scrittura creativa - autobiografia il pensiero narrativo

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Laboratorio di autobiografia 3

Una storia, 
 la nostra storia Nicoletta Salvatori - anno accademico 2015-2016

le narrazioni “non sono mai neutrali, non nascono per riprodurre qualcosa, ma per creare qualcosa di nuovo: un nuovo ordine nello stato delle conoscenze e delle relazioni intrattenute dagli interlocutori“ (Pontecorvo, 1997)

pensiero logico- pensiero narrativo PENSIERO PARADIGMATICO Tipico del ragionamento scientifico Orientamento verticale
 Libero dal contesto
 Nomotetico e paradigmatico Validato attraverso la falsificazione Costruisce leggi Estensionale

PENSIERO NARRATIVO Tipico del ragionamento quotidiano Orientamento orizzontale
 Sensibile al contesto
 Ideografico e sintagmatico Validato in termini di coerenza Costruisce storie
 Intensionale

Andrea Smorti (Smorti, 1994), docente di Psicologia dello sviluppo a Firenze

Diversamente dalle costruzioni generate da procedure logiche e scientifiche, che possono venire eliminate tramite falsificazione, le costruzioni narrative possono raggiungere solo la verosimiglianza. I racconti sono una versione della realtà la cui accettabilità è governata dalla convenzione e dalla ‘necessità narrativa’ e non dalla verifica empirica e dalla correttezza logica. Tuttavia anche il pensiero narrativo ha le sue procedure di validazione: “la storia deve persuadere chi la costruisce e chi l’ascolta”. Il ragionamento narrativo è insomma falsificato dall’inverosimile così come quello logico dalla contraddizione. “Non c'è la verità da scoprire nei racconti di vita che sono da valutare in base a criteri formali o pragmatici (coerenza, semplicità, persuasività, efficacia)” Il pensiero logico razionale è un costrutto culturale preciso Al contrario, il pensiero narrativo appare connaturato: Stiamo parlando quindi di un pensiero che è primordiale e fondativo. Le prime spiegazioni del mondo sono narrative: i miti. “Le storie”, ha scritto Bruner “sono la moneta corrente di una cultura”. È attraverso le narrazioni che l’uomo ottiene le ‘informazioni’ più importanti per lui: i significati. È la narrazione a generare valore e senso, ogni percezione. Filosofi ‘postmoderni’ come Jacques Derrida, Francois Lyotard o psicanalisti come Jacques Lacan hanno portato alle estreme conseguenze questi presupposti definendo gli individui come letteralmente ‘prodotti’ dalla narrazione.

Come è fatta una storia? Le narrazioni “non sono mai neutrali, non nascono per riprodurre qualcosa, ma per creare qualcosa di nuovo”. Agiscono quale potente (e in fondo principale) elemento formativo, devono raggiungere un obiettivo. Per far questo devono rispettare certe regole. “la fabula è la materia prima del racconto e rappresenta l’unione di tre elementi costitutivi: la situazione, i personaggi e la consapevolezza della situazione che li caratterizza”. Spesso il racconto inizia descrivendo una fase di equilibrio in cui tutto procede in modo ‘normale’: all’interno di una scena l’attore compone delle azioni per raggiungere uno scopo servendosi di mezzi appropriati. A un certo punto compare una rottura in questa normalità, avviene un imprevisto, quello che Labov chiama ‘un evento precipitante’ che crea una situazione di squilibrio. Secondo il fondatore della psicologia culturale (Bruner, 1990) “La funzione del racconto è quella di trovare uno stato intenzionale che mitighi o almeno renda comprensibile una deviazione rispetto a un modello di cultura canonico”. Si tratterebbe insomma di una attività di rielaborazione della violazione effettuata per rendere “comprensibile l’evento eccezionale e tenere a freno l’evento misterioso Attraverso una narrazione la singola persona o una comunità recuperano la frattura che la violazione ha creato e la inseriscono, attraverso un processo analogico e qualitativo, in un contesto noto. Tutte le storie derivano, quindi, dallo scontro fra una ‘norma’ e una violazione e dal desiderio di liberare la prima dalla minaccia della seconda.

