Pascua, ager, urbs. Virgilio e l’acqua dolce

June 6, 2017 | Autor: Hartmut Wulfram | Categoria: Classical Reception Studies, Virgil
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HARTMUT WULFRAM

PASCUA, AGER, URBS. VIRGILIO E L’ACQUA DOLCE

FIRENZE

L E O S. O L S C H K I E D I T O R E MMX

Estratto dal volume:

LA CIVILTA` DELLE ACQUE TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO a cura di

ARTURO CALZONA e DANIELA LAMBERINI

I

HARTMUT WULFRAM PASCUA, AGER, URBS. VIRGILIO E L’ACQUA DOLCE

1. VIRGILIO

ONNIPRESENTE E ONNISCIENTE

«Virgilio e l’acqua dolce». Magari qualcuno di voi 1 si stara` chiedendo che cosa c’entri un argomento come questo con un convegno intitolato «La Civilta` delle Acque tra Medioevo e Rinascimento»? Ebbene Virgilio qui si giustifica facilmente, se per letteratura di un’epoca si intende quella che allora e` stata letta, se in altre parole si assume il punto di vista non della produzione letteraria ma del consumo. Infatti fra il Duecento e il Seicento, il periodo considerato dal nostro congresso, in Italia – come in tutto l’occidente – ogni persona che aveva la fortuna di ottenere una buona istruzione doveva confrontarsi coll’opera del poeta antico. Virgilio occupava una posizione centrale nell’insegnamento avanzato del latino. Inoltre la vasta diffusione dei suoi codici, nonche´ la molteplice ricezione da parte di poeti ed artisti, dimostrano il ruolo importante che assumeva nella formazione culturale e nell’immaginario delle e´lite europee.2 1

A prescindere dalle note e dalle parentesi aggiunte nonche´ dalla digressione sul ‘Virgilio Ambrosiano’, questo saggio e` in gran parte identico all’orazione tenuta il primo ottobre 2008 a Mantova e mantiene il suo carattere verbale. 2 Cfr. CLAUDIO LEONARDI – ANGIOLA M. ROMANINI – GIAN CARLO ALESSIO et alii, Medioevo, in Enciclopedia Virgiliana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1987, III, pp. 420450; PAOLO PROCACCIOLI – FEDERICA PICCIRILLO – GIORDANA MARIANI CANOVA et alii, Rinascimento, ivi, 1988, IV, pp. 475-498; PAUL KLOPSCH – LUCIANO ROSSI – URSULA KOCHER et alii, Vergil im Mittelalter, in Lexikon des Mittelalters, Stuttgart-Weimar, Metzler, 1999, VIII, pp. 1522-1530; FRANZ JOSEF WORSTBROCK, Vergil (P. Vergilius Maro), in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexikon, Berlin-New York, de Gruyter, 19992, X, pp. 247-284; CRAIG KALLENDORF, Virgil, in Encyclopedia of the Renaissance, ed. by Paul F. Grendler, New York, Scribner, 1999, VI, pp. 272-274; OTTO MAZAL, Die U¨berlieferung der antiken Literatur im Buchdruck des 15. Jahrhunderts, Stuttgart, Hiersemann, 2003, II, pp. 343-363; MICHAEL VON AL¨hrung, Heidelberg, Winkler, 20072, BRECHT , Vergil, Bucolica, Georgica, Aeneis. Eine Einfu

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Vi e` una seconda ragione legata alla precedente che spiega la partecipazione di Virgilio all’incontro odierno. Fin dalla tarda antichita`, e anche fra gli autori cristiani del Medioevo, il mantovano spesso non veniva solo interpretato come semplice poeta, ma godeva della fama di grande esperto, divinamente ispirato, in tutti i campi della scienza.3 Al presunto sapere universale si accostava il concetto dell’ordo temporum, che risale fino a Donato e al suo successore Servio, gli influenti commentatori classici di Virgilio del quarto e quinto secolo.4 Secondo questa idea gli stadi dell’evoluzione della civilta` erano rappresentati dai tre grandi poemi canonici: la pastorizia dal libro primogenito di Virgilio, le Bucoliche, poi l’agricoltura dalle Georgiche, ed infine la guerra e l’urbanistica dal suo canto del cigno, l’Eneide – un processo che si ripeteva letteralmente nelle mani di ogni lettore visto che i manoscritti e le prime stampe virgiliane comprendevano quasi sempre, e nella sequenza originale della stesura,5 la triade delle opere. Per di piu` negli stessi codici prosperava spesso un fitto ‘testo secondario’ che – sia come allegato indipendente sia in forma di scoli marginali – condizionava la comprensione e l’interpretazione del ‘testo primario’, cioe` di quello del poeta.6 pp. 58-64, 98-106, 183-196; JAN M. ZIOLKOWSKI – MICHAEL C.J. PUTNAM, The Virgilian Tradition. The first fifteen hundred years, New Haven-London, Yale University Press, 2008. 3 Fra le opere citate nella nota precedente cfr. in modo particolare la raccolta di testimonianze in J.M. ZIOLKOWSKI – M.C.J. PUTNAM, The Virgilian Tradition cit., pp. 463-468. Importante per il grande prestigio di Virgilio nel Medioevo era l’interpretatio cristiana cui all’inizio del quarto secolo l’imperatore Costantino sottomise la quarta Egloga; cfr. ALDO CERESA -GASTALDO , Cristianesimo, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1984, I, pp. 934-937. 4 Cfr. F.J. WORSTBROCK , Vergil (P. Vergilius Maro) cit., pp. 252-253; WERNER S UERBAUM , Vergils Aeneis. Epos zwischen Geschichte und Gegenwart, Stuttgart, Reclam, 1999, p. 96; J.M. ZIOLKOWSKI – M.C.J. PUTNAM, The Virgilian Tradition cit., pp. 816-817. 5 I tre passi dell’‘œuvre’ virgiliano vengono anche sottolineati dal suo epitaffio (in verita ` probabilmente uno pseudoepigrafo) che gia` in eta` antica – e ancora di piu` nel Medioevo e Rinascimento – era diffusissimo e spesso adattato: «[...] cecini pascua, rura, duces» («ho cantato di prati, di campi e di principi») (GAIUS SUETONIUS TRANQUILLUS – AELIUS DONATUS, Vita Vergiliana, in Vitae Vergilianae Antiquae, edidit Colinus Hardie, Oxford, Clarendon, 19572, paragrafo 36, riga 140); cfr. IRENE FRINGS, «Mantua me genuit» – Vergils Grabepigramm auf Stein und Pergament, in «Zeitschrift fu¨r Papyrologie und Epigraphik», CXXIII (1998), pp. 89-100; HARTMUT WULFRAM, Explizite Selbstkonstituierung in der Alexandreis Walters von Chaˆtillon, in Alexanderdichtungen im Mittelalter. Kulturelle Selbstbestimmung im Kontext literarischer Beziehungen, hrsg. von Jan Co¨lln, Susanne Friede, Hartmut Wulfram, Go¨ttingen, Wallstein, 2000, pp. 222-269: 223 e 228, nota 23. 6 Per la dicotomia fra ‘testo primario’ e ‘testo secondario’ cfr. HARTMUT WULFRAM, Das ro¨mische Versepistelbuch. Eine Gattungsanalyse, Verlag Antike, Berlin, 2008, pp. 53-54, nota 7.

