La transumanza tra Otto e Novecento

July 26, 2017 | Autor: Saverio Russo | Categoria: Pastoralism (Social Anthropology), Pastoralism, Transhumance
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La transumanza tra Otto e Novecento*

Saverio Russo – Roberta de Iulio

Introduzione Questo intervento intende in primo luogo richiamare l’attenzione sul tema - già richiamato dalle relazioni di Rossano Pazzagli e Franco Cazzola – delle relazioni tra differenti componenti territoriali, in primo luogo tra montagna e pianura. Tra le pratiche territoriali che mettono in gioco tali relazioni non c’è solo la transumanza, ma si può annoverare anche la cerealicoltura che, ad esempio, per coltivare le vaste tenute dell’Agro romano o le masserie del Tavoliere di Puglia fa muovere stagionalmente decine di migliaia di mietitori o, per periodi più lunghi, migliaia di addetti al governo degli animali da lavoro1. Lo stesso si può dire anche per la Maremma toscana o vaste aree della Pianura padana, in cui le attività produttive legate all’agricoltura o all’allevamento attivano importanti migrazioni stagionali o di più lunga durata che non infrequentemente attraversano i confini degli stati o le ripartizioni amministrative interne ad essi. Le considerazioni dianzi proposte ci invitano a non fidarci, per le nostre analisi sull’economia e la società di un passato che arriva fin quasi ai nostri giorni, dei tagli territoriali di tipo politico o amministrativo, e devono indurci ad avere uno sguardo più largo che superi i confini e a costruire territorialità differenti, in ragione dei problemi di cui ci occupiamo. Non c’è dubbio, tuttavia, che, per quel che concerne la transumanza, periodizzanti siano state le riforme dei regimi privilegiati che avevano favorito quella pratica per secoli, anche se le loro conseguenze furono meno immediate di quanto lascia intendere un bel brano, di inizi Novecento, di un agronomo ed economista pugliese, Antonio Lo Re. Migrano ancora su’ vetusti tratturi, da ottobre a maggio, gli armenti superstiti, rari e poveri avanzi di una ricca pastorizia scomparsa, invano cercando le distese mezzane smaltate di erbe umide di rugiada sulle quali il sole mai permette per lunghe ore l’indugiarsi della neve. Il Tavoliere è stato affrancato o, per esser chiari, non esiste più. Ecco un’altra vittima, forse delle più vere e maggiori, dell’intransigente giacobinismo politico e del trascendentalismo economico2.

Lo Re si riferisce, per quel che concerne il Tavoliere pugliese, alle riforme, prima, del Decennio francese, poi dell’immediato periodo postunitario, ma anche, più in generale, al liberismo economico che di quelle scelte è ispiratore3. * L’introduzione si deve a Saverio Russo, il paragrafo riguardante gli archivi fotografici per la storia della transumanza a Roberta de Iulio. 1  In riferimento al Tavoliere mi sono occupato di questi problemi in alcuni saggi pubblicati in Alla volta del Tavoliere. Mobilità di uomini e fortune nella “Puglia piana” di età moderna, Foggia 2007. 2  A. LO RE, Capitanata triste, Cerignola 1902, p. 155. 3  In generale sulle riforme che riguardarono anche la toscana Dogana dei paschi, quella laziale, il 1

