notevole svalutazione monetaria. 18 Ancora una volta, in modo diverso ma tuttavia con effetti ugualmente disastrosi, il piano statale verso la modernizzazione e la realtà del paese, si scontrarono con forza. I governi successivi a quello di de la Madrid 19 proseguirono nello stesso solco 20, tagliando i finanziamenti per le spese sociali e trascurando le politiche di assistenza sociale. In alcuni casi vennero distribuiti, a beneficio di pochi selezionati cittadini, appoggi monetari di scarsa entità, anziché fornire loro servizi e assistenza effettivi. La riforma fiscale di Carlo Salinas de Gortari, conseguente ad una rinegoziazione del debito estero, favorì le grandi imprese nazionali e transnazionali; in generale l'industria nazionale risentì dell'aumento delle importazioni dall'estero. La strategia statale in questo campo implicava una trasformazione di tipo liberale del regime di proprietà della terra e, parallelamente, un programma di appoggio sociale e finanziario ai contadini (chiamato Solidaridad) che funzionò solo parzialmente. La ratificazione del TLCAN (Tratado de Libero Comercio de América del Norte) nel 1992 prevedeva delle semplificazioni legislative al fine di favorire il commercio tra gli Stati dell'America settentrionale, la creazione di una competizione leale, l'incoraggiamento all'investimento reciproco e alla cooperazione trilaterale 21. Il trattato, sin dalla sua entrata in vigore nel 1994, non ha cessato di essere oggetto di controversie. Il governo salinista lo decantò come lo strumento ideale per la creazione di impiego, l'aumento dei salari, la diminuzione dell'emigrazione verso USA e Canada; a dispetto di un effettivo aumento delle esportazioni in direzione degli USA, le conseguenze negative del trattato continuano ad essere dibattute dibattute e, a distanza di vent'anni, rimangono piuttosto evidenti. Sebbene l'accordo sia trilaterale, i rapporti economici tra Messico e Canada di fatto non sono mai progrediti, i flussi di importazioni ed esportazioni permangono tuttora quasi

18 Méndez Morales, 1998. 19 I presidenti successivi a de la Madrid sono stati Salinas e Zedillo (PRI), Fox e Calder ón (PAN), e l'attuale Peña Nieto, il cui mandato segna il ritorno del PRI al potere. 20 Batres Guadarrama, 2013. 21 Guadarrama Rico, 2014. 32

invariati22. Gli USA hanno optato per strategie imprenditoriali che, se in apparenza implementano e intensificano gli scambi con l'economia messicana, di fatto traggono profitto a scapito del paese vicino; lo spostamento di industrie lungo il confine, ad esempio, ha garantito agli imprenditori statunitensi l'accesso a manodopera a basso costo. La produzione agricola di cereali statunitense fu inoltre sussidiata dagli USA per anni, al fine di evitare che gli agricoltori nordamericani soffrissero della possibile importazione di mais dal Messico; il risultato fu, com'è immaginabile, che gli agricoltori messicani subirono gli effetti della nuova concorrenza, in un settore che da sempre aveva dato sostentamento ad una vasta fetta di popolazione23. La creazione di industrie dedicate in modo specifico alla produzione per l'esportazione ha offerto lavoro a molti operai messicani; d'altro canto, la produzione esclusiva per un mercato d'esportazione non faceva che peggiorare il deficit commerciale messicano, vincolando sempre più la sua industria all'investimento estero 24. Le politiche macroeconomiche di Salinas puntavano ad uno schema capitalistico; paradossalmente, nonostante le sue dichiarazioni in cui il presidente sottolineava spesso l'importanza di snellire lo Stato, il settore pubblico continuò a fornire impieghi e ad aumentare in dimensione25. Anche se la struttura del PRI stava vacillando, e le spese per le campagne elettorali successive furono esorbitanti e ben poco trasparenti: emergeva sempre più allo scoperto la labile distinzione tra partito e Stato. Come osserva Carlos Monsiváis26, l'apparato di istituzioni crescente era necessario a 22 Guadarrama Rico, 2014. 23 Il mais è uno degli alimenti di base dell'alimentazione messicana sin da tempi precolombiani. La sua coltivazione raggiunge il 18% del valore di produzione del settore agricolo, e interessa il 33% della superficie coltivata sul territorio nazionale (dati SHCP e Financiera Nacional de Desarrollo Agropecuario, Rural, Forestal y Pesquero, 2014). Circa il 90% della produzione fornisce mais bianco adatto all'alimentazione umana, di cui la metà viene destinato dalle comunità produttrici all'autoconsumo. Il Messico si trova dunque nella posizione di importatore di mais giallo (necessario all'allevamento del bestiame e al settore industriale), da paesi con una produzione annuale maggiore; l'importazione dagli USA di mais giallo è arrivata ad ammontare nel 2013 quanto la metà della produzione totale nazionale (circa 10 milioni di tonnellate importate). Cfr. “Rompen récord importaciones mexicanas de maíz”, El Economista. 07/01/2014. 24 Millán, 2014. 25 Krauze E., 1997. 26 Carlos Monsiváis (1938 – 2010) fu un noto giornalista e scrittore messicano, le cui opere vertono specialmente sull'analisi dell'autoritarismo presente in Messico. Scrisse soprattutto cronache e saggi, e non lesinò mai la satira politica, mettendo a nudo i meccanismi demagogici dell'élite governativa messicana. 33

preservare il corporativismo, affiancandolo al capitalismo che dirigeva il mercato verso l'esterno del paese, il clientelismo, l'inerzia storica; l'investimento nella campagna doveva tamponare la valanga della concorrenza politica e la mancanza di opzioni capaci di ispirare fiducia negli elettori27. Nel frattempo, durante i sessenni di Salinas e poi di Zedillo, il PAN emerse in modo progressivo e solido come alternativa plausibile per molti cittadini, mettendo in secondo piano il PRD e la sinistra in generale nel ruolo di opposizione. L'applicazione messicana del modello economico neoliberista ha presentato molte falle, e non ha tenuto mai in conto la realtà del paese. Il neoliberismo è stato, infatti, imposto in maniera autoritaria e centralizzata, senza tener conto delle diverse caratteristiche economiche delle regioni e degli Stati; non ha garantito protezione alla maggioranza dei commerci e delle produzioni interne. Lo snellimento dello Stato non ha mai avuto luogo nella prassi; la macchina burocratica statale del Messico ha continuato piuttosto ad espandersi, in un'intricata struttura che conta innumerevoli istituzioni, organizzazioni, sezioni e comitati 28. La privatizzazione delle imprese messicane ha seguito varie tappe, iniziando con il governo di de la Madrid e continuando, tra le controversie, fino al presente 29. Al principio si classificarono organismi ed imprese a partecipazione statale maggioritaria, per poi privatizzare quelle ritenute di minore priorità; in teoria la Ley Federal de Entidades Paraestatales (1986) doveva garantire che alcune imprese non sarebbero mai state privatizzate, come ad esempio le ferrovie (che invece in seguito furono privatizzate con Zedillo, per poi essere liquidate definitivamente da Fox nel 2001). Il processo di scorporamento del settore parastatale prevedeva liquidazione di imprese, fusioni, trasferimenti di entità dal governo federale a quelli statali, e la privatizzazione, vera e propria vendita di imprese e organismi parastatali a privati. Il sistema bancario, che era stato nazionalizzato da López Portillo in un disperato tentativo di salvare le finanze statali, passò attraverso la macchina della scorporamento; nel 1990 inizia ad essere privatizzato sino a divenire un settore di proprietà maggioritariamente 27 Monsiváis, 1999. 28 Sefchovich, 2012. 29 Sacristán Roy, 2009. 34

straniera30. L'impresa Telmex (Teléfonos de México) fu dapprima data in concessione, per poi venire venduta completamente entro il 1992; nel gruppo di investitori spiccò Carlos Slim, magnate in vari settori tra cui quello appunto delle telecomunicazioni, che nel corso degli ultimi anni gli ha garantito a più riprese la posizione di uomo più ricco del mondo. Ferrovie, aeroporti, linee aeree, e industrie siderurgiche, di fertilizzanti e zuccheriere, sono state progressivamente privatizzate; tra conseguenti perdite e spese intrinseche, raramente a beneficio dell'economia nazionale31. Gli unici settori in cui la gestione privata portò effettivamente modernizzazione32 furono quello ferroviario (la cui rete venne suddivisa tra varie compagnie e convertita quasi esclusivamente al trasporto merci), e quello delle telecomunicazioni, i cui servizi furono completamente rinnovati e aggiornati. Nonostante la privatizzazione delle imprese nazionali non abbia certo risolto i problemi economici del paese, l'attenzione degli ultimi governi si è orientata sul settore energetico; con l'attuale presidenza di Peña Nieto la questione della possibile privatizzazione di Pemex (Petróleos Mexicanos) ha subito un'impopolare svolta mediante la Reforma Energética del 201333. Le promesse sociali dell'iniziativa sono quelle consuete: aumento dei posti di lavoro, dei salari, degli investimenti, dei fondi reinvestiti in progetti sociali, del benessere delle famiglie messicane34. In realtà, la possibilità data a imprese private di accedere ai contratti (relativi all'estrazione degli idrocarburi, e a trattamenti petrolchimici di base) stipulati dallo Stato, permette l'ingerenza sulle nascenti imprese messicane da parte di compagnie transnazionali dotate di ingenti capitali, strumentazioni e tecnologie avanzati. Il risultato è perciò uno spostamento di capitali all'estero, più che lo stimolo allo sviluppo di una nuova competitività a livello nazionale. La ristrutturazione di Pemex si suppone vada a vantaggio della stessa; tuttavia la proposta 30 Sacristán Roy, 2009. 31 Ibidem. 32 Ibidem. 33 Resumen ejecutivo de la Reforma Energética, 12/2013. 34 Peña Nieto, mensaje a la Nación, 13/08/2013. 35

si era guadagnata lo scetticismo degli economisti al lancio della riforma, e i dati stanno già confermando le impressioni negative35. Le restrizioni imposte dallo Stato a Pemex (in merito ad esempio a disponibilità di fondi e risorse tecnologiche) stanno contribuendo all'assegnazione a imprese multinazionali di zone precedentemente sotto il controllo della parastatale36. Pemex viene penalizzata fiscalmente, nonostante il presidente avesse ripetuto innumerevoli volte che la competizione tra la parastatale e i privati sarebbe stata assolutamente equa37; nel caso in cui Pemex si trovi in situazione di insolvenza, inoltre, la nuova riforma prevede che siano i contribuenti ad assorbirne il debito 38. L'aggressiva strategia di estrazione degli idrocarburi, propugnata dal governo, punta all'aumento della produzione petrolifera, senza peraltro considerare il risvolto realistico dell'esaurimento delle risorse; in un paese in cui lo sfruttamento di energie alternative è altamente sottosviluppato, il rischio di perdere la sovranità energetica potrebbe rapidamente diventare un problema39. In seguito all'applicazione dei precetti liberisti in Messico quindi la povertà della popolazione è aumentata, poiché il sistema automaticamente favorisce gruppi e individui più potenti, a scapito di coloro i quali non hanno capacità acquisitive sufficienti per inserirsi efficacemente nel mercato. *** La tendenza alla concentrazione della ricchezza genera inevitabilmente disuguaglianza di opportunità, inasprendo lo svantaggio della popolazione che già si trova al di sotto o anche appena sopra la soglia di povertà nazionale. Se a partire dal mandato di Lázaro Cárdenas il prodotto interno lordo del paese era cresciuto mediamente con un tasso del 6.1% annuale, aumentando progressivamente il potere d'acquisto dei salari nei vari settori, dall'avvento del neoliberismo la crescita si è fissata su uno stentato 0.3% annuale. Nel 1982, alla soglia del sessennio di de la Madrid, l'economia messicana aveva accusato il colpo in seguito alle gestioni poco avvedute di Echeverría e López Portillo che avevano accresciuto il debito estero; era però anche vero 35 Padierna, 05/2015. 36 Ibidem. 37 Peña Nieto, entrevistas oficiales, 2013. 38 Padierna, 05/2015. 39 Saldaña Zorrilla, 12/2014. 36

che i salari medi in Messico superavano quelli di molti altri paesi in via di sviluppo, e il paese era la nona economia mondiale40. Attualmente il Messico è il paese con la media annuale del numero di ore di lavoro per lavoratore è la più alta a livello mondiale 41, e circa il 29% dei lavoratori affronta una settimana di più di 50 ore 42. Nonostante l'economia messicana attualmente risulti al quindicesimo posto mondiale 43, il salario minimo si colloca sotto al dollaro per ora44 e nel 2014 il valore medio del salario equivaleva alla metà di quello che si registrava nel 197545. Pur senza entrare in ulteriori dettagli, la pauperizzazione del livello di vita del cittadino messicano medio traspare chiaramente, e lo scenario socio-economico distopico raccontato da Estrada nel film Un mundo maravilloso non sembra effettivamente distaccarsi più di tanto dalla realtà.

2. Cambio al potere e Foxilandia

Nell'anno 2000 ebbe luogo l'anelata alternanza al potere, nei confronti della quale molti messicani avevano grandi aspettative; per la prima volta nella storia politica del Messico l'opposizione s'impose, anche grazie al supporto di elettori che non credevano nel partito in sé, ma che esigevano il cambio. Dopo la crisi elettorale che aveva accompagnato il mandato precedente nel 1994, le forze politiche del paese si imposero, chiedendo norme che garantissero l'alternanza politica così che il voto dei cittadini fosse effettivo e rispettato46. Il processo elettorale fu finalmente trasparente, e permise l'uscita del PRI e l'entrata del PAN con Vicente Fox alla presidenza. Il partito che fino a quel momento era stato 40 Calva, José Luis. México más allá del neoliberalismo. Opciones dentro del cambio global. 2015. 41 2237 ore/anno, secondo i dati OECD, 2013. 42 Dati OECD, 2015. 43 Dati FMI, 2014. 44 Precisamente il salario minimo ammonta a 0.87$ / h nel 2013, secondo i dati OECD. 45 Nel 1975 venne creato il registro statistico nazionale dei salari. 46 Schettino, 2007. 37

indiscusso, tuttavia, abbandonò il potere lasciandosi alle spalle la matrice di una struttura statale viziata, basata su corruzione, insabbiamento, impunità, ben presto adottata dagli altri partiti; le promesse di trasformazione sociale e istituzionale, in cui i cittadini confidavano, così, non tardarono a sfumare. Il sessennio di Vicente Fox non fu all'altezza delle aspettative elettorali in nessun settore; la distanza tra obiettivi e risultati fu molte volte addirittura abissale, così come l'incapacità del governo di cambiare rotta quando le circostanze lo esigevano47. Come ha osservato John Ackermann, analista e professore di Scienze Politiche dell'UNAM, il passaggio della guida del paese al PAN ha comportato sì “un cambio pero no rompe con la estructura del poder”48. La situazione si rivelò apertamente non solo a causa del malgoverno foxista, ma anche a seguito dello scandalo elettorale che, nel 2006, vide il PAN riaggiudicarsi il potere; ancora una volta si ripeté il meccanismo della frode elettorale che ha segnato profondamente la storia politica contemporanea del Messico. Tornando al mandato foxista, nel 2004, con la presentazione del rapporto governativo annuale, Vicente Fox aveva rivendicato i presunti successi ottenuti dalle sue politiche, senza che i dati di fatto li supportassero 49; interpellato dai suoi oppositori su quale fosse il paese di cui stava parlando, il presidente rispose che “Foxilandia es aquí”50. Foxilandia cominciò così a rappresentare nel linguaggio popolare un paese fantastico, in cui le politiche foxiste contribuirebbero ad esempio a portare la pace sociale in Chiapas e a ridurre la povertà in maniera significativa; nell'immaginario paese foxista, inoltre, la lotta alla corruzione farebbe enormi passi avanti, e l'economia crescerebbe grazie all'impegno del governo. Le numerose menzogne, e il malcelato scarso rispetto di Fox nei confronti dei cittadini, 47 Ruiz Sandoval, 2008. 48 Ackerman, 2014. 49 Durante il sessennio 2000 – 2006 l'economia messicana ha sostenuto una crescita media annuale del 2.3%, un indice nettamente inferiore rispetto a quelli ottenuti dai governi precedenti (anche durante la crisi che colpì il paese negli anni 1994 – 1995, l'indice si era mantenuto attorno al 3.5%). Trattando delle menzogne del presidente Fox, durante il suo mandato si sono prodotti meno di 1.5 milioni di nuovi impieghi, mentre il mandatario ne ha vantati pubblicamente oltre 7 milioni. Dati ASF (Auditoría Superior de la Federación), 2009. 50 Rafael, 2004. 38

erano di dominio pubblico già durante il suo sessennio 51. L'imprudenza e l'esagerazione sottese alle sue affermazioni in realtà traspariva già durante la campagna presidenziale, durante la quale ad esempio alludendo ai conflitti tra lo Stato e l'EZLN in Chiapas, affermò che avrebbero risolto il problema “en quince minutos”52. L'intento del governo panista era necessariamente quello di continuare il progetto neoliberista, cercando il sostegno popolare e riponendo perciò molte più

speranze e

risorse nel carisma del candidato, piuttosto che in proposte che effettivamente si distaccassero da quelle dei sessenni precedenti. Di fatto con l'alternanza il governo non intraprese alcun progetto di trasformazione sociale a lungo termine; la spesa sociale si ridusse ulteriormente all'8% 53, e la politica sociale si convertì ancora una volta nell'assegnazione di piccole somme di denaro contante ai supposti assistiti, sbarazzandosi così del problema e insabbiando agli occhi dell'opinione pubblica la natura semplicista dell'espediente. Si manifestò sempre più il contrasto tra i discorsi trionfalistici del presidente, e la realtà che progressivamente confondeva i cittadini; dopo la gestione di Fox, i dati sul numero di poveri in Messico arrivarono a sfiorare i 54 milioni, per cui ci fu durante il suo mandato un incremento di più di 10 milioni di persone, specialmente in ambito rurale54. Al centro della questione si trovò la Sedeso (Segretaria de Desarrollo Social) e la gestione da parte dei suoi amministratori; chiaramente la lotta alla povertà non fu significativa e fu intralciata dai maneggi, come la deviazione, da parte della stessa Sedeso, di finanziamenti destinati a programmi sociali reindirizzati ad appoggiare la campagna politica del PAN in vista delle elezioni successive. Tra i problemi in relazione con la povertà, secondo i dati del CONEVAL si registrò un grande incremento della polarizzazione sociale55; ogni anno, infatti, diventavano più marcate la disuguaglianza e il contrasto tra l'opulenza crescente dei ricchi e la miseria nella quale si andavano a trovare, progressivamente, milioni di persone. 51 Padgett, Humberto. “México: 9 sexenios de promesas y mentiras”. SinEmbargo, 02/09/2014. 52 Vicente Fox, campagna elettorale, 09/1999. 53 Sefchovich, 2012. 54 Muñoz, 2006. 55 Dati CONEVAL, 2009. 39

