Nazianzenica XIX. Tifeo o Encelado? (Greg. Naz. carm. II,1,11, 1404), in \"Sileno\" 41, 2015, pp. 217-224

June 8, 2017 | Autor: Carmelo Crimi | Categoria: Gregory of Nazianzus, Greek Patristics
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SILENO RIVISTA SEMESTRALE DI STUDI CLASSICI E CRISTIANI FONDATA DA QUINTINO CATAUDELLA

ESTRATTO ANTICIPATO

anno xli 1-2/2015

AGORÀ & CO. Laborem saepe Fortuna facilis sequitur

NAZIANZENICA XIX. TIFEO O ENCELADO? (GREG. NAZ. CARM. II 1, 11, 1404) carmelo crimi

Dopo l’ingresso di Teodosio a Costantinopoli il 24 novembre del 380 e le misure assunte in favore delle posizioni nicene1, tra cui la presa di possesso della basilica dei SS. Apostoli2 da parte del Nazianzeno3, nella capitale serpeggia e si diffonde il malcontento4. Gregorio lo percepisce, ricordandolo poi, a distanza di qualche anno, nei versi del carme de vita sua: Ἦν ἔνδον· ἡ πόλις δὲ τὸ φρύαγμα μέν κάτω βεβλήκει τοῦ ναοῦ κρατουμένου· ὅμως δ᾽ ὑπεστέναζεν, ὡς γίγας, φασίν, 1405 βληθεὶς κεραυνῷ πρόσθεν Αἰτναίῳ πάγῳ5 καπνόν τε καὶ πῦρ ἐκ βάθους ἠρεύγετο6.

1 Cf. G. Dagron, Costantinopoli. Nascita di una capitale (330-451), trad. ital., Torino 1991, 453-459; N. Gómez-Villegas, Gregorio de Nazianzo en Constantinopla. Ortodoxia, heterodoxia y régimen teodosiano en una capital cristiana, Madrid 2000, 119 ss. 2 Si è discusso se il tempio di cui parla il Nazianzeno (carm. II 1, 11, 1325-1395) e di cui prende possesso il 27 novembre del 380 sia la Santa Sofia o i SS. Apostoli: l’opinione prevalente è in favore di quest’ultimo (cf. Dagron, op. cit., 456 n. 204). Per questo periodo del triennio costantinopolitano del Nazianzeno cf. P. Gallay, La vie de Saint Grégoire de Nazianze, Lyon-Paris 1943, 187-190. 3 Cf. Greg. Naz. carm. II 1, 11, 1325-1395. 4 Questo clima sfocia in un tentativo di assassinare Gregorio: cf. carm. II 1, 11, 1442-1474. 5 Per Αἰτναῖος πάγος come designazione dell’Etna cf. Greg. Naz. carm. I 2, 25, 136 (cit. infra, n. 20 e relativo contesto); Eur. Cycl. 95; Opp. Anaz. Hal. 3,489; etc. 6 Greg. Naz. carm. II 1, 11, 1401-1405, p. 122 Jungck (Gregor von Nazianz, De vita sua, Einleitung, Text, Übersetzung, Kommentar, herausgegeben, eingeleitet und erklärt von C.

carmelo crimi Ero insediato e una volta che avevo preso possesso del tempio7, la città aveva deposto la sua boria; tuttavia emetteva un brontolio sordo, come un gigante – dicono – che colpito dalla folgore tempo addietro sul monte Etna fumo e fiamme vomitava dal profondo.