Ma trascura la congiuntura di mercato che si accompagna e spesso favorisce queste misure, con la concorrenza che le lane australiane fanno sempre di più alle lane europee. La transumanza non scompare di colpo, ma si adatta agli spazi “proprietari” – per usare un’espressione di Salvemini - ed, esercitata sempre di più con altre modalità di trasferimento degli animali – con il treno e più tardi con i camion – continua a tessere relazioni tra montagne e pianura4. Dai 500 mila circa censiti agli inizi del Novecento, nel 1950 il geografo Franciosa stimava 150-200 mila capi transumanti tra la Puglia e l’Abruzzo, con una significativa inversione di flussi: stabilizzati nel Tavoliere, con l’affrancamento, molti armentari abruzzesi sono diventati “pugliesi” a tutti gli effetti e ora sono loro ad “invadere” i territori montani dell’Aquilano5. Nei primi anni Sessanta il numero degli ovini transumanti è rimasto sostanzialmente stabile. Ma un mutamento sociale radicale è alle porte: con l’emigrazione e la trasformazione economica italiana, non è più agevole reclutare pastori in Abruzzo. Come è noto, ora i pastori nei pascoli pugliesi o abruzzesi sono magrebini, macedoni, albanesi. Le immagini fotografiche e il breve filmato del 1940 che Roberta de Iulio ha mostrato di seguito al presente intervento documentano la sopravvivenza di questa pratica, svolta fino al secondo dopoguerra in buona misura ancora a piedi lungo i tratturi, che costituiscono ancora oggi una memoria del passato meritevole di tutela attiva. Gli archivi fotografici per la storia della transumanza Lo studio delle immagini fotografiche rientra nell’ambito della ricognizione delle testimonianze documentarie dei tratturi e della transumanza in cui si articola la parte di analisi della tesi di dottorato “Il paesaggio della transumanza: dalla memoria storica al riuso compatibile”. L’obiettivo è quello di individuare le matrici visive e le componenti ambientali che hanno strutturato l’identità paesaggistica dei luoghi interessati dal fenomeno e contribuire al loro recupero. A tale scopo sono stati esplorati due archivi nazionali, quello del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze e quello dell’Istituto Luce, cui si è aggiunta la ricognizione di alcune collezioni locali. Principale chiave di ricerca, oltre alla voce transumanza e pastori, è stato il paesaggio agrario della Capitanata, del Molise e dell’Abruzzo, con riferimento ad un ampio arco temporale che parte dalla metà del XIX secolo fino ai giorni nostri. L’interrogazione dell’Archivio Alinari attraverso il sito www.edu.alinari.it ha fornito materiale sia per la ricostruzione dei paesaggi della pastorizia che per la definizione dell’abbigliamento tipico del pastore. Particolarmente significativo è l’interesse riservato a questi temi da parte di artisti di origine molisana e abruzzese, per i quali il mondo pastorale assume una dimensione decisiva nella formazione dell’identità regionale. Così per il Molise l’opera di Antonio Trombetta (1831-1915) e del figlio Alfredo regime del pensionatico nell’Altopiano dei sette comuni, in Veneto, cfr. S. RUSSO, Dopo le Dogane: le transumanze peninsulari nel’Ottocento, in La pastorizia mediterranea, a cura di A. Mattone e P. F. Simbula, Roma 2011, pp. 588-597; sui regimi privilegiati, cfr. S. RUSSO, B. SALVEMINI, Ragion pastorale, ragion di stato. Spazi dell’allevamento e spazi dei poteri nell’Italia di età moderna, Roma 2007. 4  Cfr. S. RUSSO, Tra Abruzzo e Puglia. La transumanza dopo la Dogana, Milano 2002, soprattutto pp. 41-73. 5  L. FRANCIOSA, La transumanza nell’Appennino centro-meridionale, Napoli 1951. 2