Le maggiori proposte del governo foxista per uscire dalla crisi economica risultarono controverse e, di fatto, non apportarono molto. Il programma per le microimprese, al fine di combattere la disoccupazione, mediante il quale furono sostenuti migliaia di progetti di imprese sociali, investendo in variegate piccole attività commerciali, fu un fallimento. Il messaggio del presidente ai messicani fu “impiega te stesso” 56, in un tentativo di spingere le attività private e le piccole imprese, favorire l'economia formale e aiutare il cosiddetto settore microfinanziario; il risultato, secondo molti critici, fu quello di fomentare, al contrario, il commercio informale e le attività in nero. La maggior parte di coloro che tentarono di beneficiare del progetto non ottennero buoni risultati; molti non provarono nemmeno ad inserirsi nel programma, desistendo a causa di complesse pratiche necessarie, burocrazia, condizioni, interessi, somme comunque insufficienti che il governo in realtà assegnava 57. La forma principale del commercio informale è la vendita ambulante, opzione alla quale risultano ricorrere molte persone disoccupate; una fetta della popolazione messicana è rimasta infatti senza impiego a conseguenza della crisi delle industrie di piccola e media dimensione, che ha investito il paese a più riprese58. Secondo l'economista Cárdenas Guzmán, il fenomeno dell'informalità interessa il 60% del totale del commercio, arrivando al 30% del prodotto interno lordo del paese 59. Risulta chiaro che, sebbene questo tipo di ambulanti non paghi imposte, possa comunque muovere molto denaro; nonostante tutto, il commercio informale è funzionale all'economia statale, e al governo forse conviene che esista. Una riforma fiscale che semplificasse l'esazione delle tasse e che stimolasse i cittadini all'investimento, era la supposta pietra angolare della costruzione del cambiamento panista; paradossalmente proprio Fox sin dal 2000 fu indagato per evasione fiscale, irregolarità nei conti e corruzione, al punto da essere espulso dal PAN nel 2012, con uno strascico di polemiche e accuse da parte dei suoi stessi ex compagni di partito 60. La 56 Sefchovich, 2012. 57 Toledo, 2008. 58 Sefchovich, 2012. 59 Cárdenas Guzmán, Carlos. Monitor, Radio Red. 21/06/2007. 60 Flores, 2012. 40

suddetta riforma fiscale prevedeva anche un'omologazione dell'IVA al 15% e l'abbassamento del tetto massimo dell'ISR (Impuesto Sobre la Renta) per imprese e persone fisiche; provvedimenti che andarono a svantaggio soprattutto dei cittadini più poveri, consolidando i privilegi delle grandi imprese e dei pochi cittadini ad alto reddito del paese61. Il progetto economico del governo foxista sembrava dover essere la proposta di punta per la costruzione di un “nuevo México”, assieme alla promessa di una democrazia reale e dell'applicazione delle promesse fatte in campagna elettorale. Il cambiamento politico più rilevante fu semmai la ricostituzione del potere della Chiesa attraverso una piena riconciliazione, addirittura personale, tra il presidente e la Santa Sede; durante il XX secolo lo Stato messicano nato dalla Rivoluzione aveva teso al laicismo, mantenendo restrizioni costituzionali nei confronti della religione e delle sue strutture temporali, stabilendo relazioni diplomatiche con il Vaticano solamente durante il sessennio di Salinas de Gortari 62. Tale apertura ha fondamentalmente interessato i rapporti con le istituzioni cattoliche, senza particolare attenzione nei riguardi di altre forme di culto; nonostante con Salinas fosse stata riconosciuta la libertà di culto e venisse personalità giuridica alle chiese presenti sul territorio, la Chiesa cattolica ha goduto anche del pubblico supporto personale dei successivi presidenti 63. Qualsiasi traccia degli ideali sociali e politici della Rivoluzione che potesse essere sopravvissuta al regime priista, venne spazzata via completamente. *** Della crescita economica, della garanzia di rispetto dei diritti umani, dell'efficacia dell'ennesima riforma fiscale a scapito dei lavoratori, e delle varie promesse lanciate dal PAN al suo primo mandato federale, sono rimaste ben poche tracce nella realtà. Il presidente

non

mancò

di

attribuire

ai

governi

precedenti

la

responsabilità

dell'impossibilità di investire fondi nelle sue proposte, e di conseguenza per il fallimento delle stesse. Alla fine del suo mandato, Fox ostentava il contributo delle sue politiche alla presunta crescita economica del paese; affermò ad esempio (dando adito ad accuse di 61 Ornelas Delgado, 2001. 62 González, 1994. 63 Ortiz Romero Cuevas, 07/02/2010. 41

sessismo, da parte tra gli altri di deputati federali 64, e del CONAPRED65 ) che risultati reali si potevano chiaramente osservare, dato che “el 75% de los hogares de México tienen una lavadora, y no de dos patas o de dos piernas, (sino) una lavadora metálica” 66. La missione del governo guidato da Fox sembrò perciò “agotarse en un acto: sacar al PRI de Los Pinos”67; i foxisti furono incapaci di consolidare il trionfo elettorale, e di stabilire il tanto promesso nuovo ordine repubblicano tra i partiti e il potere. Il PAN aveva fallito al primo tentativo, e la disillusione della gente danneggiò il partito; ciò nonostante, una parte appena sufficiente dell'elettorato sembrò supportare il candidato panista seguente, Felipe Calderón. Le elezioni federali del 2006 riportarono tuttavia in scena lo spettro della frode elettorale. Gli oppositori misero in evidenza le incongruenze tra i numeri degli elettori e dei voti assegnati al PAN; gli analisti rilevarono che il margine tra i candidati era spesso talmente ridotto, e le falle nel sistema rilevate sufficientemente nebulose, che la certezza dei risultati sembrava in molti casi compromessa68. Il sospetto di manipolazione venne fomentato anche dalla controversa presentazione progressiva dei risultati durante lo spoglio, che gettò ombre sulla gestione dello stesso, conferendo fondamento al sospetto di frode mediante il sistema elettronico di computo. Con il sessennio di Calderón, partito perciò sulle basi di un'incerta legittimità, tra i cittadini crebbe la percezione fondata che il PAN si stesse comportando in maniera sempre più simile al PRI; come sottolineò Enrique Krauze, il partito dell'alternanza ha mostrato “la misma prepotencia de sus gobernantes locales, el mismo control vertical de sus cuadros y, lo que es más grave, la misma indecencia y corrupción en los niveles municipales y estatales”69. In conclusione, il partito al potere sino al 2012 era nominalmente cambiato, ma le strutture del potere sono rimaste le stesse.

64“México: diputados critican a Fox por comentario 'sexista'”. Associated Press, 09/02/2006. 65 Garduño e Ballinas.“Pide Conapred a Fox dejar atrás el lenguaje sexista”. La Jornada, 08/03/2006. 66 Vicente Fox, discorso ufficiale, Sinaloa, 07/02/2006. 67 Krauze E., 11/2009. 68 Analisi delle anomalie numeriche, Análisis Forense de Procesos Electorales, UNAM, 2006. 69 Krauze E., 08/2009. 42

3. Storie di povertà: le insurrezioni in Chiapas

In Messico la partecipazione attiva dei cittadini, a partire dalla crisi degli anni '80, si è ampliata e contratta a ondate, alterando a una quiete inerziale periodi costellati da insurrezioni popolari, che possono portare a contrasti violenti e persino scontri armati 70. I movimenti sociali sembrano rispondere alle necessità di espressione politica dei cittadini, focalizzandosi su situazioni reali e riempiendo così un vuoto lasciato dai partiti e organizzazioni sindacali, tra le cui inefficaci maglie cadono spesso le categorie socialmente a rischio. Ci sono movimenti di origine studentesca, che affermano la capacità degli studenti di attuare come catalizzatori del cambiamento sociale; dagli antecedenti del movimento del 1968 fino ad arrivare a YoSoy132 (nato inizialmente al fine di protestare contro l'imposizione mediatica del PRI durante la campagna elettorale del 2012), spesso la reazione degli studenti è stata rapida e frequente71. Il Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad, supportato dal poeta Javier Sicilia a partire dall'aprile 2011, manifesta invece contro la violenza legata alla guerra al narcotraffico, e chiede al governo nuove e diverse strategie di combattimento al crimine organizzato 72. Nel 2007, contro alle riforme che interessavano la legge dell'ISSSTE (Instituto de Seguridad y Servicios Sociales de los Trabajadores del Estado) riguardanti il sistema pensionistico, ebbero luogo varie manifestazioni, appoggiate dal Sindicato Nacional de los Trabajadores de la Educación (SNTE), e alle quali parteciparono diversi tipi di organizzazioni di lavoratori; insegnanti, contadini, minatori, si mobilitarono ripetutamente per difendere il proprio diritto in tema di disoccupazione, licenziamento, pensionamento, risparmi e quote73. Tra gli aderenti a La Otra Campaña74, l'organizzazione contadina del Frente de Pueblos en 70 Schettino, 2007. 71 http://www.yosoy132global.org/ 72 http://movimientoporlapaz.mx/ 73 Articoli di copertura del tema, La Jornada e El Universal, 2007. 74 Iniziativa politica indipendente e promotrice della partecipazione popolare, spinta dall'EZLN e dal movimento zapatista in generale, che si impegna in questioni come l'equità, l'anticapitalismo e l'orizzontalità sociale. 43

Defensa de la Tierra è coinvolta in molte proteste, che spaziano dalla preservazione della terra alla protezione dei piccoli commercianti. L'organizzazione soffrì una violenta repressione in conseguenza agli scontri di Atenco nel 2006, scoppiati proprio a seguito della rivendicazione dei loro diritti da parte di alcuni commercianti locali 75. Davanti ai piani di espropriazione di terreni da parte del governo al fine di costruire un aeroporto, gli abitanti locali, supportati da vari movimenti tra cui l'EZLN, protestarono ripetutamente e ottennero la cancellazione del progetto nel 2002 76. Nel 2006 però le espropriazioni nella zona rurale attorno ad Atenco continuavano, suscitando l'insurrezione de La Otra Campaña; dopo un primo momento in cui la polizia, sottovalutato il problema, venne sopraffatta dagli insorti, la repressione da parte delle autorità sfociò nell'abuso di forza. La documentazione mediatica degli scontri fu di parte, mostrando soprattutto immagini in cui la polizia si difendeva dagli attacchi dei ribelli; in realtà la stessa polizia usò la violenza per impedire a troupe indipendenti di documentare gli avvenimenti, e approfittando della confusione, diverse donne furono violentate da elementi delle squadre antisommossa 77. Il dispiegamento di forze statali fu notevole, e colpì anche molta gente non coinvolta negli scontri, strappandola da casa e attaccandola con granate e fumogeni78. Tra i movimenti più attivi in relazione alle cause di rivendicazione rurale e di equità sociale, si è distinto l'Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN). Localizzato nello Stato di Chiapas, nacque come mobilitazione armata, strutturata per il conflitto di guerrilla, ispirata dagli ideali zapatisti, marxisti e di socialismo libertario. La sua storia è sufficientemente lunga: sorse dalle Fuerzas de Liberación Nacional (FNL), attive a partire dal 1969 e durante tutto il governo monopartitico del PRI. Dopo la sconfitta e la repressione subita nel 1974 da parte dell'Esercito Federale, la FNL perse capacità operativa, finché nel 1983 alcuni dei suoi militanti costituirono un esercito regolare fondando l'EZLN79. Lo Stato di Chiapas è caratterizzato da un'orografia complessa (a cui si deve 75 Articoli di copertura del tema, La Jornada, 2006. 76 Romper el cerco. La masacre de Atenco, 2006. 77 Ibidem. 78 Ibidem. 79 Sergi, 2009. 44

un'abbondante varietà biologica e una notevole diversità climatica), e ricchezza di siti archeologici e turistici; consta anche di 12 dei 62 pueblos indios riconosciuti ufficialmente in Messico. La sua storia di povertà si radica in profondità, e negli ultimi anni lo Stato di Chiapas ha occupato spesso il primo posto nelle statistiche che rilevano gli indici di povertà del Messico: secondo i dati del CONEVAL (Consejo Nacional de Evaluación de la Política de Desarrollo Social) circa il 75% dei chiapanecos vive in condizioni di povertà, e niente meno che nel 32% dei casi si tratta addirittura di povertà estrema 80. Gli abitanti del Chiapas soffrono di carenze di accesso a servizi basilari quali salute e abitazione, essi patiscono altresì della mancanza di alimenti base e di abbandono scolare. L'economia del Chiapas si basa su attività turistiche, agricoltura e di artigianato 81; recentemente lo sfruttamento minerario è in sviluppo, ma nonostante ciò non esiste localmente una cultura mineraria solida e perdurano tuttavia molti ostacoli di negoziazione delle proprietà e degli incarichi, e di tipo logistico e culturale 82. In molti casi, lo sfruttamento minerario si sviluppa inoltre in maniera illegale, per cui le imprese vanno a danneggiare ejidos protetti e riserve ecologiche, estraendo in maniera clandestina prima ancora di ottenere tutte le concessioni necessarie 83. Le tecniche di coltivazione sono spesso arretrate e di tipo tradizionale, i raccolti effettuati a mano, e l'impiego di minori nel lavoro agricolo è diffuso nella gestione famigliare. La maggior parte dei produttori agricoli (occupati specialmente nella coltivazione del caffè) sono di tipo ejidatario 84 e di origini indigene, e la loro sussistenza dipende dal ciclo della produzione di caffè, dalle caratteristiche delle piantagioni e dalla possibilità di esportazione. Le problematiche sociali sottese a questo quadro sono evidenti, e radicate nella sempiterna questione 80 Avendaño, Amalia. “Chiapas vuelve al primer lugar nacional de pobreza”. Mirada Sur, 01/08/2013. 81 Dati INEGI, 2005 – 2009. 82 Nel 1993 il governo di Salinas prese una serie di provvedimenti al fine di implementare il TLACAN, successivamente stipulato nel 1994. In tale contesto, una riforma costituzionale riguardante le leggi minerarie aprì la strada alle concessioni minerarie sul territorio chiapaneco. La gestione dello sfruttamento del suolo, fino ad allora quasi inesistente, sta alimentando gravi problematiche sociali e ambientali. Le comunità locali di conseguenza si sono mobilitate di conseguenza, organizzando una resistenza contro le imprese minerarie e appellandosi a strumenti internazionali in protezione dei diritti dei popoli indigeni. Cfr. informe S¡paz, “Minería en Chiapas - Nueva amenaza para la supervivencia de los pueblos indígenas”. 83 Mandujano, 2015. 84 Ricordiamo che, in origine, l'istituzione dell'ejido era destinata soprattutto all'autoconsumo da parte della comunità che coltivava collettivamente l'appezzamento assegnato. 45

messicana legata alla terra. L'intento dell'EZLN, che ha rivitalizzato il mito di Zapata e il discorso rivoluzionario utilizzato dal gruppo, è stato quello di proporre un progetto di ricostruzione nazionale che si basi in un nuovo patto sociale, e che si occupi una volta per tutte dell'annoso problema della terra, della sua proprietà, uso e sfruttamento, dell'arretratezza del sistema agricolo 85. Com'è noto, tutto cominciò il 1° di gennaio del 1994, quando l'Ejército Zapatista de Liberación Nacional, composto in gran parte da indigeni dello Stato di Chiapas, dichiarò guerra al governo messicano e al sistema neoliberale capitalista 86; in seguito all'occupazione di vari municipi, fu emessa la prima Declaración de la Selva Lacandona, manifesto strutturato per punti in cui si reclamavano valori repubblicani e di giustizia sociale. La risposta dell'Esercito Federale fu immediata, e cominciò a combattere contro gli zapatisti con armi migliori e in maggiori quantità. L'ignominia perpetrata contro gli indigeni fu grande; non solo essi furono massacrati nella lotta corpo a corpo, ma furono lanciati razzi d'artiglieria contro i loro pueblos. Grazie alle pressioni da parte di comunità nazionali ed internazionali, e di organizzazioni non governative a difesa dei diritti umani, verso la fine del 1994 fu decretata una tregua unilaterale da parte dello Stato messicano e accettata dai ribelli; la strage era però già avvenuta. Nei mesi seguenti, e ancor più con l'avvento di Zedillo alla presidenza, la retorica governativa promosse e coadiuvò il dialogo, senza però particolari risvolti sul piano concreto; molti intellettuali di sinistra e lo stesso PRD ruppero con il neozapatismo, accusando il subcomandante Marcos (allora a capo dell'EZLN), come sottolinea 87, di intransigenza priva di effettivo impulso democratico e di capacità di rinnovo delle

