Sensibilia 6/2012. Cose, Mimesis, Milano 2013

July 8, 2017 | Autor: Marco Tedeschini | Categoria: Aesthetics, Phenomenology, Atmosphere, Theory of Art, New Phenomenology
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Descrição do Produto

Director: Tonino Griffero – Coordinator: Michele Di Monte – Executive Secretary: Manrica Rotili Advisory Board: Alessandro Alfieri, Brunella Antomarini, Emanuele Antonelli, Richard Bösel, Luca Bortolotti, Alessandra Campo, Lazzaro Rino Caputo, Lucia Casellato, Dario Cecchi, Alessia Cervini, Gianluca Consoli, Barbara Continenza, Gianni Dessì, Maria Giuseppina Di Monte, Nicoletta Domma, Francesca Dragotto, Alessandro Ferrara, Alessandro Fiengo, Saverio Forestiero, Elio Franzini, Elena Gagliasso, Gloria Galloni, Claudia Hassan, Alessandro Ialenti, Giovanni Iorio Giannoli, Micaela Latini, Giovanni Matteucci, Carmela Morabito, Giuseppe Novelli, Silvia Pedone, Isabella Pezzini, Giovanna Pinna, Giuseppe Pucci, Christoph Riedweg, Massimo Rosati, Franciscu Sedda, Antonio Somaini, Francesco Sorce, Marco Tedeschini, Claudia Terribile, Massimo Venturi Ferriolo, Pietro Vereni. Per informazioni: www.sensibilia.it – [email protected]

COSE A cura di Manrica Rotili e Marco Tedeschini

MIMESIS

Traduzioni di: Tonino Griffero e Manrica Rotili (C. Menke)

© 2013 – Mimesis Edizioni (Milano – Udine) Isbn: 9788857519890 www.mimesisedizioni.it Via Risorgimento, 33 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono +39 02 24861657 / 24416383 Fax: +39 02 89403935 E-mail: [email protected]

INDICE

INTRODUZIONE SUL CAMPO: L’ONTOLOGIA COME INVENTARIO DELLA REALTÀ di Manrica Rotili e Marco Tedeschini 1. SCATOLE OSCENE DA BUÑUEL A LYNCH di Alessandro Alfieri

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2. L’EOLIPILA DI ERONE ALESSANDRINO. L’INTELLIGENZA DIMENTICATA DELL’INVENTORE di Brunella Antomarini

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3. PONTI, STRADE E SENTIERI: ERMES, O LA DIFFICILE INCOMBENZA DEL RIUNIRE di Stefano Bevacqua

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4. UNA SPECIE DI CHE COSA? LE MOSTRE D’ARTE COME ESPERIENZA E COME (TENTATIVO DI) DISCORSO CRITICO di Luca Bortolotti

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5. UNA PIETRA. APPUNTI PER UN’ESTETICA ANTROPOLOGICA A PARTIRE DA HANS JONAS di Alessandra Campo

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6. ONTOLOGIA DELL’ESPERIENZA FENOMENICA. IL NATURALISMO E IL PARADOSSO DELL’EPIFENOMENO MULTIFUNZIONALE di Gianluca Consoli

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7. COSE (QUASI) UMANE. PER UNA FILOSOFIA DELLA SEDIA di Pietro Conte

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8. DAL SUONO ALLE COSE: GLI OGGETTI ACUSTICI NELLE SCIENZE COGNITIVE

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di Mattia Della Rocca, Gloria Galloni e Carmela Morabito 9. MARCEL DUCHAMP: LE COSE, LO SGUARDO E IL FETICISMO di Maria Giuseppina Di Monte 10. COSE CHE FANNO IMPRESSIONE. L’IMPRONTA COME PROBLEMA MORFOLOGICO di Michele Di Monte

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11. COSA È LA COSA, NELLA LINGUA E NEL LINGUAGGIO di Francesca Dragotto

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12. ONTOLOGIA DELLA COSA SPIRITUALE di Elio Franzini

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13. SOFFIA DOVE VUOLE: IL VENTO E ALTRE QUASI-COSE di Tonino Griffero

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14. LA POSSIBILITÀ DELL’OPERA D’ARTE di Christoph Menke

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15. AL POSTO DI SE STESSI. IL PARADOSSO DELL’IDENTITÀ NELLE EFFIGI RITUALI di Silvia Pedone 16. COSE D’ARIA. MORFOLOGIA E NUVOLE IN GOETHE di Giovanna Pinna

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17. IMPRONTE MULTIPLE DI SPAZIO E DI TEMPO. LA SOVRIMPRESSIONE TRA NUOVA VISIONE E SURREALISMO di Marie Rebecchi

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18. CHE COSA È UN’OPERA D’ARTE? L’EVOLUZIONE DEL READYMADE A UN SECOLO DALLA SUA NASCITA di Manrica Rotili

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19. LE COSE DELLA FENOMENOLOGIA. L’ALBERO DI HUSSERL, LA ROSA DI REINACH di Marco Tedeschini