Caratteristiche di una narrazione Rielaborando diversi scritti di Bruner, Smorti (1994) le ‘caratteristiche’ di una narrazione sono: 1. Sequenzialità: Gli eventi sono disposti in un processo temporale e hanno una durata e non potrebbero essere descritti se non in questa dimensione. 2. Particolarità e concretezza: La narrazione tratta di avvenimenti e questioni riguardanti le persone. 3. Opacità referenziale: In una narrazione non si può parlare di ‘verità’ o ‘falsità’, ma solo di verosimiglianza e questa risulta dalla coerenza del racconto. I fatti non sono separati dalle opinioni, ma immersi in esse. 4. Scomponibilità ermeneutica: La narrazione è sempre prodotta a partire da un determinato punto di vista del narrante ed è recepita in base al punto di vista dell’ascoltatore. Il significato della narrazione non dipende dunque solo dai segni e dalla loro organizzazione, ma anche dagli interpretanti. 5. Appartenenza a un genere: Sebbene particolare e concreta, la narrazione può essere inserita in un genere o tipo sia per quanto riguarda la fabula sia il modo di raccontare. 6. Intenzionalità: I soggetti compiono delle azioni, sono mossi da scopi e ideali, posseggono delle opinioni, provano degli stati d'animo... 7. Incertezza: La narrazione si svolge secondo un livello di realtà incerto. La narrazione è una sorta di metafora della realtà necessaria per renderne possibile una nuova lettura.


La narrazione autobiografica Tutte le narrazioni sono in qualche modo ‘autobiografiche’. Il racconto autobiografico non solo è ‘pieno di senso’, ma nasce proprio per dare senso: 
 “Una profonda ragione per la quale noi raccontiamo storie a noi stessi (o a un confessore, a un analista o a un confidente) è precisamente per dare senso a quanto abbiamo incontrato nella nostra vita” (Bruner, 1989). Letteralmente la narrazione autobiografica ‘ci costituisce’. Ciascuno di noi cerca di dare alle nostre frammentarie e spesso confuse esperienze un senso di coerenza ri-arrangiando gli episodi della vita in storie. Attraverso l’autobiografia collochiamo noi stessi in un mondo culturale simbolico; ci identifichiamo con una comunità e indirettamente in una cultura più ampia. Il modo con cui parliamo agli altri del nostro passato viene interiorizzato, diventando così il modo con cui ne parliamo a noi stessi.

Noi non possiamo che leggere la nostra vita sulla base di uno dei modelli ‘letterari’ che troviamo a disposizione nella cultura che ci appartiene. L’autobiografia non è un atto solipsistico: è una narrazione che coscientemente facciamo affinché un pubblico, più meno selezionato, possa leggerla: in questo senso segue le regole letterarie del romanzo o del racconto.

Distinzioni Si distinguono di solito diversi atti narrativi all’interno di una autobiografia: ANNALI: eventi selezionati, fissati approssimativamente con date CRONACHE: hanno la funzione di creare ‘grumi’ di significato per sequenze di eventi, ma ricevono il loro pieno significato quando vengono incorporate in una storia STORIE: nella loro completezza includono un resoconto sistematico della natura delle cose che si vanno svolgendo le cronache” Per fare un esempio, il racconto dell'insegnante severo in terza media è un annale, che si inserisce nella cronaca della “mia lotta contro il potere scolastico”, che assume significato nel contesto storico della mia storia che tratta della “mia continua ricerca di autonomia in una cultura conformista”. Nell’AUTOBIOGRAFIA si descrive il significato personale delle esperienze passate dalla prospettiva del presente e all’interno di un contesto. Questa definizione la distingue dalla MEMORIA: di solito una registrazione degli eventi di pubblico interesse come la carriera di uno statista, REMINISCENZA: registrazione di una relazione o di ricordi personali senza enfasi sul sé DIARIO: nel quale la registrazione immediata dell'esperienza non è mediata da una più tarda riflessione.