85 Revista Chiapas, EZLN, 1994. 86 Sergi, 2009. 87 I rapporti tra l'EZLN e i partiti di sinistra sono controversi. Quando l'organizzazione zapatista emerse, nel 1994, il PRD l'appoggiò sfruttandone l'immagine di forte opposizione alle politiche dell'allora presidente Salinas. In seguito, quando l'EZLN criticò apertamente López Obrador, il candidato perredista alle presidenziali del 2000, l'approvazione da parte del PRD nei confronti del movimento e delle sue ferme posizioni politiche cominciò a scemare. Cfr. Castellanos, Corte de caja, 2008. 46

gerarchie culturali intrinseche al tessuto sociale dei pueblos88. La struttura dell'EZLN è di tipo politico-militare, nonostante nella maggior parte dei casi gli aderenti al gruppo abbiano fatto ricorso alla difesa armata più che all'attacco. La strategia del gruppo infatti, dopo gli scontri del 1994, è stata generalmente marcata da civile e pacifica iniziativa politica 89. Tra il 1996 e il 2001 i ribelli dell'Ejército Zapatista de Liberación Nacional hanno infatti tentato di coinvolgere e mobilitare civili, sensibilizzando i cittadini in merito ai diritti indigeni e di classe. La risposta del governo messicano, coadiuvata a più riprese da gruppi paramilitari, non è riuscita nell'intento di smembrare il gruppo e dissuadere l'appoggio civile alla causa zapatista. Nonostante la crisi chiapaneca sia stata generalmente classificata come conflitto a bassa intensità, sia tra i sostenitori zapatisti sia tra gli oppositori al movimento (come ad esempio i membri dell'OPDDIC90), si annoverano migliaia di persone sradicate dalla loro terra e dal loro pueblo a causa degli scontri; l'istituzione di Municipios Autonomos infatti, su terre confiscate da parte dell'EZLN, non sempre riscuote completa approvazione della popolazione locale. Queste istituzioni civili, ribelli e autonome rispetto allo Stato messicano, spesso convivono con la municipalità officiale sullo stesso territorio; sono coordinate dai Caracoles, centri nati nel 2003 proprio per dare una struttura organizzativa alle comunità autonome zapatiste. Nel 2005 l'EZLN ha diffuso la sesta Declaración de la Selva Lacandona, lanciando la proposta della creazione di una rete di organizzazioni anticapitaliste, al fine di costruire un'insurrezione civile nazionale91; tale iniziativa prese il nome di La Otra Campaña, che da quel momento si è sviluppata in una serie di attività finalizzate a dare risalto alla causa soggiacente, stimolando movimenti di solidarietà e esperienze di anticapitalismo transnazionali. Secondo il Comisionado para el Desarrollo de los Pueblos Indígena, dal 2007 il caso 88 Sefchovich, 2012. 89 Sergi, 2009. 90 Organización para la Defensa de los Derechos Indígenas y Campesinos 91 Sergi, 2009. 47

dell'insurrezione chiapaneca e dei suoi ribelli si può considerare conclusa, mentre in realtà le cause che provocarono le insurrezioni zapatiste permangono tuttora irrisolte; centinaia di indigeni hanno perso la vita, migliaia di famiglie nelle zone interessate hanno perso abitazioni e pueblos92, e il Chiapas resta una delle regioni messicane a forte base rurale più povere e flagellate dalle problematiche sociali.

92 Sefchovich, 2012.

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Capitolo III FUTURO: El infierno e il potere dei narcos

“Esos cabrones son como nosotros, andan matando así porqué sí, no más porque no tienen una manera decente por vivir. Me cae que esta vida, y no chingaderas, es el cabrón infierno.” 1

Affrontando anche il tema migratorio, El infierno si apre con il ritorno di Benjamín García in Messico. L'uomo è stato espulso dopo aver lavorato duramente negli USA per vent'anni. Il suo arrivo al paese natale risulta deludente sin dal primo momento, e tutto si rivela perfino peggiore rispetto a com'era alla sua partenza. Benjamín realizza inoltre che suo fratello, diventato narco a sua insaputa, è stato recentemente assassinato in uno scontro armato tra bande rivali. Nel tentativo di reintegrarsi, il protagonista registra una realtà spaventosa, flagellata dalla violenza, dalla corruzione e dalla povertà. Sconvolto, el Benny capisce presto che per sopravvivere nel suo ritrovato villaggio, e assicurare un futuro dignitoso a suo nipote, deve compromettersi con il mondo del narcotraffico. Il suo amico d'infanzia el Cochiloco, scagnozzo al servizio della famiglia Reyes, lo avverte che l'attività ha delle conseguenze spiacevoli e che il prezzo da pagare è spesso alto; nonostante tutto, Benjamín è convinto di non avere un'alternativa valida, e si compromette. In maniera simile a quella impiegata da Yuri Herrera2 nei suoi romanzi, Luis Estrada fa ricorso ad archetipi non circoscritti, che gli permettono di trattare temi comuni a diverse regioni del Messico. Il regista mette così in scena personaggi, situazioni e luoghi che corrispondono a modelli riconoscibili nell'immaginario collettivo nazionale; modelli attuali, di cui egli si serve per mostrare il funzionamento delle élites politiche del paese. 1 Risposta de el Cochiloco allo stupore dell'amico Benjamín García davanti all'insulsa morte di due truffatori di poco conto, El infierno. 2 Con il suo romanzo “Trabajos del reino” (México, 2008), Herrera penetra nell'opulenta quotidianità di un capo dei narcos e del suo ambiente. Il protagonista è un cantante e compositore di corridos al suo servizio, osservatore di un mondo dorato, pieno di violenza e contraddizioni. 49

Corruzione, impunità, violenza, sono diventate parte della quotidianità di molti cittadini messicani, sia che essi siano volontariamente coinvolti in affari illeciti, o che, semplicemente, vivano immersi in una realtà influenzata da questi fenomeni. Di fatto, la piaga del narcotraffico è solo uno dei fattori, strettamente e mutuamente connessi, che caratterizzano il sistema politico e sociale messicano, e influenzano in maniera intrinseca la vita della maggior parte della popolazione. *** Documentari come Narco Cultura3 entrano nella quotidianità di luoghi come Ciudad Juárez, dove la violenza è scontata ma non cessa di far soffrire gli abitanti locali; normalità sono le sparatorie in pieno centro città, i cadaveri insanguinati, i veicoli crivellati di proiettili, le armi, i militari dell'Ejército Federal per le strade, l'arrivo dei furgoni dei tecnici forensi, il sangue che letteralmente scorre nello scolo delle vie. La paura e la sensazione di pericolo sono perpetuate dalla sola presenza dei narcos e dei loro feticci, come i pick up più grandi dell'usuale, i gruppetti di individui armati agli angoli delle strade. La vendetta è qualcosa che la gente comune conosce “de primera mano” 4, sia che essa intercorra tra narcotrafficanti e autorità, sia che si estrinsechi tra i cartelli stessi; la protezione a fini di estorsione inoltre flagella molti piccoli commercianti nelle zone più colpite dal narcotraffico5. **Oltre il 97% dei casi di omicidio non viene risolto, né le investigazioni possono procedere sino all'individuazione di un possibile colpevole 6; davanti al coinvolgimento casuale di innocenti, la gente ritiene spesso inutile testimoniare accusando persone specifiche, in quanto probabilmente le autorità non riusciranno comunque a fermare i reali colpevoli. Per molti, la vita al di là del confine statunitense assume i contorni di un sogno impossibile; attraverso la barriera che divide i due paesi 7, 3 Il documentario Narco Cultura, pensato e realizzato nel 2013 dal giornalista israeliano Shaul Schwarz, vuole mostrare la cultura che gira attorno alla violenza del narcotraffico, e i suoi effetti sulla vita delle persone comuni. L'analisi di Schwarz mette in evidenza lo iato tra la glorificazione dei metodi perpetrati dal crimine organizzato e la realtà quotidiana della popolazione che vive nelle zone che ne sono più colpite. 4 Narco Cultura, 2013. 5 Da quando il governo ha dichiarato guerra al narcotraffico, agli inizi del sessennio di Calder ón (2006 – 2012), sono cambiati i rapporti di potere e la composizione dei cartelli messicani. Le zone più colpite dalla violenza legata alle attività dei narcotrafficanti si concentrano nel Nord del Messico, dove i gruppi principali si contendono l'accesso al confine con gli USA, e una fascia centrale che attraversa tutto il paese da Nord a Sud, zona di competizione tra tutti i cartelli (cfr. Appendice 3.3). 6 Dati relativi a Ciudad Juárez, in S. Schwarz, Narco Cultura, 2013. 7 Il muro di frontiera tra Messico e USA è una barriera di sicurezza eretta dal governo statunitense, la cui 50

guardano ad un mondo in cui con tutta probabilità la vita sarebbe per loro ugualmente povera, ma quantomeno con meno violenza quotidiana. Alle soglie delle celebrazioni per il Bicentenario 8, il Messico si trova in un momento storico complesso e instabile. Secondo molti critici, il paese è in una situazione di stallo tra le conseguenze del fallimento degli ultimi sessenni dopo l'alternanza politica al potere, e i problemi sociali che hanno accompagnato (e tuttora accompagnano) il suo sviluppo sin dalla Rivoluzione9. La riflessione che propone Luis Estrada con il suo film è abbastanza evidente: come ha potuto il paese arrivare a questo punto? E soprattutto, in che direzione sta andando?

1. Mito del narco

Il quadro socio-economico, politico e antropologico rappresentato ne El infierno è indiscutibilmente realistico; l'abbandono assoluto della terra e delle tradizioni agricole, la povertà generalizzata, la mancanza di impulso economico, sono realtà che molti messicani vivono quotidianamente, specialmente nelle aree desertiche 10. Un considerevole segmento di giovani di fatto non ha opportunità nel suo paese di origine, e ormai non ci sono molte possibilità di andare a lavorare con successo negli USA 11; miseria e diserzione scolastica concorrono significativamente nella spinta verso il coinvolgimento in affari illeciti. In zone come il Triángulo Dorado (formato da un gruppo di municipi appartenenti agli costruzione cominciò nel 1994 nell'ambito di programmi di lotta all'immigrazione illegale. Il muro comprende tre barriere di contenimento e diversi meccanismi di vigilanza, e compre diversi tratti lungo il confine. L'esistenza di tale barriera spinge gli immigranti illegali a tentare l'attraversamento ricorrendo a metodi pericolosi, come affidandosi ai cosiddetti coyotes o attraversando a nuoto il Río Bravo. 8 Come ha sottolineato Benzoni, nel 2010 si è aperto il ciclo di celebrazioni dedicate al Bicentenario dell'Indipendenza. Nondimeno, nonostante la transizione verso la democrazia sia ormai maturata, il Messico è uno dei paesi in cui più si rileva la distanza fra democrazia formale e democratizzazione della società. (cfr. Benzoni, 2011). 9 Estrada, 2010. 10 Per uno sguardo sulla storia dell'abbandono della coltivazione, specialmente nel nord del Messico, cfr. Herrera Robles, 2010. 11 Alcázar e Estrada, 2010. 51

Stati di Sinaloa, Durango e Chihuahua), dove l'occupazione più diffusa è proprio il narcotraffico, i bambini spesso non finiscono nemmeno le scuole primarie perché vengono coinvolti nella raccolta della marijuana o del papavero da oppio12. Il narcotraffico ha acquisito negli anni anche il carattere di fenomeno culturale, provocato da un'infiltrazione attraverso diversi livelli sociali. Si può registrare tale presenza quotidianamente, attraverso il successo dei narcocorridos13, della moda naca14, di immagini che dipingono il mondo narco come un mondo sfarzoso che può offrire l'unica opzione valida, e una vita breve ma intrepida e piena di lussi. La gente del popolo da sempre ha elaborato miti riguardanti figure potenti, che comandano e agiscono al di fuori della legge, per cui per molti è stato naturale creare e alimentare una mitologia attorno all'esistenza dei narcotrafficanti, dei loro capi e del loro potere. Il termine narcocultura si riferisce precisamente all'impatto culturale del fenomeno del narcotraffico, e al suo sistema di pratiche, linguaggio, codici, credenze15. Le sue radici sono eminentemente rurali, e le sue manifestazioni sono generalmente accettate e condivise dalla popolazione che vive nei luoghi più colpiti dalla presenza del crimine organizzato, come Sinaloa, Sonora, Durango, Tamaulipas, Chihuahua. L'esistenza di affinità culturale tra i trafficanti e i loro compaesani rende più facile tanto il reclutamento, quanto l'accettazione della loro presenza sul territorio e, spesso, delle loro regole. Come tutti i gruppi sociali che arrivano ad acquisire una certa importanza, e necessitano di conseguenza la creazione di un'identità propria, definita e legittima, con caratteristiche che li distinguano dagli altri, i narcotrafficanti si trovano in una tappa che Luis Astorga identifica come “transmutación del estigma al emblema” 16. Per alcuni i narcos 12 Hernández, 2010. 13 Il narcocorrido è un sottogenere musicale del corrido norteño. Si tratta di musica folk, spesso accompagnata da banda, le cui origini affondano nel genere letterario del corrido, ballata nata come adattamento di romanze di origini spagnole. 14 Generalmente vengono etichettati come nacos le persone che si atteggiano con arroganza e ostentazione, vestono abiti con marchi ben in evidenza, esibiscono accessori kitsch, e parlano uno slang particolarmente volgare e grammaticalmente scorretto. 15 Sol de Tijuana, 2009. 16 Astorga, 1996. 52

rappresentano l'opzione di vita più appetibile, o addirittura acquisiscono tratti di eroi valorosi, simboli del riscatto in aree afflitte dalla miseria e dalla violenza 17. Il mondo fittizio cantato dal narcocorrido attrae l'uomo comune, spingendolo a cercare di “formar parte de este ámbito mítico, [...] aunque en el mundo concreto no pertenezcan a él”18. La cultura popolare mitizza quindi i narcotrafficanti, che esibiscono nell'immaginario collettivo tratti di coraggio, valore, baldanza. Si guardi al successo di numerosi corridos 19 come “El diablo”, il cui testo racconta di un uomo potente “de veras valiente, se burlaba de la policia, a su mando traía mucha gente, su negocio se lo requería”20. Sulla stessa falsariga l'esemplare “Jefe de jefes”21 , nel quale si narra di un uomo di potere, palesemente narco, che “navega debajo de agua y también sabe volar a la altura” e al quale “muchos grandes le piden favores, porque saben que es el mejor”22. Il coraggio e l'audacia, tipici della tradizione popolare ranchera, sono stati adattati all'immagine dei cartelli, creando così un nuovo sistema di aspirazioni, desideri e modelli. Quasi tutte le caratteristiche di questi personaggi sono connesse alle loro attività illecite: l'identità (l'origine, i soprannomi), l'occupazione e i privilegi tratti da essa, la visione del mondo e l'atteggiamento nei confronti della legge. Il narco non è più un bandolero sociale, il cui valore e le cui azioni venivano esaltate storicamente nel corrido 23. Spesso il nuovo corrido ne mette in evidenza anche l'origine umile e la povertà dell'infanzia, creando un contrasto con l'opulento livello di vita in seguito raggiunto; la necessità diventa così la presupposta causa dell'ingresso nel mondo del crimine, i cui benefici per il narco sono il superamento degli ostacoli e la scalata sociale ed economica24. I cantautori di corridos vengono spesso introdotti all'ambiente, volontariamente o meno, 17 Lobato Osorio, 2003. 18 Ibidem. 19 Come si è accennato, il corrido è in origine un genere letterario popolare, sviluppatosi a partire dal XVIII secolo in Messico e utilizzato come forma di trasmissione orale delle informazioni (si pensi ad esempio ai corridos villisti e zapatisti). Il genere si è evoluto nel tempo, sino a giungere all'attuale forma, popolare in tutto il Messico e prodotta soprattutto da complessi proveniente dagli stati settentrionali. 20 Cfr. Appendice 3.1. 21 Il titolo fa riferimento al soprannome di Arturo Beltrán Leyva, capo del cartello omonimo, morto nel 2009 durante uno scontro tra i suoi uomini e i marinai dell'Armada de México. 22 Cfr. Appendice 3.2. 23 Lobato Osorio, 2010. 24 Ibidem. 53

ricevono regali da narcotrafficanti che apprezzano la loro musica, vengono invitati a suonare nelle loro feste; si trovano, a volte loro malgrado, nella delicata posizione di non poter rifiutare i segni di apprezzamento da parte del jefe di turno, e il passo verso la produzione di narcocorridos veri e propri è breve25. È importante rilevare in questo senso la produzione di corridos de personaje26, realizzati per incarico e destinati a esaltare uomini al margine della legge, ancora in vita o in occasione della loro morte. Il potere del narco effettivamente arriva fino alla sua tomba: i funerali stravaganti, i mausolei imponenti, che a volte comprendono perfino impianti musicali permanenti (come si può apprezzare anche nello stesso film di Estrada); apparati tesi a perpetuare la distanza abissale tra le loro vite privilegiate e la realtà della gente comune. In un paese dove per la gran parte della popolazione perfino morire può diventare un problema economico difficilmente affrontabile a causa degli alti costi dei servizi funerari 27 28

