\'La via romanesca al tragico\', slides presented at \'Il tragico dei moderni\' symposium (Roma, LUMSA University, 3-4.10.2013)

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« Petrolini [diceva di essere] romano, e non romanesco: poche cose lo facevano arrabbiare quanto il sentirsi classificato fra gli attori dialettali » (D'Amico 1991:169 [1a ed. 1943])
«Petrolini, a quanti lo definivano attore romanesco, rispondeva fiero di esser lui romano [...] in lui la romanità nulla perdeva di universalità»; «Mi sembra che questo discorso possa essere utilmente ripreso a proposito della poesia del Belli per dimostrare quanto poco essa sia "dialettale"»
(Bottai 1942:83)
Gaetano Polverelli
1.8.32. […] Fascismo est intransigentemente unitario stop Pertanto eventuali articoli favorevoli ai dialetti alle concezioni regionali provinciali aut campanilistiche alle divisioni et ai particolarismi della vecchia Italia saranno immediatamente sequestrati
Gaetano Polverelli

6.4.32. I giornali devono evitare di incoraggiare, come ha fatto un confratello, la creazione di un vocabolario romanesco.
Gaetano Polverelli

13.7.32. Si ricorda ai giornali di Roma di non dar rilievo al teatro dialettale. Solo resoconti e cronaca teatrale.
« In un recente passato i teatri vernacoli corsero il pericolo di venir soppressi. Un malinteso faceva credere che i dialetti collaborassero a separare la patria nelle sue membra, e fossero un patente segno della pluralità nazionale. Per questo erano stati impartiti ordini perentori a far scomparire le compagnie vernacole, ostacolandole col rifiuto dei teatri e col diniego delle sovvenzioni concesse alle compagnie in lingua» (Bragaglia A.G., 1958. Storia del teatro popolare romano, Roma, Colombo, p. 9).
«Sì, il pubblico (un teatrone e scelto come dicono i cronisti) è rimasto incatenato allo svolgersi dei momenti drammatici della rappresentazione»

(Gramsci 1975:442, "Nino er boja" di Monaldi allo Scribe, 2.6.1919)
« Il teatro è uno dei mezzi più diretti
per arrivare al cuore del popolo, ed Ella per il valore e la forza della sua arte è uno degli attori più amati »

(Mussolini, Lettera a Monaldi, 22.6.1927, in: ACS, SPD, c.o., b. 1018, f. 509.103/1)
Amerigo GIULIANI (1888-1922)
Monaldi, 1921. La festa der bacio
IL CODICE DEI BULLI
1) Non collaborare con le autorità costituite: la giustizia si fa con le proprie mani
2) La parola è sacra e inviolabile
3) Serietà: con il contegno si mantiene la stima degli altri
4) L'onore va anteposto alla vita
5) Chi muore in regolare duello aveva torto

(Mariani 1983:37-8)

Romeo Ottaviani (1877-1910)
Gastone MONALDI
(1882-1932)

La quadrilogia del coltello:

- A porta S. Lorenzo
- Er più de Trestevere
- 'Na serenata a Ponte
- Nino er boja
Gaetano Polverelli
1932-33. 15. Dialetti. Non pubblicare articoli, poesie, o titoli in dialetto. L'incoraggia-mento alla letteratura dialettale è in contrasto con le direttive spirituali e politiche del Regime, rigidamente unitarie. Il regionalismo, e i dialetti che ne costituiscono la principale espressione, sono residui dei secoli di divisione e di servitù della vecchia Italia.
Il teatro dialettale romano ha oggi ancora ragione di esistere?, «AqRm», VI, 32 (21.8.32), p. 1
La "crisi" del Teatro dialettale Romano nell'appassionata discussione dei suoi cultori, «AqRm», VI, 37 (25.9.32), p. 1
1941: Si fa promotore di una mostra alla BVECR per il 150° della nascita di Belli
(misc. G.G.B. 1942).
1930: Contatta e convince Arnoldo Mondadori a sostenere la pubblicazione integrale dei Sonetti belliani (ed. Vigolo 1952).
BOTTAI protettore della letteratura dialettale romana
Tutela e promozione delle opere dei
"Romani della Cisterna"
Carlo MUSCETTA
Riviste che facevano capo a Bottai
Giuseppe BOTTAI
Carlo Alberto Salustri TRILUSSA
(1870-1950)