(1879–1962), vissuti a Campobasso, concede ampio spazio alla rappresentazione delle greggi, riprese al pascolo su verdi distese prative e sui rilievi collinari, e alla figura del pastore6. Grazie a questo consistente repertorio di immagini, Ada Trombetta, figlia di Alfredo e studiosa dell’arte e dei costumi molisani, ha ricavato una descrizione dettagliata del corredo del pastore7. Interessante è anche la tecnica della colorazione manuale impiegata frequentemente sia per ravvivare le cartoline, che nelle vedute paesaggistiche di grande formato, secondo una moda, quella del “pittorialismo”, diffusa largamente nell’Europa artistica a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Altre volte, come nel caso della documentazione raccolta da Antonio per il Congresso agrario del 1910 di Campobasso per testimoniare le attività dei caseifici meridionali, il mezzo fotografico è utilizzato con la finalità del reportage documentario. Meno consistenti ma ugualmente interessanti sono altri repertori conservati nell’Archivio Alinari, riferibili ai primi decenni del ‘900, che privilegiano la dimensione arcadico-bucolica del mondo pastorale, declinandosi come trasposizione in fotografia della pittura di genere. Si tratta, per citarne alcuni casi, della produzione dei fotografi Armando Bruni, Giovanni Battista Unterveger, Luciano Morpurgo e Nicola Biondi. Quest’ultimo, pittore napoletano attivo tra il XIX e il XX secolo, sperimentò la fotografia come mezzo d’indagine sulla natura e il lavoro contadino, selezionando scene pastorali ambientate nei pascoli collinari della Campania. Venendo a tempi più recenti, merita una specifica menzione l’opera di Italo Zannier. Questo celebre fotografo contemporaneo, cui si devono innumerevoli reportage nei luoghi meno conosciuti del Paese, è autore, infatti, di alcuni scatti che, sebbene risalenti ai primi anni Settanta, riguardano esplicitamente il nostro tema, come nel caso dell’ambientazione molto suggestiva di pastori in Abruzzo e Irpinia e di vedute di tratturi, tra i quali il “grande tratturo di Campolieto”. In altri circostanze è possibile ricavare informazioni sul paesaggio pastorale attraverso la lettura di fotografie realizzate con altre finalità, ma che fortuitamente ritraggono ambienti legati alla transumanza. È il caso di alcuni repertori contenuti nel vasto fondo dell’Istituto Luce, che si compone sia di filmati che di immagini fotografiche. Un documento di straordinario interesse ai fini della nostra ricognizione, sebbene non attribuibile direttamente a propositi artistici di rappresentazioni paesaggistiche o di genere, è costituito da un video che tratta l’imponente opera di bonifica del Tavoliere del ’408. Il documentario, con il tono enfatico proprio della propaganda fascista, esalta l’impresa che doveva conferire alle terre desolate della Capitanata una nuova stagione di fertilità e produttività, riscattandole da una storia secolare che le aveva tenute asservite all’incolto e alle paludi. Per meglio rappresentare il contesto e le ragioni storiche che avevano conformato il destino di questa regione, che la voce fuori campo descrive come “una terra a cui la natura aveva 6  Le immagini dell’archivio Trombetta, acquisite dall’Archivio Alinari, sono pubblicate nel catalogo Cento anni di fotografia nel Molise. Lo studio Trombetta, a cura di W. Settimelli, A. Trombetta, S. Weber, Alinari, Firenze 1994, pubblicato a seguito di una mostra retrospettiva organizzata dal comune di Campobasso e dalla Regione Molise negli anni 1994-1995. 7  A. TROMBETTA, L’abbigliamento dei pastori, in E. PETROCELLI (a cura di), La civiltà della transumanza, Cosmo Iannone Editore, Isernia 1999, pp. 391-410. 8  Ringrazio la prof.ssa Luisa Cigognetti per i preziosi spunti e le chiavi di lettura suggeritemi in occasione del laboratorio Un doppio sguardo: rappresentazione e “indizi”. Il cinema come fonte per lo studio del paesaggio, organizzato all’interno della Summer school Emilio Sereni 2012. 3

sempre negato la sua benedizione”, il video apre una digressione sulla millenaria pratica della pastorizia transumante, mostrando il percorso di un gregge dal luogo di partenza, tra gli stazzi d’alta quota abruzzesi, fino ad arrivare ai pascoli pugliesi. Le inquadrature si soffermano anche a descrivere le tappe intermedie del viaggio, consegnandoci in presa diretta una straordinaria testimonianza della vita e del lavoro sul campo dei pastori, secondo una sequenza di attività e pause ordinatamente scandita dai ritmi della natura. In contrappunto, le terre della bonifica sono rappresentate come flagellate da tempeste e inondazioni. E tuttavia, quello che per la propaganda fascista è un ambiente mortifero e non produttivo, per la ricerca rappresenta un ultimo lembo di quei paesaggi della Dogana tante volte ammirati dai viaggiatori del Gran Tour per i colori e la vastità degli orizzonti. Interessante per la prospettiva sociologica che sottende è anche il passaggio dedicato alla condizione dei terrazzani, umili braccianti senza terra impiegati stagionalmente, che completano la rappresentazione di miseria e desolazione cui finalmente la bonifica avrebbe messo fine, consegnando all’agricoltura nuove e feconde terre. Lo stesso tono propagandistico pervade un’altra testimonianza della bonifica fascista del Tavoliere che riveste un grande interesse documentale. Si tratta del diario di Rosario Labadessa (fig. 1), personaggio di spicco della gerarchia fascista di Foggia, commissario regio del Consorzio di Bonifica della Capitanata nella seconda metà degli anni ’30. Il diario, conservato presso la Biblioteca Provinciale di Foggia “La Magna Capitana”, è corredato da una serie di fotografie che riprendono i momenti salienti della bonifica e della costruzione delle borgate rurali di Tavernola e La Serpe (oggi Borgo Mezzanone) in agro di Manfredonia e che permettono di riconoscere ambienti sopravvissuti dell’antica organizzazione doganale, “finalmente” addomesticati dalla moderna agricoltura.

