Talk 2016 - giugno - Partendo da un classico sul tema: Paul Einzig, Primitive Money, 1947

June 1, 2017 | Autor: G. Della Torre | Categoria: Monetary Economics, History of Money and Banking
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G. Della Torre Università degli Studi di Siena, emeritus “Partendo da un classico sul tema: Paul Einzig, Primitive Money, 1947” Seminario su Produzione, commercio e finanza nel vicino Oriente antico, 3500-1600 a.C Banca d’Italia, Centro Congressi, Via Nazionale, 190, Roma 10 giugno 2016

1. Per prepararmi al seminario ho preso in mano un classico sui temi della moneta e della finanza nell’antichità. Mi riferisco al volume, pubblicato in prima edizione nel 1947, di Paul Einzig, Primitive Money. In its Ethnological, Historical and Economic Aspects1. Di interesse, per il tema di questo seminario è la sezione storica del libro, con la descrizione delle esperienze del periodo antico: il rame come unità di conto dell’antico Egitto, l’orzo e l’argento in Babilonia e Assiria, e così via, sino all’introduzione del conio in Lydia2. Per quanto attiene a Babilonia e Assiria, Einzig scriveva su alcuni punti che vorrei proporre ai relatori: A) la transizione dall’economia naturale all’economia monetaria partì nel corso del 3^ millennio non solo nell’uso monetario dell’orzo e dei metalli, ma anche nella costruzione di un sistema creditizio. B) argento e orzo funzionarono tanto come unità di conto che come mezzo di pagamento, con l’opportunità di scelta per il pagatore. Col tempo, l’argento (non coniato) diventò il mezzo monetario principale e l’orzo un elemento sussidiario, utilizzato nelle zone rurali. Il codice di Hammurabi prevedeva l’uso dell’argento e dell’orzo per pagamenti specifici: i pagamenti relativi a buoi, lavoratori della terra, ecc. in orzo; le prestazioni dei chirurghi, veterinari, ecc. in argento. C) 1500 anni prima della coniazione a Lydia, i lingotti d’argento a Babilonia furono stampigliati, ma le informazioni disponibili mostrano che la garanzia venne prestata da autorità locali, dal tempio o da mercanti. D) come già detto, nel 3^ millennio si ebbe lo sviluppo del sistema di credito. Il codice di Hammurabi sembrava regolamentasse pratiche preesistenti. Prestiti tanto in argento che cereali, garantiti dal tempio, che giocava un ruolo bancario. I prestiti del tempio erano spesso senza interessi, a meno di ritardi nei rimborsi. I prestiti dei

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P. Einzig, Primitive Money. In its Ethnological, Historical and Economic Aspects, Oxford, Pergamon Press, 1947, 19662. 2

Ibid., book II, part I, pp. 187-219.

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commercianti erano con tassi alti: quello formale era del 20% annuo, quello di mercato era del 25% per i prestiti in argento e 33,5% per quelli in cereali3. E) di interesse è anche la riflessione su cosa si debba intendere per moneta primitiva, con pericoli di una definizione eccessivamente rigida e calata sul concetto moderno di moneta. Con l’avvertenza che le definizioni di moneta non sono neutrali, riflettendo la funzione che la teoria sottesa ci dice rilevante: questo per oggi ma anche per il passato. Di assoluto interesse è che la condizione di larga accettabilità, alla base della definizione attuale di moneta, è limitata nei contesti arcaici, dove non esisteva tale obbligo né in punta di diritto, né nella pratica, ma solo per certe classi sociali e certe transazioni4.

