Olbrich e D\'Aronco da Darmstadt 1901 a Torino 1902

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Olbrich e D’Aronco da Darmstadt 1901 a Torino 1902 Vincenzo Fontana

Joseph Maria Olbrich 1867-1908 e Raimondo D’Aronco 1857-1932 furono destinati entrambi a celebrare con un’arte originale la fine di due imperi millenari. Si incontrarono forse a Vienna o a Parigi nella primavera del 1900 all’esposizione universale. Credenza esposta alla esposizione del 1902 mogano vetro e smalti fondazione Wolfson Genova Nervi. Devo alla munificenza della fondazione San Paolo di Torino che ha finanziato nel 2008 la mia fellowship presso il Centro di Studi Liguri della fondazione Bogliasco, la conoscenza di questa opera. E’ lunico arredo rimasto delle sale allestite da Joseph Olbrich come capo della delegazione tedesca della “Künster Colonie” colonia artistica di Darmstadt che solo un anno prima aveva inaugurato la sua prima esposizione primaverile dedicata alla sola arte tedesca. 


J.M. Olbrich e Torino

Charles Rennie Mackintosh 1868-1928 Casa per un amante d’arte progetto vincitore al concorso 1900 costruita nel 1996 a Glasgow



Wolfsoniana Genova Nervi e Miami USA. Credenza esposta alla I esposizione d’arte decorativa a Torino del 1902 mogano vetro e smalti. Testimonia la presenza dell’artista austriaco non nel settore asburgico, bensì in quello tedesco come esponente della colonia artistica di Darmstadt,. Vengono premiati a Torino Olbrich e Behrens per la Germania Horta per il Belgio oltre a Mackintosh con il suo “Rose boudoir”, Basile e d’Aronco per l’Italia.
 Nel 1897 Bailliie Scott e C. R. Ashbee erano stati invitati a Darmstadt da Ernst Ludwig granduca d’Assia e nipote del principe Alberto e di Vittoria, per progettare un nuovo salotto e una nuova sala da pranzo nel neobarocco palazzo granducale, contemporaneamente Van de Velde veniva chiamato a Weimar per sovrapporre il suo nuovo stile apprezzato da Nietsche alla neoclassica corte goethiana.
 Nel 1899 Ernst Ludwig fondò la Künstlerkolonie - una colonia di artisti sulla Mathildenhöhe, una collina fuori Darmstadt - invitandovi nello stesso anno l’architetto viennese Joseph Maria Olbrich (1867-1908). Allievo di Karl von Hasenhauer - uno dei principali architetti e continuatore dei cantieri di Semper sulla Ring Strasse - all’accademia di Belle Arti di Vienna, Olbrich esprimeva la propria esuberanza sia nell’architettura che nella vita privata. Sulla Mathildenhöhe egli realizzò l’Ernst Ludwig Haus (1899-1901) un edificio studio comunitario per ospitare l’esposizione della Künstlerkolonie del 1901. Intitolata Ein Dokument deutscher Kunst (un documento dell’arte tedesca). Fu la prima delle moltissime esposizioni promosse in tutta Europa agli inizi del secolo da artisti che sentivano come una missione le proprie aspirazioni riformatrici. Comunque l’influenza di Mackintosh fu fortissima: l’architetto scozzese e “The Four” vinsero il secondo premio al concorso per una “casa per un amatore d’arte”promosso dalla di Darmstadt con un sorprendente progetto, affine alla casa Windyhill (1899-1901) presso Glasgow e che precorre la Hill House (1902-03) a Helensburg, e comunque molto più originale di quello presentato dall’architetto inglese Hugh Mackay Baillie Scott (1865-1945) che ottenne il primo premio con una specie di borgo neomedievale. Windyhill fu pubblicata nel marzo 1902 sulla rivista di Darmstad e le Willow Tea Rooms nel marzo e nell’aprile 1905 in . Mackintosh e i suoi compagni “the Four” furono invitati a decorare e arredare una stanza alla Mostra della Secessione del 1901 a Vienna con grande successo. 


