Risorgimento a Treviso

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Risorgimento a Treviso 6-7 personaggi principali e comparse 20-25 minuti Voce narrante Stranieri, giovani e adulti Ambientazione: osteria di campagna Personaggi principali: a) b) c) d) e) f) g)

voce narrante proprietario terriero mezzadro oste moglie dell’oste mediatore l’intellettuale venuto dalla città a parlare del Risorgimento

4 spezzoni principali: introduzione 1848 nel Trevigiano Periodo storico 1848-1860 Le guerre di indipendenza e la nascita del Regno d’Italia Periodo storico 1860-1866 1866 sull’annessione del Veneto al Regno d’Italia Il dopo Riflessioni di paese [email protected]

Narratore: «Correva l’anno 1848. In tutta Europa si infiammano le piazze e le Università, scosse dalle teorie della Rivoluzione francese. Le popolazioni, da sempre sottomesse alla nobiltà e alle monarchie assolute, prendono coscienza di sé stesse e cominciano a richiedere diritti, pane, democrazia. Fu un movimento sociale che coinvolse tutta l’Europa, ma che cominciò in Italia, a Palermo, dove gli universitari scesero in piazza contro i Borboni a richiedere in gran voce l’Unità d’Italia. Il soffio di quella rivoluzione salì la penisola sino a Venezia, che all’epoca era parte dell’Impero Austriaco. Una grave crisi economica aveva colpito il Veneto nel 1846-47, triplicando il prezzo del mais, ci furono gravi carestie. Il 17 marzo 1848 scoppiò la rivolta antiaustriaca. A Venezia venne istituito dai rivoluzionari un governo provvisorio, da cui cominciarono a mandare emissari in tutto il territorio della defunta repubblica di Venezia: il 23 marzo si ribella Udine, poi Palmanova. Il 23 marzo si ribella Treviso. Ma come andava la situazione nelle campagna? Proviamo a trasferirci in una piccola osteria della profonda campagna trevigiana». Contadino: (…entra trafelato nell’osteria): avete sentito? Venezia è insorta contro gli Austriaci! A Casale sul Sile si sono arruolati 200 contadini in un giorno contro i padroni! Mediatore: questo è niente! Il re del Piemonte ha appena dichiarato guerra all’Austria! Una schiera di uomini armati è uscita da Porta Santi Quaranta per unirsi alle armate della Repubblica di Venezia! Padron Toni, che dice? Proprietario terriero: Me? Non mi interessa chi governa, basta che non rompa le scatole! (Entra l’intellettuale) : buona giornata a tutti cari patrioti! In questa ora così difficile per la storia, la Repubblica invita tutti gli Italiani a prendere le armi contro l’invasore e liberare le nostre terre! Oste: Shhhh….! Tasi! Non mettermi nei guai, gli Austriaci non vogliono che si parli male di loro! Intellettuale: Ma io sono stato mandato da Venezia di portarvi la notizia del cambiamento, noi stiamo facendo nascere l’Italia!

Contadino: Quale Italia? Int.: come quale Italia? Ma non lo sapete? A Cornuda centinaia di contadini patrioti si sono battuti con la coccarda tricolore contro gli Austriaci e hanno battuto l’esercito che va in ritirata! Proprietario: l’esercito austriaco in ritirata? Adesso saranno ancora più infuriati, distruggeranno tutto! Moglie dell’oste: perché questi pazzi fanno questo? Non sanno che quel che fanno è contro Dio? Int. : zitta donna! anche il papa è con noi, anche il papa vuole la liberazione dei popoli contro la tirannide dell’invasore! Contadino: arrivano notizie di violenze da tutte le parti… a Pederobba hanno ammazzato 9 persone, a Montebelluna e a Maser gli Austriaci per vendetta hanno bruciato il paese… Int. : è il prezzo da pagare per l’Italia unita, un’Italia che porterà benefici a tutti, soprattutto a voi contadini, a cui verrà data la terra! … brusio, i contadini mormorano di essere d’accordo, i padroni urlano contro l’intellettuale, il mediatore dice che a lui fa lo stesso, basta tenersi tutti buoni e continuare a fare affari… Voce narrante: «A combattere nel 1848 in Veneto per l’Unità d’Italia furono in molti: truppe papaline arrivate da Roma, truppe piemontesi arrivate da Torino, truppe meridionali arrivate da Napoli e altre zone della Campania e della Sicilia, le ultime ad arrendersi agli Austriaci. Tantissimi i volontari trevigiani: a combattere furono soprattutto giovani artigiani e i figli dell’aristocrazia, tra i 15 e i 30 anni, disperati per la carestia degli anni precedenti, che avevano visto i sacrifici dei padri impegnati a spendere tutti i loro soldi per la salvezza dei coloni. Questi giovani, resisi conto di quanto all’Impero nulla interessasse del Trevigiano, furono subito contagiati dalle idee unitarie, che avrebbero portato al riscatto della nazione e la sua liberazione. Lottare per la Patria fu quindi, per questi