2. A fronte delle considerazioni tratte dal volume di Einzig, ho poi ripreso in esame le conclusioni cui era pervenuto Raymond W. Goldsmith nella sua analisi empirica dell’evoluzione tra i sistemi premoderni della Mesopotamia (3000 a.C.), l’Atene di Pericle (ca. 430 a.C), l’Impero romano di Augusto (50 d.C), ed alcune esperienze del Medioevo5. Lo schema di riferimento dei rapporti tra finanza e crescita economica, derivato dalle esperienze dei paesi oggi sviluppati6, fu dall’A. applicato dapprima ai paesi oggi in via di sviluppo e alla fine del suo percorso di ricerca ai sistemi premoderni. In questa sede, mi limito a richiamare che, secondo Goldsmith7, i sistemi premoderni si possono distinguere in due gruppi: il primo comprenderebbe i casi della Mesopotamia, dell’Atene di Pericle, dell’Impero Romano di Augusto, di quello Ottomano, ... I dati che caratterizzano questo gruppo sono resi in forma sintetica e generica: finanza rudimentale, con un basso valore della moneta metallica e dei crediti commerciali e al consumo, assenza di mercati finanziari organizzati e di intermediari autonomi dalle attività produttive e commerciali. Gli intermediari appariranno più avanti nel secondo gruppo, a partire dalla Firenze dei Medici. Così, scaturiva una certa povertà della costruzione quantitativa di Goldsmith del primo gruppo premoderno, rispetto alla ricchezza dell’analisi di Einzig. Peraltro, nel primo gruppo sono incluse, come un tutt’uno, esperienze molto diverse, dalla Mesopotamia a Lydia.

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Ibid., pp. 202-209. Ibid., pp. 309-313. 5 R.W. Goldsmith, Premodern financial systems. A Historical Comparative Study, Cambridge University Press, 1987 [Sistemi finanziari premoderni. Uno studio storico comparativo, Cariplo-Laterza, Milano e Roma-Bari, 1990]. 6 R.W. Goldsmith, Financial Structure and Development, Yale University Press, New Haven and London, 1969. 7 R.W. Goldsmith, Sistemi finanziari premoderni, cit., cap. 12, “Similarità e differenze”. 4

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Nel lavoro meticoloso di Einzig restava da dimostrare la presenza di forme monetarie prima del regno di Lydia, mentre l’analisi quantitativa di Goldsmith era da questo punto di vista del tutto carente e non coglieva segni di differenziazione tra Mesopotamia e Lydia, escludendo peraltro la presenza di attività bancarie. 3. I lavori di Odoardo Bulgarelli e Pierluigi Ciocca8, organizzatori con Massimo Omiccioli di questo seminario, costituiscono un deciso avanzamento in quella direzione, reso possibile dagli studi degli assiriologi.9 In generale nei lavori visionati: A) l'argento viene visto come mezzo di pagamento e non solo come misura di valore, negando con ciò la tesi di Karl Polanyi, che legava strettamente la moneta all'economia di mercato, non esistendo la seconda non vi era necessità della prima. Più in dettaglio, secondo Polanyi, l'economia era fortemente accentrata nel tempio e nel palazzo, e si fondava sul lavoro coattivo e sulla redistribuzione di risorse a favore delle persone che vi lavoravano. Così è stata messa in discussione questa linea per l’esistenza di un’economia di mercato, il ruolo dei privati rispetto al tempio e al palazzo, e l’argento è stato visto anche come mezzo di pagamento10. B) l’argento a peso svolse una importante funzione di mezzo di pagamento, in concomitanza con l’orzo. Tuttavia, i due mezzi di pagamento avevano

Senza pretesa di completezza rinvio a “L’argento nella storia monetaria del Vicino Oriente Antico”, in Rivista di Storia Economica, XXV, n. 1, aprile 2009; O. Bulgarelli, “Esisteva la moneta … prima che nascesse la moneta?”, in Notiziario della Banca Popolare di Sondrio, n. 119, 2012; F. D’Agostino (a cura di), L’economia dell’antica Mesopotamia (III-I millennio a.C). Per un dialogo interdisciplinare, La Sapienza Orientale, IX, 2013; P. Ciocca, “Presentazione”, numero monografico sulla storia del Vicino Oriente Antico, in Rivista di Storia Economica, n. 1, aprile 2015; O. Bulgarelli, “La finanza … esisteva già nel III millenio a.C?”, in Bancaria, n. 12, 2015; P. Ciocca, “Un mondo di produzione ‘orientale’? Il modello economico dell’antica Mesopotamia”, in Bancaria, n. 11, 2015. 8

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Per inciso, faccio notare che i lavori coordinati da van der Spek, van Leeuwen e van Zanden del progetto olandese di ricerca “On the efficiency of markets in pre-industrial societies: the case of Babylonia” e da Michael Jursa del progetto austriaco “Economic History of Babylonia in the First Millenium BC” riguardano la fase storica a partire dal “lungo sesto secolo a.C”. Vedi R.J. Van der Spek, B. Van Leeuwen, J.L. Van Zanden Eds., A History of Market Performance. From Ancient Babylonia to the modern world, New York, Routledge, 2015, e, tra i saggi del volume, M. Jursa, “Market performance and market integration in Babylonia in the ‘long sixth century’ BC”. In particolare, O. Bulgarelli, “Alle origini della moneta”, in Rivista di Storia Economica, XXV, n. 1, aprile 2009, pp. 14-15. 10