Cosma di Gerusalemme8, nel suo commento ai vv. 1404-1406, così si esprime a proposito dell’innominato gigante del v. 1404 e del rumoreggiare della città, assimilato ai sotterranei brontolii dell’Etna: Τυφωεὺς ἑκατὸν κεφαλὰς δρακόντων ἔχειν ἱστορεῖται, ὃς κατὰ τοῦ Διὸς ἐφθέγγετο, ὃν καὶ νεωτερίζειν κατ᾽ αὐτοῦ μέλλοντα κεραυνοῖς πλείστοις μόγις καταβαλών, δι᾽ ὑπερβολὴν ἰσχύος ἧς ἐκέκτητο, οὐκ ἀρκεσθεὶς τούτοις τῷ Αἰτναίῳ ὑποτίθησιν ὄρει, ὅθεν τὴν μέχρι δεῦρο βοὴν ἐκεῖσε γινομένην στεναγμὸν εἶναι μυθεύονται τούτου τοῦ γίγαντος. Τῷ τοῦ γίγαντος ὑποδείγματι9 δὲ χρησάμενος ὁ θεῖος Γρηγόριος τῷ λόγῳ ὅσον ἔστενεν δέδειχεν ἡ βασίλεια πόλις τούτου στερισκομένη· καὶ γὰρ βοή τις τῶν ἀπὸ τοῦ δήμου λέγεται γεγονέναι, ὥσπερ συνεκβάλλεις σεαυτῷ τὴν Τριάδα10.

Jungck, Heidelberg 1974). Il verbo ἐρεύγομαι (insieme ad ἀπερεύγομαι) è, in Gregorio, talora associato ai fenomeni eruttivi dell’Etna: or. 4, 85 e carm. I 2, 2, 607 (cf. anche Cosma di Gerusalemme, Commentario ai Carmi di Gregorio Nazianzeno, introduzione, testo critico e note a cura di G. Lozza, Napoli 2000 [da qui in poi = Lozza], 322, lin. 6, καὶ ποταμὸς καὶ πῦρ τῆς Αἴτνης ἀπερευγόμενον μίγνυται che si richiama a Greg. Naz. carm. I 2, 2, 606-608). Per il valore traslato di ἐρεύγομαι, ‘parlare’, nel Nazianzeno cf. C. De Stefani in Nonno di Panopoli, Parafrasi del vangelo di S. Giovanni. Canto I, introduzione, testo critico, traduzione e commento, Bologna 2002, 228. 7 Cf. supra, n. 2. 8 Tradizionalmente identificato con l’omonimo melodo, all’incirca contemporaneo di Giovanni Damasceno (per la questione cf. Lozza, op. cit., 5-11) e quindi da porre tra l’ultimo quarto del VII e la prima metà dell’VIII secolo, l’autore del Commentario è stato collocato nel X secolo da A. Kazhdan, Kosmas of Jerusalem. 3. The Exegesis of Gregory of Nazianzos, «Byzantion» 61, 1991, 396-412: contra C. Crimi, K. Demoen, Sulla cronologia del Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi di Gregorio Nazianzeno. Intorno ad una nuova ipotesi, «Byzantion» 67, 1997, 360-374; cf. anche Lozza, op. cit., 9-10. Kazhdan si è poi mostrato più cauto in A History of Byzantine Literature (650-850), in collaboration with L.F. Sherry, C. Angelidi, Athens 1999, 122. 9 Il vocabolo ὑπόδειγμα è qui sinonimo di παράδειγμα: su di esso nel Nazianzeno cf. K. Demoen, Pagan and Biblical Exempla in Gregory Nazianzen. A Study in Rhetoric and Hermeneutics, Turnholti 1996, 35 ss. 10 Lozza, op. cit., 287. Si è soppressa la virgola dopo λόγῳ (lin. 9). La prima parte di questo commento si ritrova, praticamente ad verbum, negli Scholia Clarkiana, p. 40 Gais-

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nazianzenica xix Si racconta che Tifeo avesse cento teste di drago. Gridava contro Zeus e questi, quando Tifeo gli si ribellò, lo abbattè faticosamente con innumerevoli folgori – per via della forza superiore che possedeva – e non soddisfatto di questo lo pose sotto il monte Etna: favoleggiano che l’urlo che fino ad ora da lì si leva è il gemito di questo gigante. Il divino Gregorio, utilizzando l’esempio del gigante, mostra nel componimento quanto gemesse la capitale se fosse stata privata della sua presenza, perché si dice che dalla gente del popolo si fosse levato un grido all’incirca di questo tenore: “Tu cacci via insieme a te la Trinità!”11.