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Tutto questo illustra in modo esemplare il primo foglio del famoso ‘Virgilio Ambrosiano’, dove spicca una miniatura del pittore senese Simone Martini che e` stata commissionata e iconograficamente concepita dall’illustre possessore del volume: Francesco Petrarca (Fig. 1). Le tre opere vengono rappresentate in senso orario; in questo modo si simboleggia tanto il progresso quanto lo stato sociale: al centro in basso sta seduto un pastore che munge le pecore (= Bucoliche), accanto alla sinistra si alza un contadino che taglia i rami di un albero (= Georgiche), mentre sopra di lui, e ancora piu` a sinistra, un guerriero si appoggia alla sua lancia (= Eneide). Tutti e tre levano lo sguardo alla figura piu` in alto e piu` a destra: al poeta che, seduto sotto un albero e coronato d’alloro, una penna in mano e il libro aperto sulle ginocchia, e` in cerca d’ispirazione. Una quinta persona si pone alla destra del combattente il quale, tirando la tenda, scopre Virgilio e lo indica coll’indice. L’allegoria si riferisce a Servio, il cui commentario esplichera` il testo virgiliano anche nel codice di Petrarca.7 L’elaborazione piu` suggestiva e complessa dell’esegesi globale dell’ordo temporum la dobbiamo pero` alla cosidetta ‘ruota di Virgilio’ che verso la meta` del Duecento il teorico Giovanni di Garlandia ha integrato nella sua Parisiana Poetria (Fig. 2).8 Questo diagramma, suddiviso in tre settori circolari, unisce nei suoi due cerchi piu` esterni il genus dicendi al genus hominum, facendo cosı` corrispondere l’altezza dello stile retorico dell’umile, mediocre e sublime al materiale rispettivamente trattato, cioe` alla tipica condizione umana di pastore ozioso, di agricoltore e di principe-guerrie7

Come suggerisce il secondo dei due cartigli alati, che dividono i due registri della pittura, le tre figure non raffigurano solo i protagonisti delle tre opere, ma allo stesso tempo anche i loro lettori ideali secondo Petrarca: «Servius altiloqui retegens archana Maronis, / ut pateant ducibus, pastoribus atque colonis» («Servio che spiega i segreti del magniloquente Virgilio / perche´ si svelino ai principi, ai pastori e ai contadini»); per il ‘Virgilio ambrosiano’ cfr. MICHELE FEO, Petrarca, Francesco, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1988, IV, pp. 53-78: 53-60; ANTONIO CADEI, Martini, Simone, ivi, 1987, III, pp. 394-395; FRANCESCO PETRARCA, Le postille del Virgilio Ambrosiano, a cura di Marco Baglio, Antonietta Nebuloni Testa e Marco Petoletti, presentazione di Giuseppe Velli, Roma-Padova, Antenore, 2006; EBERHARD KO¨NIG, Malerei in Siena, in Die großen Maler der italienischen Renaissance, 1. Der Triumph der Zeichnung, hrsg. von Eberhard Ko¨nig, s.l., Ullman, 2007, pp. 182-199: 193. 8 Cfr. PAUL KLOPSCH , Einfu ¨hrung in die Dichtungslehren des lateinischen Mittelalters, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1980, pp. 147-163: 151; GIORGIO STABILE, Rota Vergilii, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1988, IV, pp. 586-587; SUSANNE DAUB, Johannes de Garlandia (ca. 1195-nach 1258). Von der Wortkunde bis zur Poetik – Bu¨cher fu¨r den Universita¨tsunterricht in Paris, in Lateinische Lehrer Europas. Fu¨nfzehn Portraits von Varro bis Erasmus von Rotterdam, hrsg. von Wolfram Ax, Ko¨ln-Weimar-Wien, Bo¨hlau, 2005, pp. 331-352: 346; J.M. ZIOLKOWSKI – M.C.J. PUTNAM, The Virgilian Tradition cit., pp. 744-750.