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20. LA PORTA DI CASA. LO SPAZIO DOMESTICO E DI VICINATO IN UNA OCCUPAZIONE ABITATIVA ROMANA

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di Piero Vereni GLI AUTORI

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INTRODUZIONE SUL CAMPO: L’ONTOLOGIA COME INVENTARIO DELLA REALTÀ di Manrica Rotili e Marco Tedeschini

Le monete, il bastone, il portachiavi, la pronta serratura, i tardi appunti che non potranno leggere i miei scarsi giorni, le carte da giunco e gli scacchi, un libro e tra le pagine appassite la viola, monumento d’una sera di certo inobliabile e obliata, il rosso specchio a occidente in cui arde illusoria un’aurora. Quante cose, atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi, ci servono come taciti schiavi, senza sguardo, stranamente segrete! Dureranno piú in là del nostro oblio; non sapran mai che ce ne siamo andati. Le cose, J.L. Borges

Non si tratta tanto de la cosa in questo sesto volume di Sensibilia e ancor meno della cosa in generale, bensì, come compendia il titolo, di cose. Declinato al plurale, il sostantivo dispone pertanto all’indagine sul campo, dice di quel lavoro, per molti versi “empirico”, fatto di paziente registrazione delle cose del mondo, di comprensione e di classificazione per poterle riportare ai differenti logoi atti a descriverle e a restituire così un’ampia e variegata ontologia con tutte le sue branche inferiori: antropologia, atmosferologia, biologia, entomologia, psicologia, pneumatologia e via così. Un discorso sull’essere che si affida agli strumenti di una scienza riluttante a ogni matematizzazione (e forse per principio non matematizzabile), che trova dunque nella descrizione il suo passo inaugurale, nell’ossessione per il dettaglio il suo spessore, nel coraggio dell’interpretazione il necessario momento riflessivo in grado di dare ragione dell’impresa.

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Sensibilia 6 - Cose

A partire da queste indicazioni di metodo, ogni autore ha interrogato concretamente una cosa e i risultati delle ricerche sono stati poi presentati nei diversi seminari e giornate di studi Sensibilia – Colloquium on Perception and Exeperience, che si sono svolte nel corso del 2012. Di questa riflessione a più voci è esito un volume ricco di prospettive teoriche applicate ai più diversi oggetti d’indagine, che viene a costituire un piccolo inventario delle cose del mondo; un catalogo, non solo nominale o puramente descrittivo, ma anche arricchito dalla riflessione, dai documenti (visivi e non, tangibili o solo immaginabili) e dai dati volta per volta raccolti, interpretati, sottoposti a vaglio critico. Fatta eccezione per il saggio di Francesca Dragotto – che in virtù della ricostruzione dell’etimo di “cosa” e di una breve storia del suo uso, vera e propria premessa alla questione delle cose, procura allo studioso gli strumenti critico-linguistici imprescindibili per accostarsi ad essa col dovuto grado di consapevolezza linguistica –, ci sia concesso proporre in queste poche righe introduttive una classificazione delle molte cose studiate. Si abbandonerà dunque il criterio dell’ordine alfabetico seguito nel volume, procedendo invece con delle macro-aree tematiche. Il primo titolo da considerare è quello forse più cospicuo quanto a numero di contributi e tradizionalmente più prossimo a un seminario in cui è per molti versi in questione proprio una ridefinizione dell’estetica: si tratta della categoria “arte”. Essa viene osservata dalle più diverse angolazioni. Vale allora la pena cominciare richiamando il saggio di Brunella Antomarini che, in fondo, intende riabilitare il senso primo della parola “arte”, come tecnica del fare, articolata in mètis, tèchne, mechàne, condensate esemplarmente dall’eolipila di Erone Alessandrino. Di questa tecnica confinante con la scienza e con quella che oggi è divenuta tecnologia si è conservato in modo eminente il senso nel cinema. Ce ne parlano Alessandro Alfieri e Marie Rebecchi. Se il primo analizza la scatola nel cinema surrealista, selezionando dei film in cui questa cosa, svolgendo la sua funzione di contenitore, sottrae tuttavia alla vista del fruitore il proprio contenuto, segnandone nel profondo l’immaginazione in virtù del mistero celato, Rebecchi propone piuttosto un’analisi tecnica e filosofica della sovrimpressione, quale mezzo di ripetizione della cosa utilizzato dal cinema surrealista per restituire la complessità dell’immaginario del soggetto su un piano puramente visivo. Ancora, per mediare il passaggio dal senso tecnico della parola “arte” a quello strettamente moderno e ormai in crisi, risulta di non poco momento il saggio di Pietro Conte, il quale, prendendo in esame la sedia, si interroga sui possibili motivi che hanno reso questa cosa protagonista di moltissimi

