\"Time\" vs. \"Tempo\"

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MARTEDI 11 APRILE 2017 • CORRIERE CANADESE

CORRISPONDENZE IMPERFETTE

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cosa più dolce del mondo, può diventare il segnale dei peggiori incubi. Ho usato qualche elemento di “disturbo” per accompagnare il viaggio, ma non ho voluto distaccarmi troppo da quello che il pubblico si aspettava». Per un musicista accompagnare un film dal vivo deve essere un’esperienza particolare. Quali sono state le sue aspettative? «Il rapporto diretto col pubblico è sempre un’esperienza unica, anche dopo mille concerti. È uno scambio di energia che ti porta a fare cose diverse solo perché la musica “sta avvenendo” in quel momento sia per te sia per loro. Questo è stato vero soprattutto per L’Inferno, in cui ho lasciato spazio a parti di improvvisazione». Nella sua carriera, ha composto colonne sonore per pellicole entrate nella storia del cinema italiano (tra cui il già citato Suspiria). Ha quindi collaborato con registi e produzioni di fama internazionale: quale esperienza l’ha maggiormente segnata dal punto di vista artistico? «Non c’è un’esperienza particolare. Ogni film in cui ho lavorato mi ha insegnato qualcosa, che io fossi compositore o solo esecutore. Estraniarsi dal lato tecnico e provare a vedere il film dal punto di vista dello spettatore dopo aver composto o arrangiato la musica è uno degli scogli più difficili da superare, ma anche uno degli aspetti più affascinanti».

ONTORNO

Time vs. Tempo Johnny L. Bertolio TORONTO - Tempus fugit, dicevano i Latini; time goes by, dicono gli anglofoni; “è tardo a seguitarlo anco il pensiero”, cantava nel Seicento Giovan Battista Marino. Il concetto di tempo, nel senso di ore che inesorabilmente scorrono verso fini e inizi sempre nuovi, non subisce oscillazioni nel vocabolario delle varie culture. Tuttavia, per chiedere su quale numero siano ferme le lancette di un orologio analogico un italiano chiede: “che ore sono?” (what time is it?). Diverso è il caso del meteo: “che tempo fa?”, “c’è bel/brutto tempo” si riferiscono all’inglese “weather”. Il gergo sportivo e quello cinematografico contemplano il primo e il secondo “tempo” (“half” o “period”). Per fare qualcosa in un certo arco temporale si impiegano due verbi complicati, “volerci” e “metterci”: “quanto tempo ci vuole per…?” (in generale), “quanto tempo ci metti a…?” (tu) corrispondono a “how long does it take to…?” (in general), “how long does it take you to…” (you). Con “Once upon a time”, il caratteristico incipit delle favole, fa capolino un’altra corrispondenza imperfetta; qui l’italiano presenta “volta”: “una volta” (once), “due volte” (twice), “tre volte” (three times), “la prima volta” (the first time) e così via. Con le moltiplicazioni, infine, “times” diventa “per”: secondo le tabelline, due “per” due fa quattro (2x2=4).

DOLCE

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