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ro. Nei rimanenti cinque cerchi si susseguono, muovendo dall’esterno verso l’interno, personaggi concreti (1. i due pastori Titiro e Melibeo, 2. i due agricoltori archegetici-mitologici Trittolemo e Celeo, 3. i due nobili partecipanti alla guerra troiana Ettore e Aiace), animali (1. la pecora, 2. il manzo, 3. il cavallo), atrezzi (1. il bastone, 2. l’aratro, 3. la spada), spazi d’azione (1. i prati, 2. il campo, 3. la citta` e il castello) e piante (1. il faggio, 2. l’albero da frutto, 3. l’alloro e il cedro) che raffigurano tutti quanti i tre mondi virgiliani.9 Al contempo, attraverso la posizione loro assegnata, il grafico fa vedere lo sviluppo culturale dell’umanita`: le Bucoliche figurano nel punto piu` basso, le Georgiche in mezzo e l’Eneide all’apice.10 Come evidenziano i valori simbolici del cerchio (la ruota segue una teleologia e si ferma raggiunto lo scopo) e del numero tre, i livelli non si escludono, ma coesistono in bella sintonia.11 Trasformato in forma tabellare il disegno si presenta nel modo seguente: Bucolica humilis stilus pastor otiosus Tityrus, Meliboeus ovis baculus pascua fagus

Georgica mediocris stilus agricola Triptolemus, Celius bos aratrum ager pomus

Aeneis gravis stilus miles, dominans Hector, Aiax equus gladius urbs, castrum laurus, cedrus

2. LE BUCOLICHE Guardando ora al significato che, in questo universo tripartito, spetta all’acqua dolce, scopriamo che l’‘ecosistema’ delle Bucoliche si delinea gia` 9

Per quasi tutti i singoli oggetti emblematici nominati da Giovanni si trova un articolo corrispondente nell’Enciclopedia Virgiliana cit., 1984-1991. 10 A quanto sembra nei manoscritti medievali la ‘ruota di Virgilio’ appare con leggeri cambiamenti grafici. Cosı` le Georgiche non sono sempre collocate al centro sulla sinistra, ma anche al centro sulla destra (cfr. le rappresentazioni diverse nelle opere citate nella nota otto). La dinamica della ruota si puo` quindi leggere a volte in senso orario, a volte in senso antiorario. 11 Per la simbolica geometrica cfr. CHRISTOPH DAXELMU ¨ LLER , Kreis, Kreissymbolik, in Lexikon des Mittelalters, Stuttgart-Weimar, Metzler, V, 1999, pp. 1483-1484; per quella aritmetica HEINZ MEYER – RUDOLF SUNTRUP, Lexikon der mittelalterlichen Zahlenbedeutung, Mu¨nchen, Fink, 1987, pp. 214-331.

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nella prima frase di questa raccolta di dieci Egloghe 12 (Virgilio, Egloga 1, versi 1-2): Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena. (Titiro, tu riposi al riparo di un gran faggio e intoni un’aria silvestre sulla sottile canna.) 13

Melibeo, un pastore espropriato che col suo branco di capre cammina verso l’esilio, saluta cosı` Titiro, un suo vicino collega, che a differenza di Melibeo ha avuto la fortuna di poter rimanere nel solito ambito e di continuare il suo vecchio stile di vita. In un’atmosfera colma di pace e serenita` Titiro sta sdraiato all’ombra di un faggio, che lo ripara dal sole ardente, e suona una canzone con il flauto (Fig. 4). In questo modo l’esistenza pastorale e` fin dall’inizio caratterizzata dall’ozio e sembra quasi priva di ogni negozio, ricordando cosı` la mitica eta` dell’oro quando tutti i beni della natura si offrivano da se´.14 Tale spontaneita` concerne al primo posto l’acqua dolce, come delinea la prima egloga, un po’ piu` avanti, in una piu` ampia descrizione (Egloga 1, 46-58): Fortunate senex, ergo tua rura manebunt et tibi magna satis, quamvis lapis omnia nudus limosoque palus obducat pascua iunco. Non insueta gravis temptabunt pabula fetas, nec mala vicini pecoris contagia laedent. Fortunate senex, hic inter flumina nota et fontis sacros frigus captabis opacum. Hinc tibi, quae semper, vicino ab limite saepes 12

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Una buona impressione d’insieme, fornita di rimandi attuali alla ricerca, offre M. VON ALBRECHT, Vergil, Bucolica, Georgica, Aeneis cit., pp. 14-58; specialmente per la programmatica prima Egloga cfr. di recente RICHARD HUNTER, Virgil’s Ecl. 1 and the Origins of Pastoral, in Brill’s Companion to Greek and Latin Pastoral, ed. by Marco Fantuzzi, Theodoros Papanghelis, Leiden-Boston, Brill, 2006, pp. 263-273; H. WULFRAM, Das ro¨mische Versepistelbuch cit., p. 295. 13 Testo latino e traduzione italiana da: VIRGILIO , Bucoliche, a cura di Marina Cavalli, Milano, Mondadori, 1990. 14 Cfr. ALFONS KURFESS , Aetas aurea, in Reallexikon fu ¨r Antike und Christentum, Stuttgart, Hiersemann, 1950, I, pp. 144-150; BODO GATZ, Weltalter, goldene Zeit und sinnverwandte Vorstellungen, Hildesheim, Olms, 1967 («Spudasmata», 16), pp. 114-143; KLAUS KUBUSCH, Aurea Saecula: Mythos und Geschichte. Untersuchung eines Motivs in der antiken Literatur bis Ovid, Frankfurt am Main-Bern-New York, Lang, 1986 («Studien zur klassischen Philologie», 28).