giovani, un moto di riscatto da una situazione che si riteneva ingiusta, che invece i padri accettavano senza reagire. Solo la sconfitta e le vendette degli Austriaci porterà anche i padri a schierarsi apertamente contro l’Impero. Le truppe di volontari vennero però sconfitte dagli Austriaci, nonostante una grande e fiera resistenza. Di unità d’Italia non si parlò più sino al 1859, quando dal Piemonte partì lo scossone che portò poi alle guerre d’indipendenza, la II° e la III° (la I° era quella del 1848). Il periodo tra il 1848 e il 1859 portò diversi cambiamenti. Il papa Pio IX, che all’inizio sembrava sostenere l’unità, si schierò con l’Austria per timore di perdere territori e potere. I contadini continuarono a essere esclusi da questi passaggi: privi di cultura, isolati nelle loro tragiche condizioni di vita, l’unica voce che era loro possibile ascoltare era quella dei parroci, che ricevevano da Roma l’ordine di promuovere il sostegno alla monarchia austriaca (ma alcuni parroci disobbedirono e sostennero l’Unità d’Italia, come don Giacomo Campion a Cimadolmo e don Antonio Lunardon a Treviso). Una monarchia che ormai nessun ceto sociale voleva più sostenere. Oste: va male ciò, va male. Gli Austriaci hanno messo anche la tassa sul vino adesso! Proprietario: avete sentito dei patrioti impiccati perché hanno partecipato al 1848? Ormai non si può più restare con le mani in mano! Contadino: a me non interessa nulla. Io so che la crittogama ha fatto perdere un decimo dei raccolti e anche quest’anno niente da mangiare! Mediatore: io continuo a dire che è meglio restare con l’Austria, che almeno sappiamo cosa ci aspetta! Int. : (entra nell’osteria, molto mal in arnese) patrioti! L’ora è giunta! I comuni del Veneto hanno chiesto al Piemonte l’annessione al Piemonte, piuttosto che stare sotto l’Austria. Sono stati ricevuti da Cavour, che ha risposto che lotteranno assieme per la liberazione di tutta l’Italia! 26 patrioti trevigiani già si sono iscritti alla spedizione che il Garibaldi farà al sud per unire il meridione! Noi stiamo già organizzando l’espatrio dei patrioti che vogliono venire a combattere con noi per l’Italia!

Bravo… (tutti urlano e battono le mani, esultano, di preparano a partire. Solo i contadini restano in disparte e se ne vanno con la testa bassa) Narratore: L’insofferenza dei Veneti contro l’Austria aumenta. Vengono organizzati i percorsi dell’emigrazione: proprietari terrieri, studenti, calzolai, mediatori, fabbri, falegnami, disertori dall’esercito austriaco. Una vera e propria emigrazione di massa degli strati medio alti della società alla ricerca di ben edifici. A rimanere, sono ancora una volta i contadini. Il regno d’Italia viene proclamato, ma il Veneto non entra a farne parte, a causa della sconfitta dell’esercito sabaudo. Ma tra il 1861 e il 1866 la situazione cambia ancora: nei buchi lasciati dalla fuga di tanti aristocratici e professionisti, si inseriscono i borghesi delle città, che si arricchiscono e sperano che la situazione di guerra continui a lungo per incrementare i propri affari. Per ingraziarsi il loro favore, gli Austriaci bandirono una legislazione che esentava le classi borghesi dal pagamento delle tasse, che ricadevano così interamente sui contadini. Ai quali, venne fatto credere che la colpa dell’aumento delle tasse era perché qualcuno voleva fare l’Italia. Contadini: tasse, tasse e ancora tasse! Non ce la faccio più! Oramai tanti so che vanno via in America per non pagar più tutte queste tasse! Borghese: ma quali tasse? L’Austria tutela i nostri interessi e c’è giustizia. Guarda me! Io in questi anni mi sono arricchito perché le tasse non le pago e se viene l’Italia? Sai le tasse che metteranno gli Italiani! Oste. Io so che devo pagare la tassa sul vino e i borghesi non pagano le tasse perché sono quelli che finanziano l’Austria! Borghese: siamo noi che teniamo in piedi il paese, senza di noi questo paese sarebbe già allo sbando! Contadino: io so che devo sempre pagare e basta. Tutti scappano via, non c’è da mangiare, non si sa cosa fare… Moglie dell’oste: è colpa di Mazzini e Garibladi! Il prete mi ha detto che loro volevano la democrazia. Che c’è di peggio della democrazia. Anche il papa dice che la democrazia è il demonio!

