Verba sequentur. Pensiero e scrittura

July 3, 2017 | Autor: Benedetto Vertecchi | Categoria: Educational Research, Scrittura manuale, Riflessione Sul Testo, Comprensione Del Testo
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Il disegno pre-sperimentale è stato ideato da Benedetto Vertecchi. I paragrafi del testo sono da riferirsi agli autori nell'ordine in cui compaiono dopo il titolo.
Su che cosa s'abbia a intendere per sistema nell'educazione si veda l'editoriale di questo fascicolo.
Talvolta l'analisi delle corrispondenze lessicali (ALC), pur condividendo diversi aspetti con gli approcci lessicometrici, è citata come una tecnica di analisi dei dati e non come tecnica di analisi lessicale propria, poiché può essere considerata come l'applicazione della tecnica delle analisi delle corrispondenze multiple a variabili lessicali.
Verba sequentur. Pensiero e scrittura

Benedetto Vertecchi, Antonella Poce, Maria Rosaria Re, Francesco Agrusti



1. L'innovazione ha radici antiche

C'è un diffuso disagio nei confronti di molti aspetti dell'educazione scolastica. L'orientamento più comune per sottrarsi a una condizione che non soddisfa consiste nell'affermare la necessità di introdurre innovazioni nelle pratiche d'insegnamento. Ormai, sembra che l'innovazione possa offrire la soluzione di tutti i problemi. Si sentono affermazioni in questo senso da parte di insegnanti, genitori, amministratori, opinionisti. Molti danno anche un contenuto a queste affermazioni, facendo corrispondere l'innovazione nella modifica di determinate pratiche, nell'uso di risorse inconsuete, in una diversa organizzazione dell'attività delle scuole. In altri casi, l'innovazione assume carattere iconoclasta, quando sulla proposta prevale la pars destruens: pratiche radicate nella tradizione dell'educazione scolastica sono accantonate non perché si possiedano elementi obiettivi per farlo, ma per suggestioni che si collegano ad argomenti dialettici e spesso ideologici. Quel che si sta manifestando con crescente evidenza è che i cambiamenti di per sé non risolvono le difficoltà se non si appoggiano ad analisi accurate dei problemi cui si vorrebbe dare soluzione e se non sono collocate in un quadro di interpretazioni non contingente, ma attento sia all'evoluzione dei fenomeni nel tempo, sia agli effetti che si possono produrre.
È indubbio che l'educazione scolastica si sia progressivamente complicata col crescere della popolazione che ne ha fruito. Ciò è avvenuto in parte per ragioni più direttamente riferibili al modo in cui la scuola ha svolto (e svolge) il suo compito, in parte a fattori di contesto, che però si riversano sulla scuola e, rispetto agli esiti della sua azione, debbono essere consideri variabili indipendenti. Per esempio, una scuola che accoglie solo una frazione favorita della popolazione in una certa fascia d'età agisce in condizioni semplificate rispetto a quelle di una scuola aperta a tutti. L'attesa di un miglioramento delle condizioni di vita è un fattore affettivo che porta ad accettare un impegno anche gravoso per l'apprendimento. Gli atteggiamenti sociali nei confronti della cultura ne rendono più o meno desiderabile l'acquisizione e di conseguenza orientano il comportamento degli allievi. Il prevalere dell'avere sull'essere demotiva all'impegno scolastico perché offre modelli alternativi di affermazione personale. La scissione tra le buone intenzioni che si dichiarano formalmente e ciò che realmente si osserva nell'esperienza quotidiana attenua, anche drasticamente, l'efficacia del messaggio educativo. Occorre essere consapevoli del quadro in cui si interviene per non aggravare, con scelte inopportune, le difficoltà già esistenti. Deriva da queste considerazioni che l'innovazione ha senso solo se si ha consapevolezza delle ragioni che portano a intraprendere determinati percorsi.