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Hyblaeis apibus florem depasta salicti saepe levi somnum suadebit inire susurro; hinc alta sub rupe canet frondator ad auras, nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes nec gemere aria cessabit turtur ab ulmo. O vecchio fortunato! I campi, dunque, resteranno tuoi! Ti basteranno, anche se i pascoli sono tutti invasi da nuda pietra e da palude di melmoso giunco. Pasture sconosciute non faran male alle femmine gravide, ne´ il maligno contagio di un gregge vicino le colpira`. O vecchio fortunato! Qui tra i fiumi di sempre e le sorgenti sacre prenderai il fresco e l’ombra. Di qua la siepe – quella di sempre – sul limite vicino, dove le api ible`e succhiano il fiore del salceto, ti sedurra` col suo sussurro a abbandonarti al sonno. Di la`, sotto l’alta rupe, cantera` al vento il potatore; e intanto ne´ le rauche colombe, che tu ami, ne´ la tortora in cima all’alto olmo cessera` il suo pianto.15

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Il passo citato contiene, in modo esplicito o almeno implicito, tutti gli elementi standard del paesaggio bucolico virgiliano. Nonostante la sua topografia subisca dei cambiamenti, identificata talvolta con la zona del Mincio, patria di Virgilio, talvolta con la Sicilia, patria del modello letterario greco Teocrito, e talvolta con l’Arcadia, regione mitizzata di pastori-‘cantautori’ al centro del Peloponneso,16 lo spazio poetico delle Bucoliche e` prevalentemente associato alle zone collinari e montane («alta sub rupe», verso 56), dove secondo la convinzione antica le acque («inter flumina nota et fontis sacros», 51-52), protette dal fresco e dalla vegetazione, sono piu` abbondanti e, come spiega Giorgio Stabile, «piu` potabili e dolci perche´, salendo in alto, portano con se´ la parte piu` leggera e pura, lasciando in basso i sedimenti salini e terrei».17 Questa acqua sorgiva, di particolare alta qualita`, si trova al principio della catena alimentare o per meglio dire del ciclo della natura bucolica. Tutte le 15

VIRGILIO, Bucoliche, a cura di M. Cavalli cit. Cfr. FRANCESCO DELLA CORTE, Bucoliche. 7. L’Arcadia, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1984, I, p. 545; WENDELL CLAUSEN, A Commentary on Virgil, Eclogues, Oxford, Clarendon, 1994, pp. XXVI-XXX; FRANZ WITEK, Vergils Landschaften. Versuch einer literarischen Typologie, Hildesheim-Zu¨rich-New York, Olms, 2006 («Spudasmata», 111), pp. 91-167. 17 GIORGIO STABILE , Aqua, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1984, I, pp. 245-257: 255. 16

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piante, che offrono nutrimento e protezione, i pastori stessi e il loro bestiame – comprese le api – se ne dissetano (Fig. 3). Per di piu` l’acqua esercita (per uomo e animale) la funzione igienica del lavaggio 18 e – visto il caldo dell’estate mediterranea – quella di dare refrigerio (l’ultimo compito si estende naturalmente anche al sottobosco). Non solo il gusto e il tatto, ma tutti i cinque sensi sono compresi nel ‘locus amoenus’ pastorale.19 In questo contesto l’acqua occupa sempre un ruolo iniziale o integrale. Mentre i suoi colori e forme fluenti dilettano la vista ed i fiori, che le crescono vicino, allietano l’olfatto, l’udito viene adulato dal soave e rilassante sgorgare e scorrere di fonti e ruscelli, un suono, a cui (Egloga 1, 5358) si unisce il ronzare delle api, il lontano canticchiare di un rustico che raccoglie fogliame e il leggiadro cinguettare di vari uccelli.20 La musica risultante, oltre a conciliare il sonno dei pastori, costituisce lo sfondo armonico dei loro canti e di conseguenza di tutta la poesia bucolica di Virgilio. 3. LE GEORGICHE I quattro libri (originariamente rotoli) 21 delle Georgiche, la seconda opera del nostro autore, sono dedicati all’agricoltura, specialmente a quella praticata in terra italiana.22 Nonostante il poema didascalico esalti ripetutamente il mondo dei contadini e vi scopra le ultime impronte della dea Giustizia prima che lei, a cavallo tra l’eta` dell’argento e quella del ferro, lasciasse la terra,23 la loro esistenza non e` piu` contrassegnata dall’ozio, 18

Virgilio tocchera` esplicitamente il lavaggio in Egloga 3, 97: «Ipse, ubi tempus erit, omnis [capellas] in fonte lavabo» («quando verra` il momento, le [caprette] lavero` alla fonte») (VIRGILIO, Bucoliche, a cura di M. Cavalli cit.). 19 Per questa ‘multisensualita ` ’ dell’«Ideallandschaft» cfr. GERHARD SCHO¨NBECK, Der locus amoenus von Homer bis Horaz, Ko¨ln, Wasmund, 1962, pp. 15-17. 20 Cfr. ivi, pp. 19-31, 57. 21 Per la nuova accezione che assume il termine liber nel contesto del codice cfr. H. WULFRAM, Das ro¨mische Versepistelbuch cit., p. 54, nota 9. 22 Il riferimento all’Italia si puo ` sentire quasi ovunque nel poema; cfr. pero` soprattutto le famose Laudes Italiae (lodi dell’Italia), in PUBLIUS VERGILIUS MARO, Georgica, 2, 136-176. 23 «Extrema per illos / Iustitia excedens terris vestigia fecit» («fra loro la Giustizia segno ` le sue ultime impronte quando abbandono` la terra») (PUBLIUS VIRGILIUS MARO, Georgica, 2, 473-474; testo latino e traduzione italiana da: VIRGILIO, Georgiche, a cura di Alessandro Barchiesi, introduzione di Gian Biagio Conte, Milano, Mondadori, 1989); cfr. ivi tutta la sezione dei versi 458-474; MANFRED ERREN, P. Vergilius Maro, Georgica, II, Kommentar, Heidelberg,