, l'ostentazione funeraria dei cartelli è impressionante. Attorno alle sepolture fastose,

sotto forma di immagini e statue, si profila anche l'agiografia tipica dei narcotrafficanti: la Santa Muerte, San Judas Tadeo e Jesús Malverde29; leggendario bandito sinaloense, eletto a protettore del crimine organizzato ed elevato al rango di santo, Malverde è tuttora molto popolare specialmente tra le classi più povere della regione. Il culto in suo onore rappresenta perfettamente la confluenza tra criminalità e religione 30, e beneficia della radicata religiosità popolare; la sua immagine di bandito generoso che si prende cura dei suoi paesani giustifica la sfrontatezza davanti all'autorità, e rende legittimo l'impiego della violenza agli occhi dei credenti. Estrada stesso, nel suo film, mette in atto una serie di riferimenti simbolici tra i narcotrafficanti e l'immagine addirittura religiosa legata al loro potere. Il regista, ad esempio, decide di chiamare la sua famiglia di narcos los Reyes31, creando così la sua trinità 25 Narco Cultura, 2013. 26 Lobato Osorio, 2010. 27 Andrade e Peña. “El precio de la muerte”, reportaje. MásPorMás. 01/11/2012. 28 “Optan mexicanos por la cremación ante altos costos en funerales”, nota. Informador de Guadalajara, Jalisco. 22/05/2015. 29 Günter e Sauter de Maihold, 2012. 30 Flores e González, 2011. 31 Letteralmente “i Re”, nome utilizzato nel mondo ispanofono per riferirsi anche ai Re Magi, con il 54

(composta da José, María y Jesús Reyes), attorno alla quale gira tutto il suo universo de El infierno. I parafernalia tipicamente connessi ai narcotrafficanti includono veicoli cassonati (le camionetas, chiamate in gergo trocas), gioielli d'oro massiccio, stivali di pelle di animali esotici, vestiti di marca, telefoni cellulari costosi, incrostazioni di pietre preziose, armi e reliquie. Si tratta senza dubbio di un'estetica del potere, basata su “los recursos materiales y simbólicos que manejan, y el mensaje es el de la impunidad” 32, cioè l'operare al di fuori delle leggi, imponendo il proprio ordine e la propria giustizia. La mitologia del narcotraffico tende quindi a creare un vincolo di tipo culturale con la popolazione. La narcocultura avvicina i narcotrafficanti alle persone comuni, fornendo motivazioni (comprensibili e condivisibili) e giustificazioni concrete nei confronti delle loro azioni illecite, pertanto idealizzate e semplificate. Parallelamente, bisogna considerare però anche l'archetipo etico ed estetico del trafficante costruito dal governo federale e dai suoi mezzi di comunicazione. In questo caso, il narco diventa un uomo senz'anima, di origini contadine, prepotente, sciatto, sregolato, con una scarsa educazione scolare, e al contempo astuto33(a tal punto da sfuggire spesso alla cattura da parte delle autorità federali). Risulta chiara, al di là delle ragioni sottese ad entrambe le rappresentazioni, la distanza socio-culturale tra la visione officiale e quella degli abitanti di varie regioni del Messico, nelle quali il contatto con le forme di vita legate al narcotraffico stesso è una realtà quotidiana. I capi del narcotraffico sono, come ogni mito, ubiqui e intangibili, e la presenza del loro potere impregna le giornate e le attività dei locali. Ciò che quindi si definisce generalmente come narcocultura, e che caratterizza nei dettagli questa mitologia, include moda, musica, misticismo, stili di vita e persino di morte.

collegamento all'immagine di “portatori di doni” e il bagaglio culturale che ne consegue. 32 Maihold y Sauter de Maihold, 2012. 33 Astorga, 1996. 55

2. Narcotraffico e autorità

Il narcotraffico opera da molti anni in Messico, poiché per la sua posizione geografica il paese serve da ponte tra i paesi produttori dell'America del Sud e i paesi consumatori dell'America del Nord. Si tratta di un settore che muove in maniera indiretta il 10% dell'economia nazionale; più o meno, mobilita risorse pari a quelle relative all'industria del petrolio. Intorno alla metà del XX secolo, il narcotraffico era circoscritto ad alcune regione, ubicabili nel nord-est del Messico; oggigiorno è un mercato che coinvolge diverse zone, molte più persone, ed enormi flussi di denaro a livello internazionale 34. Quando si verificò il cambio di partito al potere con le elezioni presidenziali del 2000, la relazione tra i cartelli e il potere statale venne forzosamente alterata. Terminato il monopolio del PRI, i codici dell'impunità si dissolsero senza essere sostituiti da altri equivalenti35. La connessione tra narcotrafficanti e potere di Stato è sempre stata poco nitida, e ancor più confusa risulta diventare a partire dal sessennio di Felipe Calderón e dalle misure da questi assunte in relazione alla lotta al narcotraffico. L'introduzione dell'Esercito Federale in tale scenario ha implicato l'aumento e l'inasprimento della violenza e degli scontri nelle strade, esacerbando l'impressione che la guerra contro il narcotraffico sia, in realtà, una guerra civile. La linea di confine tra apparati di governo e crimine organizzato è ogni giorno più confusa, tra casi clamorosi di corruzione delle autorità statali da un lato, e retate dal successo acclamato dall'altro36. Senza dubbio, la cattura di trafficanti famosi37 rappresenta più un atto di potere spettacolarizzato che un colpo effettivo inflitto all'attività dei cartelli. 34 Sefchovich, 2012. 35 Villoro, 2009. 36 La maggior parte delle operazioni militari effettuate dallo Stato con successo, hanno ricevuto grande clamore e risalto mediatico. Tra i successi ostentati dal governo, comunque, ci sono nel 2010 l'uccisione di Ignacio Coronel Villarreal (uno dei capi del cartello di Sinaloa) e di Antonio Ezequiel Cárdenas Guillén (leader del cartello del Golfo). 37 Tra le detenzioni più conclamate, nell'agosto del 2010 c'è stata quella di Edgar Valdez Villareal detto 'La Barbie' (appartenente al cartello de Los Zetas), il quale ha deciso in seguito di collaborare con la giustizia, rivelando diverse informazioni sulle organizzazioni criminali più potenti. Nel febbraio del 2014 è stato detenuto anche Joaquín Guzmán Loera (capo del cartello di Sinaloa) dopo una lunga persecuzione. 56

Come già sottolineato, il 2 luglio del 2006, Felipe Calderón Hinojosa fu eletto con un margine molto stretto di voti; il PRD non riconobbe le elezioni, attribuendone la non validità a frode elettorale per irregolarità, tra cui centinaia di voti registrati a favore del PAN superando però il numero di elettori dei seggi presi in causa 38. Dopo aver assunto la sua carica di mandatario, il cui conseguimento era stato pertanto messo abbastanza in discussione, il presidente pretese di dimostrare che avrebbe affrontato con fermezza quello che si poneva come un grave problema di sicurezza nazionale: il narcotraffico. Per la prima volta, il governo federale prese posizione contro i cartelli, annunciando subito una retata nello Stato di Michoacán39. Si trattò del principio di un conflitto armato la cui violenza, da parte di entrambi i versanti implicati, è andata incrementando e trasformandosi a tutti gli effetti in una guerra interna 40. L'effettività delle operazioni armate sfoggiata pubblicamente dal governo federale risulta, in realtà, piuttosto bassa nonostante le risorse investite e il numero di effettivi mobilitati. I risultati, inoltre, sembrano essere molte volte addirittura controproducenti, in quanto i cartelli si sono riorganizzati ogni volta con maggiore estensione geografica, violenza e efficacia. Il 15 settembre del 2008, durante la celebrazione del Grito per l'Indipendenza, diverse granate a frammentazione esplosero nella piazza principale di Morelia (nello Stato di Michoacán). Il crimine organizzato fu subito dichiarato responsabile, da parte dei mezzi di comunicazione e del sistema politico, e fu l'evento qualificato come atto di terrorismo. Per il discorso officiale messicano, terrorismo e narcotraffico vennero quindi accostati in qualità di minacce per la sicurezza nazionale. Il governo federale rispose al problema investendo denaro e stipulando accordi per un vicinato “sicuro e prospero” con gli USA, creando ulteriore burocrazia e promulgando più leggi41. 38 Cfr. Capitolo 2. 39 Sefchovich, 2012. 40 La guerra al narcotraffico intrapresa dal governo di Calderón ha lasciato numerose vittime anche tra i civili. Nel tra il 2009 e il 2010 ad esempio si sono verificati alcuni massacri correlati e diretti contro giovani (massacri di Villas de Salvárcar, Tepic, e Tijuana), come reazione al sequestro di 134 tonnellate di droga da parte delle autorità. Secondo quanto dichiarato dagli esponenti del cartello di Juárez stessi, ci sarebbe stato un morto innocente per ogni tonnellata di droga da loro persa. 41 La Junta Ambiental del Buen Vecino è uno strumento creato al fine di coadiuvare il miglioramento delle questioni ambientali e infrastrutturali che interessano la frontiera tra USA e Messico. Il suo decimo rapporto, risalente al marzo 2007, già verteva in maniera particolare sull'implementazione di ulteriori misure per 57

Ciò nonostante, la situazione permane critica e risulta chiaro che lo Stato non riesce a gestire il crimine organizzato e la violenza ad esso relazionata. Le misure prese dall'Esecutivo in realtà non sono cambiate, nonostante i supposti cambiamenti legislativi e costituzionali; di fatto, le istituzioni incaricate della sicurezza pubblica non sono state sottomesse a nessun tipo di trasformazione, e non esiste un progetto concreto di sicurezza per conseguire obiettivi a lungo termine. Il CISEN42 venne praticamente smantellato dal governo di Vicente Fox, e fino al momento presente non è ancora stata fatta alcuna pianificazione ufficiale che preveda di riorganizzare i servizi d'intelligenza, al fine di riformarli e renderli più efficienti43.

Oltre al coinvolgimento di civili nella guerra al narcotraffico, le retate federali hanno provocato anche un aggravamento degli scontri tra i cartelli stessi, e un aumento delle esecuzioni di militari. Per contro, nonostante di norma la corruzione si riveli serpeggiare tra le fila dei corpi di polizia locali, anche l'Esercito non sempre ne esce intonso; avvenimenti come quello di Tlatlaya 44 restano dubbi, e risultano sconcertanti i contrasti tra le apparenze sostenute dai rapporti ufficiali, e ciò che invece sembra essere la versione più attendibile dei fatti. Proprio il caso di Tlatlaya stesso ha suscitato la decisione dell'attuale Relatore Speciale dell'ONU sulle esecuzioni extragiudiziali sommarie o arbitrarie, Christof Heyns, di richiedere che fossero svolte ulteriori indagini al fine di verificare la fondatezza della versione ufficiale dei fatti45. La guerra contro il crimine organizzato si trova spesso a diventare un'intricata lotta di garantire la sicurezza reciproca. 42 Centro de Investigación y Seguridad Nacional, agenzia di intelligenza dipendente dalla Segob (Secretaría de Gobernación) del potere esecutivo federale. 43 Tra i compiti del Cisen ci sarebbe quello di vagliare rischi e minacce alla sicurezza nazionale, e preservare l'integrità dello Stato messicano. Spesso, a seguito di indagini della PGR, vengono pubblicati servizi per cui il Cisen va a confermare, ad esempio, accuse di collusione di funzionari pubblici (in tempi recenti, si ricorda il caso di Abarca ivi illustrato in seguito). L'efficacia di questa istituzione è quindi dubbia, poiché sorge la questione dell'occultamento di informazioni previe su crimini che di fatto coinvolgono lo Stato. 44 Il 30 giugno 2014 furono uccisi 22 supposti sicari coinvolti con il narcotraffico a Tlatlaya per mano dell'Esercito Federale. Alla luce di successive indagini e analisi, almeno 11 persone sono state vittime di esecuzione, senza tracce di attacco armato ai danni dei militari federali. Le palesi incongruenze sulla scena hanno dato adito a sospetti di insabbiamento da parte dell'Esercito. 45 CINU, 2014. 58

potere all'interno degli stessi corpi dello Stato che dovrebbero combatterlo. Non bisogna dimenticare di prendere in considerazione infatti la questione della collusione con il narcotraffico all'interno dell'organico della polizia, specialmente per quanto riguarda le sue sezioni municipali. In Stati come Sinaloa, a ragione popolarmente definito come la culla del narcotraffico messicano46, il problema della corruzione e dei legami delle istituzioni statali e municipali con i cartelli ha radici storiche; la protezione del crimine organizzato da parte delle autorità è stato denunciato spesso, ma il problema permane irrisolto e risiede nel sistema stesso di reclutamento. Rapporti del Sistema Nacional de Seguridad Pública del 2013 riportano come non idonei a svolgere funzioni all'interno del corpo quasi la metà degli elementi appartenenti alla polizia municipale di Culiacán; degli elementi addestrati (40.000 tra il 1988 e il 2013), una buona parte resta disoccupata, spesso per un periodo anche prima di venire inserita nel corpo, entrando a far parte di un limbo facilmente manipolabile dai cartelli 47. Gli esami cosiddetti “di fiducia”, a cui vengono sottoposti gli aspiranti integranti al corpo, sono stati istituiti per effettuare una selezione degli elementi teoricamente più affidabili; vengono però necessariamente scartati molti dei partecipanti, e gli esclusi spesso optano per il passaggio al crimine organizzato e vanno ad ingrossare le fila del narcotraffico. Il problema perciò non riguarda solamente la vera e propria infiltrazione; in molti casi la polizia addestra e forma con le sue risorse persone che, quando entrano poi nella rete criminale, sono in possesso di conoscenze e abilità tipiche dell'addestramento poliziesco. Le proposte politiche statali, inoltre, non hanno contemplato l'investigazione delle reti di finanziamento, né la detenzione di complici infiltrati nelle strutture statali. Come ben evidenzia Juan Villoro infatti, i governi della cosiddetta alternanza democratica non hanno avuto la capacità di investigare sé stessi, né di rilevare le connessioni che permettono che il crimine organizzato prosperi. I narcotrafficanti si sono infiltrati progressivamente nel potere giudiziario, nei corpi di polizia e militari, nella burocrazia governativa; risulta quindi quasi impossibile determinare “quién pertenece a la policía y quién es un 46 Fama derivata sia dalla lunga storia di presenza del narcotraffico sul territorio sinaloense, sia in quanto nella regione sono nati e cresciuti molti capi come Caro Quintero, Guzmán Loera e Carrillo Fuentes. 47 Flores Martínez, 2014. 59