La credenza Particolare dell’alzata com vetri molati, ornamenti in smalto e placche di rame sbalzato Wolfsoniana Genova Nervi.
 Le immagini degli stand di Morris e di Crane, l’incanto dei rari oggetti giapponesi e della consistente partecipazione nel padiglione scozzese della Scuola di Glasgow, la Germania di Behrens (autore dell’allestimento del padiglione) , Riemerschmied, Billing e Olbrich, con l’Austria di Baumann e Wagner, la Scandinavia di Boberg e Saarinen, il Belgio di Van de Velde e Horta o la Francia di Plumet e Sauvage alimentano il sogno estetico dell’Italia giolittiana. Una stagione effimera, come gli steli e i fiori diventati mobili e gioielli, fondamentale comunque per la nascita nel paese di un nuovo modo di concepire l’arte utile o industriale, applicata o subalterna. 


Padiglione tedesco la camera da pranzo di Olbrich a p. 13 del portfolio di 50 tavole con introduzione di Leon Macht datata Berlin august 1902. Alla luminosità chiara della veranda con gli alti sofà incorporati e vetri a piombo si contrappone lo spazio più scuro dove la credenza era inserita in una nicchia ad arco ribassato tangente parzialmente il timpano del mobile. Da notare il dislivello fra pranzo e veranda che anticipa la concezione del raumplan di Adolph Loos.

Olbrich camera da letto Pag. 14 chiaro il riferimento all’architettura giapponese nello spazio modulato a tatami e l’influsso dei 4 di Glasgow
 Mackintosh camera da letto della propria casa dove abitò dal 1906 al 1914

Olbrich salotto Pag. 15 salotto neosettecentesco nella svasatura a urna delle sedute, quasi a richiamare il padiglione imperiale della stazione della Stadtbahn di Schoenbrun disegnato nello studio di Otto Wagner.
 Peter Behrens, fu il protagonista della presenza tedesca a Torino 1902 con questa sala di ingresso del tutto ispirata alla filosofia di Nietsche e alle più tenebrose simbologie che anticipano l’espressionismo. Si può parlare a proposito di questa opera di “Zarathustrastil” (Biraghi, 2008, p. 120) già presente nella propria villa alla Mathildehoehe, dove l’aquila e serpente sui battenti del portone d’ingrasso ricordano con la loro danza roteante la tesi dell’eterno ritorno. Ma da questa Hamburger Forhalle, tutta fatta di conci (finti) di pietra tagliata che sembrano metter fine alle leggerezze del nuovo stile, promana un senso di superoministica potenza, bellezza barbazica e violenza tellurica. Circondata da nicche e da arconi di pietra da cui fuoriescono le prue di vascelli fantasma anseatici, e rischiarata dall’alto da un lucernaio che suggerisce l’idea di una caverna ipogea rafforzata dalla vegetazione ricadente, la cripta centrale è presidiata da due angeli “tremendi”, come lo sono quelli di Rainer Maria Rilke: le loro ali metalliche aperte e incurvate si tendono nello stremo sforzo di un impossibile abbraccio. Non stupirebbe, al centro di questo “eletto” spazio profano, di vedere materializzarsi il sacro Graal.


Behrens interno simbolista influenzato da Van de Velde

Herman Billing 1867-1946 Germania

Bernard Pankok 1872-1943 smoking room

Bernard Pankok salottino, nel 1897 fondò a Monaco la Vereinigte Werkstätten für Kunst in Handwerk.