E sì… con il Sillabo del 1964 il papa aveva sancito i 64 mali del mondo contemporaneo. Fra questi c’era la democrazia, l’unità d’Italia, la libertà di parola, di pensiero e di stampa. Comincia in questo periodo la forte azione del clero nelle classi più basse della popolazione veneta. Il Veneto all’epoca contava un qualcosa come due milioni di analfabeti, il 98% della popolazione veneta, la stragrande maggioranza di questi erano donne e contadini, che avevano come unico veicolo di sapere la Messa e l’osteria. Ciò che si predicava nelle chiese e nelle osterie, ritrovo delle classi medio-basse della società, era l’avversione forte verso il Regno d’Italia. Il Veneto viene annesso al Regno nel 1866, ma già da prima la propaganda contro l’unità in questi due ambienti è forte: il papa con l’unità d’Italia teme di perdere il controllo sulla penisola, essendo i Savoia sovrani anticlericali, le classi borghesi che si sono arricchite, perché favorite dall’Austria per indebolire i professionisti e l’aristocrazia, che hanno nelle osterie il veicolo per diffondere le loro idee. Diffondere le idee soprattutto ai contadini, analfabeti, che non hanno alcuna preparazione per sostenere il confronto, né sanno qualcosa di ciò che sta accadendo. Ma chi erano questi borghesi? Mercanti, venditori al dettaglio, proprietari di attività industriali e piccoli latifondisti… dopo il 1866, chi era fuggito rientra in Veneto, e trova una situazione molto cambiata. Mediatore: ma come è potuto succedere? Come… quelli erano poco più che rigattieri, ora se ne vanno nei locali migliori, in giacca e cravatta! Oste: si vede proprio che è mancato da qua per tanto tempo. Con la scusa che non pagano le tasse hanno fatto tanto di quei soldi, che sono padroni di mezzo paese. Proprietario: e nessuno fa nulla? Adesso c’è l’Italia! Oste: infatti! Ma non hanno mai pagato le tasse vuoi che le paghino adesso? No! Dicono che lo stato è pieno di debiti, e allora mettono le tasse che sono sicuri vengono pagate. Hanno messo la tassa sulla farina e sul macinato, che le pagano i poveri, perché non possono mettersi contro a chi ha i soldi. Hanno comprato tutto che comandano da ogni parte! Contadini: noi contadini siamo alla rovina. Paghiamo le tasse solo noi. Quelli là, i borghesi, dicono che mantengono loro i lavoratori e che se

pagano le tasse devono chiudere e allora poi tutti muoiono di fame. Allora bisogna che noi lavoriamo e non protestiamo, perché è meglio lavorare così e mangiare che non mangiare proprio. Mediatore: ma così continuate ad arricchire loro, bisogna fare qualcosa! Proprietario: sì! Dovete protestare, non potete farvi trattare così! Contadino: a che serve protestare se poi ci mandano via a San Martino? Non siamo mica comunisti! È lo Stato che ci deve tutelare, noi che possiamo fare? E poi proprio voi parlate? Voi che avete venduto le terre per andare sotto il Piemonte! Le avete vendute ai borghesi che si sono arricchiti e questo è quanto! Ci troviamo così per colpa vostra! Proprietario: colpa nostra? Noi siamo stati più Italiani di voi, abbiamo combattuto per l’Italia mentre voi vi nascondevate nei campi! Mediatore: va ben, ho capito che me convien taser su e star in medo! Contadino: tanto a rimetterci siamo sempre noi! Si stava meglio quando si stava peggio!

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