Se nella prima parte del commento (fino a γίγαντος) Cosma identifica risolutamente e senza incertezze il ‘gigante’ in Tifeo, nella seconda parte attribuisce un contenuto specifico ai rumors che si levavano dalla città di Costantinopoli. Applicando una lettura tanto ‘filogregoriana’ quanto errata, il Gerosolimitano fraintende (volutamente?) il passo: nella sua interpretazione, il popolo della capitale gemeva sì, ma perché aveva timore di esser privato della presenza del Nazianzeno. Per corroborare tale sua lettura, ricorre ad un passo precedente dello stesso carme de vita sua (vv. 1057-111212): Gregorio, fortemente prostrato dall’affaire di Massimo, si era lasciato sfuggire nella chiesa dell’Anastasìa parole che velatamente alludevano ad un suo possibile abbandono della scena costantinopolitana, suscitando in tal modo la reazione angosciata dei sostenitori13. Si era levata la voce di uno dei fedeli: “Συνεκβαλεῖς” γὰρ εἶπε “σαυτῷ τριάδα”14. Tu caccerai via – disse – insieme a te la Trinità!15.

Citare esplicitamente questo verso16 e adattarlo al contesto difficile del malumore dei cittadini di Costantinopoli verso il nuovo status imposto da Te-

ford (Catalogus sive notitia manuscriptorum qui a cel. E.D. Clarke comparati in Bibliotheca Bodleiana adservantur, I, Oxonii 1812, donde in Lozza, op. cit., 426 n. 1631). 11 Greg. Naz. carm. II 1, 11, 1100 (l’identificazione è assente nell’edizione di Lozza). 12 Nessun verso di questa sezione è oggetto di specifico commento da parte di Cosma di Gerusalemme. 13 Cf. Gallay, op. cit., 170-171. 14 Greg. Naz. carm. II 1, 11, 1100, p. 106 Jungck. 15 Si intenda: se andrai via, porterai in esilio, insieme a te, anche la Trinità. 16 Il συνεκβάλλεις, metricamente erroneo, non trova riscontro negli apparati critici di Jungck, op. cit., 123, e di A. Tuilier, G. Bady (Saint Grégoire de Nazianze, Oeuvres poétiques, t. I., 1re partie. Poèmes personnels II 1, 1-11, texte établi par A. Tuilier et G. Bady, traduit et annoté par J. Bernardi, Paris 2004 [LesBL]), 114.

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carmelo crimi odosio, era per Cosma il mezzo migliore per riempire il passo dei vv. 14021406 di contenuti favorevoli al Nazianzeno e collegare il brontolio sordo (ὑπεστέναζεν) della capitale con il forte richiamo rivolto a Gregorio da un costantinopolitano, ben trecento versi prima (v. 1100) e in tutt’altro contesto, a restare e a proseguire la battaglia in favore della Trinità. Il commentatore, mosso dalla programmatica esaltazione della figura del Santo, oscurava, anzi rovesciava, ciò che lo scrittore aveva voluto esprimere con l’immagine del gigante vinto ma non domo: come quest’ultimo, Costantinopoli e il suo establishment erano ancora capaci di esprimersi e di agitarsi con forza potenzialmente distruttiva, anche se ormai sotto il tallone di Teodosio I. Ma chi è, nel passo del carme de vita sua, il γίγας sepolto sotto l’Etna? È Tifeo, come ci racconta la tradizione più antica, o è piuttosto Encelado che viene posto successivamente in relazione alla Sicilia e all’Etna17? I nomi di entrambi sono noti al Nazianzeno: quello di Encelado ricorre solo una volta, in un contesto molto generico18, assieme ad altri personaggi del mito. Tifeo è menzionato due volte, di cui una in associazione all’Etna. Nel carme I 2, 25, Gregorio descrive così, inter alia, un uomo in preda all’ira: Πίθηκός ἐστι, καὶ Τυφωεὺς γίγνεται.

