Tra presente e futuro: nuove vie di senso e significato

May 19, 2017 | Autor: Mauro Fantinato | Categoria: Arte Contemporanea, arte veneta contemporanea
Share Embed


Descrição do Produto

Tra presente e futuro: nuove vie di senso e significato. Rischio di apparire contraddittorio. Ma si tratta di un rischio che devo correre per poter evitare comodi giudizi retorici. Io non mi sento a mio agio con gli intellettuali dalle firme iperonime che da scranni osannati elargiscono ipotetiche verità assolute, vestite di edulcorati tecnicismi. Non mi accordo nemmeno con chi accampa poetiche giustificative ad ogni parto d’arte e, in piena foia promozionale, prescinde dalla qualità e rincorre piuttosto ritorni d’immagine e/o economici. Io sono per una critica militante. E cioè per una disciplina che a tutto anteponendo il giudizio, ponderato e patito, miri a valorizzare quei galleristi, quegli artisti e tutti quei protagonisti in fatto d’arte, ai quali la ricerca, l’innovazione, la riflessione, la progressione s’impongono come dovere morale al proprio progetto di vita. Io sono con quei galleristi che sperimentano il rischio (e di questi tempi lo patiscono) con il fine sì di realizzarsi ma anche di condividere passione e piacere. E qui cito Sante Moretto, che di questa mostra ha assunto l’ideazione e la direzione artistica. Conosco Moretto da anni e grazie a lui e con lui ho instaurato rapporti franchi e sinceri con gli artisti, entrando nella loro parola, nei loro sentimenti, nelle loro difficoltà e nei loro successi. Insegnando ed imparando. Così io amo quegli artisti che consci della complessità del presente, rispettano il passato, lo analizzano e, nel contempo, interrogano il futuro, offrono sollecitazioni profonde, propongono ipotesi e soluzioni, concedono pregnanti ed innovativi linguaggi. Artisti veri, quali sono Costanzo, De Santi, Modolo, Onorato, Petrucci e Sgarbossa: artisti le cui opere inoltre qui sottolineano il felice rinnovo di Villa Draghi. La mostra, innanzitutto, permette un utile affondo sull’attuale “stato dell’arte” nel Veneto, specificamente sul versante del neoconcretismo e del non-formale. I sei artisti, infatti, ognuno con il proprio stile, si presentano con soluzioni tra le più avanzate qualitativamente in questa Regione, della quale in verità oltrepassano i confini per muoversi in Europa. Lo conferma anche il corpus tematico affiorante da questa mostra, che apparentemente dispone gli artisti lungo due fronti opposti: i neoconcretisti Costanzo, De Santi e Sgarbossa di fronte ai “cromatici” –si conceda solo inizialmente questa semplificazione- Modolo, Onorato e Petrucci. Se, infatti, da una parte De Santi, Costanzo e Sgarbossa, uniti gli intenti e formato nel 2002 il gruppo “Generazione”, prolungano il filone neo-concretista con legami all’optical art, al costruttivismo, al cinetismo e, dunque, a partire da una progettazione segnico-razionale, dall’altra Onorato, Modolo e Petrucci principiano dal colore quale sede del sentimento; se da un verso incontriamo dunque un discorso preciso, logico e delimitato, dall’altro ascoltiamo un canto lirico librato nel suggerito, nel sospeso, nell’indefinito. Ancora. Un fronte rileva dalla natura, dal concreto della realtà esteriore, le problematiche dell’uomo, per rispondere alle quali si dota di un linguaggio finale complesso seppur in nuce basico ed elementare e supportato da materiale come fili, cartoni, stoffe; l’altro fronte, invece, ripiega all’interno esistenziale, ne affronta le domande insolubili e nell’alveo intimo cerca le risposte attraverso un pathos plastico e cromatico. Preposta in questi primi termini la questione curatoriale apparirebbe impostata sul solco di una contrapposta dicotomia, della dialettica avversa. Invece, queste due anime in mostra sorgono da un comune nucleo tematico, l’uomo ed il suo mondo, poiché entrambe dall’uomo nascono e all’uomo ritornano. Tanto che lo stesso Onorato correttamente ha suggerito il termine di “neoumanesimo”. Spieghiamoci. Non un solipsismo egotico né un autoreferenziale “art pour l’art”! A motivare le opere agisce l’uomo, in quanto essere

