Nuove aggiunte a vecchi temi (1996)

July 17, 2017 | Autor: Mario Alinei | Categoria: Etymology, Magic Zoonymy, Magico-Religious Names of the Rainbow, Totemic Zoonyms
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NUOVE AGGIUNTE A VECCHI TEMI (1996)
di Mario Alinei


1. Nomi del cervo-volante in Basco. Inchieste preliminari di Xarles
Videgain -a cui devo le preziose primizie- per l'Atlante Basco hanno
ottenuto due risposte: basajauna 'il Signore selvaggio' per il maschio, e
basandere 'la Signora selvaggia' per la femmina. Nella mitologia basca
'Signore selvaggio' è anche il nome dato a un essere mitico che frequenta
la foresta d'Iraty, si accoppia con le pecore, ingravida le donne
(dall'unione può nascere un individuo sovrumano chiamato Hamalau, cioè
'quattordici'), può avere un piede a forma di recipiente per la mungitura.
Di notevole interese, anche per il problema delle origini basche, la
proiezione sull'essere mitico dell'origine della pastorizia, che trova un
parallelo anche semantico nel Silvano nord-italiano, 'selvaggio' per
definizione, come fondatore della pastorizia. La continuità geografica fra
arco alpino e catena pirenaica permette di ipotizzare un processo di
diffusione dello stesso mitema, e forse addirittura di un calco semantico,
data l'identità fondamentale del nome dell'essere mitico.

2. Zoonimi parentelari. La prova del nove per la mia teoria sull'origine
totemica degli zoonimi parentelari verrà certamente dall'etnolinguistica in
senso stretto, cioè dallo studio onomasiologico delle lingue e dei dialetti
delle popolazioni cosiddette 'primitive'. Eccone un primo saggio, che
traggo da uno studio di Jorgen sul tabù in Madagascar (1970):
(A) Nel Madagascar i lemuri (Lemuroida) sono il mammifero preponderante, e
la più comune fonte di cibo. La specie più grande (Lichanotus
brevicaudatus) si chiama babakoto, che significa 'padre Koto'. Non è
considerato il progenitore dell'umanità, ma il padre della famiglia estesa,
o del clan. Nessun indigeno oserebbe ucciderlo e mangiarlo (Jorgen 1970,
99).
(B) Tutti i serpenti sono considerati sacri, in quanto vi risiedono le
anime degli antenati. Quando appare un serpente dona nel villaggio tutti
accorrono a vederlo, salutarlo e riverirlo, e anche per scoprire eventuali
somiglianze con il proprio nonno. Questo è sopratutto vero se il serpente
ha cicatrici, rughe o un' escrescenza sulla testa. Allora si grida: "Nonno,
nonno!". Seguono offerte di miele, latte e perfino rum. Si uccide una
gallina e il serpente beve il suo sangue. Il capo del villaggio lo prega di
servirsi, esprimendo la felicità e la gratitudine di tutti per la visita.
Infine lo supplica di andarsene in pace (Jorgen 103).
(C) Per le stesse ragioni del serpente, è sacro anche il coccodrillo. Se un
coccodrillo cammina ondeggiando pacificamente in un vilaggio, viene
salutato e adulato. Gli si offrono una gallina con le zampe legate o un
capretto, talvolta una mucca intera viene macellata e grossi pezzi di carne
buttati nelle sue fauci. La bestia viene indirizata così: "Cara nonna (caro
nonno), siamo contenti della tua visita. Ecco i doni che possiamo offrirti
ora. Non ci fare del male, dacci la tua benedizione, e quando torni al
fiume che è la tua casa, torna in pace".
Al di là del consueto formulario di origine totemica, che è uguale in
tutto il mondo, e che si conserva anche, come credo di aver mostrato, nelle
nostre regioni, si nota una possibile distinzione fra la parentela
fattuale, espressa nell'allocuzione rituale (serpente nonno, coccodrillo
nonno), e quella ormai cristallizzata nel nome stesso (lemure Babakoto). La
stessa dstinzione vale per innumerevoli fatti folclorici italiani e europei
(l'allocuzione alla volpe come 'comare' nelle formule rituali siciliane,
che è altra cosa del nome comare Rosa ecc. della volpe). Inoltre,
dedicherei la preziosa notizia sulla ricerca della somiglianza fra
coccodrillo e nonno, basata su cicatrici, rughe ed escrescenze, agli
accaniti ricercatori di somiglianze esterne, così numerosi fra gli
etimologi, grandi e piccoli. I Malgasci, in un certo senso, sono i loro
antenati: anche loro hanno superato lo stadio totemico puro, per cui non
credono più che ogni serpente sia il proprio nonno: per crederci hanno
bisogno di prove, per cui ora cercano il serpente 'che somiglia' al proprio
nonno. L'etimologo è andato più in là. Non crede neanche che il serpente
abbia mai potuto essere il proprio nonno, e quando nel proprio dialetto si
chiama nonno, cerca la somiglianza!

Ruud, Jorgen, Taboo, A Study of Malagasy Customs and Beliefs, Oslo/New
Yorek 19702

3. Arcobaleno.
Alle tante rappresentazioni zoomorfiche dell'arcobaleno, che appaiono in
tanti nomi europei del fenoemno -a cominciare dall'arcobaleno (= arco-
balena)- si può aggiungere quella cinese, che è particolarmente
interessante in quanto si esprime a livello ideografico, e non soltanto
lessicale. L'arcobaleno in cinese è rappresentato dal carattere , che si
pronuncia [x]. La metà destra del segno è un evidente indicatore fonetico.
La metà sinistra, il cosiddetto radicale, è usato per gli animali. Cfr. per
esempio [] che significa 'serpente'[1].

4. Donnola-totem fra gli Ugro-Finnici
In una tradizione orale dei Votiachi, popolo Ob-Ugro apparentato con gli
Ungheresi, durante il sonno l'anima degli uomini si trasforma in una
donnola, esce fuori del corpo e vi rientra per la bocca. In un loro
racconto, raccolto da Munkácsi[2], l'uomo-donnola durante il sonno ha
sognato di scoprire un tesoro, ciò che permette all'uomo che ha visto la
sua donnola-anima uscire dalla bocca, e che poi ha ascoltato il sogno, di
rintracciare il tesoro. Quindi la donnola non è soltanto l'anima dell'uomo,
ma è anche il suo assistente e il suo donatore, nella terminologia di
Propp: due tipiche funzioni totemiche. Il racconto mostra come ci si possa
impadronire dell'assistente altrui.
Anche nella religione dei Permiani "l'anima di una persona può essere
vista fuori del corpo in forma di una donnola"[3]

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[1]. Devo l'informazione al prof. William S-Y Wang, dell'Università di
California, Berkeley (lettera del 17 Giugno 1991).
[2]. Volksbräuche und Volksdichtung der Wotjaken aus dem Nachlasse von
Bernhard Munkaácsi, hrsg von D.R. Fuchs, Mémoires de la Société Finno-
Ougrienne 102, Helsinki, 1952, pp.47-49.

[3]. Com. pers. di Sirkka Saarinen, ottobre 1990, che cita la monografia di
Harva sulla religione dei Permi.
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