infiltrado”48. I membri dei corpi di polizia che decidono di lavorare coscienziosamente, senza farsi tentare dall'opzione della corruzione, si trovano nella posizione di non poter confidare nei colleghi sospetti, e di rischiare la vita non solo per mano dei narcotrafficanti, ma anche di elementi che appartengono alla stessa autorità che rappresentano49. Lo sconforto e la sensazione dell'inutilità del proprio lavoro sono di conseguenza sentimenti diffusi, così come per tanti genitori diventa impossibile proteggere i propri figli dalla realtà alienante che li circonda, vivendo nell'angoscia che possano essere coinvolti nei traffici illeciti, o addirittura uccisi per puro caso50. La situazione di guerra senza soluzione di continuità in molti Stati messicani flagella l'esistenza di persone non coinvolte direttamente nel crimine organizzato; sono famiglie che restano decimate, senza comprendere i motivi per cui si debbano trovare loro malgrado a sopravvivere sul violento campo di battaglia scaturito dalla guerra al narcotraffico. Far sentire la propria voce sembra essere necessario, eppure molto difficile; i movimenti sociali che si oppongono pubblicamente al narcotraffico riescono ad esprimersi finché i cartelli non li ritengono scomodi e di conseguenza da eliminare 51. Oltre alla violenza e alla deprivazione subite giorno dopo giorno, in queste regioni la sensazione che (sia per il crimine organizzato sia per la crociata federale contro di esso) “la vida no vale nada” quando si tratta dei comuni cittadini, è decisamente palpabile. L'arricchimento improvviso di Vicente Fox sin dagli inizi del suo mandato presidenziale, supportato da indagini della DEA 52, fu solo il primo indizio del sospetto di un trattamento di favore dei governi panisti nei confronti del cartello di Sinaloa. Le ipotesi dell'agenzia statunitense a riguardo del presunto favoreggiamento e coinvolgimento delle autorità 48 Villoro, 2009. 49 S. Schwarz, Narco Cultura, 2013. 50 Ibidem. 51 In Messico, la storia della repressione dei movimenti sociali in generale è piuttosto lunga. In particolare, la repressione da parte del crimine organizzato si è concentrata ai danni di giornalisti, reporter e movimenti studenteschi di protesta. La collusione tra i corpi armati statali e il narcotraffico ha implicato, specialmente in anni recenti, una repressione combinata dei protestanti (esempio eclatante di questo sono proprio i fatti di Iguala di cui si riporta di seguito). 52 Anabel Hernández, 2006 e 2010. 60

messicane nell'evasione de El Chapo Guzmán (18/11/2001) collimano con i maneggi rintracciabili nell'assegnazione di cariche, implicate con la sicurezza del carcere, a persone ricollegabili all'organizzazione criminale sinaloense 53. Nel 2010 Genaro García Luna, Secretario de Seguridad Pública (dello Stato Federale durante il mandato presidenziale di Calderón, e precedentemente del Distretto Federale) fu denunciato pubblicamente dalla giornalista Anabel Hernández54 dopo che un informatore della stessa rivelò che il segretario aveva messo una taglia su di lei, promettendo una promozione all'agente di polizia che l'avrebbe uccisa. Hernández l'aveva accusato di essere un collaboratore del cartello di Sinaloa, fornendo diverse prove nel suo libro “Señores del narco”55 nel 2010. Nel 2012 Édgar Valdez Villarreal, conosciuto come “la Barbie” e accusato di far parte del cartello dei Beltrán Leyva, dichiarò di aver pagato tangenti per un decennio a funzionari statali coinvolti nella struttura criminale, tra cui proprio García Luna56. La figura dell'ex segretario emerse inoltre in relazione a indagini su una delle maggiori bande di sequestratori del paese, cui faceva capo l'ex-poliziotto Ortiz Juárez, protetto dalla SSP del Distretto Federale e dall'AFI (Agencia Federal de Investigación) e in seguito alleato minore dei sinaloensi 57. La Secretaría de Seguridad Pública (sciolta da Peña Nieto nel 2012) aveva il compito di garantire la sicurezza dei messicani e il pieno rispetto dei loro diritti, servendosi tra le varie istituzioni del corpo di polizia federale; si suppone perciò che dovesse garantire che la guerra al narcotraffico intrapresa dal governo non danneggiasse i cittadini innocenti. Se García Luna fu ritenuto idoneo ad assumere il controllo di tale organismo statale (e mantenerlo durante tutto il sessennio), è naturale interrogarsi sulla legittimità della guerra al narcotraffico ostentata da Calderón, ed evidentemente compromessa sin nelle sue basi. 53 Hernández, 2010. 54 Anabel Hernández su Canal Del Congreso, 05/2011. 55 Hernández è uno dei giornalisti investigativi più rilevanti in Messico. La sua rapida carriera, lavorando per testate come Proceso, Milenio, Reforma, El Universal, ha subito una svolta quando ha contribuito a smascherare il cosiddetto Toallagate nel 2011. Dal quel momento si è specializzata nell'analisi dei legami di potere tra il narcotraffico e le istituzioni, in particolare in relazione al cartello di Sinaloa e alla vita di Joaquín Guzmán Loera. 56 Mayorga, 11/2012. 57 Hernández, 2010. 61

3. Spaventosa normalità: i fatti di Iguala

La prospettiva che ci presenta Estrada attraverso i suoi film è decisamente pessimista e sufficientemente obiettiva, nella sua analisi lucida della realtà quotidiana del paese e dei suoi intricati sistemi di potere. Violenza, collusione, impunità, corruzione delle autorità, sono questioni con le quali i comuni cittadini devono convivere costantemente. Il meccanismo di autodifesa che consiste nel distogliere lo sguardo, supponendo che assalti e regolamenti di conti avvengano sempre lontano e siano propri di una realtà altrui, si sta sgretolando progressivamente. Il narcotraffico invade i mezzi di comunicazione ogni giorno, smantellando le strategie di negazione attuate nei confronti della portata del problema; il pubblico, assillato dalle notizie e dai racconti di rapine e assassinii, fatica ad isolare geograficamente le zone maggiormente colpite e classificarle come un'entità a parte, cercando di prendere le distanze dagli eventi in modo da potersi ritenere al riparo 58. Luis Estrada mette in scena una violenza che non va censurata, poiché essa rappresenta ciò che molti cittadini si trovano a vivere in prima persona. Uno dei risvolti che il registra trova più sconvolgenti e inquietanti del potere del narcotraffico, è proprio il fatto che certe cose facciano ormai parte della normalità; specialmente i giovani sono esposti al rischio di assuefarsi progressivamente, diventando persino insensibili, davanti ad azioni spaventose come quelle perpetrate nell'ambito del crimine organizzato59. Nonostante ciò, c'è una tipologia di avvenimenti che riesce a far insorgere puntualmente il popolo messicano, suscitandone l'indignazione pubblica: la repressione di studenti da parte di corpi armati vincolati allo Stato. Dal caso dei vasconcelistas nel 1929 (uccisi a Topilejo dall'Esercito mandato dal governo), sino ai recenti avvenimenti di Iguala, passando per il dolorosamente celebre massacro di Tlatelolco nel 1968; usando la giustificazione di dover garantire la sicurezza pubblica, il governo messicano non si può dire che si esima dall'uso della forza per sopprimere la protesta studentesca. La Escuela Normal de Ayotzinapa nello Stato di Guerrero è una scuola rurale strettamente 58 Estrada, 2012. 59 Alcázar e Estrada, 2010. 62

legata ad uno dei sindacati dell'educazione che si sono fortemente opposti alla riforma educativa del presidente Peña Nieto. Le Escuelas Normales Rurales sono istituzioni viste come uno degli ultimi baluardi della Rivoluzione: istituti originariamente dedicati alla formazione di maestri e tecnici agricoli, gestiti da comunità povere per i poveri, forniscono educazione, alimentazione, assistenza medica di base, materiale scolastico 60. Diverse di queste scuole sono centri di eccellenza della formazione di insegnanti dediti all'educazione di primo livello, spesso destinati alle numerose comunità rurali; l'importanza sociale dell'insegnamento in tali comunità è evidente, sia dal punto di vista del diritto all'educazione, sia da quello dell'allontanamento dei ragazzi dalle condizioni di reclutamento del narcotraffico61. Oggetto negli ultimi anni di campagne di discredito (tese a presentare i normalisti soprattutto come vandali rivoltosi), abbandonate a sé stesse e frequentemente attaccate dal governo, le scuole rurali sono al centro di lotte poco documentate ma continue, scaturite dalla volontà degli studenti di proteggere le scuole stesse. In origine le normali rurali erano l'unica via attraverso la quale i campesinos 62 messicani potevano aspirare ad un'ascesa sociale; per lo Stato si trattava di un'istituzione a cui relegare il compito di trasformazione sociale, inserendo nella società le braccia della produzione agricola del paese e lottando contro superstizioni ed alcolismo 63. Il cosiddetto “espíritu normalista” si fonda nella disciplina e nella partecipazione attiva che è da sempre richiesta agli studenti stessi. A tal fine, la formazione educativa viene permeata da un senso di compromesso nei confronti della scuola e della sua preservazione; gli studenti vengono infusi di una spiccata coscienza rurale e sociale, dalla

60 Padilla, 2009. 61 Oltre alla diserzione scolare volontaria, il livello e la disponibilità effettiva dell'educazione in Messico sono questioni controverse (cfr. Sefchovich, 2012). Spesso l'educazione fornita non tiene conto delle grandi differenze culturali e sociali che sussistono tra le diverse regioni del paese; in questo senso, l'atteggiamento negativo del governo nei confronti dell'istituzione rappresentata dalle scuole normaliste contribuisce all'abbandono scolare nelle comunità rurali (cfr. Capitolo 3). 62 Con il termine “campesino” si designa sia il contadino, il bracciante agricolo e l'agricoltore, sia il membro di una comunità rurale, in quanto individuo che è nato, cresciuto e vive nel “campo”, inteso come opposto della città e che in Messico comprende vastissime porzioni del territorio. 63 Padilla, 2009. 63

quale scaturisce la stoica difesa dell'istituzione normalista64. Le mobilitazioni studentesche correlate alla Escuela Normal di Ayotzinapa sono caratterizzate da un'impronta marxista, e negli ultimi anni non sono mancati scontri più o meno violenti con l'autorità. Si pensi ad esempio al così chiamato “conflitto di Ayotzinapa”, che ebbe luogo lungo l'Autopista del Sol il 12 dicembre del 2011. In tale circostanza gli studenti, recatisi a Chilpachingo (capitale dello Stato di Guerrero) per esprimere delle richieste e sollecitare una risposta da parte dello Stato, si scontrarono violentemente con la polizia; in seguito al lancio di una bomba incendiaria, le squadre antisommossa aprirono il fuoco sui protestanti, uccidendone due e disperdendo gli altri 65. Verso la fine di settembre 2014, in vista della partecipazione alle manifestazioni commemorative del massacro di Tlatelolco, i normalisti di Ayotzinapa cominciarono a rubare carburante in vari punti dello Stato di Guerrero. Alla ricerca di mezzi di trasporto di cui impossessarsi per poi effettuare la trasferta, il 26 di settembre si trovarono nella città di Iguala. Durante la serata fermarono diversi veicoli, cercando di sequestrarne alcuni; l'autista di uno degli autobus si offrì di guidare egli stesso il mezzo in direzione di Ayotzinapa, e al tempo stesso apparentemente segnalò la loro posizione alla polizia 66. Quello stesso giorno erano previsti dei festeggiamenti ufficiali in onore del DIF (Sistema Nacional para el Desarrollo de la Familia) locale, la cui direttrice era María de los Ángeles Pineda, moglie del sindaco perredista di Iguala e legata al gruppo criminale dei Guerreros Unidos67. In un primo momento, la polizia locale parve intervenire al fine di evitare che gli insorti si avvicinassero al luogo in cui si svolgevano tali celebrazioni; quando però uno degli studenti, disarmato, si scontrò fisicamente con un agente, la polizia municipale di Iguala aprì il fuoco, falciando due normalisti, mandandone molti in fuga e arrestandone altri. Nel contempo, altre squadre aprirono il fuoco su un autobus pieno di giovani calciatori appartenenti alla squadra degli Avispones de Chilpancingo, che non avevano nulla a che spartire con i normalisti; nell'attacco morirono tre persone assolutamente non 64 Padilla, 2009. 65 Copertura mediatica degli eventi, La Jornada, 2011. 66 Testimonianze dei sopravvissuti in Ayotzinapa. Crónica de un crimen de Estado, 2015. 67 Il gruppo ha preso il posto del cartello dei Beltrán Leyva, frazionatosi nel 2008, ed è stato da allora al centro delle guerre interne per il controllo dello Stato di Guerrero. 64

coinvolte nella protesta. Gli studenti feriti che, fuggendo a piedi, riuscirono a raggiungere un ospedale vicino68, furono ivi perseguiti da militari armati che volevano schedarli e impedire loro di entrare in contatto con i mezzi di informazione 69. All'alba del mattino seguente, oltre a diversi feriti gravi, emerse un ulteriore corpo senza vita che la polizia non aveva dichiarato nei propri rapporti; il 30 di settembre risultavano tuttavia scomparsi 43 studenti, inizialmente arrestati durante il primo scontro. Nonostante le dinamiche confuse, i resoconti contrastanti e la fama dei normalisti, il coinvolgimento di ignari cittadini in un attacco di inaudita violenza gettò subito ombre sull'operato della polizia locale. Un gruppo di agenti venne arrestato in quanto ritenuto colpevole dello svolgimento degli attacchi; il governatore dello Stato di Guerrero, Ángel Aguirre, pretese che José Luis Abarca, sindaco di Iguala, dimostrasse di non essere stato coinvolto negli eventi. Abarca, evidentemente in difficoltà, si diede alla fuga, e il 4 di ottobre la PGR (Procuraduría General de la República) si fece carico delle indagini sulla sparizione degli studenti70. Le informazioni che emersero man mano a seguito del lavoro degli investigatori sono sconcertanti; le squadre della polizia di Iguala apparentemente eseguirono ordini, dati dallo stesso Abarca, per cui gli studenti arrestati furono consegnati a membri del gruppo criminale Guerreros Unidos. Il 27 ottobre alcuni dei presunti membri del cartello furono detenuti, e dichiararono di aver ricevuto l'incarico di trasferire gli studenti in una discarica locale e ucciderli, sparando loro e incenerendone i corpi. Abarca e la moglie vennero ritenuti perciò gli autori intellettuali del sequestro, e il 4 novembre furono arrestati nella capitale dalla polizia federale71. I resti dei corpi degli studenti sequestrati non sono tuttora venuti alla luce; durante le ricerche, in compenso, sono emersi inquietanti ritrovamenti di fosse clandestine dove sono stati rinvenuti i resti di almeno 28 persone sequestrate in precedenza. In totale sono state scoperte 15 fosse comuni nei dintorni di Iguala, ma dei resti dei normalisti ancora non si è 68 Una doctora rompe el silencio en el caso Ayotzinapa. 13/12/2014. Youtube, Univision Noticias. 69 Testimonianze dei sopravvissuti in Ayotzinapa. Crónica de un crimen de Estado, 2015. 70 Copertura degli avvenimenti, La Jornada, 2014. 71 Copertura degli avvenimenti da parte dei principali canali di informazione messicani, in particola La Jornada, El Universal, CNNMexico. 65

scoperto nulla. L'EAAF (Equipo Argentino de Antropología Forense) coinvolto nell'analisi dei ritrovamenti ha potuto collegare ad essi solo uno dei 43 scomparsi, il cui volto risulta ferocemente sfigurato, e i cui risultati dell'autopsia forniti in seguito dalle autorità messicane sono quantomeno controversi72. Dei 43 studenti scomparsi, uno faceva parte del Comité de Lucha Estudiantil (massimo organo di governo della scuola), e una decina erano attivisti politici in formazione, facenti parte del COPI (Comité de Orientación Política e Ideológica). L'attacco dunque fu diretto in maniera specifica “a la estructura ideológica y de gobierno de la institución”73, di fatto al cuore dell'Escuela Normal di Ayotzinapa. Il caso di Iguala ha avuto eco nazionale e internazionale: le manifestazioni e le richieste pubbliche di chiarimenti riguardo alla dinamica degli eventi si sono susseguite all'estero e nazionalmente. Il 26 marzo 2015, in occasione della marcia della Giornata Globale per Ayotzinapa, Amnesty International ha diffuso un comunicato nel quale varie organizzazioni internazionali impegnate a favore della tutela dei diritti umani espressero la loro preoccupazione a riguardo dei molti interrogativi sul caso lasciati senza risposta 74. Il governo messicano è stato a più riprese chiamato ad appoggiare l'operato del GIEI (Gruppo Internazionale di Esperti Indipendenti) della Comisión Interamericana de Derechos Humanos, incaricato di rivedere il caso. I risultati delle ulteriori indagini effettuate75 mettono in luce le contraddizioni presenti nei rapporti ufficiali emessi dalla polizia in relazione agli scontri. Lo scenario più attendibile, ad esempio, sembra essere quello per cui le attività del DIF fossero già terminate nel momento degli attacchi, avvenuti comunque in una zona diversa, e che la polizia fosse precedentemente stata informata della presenza degli studenti e li stesse monitorando dal momento del loro arrivo in zona76. Tali circostanze implicherebbero un attacco premeditato e pianificato ai danni dei 72 Proceso, 12/10/2014. 73 Hernández e Fisher, 2014. 74 La Jornada, cobertura al minuto: jornada global por Ayotzinapa, 26/03/2015. 75 Tercer informe del GIEI de la CIDH en el caso de los estudiantes desaparecidos de la normal rural de Ayotzinapa, 12/05/2015. 76 Hernández e Fisher, 2014. 66