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caratteristiche intrinseche molto diverse (valore molto diverso e diversa conservabilità) e quindi ambiti diversi di applicazione. C) proprio per l’aspetto conservabilità l’argento divenne la “vera” moneta, cioè uno strumento utilizzato per assolvere alle tre funzioni che conosciamo (mezzo di pagamento, unità di conto, tesaurizzazione). D) correttamente viene ricordato che il tema della creazione delle banche presuppone chiarezza sulla “definizione” di banca. In relazione all’autonomia dalla produzione e dal commercio, all’attività di intermediazione in senso pieno, ecc., i risultati possono differire di molto. Tuttavia, se per banca intendiamo la presenza di soggetti che con una certa continuità erogano prestiti a interesse, con fondi propri o di terzi, allora possiamo collocare le origini della banca in Mesopotamia. Ovviamente con la difficoltà che ritroviamo sino a momenti recenti di distinguere tra banchiere, prestatore di fondi, mercante o imprenditore. 4. A tal punto, pongo ai relatori alcuni quesiti tratti dalla sintesi delle relazioni distribuite e dall’elenco di approfondimenti suggerito dagli organizzatori. a) Quale ruolo della c.d. “economia sacra” Per le cose che ho letto, le attività bancarie del tempio sono con pagamento di penalità e interessi solo nel caso (raro) di inadempienza. La corrispondente attività privata presuppone invece il pagamento di tassi di interesse e molto alti. Sembrerebbero operare variabili che determinano una segmentazione dei circuiti del credito: meccanismi di selezione all’interno del tempio tra chi finanziare, presenza di una sorta di “moral suasion” di tipo religioso per il puntuale adempimento delle obbligazioni, diversità strutturale nelle finalità dei gruppi sociali e delle attività da finanziare (rispetto ai privati), da cui minore rischiosità dei mutuatari? b) Argento e orzo e qualità di “moneta” Argento come moneta in senso pieno, con le tre funzioni assolte contestualmente: unità di conto, mezzo di pagamento e tesaurizzazione. Su questo non concorda Peyronel. Nella sua traccia afferma che “in Assiria e in Babilonia, l’argento non può essere equiparato alla moneta, nonostante in tentativi, anche recentissimi, in questa direzione: la sua circolazione in peso e forme standardizzate non ha mai costituito obbligo di accettazione e, soprattutto, la verifica del peso era sempre necessaria”. A questo proposito, certo la condizione di larga accettabilità, alla base della definizione attuale di moneta, è limitata nei contesti arcaici (vedi il brano richiamato in precedenza di Einzig), ma così facendo forse si utilizza una definizione eccessivamente rigida e calata sul concetto moderno di moneta.

c) esistenza delle “banche” e caratteristiche dei prestiti. Questo mi pare tra i punti più interessanti delle relazioni. È sostenibile l’ipotesi di esistenza di intermediari?

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Quali sono le tipologie e le finalità dei prestiti, le figure dei mutuanti, le garanzie prestate, i tassi di mercato rispetto a quelli previsti dalle leggi. 5. Quello che mi piace far notare è che i risultati cui sono pervenuti gli Assiriologici sarebbero stati molto utili negli anni ’20 del 900 quando John M. Keynes stava raccogliendo materiale per il Treatise on Money. Keynes affermava che “una qualche forma di moneta, di conto almeno, avrebbe preceduto di un paio di millenni quella in elettro coniata dal re della Lydia nel VII secolo a.C.: … il marchio inciso sulla moneta fu un atto di scarso significato, … un pezzo di vanità personale … di nessuna importanza”. E proseguiva affermando che le pratiche che portarono alla fondazione dell’economia monetaria “furono indubbiamente introdotti in Babilonia … in epoche molto lontane che gli archeologi devono ancora esplorare” 11. Certo, da Keynes, ma anche da Einzig, ne sono intervenuti di progressi.

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Vedi la presentazione di Pierluigi Ciocca al numero monografico sulla storia del Vicino Oriente Antico, in Rivista di Storia Economica, n. 1, aprile, 2015, p. 2.

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