senziente e sensibile. Tutti gli artisti in mostra, in effetti, condividono la centralità tematica nell’uomo: sia nel fattivo intervento dentro l’operazione percettiva sia nel cardine dei contenuti espressi. Nel primo aspetto la compartecipazione percettiva dell’interlocutore che fonda e attua l’opera dell’artista neoconcreto non si può dir aliena comunque anche a Modolo, Onorato e Petrucci. Anche loro spingono su evidenze della pittura cosiddette concrete come il colore, la forma, il ritmo e sull’uso di valori plastici e di oggetti prelevati dalla realtà. L’interlocutore è, dunque, chiamato in causa, lo si rende agente dell’opera affinché si attui quel processo che dalla percezione dei e attraverso i sensi conduca all’appercezione del sé. Nel secondo aspetto, sebbene ognuno con il proprio punto di vista, il portato poetico di ogni artista comprende interrogativi specifici su chi è l’uomo (artista) e su ciò che ne costituisce il rapporto con la realtà vissuta: in Costanzo i suoi rosoni di intrinseca valenza cinetica astraggono l’uomo in una purezza che per mia opinione assume connotazioni spirituali; in Onorato la delicata rarefazione del cromatico sperimenta il limite dell’ineffabile per un uomo in cerca di sé; in Sgarbossa i materiali giocano a rilevare presenze inaspettate, fantasmatiche ed anche ludiche con cui si confronta l’uomo contemporaneo; in Modolo è il rimando ad archetipi, ad un epos primordiale ed originario, che passa per un cromatismo complesso e strutturato a più dimensioni; in De Santi la ricerca si sviluppa tra Eraclito (polemos-padre e re) e l’oriente nella sintesi oppositiva di due umani principi vitali; Petrucci, infine, negando la superficie ai suoi monocromi per via di sporgenze plastiche squarcia un velo e ricompone il silenzio della fragilità umana, troppo umana del divenire. Ad avviare, poi, in termini linguistici i diversi esiti interviene la luce, trattata quale simbolico e concreto segno di rilevazione umana. Ed anche questo costituisce un legame condiviso e diviso tra gli artisti. Modolo ricerca la luce nelle velature e nelle trasparenze così intense da riscoprirla nella trama del supporto: una luce diafana, poetica e di cosmica rivelazione. Onorato la cattura tra i tasselli tonali nell’azzeramento dei contrasti cromatici: ed è una luce illuministica ed intellettuale, virante al bianco. Sgarbossa la ricrea elettrica, veloce, repentina e nervosa: innerva circuiti vitali per particolari soluzioni ottiche. Petrucci istituisce un dialogo fra forma, spazio e colore per rilevarla come soggetto autonomo ed altro rispetto alla certezza della materia. In De Santi la luce consegue dal contrasto con il nero e per l’opera funge da legante con l’ambiente circostante. In Costanzo la luce corre come una vibrazione ed iridescente e dinamica si astrae verso una realtà ulteriore. Tutti gli artisti, inoltre, dimostrano una comune volontà sperimentale nel corollario della quale ricadono gli usi di materiali differenti e di tecniche meno frequentate come ad esempio il collage e l’applicazione della foglia d’oro. Ciononostante il risultato per tutti concorda in una valenza finale di completezza bilanciata: all’interno di un orizzonte equilibrato ed armonico ogni artista vuole culminare in una sorta di definizione classica, una compostezza ultima, della quale si appaghino i sensi nello stesso istante in cui viene offerto il significato dell’opera. Il senso coglie il significato. Insomma, al di là degli specifici casi, si legge un’armonia, che non accetta il caso, l’incidente gestualità, l’estemporaneo intervento, viceversa persegue un rigore analitico, procedurale, senza improvvisazioni, quasi secondo una legge morale e deontologica (per tutti certificata, infatti, da un certo cursus honorum e di studi). L’opera, di conseguenza, avviene non per via impattante bensì nel tempo. E nel tempo viene a rendersi percepibile. Dal punto di vista diegetico, l’autore e l’opera si motivano reciprocamente in divenire, in fieri, ognuno con proprie specificità. Il tempo per Modolo, per esempio, appartiene alla poesia cantata personalmente mentre naturalmente lievita in Petrucci; è sospeso per incantamento ed

attesa con Onorato; ripartito ciclicamente in battere e levare da De Santi; atmosferico ed in fluttuazione per Costanzo; scandito e sincopato in Sgarbossa. In questi artisti sussiste una solida serietà professionale, di fronte alla quale escono sconfitti questi tempi d’arte troppo cedevoli alla spettacolarizzazione d’effetto, invece di votarli alla ricerca, quale qui è constatabile. In questi tempi dove tutto scorre e tutti praticano un agnosticismo modaiolo, si rischia sempre di idolatrare il genio in ogni persona dotata di furbizia (e non l’argutezza di Tesauro qui ravvisabile!), tradendo in verità la mancanza di quei valori che pur perenni persistono fondativi di questo presente. Nessuno di questi artisti cede alle lusinghe dell’utopia o di una poetica vaga, eccessivamente intimista. I tre di Generazione sono consapevoli –la storia è intervenutadello sproporzionato entusiasmo di un Max Bill, di un Vasarely e pure del Gruppo N. E, comunque, non si rimettono ad una nostalgia reazionaria, piuttosto avanzano negli studi, nella teorizzazione, nella sperimentazione. Mai stanchi. Così come Onorato, Modolo e Petrucci non si disperdono in un linguaggio avvitato su se stesso, perché intendono comunicare, esternare, lanciare un dialogo costruttivo. Contro un’arte usurata tutti questi artisti perseguono una restituzione per l’arte del ruolo fondamentale che le spetta: aprire ai grandi interrogativi dell’uomo e sull’uomo, proponendo vie nuove di senso e significato. Montegrotto Terme, Villa Draghi, 23/04/2017 Mauro Fantinato

Lihat lebih banyak...

Comentários

Copyright © 2017 DADOSPDF Inc.