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ma bensı` dal «labor improbus» (Georgiche 1, 145-146), dalla «fatica smisurata», che Giove ha imposto all’umanita`.24 Il colono deve guadagnarsi da vivere col sudore della fronte ed in piu` temere continuamente, a causa delle incombenti ingiurie della natura, la perdita di tutto cio` che si e` gia` acquistato con la propria opera manuale. Neanche quando cade la pioggia fredda o durante i giorni festivi Virgilio gli concede di abbandonarsi completamente al riposo (1, 259-275). Sotto il segno di queste dure condizioni di vita appare anche la sostanza vitale che sta a cuore al presente convegno (Fig. 5). Nel primo libro delle Georgiche, l’argomento del quale si tratta e` il lavoro dei campi, una sezione didattica di diciotto versi (100-117) 25 sottolinea che l’acqua per le coltivazioni e` disponibile solo eccezionalmente nella quantita` giusta. Percio` i contadini vengono anzitutto esortati a pregare, affinche´ in inverno non piova esageratamente tanto e che la primavera non sia troppo arida (100-103): Umida solstitia atque hiemes orate serenas, agricolae; hiberno laetissima pulvere farra, laetus ager: Nullo tantum se Mysia cultu iactat et ipsa suas mirantur Gargara messis. Solstizi umidi pregate, e inverni sereni, o agricoltori; a inverno polveroso e` felicissimo il raccolto di grano, felice la campagna: nemmeno la Misia, che produce senza [coltivazione, puo` vantare un tale raccolto ne´ lo stesso Gargaro ammirare piu` grandi le sue [messi.26 Winter, 2003, pp. 507-519; K. KUBUSCH, Aurea Saecula: Mythos und Geschichte cit., pp. 109118. 24 «Ante Iovem nulli subigebant arva coloni: / ne signare quidem aut partiri limite campum / fas erat; in medium quaerebant, ipsaque tellus / omnia liberius nullo poscente ferebat» («Prima di Giove nessun colono lavorava i campi; neppure segnare terreni o dividerli con un confine era permesso; i beni acquistati andavano in comune, e la terra da sola recava tutto piu` generosamente, senza bisogno di chiedere!») (PUBLIUS VERGILIUS MARO, Georgica, 1, 126-128, VIRGILIO, Georgiche, a cura di A. Barchiesi cit.); cfr. ivi tutta la sezione dei versi 118-159; M. ERREN, P. Vergilius Maro, Georgica cit., pp. 79-107. 25 Per dettagli esegetici cfr. i commentari di RICHARD F. THOMAS , Virgil, Georgics, Volume 1: Books I-II, Cambridge, University Press, 1988, pp. 83-86; ROGER AUBREY BASKERVILLE MYNORS, Virgil, Georgics, edited with a Commentary, Oxford, Clarendon, 1990, pp. 21-25 e sopratutto M. ERREN, P. Vergilius Maro, Georgica cit., pp. 72-78. 26 Testo latino e traduzione italiana da: VIRGILIO , Georgiche, a cura di A. Barchiesi cit.

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Come Virgilio esporra` poco dopo (118-159), la situazione difficile, in cui era caduta l’umanita` dopo l’espulsione dal regno di Saturno, stimolava l’invenzione e lo sviluppo delle tecniche quali l’agricoltura e la navigazione.27 Di conseguenza, anche nel nostro caso specifico, si viene a sapere in seguito quali sistemi d’irrigazione l’aratore deve adottare quando sul terreno manca l’acqua (Georgiche 1, 104-110): Quid dicam, iacto qui semine comminus arva insequitur cumulosque ruit male pinguis harenae, deinde satis fluvium inducit rivosque sequentis, et, cum exustus ager morientibus aestuat herbis, ecce supercilio clivosi tramitis undam elicit? Illa cadens raucum per levia murmur saxa ciet, scatebrisque arentia temperat arva.

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Che diro` di colui che, gettando il seme, incalza da presso i campi, frantuma i cumuli di terra secca e infeconda, 105 e poi sui seminati riversa acqua corrente in docili ruscelli? e quando il campo bruciato avvampa di steli moribondi, ecco, dal ciglio di un cammino inclinato fa sgorgare l’onda? quella cadendo risveglia un roco mormorio tra i sassi politi, e abbevera d’acqua sorgiva i solchi aridi.28 110

Oltre al ‘troppo poco’ – per dirlo in maniera astratta – il poeta affronta anche il ‘troppo’.29 Infatti immediatamente dopo e in bella simmetria, cioe` utilizzando di nuovo sette versi e riprendendo la formula introduttiva, la domanda retorica «quid dicam», Virgilio ci istruisce sui mezzi di prosciugamento o bonifica che diventano necessari quando su un campo abbonda l’acqua (Georgiche 1, 111-117): 30 Quid qui, ne gravidis procumbat culmus aristis, luxuriem segetum tenera depascit in herba, cum primum sulcos aequant sata, quique paludis 27

«Ut varias usus meditando extunderet artes [...]» («in modo che il bisogno, poco a poco, forgiasse con la riflessione le diverse arti [...]») (PUBLIUS VERGILIUS MARO, Georgica, 1, 133, VIRGILIO, Georgiche, a cura di A. Barchiesi cit.). 28 VIRGILIO , Georgiche, a cura di A. Barchiesi cit. 29 Appropriatamente R.A.B. MYNORS , Virgil, Georgics cit., p. 21 titola il suo commentario ai versi 100-117 con «Water: too little or too much?», una domanda che segnala il punto di partenza per tutte le tecniche culturali sviluppatesi attorno all’acqua. Una simile reflessione fa gia` SERVIUS GRAMMATICUS, Commentarius in Vergilii Georgica 1, 106. 30 M. ERREN , P. Vergilius Maro, Georgica cit., pp. 72-73 scopre ancora altre simmetrie.

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collectum umorem bibula deducit harena? Praesertim incertis si mensibus amnis abundans exit et obducto late tenet omnia limo, unde cavae tepido sudant umore lacunae.