La bonifica delle paludi del Tavoliere, 1930-1940. Diario di Rosario Labadessa, Biblioteca Provinciale di Foggia.

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Per la ricostruzione dei paesaggi del Tavoliere una fonte preziosa di informazioni proviene anche dagli archivi familiari. Si tratta quasi sempre di materiale che documenta le attività produttive e le proprietà di aziende agro-pastorali. Particolarmente ricca è la collezione fotografica della famiglia Di Loreto, un’antica famiglia di armentari di Barrea, un tempo proprietaria di ben sette aziende dislocate nel territorio tra Ascoli Satriano e Cerignola9. Le immagini coprono un ampio lasso di tempo, dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Sessanta del secolo scorso, e forniscono una testimonianza straordinaria sia sulle pratiche pastorali che sui i paesaggi. Questi ultimi sembrano uscire con immediatezza dai racconti dei viaggiatori; riconosciamo, infatti, negli spazi che circondano le masserie, la natura e le essenze vegetali tante volte riportati nelle cronache. È il caso, ad esempio di una fotografia della Piana di Piscitelli (fig. 2), risalente al 1954, nella quale si riconoscono asfodeli fioriti e un boschetto di perastri, o di un’altra immagine del gregge sul tratturo Pescasseroli-Candela (fig. 3), risalente al 1925, che restituisce l’impatto emozionale delle grandi mandrie in movimento. Alla categoria degli archivi di famiglia appartiene anche un repertorio di immagini che riguardano il complesso di Posta di Torrebianca, in agro di Lucera, che riguarda l’azienda agro-pastorale dei Barone-Lepri10.

Piana Piscitelli, 1954. Fondo fotografico familiare Edmondo Di Loreto. 9  E. DI LORETO, Un archivio fotografico tra Abruzzo e Puglia, in S. Russo (a cura di), La transumanza nel Mezzogiorno. Segnalazioni dagli archivi, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2008. 10  A. DE LUCIA, L’archivio di un’azienda agro-pastorale in Puglia: i Barone-Lepri a Torrebianca, in La transumanza nel Mezzogiorno, cit., pp. 99-116. 5

Tratturo Pescasseroli-Candela, 1925 ca. Fondo fotografico familiare Edmondo Di Loreto.

L’indagine ha riguardato anche altro materiale che, pur non presentandosi sotto forma di raccolte sistematiche, presenta un significativo valore documentale. Appartengono a questa fattispecie alcune immagini inedite dello studio “Premiata fotografia artistica Giovanni Leone”, attivo a Candela a cavallo tra XIX e XX secolo. Le foto sono stampe originali (formato 9x12 cm ca.) che ritraggono un pastore col gregge presumibilmente sul tratturo Pescasseroli-Candela (figg. 4-5). Si riconosce, infatti, grazie alla consistenza diversa rispetto ai campi limitrofi, la fascia tratturale e, sul ciglio di questa, la sequenza dei cippi lapidei11.

Giovanni Leone, Gregge sul tratturo Pescasseroli-Candela, inizi del ‘900, Collezione privata Gerardo Cirillo.

11  Le immagini sono state rese cortesemente disponibili per la ricerca dall’antiquario foggiano Gerardo Cirillo. 6

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