normalisti77. I delitti messi in evidenza dal GIEI, e riguardo ai quali l'approfondimento investigativo risulta essere evidentemente necessario, includono tortura, insabbiamento, abuso di autorità, ostruzione alla giustizia, uso non adeguato della forza, e tentativo di omicidio, lesioni e minacce sofferti dai normalisti sopravvissuti. A seguito di questi eventi, il 27 novembre 2014 il presidente Enrique Peña Nieto ha dichiarato pubblicamente che il nuovo grande obiettivo del suo mandato sarebbe stato quello della lotta all'impunità. La soluzione proposta dall'esecutivo sarebbe stato quella di smantellare i corpi di polizia municipali, integrandoli in un corpo di polizia statale dipendente direttamente dai governi degli Stati federati 78. Delle varie proposte in questo ambito, ad oggi non ne è stata inoltrata o messa in pratica nemmeno una. I fatti di Iguala si inseriscono nel panorama messicano della violazione dei diritti umani, questione che di fatto flagella il paese sotto molti aspetti e con molte sfaccettature. Restando nell'ambito della violenza perpetrata dalle autorità, la storia politica recente del Messico è costellata di episodi di vario genere; nel 2006 ad esempio, il Comité Tecnico contro la Tortura dell'ONU accusò le autorità messicane di non prendere alcun provvedimento contro l'uso della tortura come metodo di interrogazione dei detenuti 79. Human Rights Watch ha puntato più volte il dito contro l'inadeguata attenzione da parte delle autorità nei confronti delle denunce di violazione; Amnesty International nel 2007 denunciò svariate volte le violazioni commesse specialmente nel problematico Stato di Oaxaca. Statisticamente, la maggior incidenza delle violazioni ha da lungo tempo origine nell'ambito di corpi di polizia locali, esercito e squadre speciali (come ad esempio gli squadroni che repressero i movimenti studenteschi nel 1968) che fanno parte delle forze di sicurezza80. L'attuale lotta contro il narcotraffico rientra pienamente nel contesto delle violazioni sistematiche e generalizzate dei diritti umani. Come si è cercato di mettere in evidenza, la presunta crociata dello Stato contro i cartelli del crimine organizzato si è tradotta infatti 77 Hernández, 2014. 78 “Estos son los 10 puntos que anunció Peña Nieto en respuesta al caso Ayotzinapa”. AnimalPolítico. 28/11/2014. 79 Sefchovich, 2009. 80 Sefchovich, 2009. 67

nella legittimazione (per mano di tutte le parti coinvolte) dell'uso di violenza indiscriminata, tortura, sequestro, abuso di potere, esecuzione arbitraria, detenzione ingiustificata, saccheggio81. Si tratta di violazioni dei diritti umani che il governo, indipendentemente dal partito al potere, ha metodicamente negato e minimizzato, a scapito della popolazione messicana.

81 Le problematiche legate alle conseguenze della militarizzazione e ai saccheggi ai danni della popolazione colpiscono in maniera più pesante gli abitanti delle regioni più povere, come ad esempio il Chiapas (cfr. Flores, 2014).

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Capitolo IV CAMBIO DI PROSPETTIVA: La dictadura perfecta

México es la dictadura perfecta, […] porque es la dictadura camuflada, de tal modo que puede parecer no ser una dictadura, pero tiene de hecho, si uno escarba, todas las características de una dictadura.1

Durante lo storico “Encuentro Vuelta”, moderato nel 1990 da Enrique Krauze, Octavio Paz contestó l'affermazione di Mario Vargas Llosa in merito al sistema politico messicano. Egli precisò in tale sede che in Messico non ci fu mai una dittatura militare assimilabile a quelle instauratesi nel corso del XX secolo in molteplici realtà latinoamericane; piuttosto il paese ha “padecido la dominación hegemónica de un partido” 2. La precisazione espressa da Paz si potrebbe ragionevolmente estendere alle strutture del potere che permangono tutt'oggi in Messico; i sessenni che sono seguiti al cambio di partito al potere avvenuto nel 2000 di fatto non hanno apportato alcun cambiamento strutturale significativo. Ad ogni modo, la definizione è ormai entrata a far parte del linguaggio comune ed è stata utilizzata da vari mezzi di comunicazione e in diverse occasioni, oltre che diventare il titolo del film di Luis Estrada uscito nelle sale messicane nell'ottobre del 2014. Coronamento della trilogia precedentemente analizzata, La dictadura perfecta non racconta più la realtà dalla prospettiva dell'uomo comune che cerca di barcamenarsi tra bisogni basilari e strutture del potere. Il regista accompagna questa volta il suo pubblico all'interno dei meccanismi propri della politica, mettendo a nudo la realtà dal punto di vista degli stessi attori politici. Indubbiamente si tratta l'opera più matura e raffinata della serie, tanto per la profondità data alle diverse sfumature della satira politica, quanto per la capacità di mantenersi comprensibile e alla portata di qualunque spettatore. Nonostante metta a fuoco in particolare il potere dei mezzi di comunicazione 3 e i loro 1 Vargas Llosa, Mario. Encuentro Vuelta, Televisa. 30/09/1990. 2 Paz, Octavio. Encuentro Vuelta, Televisa. 30/09/1990. 3 Dalla prima trasmissione televisiva in bianco e nero nel 1946, in Messico la televisione è diventata la 69

complessi rapporti di forza con le istituzioni politiche, il film va a completare l'analisi portata avanti dalle precedenti pellicole, riannodandone i temi fondamentali e amplificandoli. Subornazione, relazioni tra politici e narcotrafficanti, menzogne tipiche del discorso ufficiale, supremazia degli affari relativi al potere rispetto alle più larghe necessità del popolo, manipolazione degli elettori, sono tutti temi che vanno a comporre la cornice di riferimento nella quale vengono messe in scena le vicissitudini del gober Vargas e della sua scalata al potere. Carmelo Vargas (il cui nome richiama allo spettatore il presidente municipale Juan Vargas, protagonista de La ley de Herodes), governatore di uno Stato indefinito, viene scelto dalla televisione messicana come capro espiatorio; il governo punta infatti a sviare l'attenzione del pubblico da una gaffe commessa dal presidente, già oggetto di burla sulle reti sociali. L'emittente televisiva trasmette perciò un video che svela il coinvolgimento del governatore in vari crimini. Vargas decide di negoziare con l'emittente stessa, in modo che la sua immagine pubblica venga ripulita e la sua aspirazione alla presidenza del Messico sia sostenuta dai media. Il compito del produttore del notiziario principale e del reporter di punta dell'emittente, incaricati di rovesciare le sorti e la reputazione del gober, si rivela ben presto un'impresa ardua: Vargas effettivamente è compromesso in ogni genere di affare illecito, dalla collusione con narcotrafficanti locali sino alla tratta di bianche. Ad ogni modo, si decide di montare un caso mediatico sul rapimento di due bambine, ostentando un dispiegamento notevole di risorse nelle ricerche e gettando la famiglia in pasto agli spettatori. Quando le piccole vengono riportate a casa per vie non ufficiali, viene perfino ricreata una scena a tavolino per celebrare il presunto apporto incondizionato del governatore. Nel contempo si intrecciano una serie di traffici ad opera dello stesso Vargas, del suo principale oppositore politico (che si illude che l'emittente televisiva sia sul posto per smascherarne l'operato illecito una volta per tutte), e dei vari personaggi che sono più o meno coinvolti nella truffa mediatica. principale fonte di intrattenimento e informazione, essendo il mezzo di comunicazione che di fatto raggiunge il maggior numero di messicani. Le principali emittenti sono il Grupo Televisa (fondata nel 1973, è attualmente la maggiore impresa di mezzi di comunicazione ispanofoni al mondo) e TV Azteca (fondata nel 1993). 70

Tra eliminazioni fisiche di individui “scomodi”, mazzette e stratagemmi televisivi, l'immagine del governatore viene effettivamente ripulita a servizio del pubblico, facendo leva sulla popolarità di generi come il reality show e la tragedia romanzata. La sbandierata, sebbene fittizia, attenzione del gober nei confronti dei cittadini diventa così il trampolino di lancio della sua campagna elettorale per la presidenza. Il film si chiude proprio sullo spot pubblicitario al fine della candidatura, in cui Vargas si propone con un'immagine ricostruita e promettente.

“Estamos dispuestos a hacer todos los trabajos sucios, que ya ni los negros quieren hacer.” 4

Alla luce delle conseguenze inflitte all'economia messicana da politiche estere come quella perseguita dal TLCAN, lo scivolone di Vicente Fox ha un drammatico fondo di verità che continua ad essere attuale. Gli emigranti messicani, spinti a lasciare il paese dal bisogno di soddisfare necessità basiche e dal sogno di un minimo benessere di vita, per decenni hanno accettato di svolgere lavori che nessun altro negli USA è disposto a fare5. L'ironia tragica e a doppio taglio di affermazioni simili viene messa alla berlina dall'opera di Luis Estrada, che ne La dictadura perfecta si concentra proprio sulla costruzione del discorso politico. Lo scandalo sul quale si apre il film mostra infatti come una gaffe presidenziale possa diventare rapidamente virale, nel mondo effimero ma implacabile dei social media. Enrique Peña Nieto (1966) è stato politicamente attivo nell'ambito del PRI a partire dal 1984, anno in cui entra ufficialmente nel partito. Dopo una carriera politica costellata di incarichi rilevanti (tra cui la carica di governatore dello Stato di México, 2005 – 2011), ha vinto le elezioni presidenziali nel 2012 come unico candidato del PRI, per la Coalición Compromiso por México. Già durante il suo mandato come governatore si è trovato al centro di varie controversie (tra cui quella relativa agli eventi legati al massacro di 4 Il presidente messicano rivolgendosi al segretario di Stato statunitense, in un chiaro riferimento a Vicente Fox (cfr. Introduzione), La dictadura perfecta. 5 Nel 2014 si è registrato che i flussi migratori in direzione degli USA sono in netto ribasso, anche a causa delle rinforzate misure di sicurezza e persecuzione dei migranti illegali sul suolo statunitense. 71

Atenco6), così com'è avvenuto durante la sua campagna elettorale per la presidenza, durante la quale Peña Nieto è stato accusato di aver monopolizzato l'informazione. Uno studio pubblicato dal Centro de Investigaciones y Estudios Superiores en Antropología Social (CIESAS)7 mostra, attraverso il monitoraggio dei 15 mesi di pre-campagna e campagna elettorale (aprile 2011 – giugno 2012) e l'analisi minuziosa dei dati raccolti, che la presenza di Peña Nieto nei notiziari televisivi e sui principali quotidiani della capitale è stata nettamente maggiore rispetto a quella degli altri candidati 8. È indiscutibile, tuttavia, che uno dei problemi che stanno flagellando l'attuale mandato del presidente Enrique Peña Nieto sia proprio l'accessibilità e la facilità di propagazione delle informazioni, in merito ai suoi (innegabilmente numerosi) errori commessi in sede pubblica. Dalle dubbie conoscenze della geografia politica messicana 9

10

al suo inglese

zoppicante, le reti sociali e i canali di informazione non si risparmiano, contribuendo al deterioramento dell'immagine del ritorno del PRI al governo. Il Partido Revolucionario Institucional infatti è tornato al governo nel 2012, nonostante sia la campagna elettorale sia le elezioni siano state accompagnate da accuse da parte degli oppositori; oltre alla (effettiva) supremazia del candidato priista nella copertura mediatica, il dito venne puntato su presunti voti di scambio e irregolarità nella manipolazione delle schede elettorali. Durante la campagna elettorale, i cittadini si lamentarono (attraverso movimenti come YoSoy13211)

del

comportamento

poco

democratico

dimostrato

dai

mezzi

di

comunicazione, denunciando l'egemonia mediatica del PRI e la necessità di maggior dibattito tra i candidati. D'altro canto, già in veste di candidato Peña Nieto era incorso nell'attenzione virale dei media, grazie ad affermazioni poco edificanti e decisamente 6 Cfr. Capitolo 2. 7 Saúl Rodríguez, 2013. 8 Lo studio ha rilevato che, in totale, Peña Nieto ha goduto di 63 apparizioni in servizi informativi televisivi, numero nettamente superiore rispetto agli altri candidati, López Obrador (18 apparizioni) e Josefina Vázquez Mota (9). Per quanto riguarda i quotidiani, sui quotidiani El Universal, La Jornada e Reforma, Peña Nieto è comparso in 59 articoli, López Obrador in 31 e Vázquez Mota in 30. 9 “El mapa de México según Peña Nieto”. Sabe Qué Modo. 11/05/2015. 10 Diez errores geográficos cometidos por Peña Nieto. 30/04/2015. Youtube, La Extra Noticias. 11 Cfr. Capitolo 2. 72

approssimative riguardo alla situazione socio-economica del paese. Durante un'intervista ufficiale, interrogato in merito al costo della vita affrontato dai cittadini messicani, si dimostrò quantomeno poco ferrato sul tema; pressato dalle domande, finì per rispondere che non aveva idea di quanto potesse costare un kilo di tortillas in quanto non era lui “la señora de la casa”12. La disarmante risposta, passabile peraltro anche di sessismo nonostante il tentativo di smentita da parte del diretto interessato13, fu accompagnato da altre varie polemiche a proposito delle conoscenze di base del candidato, tra cui erronee convinzioni sull'ammontare del salario minimo 14 e palesi strafalcioni in merito a pilastri della cultura e della letteratura messicana15 16. L'impiego dei social media da parte delle istituzioni si è rivelato essere un'arma a doppio taglio17, se non addirittura un crogiolo di fallimenti; nonostante i potenziali vantaggi di un rapporto virtualmente diretto con i cittadini, la presenza personale dell'Esecutivo in rete ha dato la stura ad una serie di polemiche e piccoli scandali tra gli utenti 18. Lo stesso Estrada mette in ridicolo la mania di protagonismo che flagella le reti sociali, mettendo i suoi narcotrafficanti (teoricamente incaricati di intimorire la troupe televisiva) in modo surreale in posa con il reporter famoso all'interno di una cornice di uomini assassinati e appesi ad un ponte, a richiamare una specie di piñatas umane. L'immagine nazionale e internazionale del presidente messicano tra gli internauti emerge attraverso molteplici canali; la sua visita ufficiale nel Regno Unito nel marzo 2015 19 20 21, ad 12 Prado e Camarena, intervista per il quotidiano spagnolo El País, 11/12/2011. 13 “Dije ‘no soy la señora de la casa’, en referencia exclusiva a mi hogar, no como una expresión despectiva u ofensiva para las mujeres”, Enrique Peña Nieto via Twitter, 13/12/2011. 14 Prado e Camarena, intervista per il quotidiano spagnolo El País, 11/12/2011. 15 Nel 2011, l'allora candidato alla presidenza partecipò alla Feria del Livro di Guadalajara, sede nella quale fece scandalo la sua incapacità di nominare tre libri per lui fondamentali, e la confusione tra alcune opere della letteratura messicana considerate essenziali. 16 “3 de diciembre: a un año del 'desliz' de Peña Nieto en la FIL”. Aristegui noticias. 03/12/2012. 17 “Tuiteros se 'divierten' con apodos para EPN”. EN. 09/04/2012. 18 Tuckman. “Mexico's president mocked following complaint that reporters didn't applaud”. The Guardian. 04/02/2015. 19 Rotman, Natalie. “Enrique Peña Nieto UK Memes: God Save The Queen... From Him!”. LatinTimes. 03/03/2015. 20 “Los memes de la visita de Peña Nieto a Inglaterra”. Diario de Yucatán. 04/03/2015. 21 “Los mejores memes de la visita de EPN a Reino Unido”. Sopitas.com. 04/03/2015. 73

esempio, è stata oggetto di innumerevoli meme 22, anche grazie alla quantità di foto e video ufficiali che hanno messo a nudo l'approssimativa ufficialità della famiglia presidenziale messicana. Agli occhi dei cittadini non sta aiutando nemmeno il fatto che la moglie del presidente sia un'attrice di telenovelas di successo, e secondo l'opinione pubblica riesca ad atteggiarsi immancabilmente da diva pacchiana anche nelle occasioni ufficiali 23. Tra i vari tormentoni di cui si è trovato ad essere protagonista suo malgrado, Peña Nieto è stato criticato aspramente in rete quando, nelle fasi conclusive di un messaggio ufficiale ai mezzi di informazione, ha commentato (in direzione del suo portavoce ma a microfono aperto) “ya sé que no aplauden”24, riferendosi in tono seccato ai presenti. Il messaggio sotteso al suo discorso, tra l'altro, mirava a sottolineare come il suo governo non stesse vivendo una crisi di corruzione, ma semplicemente di una “mala percepción” delle sue azioni25. Non risulta ben chiaro se il presidente, dopo aver annunciato un pacchetto di misure anticorruzione26, intendesse fare dello spirito o si stesse effettivamente lamentando, ma la notizia è diventata ancora una volta virale. Molti hanno tracciato la somiglianza e il contrasto al tempo stesso con la frase del procuratore della Repubblica Jesús Murillo Karam, il quale, assediato dalle domande sul caso di Iguala, nel novembre 2014 arrivò a dire “ya me cansé” 27. La sua affermazione è stata ripresa anch'essa dalla rete, e riutilizzata come un grido di disperazione da parte dei messicani, esausti e stremati da tanta violenza. Se la frase di Murrillo Karam è condivisa da tanti, e rappresenta lo stato d'animo della popolazione, quella di Peña Nieto risulta ancora più assurda in bocca ad un presidente, lagnosa e fuori luogo. 22 Elemento culturale o di informazione che, per qualche sua caratteristica, diviene chiaramente riconoscibile e riproducibile, e si diffonde in maniera virale, anche grazie alle possibilità date dai nuovi canali di comunicazione. In internet un meme può prendere la forma di un'immagine, un collegamento ipertestuale, uno spezzone video, un sito web o un hashtag. Accademia della Crusca, 2014. 23 Angélica Rivera (1969) è stata attrice in diverse telenovelas di produzione messicana, tra cui Destilando amor (2007) grazie alla quale ha ottenuto il soprannome di Gaviota. Attualmente è presidente del Consejo Ciudadano Consultivo del DIF (Sistema Nacional para el Desarrollo Integral de la Familia). 24 “ 'Ya sé que no aplauden' comenta Peña Nieto”. Aristegui Noticias. 03/02/2015. 25 Villamil, 2015. 26 Le misure anticorruzione proposte dal presidente vertono attorno al problema del conflitto di interessi, che può coinvolgere funzionari statali, e all'emissione di regole di integrità ai fini dell'esercizio delle funzioni pubbliche. 27 “Peña Nieto recibe críticas por comentario 'Ya sé que no aplauden'”. El Economista. 04/02/2015. 74