In altre parole, l'innovazione non può essere affidata a suggestioni, ma deve far riferimento a conoscenze progressivamente più approfondite. Quando ci si limita a eliminare una ragione prossima di disagio, non si fa che aprire la via a un disagio ancora più difficile da contrastare. Qualche decennio fa è stata aspramente criticata la memorizzazione di testi poetici con l'argomento che si trattava di una forma ripetitiva di apprendimento, alla quale in troppi casi non corrispondeva neanche la comprensione delle parole che si pronunciavano. La critica contingente era corretta: ma, invece di rinunciare alla pratica della memorizzazione (con la perdita conseguente di un canone capace di sostenere riferimenti comuni), sarebbe stato opportuno esaminare le ragioni della mancata comprensione del testo. Si può cercare di rispondere a simili questioni impegnandosi nella ricerca. Insegnanti e ricercatori possono, lavorando insieme, procedere sui due piani, di una migliore conoscenza dei fenomeni e dell'elaborazione di nuovi modi per praticare l'educazione.
L'esperienza compiuta con l'esperimento Nulla dies sine linea ha mostrato quanto possa essere produttiva la collaborazione tra insegnanti e ricercatori. Per lo sviluppo del progetto di cui qui si presenta la fase pre-sperimentale (Verba sequentur) tale collaborazione sarà altrettanto necessaria. Ma è importante anche rilevare un altro aspetto della via che si sta definendo per consentire che si dispieghino le potenzialità positive dell'innovazione. Nel primo caso l'idea sulla quale si è operato risale a Plinio il Vecchio, che a sua volta si riferiva al pittore greco Apelle: questi affermava la necessità che per sviluppare la sua arte non si tralasciasse di esercitarsi ogni giorno. L'esperimento è consistito proprio nel riprendere il suggerimento di Apelle, riconducendo gli allievi di scuole elementare a pratiche di scrittura che erano state troppo precipitosamente abbandonate a favore dell'uso di apparecchiature digitali. Il risultato, quale era stato rilevato dagli insegnanti e si rivelava dall'analisi di documenti prodotti dagli allievi, era che si perdevano molte delle opportunità di esercizio del coordinamento percettivo-motorio collegate alla scrittura manuale e che peggiorava la qualità del linguaggio. Anche lo spunto per l'esperimento Verba sequentur è tratto dal mondo antico. Un aforismo attribuito a Marco Porcio Catone afferma, infatti, che se sei padrone di un argomento (rem tene), le parole seguiranno (verba sequentur). Nell'esperimento in preparazione l'enfasi è posta sul verba sequentur: sul rem tene si possono immaginare situazioni molto diverse, ma in ogni caso le parole debbono essere considerate qualcosa che segue un'esperienza, teorica o pratica che sia. Nel pre-esperimento si tratterà soprattutto di esperienze centrate sulla manipolazione di testi, riprendendo e adattando alle condizioni attuali forme di attività già in uso alcuni secoli fa nei collegi dei Gesuiti e presso le scuole tenute da altri ordini religiosi. Questa scelta è innovativa non perché nella conformazione finale certe attività non siano state praticate in precedenza, ma perché sono riscoperte e collocate in un quadro interpretativo attuale. Operare con e sul linguaggio scritto ha importanti implicazioni cognitive: spinge a riflettere sul testo, ad approfondire i significati, a cercare un'argomentazione adeguata. Nella storia sociale dell'educazione la capacità di manipolare il testo si è collegata all'assunzione di ruoli politici e professionali importanti. Oggi qualcosa di simile può dirsi all'inverso, e cioè che a una scarsa capacità di operare sul testo corrisponde una probabile marginalità di ruoli sociali. Ecco quindi perché un esperimento didattico ha una rilevanza che travalica una dimensione operativa immediata per assumere più ampie implicazioni di sistema.