I recenti editori del carme non prendono sostanzialmente posizione, ricordando entrambi i nomi di Tifeo e di Encelado: cf. Jungck, op. cit., 209, ad loc., e Tuilier in Saint Grégoire de Nazianze, Oeuvres poétiques, cit., 184 n. 259. A. Kurmann in Gregor von Nazianz. Oratio 4 gegen Julian. Ein Kommentar, Basel 1988, 286-287, si pronuncia decisamente per Tifeo, mentre Demoen, op. cit., 166 n. 329 e 394, ritiene che il γίγας sia Encelado «in all probability» (394). Anche per F. Trisoglio in Gregorio di Nazianzo, Autobiografia. Carmen de vita sua, a cura di F. Trisoglio, Brescia 2005, 206, ad loc., si tratta «probabilmente» di Encelado. Anche J. Bernardi, in Grégoire de Nazianze, Discours 4-5. Contre Julien, introduction, texte critique, traduction et notes par J. Bernardi, Paris 1983 (SCh 309), 215 n. 3, ritiene che qui il Nazianzeno alluda ad Encelado. 18 Greg. Naz. or. 4, 115… Κόττος, Βριάρεως, Γύγης [la menzione dei tre Centimani insieme dipende da Hes. Theog. 149, 714, 734], ᾿Εγκέλαδος, οἱ δρακοντόποδες ὑμῶν, οἱ κεραυνοφόροι θεοί, αἱ τούτοις ἐπαφιέμεναι νῆσοι, βέλη τε ὁμοῦ καὶ τάφοι τοῖς ἀπαντήσασι, «le isole scagliate su di loro - proiettili e al tempo stesso tombe per coloro che si opposero» (trad. di L. Lugaresi in Gregorio di Nazianzo, Contro Giuliano l’Apostata. Orazione IV, a cura di L. Lugaresi, Firenze 1993, 201). Il passo, che richiama Ps.-Apollod. I 37 Ἀθηνᾶ δὲ Ἐγκελάδῳ φεύγοντι Σικελίαν ἐπέρριψε τὴν νῆσον (su Encelado cf. O. Waser, Giganten, in RE Supplementband, III, Stuttgart 1918, 655-759: 742 s.), può sostenere l’emendazione νῆσον di Livrea in Claudian. Gig. 64 νῆσον ἀνασχομένῳ φόνιον βέλος ἠελίου τε (cf. E. Livrea, La Gigantomachia greca di Claudiano. Tradizione manoscritta e critica testuale, «Maia» 52, 2000, 415-451: 428 e appar., 430; vd. anche ad loc., 446-447). 17

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nazianzenica xix 135

Ἀποστρέφει τὴν χεῖρα, κυρτοῖ δακτύλους, Ζητεῖ λόφον τιν᾽, ἢ τὸν Αἰτναῖον πάγον, Ὡς σφενδονήσων καὶ μακρὰν βίᾳ χερός Ὁμοῦ βέλος τε καὶ τάφον τῷ δυσμενεῖ19. Τί πῦρ ἐφέξει τὴν ὕβριν, χάλαζα τίς;20

È una scimmia, e diviene un Tifeo: contorce le mani, piega le dita, cerca un monte o l’Etna massiccio per scagliarlo lontano con mano possente, proiettile che sia, nel contempo, sepolcro sul nemico. Qual fuoco tratterrà questa violenza, quale grandine?