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Che dire di quell’altro che, perche´ gli steli non si curvino sotto il [gonfio delle spighe, fa bruciare il rigoglio delle messi (ancora erba tenera), non appena il seminato e` giunto a filo dei solchi? E di chi raccoglie e fa defluire acque stagnanti nella sabbia assetata? sopratutto se nei mesi incerti il fiume in piena 115 esce fuori e occupa tutto, in lungo e in largo, con la stretta del [fango, da cui le pozze incavate trasudano tiepido umore.31

Mentre nei due brani appena citati l’elemento idrico e` soggetto ad un’assidua e differenziata manipolazione, altrove nel primo libro delle Georgiche viene descritta con grande empatia la completa impotenza dell’uomo davanti ai disastri che possono provocare le acque celesti durante una tempesta (311-334, Fig. 6). All’agronomo poi non rimane nient’altro da fare che prepararsi con osservazioni meteorologiche e innanzi tutto venerando gli dei (335-350). Insomma, non a caso, nelle Georgiche il Medioevo poteva scoprire un’etica lavorativa che sembrava assomigliare all’ideale benedettino dell’«ora et labora».32 4. L’ENEIDE Consideriamo ora l’ultima opera di Virgilio, l’Eneide. Di essa ci colpisce per prima cosa la sua bipartizione strutturale. In generale i primi sei libri raccontano – insieme alle sue cause, stazioni ed effetti – del movimentato viaggio che Enea e i suoi seguaci fanno da Troia, il loro distrutto paese natale, fino al Lazio. I secondi sei libri invece si soffermano in questo lontano luogo di destinazione, dove l’eroe deve vincere una guerra per poter conquistare una nuova patria e una nuova moglie.33 Risulta cosı` 31

VIRGILIO, Georgiche, a cura di A. Barchiesi cit. Cfr. MANFRED FUHRMANN, Fluch und Segen der Arbeit. Vergils Lehrgedicht von der Landwirtschaft in der europa¨ischen Tradition, in «Gymnasium», XC (1983), pp. 240-257: 251-252; MARION GIEBEL, Vergil, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1986, pp. 124-125. 33 La struttura globale dell’Eneide risente molto l’influsso dell’Odissea omerica. Mi limito 32

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che, a fare da sfondo alla trama, in una meta` del testo prevale il mare come idrovia pericolosissima, e nell’altra la predestinata terra feconda.34 Anche se Virgilio non narra nella «main story», come Enea qui fondi una citta` e questa del resto – come il lettore apprende da «external prolepses» – non sia ancora la Roma aeterna, ma solo il vicino Lavinio,35 la missione storica-mitologica del pius Aeneas sta nel trovare, per i suoi troiani superstiti, l’habitat giusto. Come si manifesta nella prima parte dell’epos, fra tanti ostacoli quello piu` grande e` costituito proprio dallo sbagliare la zona d’insediamento, dallo stabilirsi troppo presto sulla costa tracia o l’isola di Creta (libro terzo), a Cartagine africana (libro primo e quarto) o in Sicilia (libro quinto). Oltre al protagonista, nell’Eneide ci sono alcuni altri principi emigrati che perseguono scopi urbanistici. Grazie a descrizioni dettagliate la topografia di tre progetti prende ai nostri occhi forme concrete: Butrinto, costruita sulla riviera epirota da Eleno, figlio di Priamo, si rivela una nostalgica Troia in miniatura (3, 293-505), Cartagine, voluta dalla regina Didone, un’ambiziosa Anti-Roma (si vede specialmente 1, 418-493), e il Pallanteo di Euandro si estende esattamente lı`, dove secoli dopo il centro del futuro caput mundi si sarebbe eretto (8, 306-368).36 Il rispettivo contesto dimostra che gli agglomerati si trovano tutti su un areale con sufficiente presenza geologica d’acqua dolce, il che ne garantisce il continuo rifornimento della popolazione per usi alimentari, igienici ed economici. Fra le tre regioni toccate e` il Lazio che per natura, contrassegnato a rinviare a W. SUERBAUM, Vergils Aeneis. Epos zwischen Geschichte und Gegenwart cit., pp. 141149; M. VON ALBRECHT, Vergil, Bucolica, Georgica, Aeneis cit., pp. 131, 150-151. 34 Questo aspetto e ` gia` stato osservato da G. STABILE, Aqua cit., p. 247. 35 I due termini narratologici spiega IRENE DE JONG, A Narratological Commentary on the Odyssey, Cambridge, University Press, 2001, pp. XV-XVI; per la presenza del nome di Lavinium nell’Eneide FERDINANDO CASTAGNOLI, Lavinio, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1987, III, pp. 149-153; W. SUERBAUM, Vergils Aeneis. Epos zwischen Geschichte und Gegenwart cit., pp. 20-21. 36 Oltre ai relativi articoli nella Enciclopedia Virgiliana e i commentari standard cfr. di recente per Buthrotum CHRISTINE WALDE, Nach der Katastrophe. Zum Verha¨ltnis von Erinnerung und Innovation in Vergils Aeneis, in Die Wahrnehmung des Neuen in Antike und Renaissance, hrsg. von Achatz von Mu¨ller, Ju¨rgen von Ungern-Sternberg, Mu¨nchen-Leipzig, Saur, 2004 («Colloquium Rauricum», 8), pp. 41-66: 48-57; per Carthago HARTMUT WULFRAM, Descriptio ancilla narrationis. Aeneas besichtigt Karthago (Vergil, Aeneis 1, 418-493), in «Rheinisches Museum fu¨r Philologie», CLII (2009), pp. 15-48; e per Pallanteum SIEGMAR DO¨PP, Das Rom der Dichter: Vergil, Horaz, Ovid, in Orte der Literatur, hrsg. von Werner Frick, Go¨ttingen, Wallstein, 2002, pp. 29-49: 32-36.