2. Il disegno sperimentale

I risultati del progetto Nulla dies sine linea (Vertecchi, 2014 e Agrusti, 2014) realizzato nell'ambito del Laboratorio di Pedagogia Sperimentale (LPS) dell'Università Roma TRE, nell'a.a. 2013/2014, hanno evidenziato come le difficoltà di scrittura, riscontrate in particolare nei bambini della scuola primaria, possono essere contrastate grazie all'esercizio quotidiano della stessa, fornendo sollecitazioni adeguate alle quali i bambini hanno risposto dimostrando entusiasmo e disponibilità.
Gli insegnanti di ogni livello di studi lamentano una crescente difficoltà da parte degli allievi nella scrittura, probabilmente associata alla diminuzione delle occasioni di pratica manuale, dovuta alla sempre maggiore disponibilità di dispositivi digitali. Ha senso mettere a confronto scrittura manuale e scrittura digitale? La domanda che si pone Vertecchi nell'editoriale del numero che la presente rivista ha dedicato al tema della scrittura nei bambini (Cadmo, XXII, 2, 2014, p. 3), riguardo all'opportunità di comparare la competenza risultante da un processo storico a quella che può interrompersi per ragioni tecniche o legate a fasi merceologiche che il mercato considera superate, assume un valore retorico. Il ruolo che la scrittura manuale riveste nel quotidiano si esplicita su piani e livelli differenti e ognuno degli stessi si riferisce a questioni essenziali per l'essere umano. In particolare, disporre della capacità di scrittura significa essere in grado di interiorizzare in modo profondo concetti e abilità.
Riscontrando un crescente disagio nelle capacità in discussione degli allievi (in ogni livello di studi) e per rispondere all'esigenza di trovare soluzioni coerenti e che siano allo stesso tempo il frutto di ricerche e analisi strutturate, il gruppo di ricerca del Laboratorio ha avviato, in vista dell'elaborazione di un nuovo progetto, ha avviato un'esplorazione preliminare, tesa a verificare se, promovendo l'attività di scrittura tramite il ricorso a stimoli tratti dalla letteratura italiana, migliorino le capacità di pensiero critico, individuate nel passaggio dall'interpretazione all'argomentazione libera sul testo fornito..
L'attività didattica, oggetto della sperimentazione, riguarda in particolare due varianti di amplificazione di testi originali di studio nell'ambito dei programmi di letteratura italiana del biennio della scuola secondaria superiore. Essa si basa sostanzialmente sulla parafrasi e l'amplificazione concettuale. L'intento è quello di passare dal livello descrittivo, disegnando diversamente la sintassi della frase (ad esempio spezzandola e ristrutturandola), a quello metaforico (stato d'animo, rapporto complesso con la vita ecc.).
I due esercizi dovranno essere proposti in sequenza: prima la parafrasi e quindi l'amplificazione della struttura concettuale di un testo letterario poetico o prosastico. L'esercizio va svolto quotidianamente, evidenziando il carattere non valutativo dell'esperienza e rispettando l'unica limitazione del tempo assegnato (non più di 20 minuti). Per quanto riguarda i protocolli di valutazione dei testi prodotti, si terrà conto di: forme grafiche, uso del corsivo e dello stampatello, individuazione dei livelli di leggibilità (alto, medio e basso), e occorrenza delle frequenze lessicali.
L'obiettivo principale della ricerca è fare una stima della consistenza del lessico a partire dal testo scritto, lavorando sul lessico passivo e attivo (1° e 2° esercizio), tentando una misurazione dell'eventuale sviluppo di pensiero critico, identificabile in quel delta che si situa tra testo descrittivo e interpretativo, che diventa critico.
Verranno costruiti appositi strumenti per la rilevazione delle variabili ambientali e sociali. I risultati di dette rilevazioni saranno quindi messi in relazione con i dati raccolti in seguito alla somministrazione e valutazione degli esiti delle prove di scrittura, effettuate dagli allievi che parteciperanno alla prima fase di sperimentazione.
I paragrafi che seguono illustrano le modalità di scelta dei testi da utilizzare e gli strumenti di analisi che verranno adottati.