M. Rotili, M. Tedeschini - Introduzione

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progetti d’arte moderna e contemporanea. Proprio in quest’ultimo senso trova cittadinanza in questa classe di cose la cosa defunzionalizzata di Duchamp, che Maria Giuseppina Di Monte si sforza di ricollocare, assieme all’artista, nel contesto storico, culturale e scientifico di appartenenza. Sulla stessa scia il saggio di Manrica Rotili, che spia i codici dell’oggetto “bello e fatto”, seguendo l’itinerario storico del readymade fino alla contemporaneità, cioè fino alla ricomparsa dell’oggetto “ordinario” nell’arte contemporanea cento anni dopo l’invenzione duchampiana. Luca Bortolotti sposta ancora una volta, complicandola, la prospettiva temporale sull’arte, facendo rientrare nella categoria della cosa le mostre d’arte antica: cosa sono, cosa dovrebbero essere, cosa dovrebbero evitare di essere. Giungiamo così, infine, alla riflessione di Christoph Menke sull’arte in generale e, in un certo senso (classico, ma che ne rappresenta solo un possibile risvolto “pratico”) sull’estetica quale disciplina deputata a fissare la serie coerente di princìpi in grado di stabilire la possibilità e, quindi, la realtà e la fatticità dell’arte stessa. L’indagine sulle cose ci obbliga a pensarle anche nei termini di una forse paradossale ontologia della “conoscenza”: cadono sotto questo titolo il noema husserliano, il cui statuto strettamente epistemologico viene in questo caso letteralmente coartato entro confini ontologici, e lo stato di cose di Adolf Reinach, ben più disponibile del primo, su cui si concentra Marco Tedeschini. Un altro titolo pertinente per la nostra ipotetica classificazione sembra essere quello di “doppiezza” o “equivocità”, che raccoglie in sé cose il cui statuto ontologico e funzionale pone in quanto tale un problema di definizione in termini positivi e univoci. Hanno così uno statuto doppio l’impronta, di cui Michele Di Monte ricerca l’essere e argomenta la piena positività ontologica, al pari di altre innumerevoli minor entities che la metafisica d’impostazione analitica da anni si preoccupa di indagare e definire; o ancora i ponti, le strade e le piste, che Stefano Bevacqua si impegna a descrivere nel loro valore metaforico di cose che uniscono, allacciano e collegano (pur sanzionando altresì una separazione); o la porta nell’analisi di Piero Vereni, che sempre separa, traccia un confine per definizione aperto tra due spazi e intreccia così significati simbolici, culturali, sociali e antropologici. Si deve infine richiamare il saggio di Silvia Pedone dedicato all’effigie rituale, la quale pone un problema insieme politico e ontologico per via dello strutturale rinvio ad altro da sé che le conferisce la sua validità, rendendola identificabile. Alcuni dei contributi possono altresì essere accomunati per il fatto di indagare da una prospettiva neuroscientifica l’ “esperienza”. Sono il saggio

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Sensibilia 6 - Cose

di Gianluca Consoli, in cui viene messa a tema la paradossale contraddizione cui conduce una posizione filosofica quale quella naturalista, che nega l’esperienza fenomenica, di fronte ai dati forniti dalle più avanzate ricerche sulla mente, che si vedono invece costrette a invocarla come necessario presupposto dell’apparato cognitivo; e il saggio a più mani di Mattia Della Rocca, Gloria Galloni e Carmela Morabito, i quali si confrontano con il modello di mente che la Auditory Scene Analysis presenta nel campo della percezione uditiva, interrogandosi sul ruolo degli oggetti acustici nelle scienze cognitive. Sotto il titolo “natura” vanno a collocarsi agevolmente le nuvole, o più genericamente le “cose d’aria” di cui, nella lettura di Giovanna Pinna, Goethe è attento studioso; il vento, la descrizione del quale permette a Tonino Griffero di affiancare alla categoria delle “cose” quella, indubbiamente spiazzante (in generale, rispetto a qualunque idea di catalogo ontologico e, in particolare, rispetto agli intenti del presente volume) di “quasi-cose”; la pietra, che sintetizza in sé l’inerte e la radicale alterità alla materia vivente, scelta da Alessandra Campo come cosa da cui prendere le mosse per discutere dell’estetica antropologica a partire da Hans Jonas. E come vi è un’indagine della “natura”, non può non esservene una dello “spirito” (benché, infatti, questa parola sia stata oggi sostituita dal sostantivo «umano», il problema soggiacente alla divisione del mondo in natura e spirito o umano e, conseguentemente, delle scienze in naturali e spirituali, o umane, è rimasto pressoché il medesimo). È Elio Franzini a confrontarsi con siffatta questione trattando, a partire da Husserl, cui non a caso era caro il tema, delle cose spirituali. Questo sesto volume di Sensibilia mette insomma a disposizione dello studioso un piccolo breviario ontologico, che senza pretese di compiutezza intende piuttosto mostrare la complessità di ogni ricerca seriamente onto-logica. Serietà che costringe ad abbandonare la scrivania, le carte (per quanto rappresentino gli strumenti imprescindibili di ogni ricerca) dove nasce l’inchiesta filosofica, per cercare sempre la presa diretta sulle cose e dar così testimonianza di quel che sul campo accade, descrivendo e assegnando così al gesto descrittivo e al suo esito il privilegio d’essere banco di confronto e verifica per ogni altro sapere.

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