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dal Tevere nonche´ da altri fiumi e laghi, risulta particolarmente ricco di questa risorsa indispensabile.37 In questo ambiente laziale, durante gli eventi descritti tra il libro settimo e il libro decimo, per Enea ed i suoi alleati etruschi le acque del Tevere assumono ancora un’altra funzione: servono da strada veloce e sicura. Significativo per il ruolo ideologico, che Virgilio attribuisce al fiume di Roma, e` il fatto che la seconda parte del poema comincia simbolicamente con l’ingresso e lo sbarco delle navi troiane nella sua foce (Fig. 7).38 Direttamente davanti al cosidetto secondo proemio dell’epos, e quindi anche percio` carichi di rilievo programmatico, leggiamo i seguenti otto versi (Eneide 7, 29-36): Atque hic Aeneas ingentem ex aequore lucum prospicit. Hunc inter fluvio Tiberinus amoeno verticibus rapidis et multa flavos harena in mare prorompit. Variae circumque supraque adsuetae ripis volucres et fluminis alveo aethera mulcebant cantu lucoque volabant. Flectere iter sociis terraeque advertere proras imperat et laetus fluvio succedit opaco. Allora Enea dal mare scorge lontano un ampio bosco. Nel mezzo il Tevere con amena corrente, con rapidi vortici e biondo di molta sabbia, sbocca nel mare. Variegati, intorno ed in alto, uccelli avvezzi alle rive e all’alveo del fiume carezzavano l’aria con il canto, e volavano per il bosco. Comanda ai compagni di piegare la rotta e di volgere le prue a terra, e lieta s’addentra nell’ombrosa corrente del fiume.39 37

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Virgilio nomina due fiumi di Butrinto che si chiamano esattamente cosı` come quelli nei pressi di Troia: Simoenta (Eneide, 3, 303) e Xanto (350 e 497). Che nella fiorente Cartagine appena fondata ci sia abbastanza acqua dolce si capisce e viene accenato da Anna, sorella di Didone, quando esprime implicitamente il contrasto col deserto intorno (4, 42). Per Roma basta rinviare al fatto che Enea ci arriva in barca (8, 86-101); cfr. anche le mie seguenti osservazioni. 38 L’importanza del Tevere nell’Eneide l’affrontano in modo dettagliato NICHOLAS HORSFALL , Tevere, in Enciclopedia Virgiliana cit., 1990, V/1, pp. 156-157; ANTONIO LA PENNA , L’arrivo di Enea alla foce del Tevere (Aen. VII 25-36). Saggio di analisi letteraria dell’Eneide, in «Studi italiani di filologia classica», XIV (1996), pp. 102-122. Piu` ampia e` la prospettiva di WOLDE¨ RLER, Tiberaufwa ¨rts nach Rom. Ein Thema und seine Variationen, in «Klio», LXXV MAR GO (1993), pp. 228-243. 39 Testo latino da P. VERGILIUS MARO, Opera, recognovit brevique adnotatione critica instruxit

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Questo avvento che sembra «uno dei brani piu` mirabili di poesia bucolica che Virgilio abbia scritti»,40 allo stesso tempo contiene in nuce un messaggio politico-militare: chi e` padrone del Tevere puo` anche pretendere il dominio sulle terre confinanti.41 Quando poi, poco dopo l’arrivo dei troiani, si avvicina la guerra contro i latini, il vecchio dio del fiume appare personalmente a Enea in sogno per incoraggiarlo e per dargli consiglio (8, 31-65). Il Tevere, ritrovandosi in mezzo alle battaglie descritte nei libri nove fino a dodici, funge da confine e da difesa del campo militare troiano. Simile e` l’importanza strategica che dall’altra parte assume il fiume per l’avversario principale Turno. Prima di morire esso viene infatti salvato due volte grazie alle sue onde, prima per iniziativa del guerriero (9, 778-818, Fig. 8),42 poi attraverso un’astuzia di Giunone (10, 633-688).43 Come nelle vene del futuro popolo di Roma cosı` anche nelle acque del Tevere si mischia il sangue troiano con quello italico. 5. CONCLUSIONI Al termine della nostra lettura dobbiamo tornare alla teoria, diffusa in eta` medioevale e rinascimentale, da cui siamo partiti: cioe` che i poemi analizzati rappresentassero tre ambiti chiusi ed altrettante fasi dello sviluppo umano. Rintracciando la presenza dell’acqua dolce sotto la chiave ermeneutica della ‘ruota di Virgilio’ ci si potrebbe fare la seguente aggiunta: sui prati (pascua), dove i pastori delle Bucoliche portano il loro bestiame, dove si danno alla musica e poesia, incontriamo in prima linea fonti e ruscelli (fons, rivus); sul campo (ager) delle Georgiche, dove faticano i contadini, la sostanza liquida e` connessa sopratutto a fosse artificiali e al cielo (fossa, imber); e nel mondo dell’Eneide, popolato di R.A.B. MYNORS, Oxford, Clarendon, 1969; traduzione italiana da VIRGILIO, Eneide, traduzione di Luca Canali, commento di Ettore Paratore adattato da Marco Beck, introduzione Ettore Paratore, Milano, Mondadori, 1985. 40 A. LA PENNA , L’arrivo di Enea alla foce del Tevere cit., p. 111. 41 «Attraverso il fiume si possiede e domina la terra» (G. STABILE , Aqua cit., p. 256). 42 «Turno, entrato nel campo troiano, stretto dai nemici, sfugge gettandosi nel Tevere, che costituisce uno dei lati dei castra e fa loro da baluardo» (A. LA PENNA, L’arrivo di Enea alla foce del Tevere cit., p. 121). 43 Con un simulacro di Enea, che prima provoca e poi fugge, la dea fa salire Turno su una nave per tagliare le funi e portarlo salvo a casa.