Bruno Paul 1874-1968

Victor Horta camera da pranzo

Vienna Padiglione della secessione. Nel 1893 Olbrich entra nello studio di Otto Wagner, insieme a questi e a Joseph Hoffmann, Kolo Moser e Gustav Klimt fonfano la Wiener Secession. Nel 1894 WAGNER pronuncia la sua prolusione alla accademia di Belle Arti auspicando l’abbandono degli stili storici. La guerra combattuta dai giovani artisti e architetti di fine secolo contro l’ancora imperante potere dello storicismo e dell’accademismo registra a Vienna una significativa vittoria. In un’epoca e in una città in cui le esposizioni d’arte e lo stile architettonico sottostavano ancora interamente al rigido controllo della Akademie der Kunst e delle sue associazioni , un gruppo di artisti capeggiato da Gustav Klimt , rompe con queste nel 1897, distaccandosene ufficialmente - facendo cioè . Loro organo di promozione e diffusione, la rivista , portatrice fin dal titolo di quel desiderio di rinnovamento e di quel senso di sacralità associato al lavoro artistico che caratterizzavano il movimento. L’anno seguente, in una posizione strategicamente cruciale del Ring viennese, tra la Karlskirche di Fischer von Erlach e la sede dell’Accademia, viene inaugurato il palazzo della Secessione: non soltanto il semplice luogo dove i giovani artisti secessionisti possono mostrare i loro prodotti e organizzare le proprie manifestazioni ma nelle dichiarate intenzioni del suo autore Joseph Maria Olbrich (1867- 1908) - un , ammantato di quell’aura della cui esistenza il suo aspetto vuole essere la dimostrazione patente.


Padiglione della Secessione 1897-08. Si confrontino le due stesure. Nella prima del 1897 il prospetto presenta ancora paraste neoclassiche ornate da festoni dorati secondo lo stile Wagnerschule. La cupola di metallo dorato è completamente sollevata da quattro pilastri fioriere e una grande targa ovale sovrasta l’ingresso. Ben più innovativa è la soluzione finale dove viene abolito l’ordine architettonico sostituito da muri pieni articolati da cornici orizzontali che si interrompono in corrispondenza degli spigoli che inquadrano l’ingresso. La targa è sostituita da una massiccia, liscia trabeazione, quasi un ordine gigante incastrato fra gli ordini minori laterali che sovrasta. La cupola di foglie d’alloro non è più una calotta di rampicanti , ma una sfera incastonata. La decorazione si rarefà e di modernizza; non è più figurativa ma simbolica e astratta o stilizzata.Quadrato, cerchio, cubo, sfera sono le forme geometriche elementari ma disposte in pianta e in alzato; candidi blocchi stereometrici ne compongono il corpo non sovraffollato di ornamenti, il cui senso tuttavia, è enfaticamente eloquente: impietriti volti di Medusa, civette sacre alla dea Atena, infiorescenze care alla giovane Persefone, piante di lauro consacrate ad Apollo (opere dalle linee Jugendstil di Kolo Moser e Othmar Schimkowitz), che esplodono da ultimo nell’episodio culminante, la grande chioma tondeggiante traforata di frementi foglie d’aureo alloro - albero klimtiano della vita, simbolo dell’immortalità e della vittoria. (a ogni epoca la sua arte - a ogni arte la sua libertà): la scritta che campeggia sopra l’ingresso introduce alla cultura estetica del gruppo, guidato dal critico Hermann Bahr e alimentato dagli scritti di Arthur Schnitzler e del giovanissimo Hofmannsthal:sogno a occhi aperti di un’arte portatrice di valori trascendenti, di cui l’artista-sacerdote ambisce a farsi tramite terreno. 


Pittura, architettura, scultura

Olbrich il padiglione della secessione nel 1900

Dettagli

Dettagli

dettagli

Staadbahn 1894-1901 Olbrich lavorò nello studio di Wagner reinterpretando l’immagine barocca dell’impero.