Alessandro Pavolini

26.9.42. Si fa presente che la disposizione telefonica diramata ai giornali in data 3 settembre XX […] non riguarda la compagnia di prosa diretta dai De Filippo, né quella diretta da Micheluzzi. Le due suddette compagnie non sono da considerarsi come appartenenti al teatro vernacolo.
Ettore PETROLINI
(1884-1936)
I romani
della Cisterna
Galeazzo Ciano

4.5.35. I giornali possono interessarsi, pubblicando recensioni, dei libri di Trilussa 10 favole e Libro muto.

Ilari Giovanni, 1912. Malaria
Ciprelli L., 1907. Santo disonore
Giacinta PEZZANA
(1841-1919)
Bando di concorso 1.7.1906

Esito del concorso 20.10.1907

Prima rappresentazione 10.04.1908
Luigi
RANDANINI
(1802-1866)
Filippo
TACCONI
(1802-1866)
Barbosi A., 1838. Didone abbandonata
Mss.:
BNCR, V.E., 131
BNCR, V.E., 454

Stampa:
- Roma, Puccinelli, 1851
«[I]l mio programma [...] è basato sul comico, perché oramai l'esperienza lo insegna, il teatro dialettale che vive è quello comico, perché la gente viene al teatro come ad una ricreazione ed ha bisogno di dimenticare gl'immancabili guai della vita, e non di vederli riprodotti sulla scena»
(Durante 1932:2).

Fabio Aprea

La via romanesca al tragico:
dalle traduzioni ottocentesche
alla censura fascista
ENEA. No, principessa, amico,
sdegno non è, non è timor che move
le frigie vele e mi trasporta altrove.
So che m'ama Didone;
pur troppo il so; né di sua fé [pavento.
ENEA. Muà none, Prencipessa,
no Osmide mia ve dico,
sformareccia nun è, nun è pavura,
ch'a gneo le frigge vele fa spiegane,
e che de quine mo me fa annane.
Me vo bene Didona,
lo so de certo, e qui ce giurerebbe
che er pajaccio nun mai m'abbrucerebbe.
Alessandro Pavolini

3.9.42. Non occuparsi di teatri vernacoli (questa disposizione ha carattere tassativo, permanente).

Agnesotti V., 1853. Francesca da Rimini
Luigi ZANAZZO
(1860-1911)
- Giulio Cesere
(trad.-parodia da Shakespeare)
Incremento demografico di Roma
« No, non ho mai udito nulla di più allegro di questa tragedia. Non è affatto una parodia come quelle che possiamo ascoltare tutte le sere nei nostri teatrini, ma una traduzione bella e buona in lingua popolare del bello stile metastasiano e il comico non stava nell'altera-zione del testo, bensì negli spropositi degli attori che prendevano i loro ruoli sul serio. Era la lingua che si prendeva gioco del dialetto e non il dialetto della lingua »
(Monnier 1860:251 [trad. mia])
« È come se [si] recitasse l'Ifigenia in basso tedesco [...]. Da noi una tale caricatura del tragico non sarebbe possibile»; «Lo straniero, non iniziato alla differenza tra l'Italiano e il dialetto trasteverino, ride soltanto dell'elemento tragico guastato, ma il romano invece ride del dialetto »
Ferdinand Gregorovius
« […] due o tre goffi scopamestieri che van travestendo in pessimo romanesco or questa or quell'opera classica in servigio di scene, e col solo scopo di eccitare le risa »

« Persone di sufficiente levatura d'ingegno da innalzare […] la lingua abbietta e buffona de' romaneschi […] qui non ne abbiamo […] poiché […] il romanesco, appena […] riuscirebbe ad altro che ad una irriverenza »

(Belli, Lettera al princ. Pl. Gabrielli, 15.1.1861)
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