Largo alla fiction La narrazione autobiografica è “storia vera” o “pura ‘fiction”?. Il problema in realtà non si pone. La verità o meno di quanto narrato non toglie assolutamente valenza al racconto autobiografico. “Raccontare di se stessi è come inventare una storia su chi e cosa siamo, su cosa è accaduto e perché facciamo quello che facciamo”, scrive Bruner Eppure l’autobiografia si presenta come ‘il racconto vero’. Chi propone una riflessione autobiografica non negozia assolutamente le sue asserzioni che devono solamente essere verosimili (requisito richiesto a ogni produzione narrativa). Nel complesso ‘contratto’ che l’autore e il lettore sottoscrivono l’autore si impegna a svolgere su di sé un discorso veridico. Che questo sia poi tale è questione che interessa allo storico non al lettore: “Scrittore autobiografico non è chi dice la verità su se stesso, ma chi dice di dirla” Chi racconta di se stesso è impegnato soprattutto nella rilettura dei significati da attribuire agli eventi. In questo processo alcuni eventi possono perdere di importanza, altri essere riscoperti. Ogni risconto del passato è una ricostruzione guidata da una strategia narrativa che detta come selezionare da una moltitudine di particolari possibili, quelli che possono essere riorganizzati, trasformati in un altro racconto che abbia un filo e che esprima il punto di vista di chi scrive sul passato. (il suo)” . La strategia narrativa che permette all’autore di ricordare quel fatto (e non altri) e di ricordarne certi aspetti (e non altri) è già l’effetto di una valutazione (di un ‘punto di vista del desiderio’). Non è dunque la “verità” la cosa che importa di più, ma la costruzione logica, il messaggio, lo stile, la coerenza e la veridicità… proprio come in un romanzo.

Jerome Bruner è uno psicologo statunitense che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva e della psicologia culturale nel campo della psicologia dell'educazione.

Il tempo “La vita può essere capita solo all’indietro. Nel frattempo deve essere vissuta in avanti”. Kierkegaard - Frammenti filosofici

“L'autobiografia ha una curiosa caratteristica”, scrive Bruner, “È un resoconto fatto da un narratore nel presente e riguarda un protagonista che porta il suo stesso nome e che è esistito nel passato e la storia finisce nel futuro quando il protagonista si fonde con il narratore” in un nuovo livello di consapevolezza e di aspettative. L’uso del passato non deve trarre in inganno in realtà l’autobiografia vive nel PRESENTE da dove parte la prospettiva del narratore ma il ruolo del FUTURO è centrale nell’autobiografia L’autobiografia è la risposta ‘ambientata nel passato’ di una domanda e di una necessità di significazione presente, anzi in qualche modo futura. Il passato, o meglio “l’ultima versione” del passato, non è che lo sfondo su cui possono l’immagine di sé attuale e la Sia nel L’autobiografia è quindistagliarsi un racconto impregnato di futuro. prospettiva temporale sul futuro

senso di ritrovare nel passato precisamente gli aspetti che ci si prepara Ed è questo aspetto che rende così interessante sollecitare a cogliere, sia nel ricercare all’interno di se stessi possibilinarrazioni scenari in autobiografiche contesti cui inserireingli eventiformativi. futuri, desiderati o indesiderati

Sé individuale e collettivo L’autobiografia mette in scena il Sé. 
 A differenza della poesia, del gesto artistico o della meditazione però, 
 questo Sé è posto in relazione con quanto lo circonda. Lo storico legge volentieri le autobiografie anche se lo fa con uno sguardo diverso da quello del lettore generico o del terapeuta/formatore. Si interessa poco all’individuo e molto alla maniera con la quale l’individuo condivideva valori e significati comuni. Nella autobiografia chi narra si riconosce parte di un gruppo, di un’epoca, di una cultura ma contemporaneamente cerca nel proprio percorso di vita quelle sfide, quei fatti quelle eccezioni che trasgrediscono il “canone” comune, che vanno fuori dal “copione” della propria epoca e che rendono quindi la sua storia UNICA. Dal punto di vista del lettore: questi fatti sono i punti di svolta, gli incidenti narrativi, che rendono il romanzo interessante e l’autobiografia degna di nota. Dal punto di vista dell’educatore/terapeuta questi fatti sono gli elementi chiave su cui il soggetto costruisce la propria “storia di vita”, la propria identità e il proprio progetto per il futuro.

3 livelli L’autobiografia ha dunque a che fare con tre livelli: individuale, collettivo, storico. IL LIVELLO INDIVIDUALE

Cerca di costruire un resoconto narrativo coerente di sé e mostra che la propria storia di vita è simile a quella degli altri. La scoperta della somiglianza dà un senso all’appartenenza sociale. Nello stesso tempo gli elementi di eccezionalità dimostrano l’unicità di ognuno.