Al mostro selvaggio sono qui prestati i tratti di quel Polifemo che, nel nono libro dell’Odissea, scaglia dall’alto, sull’Itacense e i suoi compagni in fuga nella nave, prima κορυφὴν ὄρεος μεγάλοιο21, «la cima di un gran monte», e poi πολὺ μείζονα λᾶαν22, «una rupe ancor più grande»23. Non è il Tifeo sepolto sotto l’Etna che vomita fumo e fiamme, è piuttosto il gigante ancora in grado di mettere in difficoltà lo stesso Zeus, lanciandogli contro «montagne intere»24. Tifeo è qui solo un ottimo exemplum di iperbolica ira25, di cui va pur sempre marcata l’associazione con il vulcano. 19 È analogo a quanto qui si legge in relazione a Tifeo ciò che si trova in Greg. Naz. or. 4,115, cit. supra, n. 18, questa volta in connessione ad alcuni personaggi del mito, tra cui Encelado. Mentre nell’or. 4, 115 sono le ‘isole’ a fungere «da proiettili e al tempo stesso da tombe», in carm. I 2, 25, 138, lo sono le ‘montagne’. Ps.-Apollod. I 44 ricorda così l’ira punitiva di Zeus contro Tifeo: φεύγειν δὲ ὁρμηθέντι αὐτῷ διὰ τῆς Σικελικῆς θαλάσσης Ζεὺς ἐπέρριψεν Αἴτνην ὄρος ἐν Σικελίᾳ. Su Tifeo cf. J. Schmidt, Typhoeus, Typhon, in W.H. Roscher, Ausführliches Lexikon der Griechischen und Römischen Mythologie, V, Leipzig 1916-1924, 1426-1454; L. Käppel, Typhoeus, Typhon, in Brill’s New Pauly. Antiquity, XV, Leiden-Boston 2010, 59-60. La Τυφώνεια ha grande rilevanza nelle Dionisiache di Nonno di Panopoli (1,138-320; 363-534; 2,1-659): per il rapporto del gigante con la Sicilia cf. G. D’Ippolito, La Sicilia nei Dionysiaca di Nonno, in Byzantino-sicula III. Miscellanea di scritti in memoria di Bruno Lavagnini, Palermo 2000, 59-96: 70-73. 20 Greg. Naz. carm. I 2, 25, 134-139. Questi versi non sono oggetto dell’attenzione di Cosma che pur dedica a questo carme un certo spazio: cf. Lozza, op. cit., 262-272. 21 Hom. Od. IX 481. 22 Ibid., 537. 23 Cf. M. Oberhaus in Gregor von Nazianz, Gegen den Zorn (Carmen 1, 2, 14), Einleitung und Kommentar von M. Oberhaus, mit Beiträgen von M. Sicherl, Paderborn 1991, 92. 24 Cf. Ps.-Apollod. I 43-44, Tifeo …ἐπιδιωκόμενος αὖθις ἧκεν εἰς Θρᾴκην καὶ μαχόμενος περὶ τὸν Αἷμον ὅλα ἔβαλλεν ὄρη contro Zeus. 25 Inesatto, dunque, quanto scrive a proposito di questo passo Kurmann, op. cit., 286: «Hier ist sicher Typhoeus unter dem Aetna» e poi, 286-287: «Aber nur von Typhoeus sagt er [scil. il Nazianzeno] explizit, er [scil. Tifeo] sei unter dem Aetna».

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carmelo crimi Il nome di Tifeo ricorre ancora un’altra volta, in un epigramma contro i τυμβωρύχοι (epitaph. 43), insieme al mitico brigante Scirone e ad un altro γίγας non meglio specificato: Σκείρων τίς οὗτος, ἢ Τυφωεύς, ἢ γίγας26 Ἥκει τυραννῶν νερτέρους, τύμβον τ᾽ ἐμόν; Τί ταῦτα; καὶ ποῦ μῆνις ἔκδικος τάφων; Νῦν δεῖ κεραυνοῖς τοὺς κακοὺς τεθνηκέναι27. Chi è questo Scirone28, o Tifeo, o il gigante che è venuto a perseguitare i morti e il mio sepolcro? Perché questo? E dov’è l’ira vindice delle tombe? Οra i malvagi devono morire colpiti dalle folgori!