Proprio il caso di Iguala28 rappresenta un altro dei tanti intoppi che hanno costellato sin dall'inizio il ritorno del PRI al governo. Le proposte di Peña Nieto 29, avanzate in seguito agli eventi che hanno portato alla sparizione dei 43 studenti normalisti, prevedrebbero una riforma dei corpi di polizia, eliminando le sezioni municipali al fine di avere maggior controllo sulle autorità locali30. Le promesse del presidente includono anche una crescita dell'economia degli stati più poveri quali Chiapas, Oaxaca, Guerrero e Michoacán31, che sono spesso teatro di episodi di violenza. Al di là del fatto che, ad oggi, non si sia verificata alcuna applicazione di tali proposte nella prassi, diversi legislatori hanno criticato le proposte stesse, mettendo in evidenza come, ancora una volta, il governo messicano pretenda di gestire il problema della corruzione e della collusione delle forze armate prevedendo provvedimenti relativamente superficiali anziché indagare a fondo32. Le misure avanzate da Peña Nieto, a prima vista dotate di fondamento logico, sono nella pratica quantomeno semplicistiche33; la polizia federale è un crogiolo di corruzione tanto quanto quella locale. Dai discorsi del presidente non risulta ben chiaro nemmeno da parte di chi e in che modo verrebbe gestita l'ipotetica rinnovata forza di polizia statale 34. Quella che doveva essere una risposta puntuale ad un evento drammatico che ha sconvolto il Messico, si è rivelato un nebuloso tentativo di risollevare l'immagine del governo agli occhi dell'opinione pubblica messicana.

28 Cfr. Capitolo 3. 29“Estos son los 10 puntos que anunció Peña Nieto en respuesta al caso Ayotzinapa”. AnimalPolítico. 28/11/2014. 30 In Messico la Policía Federal è il corpo di polizia della Federación Mexicana. Si muove su tutto il territorio giurisdizionale messicano, si occupa della sicurezza pubblica e, dal 2009, della lotta al crimine organizzato su tutto il territorio. I corpi di polizia statali invece sono la forza di sicurezza che fa capo ai singoli stati federati. 31 Corcoran, 2015. 32 Martínez, 2015. 33 Le proposte fondamentalmente prevedono uno scioglimento dei corpi di polizia locali, da sostituirsi con corpi federali non vincolati al territorio, al fine teorico di evitare la collusione con la criminalità locale. 34 Corcoran, 2015. 75

I risultati del lavoro politico di Peña Nieto non riescono infatti a compensare gli scandali mediatici in cui si trova ripetutamente coinvolto. Al contrario se possibile l'insoddisfazione popolare nei confronti delle azioni del presidente contribuisce ad amplificarli, così come la gestione del problema da parte del governo35. Per quanto riguarda l'economia, come si è accennato36, il grande passo del suo governo è stata la Reforma Energética del 2013, che non solo è stata accolta con sfavore dalla popolazione, ma è stata criticata dagli economisti (ai quali i primi dati sugli effetti della riforma stanno dando, per il momento, ragione37). Più in generale, a nemmeno un terzo del mandato di Peña Nieto, i risultati economici del paese sono di fatto peggiorati. Le analisi della Banca Mondiale effettuate nel 2014 38 parlano chiaro: il Messico è retrocesso in varie categorie, tra cui la funzionalità delle dogane, lo sviluppo di infrastrutture per generare impiego e ricchezza sociale, e di infrastrutture per generare incentivi all'investimento39. Il 10 marzo 2015 è stata lanciata la piattaforma digitale Méxicoleaks, supportata dalla sinergia di mezzi di comunicazione e organizzazioni della società civile, attraverso la quale i cittadini hanno la possibilità di inviare documenti di interesse pubblico. Il materiale, caricato in maniera anonima e sicura, sarà vagliato e diventerà oggetto di scrupoloso trattamento giornalistico40. L'obiettivo del sito è quello combattere l'impunità e la corruzione 41, promuovendo la trasparenza e la democrazia in Messico, permettendo che informazioni di interesse pubblico siano diffuse equamente tra tutti i cittadini messicani. L'operazione ha scatenato subito la controversia, quando Carmen Aristegui 42 e due giornalisti appartenenti al suo team sono stati licenziati da MVS Radio una settimana dopo la presentazione di 35 Villamil, 2015. 36 Cfr. Capitolo 2. 37 Padierna, 05/2015. 38 Global Ranking 2014, Logistic Performance Index, World Bank. 39 Villanueva, 2015. 40 Tourliere, Mathieu. “Lanzan la plataforma digital Méxicoleaks”. Proceso online. 10/03/2015. 41 Garza, 2015. 42 Carmen Aristegui (1964) è giornalista e conduttrice radiofonica e televisiva. È conosciuta come uno dei più rilevanti giornalisti d'inchiesta messicani, ed è la fondatrice del network Aristegui Noticias. 76

Méxicoleaks, in quanto non autorizzati dall'emittente stessa a partecipare al progetto 43. Nel novembre 2014, Aristegui rivelò che una delle residenze in cui vive la coppia presidenziale (dal valore milionario) era di proprietà di un consorzio imprenditoriale, il Grupo HIGA, contrattato dal governo dello Stato di México durante il mandato di governatore di Peña Nieto stesso. Dalle indagini svolte dal team di Aristegui emerse che la villa (comparsa in un'intervista in cui la moglie di Peña Nieto ne ostentava le comodità) non risultava intestata a nessun componente della famiglia presidenziale. Nonostante la presenza di elementi che attestano che i costruttori seguirono indicazioni progettuali della coppia. La lussuosissima casa risulta tuttora protetta dall'EMP (Estado Mayor Presidencial)44. La pubblicazione dei risultati delle indagini ha fatto scoppiare uno scandalo che a tutt'oggi continua ad essere alimentato da ulteriori eventi (come il licenziamento di Aristegui sopra citato, che l'opinione pubblica tende a considerare come una sorta di vendetta trasversale ai danni della giornalista 45), che mettono in ulteriore in difficoltà la posizione del presidente. Le disavventure mediatiche di Peña Nieto vengono documentate minuziosamente dai canali di informazione, ufficiali o meno che siano, più o meno ironicamente 46, e vanno a sobillare le critiche. Di fatto, molti cittadini messicani ritengono che il presidente dovrebbe dimettersi il prima possibile. La campagna Ciudadanos para la Revocación del Mandato raccoglie il consenso di politici, artisti, associazioni e comuni cittadini messicani 47, e nell'aprile del 2015 ha pubblicamente richiesto che si lanci un referendum al fine di ottenere la rinuncia di Peña Nieto al mandato presidenziale 48. Le manifestazioni di scontento e disapprovazione dell'operato dell'attuale presidente sono variegate, e sorgono parallelamente all'inanellarsi continuo di scandali mediatici (in rete il mandatario è ormai conosciuto anche come “Peñejo”49, evidente gioco di parole tra il suo cognome e la

43 Tuckman, 2015. 44 Indagine speciale del team Aristegui Noticias, 2014. 45 Reuters.“Despiden a periodista que destapó escándalo de mansión de Peña Nieto”. 16/03/2015. 46 “Peña Nieto y sus ‘resbalones’ de 2013, el recuento”. Zacatecas onlines. 24/12/2013. 47 “Grupo de políticos y ciudadanos buscan revocar mandato a EPN”. Aristegui Noticias. 13/04/2015. 48 Vergara, 2015. 49 Legalmente Peñejo. 02/06/2012. Youtube, Neospirit. 77

contumelia pendejo, molto popolare in Messico) e problemi effettivi di gestione50. Alla data attuale, il susseguirsi di burle mediatiche e denunce, espresse in rete e attraverso i media, ai danni di Enrique Peña Nieto è al suo culmine. L'1 luglio 2015 Comex 51 pubblica attraverso le reti sociali una versione ritoccata di una fotografia scattata il giorno stesso da una giornalista, in occasione della visita ufficiale in Messico dei reali di Spagna. Al presidente, visibilmente più basso del monarca spagnolo nell'immagine originale, viene fatta raggiungere nel ritocco l'altezza adeguata grazie ad un secchio di pittura posto sotto i suoi piedi; lo slogan che accompagna la foto recita “una pintura de altura”, riferendosi ai prodotti dell'azienda stessa52. Gli utenti della rete hanno diffuso la pubblicazione in maniera virale, condividendola e apprezzandola; dopo qualche ora Comex ha cancellato il fotomontaggio dalle sue pagine ufficiali e, in seguito, ha dichiarato ufficiosamente che si è trattato di un errore sfortunato di pubblicazione53. Nonostante ciò, l'azienda è conosciuta per i suoi slogan irriverenti e creati sul filo di un umorismo popolare. L'immagine ritoccata, sebbene sia stata poi ritirata, ha raggiunto l'obiettivo che si può immaginare soggiacente a tale operazione di marketing: cavalcando l'onda della polemica politica, continuamente alimentata dai mezzi di comunicazione, Comex è stata acclamata dalle reti sociali54, e il suo slogan è andato ad aggiungersi agli innumerevoli meme sul presidente Enrique Peña Nieto.

L'analisi lucida della relazione tra i media e il potere istituzionale proposta da Estrada è evidentemente calzante, considerando seppur brevemente il rapporto tra l'attuale presidente del Messico e il pubblico nazionale. In un epoca in cui i social media hanno acquisito notevole rilievo nei rapporti interpersonali e nella gestione dell'informazione, i risultati dell'esposizione alle reti sociali sono necessariamente complessi e a doppio taglio. 50 Secondo i dati dell'ultima inchiesta quadrimestrale del periodico Reforma, all'inizio del 2015 il 57% dei cittadini messicani disapprova la gestione di Peña Nieto. Proceso. 23/03/2015. 51 Comercial Mexicana de Pinturas, S.A. de C.V., è l'impresa messicana attualmente leader nazionale nella produzione di pitture e rivestimenti. 52 “Comex hace más alto a Peña Nieto; lo sube a una cubeta de pintura”. Proceso. 02/07/2015. 53 “Desafortunada, la foto alterada de Peña Nieto: Comex”. El Universal. 01/07/2015. 54 Medina González, 2015. 78

Se da un lato Peña Nieto si è servito ampiamente del supporto mediatico durante la sua campagna elettorale, dall'altro la sua presenza spontanea sui media l'ha portato a esporsi forse eccessivamente all'opinione pubblica e alle sue critiche. La gestione della questione da parte del governo è stata sinora inefficace, dato il susseguirsi implacabile e impietoso di burle in rete ai danni dell'operato, dell'immagine e della persona stessa di Peña Nieto, a differenza di quanto avviene nel film di Estrada. I l regista, infatti, mette a nudo dei meccanismi mediatici efficaci, attraverso i quali i cittadini si trovano a credere effettivamente a ciò che l'informazione televisiva propina loro. L'oppositore disincantato e intellettuale del gober Vargas è dipinto come un impotente cavaliere solitario, seguito da pochi e considerato da molti un povero ingenuo che non ha capito la legge che regola i rapporti del potere e dell'economia messicani: él que no transa, no avanza.

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Conclusioni

Luis Estrada, descrivendo la genesi della tetralogia ivi presa in considerazione, ritiene di essere stato ingenuo nell'approccio alle tematiche e agli eventi trattati; egli infatti ammette di aver creduto, ogni volta, che il Messico avesse toccato il fondo, per poi smentire sé stesso mettendosi al lavoro sulla pellicola successiva1. In occasione dell'uscita del film El infierno (2010), Estrada ha espresso un parere piuttosto pessimista nei confronti del futuro politico e socio-economico del paese. Le problematiche che la popolazione messicana si trova quotidianamente ad affrontare, suggerisce il regista, sono irrecuperabili e insanabili nella maggior parte dei casi 2. Con la pellicola seguente, La dictadura perfecta (2014), egli mostra al pubblico come le questioni che colpiscono irrimediabilmente il paese (corruzione, impunità, frodi elettorali, povertà diffusa, sistematica violazione dei diritti umani, crimine organizzato e scontri a esso legati) permangano, così come la struttura e le relazioni che vincolano il potere.

Dalla breve e panoramica analisi presentata in questo elaborato, si possono estrapolare alcuni punti chiave dell'evoluzione politica del Messico contemporaneo, dalla Rivoluzione ad oggi. La matrice politica imposta dal PRI, che si è impressa indelebilmente nel sistema politico che regge lo Stato messicano, si intravede tuttora, nonostante si sia eventualmente verificato l'avvicendamento partitico al potere. Le problematiche intrinseche alla gestione del potere perpetrata da tale impostazione si sono acuite, in particolare, come si è visto, per quanto riguarda le conseguenze dell'applicazione del neoliberismo all'economia messicana (a partire dagli anni '80 del secolo scorso) e i rapporti con il crimine organizzato (evolutosi in una vera e propria guerra civile a partire dal 2006). Lo iato tra le élite al potere e la popolazione messicana è il fulcro di un circolo vizioso di 1 Estrada, 2014. 2 Alcázar e Estrada, 2010. 80

situazioni sempre attuali, a prescindere dall'epoca storica e da quale gruppo politico eserciti il potere. D'altro canto, come sottolinea Ackerman, “el poder real depende de una legitimidad, de un reconocimiento político social”3; al giorno d'oggi, come si è visto 4, i cittadini hanno accesso a molte forme di comunicazione, attraverso le quali possono arrivare a mettere in dubbio pubblicamente a legittimità delle istituzioni e delle loro azioni. Come sottolinea Meyer5, il potere è l'asse della relazione tra il popolo e le istituzioni che lo governano, pertanto necessita il riconoscimento della sua legittimità da parte del popolo stesso; in caso contrario, il governo sopravvive sotto il costante rischio di essere destituito, con tutto ciò che una tale debolezza intrinseca può comportare.