IL LIVELLO COLLETTIVO

Attraverso la memoria collettiva si conservano i ricordi che accomunano una generazione o un gruppo familiare o professionale, la memoria individuale ricorda quegli eventi con significati legati al personale: qualcosa che soltanto il narratore può sapere.

IL LIVELLO STORICO

Le autobiografie si svolgono nella storia che è la memoria collettiva di una società. Il mondo in cui siamo vissuti non ci è indifferente, ma ha contribuito a costruirci e contribuisce oggi al nostro modo di essere e interpretarci.

Tutti e tre i livelli sono sono uniti dal concetto di generazione, tutte le storie di vita sono collegate e riguardano la persona ma anche la sua generazione e quindi la collettività ed il periodo storico.

L’esperienza autobiografica L’esperienza autobiografica è vicina in parte alla meditazione, in parte alla produzione di una opera artistica e comporta un certo distanziarsi dal flusso abituale delle cose, un immergersi in qualcosa d’altro che paradossalmente è il proprio Sè. “In un certo senso, l’esperienza autobiografica somiglia a un ‘esercizio spirituale”.(D.Demetrio) Mettersi a scrivere di sé sollecita capacità cognitive emotive e creative in misura molto superiore alla dimensione orale. Nello scrivere di sé il soggetto mette in gioco tutto quanto di meglio ha da dare. Si tratta quindi di una attività ‘nobile’ e ‘culturale’ al massimo grado.

http:// www.modusonline.it/ files/ 038_autobiografia_e_p ensiero_.pdf

Il metodo Demetrio • • • • •

La prima fase della stesura di una autobiografia è quella che Demetrio definisce ‘lista autobiografica’: una elencazione il più esaustiva possibile di materiali che dovrebbero essere posti in ideali raccoglitori. 
 Demetrio consiglia di creare delle pagine nelle quali inserire tema per tema tutto ciò che viene in mente.

la pagina dei personaggi-chiave della mia vita; la pagina degli oggetti; la pagina degli interni (stanze, cortili, vicoli); la pagina dei paesaggi (campagne, spiagge); la pagina delle sensazioni antiche (odori, suoni, colori); • la pagina delle scene (immagini mentali, foto);
 • la pagina dei compagni di gioco o di scuola;
 • la pagina degli amori (persone, animali, giochi);
 • la pagina dei viaggi;
 • la pagina dei dolori;
 • la pagina delle conquiste (non solo amorose);
 • la pagina delle rinunce;
 • la pagina dei dolori;
 • la pagina delle prove superate (e fallite);
 • la pagina delle richieste di aiuto;
 • la pagina delle cose belle;
 • la pagina delle fughe;
 • la pagina delle responsabilità assunte;
 • la pagina delle trasgressioni;
 • la pagina dei sogni (raggiunti o eterni);
 • la pagina delle condivisioni;
 • la pagina degli ideali 
 ecc.

Collegamenti “A queste pagine fatte di cose, vanno aggiunti i nessi per raccogliere quanto ha animato gli eventi come:
 • la ricerca del piacere;
 Per il nostro laboratorio basta ipotizzare • la ricerca della felicità; l’esistenza di quattro grandi contenitori in cui • la ricerca della protezione; mettere , all’inizio senza un ordine cronologico • la ricerca della bellezza [...]; prestabilito, ciò che vogliamo. •1.la ricerca didegli Dio;
affetti e delle
 l’ambito • la ricerca degli altri; emozioni 
 •2.la ricerca del denaro;
 l’ambito della crescita e della 
 • la ricerca formazione del successo;
 
 l’ambito delmistero;
 tempo libero: vacanze, 
 •3.la ricerca del giochi,della viaggi, feste... 
 • la ricerca tranquillità o 4. l’ambito dei sentimenti profondi, dell’inquietudine;
 la percezione della solitudine , la 
 • la ricerca della morte e del rischio;
 paura dell’abbandono, la • la ricerca dell’avventura o della frustrazione per una sconfitta o
 normalità. l’elaborazione di un lutto... ecc…

Schematizziamo

Punto per punto

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