La menzione di Tifeo e delle folgori che puniscono i malvagi appare del tutto generica; chiedersi poi chi sia l’innominato γίγας del v. 1 e se vada identificato con Encelado risulta esercizio rischioso29, in assenza di ulteriori elementi. È probabilmente più utile chiedersi perché il Nazianzeno, al v. 1404 del de vita sua, abbia genericamente parlato di un γίγας sepolto sotto l’Etna, Cosma di Gerusalemme ha γίγας nel lemma e presuppone questa lezione nel commento (vd. infra, n. 29). Q. Cataudella, Per una edizione critica degli epigrammi greci cristiani, «Sileno» 3, 1977, 189-199: 197, corregge γίγας in Γύγης (questo vocabolo ha lunga la prima sillaba in carm. I 2, 10, 31; II 1, 88, 7, ma si potrebbero richiamare le non infrequenti oscillazioni prosodiche dei nomi propri nel Nazianzeno: cf. M. Oberhaus, in Gregor von Nazianz, Gegen den Zorn (carmen I,2,25), Einleitung und Kommentar von M. Oberhaus. Mit Beiträgen von M. Sicherl, Paderborn 1991, pp. 31-32), dato che dopo i due nomi propri se ne aspetterebbe un terzo (cf. anche Q. Cataudella, Influssi di poesia classica anche latina negli epigrammi cristiani greci, in Studi in onore di Aristide Colonna, Perugia 1982, 79-92: 80 e 89; sul passo del Nazianzeno cf. da ultimo M.G. Moroni, Gli epigrammi di Gregorio Nazianzeno contro i violatori di tombe. II. Aspetti esegetici e letterari, in Dulce melos. II. Akten des 5. Internationalen Symposiums: Lateinische und griechische Dichtung in Spätantike, Mittelalter und Neuzeit, Wien, 25.-27. November 2010, Pisa 2013, 47-66: 55). 27 Greg. Naz. epitaph. 43 (PG 38, 105). I versi 1-2 sono oggetto di commento da parte di Cosma di Gerusalemme (Lozza, op. cit., 291) che ricorda ἔστι δὲ Τυφωεὺς ὁ ἐν τῇ Αἴτνῃ γίγας (ibid., lin. 22). ). Il v. 1 è, in Cosma, identico a quello stampato in PG 38, 105, mentre il v. 2 presenta sensibili differenze. 28 Scirone si trova qui, probabilmente, «merely quoted for his proverbial rapacity» (Demoen, op. cit., 166 n. 329). 29 Cosma di Gerusalemme, ad loc., in Lozza, op. cit., 291, linn. 18-22, fa, a proposito del γίγας, svariati nomi di personaggi mitologici (Eracle, gli Aloadi Oto ed Efialte, i Cercopi Passalos ed Akmon) mostrandosi con ciò stesso grandemente incerto circa l’identificazione. 26

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nazianzenica xix senza farne il nome. È un riserbo simile a quello che lo scrittore mostra nella prima orazione contro Giuliano, dove ricorda le violente manifestazioni del vulcano, assimilate agli improvvisi scoppi d’ira dell’imperatore, e allude alle loro presunte cause: …ἀλλ’ ὥσπερ τὸ Αἰτναῖον πῦρ λόγος τοῖς πυθμέσι τῆς Αἴτνης ἐγκρύπτεσθαι κάτωθεν πλημμυροῦν καὶ βίᾳ κρατούμενον, εἴτε τι ἄλλο τοῦτό ἐστιν εἴτε ἆσθμα κολαζομένου γίγαντος, τέως μὲν φοβερὸν ὑπηχεῖν καὶ καπνὸν τοῦ κακοῦ μήνυμα τῆς κορυφῆς ἀπερεύγεσθαι, εἰ δέ που πλεονάσαν τύχοι καὶ δυσκάθεκτον γένοιτο, τῶν οἰκείων κόλπων ἀποβρασθέν, ἄνω φερόμενον καὶ ὑπὲρ τοὺς κρατῆρας χεόμενον, ἔστιν ἃ καὶ τῆς ὑποκειμένης γῆς φθείρειν ἀπίστῳ καὶ φοβερῷ ῥεύματι…30 …ma come il fuoco dell’Etna si dice che stia nascosto nel fondo della montagna e prema dal basso trattenuto a forza, sia esso il respiro di un gigante punito o sia qualche altra cosa, e prima rimbomba spaventosamente e manda fuori dalla cima un fumo che preannuncia la sciagura, poi se in qualche modo passa i limiti e diventa incontenibile, fuoriuscendo dalle proprie sedi è spinto verso l’alto e si riversa sopra i crateri ed è possibile anche che distrugga le cose che si trovano nella regione sottostante con una colata incredibilmente spaventosa...31

