Poesia e desiderio: Milo De Angelis e Patrizia Valduga

July 5, 2017 | Autor: Claudia Crocco | Categoria: Poesia, Patrizia Valduga, Poesia italiana contemporanea, Milo De Angelis, Desiderio E Letteratura
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Poesia e desiderio: Milo De Angelis e Patrizia Valduga

1. La rappresentazione del desiderio è forse uno dei temi più tipici della poesia lirica, ed è presente nella tradizione italiana fin dalle sue origini: il Canzoniere di Petrarca è, in qualche modo, anche un libro sul desiderio amoroso. Ma ovviamente quel tipo di rappresentazione non ci riguarda, adesso: non tanto perché sia temporalmente lontano, quanto perché legato a una idea di poesia molto diversa da quella attuale, in quanto più rigidamente sottoposta a un controllo formale, e in quanto in quel mondo l’io lirico non deve necessariamente coincidere con l’io biografico. Non farò una storia della rappresentazione del desiderio nella poesia italiana, che pure sarebbe interessante. Saltiamo i vari passaggi intermedi, e arriviamo al Novecento. Nel Novecento le cose cambiano, si sa, e ben prima degli anni Settanta, quando esordiscono i due poeti che oggi sono nostri ospiti. Ma in pochi altri poeti la rappresentazione del desiderio, inteso precisamente come desiderio erotico, ha rappresentato il centro dell’istinto poetico come in Milo De Angelis e Patrizia Valduga. Questi due autori esordiscono a poca distanza l’uno dall’altra: Milo De Angelis in antologia a partire dal 1974, più compiutamente con Somiglianze (Guanda) nel 1976. Patrizia Valduga poco più tardi (anche lei, come De Angelis, nell’Almanacco dello Specchio) nel 1980. Entrambi appartengono alla generazione dei nati negli anni Cinquanta ed esordienti dopo il 1968 (data- soglia per Il pubblico della poesia; o dopo il 1975, se vogliamo assumere Il pubblico della poesia stesso come punto di rottura). Sono molto diversi fra loro, e questo salta all’occhio in modo macroscopico innanzitutto a livello formale: De Angelis è un autore del tutto postmetrico (almeno inizialmente); Valduga è una delle prime a riusare le forme metriche tradizionali (la quartina, il sonetto) a fine anni Settanta (il primo in assoluto è Zanzotto con l’Ipersonetto; poco dopo Valduga, Frasca, poi Fortini, Sanguineti, Giudici, Raboni, ecc). Ma, in fin dei conti, sono diversi anche nel modo di rappresentare il desiderio. Vediamo come.

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