3. Scelta e natura degli esercizi

L'attività didattica proposta all'interno del progetto si compone della parafrasi e del commento del testo letterario. L'obiettivo finale risulta quello di esaminare come la descrizione e l'interpretazione del testo assegnato, realizzate attraverso il processo di scrittura possano portare a uno sviluppo del pensiero critico dello studente, definibile anche in termini di miglioramento delle competenze linguistiche ed espressive.
La scelta della tipologia sovrascritta degli esercizi risulta coerente con gli obiettivi del progetto: la parafrasi e il commento del testo letterario consentono di utilizzare le competenze testuali, linguistiche ed espressive contemporaneamente alle capacità critiche, di analisi e argomentazione.
La parafrasi, cioè la riscrittura di un testo che ne appiani le difficoltà (Serianni, 2003), deve obbligatoriamente rispettare il significato originale. Tale "nuova versione" si realizza mediante una riscrittura che appiani le difficoltà semantiche, lessicali, sintattiche e contenutistiche del testo di riferimento. L'operazione di scrittura passiva presuppone, comunque, sempre un'esatta comprensione del significato del testo di partenza e promuove la capacità di rendere comprensibile un testo in una forma diversa rispetto a quella originale per la quale il testo era stato concepito dall'autore. In particolare, la stesura della parafrasi avviene attraverso l'uso di vocaboli del linguaggio comune di cui lo studente conosce pienamente il significato, la costruzione di periodi brevi in cui si privilegia la paratassi rispetto alla forma ipotattica, l'esplicitazione delle inferenze per rendere più chiaro il significato di termini o espressioni.
L'esercizio di commento richiede allo studente l'interpretazione del testo letterario mediante una visione unitaria che non tralasci i singoli elementi di cui esso risulta composto (significante e significato in primis). L'obiettivo è quello di fornire un giudizio finale sul significato del testo, che riconosca le intenzioni dell'autore (di denuncia, di persuasione, di espressione del proprio stato d'animo), metta in evidenza il messaggio trasmesso (p.e. etico o politico) assieme all'efficacia dei mezzi utilizzati (Bárberi Squarotti, 2008). Da qui la produzione "attiva" dello studente che, attraverso un processo d'interpretazione critica, dovrà definire gli elementi caratterizzanti il testo proposto.
La scelta e l'utilizzo del testo letterario in relazione agli esercizi assegnati non risulta casuale. Generalmente, il testo letterario o non letterario può essere affrontato secondo due livelli di lettura: il primo livello, o livello denotativo, si realizza con l'accesso al significato letterale e immediato del testo proposto; il secondo livello, o connotativo, supplementare al primo, si definisce nel momento in cui subentra un'analisi più approfondita e la comprensione del significato profondo (Pagliaro, 1953). Il testo letterario, però, al contrario del testo non letterario, presenta il fine comunicativo di esprimere l'interiorità e la visione della realtà del suo autore il quale, di conseguenza, utilizza parole o espressioni nel loro significato allusivo e soggettivo: in tal modo, il testo letterario si caratterizza di una maggiore forza connotativa e una altrettanto forte rilevanza del significante. La parafrasi e il commento risultano gli esercizi maggiormente utili per far risaltare tali peculiarità del testo letterario e stimolare le abilità e le competenze a esse connesse.