Maison de commerce 1898

Ancora in piena temperie wagnerschule analogie con il padiglione della secessione, ma anche con Otto Wagner a Wienzeile degli stessi anni, anzi Wagner sembra più avanti di Olbrich

Darmstadt 1900-01

Hernst Ludwig Haus Darmstadt 1900-01. Mistiche attese palingenetiche e superficiale teatralizzazione si mescolano in modo singolare nella Colonia degli artisti di Darmstadt, la cui realizzazione il granduca d’Assia affida alle cure di Olbrich. Alla cerimonia di inaugurazione, il 15 maggio 1901, un coro di fanciulle e alcuni attori, coreograficamente disposti da Peter Behrens, recitano un testo di Georg Fuchs di fronte all’ingresso dell’Atelier Haus: . Il in questione è un luccicante diamante , ieraticamente palesato come simbolo di sacralità, purezza e perfezione della forma. E tuttavia, dietro le effimere apparenze della circostanza festosa, dietro la fastosa maschera della grande porta a ruota tempestata di decorazioni astratte in cui si armonizzano gli ori e i colori, dietro le colossali statue michelangiolesche (Forza e Bellezza) scolpite dallo scultore Ludwig Habich, si dischiude una realtà ben diversa: la ben poco scenografica sfilata dei laboratori degli artisti: ovvero , non la , come negli auspici olbrichiani, bensì la prosaica ricaduta della creazione in lavoro, se non in mestiere addirittura.

Casa Glückert a Darmstadt Mathildenhoehe 1900. Quinta scenica a tutto tondo, simulazione di un’impossibile comunità organica, sono pure le numerose case realizzate da Olbrich per gli artisti residenti nella colonia: abbandonati quasi del tutto gli estetizzanti compiacimenti Jugendstil o Secession, egli intraprende in improbabile tentativo di recupero delle forme originarie dell’abitare; la ricerca di una Heimatkunst (più che arte intesa in senso nazionalistico, arte dei padri, degli avi, e dunque linguaggio dell’intimità, dell’anima) dà come esito dimore il cui volto vorrebbe sembrare spontaneo, autentico: muri incurvati, tetti a pendenza variabile, eccentrici bow-windows, porte e finestre dai profili espressivi, il tutto punteggiato da circoscritti interventi decorativi che accordano il calligrafico e il minuziosamente geometrico. Il tipico viene curiosamente fatto reagire con l’unicum,


Haus Deiters, costruita per Wilhelm Deiters,secretario della mostra1900-1901.

casa Olbrich 1900

Casa Behrens Mathildehoehe Darmstadt 1900

Nuova sede esposizione e Torre dei matrimoni 1906-08.. Al neoclassicismo del corpo principale delle sale da esposizione, si contrappone la romantica torre in laterizio faccia a vista interrotta da orizzontali finestre a nastro e coronata da volte a botte estradossate che sembrano simboleggiare gli zampilli di una fontana. Grande attenzione è data alla sistemazione del giardino degradante con classici pergolati mediterranei. La torre nuziale è sormontata da cinque protuberanze arrotondate simili a canne d’organo; anche se queste ultime ricordano gli spioventi gradonati degli edifici tardomedievali di mattoni della Germania settentrionale, la Torre nuziale riesce ad esprimere indubbiamente parte di quel carattere astratto che contraddistingue la coeva ala occidentale della Scuola d’Arte di Mackintosh a Glasgow.


Come negli interni anche negli esterni tutto viene progettato dall’architetto, dai parterres alle potature delle piante ornamentali, 


La fontana dalle colonne doriche tozze anticipa le soluzioni della villa Feinhals a Colonia 1908-09, manifesto per expo Colonia 1907

Pal esposizioni Fontana 1908

Josef-Maria Olbrich; Koln, casa Feinhals,1908, Colonia 1908

Grandi magazzini Tietz a Düsseldorf 1906-09. Neogotico e Neoclassico, heimatkunst, scuola di Chicago nelle finestre a curtain-wall