Sulle cause, dunque, Gregorio è molto circospetto e accenna a due ipotesi (εἴτε…εἴτε) di cui la prima (εἴτε τι ἄλλο τοῦτό ἐστιν) non è altro che il generico rovesciamento di quella presentata per seconda (‘il gigante punito’), emessa qui dal Nazianzeno in ossequio alla topica scolastica32. Col mantenere un voluto riserbo, lo scrittore prende qui le distanze dal dato mitologico, che comunque, nel confronto con Giuliano e la tradizione di cui questi si faceva portavoce, non poteva non mostrare di conoscere. Ma il suo silenzio sul nome del γίγας è eloquente e tradisce la sua insofferenza. Anche nel passo del carme de vita sua oggetto di esame, si rivela, a ben guardare, un atteggiamento simile, un esibito ‘mantenere le distanze’

Greg. Naz. or. 4, 85. Per F. Trisoglio, Reminiscenze e consonanze classiche nella XIV orazione di San Gregorio Nazianzeno, «AAT» 99, 1964-1965, 129-204: 200 s. n. 1, e per Kurmann, op. cit., 286-287, che lo segue, Gregorio qui parafrasa il passo famoso di Pind. Pyth. 1, 20-28 (su cui cf. G. Basta Donzelli, L’Etna, colonna del cielo, tra mito ed ideologia, «SicGymn» n.s. 51, 1998 [= Studi in onore di Giuseppe Giarrizzo, promossi da G. Dolei, N. Mineo, F. Romano, coordinati da S.C. Sgroi, I], 77-84: 78-81). 31 Trad. di Lugaresi, op. cit., 157. 32 Ibid., 352, ad loc. 30

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carmelo crimi da ciò che il mito presentava. Menzionando solo genericamente un γίγας, Gregorio intende focalizzare, per converso, l’attenzione del lettore colto sul prezioso33 ὑπεστέναζεν (v. 1404), pregno di risonanze letterarie34 e del tutto adeguato a esprimere quel ‘brontolio sotterraneo’ della capitale, eco di un malcontento appena contenuto che non tarderà a manifestarsi anche contro la persona stessa del Nazianzeno. Il lettore dotto del carme avrà certo avvertito che il verbo in questione rimandava senza dubbio alla lotta tra Zeus e Tifeo raccontata in Iliade II 781-785:

785

γαῖα δ’ ὑπεστενάχιζε Διὶ ὣς τερπικεραύνῳ χωομένῳ ὅτε τ’ ἀμφὶ Τυφωέϊ γαῖαν ἱμάσσῃ εἰν Ἀρίμοις, ὅθι φασὶ Τυφωέος ἔμμεναι εὐνάς· ὣς ἄρα τῶν ὑπὸ ποσσὶ μέγα στεναχίζετο γαῖα ἐρχομένων· μάλα δ’ ὦκα διέπρησσον πεδίοιο.

e il suolo mandava un cupo rimbombo, come per l’ira di Zeus fulminatore, quando sferza la terra intorno a Tifeo nel paese degli Arimi, dove dicono che di Tifeo si trovi il giaciglio; sotto i loro piedi, in tal modo, la terra manda un vasto rimbombo, mentre marciavano; assai celermente divoravano il piano35.

È solo un caso o forse Gregorio, grazie al suo allusivo ὑπεστέναζεν, ha voluto implicitamente farci capire chi fosse, per lui, il misterioso γίγας del v. 1404? Pur negandocene il nome, ci fa capire di conoscerne bene la vicenda. SVMMARIVM – De Gregorii Nazianzeni carm. II 1, 11 versibus 1402 sqq. disseritur, ubi poeta subterraneas populi Constantinopolitani obtrectationes cum gemitibus Gigantis cuiusdam, sub monte Aetna sepulti, ornate comparat.

Nel Nazianzeno il verbo compare solo in questo passo. Cf., oltre il passo omerico che ricorda la lotta tra Zeus e Tifeo, Il. II 781-785, cit. infra, anche Hes. Theog. 159 στεναχίζετο (vel στον-) Γαῖα πελώρη, 858 στενάχιζε (vel στον-) δὲ γαῖα πελώρη; [Hom.] Batr. 73 δεινὰ δ᾽ ὑπεστενάχιζε; Soph. Aj. 322 ὑπεστέναζε e 1001 ὑπεστέναζον. 35 Trad. di G. Cerri in Omero, Iliade, introduzione e traduzione di G. Cerri, commento di A. Gostoli, con un saggio di W. Schadewaldt, Milano 2003, 225. 33 34

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