Ricordando le parole, a tutt'oggi drammaticamente attuali, del candidato alla presidenza nel 1994 Luis Donaldo Colosio, il governo messicano si trova sempre più pressato a riconoscere che “hoy necesitamos transformar la política para cumplirle a los mexicanos”. La reazione popolare ai fatti di Iguala6, e la critica dei cittadini alle azioni e all'immagine dell'attuale presidente Enrique Peña Nieto7, lasciano intravedere una fragile possibilità che, in un futuro prossimo, il sistema politico messicano giunga a un punto di rottura, per cui si renderebbe necessario un efficace rinnovo delle strutture istituzionali. Luis Estrada non si ritiene però molto ottimista in tal senso, riconoscendo che le manifestazioni di protesta popolari si sono già viste nel corso degli anni, e poco è effettivamente cambiato. Il regista osserva come spesso i cittadini messicani insorgano sino a stancarsi di farlo, e che l'elezione di Peña Nieto si è ormai già rivelata una farsa, nonostante fosse stata acclamata come il “momento giusto” per il Messico 8. L'obiettivo principale dell'opera del regista è quello di generare un dibattito, una riflessione collettiva sui temi messi in evidenza dall'analisi che Estrada fa del sistema 3 Ackerman, 2014. 4 Cfr. Capitolo 4. 5 Meyer, 1992. 6 Cfr. Capitolo 3. 7 Cfr. Capitolo 4. 8 Estrada, 2014. 81

politico messicano e delle sue problematiche 9, attraverso un'accurata ricostruzione della realtà. A giudicare dal crescente successo riscosso in Messico dai suoi ultimi film 10, si può affermare quantomeno che Luis Estrada stia contribuendo davvero alla presa di coscienza e alla riflessione da parte del popolo messicano. Forse si può sperare che, in un giorno non troppo lontano, il Messico riuscirà a scrollarsi di dosso la stigma per la quale i suoi cittadini affermano che “en este pais no haces lo que quieres, sino lo que puedes” 11.

9 Estrada, 2014. 10 La dictadura perfecta, a soli due mesi dall'uscita nelle sale, è stata vista da oltre 4 milioni di spettatori, diventando il film messicano più visto del 2014. 11 Modo di dire popolare messicano, ripreso dai tutti film di Luis Estrada ivi analizzati.

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ARISTEGUI - "La Dictadura Perfecta" [#LaDictaduraPerfecta]. 17/10/2014. Youtube, Cheetoslandia.

Los Cínicos y "La dictadura perfecta", de Luis Estrada. 04/11/2014. José Antonio Monterrosas Figueiras.

Entrevista a Luis Estrada | Los inicios. 12/11/2014. Youtube, ActitudFEM Showbiz.

Caso Iguala: federales involucrados y tortura a testigos – Anabel Hernández. 15/12/2014. Youtube, Aristegui Noticias.

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Ayotzinapa: crónica de un crimen de Estado, en A Contracorriente. 28/5/2015. Youtube, Rompeviento TV.

Filmografia

La ley de Herodes, L. Estrada, México, 1999. Un mundo maravilloso, L. Estrada, México, 2006. El infierno, L. Estrada, México, 2010. La dictadura perfecta, L. Estrada, México, 2014.

Los tres Garcías, I. Rodríguez, México, 1946. Río escondido, E. Fernández, México, 1948. Trilogía de Pepe el Toro, I. Rodríguez, México, 1948. Aventuras en Foxilandia, C. Mendoza, México, 2005. Documental. Romper el cerco. La masacre de Atenco, Canal seis de julio, México, 2006. Documental. Corazón del tiempo, A. Cortés, México, 2007. Documental. 1994: el año de la ruptura, Universidad Iberoamericana, México, 2012. El caso Colosio, Discovery Channel México, México, 2012. Colosio: El asesinato, C. Bolado, México, 2012. Documental. Narco Cultura, S. Schwarz, México – USA, 2013. Documental. Ayotzinapa. Crónica de un crimen de Estado, X. Robles, México. 2015. Documental.

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Appendici

Appendice 1.1

Trascrizione parziale del discorso di Luis Donaldo Colosio a Ciudad de México (06/03/1994) Compañeras y compañeros de partido; compatriotas: Aquí está el PRI con su fuerza. Aquí está el PRI con sus organizaciones; está con su militancia, está con la sensibilidad de sus mujeres y de sus hombres. Aquí está el PRI con su recia vocación política. Aquí está el PRI para alentar la participación ciudadana. [...] Aquí está el PRI que reconoce los logros, pero también el que sabe de las insuficiencias, el que sabe de los problemas pendientes. [...] La estabilidad, la paz interna, el crecimiento económico y la movilidad social, son bienes que hubieran sido inimaginables sin el PRI. Pero nuestra herencia debe ser fuente de exigencia, no de complacencia ni de inmovilismo. Sólo los partidos autoritarios pretenden fundar su legitimidad en su herencia. Los partidos democráticos la ganamos diariamente. Amigas y amigos del partido: Surgimos de una Revolución que hoy sigue ofreciendo caminos para las reivindicaciones populares. A sus principios de democracia, de libertad y de justicia es a los que nos debemos. Los ideales de la Revolución Mexicana inspiran las tareas de hoy. La Revolución Mexicana, humanista y social, nos exige y nos reclama. La Revolución Mexicana es todavía hoy nuestro mejor horizonte. [...] Debemos admitir que hoy necesitamos transformar la política para cumplirle a los mexicanos. Proponemos la reforma del poder para que exista una nueva relación entre el ciudadano y el Estado. Hoy, ante el priísmo de México, ante los mexicanos, expreso mi compromiso de reformar el poder para democratizarlo y para acabar con cualquier vestigio de autoritarismo. Sabemos que el origen de muchos de nuestros males se encuentra en una excesiva concentración del poder. Concentración del poder que da lugar a decisiones equivocadas; al monopolio de iniciativas; a los abusos, a los excesos. Reformar el poder significa un presidencialismo sujeto estrictamente a los límites constitucionales de su origen republicano y democrático.

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[...] Estos son mis compromisos con la reforma del poder. Es así como yo pienso que cada ciudadano tendrá más libertades, más garantías, para que sus intereses sean respetados; para gozar de seguridad y de una aplicación imparcial de la ley. [...] Y lo hacemos porque somos conscientes que la sociedad mexicana ha cambiado y que demanda en consecuencia un cambio en las prácticas políticas. El PRI participará con civilidad y con respeto a nuestro pluralismo en las elecciones del 21 de agosto. [...] Confiabilidad, certeza, regularidad y limpieza electorales no pueden seguir siendo sólo aspiraciones, tienen que ser realidades que se impongan en las conciencias de los ciudadanos. [...] Yo veo un México de comunidades indígenas, que no pueden esperar más a las exigencias de justicia, de dignidad y de progreso; de comunidades indígenas que tienen la gran fortaleza de su cohesión, de su cultura y de que están dispuestas a creer, a participar, a construir nuevos horizontes. [...] Yo veo un México con hambre y con sed de justicia. Un México de gente agraviada, de gente agraviada por las distorsiones que imponen a la ley quienes deberían de servirla. De mujeres y hombres afligidos por abuso de las autoridades o por la arrogancia de las oficinas gubernamentales. Veo a ciudadanos angustiados por la falta de seguridad, ciudadanos que merecen mejores servicios y gobiernos que les cumplan. Ciudadanos que aún no tienen fincada en el futuro la derrota; son ciudadanos que tienen esperanza y que están dispuestos a sumar su esfuerzo para alcanzar el progreso. [...] Manifiesto mi más profundo compromiso con Chiapas. Por eso debemos escuchar todas las voces, no debemos admitir que nadie monopolice el sentimiento de los chiapanecos. [...] Chiapas es un llamado a la conciencia de todos los mexicanos. Pero nuestra propuesta de cambio, no se limita a responderle solamente a Chiapas. Le queremos responder a todos los mexicanos, a los de todos los pueblos, a los de todos los barrios, a los de todas las comunidades. [...] Frente a Chiapas los priistas debemos de reflexionar. Como partido de la estabilidad y la justicia social, nos avergüenza advertir que no fuimos sensibles a los grandes reclamos de nuestras comunidades; que no estuvimos al lado de ellas en sus aspiraciones; que no estuvimos a la altura del compromiso que ellas esperaban de nosotros.

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Tenemos que asumir esta autocrítica y tenemos que romper con las prácticas que nos hicieron una organización rígida. Tenemos que superar las actitudes que debilitan nuestra capacidad de innovación y de cambio. [...] Es la hora del gran combate a la desigualdad, es la hora de la superación de la pobreza extrema, es la hora de la garantía para todos de educación, de salud, de vivienda digna. [...] Es la hora de reformar el poder, de construir un nuevo equilibrio en la vida de la República; es la hora del poder del ciudadano. Es la hora de la democracia en México; es la hora de hacer de la buena aplicación de la justicia el gran instrumento para combatir el cacicazgo, para combatir los templos de poder y el abandono de nuestras comunidades. ¡Es la hora de cerrarle el paso al influyentismo, a la corrupción y a la impunidad! [...] Amigas y amigos; amigas y amigos: Asumo el compromiso de una conducción política para la confianza; una conducción política responsable, para llevar a cabo los cambios que requerimos, para cerrarle el paso a toda intención desestabilizadora, de provocación, de crisis, de enfrentamiento. [...] El gran reclamo de México es la democracia. El país quiere ejercerla a cabalidad. México exige, nosotros responderemos. Como Candidato a la Presidencia de la República, estoy listo también. Demos nuestro mayor esfuerzo en ésta elección. Vamos a echarle ganas. No hay que bajar la guardia. Vamos por la victoria. Ganémosla con México y ganémosla para México. ¡ Que viva el PRI ! ¡Que viva México!

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Appendice 1.2

Trascrizione completa del discorso di Luis Donaldo Colosio a Loma Taurinas, Tijuana (23/03/1994) Amigas y Amigos de Baja California: Vengo una vez más a Baja California, una vez más a Tijuana. Vengo una vez más a Tijuana y a Baja California al encuentro con los nuestros, al encuentro con los míos. En repetidas ocasiones hemos dialogado. Primero cuando fui dirigente nacional de nuestro Partido. Después, como Secretario de Desarrollo Social. Y ahora vengo a Tijuana, a Baja California con mucho orgullo como su candidato a la Presidencia de la República. Y que bueno que como primer evento en esta jornada de trabajo, la primera de varias que me propongo realizar por Baja California sea aquí, en Lomas Taurinas; sea aquí en esta asamblea popular con habitantes de las colonias populares de Tijuana. Quiero decirles que en esta contienda política, en esta contienda democrática, mi propósito es encabezar un gobierno que esté cerca de la gente, donde la iniciativa popular sea el eje fundamental para el avance y el progreso social. Quiero ser Presidente de México para estar cerca de las colonias populares de Tijuana y de Baja California. Quiero encabezar un gobierno que sea sensible a los reclamos y a las demandas de las comunidades, de los barrios, de las colonias populares. Sé de los retos que se enfrentan en estas colonias populares de Baja California y de Tijuana. Pero lo que sí también sé, y eso lo he aprendido de ustedes, es que con unidad, con esfuerzo conjunto, con la suma de voluntades, no habrá obstáculo que no podamos vencer. Los invito, amigas y amigos de Tijuana, amigas y amigos de las colonias populares, a que hagamos de esta campaña nuestra un espacio de comunicación política, un espacio de amplia comunicación, de diálogo y de decisión. Los invito a que nos unamos a esta campaña que no solamente es de Colosio; esta campaña es de todos y cada uno de ustedes porque juntos vamos a llegar a la Presidencia de México. Sé de lo que significa vivir y realizar la labor cotidiana de todos ustedes en la fábrica, en la construcción, en el taxi, en el empleo que todos y cada uno de ustedes tienen. Pero sé también que lo que ustedes quieren es un gobierno que promueva una economía al servicio de la gente; que promueva una economía que invierta más en la gente, que invierta más en educación para que nuestros hijos y jóvenes se preparen mejor para la competencia. Pero que sobre todo reciban una educación que les siga transmitiendo los valores que nos identifiquen como orgullosamente mexicanos. Un gobierno que invierta más en salud; un gobierno que promueva más la construcción de vivienda; un gobierno que invierta más en los servicios públicos como agua potable, drenaje, banquetas, guarniciones y, sobre todo, un gobierno que promueva el patrimonio de cada familia al regularizar la tenencia de la tierra en las colonias populares de Tijuana. Un gobierno responsable es aquél 96

que sirve a todos sin distingo de partidos políticos. Un gobierno responsable es el que está cerca de la gente. Un gobierno responsable es el que escucha y atiende el reclamo popular. Ese es el gobierno responsable que los priístas queremos encabezar. Por eso quiero ser Presidente de México y por eso es que los invito a que marchemos juntos, a que trabajemos juntos para ganar la Presidencia de México. Amigas y amigos de Tijuana; amigas y amigos de las colonias populares: Esta campaña política nos habrá de llevar, el 21 de agosto, a darle a Baja California y darle a nuestro país un destino seguro, un rumbo con certidumbre, una dirección con responsabilidad. Esa es nuestra propuesta: nuestra propuesta es por un gobierno que esté cerca de las comunidades de Baja California, que esté cerca de la gente; un gobierno que responda a las necesidades fronterizas, un gobierno que responda a las necesidades de más y mejores oportunidades para todos pero sobre todo para los que menos tienen. Quiero decirles – amigas y amigos – que he venido a Tijuana, a Baja California a decirles que la nuestra es la mejor propuesta dentro del espectro político nacional. Que no les quepa la menor duda: ¡aquí en Tijuana como en Baja California, vamos a ganar porque nos estamos preparando para ello! Vamos a ganar porque sabemos lo que es la competencia política. Nosotros no le tememos a la competencia política. Lo que sí rechazamos es la incompetencia política. Así que, amigas y amigos de Tijuana: Vamos a seguir preparándonos. Vamos a continuar con la organización de comités de base que ustedes han realizado. Vamos a fortalecernos. Cada uno de nosotros tenemos una tarea qué asumir; cada uno de nosotros tenemos una responsabilidad qué cumplir; cada uno de nosotros habrá de darle rostro y presencia a nuestro Partido en la colonia popular, en el centro laboral, en el centro de convivencia. Y este partido nuestro, este partido organizado, este partido movilizado, habrá de llegar el 21 de agosto al triunfo en Baja California y en México. Vamos, amigas y amigos, por la Presidencia de México; el poder ciudadano a la Presidencia de la República. La iniciativa popular a la Presidencia de la República, para que gane Tijuana, para que gane Baja California y para que gane México, para que ganemos todos. ¡Que viva Baja California! ¡Que viva Tijuana! ¡Que viva la organización popular! ¡Que viva el PRI¡ ¡Que viva México!

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Appendice 3.2

Trascrizione del testo dei narcocorridos citati

Jefe de jefes (Los Tigres del Norte)

A mi me gustan los corridos por que son los hechos reales de nuestro pueblo Si a mi tambien me gustan por que en ellos se canta la pura verdad Pos ponlos pues Orale ahi van

Soy el jefe de jefes señores me respetan a todos niveles y mi nombre y mi fotografia nunca van a mirar en papeles por que a mi el periodista me quiere y si no mi amistad se la pierde

Muchos pollos que apenas nacieron ya se quieren pelear con el gallo si pudieran estar a mi altura pues tendrian que pasar muchos años y no pienso dejarles el puesto donde yo me la paso ordenando

Mi trabajo y valor me ha costado manejar los contactos que tengo muchos quieren escalar mi altura nomas miro que se van callendo han querido arañar mi corona los que intentan se han ido muriendo 98

Yo navego debajo de agua y tambien se volar a la altura muchos creen que me busca el gobierno otros dicen que es pura mentira desde arriba nomas me divierto pues me gusta que asi se confundan

En la cuentas se lleva una regla desde el 1 llegar hasta el 100 el que quiera sera hombre derecho que se enseñe a mirar su nivel sin talento no busques grandesa por que nunca la vas a tener

Soy el jefe de jefes señores y decirlo no es por presuncion muchos grandes me piden favores por que saben que soy el mejor han buscado la sombra del arbol para que no les de duro el sol.

El diablo (Los Tucanes de Tijuana)

Era un hombre deveras valiente se burlaba de la policia a su mando traia mucha gente su negocio se lo requeria poderozo y tambien muy alegre como el diablo se le conocia

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Donde quiera sonaba su nombre y tronaba su cuerno de chivo cada rafaga llevaba un nombre no fallaba era muy efectivo lo apreciaban mucho sus patrones ni se diga su gente y amigos.

El dinero El Poder y La Fama son tres cosas muy afrodiciacas sin buscar las mujeres te sobran solteritas viudas o casadas a gozar de la vida que es corta decia El Diablo rodeado de damas para mi la pobreza es historia la hize añicos a punta de balas..!!

Somos Gente de El Cartel De El Diablo les decian a los Federales de inmediato les abrian el paso era mas que se activa la clave saben bien que si no hacian caso sus cabezas volarian al aire..

En la mafia tambien hay escuela fue maestro y ejemplo de varios le atoraba de frente a cualquiera fueran leyes o fueran contrarios los dejaba como coladeras enojado era el mismito Diablo...

Lo valiente se hereda no hay duda lo que somos lo aprenden los hijos las ofensas mas grandes perduran no se olvidan ni por un ratito

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la venganza fue de gran altura mis respetos para el muchachito con un cuerno dejo a su familia no dejo a nadie vivo El Diablito!

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Appendice 3.3

Mappa delle zone controllare dai principali cartelli messicani (fonte AFP, 2014)

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Appendice 4.1

Meme creato da Comex ai danni di Enrique Peña Nieto (01/07/2015)

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