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principi e guerrieri, vicino alla citta` (urbs) o all’accampamento militare (castrum), che non e` altro che la sua versione ridotta,44 lı` predomina il fiume, in modo particolare il navigabile Tevere (amnis, Tiberis).45 Una versione tabellare (che lascia fuori le altre cinque categorie della ruota) si esporrebbe cosı`: Bucolica pastor otiosus pascua fons, rivus

Georgica agricola ager fossa, imber

Aeneis miles, dominans urbs, castrum amnis, Tiberis

Per evitare a questo punto fraintendimenti va sottolineato che i concetti dell’ordo temporum e della rota Vergilii non corrispondono alle intenzioni del poeta antico, ma raffigurano esegesi di grande erudizione. Sarebbe facile provare che in verita` le tre sfere non sono cosı` separate l’una dall’altra come affermato 46 e che l’insieme sia ben lontano dall’essere ‘enciclopedico’. Queste affascinanti costruzioni ci parlano molto meno di Virgilio quanto piuttosto dei lettori postumi. Tuttavia, vista la specifica ricchezza della sua poesia, non potevano avvinghiarsi attorno a nessun’altra. Nonostante le trasformazioni avvenute dopo l’eta` augustea nella mentalita`, nella societa` e nella tecnologia, un codice dell’opera omnia di Virgilio offriva anche durante il Medioevo e il Rinascimento un ricco repertorio per l’immaginario dell’acqua dolce. Che allora l’elemento idrico in Virgilio fosse registrato con grande sensibilita`, lo documentano in modo esemplare le attualizzanti e spesso copiate xilografie della stampa curata da Sebastian Brant (Strasburgo, anno 1502)

44 L’analogia fra castra e civitas risulta per esempio da PUBLIUS FLAVIUS VEGETIUS RENATUS , Epitoma rei militaris, 1, 21, 2 e MARCUS VITRUVIUS POLLIO, De architectura, 1, 4, 9. 45 Naturalmente nelle tre opere virgiliane l’elemento dell’acqua appare ancora in altri contesti, per esempio in quello religioso. Seguendo la prospettiva della ‘ruota di Virgilio’ ci siamo concentrati per cosı` dire alle attivita` professionali che i tre gruppi esercitano nei loro specifici spazi di lavoro. 46 Per esempio nelle Bucoliche le sfere della citta ` e dell’agricoltura sono gia` ben presenti e i pastori non sempre nettamente distinguibili dai contadini. Allo stesso modo dalle Georgiche vengono presi in considerazione solo i primi due libri, destinati ai lavori dei campi e all’arboricultura, mentre i libri tre e quattro, dedicati all’allevamento e all’apicultura, rimangono fuori perche´ troppo legati al distaccato mondo pastorizio. Inoltre il poema didascalico si fa propugnatore di un ritorno alle radici rurali di Roma, rovesciando cosı` la supposta sequenza rispetto all’Eneide. E gia` la stretta ripartizione dei tre livelli retorici-stilistici non regge veramente alla verifica.

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che ho mostrato nel corso del mio intervento (Figg. 3-8).47 Sotto le dovute cautele Virgilio era davvero un «mar di tutto ’l senno», come viene chiamato da Dante (Inferno 8, 7) in una bella metafora acquatica.48

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PUBLII VERGILII MARONIS Opera cum quinque vulgatis commentariis (cum commentariis SERMAURI HONORATI GRAMMATICI, AELI DONATI, CHRISTOFORI LANDINI, ANTONII MANCINELLI ET DOMICII CALDERINI) expolitissimisque figuris atque imaginibus nuper per Sebastianum Brant superadditis exactissimeque revisis atque elimatis. In civitate Argenten. impressum [...] ordinatione, elimatione ac relectione Sebastiani Brant, operaque et impensa [...] Johannis Grieninger, 1502 [2º]. In molte delle 137 silografie di questa edizione completa di Virgilio (la prima stampata con illustrazioni) l’acqua copre uno spazio cospicuo. Gli artisti esecutivi sono ignoti, ma responsabile per gran parte dell’iconografia era senza dubbio l’umanista Sebastian Brant. Per tutti questi dettagli cfr. ora WERNER SUERBAUM, Handbuch der illustrierten Vergil-Ausgaben 1502-1840. Geschichte, Typologie, Zyklen und Kupferstiche zur Aeneis in Alten Drucken, Hildesheim-Zu¨rich-New York, Olms, 2008, pp. 39, 50-55, 131-157 (ivi si possono vedere anche le illustrazioni complete sul DVD 1). 48 DANTE ALIGHIERI , La comedia, secondo l’antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi, II, Inferno, Firenze, Le lettere, 2a rist. riv. 1994 («Le opere di Dante Alighieri», 7, 2). Un canto prima Virgilio e` «quel savio gentil, che tutto seppe» (Inferno 7, 3). VII

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1. SIMONE MARTINI, frontespizio del codice virgiliano posseduto da Petrarca (Milano, Bibliotheca Ambrosiana, A 79 inf. fol. 1v).

2. Rota Vergilii, dalla Parisiana Poetria di GIOVANNI DI GARLANDIA (disegnato sulla base di Oxon. Bod. Lat. Misc. 66 fol. 8r; da PAN KLOPSCH, Einfu¨hrung in die Dichtungslehren des lateinischen Mittelalters, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1980, p. 151). 3. VIRGILIO, Ekloga 7 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 22v).

2

3

4. VIRGILIO, Ekloga 1 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 6v).

5

6

5. VERGILIO, Georgiche, 1, 83-159 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 41r). 6. VERGILIO, Georgiche, 1, 311-334 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 53v).

7. VIRGILIO, Eneide 7,29-101 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 189v).

8. VIRGILIO, Eneide 9,717-818 (VERGILIUS, Opera, a cura di Sebastian Brant, Strasburgo, officina di Johannis Grieninger, 1502, Bayerische Staatsbibliothek Mu¨nchen, Res/2 A.lat.a. 292, fol. 346v).

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