4. Gli strumenti di analisi dei testi

Nell'esplorazione iniziale destinata a fornire elementi per lo sviluppo del progetto Verba Sequentur, l'obiettivo dell'analisi dei testi è quello di ottenere una stima della consistenza del lessico degli studenti a partire dal testo prodotto. La ricerca lessicologica si concentra sulla relazione e la distanza che intercorre tra lessico passivo (compreso durante la lettura e utilizzato nel primo esercizio) e attivo (usato dagli studenti nel secondo esercizio durante la fase di scrittura di un testo argomentativo tramite l'amplificazione del testo stimolo) (Laufer & Paribakht, 1998).
I testi prodotti dagli studenti sono dapprima trascritti in forma digitale nella forma in cui appaiono (con errori, corsivo, stampatello ecc.), quindi sono sottoposti a una procedura di normalizzazione per procedere con la loro valutazione lessicologica. In questa fase, tramite appositi programmi, si procede con l'omogeneizzazione delle grafie per evitare possibili sdoppiamenti del dato testuale. Ad esempio si riconducono a una grafia unica date, sigle, e altre abbreviazioni e si trasformano in minuscolo tutte quelle parole che non siano identificate come nomi propri o facenti parti di espressioni particolari o polirematiche.
I protocolli di valutazione usati (di approccio puramente lessicometrico) si fondano su tecniche per la scomposizione del documento testuale che assumono caratteristiche peculiari a seconda degli obiettivi analitici prefissati. Nel progetto Verba Sequentur, ciascun obiettivo dovrà essere ricondotto a tre livelli stratificati, la cui sovrapposizione produce l'osservazione finale: il primo consiste nell'analisi della forma grafica delle parole; il secondo nell'analisi delle frequenze lessicali, in cui si contano le unità lessicali del testo e se ne valutano le occorrenze uniche (o type) e molteplici o (token); nel terzo si valutano gli indici verbali e quelli di leggibilità ottenuti dalle misure statistiche rilevate nel livello precedente tramite manipolazioni e funzioni matematiche. Gli indici sono a loro volta distinguibili in:
lessicali: le parole non sono classificate in categorie e quindi ogni token ha la stessa importanza dal punto di vista del contenuto (qui si trova ad esempio l'indice di ricchezza lessicale o l'analisi delle corrispondenze lessicali (Benzecrì, 1973));
grammaticali: a differenza dei precedenti, le parole sono classificate in categorie grammaticali e quindi è possibile calcolare rapporti peculiari tra diverse categorie (come ad esempio il quoziente verbi-aggettivi o nomi-verbi);
di leggibilità: sono indici che identificano la leggibilità di un testo come una quantità misurabile (si ricordano l'indice di Flesh (1948) e l'indice di Kincaid (1975));
semantici: in questo piano le parole sono classificate secondo una griglia di significato, che deve essere di volta in volta creata e adattata alle esigenze di dominio del testo.
In seguito alla normalizzazione del testo è necessario, per il computo degli indici sopracitati, ricorrere alla lemmatizzazione dei contenuti testuali: tramite appositi programmi si riconoscono le forme flesse di aggettivi, verbi e sostantivi e si riportano alla loro radice comune (ad esempio correvo, corsi, correrò a correre). In questa fase è effettuata anche la disambiguazione delle forme omografe polisemiche, ossia parole scritte nello stesso modo ma con diverso significato, e la marcatura delle parole vuote, quelle che hanno significato esclusivamente in relazione ad altre (della Ratta-Rinaldi, 2007), per condurre efficacemente le successive analisi lessicometriche. L'utilizzo di modelli probabilistici, per il riconoscimento delle diverse parti del discorso e quindi per ottenere una corretta lemmatizzazione, produce un certo rumore nei risultati dovuto proprio a questa analisi automatica (Schmid, 1994). Tali errori sono via via più trascurabili al crescere delle dimensioni del corpus esaminato (per riferimento si considera piccolo un corpus al di sotto delle 15.000 occorrenze, medio fino alle 45.000 occorrenze, ampio per quelli superiori alle 100.000 occorrenze) (Bolasco, 1999, p. 182).
Molte sono le possibili ulteriori analisi su di un testo come, ad esempio, lo studio dei veicoli segnici, ove si classificano le unità del testo tramite le caratteristiche dei segni che le compongono. Altrettanto numerosi sono gli elementi che possono essere valorizzati da ciascuna analisi testuale ma, nella maggior parte delle produzioni scritte, l'aspetto comunicativo rimane legato indissolubilmente al lessico.

Riferimenti bibliografici

Bárberi Squarotti G. (2008). Letteratura. Strumenti di analisi e di scrittura, a cura di E. Dana e M. Filippi, Bergamo, Atlas.
Benzecri, J. P. (1973). L'analyse des données, Tome 2. Dunod, Paris.
Bolasco, S. (1999). Analisi multidimensionale dei dati. Metodi, strategie e criteri d'interpretazione. Roma, Carocci.
della Ratta-Rinaldi, F. (2007). L'analisi testuale computerizzata. Manuale di ricerca sociale applicata. Tecniche speciali di rilevazione, trattamento e analisi, Roma, Carocci,.
Flesch, R. (1948). A new readability yardstick. In Journal of applied psychology, 32(3), 221.
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Kincaid, J. P., Fishburne Jr, R. P., Rogers, R. L., & Chissom, B. S. (1975). Derivation of new readability formulas for navy enlisted personnel (No. RBR-8-75). Naval Technical Training Command Millington TN Research Branch.
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Mortara Garavelli B. (2003). Manuale di retorica, Milano, Bompiani.
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Pagliaro A., De Mauro T. (1973). La forma linguistica, Milano, Rizzoli.
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Serianni L., Benedetti G. (2009). Scritti sui banchi, Roma, Carocci.
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Serianni, L. (2003). Italiani scritti, Bologna, Il Mulino.
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