Grandi magazzini Tietz a Düsseldorf 1906-09

Raimondo D’Aronco Casa Botter a Pera 1900-01

Nel 1893 D’Aronco tramite Ernesto di Sambuy vince il concorso per l’esposizione agricola e si reca a Istambul con Rigotti e Giuseppe Lavini. Per il sarto olandese Jean Botter del gran Sultano 1900-01 a Pera prima opera in stile wagnerschule. Nel 1893 sotto la protezione di Ernesto di Sambuy che lo segnala all’amb italiano Collobiano parte per l’esposizione ottomana che si sarebbe dovuta tenere nel 1895 con Giuseppe Lavini e con Annibale Rigotti segnalati dall’Accademia Albertina. Intanto il suo progetto di un mausoleo è pubblicato da del 1892 e poi il primo progetto per il ponte Maria Teresa a Torino e poi le opere turche e da 1897.È una delle opere di D’Aronco più vicina a Olbrich, contemporanea al loro incontro a Parigi


Raimondo D'Aronco (1857-1932), nato a Gemona del Friuli e formatosi a Graz e a Venezia, aveva già dimostrato nei suoi progetti in stile idee decisamente originali. Nel secondo progetto per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma (1883-84) la statua del re aveva per sfondo una grande abside a mosaico, concepita come un "panorama" del Risorgimento. Nei suoi lavori a Istanbul abbandona lo storicismo per rivisitare la tradizione ottomana in chiave personale fino ad aderire alla viennese Wagnerschule nella casa Botter a Pera (1900-1901). Collabotatori Vacchettaq, Rigotti Fenoglio, poi dimessosi e sostituito dall’ing. Bonelli Protetto da Ernesto Balbo Bertone di Sambuy. Pare che D’Aronco abbia incontrato Olbrich a Vienna o a Parigi nella primavera del 1900 visitando l’esposizione universale.
 M. NICOLETTI, Raimondo D'Aronco, Milano 1955; D'Aronco 1857-1932. Disegni d'architettura, Roma 1980; Atti del convegno internazionale di studi su Raimondo D'Aronco e il suo tempo, Udine 1982; E. QUARGNAL, M. POZZETTO, Raimondo D'Aronco, Milano 1982; M. NICOLETTI, D'Aronco e l'architettura Liberty, Roma-Bari 1982.
 Nel 1901, vince il concorso per la prima esposizione d'arte decorativa a Torino dove trova in Annibale Rigotti un capace collaboratore e nell'ingegnere Enrico Bonelli, un coordinatore capace di comprenderlo. I disegni acquerellati per l'ingresso, esprimono con grandi superfici lisce, tagliate da lastre in aggetto e percorse da linee ondulate e stilizzazioni floreali (affidate a Giovanni Vacchetta) l'ottimismo della primavera del secolo alla maniera del primo Olbrich. Ciò è vero soprattutto per la rotonda d'onore concepita come una sfera ancorata da contrafforti, dove la calotta pare levitare sull'ampio anello delle vetrate, riparato da "visiere" arcuate, Parabole tese fra pilastri e pennoni segnano gli ingressi ai padiglioni, mentre le sculture aeree di sfere armillari, reggi stendardi ad anelle, la torre degli "anelli di fuoco" celebrano la festa effimera dell'arte "nuova". Un'arte che vuole entrare nella vita per cambiarla in ogni sua manifestazione, come dimostrano gli stand delle Arts and Crafts (Morris e Crane), gli oggetti giapponesi, la Scuola di Glasgow, la Germania di Behrens, Riemerschmied, Billing e Olbrich, la Scandinavia di Boberg e Saarinen, il Belgio di Van de Velde e Horta, la Francia di Plumet e Sauvage. L'Italia, con le aristocratiche ebanisterie di Ceruti su disegno di Moretti, di Quarti, di Ducrot su disegno di Basile, con il lusso decadente di Bugatti, partecipa degnamente, ma non si sottrae alla critica di proporre oggetti di lusso e non "arte popolare". L'apparente semplicità e nudità richiedono materiali e tecniche sofisticati, e le proposte di mobilio economico hanno anche per Vittorio Pica, paladino del nuovo, la . Beltrami scrive che questo tentativo di inserire l'Italia nella ricerca internazionale del nuovo è serio, ma questa è solo una fase transitoria nella , perché
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